The Complete Poems
Tutte le poesie
J101 - 150
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
J1/50
J51/100 
J101/150
J151/200
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Indice Johnson
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J101 (1859) / F148 (1860)
Will there really be a "morning"? Is there such a thing as "Day"? Could I see it from the mountains If I were as tall as they? Has it feet like Water lilies? Oh some Scholar! Oh some Sailor! |
Ci sarà davvero un "mattino"? C'è una cosa come il "Giorno"? Potrei vederlo dai monti Se fossi alta come loro? Ha piedi simili a Ninfee? Oh qualche Studioso! Oh qualche Marinaio! |
Cerchiamo sempre un "mattino", un risveglio che porti luce e rinascita, ma quasi sempre la nostra ricerca non ha effetto e ci chiediamo allora se quel mattino esiste davvero e, magari, se siamo noi a non saperlo vedere, perché non riusciamo a spingere lo sguardo al di là di ciò che lo nasconde. |
J102 (1859) / F149 (1860)
Great Caesar! Condescend The Daisy, to receive, Gathered by Cato's Daughter, With your majestic leave! |
Grande Cesare! Acconsenti La Margherita, a ricevere, Raccolta dalla Figlia di Catone, Col tuo regale permesso! |
Probabile copia, nei fascicoli, di un biglietto spedito ad Austin; il "Grande Cesare" è Austin, Catone il padre, e la figlia è naturalmente la stessa Emily, che offre umilmente una margherita al fratello. |
J103 (1859) / F157 (1860)
I have a King, who does not speak - So - wondering - thro' the hours meek I trudge the day away - Half glad when it is night - and sleep - If, haply, thro' a dream, to peep In parlors, shut by day. And if I do - when morning comes - And if I dont - the little Bird |
Ho un Re, che non parla - Così - fantasticando - lungo le ore docile Consumo i miei giorni - Quasi lieta quando è notte - e dormo - Se, per caso, durante un sogno, sbircio Nel salotto, chiuso di giorno. E se lo faccio - quando arriva il mattino - E se non lo faccio - il piccolo Uccello |
Il "re che non parla", la poesia, è riservata alla notte, quando, come in un sogno, il poeta riesce a vedere cose oscurate dall'abitudine dell'esistenza. Se il sogno poetico arriva, il risveglio è vivificato dal suono interiore di cento tamburi, dal rintocco gioioso di campane che, dai campanili dell'anima, annunciano la vittoria della parola sulle tenebre del silenzio. Se invece la notte rimane sterile, il canto resta muto e il poeta rifiuta anche l'effimera consolazione di rimettersi al volere divino, perché i suoi pensieri non sono certo benevoli verso chi ha negato l'ebbrezza della creazione. |
J104 (1859) / F158 (1860)
Where I have lost, I softer tread - I sow sweet flower from garden bed - I pause above that vanished head And mourn. Whom I have lost, I pious guard When I have lost, you'll know by this - Why, I have lost, the people know |
Dove ho perduto, più lieve passo - Spargo i dolci fiori dell'aiuola - Sosto sopra quel capo svanito E piango. Chi ho perduto, pietosa proteggo Quando ho perduto, lo capirai da questo - Perché, ho perduto, lo sa la gente |
La perdita analizzata con puntigliosa precisione, con le quattro strofe che circoscrivono nella prima parola l'oggetto dei versi che seguono: il dove, ovvero lo spazio in cui piangere; il chi, ovvero quelli da rammentare come se ancora potessero sentirci; il quando, ovvero il tempo che sembra essersi fermato nel bruno colore del lutto e del dolore; e infine il perché, misterioso e inconoscibile, palese soltanto a coloro che già sono tornati a casa. |
J105 (1859) / F160 (1860)
To hang our head - ostensibly - And subsequent, to find That such was not the posture Of our immortal mind - Affords the sly presumption |
Chinare il capo - apparentemente - E subito dopo, scoprire Che non era questa l'attitudine Della mente immortale - Procura la sottile presunzione |
La mente immortale non può semplicemente inchinarsi alle certezze inconsapevoli della fede. Alzare lo sguardo, cercare di diradare le nebbie del mistero, ci dà la presunzione di crederci capaci di costruire una geometrica, razionale ragnatela sulla trama effimera e volatile che avvolge la nostra vita. |
J106 (1859) / F161 (1860)
The Daisy follows soft the Sun - And when his golden walk is done - Sits shyly at his feet - He - waking - finds the flower there - Wherefore - Marauder - art thou here? Because, Sir, love is sweet! We are the Flower - Thou the Sun! |
La Margherita segue sommessa il Sole - E quando il suo dorato percorso è concluso - Siede timidamente ai suoi piedi - Lui - svegliandosi - trova il fiore là - Per quale ragione - Manigolda - sei qui? Perché, Signore, l'amore è dolce! Noi siamo il Fiore - Tu il Sole! |
Bianca Tarozzi (La bambina cattiva, pag. 211) rileva giustamente che "come accade spesso nella poesia della Dickinson, è incerto se la metafora del sole nasconda il divino o l'essere amato." In effetti, l'immagine del sole si presta a entrambe le letture o, meglio, racchiude in sé la luce di un amore che può essere sia terreno che divino. |
J107 (1859) / F152 (1860)
'Twas such a little - little boat That toddled down the bay! 'Twas such a gallant - gallant sea That beckoned it away! 'Twas such a greedy, greedy wave |
C'era un così piccolo - piccolo battello Che barcollava giù nella baia! C'era un così galante - galante mare Che lo invitava fuori! C'era una così ingorda, ingorda onda |
Torna il "little boat" della J30-F6; stavolta però non c'è il lieto fine dell'ultima strofa di quella poesia: il mare galante e traditore e l'onda ingorda, due immagini della morte, non lasciano spazio all'alba della rinascita ma soltanto al dolore imperscrutabile della perdita. |
J108 (1859) / F156 (1860)
Surgeons must be very careful When they take the knife! Underneath their fine incisions Stirs the Culprit - Life! |
I chirurghi stiano molto attenti Quando prendono il coltello! Sotto le loro abili incisioni Si agita l'Imputato - la Vita! |
Quando si incide sotto la superficie, quando si cerca di sollevare lo strato visibile delle cose, ci si trova davanti alla nuda verità della vita. Per questo penetrare nell'intimità di qualcuno è pericoloso come fare un'incisione chirurgica, come entrare in un luogo la cui superficie non sempre suggerisce ciò che troveremo dentro. |
J109 (1859) / F163 (1860)
By a flower - By a letter - By a nimble love - If I weld the Rivet faster - Final fast - above - Never mind my breathless Anvil! |
Con un fiore - Con una lettera - Con un agile amore - Se fisso il Chiodo più saldo - Definitivamente saldo - lassù - Non importa la mia Incudine ansimante! |
Non importano le fatiche profuse per raggiungere lo scopo; qualsiasi sia il modo per arrivarci, l'importante è che alla fine l'obiettivo sia saldamente raggiunto. |
J110 (1859) / F111 (1859)
Artists wrestled here! Lo, a tint Cashmere! Lo, a Rose! Student of the Year! For the easel here Say Repose! |
Artisti si cimentarono qui! Guarda, una tinta Cachemire! Guarda, un Rosa! Studioso dell'Anno! Del cavalletto qui Attesta l'Armonia! |
L'armonia e la bellezza della natura, dipinta a tinte pastello da artisti immateriali. |
J111 (1859) / F113 (1859)
The Bee is not afraid of me. I know the Butterfly - The pretty people in the Woods Receive me cordially - The Brooks laugh louder |
L'Ape non è impaurita da me. Conosco la Farfalla - Il grazioso popolo dei Boschi Mi riceve cordialmente - I Ruscelli ridono più forte |
Sentirsi parte del miracolo della natura che rinasce non evita la sottile ansia degli ultimi due versi, dove lo splendore dell'estate ci abbaglia col suo calore ma, nello stesso tempo, fa calare davanti ai nostri occhi un velo di fastidiosa tristezza, come se avvertissimo che quel ciclo prima o poi dovrà finire. |
J112 (1859) / F114 (1859)
Where bells no more affright the morn - Where scrabble never comes - Where very nimble Gentlemen Are forced to keep their rooms - Where tired Children placid sleep "Oh could we climb where Moses stood, |
Dove le campane non turbano più il mattino - Dove un grattare non accade mai - Dove Signori sempre in moto Sono confinati nelle loro stanze - Dove stanchi Bambini dormono placidi "Oh potessimo arrampicarci dove stette Mosè, |
La sveglia antelucana e l'obbligo di sentirsi affaccendati dovevano essere penosi doveri per ED (vedi anche la J13-F35), visto che il cielo è qui rappresentato come l'unico luogo in cui si può stare finalmente tranquilli e si può dormire fino a mezzogiorno, senza le campane della prima messa, l'importuno risveglio da parte di qualcuno che gratta alla nostra porta, l'ansia di fronte a tutte quelle persone sempre in moto. |
J113 (1859) / F116 (1859)
Our share of night to bear - Our share of morning - Our blank in bliss to fill, Our blank in scorning - Here a star, and there a star, |
La nostra parte di notte portare - La nostra parte di mattino - Il nostro vuoto di beatitudine riempire, Il nostro vuoto di disprezzo - Qui una stella, e là una stella, |
La vita è un percorso a tratti luminoso e a tratti oscuro, dove c'è pura estasi ma anche bassa viltà; qua e là appaiono stelle brillanti, che sembrano guidarci ma spesso scompaiono, lasciandoci incerti; l'unica costante è l'impossibilità di sapere, di vedere al di là della nebbia che appanna lo sguardo della mente, un mistero che sarà illuminato soltanto dal "giorno" che verrà. |
J114 (1859) / F97 (1859)
"Good night," because we must! How intricate the Dust! I would go, to know - Oh Incognito! Saucy, saucy Seraph, |
"Buonanotte", poiché dobbiamo! Com'è intricata la Polvere! Vorrei andare, per sapere - Oh Incognito! Sfacciato, sfacciato Serafino, |
Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Samuel Bowles, senza divisione in strofe e con alcune modifiche nella punteggiatura e nelle maiuscole. |
Morire è inevitabile, ma quanto sarebbe meglio riuscire, prima, a sciogliere un po' l'intreccio misterioso che ci attende quando saremo polvere. Ma non c'è nulla da fare, l'unico modo per sapere è andare; è inutile contare su angeli che possano suggerirci qualcosa e, forse, sarebbe meglio appellarci direttamente al creatore, anche se le speranze sono davvero poche. |
J115 (1859) / F100 (1859)
What Inn is this Where for the night Peculiar Traveller comes? Who is the Landlord? Where the maids? Behold, what curious rooms! No ruddy fires on the hearth - No brimming tankards flow - Necromancer! Landlord! Who are these below? |
Che Locanda è questa Dove per la notte Un singolare Viaggiatore arriva? Chi è il Padrone? Dove le cameriere? Guarda, che stanze curiose! Né fuochi rossastri sul focolare - Né boccali ricolmi scorrono - Necromante! Padrone! Chi sono quelli là sotto? |
L'ultimo verso rivela che la locanda del primo non è altro che un cimitero, frequentato da viaggiatori singolari, perché si fermano per sempre. Il padrone è un locandiere molto particolare: un dio nella veste di mago che comunica con i defunti. |
J116 (1859) / F101 (1859)
I had some things that I called mine - And God, that he called his - Till, recently a rival Claim Disturbed these amities. The property, my garden, The station of the parties I'll institute an "Action" - |
Io avevo delle cose che chiamavo mie - E Dio, quelle che chiamava sue - Finché, di recente una Controversia Turbò questa intesa. Della proprietà, il mio giardino, Il rango delle parti Intenterò una "Causa" - |
Nella sua perenne contesa con Dio ED si decide qui a portarlo in tribunale. Finché ciascuno mantiene i propri averi senza dar fastidio all'altro l'intesa funziona, ma, visto che Dio ha deciso di invadere un territorio non suo, l'unica risposta possibile è invocare la legge. La causa riguarda il giardino, perciò ED non può scegliere avvocato migliore di un giardiniere (lo Shaw dell'ultimo verso è Henry Shaw, un giardiniere che lavorava saltuariamente per i Dickinson). |
J117 (1859) / F102 (1859)
In rags mysterious as these The shining Courtiers go, Vailing the purple, and the plumes - Vailing the ermine so. Smiling, as they request an alms |
In stracci misteriosi come questi I brillanti Cortigiani vanno, Celando la porpora, e le piume - Celando anche l'ermellino. Sorridenti, mentre chiedono l'elemosina |
Come in molte poesie di ED il confine fra natura e morte è indistinto. I cortigiani del secondo verso potrebbero essere i fiori, vestiti di petali/stracci multicolori che nascondono il loro rango di nobili frutti della natura, sorridenti mentre chiedono un'elemosina di rugiada al mondo che li ospita e mentre li calpestiamo con i nostri piedi, così nudi in confronto alle loro vesti, umili e sgargianti insieme. Ma i cortigiani potrebbero anche essere i morti, che non hanno bisogno di nobili segni esteriori per frequentare la corte divina, con il sorriso di coloro che sono accolti dall'imponente portale del cielo, un sorriso che sembra provenire dalle tombe sulle quali camminiamo con i nostri piedi ancora mortali, calpestando il prezioso mistero dell'eternità. |
J118 (1859) / F103 (1859)
My friend attacks my friend! Oh Battle picturesque! Then I turn Soldier too, And he turns Satirist! How martial is this place! Had I a mighty gun I think I'd shoot the human race And then to glory run! |
Il mio amico attacca il mio amico! Oh Battaglia pittoresca! Poi io pure mi muto in Soldato, Ed egli si muta in Satirico! Com'è marziale questo luogo! Avessi un fucile potente Credo che sparerei alla razza umana E poi via verso la gloria! |
Il primo verso può far pensare alla guerra civile americana, ma entrambe le edizioni critiche datano questa poesia al 1859, due anni prima dell'inizio della guerra. ED potrebbe però anche riferirsi al periodo immediatamente precedente, in cui già montavano i problemi che poi condurranno alla lotta fra nord e sud; una descrizione di battaglie verbali (vedi il "satirist" al verso 4) che poco tempo dopo diventeranno cruente. Il penultimo verso suona inequivocabilmente come una condanna del genere umano, o, almeno, di quegli uomini che identificano la gloria con la vittoria su altri uomini. |
J119 (1859) / F118 (1859)
Talk with prudence to a Beggar Of "Potosi," and the mines! Reverently, to the Hungry Of your viands, and your wines! Cautious, hint to any Captive |
Parlate con prudenza a un Mendicante Di "Potosí", e miniere! Con tatto, a un Affamato Di vivande, e vini! Cauti, accennate a un qualsiasi Prigioniero |
È sempre pericoloso alimentare desideri, stuzzicare voglie in chi non ha la possibilità di soddisfarle; può anche essere dolce sognare l'impossibile, ma quasi sempre si rivela una dolcezza fatale. |
J120 (1859) / F119 (1859)
If this is "fading" Oh let me immediately "fade"! If this is "dying" Bury me, in such a shroud of red! If this is "sleep," On such a night How proud to shut the eye! Good evening, gentle Fellow men! Peacock presumes to die! |
Se questo è lo "svanire" Oh lasciate che io subito "svanisca"! Se questo è il "morire" Seppellitemi, in tale rosso sudario! Se questo è il "sonno", In tale notte Com'è splendido chiudere gli occhi! Buonasera, cortese Compagno degli uomini! Il pavone si permette di morire! |
Lo splendore del tramonto diventa metafora di una morte che è insieme grandiosa e portatrice di rinascita. |
J121 (1859) / F120 (1859)
As Watchers hang upon the East - As Beggars revel at a feast By savory fancy spread - As Brooks in Deserts, babble sweet On Ear too far for the delight - Heaven beguiles the tired. As that same Watcher, when the East |
Come gli Insonni scrutano l'Est - Come i Mendicanti godono a un banchetto Imbandito da golosa fantasia - Come i Ruscelli nel Deserto, mormorano dolci A Orecchie troppo lontane per goderne - Il Cielo alletta chi è stanco. Come quello stesso Insonne, quando l'Est |
Il cielo come desiderio ultimo. Nella prima strofa come desiderio inappagato a cui tendere, come l'insonne al mattino, il mendicante a un banchetto per ora soltanto fantasticato o il dolce rumore della natura che non trova orecchie per le sue melodie. Nella seconda l'insonne e il mendicante appagano finalmente, e concretamente, quel desiderio, così come lo appagheremo noi quando arriveremo finalmente in quel cielo. Nell'ultimo verso, uno dei soliti guizzi dickinsoniani, dove il dubbio tende improvvisamente a rovesciare l'idilliaca immagine di un paradiso che forse esiste soltanto nella nostra fantasia. |
J122 (1859) / F104 (1859)
A something in a summer's Day As slow her flambeaux burn away Which solemnizes me. A something in a summer's noon - And still within a summer's night Then vail my too inspecting face The wizard fingers never rest - Still rears the East her amber Flag - So looking on - the night - the morn |
Un qualcosa in un Giorno d'estate Mentre lenta i suoi fuochi consuma Che mi rende solenne. Un qualcosa in un meriggio d'estate - E ancora in una notte d'estate Poi nascondo il mio viso troppo curioso Le magiche dita non riposano mai - Ancora alza l'Oriente la sua ambrata Bandiera - E così mirando - la notte - il mattino |
Un inno a un giorno d'estate che nasce, vive, muore e risorge. Nelle prime tre strofe il lento svolgersi del mattino, del mezzogiorno, della sera, con l'interazione di "a something" e "a summer" appena variata nella terza dallo spostamento al verso successivo di "a something". Nella quarta la paura che una tale meraviglia finisca troppo presto, svanisca prima di riuscire a goderla. Nella quinta e nella sesta le magiche dita della natura continuano instancabili il loro lavoro, il colore purpureo dell'alba riprende il suo corso incessante (ma in questi due ultimi versi possiamo anche leggere il sangue che scorre veloce nell'esiguo letto delle vene, per l'emozione di fronte a un tale spettacolo) e il sole compie il suo giro perenne. Nell'ultima la sintesi di un ciclo che non cesserà mai di stupirci. |
J123 (1859) / F107 (1859)
Many cross the Rhine In this cup of mine. Sip old Frankfort air From my brown Cigar. |
Molti attraversano il Reno In questa coppa solo mia. Gustano aria di vecchia Francoforte Dal mio Sigaro bruno. |
Ognuno di noi ha una coppa e un sigaro da offrire, in molteplici forme; chi si ferma può bere del buon vino del Reno, insieme al piacevole aroma di lontananze indistinte e, proprio per questo, così piacevoli. Per un poeta che cosa può essere quella coppa o quel sigaro così evocativi, se non la poesia? |
J124 (1859) / F108 (1859)
In lands I never saw - they say Immortal Alps look down - Whose Bonnets touch the firmament - Whose Sandals touch the town - Meek at whose everlasting feet |
In regioni che non ho mai visto - si dice Che Alpi immortali guardino in basso - I cui Berretti sfiorano il firmamento - I cui Sandali sfiorano la città - Mite a quei piedi imperituri |
Nei primi sei versi l'immagine di un Dio/Alpi che sovrasta e riempie uno sconosciuto aldilà, e di una schiera di umili mortali/margherite che, quasi fossero attori inconsapevoli di una scena fantastica, recitano sottomessi il loro ruolo. Ma negli ultimi due c'è come uno scatto: un giorno d'agosto ci trasforma, ci infonde una luce e un calore che ci fa sentire così vicini al divino da non riuscire più a distinguere, fra noi e Dio, chi recita la parte delle Alpi e chi quella delle margherite. |
J125 (1859) / F109 (1859)
For each extatic instant We must an anguish pay In keen and quivering ratio To the extasy - For each beloved hour |
Per ogni estatico istante Dobbiamo pagare un'angoscia In pungente e tremante rapporto Con l'estasi - Per ogni ora d'amore |
L'altissimo prezzo di pochi istanti di estasi, di qualche ora d'amore. |
J126 (1859) / F138 (1860)
To fight aloud, is very brave - But gallanter, I know Who charge within the bosom The Cavalry of Woe - Who win, and nations do not see - We trust, in plumed procession |
Combattere a voce alta, è da coraggiosi - Ma più valorosi, conosco Che assaltano nel petto La Cavalleria del Dolore - Che vincono, e le nazioni non vedono - Confidiamo, che in piumata processione |
Per lottare in silenzio contro il dolore dell'anima ci vuole più coraggio di quanto ce ne voglia per affrontare una battaglia in campo aperto. Ma sono guerre a cui nessuno guarda, e la medaglia al valoroso combattente, vittorioso o sconfitto, potrà essere assegnata soltanto dalle schiere di angeli che lo accoglieranno nell'aldilà. |
J127 (1859) / F139 (1860)
"Houses" - so the Wise men tell me - "Mansions"! Mansions must be warm! Mansions cannot let the tears in - Mansions must exclude the storm! "Many Mansions", by "his Father" - |
"Case" - così i Sapienti mi dicono - "Dimore"! Le Dimore devono essere calde! Le Dimore non ammettono lacrime - Le Dimore lasciano fuori la tempesta! "Molte Dimore", presso "suo Padre" - |
È difficile trovare la strada di quelle dimore celesti promesse da un padre misterioso e inconoscibile. Dovranno certamente essere luoghi privi di gelo, di lacrime, di tempeste reali o intime, ma trovarli, e soprattutto crederci, ci sembra così arduo che non esiteremmo davanti a nulla se solo riuscissimo a distinguere la via per arrivarci. |
J128 (1859) / F140 (1860)
Bring me the sunset in a cup - Reckon the morning's flagons up And say how many Dew - Tell me how far the morning leaps - Tell me what time the weaver sleeps Who spun the breadths of blue! Write me how many notes there be Also, who laid the Rainbow's piers, Who built this little Alban House |
Portatemi il tramonto in una coppa - Calcolate le caraffe del mattino E ditemi quant'è la Rugiada - Ditemi fin dove si spinge il mattino - Ditemi a che ora va a dormire il tessitore Che filò le vastità d'azzurro! Scrivetemi quante note ci sono Ancora, chi posò i piloni dell'Arcobaleno, Chi costruì questa piccola Candida Casa |
La versione è quella trascritta nei fascicoli; in un'altra copia, inviata a Susan, c'è una variante al verso 10: "Mullet" ("Muggine") al posto di "Tortoise". |
Una serie ininterrotta di domande sui misteri del cielo e della terra, aperta dall'imperiosa richiesta del primo, bellissimo, verso, che sembra voler racchiudere la vastità e la magnificenza del creato in una coppa da poter stringere in mano, come un voler appropriarsi della misteriosa bellezza che ci circonda. Nell'ultima strofa le domande si trasformano in desiderio: uscire dal mondo della costrizione, della pomposità rivolta solo all'apparenza, per volare via verso i confini liberi e aperti del cielo, e della conoscenza. |
J129 (1859) / F142 (1860)
Cocoon above! Cocoon below! Stealthy Cocoon, why hide you so What all the world suspect? An hour, and gay on every tree Your secret, perched in extasy Defies imprisonment! An hour in chrysalis to pass - |
Bozzolo sopra! Bozzolo sotto! Furtivo Bozzolo, perché nascondi così Ciò che tutti sospettano? Un'ora, e allegro su ogni albero Il tuo segreto, posatosi nell'estasi Sfiderà la prigione! Un'ora in crisalide passare - |
Il bozzolo/corpo, in cui l'anima/farfalla sosta lo spazio di un istante, per poi liberarsi e volare verso lo svelamento del mistero, non come un surrogato, o un delegato, del corpo, ma come l'essenza stessa dell'essere uomo. |
J130 (1859) / F122 (1859)
These are the days when Birds come back - A very few - a Bird or two - To take a backward look. These are the days when skies resume Oh fraud that cannot cheat the Bee. Till ranks of seeds their witness bear - Oh sacrament of summer days, Thy sacred emblems to partake - |
Questi sono i giorni in cui gli Uccelli tornano - Molto pochi - un Uccello o due - Per dare uno sguardo indietro. Questi sono i giorni in cui i cieli riprendono Oh frode che non può ingannare l'Ape. Finché file di semi portano la loro testimonianza - Oh sacramento dei giorni d'estate, I tuoi sacri emblemi condividere - |
Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, ce ne sono altre due. Una inviata a Susan, con una variante al verso 3: "final" al posto di "backward" e una al verso 11: "swiftly" ("rapida") al posto di "softly"; un'altra limitata alle prime due strofe, con una seconda variante al verso 3: "parting" ("d'addio"). La poesia fu pubblicata, nella versione dei fascicoli, l'11 marzo 1864 nel "Drum Beat", un giornale pubblicato da Richard Salter Storrs Jr., un laureato all'Amherst College conoscente della famiglia Dickinson. |
La fine dell'estate colta nella sua dolce e finale languidezza, con gli ultimi sussulti di una natura che sembra rifiutarsi di trasformarsi nel freddo inverno, e induce a illudersi su un impossibile permanere. Nelle ultime due strofe la fine dell'estate si trasforma in un sacramento finale, la cui solennità prelude all'immortalità. |
J131 (1859) / F123 (1859)
Besides the Autumn poets sing A few prosaic days A little this side of the snow And that side of the Haze - A few incisive mornings - Still, is the bustle in the Brook - Perhaps a squirrel may remain - |
Oltre l'Autunno i poeti cantano Alcuni prosaici giorni Un poco al di qua della neve E al di là della Foschia - Alcuni taglienti mattini - Silente, è il tramestio nel Torrente - Forse uno scoiattolo rimane |
Il tema è simile a quello della J130-F122, ma stavolta siamo sul crinale che divide l'autunno dall'inverno; un tempo "prosaico" perché spoglio delle immagini nette che caratterizzano una stagione ben definita. Qui la natura si è arresa, e si avvia verso l'immobilità e il silenzio del gelo invernale. Soltanto una cosa ci permetterà di sopportare i rigidi e ventosi rigori della stagione che verrà: una mente che conserva in sé il calore e la luce del sole. |
J132 (1859) / F126 (1859)
I bring an unaccustomed wine To lips long parching Next to mine, And summon them to drink; Crackling with fever, they essay, The hands still hug the tardy glass - I w'd as soon attempt to warm Some other thirsty there may be And so I always bear the cup If, haply, any say to me |
Porto un vino inconsueto A labbra da tempo inaridite Vicine alle mie, E le incito a bere; Crepitanti dalla febbre, tentano, Le mani stringono ancora il tardivo bicchiere - Farei prima a tentare di scaldare Alcuni altri assetati potrebbero esserci E così porto sempre la coppa Se, per caso, qualcuno mi dicesse |
Una goccia nel mare della miseria umana, che continuiamo a offrire con la speranza che possa in qualche modo servire, a chi la riceve ma anche a noi, che prima o poi ci risveglieremo dal sogno della vita e saremo giudicati anche per quella piccola e apparentemente insignificante goccia. |
J133 (1859) / F127 (1859)
As Children bid the Guest "Good Night" And then reluctant turn - My flowers raise their pretty lips - Then put their nightgowns on. As children caper when they wake - |
Come i Bambini danno all'Ospite la "Buona Notte" E poi riluttanti si girano - I miei fiori sollevano i bordi graziosi - Poi indossano la camicia da notte. Come i bambini fanno capriole al risveglio - |
L'esuberante vitalità della natura, paragonata a quella di bambini che non vorrebbero mai andare a letto e si risvegliano felici del nuovo giorno che li attende. |
J134 (1859) / F92 (1859)
Perhaps you'd like to buy a flower, But I could never sell - If you would like to borrow, Until the Daffodil Unties her yellow Bonnet Why, I will lend until just then, |
Forse vorresti comprare un fiore, Ma io non potrei mai venderlo - Se tu lo volessi in prestito, Finché la Giunchiglia Scioglierà il suo Berretto giallo Be', lo presterò giusto fino ad allora, |
Non posso rinunciare alle bellezze e alle sorprese della natura. Posso condividerle per un po', ma poi, nel momento del loro prepotente erompere, le voglio tutte per me. |
J135 (1859) / F93 (1859)
Water, is taught by thirst. Land - by the oceans passed. Transport - by throe - Peace - by it's battles told - Love, by memorial mold - Birds, by the snow. |
L'acqua, è insegnata dalla sete. La terra - dagli oceani traversati. Il trasporto - dallo spasimo - La pace - dai suoi racconti di battaglie - L'amore, dalla memoria di un ritratto - Gli uccelli, dalla neve. |
Nei primi quattro versi torna il tema della conoscenza di qualcosa attraverso il suo contrario (vedi p.es. la J67-F112 o la J73-F136), mentre negli ultimi due emerge il segno (un ritratto, un'orma sulla neve) che riporta all'oggetto del ricordo. |
J136 (1859) / F94 (1859)
Have you got a Brook in your little heart, Where bashful flowers blow, And blushing birds go down to drink, And shadows tremble so - And nobody knows, so still it flows, Why - look out for the little brook in March, And later, in August it may be - |
Hai un Ruscello nel tuo piccolo cuore, Dove timidi fiori sbocciano, E ritrosi uccelli scendono a bere, E ombre palpitano - E nessuno sa, così quieto fluisce, E allora - sorveglia il tuo piccolo ruscello a marzo, E più tardi, ad agosto magari - |
Non è solo la natura a seguire il corso delle stagioni, a passare dal veloce e spesso tempestoso disgelo della primavera alla bruciante aridità dell'estate; anche dentro di noi sembra esserci un ciclo naturale che, come fa la natura, dobbiamo imparare a governare, per fronteggiare da un lato i traboccanti fiumi della passione e, dall'altro, evitare l'inaridirsi dei nostri sentimenti quando il sole rischia di prosciugarli. |
J137 (1859) / F95 (1859)
Flowers - Well - if anybody Can the extasy define - Half a transport - half a trouble - With which flowers humble men: Anybody find the fountain From which floods so contra flow - I will give him all the Daisies Which upon the hillside blow. Too much pathos in their faces |
Fiori - Certo - se qualcuno Potesse definire l'estasi - Metà trasporto - metà tormento - Con cui i fiori umiliano l'uomo: Qualcuno trovasse la fonte Da cui sgorgano così opposti flutti - Gli darei tutte le Margherite Che sbocciano sul pendio del colle. Troppo pathos sui loro volti |
La poesia fu pubblicata nel 1864 in quattro giornali diversi: "Drum Beat" (2 marzo), "Springfield Daily Republican" (9 marzo), Springfield Weekly Republican" (12 marzo) e "Boston Post" (16 marzo). |
Difficile definire l'estasi, con le sue oscillazioni fra trasporto e tormento. Forse solo la natura, con la sua inconsapevole ed esotica bellezza che ci fa sentire così inadeguati di fronte a lei, con il suo "sistema estetico" così lontano dal nostro, può dipanare quei fili che la nostra mente così elementare non riesce a sciogliere. |
J138 (1859) / F96 (1859)
Pigmy seraphs - gone astray - Velvet people from Vevay - Belles from some lost summer day - Bees exclusive Coterie - Paris could not lay the fold I had rather wear her grace |
Serafini pigmei - che hanno perso la strada - Vellutati abitanti di Vevey - Reginette di un perduto giorno d'estate - Di api Circolo esclusivo - Parigi non può offrire plissettati Preferirei più vestire la sua grazia |
La "lucente ritrosia" di un umile fiore selvatico, la "piccola fanciulla damascata" del verso 11, non ha nulla da invidiare alle creazioni più preziose dell'uomo. |
J139 (1859) / F89 (1859)
Soul, Wilt thou toss again? By just such a hazard Hundreds have lost indeed - But tens have won an all - Angel's breathless ballot |
Anima, Vuoi tirare ancora? Per un simile rischio Centinaia hanno in verità perduto - Ma decine hanno vinto tutto - L'angelica lista dei trapassi |
La ricerca della fede diventa un gioco rischioso ma che vale la pena di giocare; rilanciare quei dadi può significare perdere tutto, ed è l'ipotesi più probabile, ma anche riuscire finalmente a diradare il mistero, a diventare protagonisti del gioco per poter vincere l'iscrizione nella lista compilata dagli angeli, rischiando però di perdere e diventare il premio vinto dai demoni. |
J140 (1859) / F90 (1859)
An altered look about the hills - A Tyrian light the village fills - A wider sunrise in the morn - A deeper twilight on the lawn - A print of a vermillion foot - A purple finger on the slope - A flippant fly upon the pane - A spider at his trade again - An added strut in Chanticleer - A flower expected everywhere - An axe shrill singing in the woods - Fern odors on untravelled roads - All this and more I cannot tell - A furtive look you know as well - And Nicodemus' Mystery Receives it's annual reply! |
Un cambiamento nell'aspetto delle colline - Una luce Rossastra riempie il villaggio - Una più vasta aurora al mattino - Un più profondo crepuscolo sul prato - Un'impronta di un piede vermiglio - Un purpureo dito sul pendio - Un'impertinente mosca sul vetro - Un ragno di nuovo al lavoro - Un incedere più impettito del Gallo - Un'attesa di fiori dappertutto - Un'ascia canta stridula nei boschi - Odori di felce su strade non battute - Tutto questo e altro che non so descrivere - Uno sguardo furtivo ben conosciuto - E il Mistero di Nicodemo Riscuote la sua replica annuale! |
Una descrizione dell'arrivo della primavera, con una struttura iterativa a rima baciata; i primi quattro versi con immagini più ampie, i successivi otto più attenti al particolare, il verso 13 che sembra sintetizzare tutto ciò che va al di là del dicibile e, infine, la conclusione, con uno sguardo che cerca di rubare la visione di quella bellezza così multiforme e inafferrabile e il riferimento a Nicodemo, da Giovanni 3,3-4: "Gesù gli rispose: 'In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo'. Nicodemo gli domandò: 'Come può un uomo rinascere quand'è vecchio? Può forse rientrare nel seno della madre e nascere?'" |
J141 (1859) / F91 (1859)
Some, too fragile for winter winds The thoughtful grave encloses - Tenderly tucking them in from frost Before their feet are cold - Never the treasures in her nest This covert have all the children |
Alcuni, troppo fragili per i venti invernali La pensosa tomba racchiude - Teneramente li ripara dal gelo Prima che i loro piedi siano freddi - Mai i tesori del suo grembo Questo rifugio hanno tutti i bambini |
I bambini, precocemente invecchiati perché hanno consumato la loro vita in un tempo brevissimo, riposano in tombe che li accolgono teneramente, ma nello stesso tempo mantengono il loro aspetto gelido e scostante: luoghi ai quali nessuno osa avvicinarsi e che si sviluppano nel profondo, senza mai esporre i tesori che custodiscono. Quei bambini sono come passeri ai quali il Padre ha dedicato poca attenzione, come agnelli per i quali il tempo non ha avuto modo nemmeno di approntare un ovile. |
J142 (1859) / F85 (1859)
Whose are the little beds - I asked Which in the valleys lie? Some shook their heads, and others smiled - And no one made reply. Perhaps they did not hear - I said, 'Tis Daisy, in the shortest - 'Tis Iris, Sir, and Aster - Meanwhile - at many cradles Hush! Epigea wakens! Then turning from them reverent - |
Di chi sono i lettini - domandai Che stanno nelle valli? Alcuni scossero il capo, e altri sorrisero - E nessuno diede risposta. Forse non mi hanno sentita - mi dissi, C'è la Margherita, nel più corto - C'è l'Iris, Signore, e l'Aster - Nel frattempo - sulle tante culle Silenzio! si sveglia l'Epigea! Poi voltandosi riverente - |
Un catalogo di fiori, pronti a sbocciare di nuovo da quei "lettini" pronti per loro. Alla domanda della prima strofa nessuno dà risposta. Alla seconda qualcuno risponde, un qualcuno che appare direttamente nella quinta strofa: la natura-bambinaia che culla, canta la ninnananna e protegge le sue creature fino al tempo del risveglio. |
J143 (1859) / F86 (1859)
For every Bird a nest - Wherefore in timid quest Some little Wren goes seeking round - Wherefore when boughs are free, Perhaps a home too high - Perhaps of twig so fine - The Lark is not ashamed Yet who of all the throng |
Per ogni Uccello un nido - Perché in timida ricerca Qualche piccolo Scricciolo si aggira - Perché sebbene i rami siano liberi, Forse una casa troppo in alto - Forse a un ramoscello troppo fine - L'Allodola non si vergogna Eppure chi della folla |
Il mondo ha un posto per tutti, eppure c'è sempre qualcuno che non trova il proprio. Forse perché lo cerca troppo in alto, perché è troppo orgoglioso per accontentarsi del semplice nido che offre la natura e aspira a una perfezione che non esiste nella realtà che ci circonda. |
J144 (1859) / F81 (1859)
She bore it till the simple veins Traced azure on her hand - Till pleading, round her quiet eyes The purple crayons stand. Till Daffodils had come and gone No more her patient figure But crowns instead, and courtiers - |
Sopportò finché le semplici vene Tracciarono d'azzurro la sua mano - Finché imploranti, intorno ai quieti occhi I purpurei pastelli stettero. Finché le Giunchiglie vennero e andarono Non più la sua paziente figura Ma corone invece, e cortigiani - |
Il compianto per una morte, descritta prima con l'occhio amorevole di chi vede l'illividirsi di una mano, lo spegnersi del colore sul volto, e poi con il rimpianto per tutto ciò che non sarà più. Nell'ultima strofa, il convenzionale sfarzo del funerale, sottolineato dai "courtiers" del verso 13, non muta la timida ritrosia di quel volto ormai immortale. |
J145 (1859) / F83 (1859)
This heart that broke so long - These feet that never flagged - This faith that watched for star in vain, Give gently to the dead - Hound cannot overtake the Hare |
Questo cuore così a lungo infranto - Questi piedi che mai riposarono - Questa fede che vegliò per una stella invano, Dateli dolcemente ai morti - Il segugio non riesce a raggiungere la Lepre |
Le sofferenze della vita possono cessare soltanto con la morte, con l'affidarsi dolcemente a chi ci porterà in un luogo dove nessuno potrà più raggiungerci per farci del male, né rubarci la tranquillità ritrovata. |
J146 (1859) / F84 (1859)
On such a night, or such a night, Would anybody care If such a little figure Slipped quiet from it's chair, So quiet - Oh how quiet, On such a dawn, or such a dawn - For chanticleer to wake it - There was a little figure plump Playmates, and holidays, and nuts - |
In una notte simile, o una notte simile, Si preoccuperebbe qualcuno Se una così piccola figura Scivolasse lieve dal suo scranno, Così lieve - Oh quanto lieve, In un'alba simile, o un'alba simile - Perché il gallo potesse svegliarla - C'era una piccola figura paffuta Compagni di gioco, e vacanze, e noci - |
Una morte prematura, di chi si fa notare di meno perché è meno visibile di altri che hanno potuto avere più tempo dalla vita. La struttura è in tre parti, ciascuna di due strofe. Nella prima la descrizione della "piccola figura" che scivola via nel sonno, lieve e silenziosa; nella seconda, parallela, l'alba che rivela ciò che è successo nella notte; nella terza l'immagine di quei "monticelli" che racchiudono una vita appena iniziata, piena di tesori potenziali ma il cui prematuro traguardo è stato l'esiguo e definitivo spazio di una tomba. |
J147 (1859) / F52 (1859)
Bless God, he went as soldiers, His musket on his breast - Grant God, he charge the bravest Of all the martial blest! Please God, might I behold him |
A Gloria di Dio, andò soldato, Il moschetto sul petto - Conceda Dio, che esorti i più arditi Di tutti i marziali consacrati! Piaccia a Dio, ch'io possa vederlo |
La metafora guerriera conduce alla purezza delle "bianche spalline", simbolo di un coraggio leale che affronta senza paura le aspre battaglie della vita. |
J148 (1859) / F146 (1860)
All overgrown by cunning moss, All interspersed with weed, The little cage of "Currer Bell" In quiet "Haworth" laid. This Bird - observing others But differed in returning - Gathered from many wanderings - Soft fall the sounds of Eden |
Tutta ricoperta di abile muschio, Tutta cosparsa di gramigna, La gabbietta di "Currer Bell Nella tranquilla "Haworth" giace. Questo Uccello - notando che altri Ma si differenziò nel ritorno - Accolta dopo molti vagabondaggi - Soffici cadono i suoni dell'Eden |
Ho riportato il testo così come scritto nei fascicoli; l'indicazione "Or" fra la terza e quarta strofa indica chiaramente che le ultime due sono alternative alla seconda e terza. |
Dedicata a Charlotte Brontë e probabilmente scritta per il quarto (Johnson) o quinto (Franklin) anniversario della sua morte (31 marzo 1855). "Currer Bell" (v. 3) era lo pseudonimo maschile di cui si servì talvolta la scrittrice, e "Haworth" (v. 4) il luogo in cui visse ed è sepolta. |
J149 (1859) / F159 (1860)
She went as quiet as the Dew From an accustomed flower. Not like the Dew, did she return At the accustomed hour! She dropt as softly as a star |
Se ne andò silenziosa come la Rugiada Da un fiore consueto. Non come la Rugiada, fece ritorno All'ora consueta! Si dissolse soffice come una stella |
Al verso 7 è citato Urbain-Jean-Joseph Le Verrier (1811-1877), astronomo francese che, osservate le perturbazioni dell'orbita di Urano, dedusse l'esistenza di un nuovo pianeta e ne calcolò la posizione. Il pianeta, Nettuno, fu poi osservato per la prima volta, nel punto indicato da Le Verrier, nel 1846. |
La morte ci sottrae qualcuno, che si dissolve e sparisce per sempre. A meno di non essere capaci, come Le Verrier, di vedere cose nascoste agli occhi di tutti gli altri, è difficile credere in qualcosa che ci è così profondamente celato. |
J150 (1859) / F154 (1860)
She died - this was the way she died. And when her breath was done Took up her simple wardrobe And started for the sun - Her little figure at the gate The Angels must have spied, Since I could never find her Upon the mortal side. |
Morì - questo fu il modo in cui morì. E quando il suo respiro fu cessato Raccolse il suo semplice guardaroba E si avviò verso il sole - La sua piccola figura all'entrata Gli Angeli devono aver scorto, Poiché non sono mai più riuscita a trovarla Dalla parte dei mortali. |
Nei fascicoli ED aggiunse una striscia di carta con una variante per i versi 5 e 6: "'Bernardine' Angels, up the hight / Her trudging feet Espied -" ("Angeli 'Cistercensi', lassù in alto / I suoi piedi sfiancati scorsero -") |
Il primo verso riporta la morte alla sua cruda, indicibile essenzialità; i successivi, con quei due aggettivi così umili ("simple wardrobe", "little figure"), sottolineano la nostra pochezza di fronte al mistero, impreziosita però da quegli angeli che sanno come scorgerci all'arrivo. |