Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J301 - 350

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J301 (1862) / F403 (1862)

I reason, Earth is short -
And Anguish - absolute -
And many hurt,
But, what of that?

I reason, we could die -
The best Vitality
Cannot excel Decay,
But, what of that?

I reason, that in Heaven -
Somehow, it will be even -
Some new Equation, given -
But, what of that?

    Ragiono, la Terra è breve -
E l'Angoscia - assoluta -
E molti soffrono,
Ma, e con ciò?

Ragiono, potremmo morire -
La migliore Vitalità
Non può vincere il Decadimento,
Ma, e con ciò?

Ragiono, che in Cielo -
In qualche modo, ci sarà compenso -
Qualche nuova Equazione, data -
Ma, e con ciò?

La struttura identica delle tre strofe reitera il ragionare, il riflettere, del primo verso di ciascuna con la conclusione dell'ultimo, dove sembra che qualsiasi ragionamento, dubbio, proposta di soluzione, si scontrino inevitabilmente con l'inutilità di un percorso che ci conduce verso il nulla.


J302 (1862) / F408 (1862)

Like Some Old fashioned Miracle
When Summertime is done -
Seems Summer's Recollection
And the Affairs of June

As infinite Tradition
As Cinderella's Bays -
Or Little John - of Lincoln Green -
Or Blue Beard's Galleries -

Her Bees have a fictitious Hum -
Her Blossoms, like a Dream -
Elate us - till we almost weep -
So plausible - they seem -

Her Memories like Strains - Review -
When Orchestra is dumb -
The Violin in Baize replaced -
And Ear - and Heaven - numb -

    Come Qualche Antiquato Miracolo
Quando la Stagione estiva è finita -
Sembra il Ricordo dell'Estate
E le Avventure di Giugno

Una Tradizione senza fine
Come gli Allori di Cenerentola -
O Little John - di Lincoln Green -
O le Gallerie di Barbablù -

Le sue Api hanno un Ronzio fittizio -
I suoi Fiori, come un Sogno -
Ci esaltano - fin quasi a farci piangere -
Tanto plausibili - sembrano -

Le sue Memorie come Canti - Ritornano -
Quando l'Orchestra è muta -
Il Violino riposto nella Custodia -
E Orecchio - e Cielo - intirizziti -

Le calde e luminose giornate estive, rivissute nella memoria durante i giorni freddi e oscuri dell'inverno, sembrano ormai qualcosa di inafferrabile e lontano, tanto che la loro stessa esistenza ci appare come velata dai contorni di un sogno.
Al verso 6 "bays" possono essere gli allori di Cenerentola diventata principessa, ma anche i cavalli "bai" della carrozza fatata.
"Little John" (v. 7) è un personaggio della leggenda di Robin Hood.


J303 (1862) / F409 (1862)

The Soul selects her own Society -
Then - shuts the Door -
To her divine Majority -
Present no more -

Unmoved - she notes the Chariots - pausing -
At her low Gate -
Unmoved - an Emperor be kneeling
Upon her Mat -

I've known her - from an ample nation -
Choose One -
Then - close the Valves of her attention -
Like Stone -

    L'Anima sceglie i suoi Compagni -
Poi - chiude la Porta -
Alla sua divina Maggiore età -
Non presentarne più -

Impassibile - nota le Carrozze - che si fermano -
Al suo modesto Ingresso -
Impassibile - un Imperatore inginocchiarsi
Sul suo Zerbino -

Mi risulta che - in mezzo a tanti -
Ne sceglie Uno -
Poi - chiude le Valve della sua attenzione -
Come una Pietra -

L'anima come una giovane corteggiata, che guarda ai suoi pretendenti e, una volta raggiunta la "maggiore età", ne sceglie uno, restando poi indifferente a chiunque, fosse anche un imperatore.
Possiamo leggerla in due direzioni: una orgogliosa rivendicazione della libertà di scelta della propria mente, che non si fa influenzare dalla circostanze esteriori, ma anche, in particolare nella chiusa, un elogio della fermezza e della fedeltà, nelle idee e nell'amore.


J304 (1862) / F572 (1863)

The Day came slow - till Five o'clock -
Then sprang before the Hills
Like Hindered Rubies - or the Light
A Sudden Musket - spills -

The Purple could not keep the East -
The Sunrise shook abroad
Like Breadths of Topaz - packed a Night -
The Lady just unrolled -

The Happy Winds - their Timbrels took -
The Birds - in docile Rows
Arranged themselves around their Prince
The Wind - is Prince of Those -

The Orchard sparkled like a Jew -
How mighty 'twas - to be
A Guest in this stupendous place -
The Parlor - of the Day -

    Il giorno arrivò lentamente - fino alle Cinque -
Poi spuntò davanti alle Colline
Come Rubini celati - o la Luce
Che spande Improvvisa - un Moschetto -

La Porpora non riuscì a trattenere l'Oriente -
L'Alba si gettò tutt'intorno
Come Pezze di Topazio - avvolte di Notte -
Che una Dama ha appena srotolato -

I Venti Felici - presero i loro Tamburelli -
Gli Uccelli - in docili File
Si disposero intorno al loro Principe
Il Vento - di Costoro è il Principe -

Il Frutteto luccicò come un Ebreo -
Com'era grandioso - essere
Un Ospite in questo posto stupendo -
Il Salotto - del Giorno -

Lo spuntare dell'alba dipinto come una sontuosa esplosione di luce e di vita, uno spettacolo a cui siamo invitati ogni giorno e la cui grandiosa bellezza non finisce mai di stupircici.
Nel primo verso dell'ultima strofa c'è probabilmente un riferimento alle ricchezze comunemente attribuite agli ebrei (vedi, p.es., lo Shylock shakespeariano).


J305 (1862) / F576 (1863)

The difference between Despair
And Fear - is like the One
Between the instant of a Wreck
And when the Wreck has been -

The Mind is smooth - no Motion -
Contented as the Eye
Upon the Forehead of a Bust -
That knows - it cannot see -

    La differenza tra Disperazione
E Paura - è come Quella
Fra il momento di un Naufragio
E quando il Naufragio è avvenuto -

La Mente è liscia - nessun Movimento -
Tranquilla come l'Occhio
Sulla Fronte di un Busto marmoreo -
Che sa - di non poter vedere -

La disposizione nei versi dei termini della similitudine: disperazione - paura / momento del naufragio - naufragio avvenuto, dovrebbe, presumo, essere letta a rovescio, ovvero la paura accostata ai momenti che precedono un dolore e la disperazione, intesa come "speranza ormai perduta", al fatto avvenuto. Nella paura c'è infatti un elemento di incertezza che viene meno quando lascia spazio alla disperazione del dopo. La seconda strofa la leggo come una descrizione della disperazione, profonda ma ormai rassegnata a ciò che è diventato un passato da ricordare e non è più un futuro da temere o su cui sperare. Fantasiosa come al solito l'immagine finale, l'occhio cieco della statuaria classica, immobile e rassegnato alla perdita della sua funzione primaria, ma anche all'impossibilità di "vedere" nel senso di "capire".


J306 (1862) / F630 (1863)

The Soul's Superior instants
Occur to Her - alone -
When friend - and Earth's occasion
Have infinite withdrawn -

Or She - Herself - ascended
To too remote a Hight
For lower Recognition
Than Her Omnipotent -

This mortal Abolition
Is seldom - but as fair
As Apparition - subject
To Autocratic Air -

Eternity's disclosure
To a Revering - Eye -
Of the Colossal substance
Of Immortality

    I Superiori istanti dell'Anima
Si presentano a Lei - da sola -
Quando amici - e occasioni Terrene
Si sono infinitamente allontanati -

O Lei - da Sé - è ascesa
A troppo remota Altezza
Per più bassa Cognizione
Che la Sua Onnipotenza -

Questa Abolizione della mortalità
È rara - ma tanto bella
Quanto un'Apparizione - soggetta
All'Autocratica Aria -

La rivelazione dell'Eternità
All'Occhio - che riverisce -
La Colossale sostanza
Dell'Immortalità

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia, inviata a Susan, è sostanzialmente uguale, a parte la sostituzione del verso 14 con "To favorites - a few -" ("Ai favoriti - pochi - / [Della...]").

La chiave dei versi è la "rivelazione dell'eternità" dell'ultima strofa, vincitrice sulla mortalità perché semplicemente la abolisce (v. 9). Ma è una vittoria rara (v. 10) e riservata solo a chi è capace di accettare senza riserve il mistero (v. 14 - a pochi eletti, nella versione a Susan) perché questa rivelazione (da intendersi come la grazia delle fede) deve farsi strada nella "colossale sostanza dell'immortalità" (vv. 15-16), in un "superiore istante dell'anima" (v. 1) che è dato soltanto dalla rinuncia alle occasione mondane (vv. 3-4 - forse il dubbio, la razionalità?) o dalla sua consapevolezza della propria onnipotente grandezza (v. 8) in quanto espressione dello spirito divino.


J307 (1862) / F549 (1863)

The One who could repeat the Summer day -
Were greater than itself - though He
Minutest of Mankind should be -

And He - could reproduce the Sun -
At period of going down -
The Lingering - and the Stain - I mean -

When Orient have been outgrown -
And Occident - become Unknown -
His Name - remain -

    Colui che fosse capace di replicare un giorno d'Estate -
Sarebbe più grande di esso - anche se
Fosse il più minuscolo del Genere Umano -

E se - fosse capace di riprodurre il Sole -
Nel momento del suo calare -
L'Indugiare - e lo Scolorare - intendo -

Quando l'Oriente è stato superato -
E l'Occidente - divenuto Ignoto -
Il Suo Nome - rimarrebbe -

Torna il tema della J291-F327: l'impossibilità di replicare, di riprodurre con linguaggio o arte umana la grandezza e l'infinita bellezza della natura, qui rappresentata in due dei suoi momenti più presenti nei versi di ED: un giorno d'estate e il tramonto.


J308 (1862) / F557 (1863)

I send Two Sunsets -
Day and I - in competition ran -
I finished Two - and several Stars -
While He - was making One -

His own was ampler - but as I
Was saying to a friend -
Mine - is the more convenient
To Carry in the Hand -

    Mando Due Tramonti -
Il Giorno ed io - partecipammo alla gara -
Io ne finii Due - e svariate Stelle -
Mentre Lui - ne faceva Uno -

Il suo era più ampio - ma come
Stavo dicendo a un amico -
Il mio - è più comodo
Da tenere in Mano -

Questa volta il tema dell'irrappresentabilità della bellezza di un tramonto (cfr. J291-F327 e J307-F549) viene in un certo senso rovesciato (anche se in termini colloquiali e umoristici), visto che l'invio del primo verso si riferisce a qualcosa di concreto, fatto con le mani di chi lo manda, e che questo qualcosa non raggiunge certo la grandezza del modello ma è, comunque, "più comodo da tenere in mano". Nella prima edizione (The Single Hound, Boston, 1914) era aggiunta una nota: "Spedita con fiori vivaci"; si deve perciò presumere che "I finished Two" del terzo verso si riferisca a due mazzi di fiori o a qualche composizione floreale.


J309 (1862) / F542 (1863)

For largest Woman's Hearth I knew -
'Tis little I can do -
And yet the largest Woman's Heart
Could hold an Arrow - too -
And so, instructed by my own,
I tenderer, turn me to.
    Per il più grande Cuore di Donna che conosco -
È poco ciò che posso fare -
Eppure il più grande Cuore di Donna
Potrebbe contenere una Freccia - anche -
E così, istruita dal mio di Cuore,
Più tenera, a quello mi volgo.

I versi, inviati a Susan e poi anche trascritti nei fascicoli, sembrano rivolgersi direttamente alla destinataria, al "più grande cuore di donna che conosco". La freccia del quarto verso è metafora di un dolore, una preoccupazione, che affligge quel cuore, qualcosa che non è facile alleviare (v. 2) ma rende più affettuosa e partecipe l'offerta di aiuto (ultimo verso).


J310 (1862) / F422 (1862)

Give little Anguish,
Lives will fret -
Give Avalanches,
And they'll slant -

Straighten - look cautious for their breath -
But make no syllable, like Death -
Who only shows his Granite face -
Sublimer thing - than Speech -

    Dai un po' d'Angoscia,
I vivi si logoreranno -
Danne Valanghe,
E l'aggireranno -

Raddrizzandosi - cercando cauti il respiro -
Ma non diranno sillaba, come la Morte -
Che mostra solo il suo volto di Granito -
Qualcosa di più sublime - della Parola -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan nel 1863, senza divisione in strofe e con due varianti: "al verso 7 "Marble Disc" ("Disco Marmoreo") al posto di "Granite face" e al verso 8 "sort" (Forma / [più...]") al posto di "thing".

C'è un limite alla sopportabilità del dolore, dell'angoscia, una difesa che scatta in modo naturale quando questo limite è ormai superato. Ma l'aggiramento dell'angoscia, lo sfuggire a un eccesso di dolore è un processo molto labile, bisogna trattenere il respiro, non pronunciare parola, altrimenti vincerebbe il prorompere di quell'angoscia che stiamo cercando di esorcizzare.
Molto bella l'immagine finale, dove il gelido e imperturbabile "volto di granito (o "disco marmoreo" nella versione inviata a Susan) della morte diventa esempio da imitare, un silenzio che supera il potere della parola.


J311 (1862) / F291 (1862)

It sifts from Leaden Sieves -
It powders all the Wood.
It fills with Alabaster Wool
The Wrinkles of the Road -

It makes an even Face
Of Mountain, and of Plain -
Unbroken Forehead from the East
Unto the East again -

It reaches to the Fence -
It wraps it Rail by Rail
Till it is lost in Fleeces -
It deals Celestial Vail

To Stump, and Stack - and Stem -
A Summer's empty Room -
Acres of Joints, where Harvests were,
Recordless, but for them -

It Ruffles Wrists of Posts
As Ankles of a Queen -
Then stills it's Artisans - like Ghosts -
Denying they have been -

    Filtra da Plumbei Setacci -
Impolvera tutto il Bosco.
Riempie con Lana d'Alabastro
Le Rughe della Strada -

Fa un Volto uniforme
Di Montagna, e di Pianura -
Ininterrotta Fronte dall'Oriente
Sino all'Oriente di nuovo -

Penetra nel Recinto -
Lo avvolge Paletto per Paletto
Fino a confondersi in Coltri -
Sparge un Celeste Velo

Su Ceppo, e Catasta - e Stelo -
Una vuota Stanza dell'Estate -
Acri di Stoppie, dove erano i Raccolti,
Indistinguibili, se non per esse -

Increspa i Polsi ai Pali
Come Caviglie di una Regina -
Poi blocca i suoi Artigiani - come Fantasmi -
Negando che siano esistiti -

Esistono cinque redazioni di questa poesia. La prima, quella riportata sopra, fu inviata a Susan Dickinson alla fine del 1862. La seconda, sostanzialmente uguale, fu trascritta nella primavera del 1863 nei fascicoli. La terza, un manoscritto databile 1865, è uguale nei primi quattro versi, mentre i successivi sedici sono sostituiti da otto versi nuovi. Di questa versione abbiamo due ulteriori redazioni, con cambiamenti minimi: una inviata a T.W. Higginson nel 1871 e infine una acclusa a una lettera del 1883 (L813) a Thomas Niles, editor della casa editrice Roberts Brothers, nella quale la poesia viene citata come "the Snow" ("la Neve"). Quest'ultima è quella riportata sotto.

It sifts from Leaden Sieves -
It powders all the Wood -
It fills with Alabaster Wool
The Wrinkles of the Road -

It scatters like the Birds -
Condenses like a Flock -
Like Juggler's Figures situates
Upon a baseless Arc -

It traverses yet halts -
Disperses as it stays -
Then curls itself in Capricorn -
Denying that it was -

    Filtra da Plumbei Setacci -
Impolvera tutto il Bosco -
Riempie con Lana d'Alabastro
Le Rughe della Strada -

Si sparge come gli Uccelli -
Si comprime come un Gregge -
Come Figure di un Giocoliere si dispone
Su un Arco senza base -

Attraversa eppure si ferma -
Si disperde così come rimane -
Poi si avviluppa nel Capricorno -
Negando la sua stessa esistenza -

Una lunga serie di immagini che descrivono l'effetto della neve, non citata esplicitamente nella prima versione e richiamata invece in modo diretto nella lettera a Thomas Niles del 1883. La prima versione contiene descrizioni più vivide e concrete, mentre la seconda è più sintetica e "astratta", in particolare nella chiusa, dove una costellazione invernale diventa rifugio di una neve che sembra diventare talmente impalpabile da negare la sua stessa esistenza.
Bacigalupo ipotizza un possibile riferimento a una poesia di R. W. Emerson, "The Snow-Storm", del 1846.


J312 (1862) / F600 (1863)

Her - last Poems -
Poets ended -
Silver - perished - with her Tongue -
Not on Record - bubbled Other -
Flute - or Woman - so divine -

Not unto it's Summer Morning -
Robin - uttered half the Tune
Gushed too full for the adoring -
From the Anglo-Florentine -

Late - the Praise - 'Tis dull - Conferring
On the Head too High - to Crown -
Diadem - or Ducal symbol -
Be it's Grave - sufficient Sign -

Nought - that We - No Poet's Kinsman -
Suffocate - with easy Wo -
What - and if Ourself a Bridegroom -
Put Her down - in Italy?

    Le Sue - ultime Poesie -
Ai Poeti misero fine -
L'Argento - perì - con la sua Lingua -
Non si ha Notizia - di Altra che gorgogliasse -
Di Flauto - O di Donna - così divinamente -

Neanche nel suo Mattino d'Estate -
Il Pettirosso - diffuse metà della Melodia
Sgorgata così piena per chi l'adora -
Dall'Anglo-Fiorentina -

Tardiva - la Lode - È vano - Conferire
Sulla Testa troppo Alta - per la Corona -
Diademi - o simboli Ducali -
Sia la sua Tomba - Segno bastante -

Nulla - ciò che Noi - Non Prossimi al Poeta -
Soffochiamo - con facile Dolore -
Cosa - e se Noi stessi lo Sposo -
Che l'ha deposta - in Italia?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Ci sono altre due copie manoscritte, una inviata a Susan e l'altra rimasta tra le carte di ED, entrambe senza divisione in strofe e con alcune varianti: al verso 8 "free" ("libera") al posto di "full"; al verso 11 "a" al posto di "the" (solo nella versione a Susan); al verso 12 "Showing" ("Apparenze") al posto di "symbol" (variante anche nei fascicoli, insieme a "Token" - "Insegne"); al verso 14 "Yet, if" ("Eppure, se") al posto di "Nought - that" (solo nella versione a Susan).

In memoria di Elizabeth Barrett Browning, morta il 30 giugno 1861. Le sue "Ultime Poesie" furono pubblicate postume nel 1862. Il marito, Robert Browning, la fece seppellire a Firenze.


J313 (1862) / F283 (1862)

I should have been too glad, I see -
Too lifted - for the scant degree
Of Life's penurious Round -
My little Circuit would have shamed
This new Circumference - have blamed -
The homelier time behind -

I should have been too saved - I see -
Too rescued - Fear too dim to me
That I could spell the Prayer
I knew so perfect - yesterday -
That Scalding One - Sabacthini -
Recited fluent - here -

Earth would have been too much - I see -
And Heaven - not enough for me -
I should have had the Joy
Without the Fear - to justify -
The Palm - without the Calvary -
So Savior - Crucify -

Defeat whets Victory - they say -
The Reefs in old Gethsemane
Endear the Shore beyond -
'Tis Beggars - Banquets best define -
'Tis Thirsting - vitalizes Wine -
Faith bleats to understand -

    Sarei stata troppo felice, lo so -
Troppo innalzata - per lo scarso grado
Del misero Ciclo della Vita -
Il mio piccolo Circuito avrebbe disonorato
Questa nuova Circonferenza - avrebbe biasimato -
Il più familiare tempo passato -

Sarei stata troppo risparmiata - lo so -
Troppo salvata - la Paura troppo fievole per me
Perché potessi pronunciare la Preghiera
Che sapevo alla perfezione - ieri -
Quel Bruciante - Sabactani -
Recitato di continuo - qui -

La Terra sarebbe stata troppo - lo so -
E il Cielo - non abbastanza per me -
Avrei avuto la Gioia
Senza la Paura - che la giustifica -
La Palma - senza il Calvario -
Quindi Salvatore - Crocifiggi -

La Sconfitta stimola la Vittoria - si dice -
Le Scogliere nel vecchio Getsemani
Rendono cara la Riva più in là -
I Mendicanti - descrivono meglio un Banchetto -
Avere Sete - infonde vita al Vino -
La Fede bela per comprendere -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia, perduta, fu inviata a Louise e Frances Norcross (il primo verso è in un elenco delle poesie ricevute compilato da Frances) e una terza, limitata alla quarta strofa, fu inviata a Susan. Quest'ultima copia contiene tre varianti [i versi indicati sono quelli della versione intera]: al verso 21 "Coast" ("Costa", presente come variante anche nel testo dei fascicoli) al posto di "shore"; al verso 22 "can" ("possono" [descrivere un Banchetto]) al posto di "best"; al verso 23 "parching" ("Una sete ardente") al posto di "Thirsting". Nella versione intera è inoltre indicata una variante nell'ultimo verso "faints" ("viene mene") al posto di "beats".

L'abbandono, la perdita, "Quel bruciante Sabactani recitato di continuo, qui" (vv. 11-12), sono la condizione comune della vita mortale. Riuscire a eluderla sarebbe troppo, significherebbe essere innalzati a un grado che non ci compete (vv. 2-3), e significherebbe anche essere "troppo risparmiata" (v. 7) da un "Calvario" (v. 17) che sembra essere tutt'uno con la vita.
Nell'ultima strofa un fievole raggio di speranza, quella "riva più in là" del verso 21 che sembra essere l'unico luogo dove trovare la pace e la felicità; ma poi, nell'ultimo verso, il raggio si scolora, perché la fede non riuscirà mai a diventare conoscenza razionale.
Per quest'ultimo verso il "bleats" sembra quasi un'invocazione che non riesce nemmeno a usare la caratteristica più umana, più razionale: la parola che accompagna il dubbio, mentre la variante ("venir meno" ma anche "perdere coraggio, abbattersi") suggerisce una fede che rinuncia, che si dà per vinta in quella impossibile ricerca della conoscenza.
Nella versione inviata a Susan la lettura è naturalmente meno articolata, visto che la sola ultima strofa si avvicina di più alle poesie che descrivono, tout court, la conoscenza che deriva dalla privazione (vedi, per esempio, la J67-F112 o la J73-F136); l'ultimo verso può in questo caso essere letto come: "la mancanza di razionalità della fede stimola la voglia di conoscenza".
Per "Sabacthini" (v.11) vedi i vangeli di Matteo (27,46) e Marco (15,34): "E verso l'ora nona Gesù gridò ad alta voce: «Elì, Elì, lemà sabactani?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»"


J314 (1862) / F457 (1862)

Nature - sometimes sears a Sapling -
Sometimes - scalps a Tree -
Her Green People recollect it
When they do not die -

Fainter Leaves - to Further Seasons -
Dumbly testify -
We - who have the Souls -
Die oftener - Not so vitally -

    La Natura - a volte dissecca un Arbusto -
A volte - scotenna un Albero -
Il suo Popolo Verde se ne rammenta
Quando non muore -

Più languide Foglie - di Altre Stagioni -
Silenziosamente testimoniano -
Noi - che abbiamo l'Anima -
Moriamo più spesso - Non così vitalmente -

Le ferite inferte dalla natura al suo "popolo verde" sono "vitali" perché inserite in un ciclo di vita-morte che assicura una continuità non intaccata dal tratto distintivo del genere umano: l'anima individuale, che fa di ciascuno di noi un unicum soggetto alla morte e non una parte armoniosa di un tutto ciclicamente eterno.


J315 (1862) / F477 (1862)

He fumbles at your Soul
As Players at the Keys
Before they drop full Music on -
He stuns you by degrees -
Prepares your brittle nature
For the Etherial Blow
By fainter Hammers - further heard -
Then nearer - Then so slow
Your Breath has time to straighten -
Your Brain - to bubble Cool -
Deals - One - imperial - Thunderbolt -
That scalps your naked Soul -

When Winds take Forests in the Paws -
The Universe - is still -

    Egli strimpella la tua Anima
Come i Suonatori con i Tasti
Prima di spargervi Musica a piene mani -
Ti stordisce per gradi -
Prepara la tua fragile natura
All'Etereo Colpo
Con più deboli Martelli - uditi da lontano -
Poi più vicini - Poi così lenti
Che il tuo Respiro ha il tempo di riprendersi -
Il Cervello - di gorgogliare Indifferente -
Scatta - Solitario - imperiale - il Fulmine -
Che scotenna la tua Anima nuda -

Quando i Venti prendono le Foreste fra gli Artigli -
L'Universo - è immobile -

Il testo riportato sopra è quello inviato a Susan. Un'altra copia è nei fascicoli, suddivisa in tre strofe di quattro versi più il distico finale e con quattro varianti adottate nella copia a Susan: "nature" al posto di "substance" ("sostanza") al verso 5; "time" al posto di "chance" ("possibilità") al verso 9; "scalps" al posto di "peels"("scortica") al verso 12 e "The Universe - is still" al posto di "The Firmaments - are still -" ("I Firmamenti - sono immobili -") per l'ultimo verso; per il verso 13 c'è poi "hold" ("prendono") al posto di "take".

Un dolore intenso, impronunciabile, che ci invade con subdola lentezza per poi colpire all'improvviso, lasciandoci nudi, "scotennati", di fronte a un "fulmine imperiale" che non ammette difese. Il soggetto della poesia è indistinto, anche se il pronome iniziale potrebbe essere riferito alla morte (sempre al maschile in ED). Nel distico finale l'anima nuda e scotennata assume forma naturale, e diventa un universo che sembra fermarsi davanti ai venti impetuosi che lo artigliano, così come l'anima di fronte a quel fulmine improvviso e raggelante.


J316 (1862) / F494 (1862)

The Wind did'nt come from the Orchard - today -
Further than that -
Nor stop to play with the Hay -
Nor threaten a Hat -
He's a transitive fellow - very -
Rely on that -

If He leave a Bur at the door
We know He has climbed a Fir -
But the Fir is Where - Declare -
Were you ever there?

If He brings Odors of Clovers -
And that is His business - not Our's -
Then He has been with the Mowers -
Whetting away the Hours
To sweet pauses of Hay -
His Way - of a June Day -

If He fling Sand, and Pebble -
Little Boys Hats - and Stubble -
With an occasional Steeple -
And a hoarse "Get out of the way, I say"
Who'd be the fool to stay?
Would you - Say -
Would you be the fool to stay?

    Il Vento dal Frutteto non è arrivato - oggi -
Più oltre di là -
Non si è fermato a giocare con il Fieno -
Né a minacciare un Cappello -
È un tipo volubile - veramente -
Puoi star certo -

Se lascia una Pigna alla porta
Sappiamo che si è arrampicato su un Abete -
Ma dov'è l'Abete - Dimmi -
Ci sei mai stato?

Se porta Odori di Trifogli -
E quello è compito Suo - non Nostro -
Allora è stato con i Mietitori -
Limando via le Ore
Per addolcire gli intervalli della Falciatura -
I suoi Modi - in un Giorno di Giugno -

Se lancia Sabbia, e Ciottoli -
Cappelli di Ragazzini - e Stoppia -
Insieme a un occasionale Campanile -
E un rauco "Sgombrate la via, vi dico"
Chi sarebbe così sciocco da restare?
Saresti - Dimmi -
Saresti così sciocco da restare?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli.Un'altra copia fu inviata a Susan con sei varianti: "Farther" ("Più lontano") al posto di "Further" al verso 2; "ogle" ("occhieggiare") al posto di "threaten" al verso 4; "When" ("Quando") al posto di "If" al verso 7; "say" ("diciamo") al posto di "know" al verso 8; "A way he has" ("I modi che ha") al posto di "His Way" al verso 16 e ""Dust" ("Polvere") al posto di "Sand" al verso 17.

Il vento, nella sua volubile immaterialità, diventa un fenomeno inafferrabile e misterioso; ne vediamo gli effetti ("lascia una Pigna alla porta") ma non riusciamo a localizzarne l'origine ("Ma dov'è l'Abete - Dimmi - / Ci sei mai stato?"). Nel finale diventa un burbero prepotente, che vuole sgombra la via davanti a sé e al quale è molto meglio obbedire.


J317 (1862) / F263 (1861)

Just so - Jesus - raps -
He - does'nt weary -
Last - at the Knocker -
And first - at the Bell.
Then - on divinest tiptoe - standing -
Might He but spy the lady's soul -
When He - retires -
Chilled - or weary -
It will be ample time for - me -
Patient - upon the steps - until then -
Heart! I am knocking - low at thee.
    Proprio così - Gesù - bussa -
Lui - non si stanca -
Ultimo - al Battente -
E primo - al Campanello.
Poi - sulle divine punte dei piedi - ritto -
Può solo spiare l'anima di una donna -
Quando Egli - si ritirerà -
Intirizzito - o stanco -
Ci sarà tanto tempo per - me -
Paziente - sugli scalini - finché poi -
Cuore! Sto bussando - piano a te.

Il testo riportato sopra è quello inviato a Susan. C'è un'altra copia nei fascicoli, in due strofe, con l'ultimo verso diviso in due ("Heart - I am knocking low / At thee!") e con quattro varianti: "Christ" al posto di "Jesus" al primo verso; "First" ("Prima") al posto di "Last" al verso 3; "then" ("poi") al posto di "first" al verso 4 e "hiding" ("che si nasconde") al posto di "lady's" al verso 6.

Gesù non si stanca di aspettare la conversione di un'anima, è lì, discreto ("sulle divine punte dei piedi ") ma anche insistente ("Ultimo - al Battente - / E primo - al Campanello" o, nella versione dei fascicoli: "Prima - al Battente - / E poi - al Campanello -"). Talvolta però non gli resta che ritirarsi, ormai stanco di quell'attesa senza esito. Sarà in quel momento che l'anima, lasciata sola di fronte a se stessa, avrà tutto il tempo per interrogare il suo cuore e decidere autonomamente sulla sua fede, una decisione che coinvolge la nostra interiorità e non può essere sollecitata dall'esterno.


J318 (1860) / F204 (1861)

I'll tell you how the Sun rose -
A Ribbon at a time -
The Steeples swam in Amethyst -
The news, like Squirrels, ran -
The Hills untied their Bonnets -
The Bobolinks - begun -
Then I said softly to myself -
"That must have been the Sun"!
But how he set - I know not -
There seemed a purple stile
That little Yellow boys and girls
Were climbing all the while -
Till when they reached the other side -
A Dominie in Gray -
Put gently up the evening Bars -
And led the flock away -
    Vi dirò come sorse il Sole -
Un Nastro alla volta -
I Campanili galleggiavano in Ametista -
La notizia, come Scoiattoli, corse -
Le Colline si slacciarono le Cuffie -
I Bobolink - iniziarono -
Allora mi dissi sommessamente -
"Dev'essere stato il Sole!"
Ma come è tramontato - non lo so -
Sembrava una purpurea staccionata
Che Gialli ragazzi e ragazze
Stessero in quel momento scalando -
Finché quando raggiunsero l'altro lato -
Un Maestro in Grigio -
Sollevò delicatamente le Sbarre della sera -
E condusse via il gregge -

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre tre poesie, alla prima lettera a Higginson del 15 aprile 1862 (L260). Un'altra copia, dell'anno precedente, è nei fascicoli, divisa in quattro strofe uniformi e con varianti nella punteggiatura.

È facile descrivere il sorgere del sole, con il mondo che si risveglia e la luce che rende tutto chiaro e visibile. Più difficile afferrare il mistero del tramonto e dell'oscurità che lo segue, un buio che nasconde la concretezza e lascia spazio soltanto alla fede o al dubbio. Trasparente la metafora vita-morte, e particolarmente bella l'immagine finale, dove i raggi del sole al tramonto diventano gialli ragazzi e ragazze che si arrampicano nel porpora per poi scomparire nel mistero della sera e dell'oscurità. Il "Maestro in grigio" può essere un'immagine indistinta della divinità, ma anche la descrizione di un pastore di anime che porta il suo gregge verso l'immortalità.


J319 (1861) / F304 (1862)

The nearest Dream recedes - unrealized -
The Heaven we chase -
Like the June Bee - before the School Boy -
Invites the Race -
Stoops - to an easy Clover -
Dips - evades - teazes - deploys -
Then - to the Royal Clouds
Lifts his light Pinnace -
Heedless of the Boy -
Staring - bewildered - at the mocking sky -

Homesick for steadfast Honey -
Ah - the Bee flies not
That brews that rare variety!

    Il Sogno più vicino recede - irrealizzato -
Il Cielo che inseguiamo -
Come l'Ape di Giugno - davanti allo Scolaro -
Invita alla Gara -
Si china - a un facile Trifoglio -
Si tuffa - evade - infastidisce - dispiega -
Poi - alle Nuvole Regali
Innalza la sua Barca leggera -
Incurante del Ragazzo -
Che guarda - sconcertato - al cielo beffardo -

Nostalgico di Miele duraturo -
Ah - non vola l'Ape
Che produce quella rara varietà!

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre tre poesie, alla prima lettera a Higginson del 15 aprile 1862 (L260). Un'altra copia è nei fascicoli, divisa in quattro strofe e con varianti nella punteggiatura e nella distribuzione dei versi.

La vita ci mette davanti molti stimoli, molte illusioni di gioia e libertà, ma poi di quel "miele" (v. 11), che vorremmo nostro per sempre, resta soltanto un ricordo di sensazioni fuggevoli, che non riusciamo mai a catturare appieno, come lo scolaro che corre dietro all'ape solo per vederla scomparire all'orizzonte dopo avergli dato per un istante la sensazione di poterne emulare il volo.


J320 (1862) / F282 (1862)

We play at Paste -
Till qualified, for Pearl -
Then, drop the Paste -
And deem ourself a fool -

The Shapes - though - were similar -
And our new Hands
Learned Gem-Tactics -
Practicing Sands -
    Giochiamo con le Imitazioni -
Finché non troviamo, la Perla -
Allora, buttiamo le Imitazioni -
E ci sentiamo sciocchi -

Le Forme - tuttavia - erano simili -
E le nostre nuove Mani
Appresero tattiche Gemmate -
Praticando Sabbia -

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre tre poesie, alla prima lettera a Higginson del 15 aprile 1862 (L260). Un'altra copia, praticamente identica e senza divisione in strofe, è tra i manoscritti rimasti tra le carte di ED.

Nessuno fabbrica "perle" all'improvviso, è sempre necessario un apprendimento su materiali più vili ("paste, sands") per essere degni di acquisire quelle "tattiche gemmate" che ci permetteranno di produrre esiti preziosi.
Il fatto che ED abbia accluso questi versi alla prima lettera a Higginson, nella quale chiedeva un giudizio sulla sua poesia, rende palese il soggetto dei versi : l'apprendimento poetico, che inizia con lo scrivere "imitazioni" (vv. 1 e 3), che poi, rilette, fanno quasi vergognare il loro creatore, per poi, man mano, acquisire "nuove mani" (v. 6) capaci di padroneggiare "tattiche gemmate" (v. 7) e di produrre "perle" (v. 2).


J321 (1862) / F334 (1862)

Of all the Sounds despatched abroad,
There's not a Charge to me
Like that old measure in the Boughs -
That phraseless Melody -
The Wind does - working like a Hand,
Whose fingers Comb the Sky -
Then quiver down - with tufts of Tune -
Permitted Gods, and me -

Inheritance, it is, to us -
Beyond the Art to earn -
Beyond the trait to take away
By Robber, since the Gain
Is gotten not of fingers -
And inner than the Bone -
Hid golden, for the whole of Days,
And even in the Urn,
I cannot vouch the merry Dust
Do not arise and play
In some odd fashion of it's own,
Some quainter Holiday,
When Winds go round and round in Bands -
And thrum upon the door,
And Birds take places, overhead,
To bear them Orchestra.

I crave Him grace of Summer Boughs,
If such an Outcast be -
Who never heard that fleshless Chant -
Rise - solemn - on the Tree,
As if some Caravan of Sound
Off Deserts, in the Sky,
Had parted Rank -
Then knit, and swept -
In Seamless Company -

    Di tutti i Suoni sparsi nell'aria,
Nessuno mi Prende
Come quell'antico brano fra i Rami -
Quella Melodia senza fraseggio -
Che il Vento crea - lavorando come una Mano,
Le cui dita Pettinano il Cielo -
Poi scendono vibrando - con fiocchi d'Armonia -
Permessi agli Dei, e a me -

Un retaggio, è ciò, per noi -
Oltre l'Arte di ottenerlo -
Oltre la capacità di sottrarre
Di un Ladro, poiché il Guadagno
È procurato non da dita -
E più interiore delle Ossa -
Un oro nascosto, per tutti i nostri Giorni,
E persino nell'Urna,
Non potrei garantire che l'allegra Polvere
Non si alzi e giochi
In qualche sua bizzarra maniera,
In un Giorno di Festa ancor più pittoresco,
Quando i Venti vanno in giro in Comitive -
E tamburellano alla porta,
E gli Uccelli prendono posto, lassù,
Per far loro da Orchestra.

Imploro la grazia dei Rami Estivi per Colui,
Se un tale Reietto esiste -
Che non ha mai udito quell'incorporeo Canto -
Levarsi - solenne - tra gli Alberi,
Come se qualche Carovana di Suono
Da Deserti, nel Cielo,
Avesse rotto le Righe -
Poi si fosse riunita, e dileguata -
In Salda Compagine -

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre due poesie, alla seconda lettera a Higginson del 25 aprile 1862 (L261). Ci sono altre due copie, con varianti minime: una nei fascicoli e una inviata a Susan.

Tre strofe che descrivono ognuna un'immagine "sonora" del vento: la prima gli attribuisce la capacità di far risuonare la natura, con melodie che sfuggono alle regole della musica che conosciamo; la seconda ci parla del suo essere sfuggente, inafferrabile, eppure così vivo da farci immaginare che persino la polvere nell'urna non riesca a resistere a quell'orchestra così gaia e invadente; la terza è il compianto per chi non è capace di udire quel canto incorporeo, che si leva solenne tra gli alberi per poi dileguarsi, come se fosse un plotone, sfuggito per un istante a un marziale allineamento e ansioso di rimettersi in riga per non farsi scoprire.
Il vento può qui essere agevolmente interpretato come metafora della poesia: basta sostituire il "vento" del verso 5 con "poesia" e i "venti" del verso 21 con "versi" e leggere i versi 7-8: "...- con fiocchi d'Armonia - / Permessi agli Dei, e a me -" come l'orgogliosa rivendicazione delle proprie capacità poetiche.


J322 (1861) / F325 (1862)

There came a Day at Summer's full,
Entirely for me -
I thought that such were for the Saints,
Where Resurrections - be -

The Sun, as common, went abroad,
The flowers, accustomed, blew,
As if no soul the solstice passed
That maketh all things new -

The time was scarce profaned, by speech -
The symbol of a word
Was needless, as at Sacrament,
The Wardrobe, of our Lord -

Each was to each The Sealed Church,
Permitted to commune this - time -
Lest we too awkward show
At Supper of the Lamb.

The Hours slid fast - as Hours will,
Clutched tight, by greedy hands -
So faces on two Decks, look back,
Bound to opposing lands -

And so when all the time had leaked,
Without external sound
Each bound the Other's Crucifix -
We gave no other Bond -

Sufficient Troth, that we shall rise -
Deposed - at length, the Grave -
To that new Marriage,
Justified - through Calvaries - of Love -

    Venne un Giorno al colmo dell'Estate,
Interamente per me -
Pensavo che fossero solo per i Santi,
Dove Resurrezioni - sono -

Il Sole, come sempre, venne fuori,
I Fiori, abituati, sbocciarono,
Come se nessun'anima fosse oltre il solstizio
Che rende nuove tutte le cose -

Il tempo era di rado profanato, dal parlare -
Il simbolo di una parola
Era superfluo, come al Sacramento,
Il Guardaroba, di nostro Signore -

Ciascuno era per l'altro La Chiesa Sigillata,
Ammessi in comunione questa - volta -
Per non apparire troppo goffi
Alla Cena dell'Agnello.

Le Ore scorrevano veloci - come fanno le Ore,
Afferrate saldamente, da mani bramose -
Così i visi su due Navi, si voltano,
Costretti a opposte rive -

E così quando tutto il tempo si disperse,
Senza emettere suono
Ciascuno tenne il Crocifisso dell'Altro -
Non offrimmo altro Pegno -

Sufficiente la Promessa, che risorgeremo -
Rimossa - alfine, la Tomba -
A quelle nuove Nozze,
Purificate - da Calvari - d'Amore -

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre due poesie, alla seconda lettera a Higginson del 25 aprile 1862 (L261). Ci sono altre tre copie manoscritte: una, limitata all'ultima strofa, a conclusione di una lettera al Reverendo Edward S. Dwight del 2 gennaio 1862 (L246); una rimasta tra le carte di ED e un'altra trascritta nei fascicoli. C'è inoltre una copia perduta, inviata a Susan probabilmente all'inizio del 1862, pubblicata nello "Scribner's Magazine" nel numero di agosto 1890. Il testo di tutte le copie è praticamente identico.

Viene un giorno, situato simbolicamente al colmo dell'estate, che è come una scintilla di rivelazione, qualcosa che si poteva immaginare destinato soltanto a coloro che sono ormai al di là del visibile. Ma la rivelazione non è quella che ci offre lo scioglimento del mistero, ma una comunione concreta, umana, con l'altro; lo sbocciare di un amore che non ha bisogno di parole, perché sarebbero superflue come gli arredi sacri in confronto al mistero del sacramento. Ma il giorno dura poco, le ore trascorrono veloci e quel che resta a ognuno è il reciproco dolore del distacco, alleviato appena dalla speranza di "nuove nozze" in un mondo diverso.


J323 (1858) / F14 (1858)

As if I asked a common Alms,
And in my wondering hand
A Stranger pressed a Kingdom,
And I, bewildered, stand -
As if I asked the Orient
Had it for me a Morn -
And it should lift it's purple Dikes,
And shatter Me with Dawn!
    Come se chiedessi una comune Elemosina,
E nella mia mano stupita
Uno Sconosciuto comprimesse un Regno,
Ed io, sconcertata, restassi -
Come se chiedessi all'Oriente
Se avesse un Mattino per me -
E lui sollevasse le sue Dighe purpuree,
E Mi ubriacasse d'Aurora!

Il testo riportato sopra è in una lettera a Higginson del 7 giugno 1862 (L265). Ci sono altre due copie: la prima nei fascicoli, trascritta nel 1858; la seconda in una lettera del 1884 (inizio 1885 secondo Johnson) a un destinatario sconosciuto (L964).

La gioia di un dono inatteso, o che va al di là di ogni nostra aspettativa, in due immagini dal contrasto iperbolico: un regno concesso come se fosse una semplice elemosina e un diluvio d'aurora al posto di un mattino consueto.


J324 (1860) / F236 (1861)

Some keep the Sabbath going to Church -
I keep it, staying at Home -
With a Bobolink for a Chorister -
And an Orchard, for a Dome -

Some keep the Sabbath in Surplice -
I, just wear my Wings -
And instead of tolling the Bell, for Church,
Our little Sexton - sings.

God preaches, a noted Clergyman -
And the sermon is never long,
So instead of getting to Heaven, at last -
I'm going, all along.

    Alcuni osservano il Dì di festa andando in Chiesa -
Io lo osservo, stando a Casa -
Con un Bobolink per Corista -
E un Frutteto, a mo' di Cupola -

Alcuni osservano il Dì di festa in Cotta -
Io, indosso soltanto le mie Ali -
E invece di suonare le Campane, per la Funzione,
Il nostro piccolo Sagrestano - canta.

Dio predica, è un celebre Pastore -
E il sermone non è mai lungo,
Così invece di arrivare al Cielo, alla fine -
Ci vado, per tutto il tempo.

Il testo riportato sopra è quello accluso a una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268). Un'altra copia (precedente e con varianti nella punteggiatura) è nei fascicoli; una terza, perduta, servì probabilmente per la pubblicazione in "The Round Table" del 12 marzo 1864.

Una dichiarazione di individualità, che contrappone le regole "umane" di partecipazione religiosa a quelle dettate dal sentirsi immersi in una natura vista come diretta emanazione del divino. Negli ultimi due versi questa concezione della natura come specchio del divino viene dichiarata esplicitamente e trasformata in una sorta di anticipazione dell'aldilà.


J325 (1861) / F328 (1862)

Of Tribulation - these are They,
Denoted by the White.
The Spangled Gowns, a lesser Rank
Of Victors, designate -

All these - did conquer -
But the Ones who overcame most times -
Wear nothing commoner than Snow -
No Ornament - but Palms -

"Surrender" - is a sort unknown
On this superior soil -
"Defeat", an Outgrown Anguish,
Remembered, as the Mile

Our panting Ancle barely passed,
When Night devoured the Road -
But we - stood - whispering in the House -
And all we said - was Saved!

    Della Tribolazione - sono Quelli,
Denotati dal Bianco.
Le Vesti Imbrillantate, un Rango inferiore
Di Vincitori, designano -

Tutti loro - trionfarono -
Ma Quelli che vinsero più volte -
Non indossano nulla di più che Neve -
Nessun Ornamento - tranne le Palme -

La "Resa" - è un concetto sconosciuto
In quel suolo superiore -
La "Sconfitta", un'Angoscia Ingigantita,
Ricordata, come il Miglio

Che la nostra ansimante Caviglia a stento superò,
Quando la Notte divorava la Strada -
Ma noi - al sicuro - bisbigliavamo in Casa -
E tutto ciò che dicemmo - fu Salvi!

Il testo riportato sopra è quello accluso a una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268). Un'altra copia (dello stesso anno e con varianti nella punteggiatura) è nei fascicoli.
L'ultima parola è scritta, nella copia a Higginson, in caratteri più grandi. Dopo i versi, sempre in questa copia, ED aggiunse: "I spelled Ankle - wrong" ("Ho scritto Ankle - sbagliato"); al verso 13 ED aveva infatti scritto "Ancle" in entrambe le copie.

La purezza assoluta di un "bianco" privo di ornamenti non è riservata a tutti coloro che saranno salvi, ma soltanto a quelli che hanno attraversato la via della "tribolazione". Gli altri saranno anch'essi "vincitori", ma il loro rango inferiore non permetterà loro di spogliarsi del tutto dagli ornamenti mortali. L'ultima strofa, la descrizione di una dannazione scampata con il "salvi" finale, è come un'ulteriore descrizione del concetto espresso nelle prime due: "noi ci accontentammo di oltrepassare di corsa, a stento, l'oscurità del peccato, rifugiandoci nell'approdo sicuro del focolare; loro, invece, affrontarono la lotta a viso aperto e fino all'ultimo, spregiando idee di resa e di sconfitta e conquistando così una salvezza superiore e più pura della nostra.
I primi due versi sono modellati su Apocalisse 7,13-14: "Poi uno dei vegliardi prese la parola e mi disse: «Questi che sono avvolti in vesti bianche chi sono e donde sono venuti?». Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Egli mi disse: «Questi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione, hanno lavato le loro vesti e le hanno fatte bianche nel sangue dell'Agnello...»".


J326 (1862) / F381 (1862)

I cannot dance upon my Toes -
No Man instructed me -
But oftentimes, among my mind,
A Glee possesseth me,

That had I Ballet knowledge -
Would put itself abroad
In Pirouette to blanch a Troupe -
Or lay a Prima, mad,

And though I had no Gown of Gauze -
No Ringlet, to my Hair,
Nor hopped for Audiences - like Birds,
One Claw upon the air,

Nor tossed my shape in Eider Balls,
Nor rolled on wheels of snow
Till I was out of sight, in sound,
The House encore me so -

Nor any know I know the Art
I mention - easy - Here -
Nor any Placard boast me -
It's full as Opera -

    Non sono capace di danzare sulle Punte -
Nessuno mi ha istruito -
Ma spesse volte, nella mente,
Una Gioia mi possiede,

Che se avessi pratica di Balletto -
Renderei palese
In Piroette da far impallidire una Compagnia -
O lasciare una Primadonna, di stucco,

E anche se non ho Gonna di Tulle -
Né Cerchietto, nei Capelli,
Né saltello per il Pubblico - come gli Uccelli,
Una Zampetta in aria,

Né lancio la mia figura in Balli Eterei,
Né mi avvolgo in ruote di neve
Fino ad uscire di scena, fra la musica,
Con il Teatro che chiede il bis -

Né alcuno sappia che conosco l'Arte
Che menziono - semplicemente - Qui -
Né vi sia Manifesto che mi esalti -
È tutto esaurito come all'Opera -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia era acclusa a una lettera a Higginson dell'agosto 1862 (L271) con una variante al verso 11: "to" al posto di "for".

La gioiosa esternazione della fantasia trasformata in una esibizione coreografica, con un profluvio di immagini che suggeriscono un vorticoso movimento senza fine né limiti.
Al verso 4 ho tradotto "Glee"con il significato primario, ma il termine ha anche un significato musicale ("canone a più voci") che sottintende una sorta di corredo sonoro della danza. Al verso 13 "Eider Balls" è tradotto con "vortice di piume" (Silvio Raffo), "palle di piuma" (Massimo Bacigalupo) e "batuffoli di piume" (Gabriella Sobrino). È vero che "balls" significa "palle" o "globi" o, comunque, qualsiasi corpo sferico, ma ha anche il significato di "balli", pur se in un'accezione più rustica rispetto a "dance". Non è escluso che ED abbia usato il termine "balls" pensando a entrambe le cose (se pensiamo a ballerine che volteggiano sulla scena, possiamo immaginarle come "palle di piume" o anche "vortici di piume") ma, visto che nel verso seguente c'è un'immagine simile: "wheels of snow", ho preferito tradurre con "balli" Rimaneva lo scoglio di "eider" ovvero "anatra piumata" o anche, per assonanza, "soffici piume". Ho cercato un'immagine per "balli di soffici piume" e ho deciso per "eterei", pensando anche al suono del termine originale. Nel verso seguente ho interpretato l'immagine dei "wheels of snow" come quella di una ballerina che fa una "pirouette" (termine usato nel settimo verso e traduzione quasi letterale di "rolled") girando su se stessa fino ad apparire come una serie di "ruote di neve" che attraversano il palcoscenico. L'interpretazione mi sembra corretta, anche perché molto spesso nel balletto classico l'uscita di scena di una ballerina avviene con una sequenza di pirouettes che in genere parte dal centro della scena.


J327 (1862) / F336 (1862)

Before I got my eye put out -
I liked as well to see
As other creatures, that have eyes -
And know no other way -

But were it told to me, Today,
That I might have the Sky
For mine, I tell you that my Heart
Would split, for size of me -

The Meadows - mine -
The Mountains - mine -
All Forests - Stintless Stars -
As much of noon, as I could take -
Between my finite eyes -

The Motions of the Dipping Birds -
The Lightning's jointed Road -
For mine - to look at when I liked,
The news would strike me dead -

So safer - guess - with just my soul
Upon the window pane
Where other creatures put their eyes -
Incautious - of the Sun -

    Prima che avessi gli occhi spenti -
Mi piaceva tanto vedere
Quanto alle altre creature, che hanno occhi -
E non conoscono altro modo -

Ma se mi si dicesse, Oggi,
Che potrei avere il Cielo
Per me, vi direi che il mio Cuore
Si spezzerebbe, per tanta abbondanza -

I Prati - miei -
Le Montagne - mie -
Tutte le Foreste - le Stelle Sconfinate -
Tanto mezzogiorno, quanto potrei prenderne -
Fra i miei occhi limitati -

Il Movimento di Uccelli Calanti -
Il Cammino scomposto del Fulmine -
Per me - guardare a piacimento,
La novità mi colpirebbe a morte -

Perciò più sicuro - immaginare - solo con l'anima
Al vetro della finestra
Dove le altre Creature posano gli occhi -
Incuranti - del Sole -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia era acclusa a una lettera a Higginson dell'agosto 1862 (L271) con il verso 15 ("The Lightning's jointed Road") sostituito da "The Morning's Amber Road" ("L'Ambrato Cammino del Mattino").

Il rimpianto di una gioia svanita e non più raggiungibile. Nella prima strofa il ricordo di una bellezza ormai vietata a occhi che si sono spenti; nella successive tre la consapevolezza di non essere più in grado di rivivere quella bellezza senza esserne sopraffatti; nell'ultima, la rassegnazione alla cecità e la necessità di rivolgersi all'immaginazione per godere, sia pure di riflesso, di una luce che ora solo altri possono vedere.


J328 (1862) / F359 (1862)

A Bird came down the Walk -
He did not know I saw -
He bit an Angleworm in halves
And ate the fellow, raw,

And then he drank a Dew
From a convenient Grass -
And then hopped sidewise to the Wall
To let a Beetle pass -

He glanced with rapid eyes
That hurried all around -
They looked like frightened Beads, I thought -
He stirred his Velvet Head

Like one in danger, Cautious,
I offered him a Crumb
And he unrolled his feathers
And rowed him softer home -

Than Oars divide the Ocean,
Too silver for a seam -
Or Butterflies, off Banks of Noon
Leap, plashless as they swim.

    Un Uccello discese il Sentiero -
Non capì che l'avevo visto -
Beccò un Lombrico nel mezzo
E mangiò il suo pari, crudo,

E poi bevve la Rugiada
Da Erba a portata di mano -
E poi saltellò di lato verso il Muro
Per far passare uno Scarafaggio -

Si guardò intorno con occhi veloci
Che si affrettavano tutt'intorno -
Sembravano come Perline spaventate, pensai -
Agitò la Testa Vellutata

Come uno in pericolo, Cauto,
Gli offrii una Briciola
E lui srotolò le penne
E remigò verso casa più soffice -

Di Remi che dividono l'Oceano,
Troppo argenteo per una cicatrice -
O di Farfalle, che dai Bordi del Mezzodì
Balzano, senza suono nel loro librarsi.

Il testo riportato sopra è quello di una copia rimaste tra le carte di ED. Un'altra copia, perduta, fu inviata a Higginson, probabilmente acclusa a una lettera dell'agosto 1862 (L271) e una terza è trascritta nei fascicoli. Il testo inviato a Higginson fu pubblicato nell'ottobre 1891 dall'"Atlantic Monthly". le tre versioni sono praticamente uguali, a parte minime varianti nella punteggiatura e nelle maiuscole.

La cruda serenità di un quadretto naturale, con immagini che vanno da una crudeltà naturale senza colpe (il lombrico mangiato vivo) a un poetico abbeverarsi ("poi bevve la rugiada"), da gesti beneducati (far passare lo scarafaggio) a un circospetto guardarsi intorno e, infine, a un volo soffice e tranquillo.
Particolarmente bella e fantasiosa l'immagine dei versi 17-18, con il mare che sembra ferito da remi che ne tagliano la superficie ma che poi si richiude, senza cicatrici, nella sua argentea immensità.


J329 (1862) / F608 (1863)

So glad we are - a Stranger'd deem
'Twas sorry, that we were -
For where the Holiday should be
There publishes a Tear -
Nor how Ourselves be justified -
Since Grief and Joy are done
So similar - An Optizan
Could not decide between -
    Così felici siamo - che un Estraneo stimerebbe
Afflizione, ciò che eravamo -
Perché ovunque ci sia una Festa
Là si manifesta una Lacrima -
Il perché non riusciamo a spiegarlo -
Giacché Pena e Gioia sono
Così simili - Che un Ottico
Non saprebbe distinguerle -

Il testo riportato sopra è quello inviato a Samuel Bowles; un'altra copia è nei fascicoli, divisa in due strofe di quattro versi.

Sentimenti contrastanti, opposti, tendono a toccarsi e a diventare quasi indistinguibili, come se in ogni sentimento, di gioia o di dolore, fosse sempre presente il suo contrario.


J330 (1861) / F186 (1861)

The Juggler's Hat her Country is -
The Mountain Gorse - the Bee's!
    Il Cappello del Prestigiatore è la sua Patria -
La Ginestra Montana - dell'Ape

La poesia fu inviata a Samuel Bowles e probabilmente accompagnava un fiore, magari proprio la ginestra, fiore invernale nominato nel secondo verso. Potremmo perciò leggerla così: "la patria della ginestra è il cappello del prestigiatore, visto che spunta in una stagione che non è quella dei fiori, come se fosse frutto di magia; lei stessa è invece fonte di vita per l'ape, che ne succhia il nettare.".


J331 (1861) / F374 (1862)

While Asters -
On the Hill -
Their Everlasting fashions - set -
And Covenant Gentians - Frill!
    Mentre gli Aster -
Sulla Collina -
Sistemano - il loro aspetto Perenne -
E le Genziane del Patto - le Frange!

Riutilizzata, con piccoli cambiamenti, nella quarta strofa della J342. Nell'edizione Franklin le due poesie sono considerate come versione "A" e "B" della F374.

Vedi la J342-F374.


J332 (1862) / F420 (1862)

There are two Ripenings - one - of sight -
Whose forces Spheric wind
Until the Velvet product
Drop spicy to the ground -
A homelier maturing -
A process in the Bur -
That teeth of Frosts alone disclose
In far October Air.
    Ci sono due Maturazioni - una - visibile -
Le cui energie si avvolgono in Sfere
Finché il Vellutato prodotto
Cade fragrante al suolo -
Una più intima maturazione -
Un processo nel Riccio -
Che solo i denti del Gelo dischiudono
Nella lontana Aria d'Ottobre.

Il testo riportato sopra è quello di una copia rimasta tra le carte di ED. Un'altra copia è nei fascicoli (in due strofe di quattro versi) e una terza (il cui manoscritto è perduto) fu inviata a Catherine Scott Turner, che ne fece due trascrizioni: una per Susan Dickinson e una per Mabel Todd.

Nella prima quartina la maturazione visibile: quella del frutto che cresce sull'albero e cade quando è pronto. Nella seconda la maturazione interiore, nascosta come quella della castagna nel suo riccio, che è capace di crescere e svilupparsi anche nel gelo-dolore: anzi, sembra farne lo strumento che le permette di dischiudersi.


J333 (1862) / F379 (1862)

The Grass so little has to do -
A Sphere of simple Green -
With only Butterflies to brood
And Bees to entertain -

And stir all day to pretty Tunes
The Breezes fetch along -
And hold the Sunshine in it's lap
And bow to everything -

And thread the Dews, all night, like Pearls -
And make itself so fine
A Duchess were too common
For such a noticing -

And even when it dies - to pass
In Odors so divine -
Like Lowly spices, lain to sleep -
Or Spikenards, perishing -

And then, in Sovreign Barns to dwell -
And dream the Days away,
The Grass so little has to do
I wish I were a Hay -

    L'Erba ha così poco da fare -
Una Sfera di semplice Verde -
Con solo Farfalle da covare
E Api da intrattenere -

E agitarsi tutto il giorno alle amabili Melodie
Che le Brezze portano con sé -
E tenere la Luce del Sole in grembo
E inchinarsi ad ogni cosa -

E infilare Gocce di Rugiada, tutta le notte, come Perle -
E farsi così fine
Che una Duchessa sarebbe troppo comune
Per degnarla di uno sguardo -

E anche quando muore - trapassare
In Odori così divini -
Come Umili spezie, che giacciono nel sonno -
O Nardi indiani, morenti -

E poi, in Sovrani Fienili dimorare -
E sognare i Giorni lontani,
L'Erba ha così poco da fare
Che vorrei essere Fieno -

Il testo riportato sopra fu inviato a Austin Dickinson. Un'altra copia è nei fascicoli, con modifiche nella punteggiatura e alcune varianti (riporto le due più significative): al verso 15 "gone" ("andate") al posto di "laid" (ma con "laid" come alternativa); al verso 16 "Amulets of Pine" ("Amuleti di Pino") al posto di "Spikenards, perishing".

L'erba come simbolo della natura inconsapevole, che deve soltanto sottostare alle leggi che la governano, godere delle bellezza da cui è circondata e morire senza nulla, nemmeno la sua fine, che ne possa turbare l'esistenza. Nell'ultimo verso una mente razionale e consapevole, e perciò piena di dubbi e di domande senza risposta, guarda con invidia alla placida serenità di quell'erba.
Un lettore italiano non può non riandare al "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi: "O greggia mia che posi, oh te beata, / Che la miseria tua, credo, non sai! / Quanta invidia ti porto!"


J334 (1862) / F380 (1862)

All the letters I can write
Are not fair as this -
Syllables of Velvet -
Sentences of Plush,
Depths of Ruby, undrained,
Hid, Lip, for Thee -
Play it were a Humming Bird -
And just sipped - me -
    Tutte le lettere che posso scrivere
Non sono belle come questo -
Sillabe di Velluto -
Frasi di Felpa,
Abissi di Rubino, inesausti,
Celàti, Labbro, a Te -
Fa' come fosse un Colibrì -
Che ha appena sorseggiato - me -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia, probabilmente precedente, fu inviata in un biglietto a Eudocia Converse Flynt, una cugina di Monson, il paese della madre di ED (L270). Il biglietto conteneva un fiore e, come riportato nel diario della Flynt, fu ricevuto il 21 luglio del 1862. I versi erano preceduti soltanto da "You and I, did'nt finish talking. Have you room for the sequel, in your Vase?" ("Lei ed io, non abbiamo concluso la chiacchierata. Ha spazio per il seguito, nel suo Vaso?").

L'inadeguatezza della parola di fronte alla bellezza di un fiore, che nella frase che precede i versi nel biglietto diventa il seguito ideale di parole che non riescono a dire tutto.


J335 (1862) / F528 (1863)

'Tis not that Dying hurts us so -
'Tis Living - hurts us more -
But Dying - is a different way -
A kind behind the Door -

The Southern Custom - of the Bird -
That ere the Frosts are due -
Accepts a better Latitude -
We - are the Birds - that stay.

The Shiverers round Farmer's doors -
For whose reluctant Crumb -
We stipulate - till pitying Snows
Persuade our Feathers Home.

    Non è che il Morire ci faccia così male -
È il Vivere - che ci fa più male -
Ma il Morire - è un modo diverso -
Una specie dietro la Porta -

L'Abitudine al Sud - dell'Uccello -
Che prima che il Gelo sia arrivato -
Preferisce una Latitudine migliore -
Noi - siamo gli Uccelli - che restano.

Tremanti giriamo intorno alle porte del Contadino -
Per la cui riluttante Briciola -
Mercanteggiamo - finché la pietosa Neve
Persuade le nostre Piume verso Casa.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia è in una lettera alle cugine Frances e Louise Norcross della fine di gennaio del 1863 (L278), scritta subito dopo la morte del padre, Loring Norcross, il 17 gennaio. Il manoscritto della lettera è perduto e il testo è in una trascrizione di Frances. I versi sono preceduti da: "Let Emily sing for you because she cannot pray:" ("Lasciate che Emily canti per voi visto che non è capace di pregare:").

La vita come attesa di una inevitabile migrazione versa quella "casa" che sarà la nostra dimora eterna.


J336 (1862) / F395 (1862)

The face I carry with me - last -
When I go out of Time -
To take my Rank - by - in the West -
That face - will just be thine -

I'll hand it to the Angel -
That - Sir - was my Degree -
In Kingdoms - you have heard the Raised -
Refer to - possibly.

He'll take it - scan it - step aside -
Return - with such a crown
As Gabriel - never capered at -
And beg me put it on -

And then - he'll turn me round and round -
To an admiring sky -
As One that bore her Master's name -
Sufficient Royalty!

    Il volto che porterò con me - da ultimo -
Quando uscirò dal Tempo -
Per prendere il mio Posto - oltre - a Occidente -
Quel volto - sarà solo il tuo -

Lo porgerò all'Angelo -
Questo - Signore - fu il mio Titolo -
Nei Regni - che hai udito i Risorti -
Menzionare - probabilmente.

Lo prenderà - lo esaminerà - si apparterà -
Tornerà - con una corona tale
Che Gabriele - non volteggiò mai con essa -
E mi pregherà di metterla -

E poi - mi farà girare in cerchio -
Verso un cielo ammirato -
Come Colei che portò il nome del suo Maestro -
Sufficiente Regalità!

L'amore custodito per tutta la vita sarà l'unico bagaglio da portare con sé nel viaggio verso l'eternità, il solo che potrà farci meritare la corona concessa a coloro che sono considerati degni di entrare nel regno dei cieli.


J337 (1862) / F363 (1862)

I know a place where Summer strives
With such a practised Frost -
She - each year - leads her Daisies back -
Recording briefly - "Lost" -

But when the South Wind stirs the Pools
And struggles in the lanes -
Her Heart misgives Her, for Her Vow -
And she pours soft Refrains

Into the lap of Adamant -
And spices - and the Dew -
That stiffens quietly to Quartz -
Upon her Amber Shoe -

    Conosco un posto dove l'Estate si batte
Con un Gelo tanto esperto -
Che lei - ogni anno - ritira le sue Margherite -
Annotando brevemente - "Perdute" -

Ma quando il Vento del Sud agita gli Stagni
E si fa strada nei sentieri -
Il Cuore La rende dubbiosa, del Suo Voto -
Ed ella versa soffici Ritornelli

Nel grembo Adamantino -
E spezie - e la Rugiada -
Che si addensa quietamente in Quarzo -
Sul suo Calzare d'Ambra -

Il "posto" del primo verso potrebbe essere l'estate indiana (la nostra estate di san Martino), quando il gelo dell'inverno sembra ormai aver vinto, tanto che all'estate non resta che considerare perduti i suoi fiori. Ma ecco che arriva il vento del sud, un ultimo scampolo di caldo che risveglia la natura e le dona gli ultimi colori ambrati prima della bianca uniforme invernale.
Molto bella l'immagine dei versi 8-9: l'estate è ormai rassegnata alla sua fine ma, rinvigorita dal vento caldo del sud, mitiga con il suo canto l'adamantina durezza dell'inverno in arrivo.


J338 (1862) / F365 (1862)

I know that He exists.
Somewhere - in silence -
He has hid his rare life
From our gross eyes.

'Tis an instant's play -
'Tis a fond Ambush -
Just to make Bliss
Earn her own surprise!

But - should the play
Prove piercing earnest -
Should the glee - glaze -
In Death's - stiff - stare -

Would not the fun
Look too expensive!
Would not the jest -
Have crawled too far!

    So che Egli esiste.
Da qualche parte - in silenzio -
Ha nascosto la sua vita rara
Al nostro occhio grossolano.

È il gioco di un istante -
È un amoroso Agguato -
Giusto perché la Beatitudine
Meriti la propria sorpresa!

Ma - dovesse il gioco
Rivelarsi profondamente serio -
Dovesse la gioia - cristallizzarsi -
Nel rigido - sguardo - della Morte -

Non sembrerebbe il divertimento
Troppo costoso?
Non sarebbe lo scherzo -
Andato troppo oltre?

La prima strofa, in particolare per il secco "I know" dell'inizio, sembra proclamare senza alcun dubbio l'ineluttabilità della fede nell'esistenza di un creatore ("He exists") e, perciò, di una vita immortale. Nella seconda la certezza si scolora un po', diventando una sorta di gioco a nascondino con il mistero ("instant's play", "ambush", surprise"), e nelle ultime due si fa strada un dubbio inquietante (vv. 9-12): "e se quella giocosa ricerca dovesse 'cristallizzarsi nel rigido sguardo della morte', una morte che non prelude all'eterno ma al nulla?" seguito da due domande retoriche, che contengono una risposta implicita: "se davvero andrà così la 'sorpresa' dell'ottavo verso cambierebbe completamente volto e lo sguardo rigido della morte diventerebbe il nostro, in una inconsapevole e vuota eternità."


J339 (1862) / F367 (1862)

I tend my flowers for thee -
Bright Absentee!
My Fuschzia's Coral Seams
Rip - while the Sower - dreams -

Geraniums - tint - and spot -
Low Daisies - dot -
My Cactus - splits her Beard
To show her throat -

Carnations - tip their spice -
And Bees - pick up -
A Hyacinth - I hid -
Puts out a Ruffled Head -
And odors fall
From flasks - so small -
You marvel how they held -

Globe Roses - break their satin flake -
Upon my Garden floor -
Yet - thou - not there -
I had as lief they bore
No Crimson - more -

Thy flower - be gay -
Her Lord - away!
It ill becometh me -
I'll dwell in Calyx - Gray -
How modestly - alway -
Thy Daisy -
Draped for thee!

    Bado ai miei fiori per te -
Fulgido Assente!
I Bordi color Corallo della mia Fucsia
Si aprono - mentre la Seminatrice - sogna -

I Gerani - si tingono - e si chiazzano -
Umili Margherite - si spargono -
Il Cactus - divide la sua Barba
Per mostrare la gola -

I Garofani - versano i loro aromi -
E le Api - li colgono -
Un Giacinto - che ho nascosto -
Sporge la Testa Arruffata -
E odori cadono
Da fiaschi - così piccoli -
Che ci si chiede come li contenessero -

Bocci di Rose - spezzano fiocchi di raso -
Sulla terra del Giardino -
Eppure - tu - non ci sei -
Tanto varrebbe che non nascesse
Più - il loro Carminio -

Il tuo fiore - allegro -
Il suo Signore - lontano!
Mi fa star male -
Abiterò in un Calice - Grigio -
Come umilmente - sempre -
La tua Margherita -
Si vestirà per te!

Nessuno dei colori splendenti della natura, descritti con rutilante fantasia, può compensare un'assenza che rende tutto grigio e spento.


J340 (1862) / F371 (1862)

Is Bliss then, such Abyss -
I must not put my foot amiss
For fear I spoil my shoe?

I'd rather suit my foot
Than save my Boot -
For yet to buy another Pair
Is possible,
At any store -

But Bliss, is sold just once.
The Patent lost
None buy it any more -
Say, Foot, decide the point -
The Lady cross, or not?
Verdict for Boot!

    È dunque la Beatitudine, un tale Abisso -
Che non debbo mettere il piede fuori posto
Per paura di sciuparmi la scarpa?

Io piuttosto asseconderei il piede
Che salvare lo Stivale -
Perché comprarne un altro Paio
È possibile,
In qualsiasi negozio -

Ma la Beatitudine, è venduta una sola volta.
Perduto il Brevetto
Nessuno la compra più.
Di', Piede, decidi la questione -
La Signora attraversa, o no?
Verdetto a favore dello Stivale!

Non si deve aver paura di rischiare qualcosa per raggiungere uno scopo. Talvolta sembra che la gioia sia nascosta, dimori in un abisso nel quale è pericoloso avventurarsi, ma dobbiamo sapere che potrebbe non esserci una seconda possibilità, che una vita senza rischi è al riparo da pericoli ma è anche piatta e noiosa.
La partenza "alta" del primo verso, con la beatitudine e l'abisso che sembrano preludere a speculazioni altrettanto "alte", si stempera subito in un tono colloquiale altrettanto efficace, fino alla sbrigativa domanda del penultimo verso e alla risposta finale, che sembra proprio un amaro, anche se divertito, ritorno alla prudenza, ben più comune dell'audacia di tentare.


J341 (1862) / F372 (1862)

After great pain, a formal feeling comes -
The Nerves sit ceremonious, like Tombs -
The stiff Heart questions "was it He, that bore,"
And "Yesterday, or Centuries before"?

The Feet, mechanical, go round -
A Wooden way
Of Ground, or Air, or Ought -
Regardless grown,
A Quartz contentment, like a stone -

This is the Hour of Lead -
Remembered, if outlived,
As Freezing persons, recollect the Snow -
First - Chill - then Stupor - then the letting go -

    Dopo una grande pena, un sentimento formale subentra -
I Nervi siedono cerimoniosi, come Tombe -
Il Cuore irrigidito si chiede "fu proprio Lui, che soffrì,"
E "Ieri, o Secoli fa?"

I Piedi, meccanicamente, vanno tutt'intorno -
Un Legnoso percorso
Di Terra, o Aria, o Altro -
Incuranti del divenire,
Un appagamento di Quarzo, come una pietra -

Questa è l'Ora Plumbea -
Ricordata, se si sopravvive,
Come un Assiderato, rammenta la Neve -
Prima - il Freddo - poi lo Stupore - poi il lasciarsi andare -

Un dolore si insinua profondamente nel nostro intimo e provoca una sensazione di gelo paralizzante. Nell'ultimo verso le sensazioni che via via si impadroniscono del nostro animo vengono descritte con sintetica precisione, prendendo a prestito quelle che via via si succedono quando qualcuno sta morendo assiderato: il freddo che cristallizza la mente bloccandone ogni reazione, lo stupore per qualcosa che non ci aspettavamo, la rinuncia a difese che sembrano ormai vane.


J342 (1862) / F374 (1862)

It will be Summer - eventually.
Ladies - with parasols -
Sauntering Gentlemen - with Canes -
And little Girls - with Dolls -

Will tint the pallid landscape -
As 'twere a bright Boquet -
Tho' drifted deep, in Parian -
The Village lies - today -

The Lilacs - bending many a year -
Will sway with purple load -
The Bees - will not despise the tune -
Their Forefathers - have hummed -

The Wild Rose - redden in the Bog -
The Aster - on the Hill
Her everlasting fashion - set -
And Covenant Gentians - frill -

Till Summer folds her miracle -
As Women - do - their Gown -
Of Priests - adjust the Symbols -
When Sacrament - is done -

    Sarà Estate - finalmente.
Signore - con parasoli -
Signori a zonzo - con Bastoni da passeggio -
E Bambine - con Bambole -

Coloreranno il pallido paesaggio -
Come fossero un radioso Bouquet -
Sebbene sommerso, nel Pario -
Il Villaggio giaccia - oggi -

I Lillà - curvati dai molti anni -
Si piegheranno sotto il peso purpureo -
Le Api - non disdegneranno la melodia -
Che i loro Antenati - ronzarono -

La Rosa Selvatica - arrosserà nello Stagno -
L'Aster - sulla Collina
Sistemerà - il suo aspetto perenne -
E le Genziane del Patto - le frange -

Finché l'Estate ripiegherà il suo miracolo -
Come le Donne - ripiegano - le loro Gonne -
O i Preti - ripongono i Simboli -
Quando il Sacramento - è terminato -

Gli ultimi tre versi della quarta strofa derivano dalla poesia J331. Nell'edizione Franklin le due poesie sono considerate come versione "A" (inviata a Samuel Bowles) e "B" (nei fascicoli) della F374.

L'arrivo dell'estate, con il corollario naturale e umano che l'accompagna, è descritto con la solita fantasia di immagini nelle prime quattro strofe. Nell'ultima l'estate, non ancora arrivata, sembra già preannunciare il suo ciclico addio.
Per le "genziane del patto" (v. 16) potrebbe esserci un riferimento a una poesia di William Cullen Bryant (1794-1878) pubblicata nel 1861, "To the Fringed Gentian", che finisce così: "I would that thus, when I shall see / The hour of death draw near to me, / Hope, blossoming within my heart, / May look to heaven as I depart." ("Vorrei che così, quando vedrò / L'ora della morte approssimarsi a me, / La speranza, sbocciandomi nel petto, / Possa guardare al cielo mentre mi avvio.") - vedi: Elizabeth Petrino, "Late Bloomer: The Gentian as Sign or Symbol in the Work of Dickinson and Her Contemporaries", The Emily Dickinson Journal - Volume 14, Number 1, Spring 2005, pp. 104-125.


J343 (prima versione, 1862) / F375 (prima versione, 1862)

My Reward for Being, was This -
My premium - My Bliss -
An Admiralty, less -
A Sceptre - penniless -
And Realms - just Dross -

When Thrones accost my Hands -
With "Me, Miss, Me" -
I'll unroll Thee -
Dominions dowerless - beside this Grace -
Election - Vote -
The Ballots of Eternity, will show just that.

    La Mia Ricompensa per l'Esistenza, fu Questa -
Il Mio premio - la Mia Beatitudine -
Un Ammiragliato, meno importante -
Uno Scettro - non vale un soldo -
E i Reami - solo Spazzatura -

Quando i Troni si accosteranno alle mie Mani -
Con un "a Me, Signorina, a Me" -
Io srotolerò Te -
Domini senza dote - in aggiunta a questa Grazia -
Elezione - Suffragio -
Le Votazioni dell'Eternità, riveleranno solo questo.



J343 (seconda versione, 1862) / F375 (seconda versione, 1863)

My Reward for Being - was This -
My premium - My Bliss -
An Admiralty, less -
A Sceptre - penniless -
And Realms - just Dross.

When Thrones - accost my Hands -
With "Me - Miss - Me" -
I'll unroll - Thee -
Sufficient Dynasty -
Creation - powerless -
To Peer this Grace -
Empire - State -
Too little - Dust -
To Dower - so Great -

    La Mia Ricompensa per l'Esistenza - fu Questa.
Il Mio premio - la Mia Beatitudine -
Un Ammiragliato, meno importante -
Uno Scettro - non vale un soldo -
E i Reami - solo Spazzatura.

Quando i Troni - si accosteranno alle mie Mani -
Con un "a Me - Signorina - a Me" -
Io srotolerò - Te -
Sufficiente Dinastia -
La Creazione - non è in grado -
Di Eguagliare questa Grazia -
Impero - Stato -
Troppo piccoli - Polvere -
Per assegnare una Dote - così Grande -

Nulla può dar valore a un'esistenza se non l'amore, l'unica ricchezza che potrà essere "srotolata" al cospetto dei troni divini dai quali verrà emesso il giudizio finale.
Le due versioni divergono solo nel finale: la prima utilizza termini elettorali ("election", "ballots"), che sembrano far diventare il giudizio finale una sorta di votazione che segue l'esame di ciò che ci siamo portati dietro dalla nostra vita mortale; nella seconda il senso è esplicitato negli ultimi due versi, dove solo la polvere che prelude all'immortalità può valutare appieno quella "dote così grande", una ricchezza di fronte alla quale qualsiasi cosa di mortale, persino la creazione stessa, sarebbe inadeguata.


J344 (1862) / F376 (1862)

'Twas the old - road - through pain -
That unfrequented - One -
With many a turn - and thorn -
That stops - at Heaven -

This - was the Town - she passed -
There - where she - rested - last -
Then - stepped more fast -
The little tracks - close prest -
Then - not so swift -
Slow - slow - as feet did weary - grow -
Then - stopped - no other track!

Wait! Look! Her little Book -
The leaf - at love - turned back -
Her very Hat -
And this worn shoe just fits the track -
Herself - though - fled!

Another bed - a short one -
Women make - tonight -
In Chambers bright -
Too out of sight - though -
For our hoarse Good Night -
To touch her Head!

    Era la vecchia - strada - attraverso la pena -
Quella - poco battuta -
Con molte svolte - e spine -
Che termina - in Cielo -

Questa - fu la Città - che ella attraversò -
Là - dove - si riposò - alla fine -
Poi - s'incamminò più veloce -
Le piccole impronte - fittamente impresse -
Poi - non così rapida -
Lenta - lenta - come piedi stancamente - cresciuti -
Poi - si fermò - niente più traccia!

Aspetta! Guarda! Il suo piccolo Libro -
La pagina - all'amore - riaperta -
Proprio il suo Cappello -
E questa scarpa che portava si adatta all'impronta -
Sebbene - lei - sia fuggita!

Un altro letto - uno più corto -
Prepararono le donne - questa sera -
In Stanze luminose -
Troppo fuori di vista - tuttavia -
Perché la nostra fioca Buona Notte -
Raggiunga il suo Capo!

Il racconto di un avviarsi verso la morte, verso un luogo invisibile e misterioso, irraggiungibile dalla nostra "buona notte" ma pervaso dalla luce dell'immortalità, dove basterà un giaciglio minimo per accogliere un'anima incorporea che non occupa spazio.


J345 (1862) / F677 (1863)

Funny - to be a Century -
And see the People - going by -
I - should die of the oddity -
But then - I'm not so staid - as He -

He keeps His Secrets safely - very -
Were He to tell - extremely sorry
This Bashful Globe of Our's would be -
So dainty of Publicity -

    Buffo - essere un Secolo -
E vedere la Gente - che passa -
Io - morirei per la stranezza -
D'altra parte - non sono così posata - come Lui -

Mantiene i Suoi Segreti al sicuro - davvero -
Dovesse svelarli - estremamente dispiaciuto
Sarebbe il Nostro Ritroso Globo -
Così schizzinoso in fatto di Pubblicità -

Il tempo si antropomorfizza e diventa un calmo e indifferente testimone degli affanni dell'umanità, attento a non svelare gli effimeri segreti a cui gli uomini tengono tanto.


J346 (1862) / F678 (1863)

Not probable - The barest Chance -
A smile too few - a word too much
And far from Heaven as the Rest -
The Soul so close on Paradise -

What if the Bird from journey far -
Confused by Sweets - as Mortals - are -
Forget the secret of His wing
And perish - but a Bough between -
Oh, Groping feet -
Oh Phantom Queen!

    Improbabile - Proprio un puro Caso -
Un sorriso è troppo poco - una parola è troppo
E lontana dal Cielo come Chi resta -
L'Anima così vicina al Paradiso -

Come se l'Uccello da un viaggio lontano -
Confuso dai Piaceri - come lo sono - i Mortali -
Dimenticasse il segreto della Sua ala
E perisse - a un Ramo dal nido -
Oh, piedi Brancolanti -
Oh Regina Fantasma!

Il mistero di una immortalità che forse non ci porterà più vicini alla verità di quanto lo siamo ora. Nei primi due versi la fede si ammanta di casualità, come se il cielo fosse talmente estraneo da non sapere nulla su come affrontarlo. Nei due seguenti l'anima che si illude di essere ormai in Paradiso e ne è invece lontana quanto lo era nel suo corpo mortale. La seconda strofa utilizza l'immagine dell'uccello che smarrisce improvvisamente la via, come se non sapesse più usare le sue ali, per descrivere l'anima smarrita e brancolante di fronte a un'immortalità che si rivela inconsistente come un fantasma.


J347 (1862) / F679 (1863)

When Night is almost done -
And Sunrise grows so near
That We can touch the Spaces -
It's time to smooth the Hair -

And get the Dimples ready -
And wonder We could care
For that old - faded Midnight -
That frightened - but an Hour -

    Quando la Notte è quasi conclusa -
E l'Alba spunta tanto vicina
Che possiamo toccarne gli Spazi -
È tempo di lisciare i Capelli -

E far sì che le Fossette siano pronte -
E meravigliarci di esserci preoccupati
Per quella vecchia - sbiadita Mezzanotte -
Che ci spaventò - non più di un'Ora fa -

La descrizione di una sensazione molto comune, una paura irrazionale (come quella del buio) a cui guardiamo con stupore una volta passato l'evento che l'ha suscitata.


J348 (1862) / F347 (1862)

I dreaded that first Robin, so,
But He is mastered, now,
I'm some accustomed to Him grown,
He hurts a little, though -

I thought if I could only live
Till that first Shout got by -
Not all Pianos in the Woods
Had power to mangle me -

I dared not meet the Daffodils -
For fear their Yellow Gown
Would pierce me with a fashion
So foreign to my own -

I wished the Grass would hurry -
So when 'twas time to see -
He'd be too tall, the tallest one
Could stretch to look at me -

I could not bear the Bees should come,
I wished they'd stay away
In those dim countries where they go,
What word had they, for me?

They're here, though; not a creature failed -
No Blossom stayed away
In gentle deference to me -
The Queen of Calvary -

Each one salutes me, as he goes,
And I, my childish Plumes,
Lift, in bereaved acknowledgement
Of their unthinking Drums -

    Temevo, tanto, quel primo Pettirosso,
Ma lo padroneggio, ora,
Mi sono quasi abituata al Suo ritorno,
Un poco ferisce, tuttavia -

Pensavo che se fossi riuscita a sopravvivere
Finché quel primo Grido fosse passato -
Tutti i Pianoforti nei Boschi
Non avrebbero potuto straziarmi -

Non osavo incontrare le Giunchiglie -
Per paura che la loro Veste Gialla
Mi trafiggesse con una foggia
Così estranea a quella mia -

Desideravo che l'Erba si sbrigasse -
Così quando fosse tempo di vedere -
Sarebbe stata troppo alta, perché il più alto
Potesse allungarsi per guardarmi -

Non riuscivo a sopportare l'arrivo delle Api,
Desideravo che se ne stessero lontane
In quelle incerte regioni dove vanno,
Quali parole avevano, per me?

Tuttavia, sono tutti qui; non manca nessuno -
Nessun Fiore è rimasto lontano
Per cortese deferenza verso me -
La Regina del Calvario -

Ciascuno mi saluta, appena arriva,
E io, le mie infantili Piume,
Sollevo, in luttuosa consapevolezza
Dei loro spensierati Rulli di Tamburo -

Il ritorno della primavera, con il risvegliarsi della natura, rende più consapevole chi soffre del permanere del proprio inverno.
Nelle prime cinque strofe vengono elencati puntigliosamente, quasi a immergere il coltello nella piaga, i segni del risveglio esterno che fanno risaltare per contrasto il permanere del dolore interiore, fino all'ultima strofa, con quell'immagine così bella e così amara delle piume infantili, indifese, che si sollevano stancamente nel saluto obbligato a quei rulli di tamburo tanto spensierati quanto estranei ai sentimenti di chi li ascolta.
L'immagine del verso 24: "La Regina del Calvario" potrebbe essere messa in relazione con la partenza di Charles Wadsworth per San Francisco, dove andò a fare il pastore nella Chiesa del Calvario (vedi anche la J1072-F194).


J349 (1862) / F350 (1862)

I had the Glory - that will do -
An Honor, Thought can turn her to
When lesser Fames invite -
With one long "Nay" -
Bliss' early shape
Deforming - Dwindling - Gulfing up -
Time's possibility.
    Ebbi la Gloria - quanto basta -
Un Onore, cui il Pensiero può rivolgersi
Quando minori Notorietà allettano -
Con un unico lungo "No" -
La forma iniziale della Beatitudine
Che Deforma - Sminuisce - Inghiotte -
Le possibilità del Tempo.

Provare anche solo per una volta una gioia assoluta rende futile qualsiasi altro onore, a cui si risponderà con un "no" che durerà per tutto il tempo che ci resta, un tempo ormai deformato, sminuito, inghiottito da quell'istante supremo e irripetibile.


J350 (1862) / F352 (1862)

They leave us with the Infinite.
But He - is not a man -
His fingers are the size of fists -
His fists, the size of men -

And whom he foundeth, with his Arm
As Himmaleh, shall stand -
Gibraltar's Everlasting Shoe
Poised lightly on his Hand,

So trust him, Comrade -
You for you, and I, for you and - me
Eternity is ample,
And quick enough, if true.

    Ci lasciano con l'Infinito.
Ma Egli - non è un uomo -
Le sue dita sono grandi come pugni -
I suoi pugni, come uomini -

E chi è stato creato da lui, col suo Braccio
Come Himalaya, durerà -
L'Eterna Punta di Gibilterra
Posata leggermente sulla sua Mano,

Così crediamo in lui, Compagno -
Tu per te stesso, e io, per te e - me
L'Eternità è vasta,
E rapida abbastanza, se esiste.

Chi se ne va ci lascia al cospetto del mistero dell'infinito, ma le creazioni di questa entità così misteriosa e così potente sono durevoli, sapranno aspettare il momento dei ricongiugimento in quell'eternità immensamente vasta e rapida abbastanza da non rendere troppo lunga l'attesa.
Come in molte altre poesie le certezze iniziali sono sfumate nel finale: "if true".