Emily Dickinson

Obituary (Necrologio), by Susan Gilbert Dickinson

("The Springfield Republican", May 18, 1886)


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MISS EMILY DICKINSON OF AMHERST.

The death of Miss Emily Dickinson, daughter
of the late Edward Dickinson, at Amherst
on Saturday, makes another sad inroad on the
small circle so long occupying the old family
mansion. It was for a long generation over-
looked by death, and one passing in and out
there thought of old-fashioned times, when
parents and children grew up and passed ma-
turity together, in lives of singular uneventful-
ness unmarked by sad or joyous crises. Very few
in the village, excepting among the older inhabit-
itants, knew Miss Emily personally, although
the facts of her seclusion and her intellectual
brilliancy were familiar Amherst traditions.
There are many houses among all classes into
which her treasures of fruit and flowers and
ambrosial dishes for the sick and well were
constantly sent, that will forever miss those
evidences of her unselfish consideration, and
mourn afresh that she screened herself from
close acquaintance. As she passed on in
life, her sensitive nature shrank from
much personal contact with the world,
and more and more turned to her
own large wealth of individual resources
for companionship, sitting thenceforth, as
some one said of her, "In the light of
'her own fire." Not disappointed with the
world, not an invalid until within the past two
years, not from any lack of sympathy, not be-
cause she was insufficient of any mental work
or social career - her endowments being so ex-
ceptional - but the "mesh of her soul," as
Browning calls the body, was too rare, and the
sacred quiet of her own home proved the fit
atmosphere for her worth and work.
All that must be inviolate. One can
only speak of "duties beautifully done";
of her gentle tillage of the rare flowers
filling her conservatory, into which, as into the
heavenly Paradise, entered nothing that could
defile, and which was ever abloom in frost or
sunshine, so well she knew her subtle chemis-
tries; of her tenderness to all in the home
circle; her gentlewoman's grace and courtesy
to all who served in house and grounds; her
quick and rich response to all who rejoiced or
suffered at home, or among her wide circle of
friends the world over. This side of her nature
was to her the real entity in which she rested,
so simple and strong was her instinct that a
woman's hearthstone is her shrine.
Her talk and her writings were like no one's
else, and although she never published a line,
now and then some enthusiastic literary friend
would turn love to larceny, and cause a few
verses surreptitiously obtained to be printed.
Thus, and through other natural ways, many
saw and admired her verses, and in consequence
frequently notable presons paid her visits, hop-
ing to overcome the protest of her own nature
and gain a promise of occasional con-
tributions, at least, to various magazines.
She withstood even the fascinations of
mrs. Helen Jackson, who earnestly sought
her co-operation in a novel of the No-Name
series, although one little poem somehow
strayed into the volume of verse which appeared
in that series. Her pages would ill have fitted
even so attractive a story as "Mercy Philbrick's
Choice," unwilling though a large part of the
literary public were to believe that she had no
part in it. "Her wagon was hitched to a star,"
- and who could ride or write with such a voy-
ager? A Damascus blade gleaming and glanc-
ing in the sun was her wit. Her swift poetic rapt-
ure was like the long glistening note of a bird
one hears in the June woods at high noon, but
can never see. Like a magician she caught the
shadowy apparitions of her brain and tossed
them in startling picturesqueness to her friends,
who, charmed with their simplicity and home-
liness as well as profundity, fretted that she
had so easily made palpable the tantalizing
fancies forever eluding their bungling, fettered
grasp. So intimate and passionate a part of the
high march sky, the summer day and bird-call.
Keen and eclectic in her literary tastes, she
sifted libraries to Shakespeare and Brown-
ing; quick as the electric spark in her'
intuitions and analyses, she seized the kernel
instantly, almost impatient of the fewest words
by which she must make her revelation. To
her life was rich, and all aglow with God and
immortality. With no creed, no formulated
faith, hardly knowing the names of dogmas,
she walked this life with the gentleness and
reverence of old saints, with the firm step of
martyrs who sing while they suffer. How
better note the flight of this "soul of fire in a
shell of pearl" than by her own words? -

Morns like these, we parted;
Noons like these, she rose;
Fluttering first, then firmer,
To her fair repose.

MISS EMILY DICKINSON DI AMHERST.

La morte di Miss Emily Dickinson, figlia
del defunto Edward Dickinson, sabato
ad Amherst, è un altro triste momento nella
piccola cerchia vissuta così a lungo nella dimora
di questa antica famiglia. Essa fu a lungo rispar-
miata dalla morte, e a chi la frequentava
rammentava i vecchi tempi, quando
genitori e figli crescevano e invecchiavano
insieme, con una vita senza particolari scossoni
e non segnata da crisi di gioia e dolore. Molto pochi
in paese, salvo fra gli abitanti di più lunga data,
conoscevano Miss Emily personalmente, sebbene
la sua reclusione e la sua vivacità intellettuale
fossero ben conosciute ad Amherst.
Ci sono molte famiglie di tutte le classi sociali alle
quali i suoi tesori di frutta e fiori e
i suoi squisiti piatti per malati e sani erano
costantemente inviati, a cui mancheranno queste
prove della sua disinteressata considerazione,
insieme al rammarico per il suo rifuggire da
conoscenze più intime. Nel corso della sua
vita, la sua natura sensibile rifuggì da
gran parte dei contatti personali con il mondo,
e sempre di più si rivolse alla sua
grande ricchezza di risorse interiori
come compagnia, sedendo da allora, come
qualcuno disse di lei, "Nella luce del
suo stesso fuoco." Non delusa dal
mondo, non un'invalida se non negli ultimi due
anni, per nessuno aliena da comprensione, non
perché fosse inadeguata per il lavoro intellettuale
o la carriera sociale - essendo le sue doti così ec-
cezionali - ma "la maglia della sua anima", come
Browning chiama il corpo, era troppo rara, e la
sacra quiete della sua casa divenne la giusta
atmosfera per i suoi meriti e il suo lavoro.
Tutto ciò resti inviolato. Si può
solo parlare di "doveri meravigliosamente compiuti";
del suo coltivare con cura fiori rari
che riempivano la serra, nella quale, come nel
Paradiso celeste, non entrò nulla che potesse
corrompere, e che fu sempre in fiore nel gelo o nel
bel tempo, così bene conosceva le sue sottili alchi-
mie; della sua tenerezza per tutti nella cerchia
familiare; della sua grazia e cortesia da gentildonna per
tutti quelli che servivano in casa e nei campi; della sua
pronta e intensa risposta per tutti quelli che gioivano o
soffrivano in casa, o fra la sua ampia cerchia di
amici dappertutto. Questo lato della sua natura
era per lei l'entità concreta alla quale si poggiava,
così semplice e forte era il suo istinto che per una
donna il focolare è il suo altare.
Le sue parole e i suoi scritti non erano simili a nessun
altro, e benché non avesse mai pubblicato un rigo,
talvolta qualche entusiasta amico letterato
trasformò l'amore in ladrocinio, e fece sì che qualche
verso ottenuto di nascosto fosse pubblicato.
Così, e attraverso mezzi leciti, molti
videro e ammirarono i suoi versi, e di conseguenza
frequentemente persone illustri la interpellarono, spe-
rando di superare le rimostranze connaturate in lei
e ottenendo, al massimo, la promessa di un
occasionale contributo per varie riviste.
Resistette sempre al fascino di
mrs. Helen Jackson, che cercò assiduamente
la sua cooperazione per un romanzo di una collana
Anonima, anche se una breve poesia in qualche modo
si trovò ad apparire in un volume di versi
di quella collana. Le sue pagine furono maliziosamente
accostate a un sia pur avvincente romanzo come "Mercy
Philbrick's Choice", anche se larga parte del
pubblico letterario era restio a credere che avesse
a che fare con esso. "Il suo carro era attaccato a una stella",
- e chi potrebbe viaggiare o scrivere con un tale viag-
giatore? Una lama di Damasco che brilla e luccica
al sole era il suo ingegno. La fulminea estasi della sua
poesia era come la lunga nota scintillante di un uccello
che si sente a giugno nei boschi a mezzogiorno, ma che
nessuno riesce a vedere. Come un mago catturava
le misteriose apparizioni della sua mente e le lanciava
come sorprendenti chiazze di colore agli amici,
che, affascinati dalla sua semplicità e naturalez-
za ma anche dalla sua profondità, erano colpiti
da quella facilità nel rendere palpabili le allettanti
fantasie che sempre sfuggivano ai loro goffi tentativi di
afferrarle. Così vicina e intensa una parte dell'alta
marcia del cielo, i giorni d'estate e il canto degli uccelli.
Acuta ed eclettica nei suoi gusti letterari,
setacciava biblioteche da Shakespeare a Brown-
ing; veloce come una scintilla elettrica nelle sue
intuizioni e analisi, s'impadroniva del nocciolo
istantaneamente, quasi impaziente con le parole
che dovevano esternare quella rivelazione. Per
lei la vita era ricca, e tutta irraggiata da Dio e
dall'immortalità Non aveva un credo, nessuna fede
precostituita, a malapena conosceva i nomi dei dogmi,
percorse la vita con la leggerezza e la
reverenza degli antichi santi, con il passo fermo dei
martiri che cantano mentre soffrono. Quale
commento migliore al volo di questa "anima di fuoco in
un involucro di perla" che le sue stesse parole? -

In mattini come questi, ci separammo;
In meriggi come questi, lei s'innalzò;
Esitante dapprima, poi più sicura
Verso il suo giusto riposo.

I versi finali sono dalla poesia J27-F18; la citazione nella frase che li precede è tratta da: George Stillman Hillard, Six Months in Italy, Ticknor, Reed, and Fields, Boston, 1854, vol. I, pag. 178. La frase esatta è: "She is a soul of fire enclosed in a shell of pearl" ed è riferita a Elizabeth Barrett Browning. Hillard aveva conosciuto Robert ed Elizabeth Browning a Firenze, dove si erano trasferiti dopo il matrimonio, nel 1846, e vissero fino alla morte di Elizabeth nel 1861.

L'immagine e il testo inglese del necrologio sono nel sito www.emilydickinson.org


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