The Complete Poems
Tutte le poesie
J451 - 500
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
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J451 (1862) / F450 (1862)
The Outer - from the Inner Derives it's Magnitude - 'Tis Duke, or Dwarf, according As is the central mood - The fine - unvarying Axis The Inner - paints the Outer - On fine - Arterial Canvas - |
L'Esterno - dall'Interno Deriva la sua Grandezza - È Duca, o Nano, secondo Com'è il carattere centrale - Il sottile - invariabile Asse L'Interno - dipinge l'Esterno - Sulla sottile - Tela delle Arterie - |
La grandezza di ciò che sembriamo deriva da quello che abbiamo dentro. Il nostro essere principi o nanerottoli deriva dai nostri sentimenti più intimi, quel perno invisibile che fa girare la ruota della nostra vita, anche se è ciò che si vede che sembra la sola cosa concreta. È ciò che abbiamo dentro che modella, come fosse un marchio, il nostro aspetto esteriore. Fuori può apparire il rossore di una guancia, il battito di un ciglio, ma siamo consapevoli che ciò che vediamo non potrà mai darci l'esatta percezione di ciò che si ha dentro. |
J452 (1862) / F451 (1862)
The Malay - took the Pearl - Not - I - the Earl - I - feared the Sea - too much Unsanctified - to touch - Praying that I might be Home to the Hut! What lot The Negro never knew |
Il Malese - prese la Perla - Non - io - il Conte - Io - temevo il Mare - troppo Profano - da toccare - Mentre pregavo di poter essere A Casa in una Capanna! Quale sorte Il Negro non seppe mai |
Johnson ritiene che la poesia possa essere stata ispirata da alcuni versi di Paracelsus, un poemetto del 1835 di Robert Browning (1812-1889):
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Quando si ha paura della vita, quando ci si sente troppo nobili per tuffarsi a conquistare qualcosa a cui teniamo, lasciamo che siano altri a godere di ciò che bramavamo e che non siamo stati capaci di conquistare. Talvolta l'indifferenza, o lo sprezzo del pericolo, premia ma, nel contempo, se chi conquista la perla non la considera nel suo giusto valore, che conquista è mai questa? |
J453 (1862) / F452 (1862)
Love - thou art high - I cannot climb thee - But, were it Two - Who know but we - Taking turns - at the Chimborazo - Ducal - at last - stand up by thee - Love - thou art deep - Love - thou are Vailed - |
Amore - tu sei alto - Non posso scalarti - Ma, si fosse in Due - Chissà che noi - Alternandoci - al Chimborazo - Ducali - alla fine - non si arrivi a starti accanto - Amore - tu sei profondo - Amore - tu sei Celato - |
Un inno all'amore. Non però all'amore generico, ma a quello terreno, che coinvolge due persone. Quello ideale è o troppo in alto o troppo nel profondo, non riusciremo mai a scalarlo o ad attraversarlo. Se invece siamo in due a provarlo, ce la faremo, sorreggendoci l'un l'altro o nominandoci uno rematore e uno panfilo. E come sarebbe strana, priva di senso, quella beatitudine che dio chiama eternità, se non ci fosse l'amore a darle un significato. |
J454 (1862) / F455 (1862)
It was given to me by the Gods - When I was a little Girl - They given us Presents most - you know - When we are new - and small. I kept it in my Hand - I never put it down - I did not dare to eat - or sleep - For fear it would be gone - I heard such words as "Rich" - When hurrying to school - From lips at Corners of the Streets - And wrestled with a smile. Rich! 'Twas Myself - was rich - To take the name of Gold - And Gold to own - in solid Bars - The Difference - made me bold - |
Mi fu dato dagli Dei - Quando ero una Ragazzina - Ci danno la maggior parte dei regali - si sa - Quando siamo nuovi - e piccoli. Lo tenevo in Mano - Non lo posavo mai - Non osavo mangiare - o dormire - Per paura che se ne andasse - Sentivo parole come "Ricco" - Mentre di fretta correvo a scuola - Da labbra agli Angoli delle Vie - E tenevo a bada un sorriso. Ricco! Ero Io - ad essere ricca - A ghermire il nome dell'Oro - E a possedere l'Oro - in solide Barre - La Diversità - mi rendeva spavalda - |
Cos'è mai questo dono che gli dei hanno dato alla piccola Emily, che la rende tanto diversa, e spavalda per questa sua diversità, che le fa reprimere un sorriso quando sente qualcuno che parla di ricchezza esteriore, così diversa, e così piccola, rispetto a quella che lei si sente dentro? Che può essere se non il dono della poesia? |
J455 (1862) / F680 (1863)
Triumph - may be of several kinds - There's Triumph in the Room When that Old Imperator - Death - By Faith - be overcome - There's Triumph of the finer mind A Triumph - when Temptation's Bribe Severer Triumph - by Himself |
Il Trionfo - può essere di diverse specie - C'è il Trionfo nella Stanza Quando la Vecchia Imperatrice - la Morte - Dalla Fede - è sopraffatta - C'è il Trionfo del più fine intelletto Un Trionfo - quando la Lusinga della Tentazione Più severo il Trionfo - Intimamente |
C'è il trionfo della fede, che riesce a sopraffare anche la morte. C'è quello della razionalità, il solo che riesce a riscattare la verità, rivolta alla sua sola divinità: l'intelletto. C'è quello, più sfumato, di chi resiste alla tentazione, non troppo spontaneo in verità, visto che con un occhio guarda al cielo a con un altro all'inferno (ho tradotto "rack" con "graticola" proprio per rendere l'idea dell'opposizione cielo-inferno), senza fretta e in dubbio su chi scegliere. C'è poi il trionfo più severo (nel senso di più acuto, più rigoroso): quello che proviamo guardando dentro noi stessi, il solo che può farci assolvere dall'ultimo, supremo tribunale, nudo in quanto spogliato da ogni residuo terreno. |
J456 (1862) / F682 (1863)
So well that I can live without - I love thee - then How well is that? As well as Jesus? Prove it me That He - loved Men - As I - love thee - |
Così tanto da poter vivere senza di te - Ti amo - dunque Quanto è grande il mio amore? Tanto quanto quello di Gesù? Provamelo Che Lui - amò gli Uomini - Quanto io - amo te - |
Tema wagneriano: la rinuncia come supremo atto d'amore. Breve, coincisa, con quella similitudine che fa impallidire l'amore divino. |
J457 (1862) / F684 (1863)
Sweet - safe - Houses - Glad - gay - Houses - Sealed so stately tight - Lids of Steel - on Lids of Marble - Locking Barefeet out - Brooks of Plush - in Banks of Satin No Bald Death - affront their Parlors - Hum by - in muffled Coaches - |
Dolci - sicure - Case - Felici - gaie - Case - Sigillate da così solennemente serrati - Tetti d'Acciaio - su Tetti di Marmo - A guardia di Spogli Basamenti - Rivoli di Velluto - in Sponde di Raso Nessuna Calva Morte - oltraggia i loro Salotti - Ronzano via - in Carrozze imbottite - |
I morti sono al sicuro, in solide case difese da tetti d'acciaio e di marmo. Nulla può toccarli più, né morte, né malattia. Sono lì, tranquilli nei loro salotti, immersi in gradevoli conversazioni. Ma bisogna prendere qualche precauzione affinché non vengano contaminati dal mondo esterno, quel mondo infelice, faticoso, duro, ma che attira così tanto i vivi e, forse, anche i morti. Ed ecco perché la morte e l'angoscia si defilano, non si fanno vedere: se i morti si accorgessero di essere morti si stupirebbero che ci sia qualcuno stanco della vita, che si adatta a dover morire. |
J458 (1862) / F693 (1863)
Like Eyes that looked on Wastes - Incredulous of Ought But Blank - and steady Wilderness - Diversified by Night - Just Infinites of Nought - I offered it no Help - Neither - would be absolved - |
Come Occhi che fissavano il Deserto - Increduli di Tutto Tranne del Vuoto - e di uniformi Distese - Diversificate dalla Notte - Solo Infinità di Nulla - Non le offrii Aiuto - Nessuna delle due - voleva essere assolta - |
Due diverse interpretazioni: la Bingham ritiene che sia una poesia d'amore scritta sotto l'impulso di una disillusione sofferta a causa di un'amica troppo amata; Errante che si tratti invece di un tragico colloquio di Emily con Emily che si guarda allo specchio. Come sempre ED cela le sue ambiguità dietro una scrittura che alimenta le possibilità di interpretazione. Il settimo e ottavo verso fanno propendere per l'ipotesi Errante; l'ultima strofa per l'ipotesi Bingham; il nono e il decimo li trovo esattamente bilanciati. Nella traduzione ho cercato di conservare intatta questa ambiguità, senza scegliere. |
J459 (1862) / F694 (1863)
A Tooth upon Our Peace The Peace cannot deface - Then Wherefore be the Tooth? To vitalize the Grace - The Heaven hath a Hell - |
Un Dente sulla Nostra Pace La Pace non può deturpare - Allora Perché c'è il Dente? Per vivificare la Grazia - Il Cielo ha un Inferno - |
La pace, il paradiso, hanno bisogno di qualcosa che li renda visibili. Un dente conficcato nel nostro vivere quotidiano; un inferno che segnali l'ingresso al cielo. Come sempre, le immagini sono bellissime e immediate: il dente che vivifica la grazia, l'inferno che precede il paradiso e lo arricchisce facendo vedere l'altra faccia della medaglia. |
J460 (1862) / F695 (1863)
I know where Wells grow - Droughtless Wells - Deep dug - for Summer days - Where Mosses go no more away - And Pebble - safely plays - It's made of Fathoms - and a Belt - It has no Bucket - were I rich I read in an Old fashioned Book Shall We remember Parching - then? |
So dove nascono i Pozzi - Pozzi mai Secchi - Scavati in profondità - per i giorni d'Estate - Dove i Muschi non vanno più via - E il Ciottolo - gioca al sicuro - È fatto di Profondità - e di una Cintura - Non ha Secchio - fossi ricca Ho letto in un Libro Antiquato Ci ricorderemo dell'Arsura - allora? |
Abbiamo sete. Una sete indefinita, di acqua, di conoscenza, di felicità, di vita. Ma i pozzi che potrebbero toglierci questa arsura sono fuori dalla nostra portata. Bellissimi, profondi, mai a secco, rivestiti di gemme, ma gli manca la cosa più semplice e più essenziale: un secchio affinché le nostre labbra possano gustare quell'acqua. Da qualche parte c'è scritto che verrà un giorno in cui nessuno avrà più sete, sicuramente significa che, là dove questo avverrà, ci saranno secchi in abbondanza, per tutti. Ma in questa abbondanza, in questa idrica maestosità, saremo capaci di ricordarci dell'arsura che provavamo, e gustare così l'acqua che ci viene offerta con tanta prodigalità? O non è meglio studiare a fondo, capire, gustare, il piccolo pozzo che abbiamo, piuttosto che aspettare, e sperare, di abbeverarci a quello che ci viene promesso ma di cui non siamo certo sicuri? |
J461 (1862) / F185 (1861)
A Wife - at Daybreak - I shall be - Sunrise - Hast Thou a Flag for me? At Midnight - I am yet a Maid - How short it takes to make it Bride - Then - Midnight - I have passed from Thee - Unto the East - and Victory. Midnight - Good Night - I hear them Call - |
Una Moglie - allo Spuntar del giorno - sarò - Aurora - Hai Tu un Vessillo per me? A Mezzanotte - sarò ancora una Fanciulla - Come ci vorrà poco a farla Sposa - Poi - Mezzanotte - sarò passata da Te - All'Oriente - e alla Vittoria. Mezzanotte - Buona Notte - li sento Chiamare - |
Tre manoscritti, tutti datati 1862 da Johnson mentre Franklin propone tre anni successivi: 1861, 1862 e 1863; quello riportato qui è l'ultimo, nei fascicoli. |
La "moglie" del primo verso si riferisce chiaramente a nozze celesti, visto che i versi che seguono descrivono esplicitamente il passaggio dalla notte del dolore terreno all'aurora dell'immortalità. La variante dell'ultimo verso suggerisce un'oscillazione fra nozze celesti propriamente dette (l'unione con il "Salvatore") e l'unica possibile unione, quella dopo la morte, con un "Master" forse più terreno; leggendola così il "volto" finale può essere quello visto attraverso la fede o quello dell'amato, un volto conosciuto concretamente ma impossibile da ottenere durante la vita. |
J462 (1862) / F697 (1863)
Why make it doubt - it hurts it so - So sick - to guess - So strong - to know - So brave - upon it's little Bed To tell the very last They said Unto Itself - and smile - And shake - For that dear - distant - dangerous - sake - But - the Instead - the Pinching fear That Something - it did do - or dare - Offend the Vision - and it flee - And They no more remember me - Nor ever turn to tell me why - Oh, Master, This is Misery - |
Perché far nascere il dubbio - fa così male - Così inquietante - da dipanare - Così resistente - da capire - Così coraggioso - sul proprio Lettino Rivelare fino all'estremo ciò che si disse A Se stessi - e sorridere - E tremare - Per quel caro - distante - pericoloso - scopo - Ma - il Contrario - l'Opprimente paura Che Qualcosa - si possa fare - o osare - Che offenda la Visione - ed essa fugga - E gli Altri non si rammentino più di me - Né mai si volgano a spiegarmi perché - Oh, Maestro, Questa è la Sofferenza - |
Molti dubbi di traduzione. Per "sick" (v. 2) ho provato diverse versioni che eliminavano il "so" iniziale, ma poi ho deciso di rispettare la sintassi originale e ho usato "inquietante" che non mi sembra troppo distante dal significato della parola (che dà nausea, disgusto, che fa ammalare); "sake" (v. 7) che significa "amore" ma anche "scopo", termine che ho trovato più aderente a quello che credo sia il senso della poesia; "instead" (v. 8), avverbio trattato come sostantivo, l'ho tradotto rispettando il significato letterale: "in-vece", ovvero "al posto di", ma anche qualcosa che si contrappone, un "contrario". |
J463 (1862) / F698 (1863)
I live with Him - I see His face - I go no more away For Visitor - or Sundown - Death's single privacy The Only One - forestalling Mine - I live with Him - I hear His Voice - Taught Me - by Time - the lower Way - |
Vivo con Lui - vedo il Suo volto - Non mi allontano più Per Visitatore - o Tramonto - L'intimo isolamento della Morte Il Solo - che viene prima del Mio - Vivo con Lui - sento la Sua Voce - M'insegnò - il Tempo - la Strada più umile - |
Nella poesia è molto presente la terza persona singolare maschile. La cosa può far pensare a un amato, concreto o ideale: "vivo con lui, vedo il suo volto, sento la sua voce". Ma ED usa, come sempre, lo stesso pronome per la morte (v. 6) e, perciò, potremmo interpretare tutti i pronomi come riferiti alla morte; in questo caso leggeremmo "vivo con lei", ecc. |
J464 (1862) / F699 (1863)
The power to be true to You, Until upon my face The Judgment push His Picture - Presumptuous of Your Place - Of This - Could Man deprive Me - |
La forza di esserti fedele, Fino a quando sul mio volto Il Giudizio imprimerà la Sua Immagine - Pretendendo il Tuo Posto - Di Ciò - Qualcuno potesse privarmi - |
L'assoluta fedeltà all'amato. Solo la morte riuscirà a scalfire questo sentimento, quando imprimerà la sua immagine sul mio volto e avrà la presunzione di sostituirti. Se qualcuno fosse capace di evitarmi questo destino sarebbe per me superiore a quel dio i cui inviti appaiono così insignificanti di fronte a quelli che provengono da te. |
J465 (1862) / F591 (1863)
I heard a Fly buzz - when I died - The Stillness in the Room Was like the Stillness in the Air - Between the Heaves of Storm - The Eyes around - had wrung them dry - I willed my Keepsakes - Signed away With Blue - uncertain - stumbling Buzz - |
Sentii una Mosca ronzare - mentre morivo - Il Silenzio nella Stanza Era come il Silenzio nell'Aria - Tra Folate di Tempesta - Gli Occhi intorno - si erano disseccati - Feci testamento dei miei Ricordi - Elencai Con un Azzurro - incerto - zoppicante Ronzio - |
Ancora una volta ED cerca di sfuggire all'angoscia della morte vivendola. Nel primo verso dovevo decidere i tempi: passato remoto o imperfetto?. Ho scelto di tradurre il primo verbo col passato e il secondo con l'imperfetto perché l'ho considerato come un titolo e non come l'inizio della scena (perché questa poesia sembra proprio una scena teatrale o cinematografica). La mosca, l'ultimo soffio di vita colto dal morente, arriva infatti concretamente all'undicesimo verso: "e fu in quel momento / che si interpose la mosca". |
J466 (1862) / F597 (1863)
'Tis little I - could care for Pearls - Who own the ample sea - Or Brooches - when the Emperor - With Rubies - pelteth me - Or Gold - who am the Prince of Mines - |
Poco a me - può importare delle Perle - Io che possiedo l'ampio mare - O di Spille - visto che l'Imperatore - Con Rubini - mi tempesta - O dell'Oro - io che sono il Principe delle Miniere - |
Errante (nell'edizione del 1956 ma non in quella del 1959) riporta un commento di Chase: "Il lettore che ha compreso le qualità caratteristiche dello spirito del poeta, vedrà che il soggetto di questa lirica è la morte. Perché in realtà il poemetto dice: 'Che bisogno di ricchezze o di rango terreni ho io, che sto morendo e che nella morte sarò incoronata regina?'. Il vasto mare è l'immortalità; i rubini sono i proiettili che ci infliggono le ferite di cui moriamo. È il tema implicito nella maggior parte della poesia di Emily Dickinson" (Richard Chase, Emily Dickinson, W. Sloane, 1951, p. 172). |
J467 (1862) / F599 (1863)
We do not play on Graves - Because there is'nt Room - Besides - it is'nt even - it slants And People come - And put a Flower on it - And so we move as far |
Noi non giochiamo sulle Tombe - Perché non c'è Spazio - Inoltre - non sono piatte - pendono E la Gente arriva - E vi poggia un Fiore - E così ce ne andiamo |
Stavolta non c'è spazio per rendere familiare la tomba. Non è un posto per giocare (ovvero per vivere), è scomoda, piccola, in più è anche in pendenza. E poi c'è gente che arriva continuamente e, dopo aver deposto un fiore, ha un aspetto così deprimente da far pensare che il loro dolore possa schiacciare il nostro piacevole vivere quotidiano. Insomma, non è posto per noi vivi, ci sentiamo nemici della morte. Ma sappiamo che, un giorno o l'altro, là dovremo andare. Perciò, di tanto in tanto, quasi senza parere, ci voltiamo indietro, per misurare la distanza che ci separa dalla morte, sperando che resti sempre lontana. |
J468 (1862) / F602 (1863)
The Manner of it's Death When Certain it must die - 'Tis deemed a privilege to choose - 'Twas Major Andre's Way - When Choice of Life - is past - How small in those who live - The Miracle to teaze |
Le Modalità della propria Morte Quando si è Certi di dover morire - È ritenuto un diritto scegliere - È questo il Caso del Maggiore André - Quando la Scelta di Vivere - è esaurita - Che meschinità nei vivi - Importunare il Miracolo |
Durante la rivoluzione americana il maggiore inglese John André (v. 4), condannato a morte per spionaggio, chiese di essere fucilato, come un soldato, ma Washington gli negò questo privilegio e lo fece impiccare, come spia. |
J469 (1862) / F603 (1863)
The Red - Blaze - is the Morning - The Violet - is Noon - The Yellow - Day - is falling - And after that - is None - But Miles of Sparks - at Evening - |
La Rossa - Fiamma - è il Mattino - La Viola - è il Mezzogiorno - La Gialla - il Giorno - che cala - E dopo ciò - è il Nulla - Ma Miglia di Scintille - a Sera - |
Ho scelto la versificazione dell'edizione Franklin; in Johnson le due strofe sono di quattro versi e l'ultimo è diviso in due: "The Territory Argent - that / Never yet - consumed -". Nel manoscritto si legge "The Territory Argent - that / never yet - consumed -". Franklin l'ha trascritto come un verso unico perché "never" è scritto chiaramente in minuscolo e in questi casi l'a capo del manoscritto è interpretato come seguito del verso che precede; Johnson ha preferito mantenere una struttura più regolare (anche se lo schema "abab" della prima strofa nella seconda non funziona per il primo e terzo verso, che terminano con "Evening" e "that") e ha perciò trascritto "never" in maiuscolo. |
La prima strofa è una chiara metafora della vita: il mattino, il mezzogiorno, la sera, e poi il nulla. Ma nella seconda, quasi a voler mitigare quel "nulla" così secco, definitivo e senza speranza, ED s'inventa una bellissima immagine: la fiamma non scompare, gli argentei territori della vita non sono mai consumati del tutto, ecco là, nel cielo, le scintille, ultimo bagliore dell'incendio che ha percorso la vita. Una metafora dell'immortalità, dopo quel "nulla"? O con le scintille che brillano nella notte ED vuole ancora una volta rappresentare la fama postuma attraverso la poesia, incancellabile ricordo di una vita che ha esaurito la sua fiamma, ma che tuttavia non sarà mai del tutto consumata, perché vivrà negli occhi e nella mente di chi saprà cogliere quelle scintille? Chissà. |
J470 (1862) / F605 (1863)
I am alive - I guess - The Branches on my Hand Are full of Morning Glory - And at my finger's end - The Carmine - tingles warm - I am alive - because And lean - and view it sidewise - I am alive - because And marked my Girlhood's name - How good - to be alive! |
Sono viva - suppongo - I Rami sulla mia Mano Sono pieni di Convolvolo - E sulla punta delle dita - Il Carminio - dà un fremito caldo - Sono viva - perché Chinarsi - e scrutare di traverso - Sono viva - perché E contrassegnata dal mio nome da Ragazza - Com'è bello - essere viva! |
Bellissimo inno all'amore, che è come una nuova, diversa, nascita, dopo quella naturale. Ci si accorge di essere vivi dalla bellezza del contatto con la natura, dal respiro che appanna lo specchio, dalla consapevolezza di non essere ancora sdraiati su un letto e oggetto di educati e scontati commenti sulla dipartita, dal non avere ancora una tomba col proprio nome inciso nella pietra. Ma la gioia vera, infinita, è quella di sentire in se stessi l'altra nascita, quella provocata dall'intima unione con la persona amata. |
J471 (1862) / F609 (1863)
A Night - there lay the Days between - The Day that was Before - And Day that was Behind - were One - And now - 'twas Night - was here - Slow - Night - that must be watched away - |
Una Notte - si stendeva fra i Giorni - Il Giorno che era Davanti - E il Giorno che era Dietro - erano Uno - E ora - era la Notte - ad essere qui - Lenta - Notte - da consumare - |
I giorni (la vita) sono offuscati da una continua, interminabile notte (l'angoscia, la sofferenza, il dolore). Il sorgere e il tramontare del sole hanno perduto al loro identità, sono ormai un tutt'uno perché qui è sempre e solo notte. La notte è lenta, va consumata con attenzione, scrutando gli attimi che passano, innumerevoli come i granelli di sabbia su una spiaggia e difficili da distinguere uno ad uno, almeno finché la notte non sia passata. |
J472 (1862) / F702 (1863)
Except the Heaven had come so near - So seemed to choose My Door - The Distance would not haunt me so - I had not hoped - before - But just to hear the Grace depart - |
Se solo il Cielo non fosse venuto così vicino - Tanto da sembrare di aver scelto la Mia Porta - La Distanza non mi perseguiterebbe così - Non avevo sperato - prima - Ma sentire allontanarsi la Grazia - |
Vedere, sentire all'uscio della propria vita qualcosa che non si era mai sperato di avere, ne rende la mancanza più dolorosa. ED parla di "grace", una parola che fa pensare a una fede sempre cercata e mai trovata, ma il confine di questa parola con altre più profane (l'amore, la felicità) è molto labile. Molto bello il quinto verso: c'è una struggente nostalgia in quell'immagine della "grazia" che si allontana, una partenza che si percepisce senza ritorno, come fanno capire quei due "lost" finali. |
J473 (1862) / F705 (1863)
I am ashamed - I hide - What right have I - to be a Bride - So late a Dowerless Girl - Nowhere to hide my dazzled Face - No one to teach me that new Grace - Nor introduce - my soul - Me to adorn - How - tell - Fingers - to frame my Round Hair Fashion My Spirit quaint - white - |
Mi vergogno - mi nascondo - Che diritto ho io - di essere Sposa - Fino a ieri Fanciulla senza Dote - Nessun luogo per nascondere il mio Volto abbagliato - Nessuno che mi insegni questa nuova Grazia - O istruisca - la mia anima - Come - Adornarmi - vediamo - Dita - per aggiustarmi i Capelli in Trecce Modellare il Mio Spirito bizzarro - bianco - |
Ci sono momenti della vita i cui arriva qualcosa di inatteso, qualcosa che ci trova impreparati, che non sappiamo come affrontare. Urgono istruzioni per l'uso. ED ce le dà con il solito fuoco d'artificio di immagini, metafore concrete e metafisiche, con quel guizzo di orgoglio finale che sembra dire: "sembro così sprovveduta, ma è solo apparenza." |
J474 (1862) / F708 (1863)
They put Us far apart - As separate as Sea And Her unsown Peninsula - We signified "These see" - They took away our Eyes - With Dungeons - They devised - They summoned Us to die - Permission to recant - Not Either - noticed Death - |
Ci tennero disgiunti - Separati come il Mare E la Sua incolta Penisola - Rivelammo "Questi vedono" - Ci strapparono gli Occhi - Con Prigioni Sotterranee - provarono - Ci chiamarono a morire - Salvacondotto per rinnegare - Nessuno dei Due - badò alla Morte - |
Una bellissima, solenne ode all'amore. Costruita con un crescendo (la separazione, gli occhi strappati, i fucili, la prigione, la condanna a morte e in ultimo la promessa della vita in cambio della rinuncia) senza strepito, con la solennità e l'andamento maestoso di un corale, con tesi via via più cruente e antitesi che reiterano il verbo "see" oltre ogni ostacolo. Solo nella penultima strofa non c'è questo verbo, ma è quella dove i due rinunciano insieme alla vita, voltando le spalle al sole pur di non rinnegare il loro giuramento. Molto intensi gli ultimi due versi, con il tramontare di due vite che sostituiscono al sole l'uno il volto dell'altro, come ultima immagine ancora una volta scandita dal "saw" finale. |
J475 (1862) / F710 (1863)
Doom is the House without the Door - 'Tis entered from the Sun - And then the Ladder's thrown away, Because Escape - is done - 'Tis varied by the Dream |
La Condanna è la Casa senza Porta - Ci si entra dal Sole - E poi la Scala è gettata via, Perché la Fuga - è preclusa - È variata dal Sogno |
Nell'edizione Johnson la parte finale del verso 7 è "and Berries die" ("le Bacche muoiono"). Ho scelto la lezione dell'edizione Franklin sia perché il senso della frase mi sembra più adeguato, sia perché nel manoscritto (1) appare più plausibile la lezione "dye", soprattutto se confrontata con un "die" certo e dello stesso periodo, quello del primo verso della quarta strofa della poesia J474-F708 (2). Nell'immagine (1) si vede chiaramente che la lettera è posta sensibilmente più in basso rispetto alle altre; inoltre non appare il puntino, sempre presente nelle "i" della Dickinson. |
La condanna, intesa come condanna finale-morte, è immaginata come una casa senza porta. Ci si entra dal sole (ancora una volta simbolo della vita) e si butta la scala, ogni via di fuga è preclusa. A indorare la pillola solo il sogno (o il sogno di sognare), ovvero di avere ancora un qualche contatto con quello che rimane al di là, la natura, la vita che continua e si rinnova. |
J476 (1862) / F711 (1863)
I meant to have but modest needs - Such as Content - and Heaven - Within my income - these could lie And Life and I - keep even - But since the last - included both - And so - upon this wise - I prayed - A Smile suffused Jehovah's face - I left the Place - with all my might - But I, grown shrewder - scan the Skies |
Ritenevo di avere bisogni più che modesti - Come un po' di Serenità - e il Cielo - All'interno della mia rendita - potevano rientrare E la Vita ed io - mantenerci in equilibrio - Ma dato che l'ultimo - li includeva entrambi - E così - basandomi su tale saggezza - pregai - Un Sorriso si diffuse sul volto di Geova . Abbandonai quel Luogo - con tutte le mie forze - Ma io, fattami scaltra - scruto i Cieli |
Un'altra delle poesie "eretiche" di ED. Già l'inizio è indicativo. Si parla di richieste al cielo con la mentalità sparagnina di una buona massaia del New England: "perché chiedere due cose quando ne basta una, che le contiene entrambe?", e usando un verbo molto "mercantile": "to stipulate". La risposta divina è quanto di meno solenne ci si possa aspettare, Dio che sorride, quasi divertito dal fatto che qualcuno creda a queste cose, i cherubini che si tirano subito indietro, i santi che danno un'occhiata e fanno un sorrisetto ironico. E poi, la preghiera gettata via con sdegno che viene raccolta da placidi secoli, non toccati da tali umane miserie. E persino il Giudizio fa l'occhiolino (si presume ai suddetti secoli) come dicesse: "ma ti pare che possa esistere ancora gente che crede a queste favole?". L'ultima strofa è la naturale conclusione, quasi la "morale" della favola, con quel "scruto i cieli con aria sospettosa" che rende palese l'abbandono della fede cieca e senza domande richiesta al credente. |
J477 (1862) / F714 (1863)
No Man can compass a Despair - As round a Goalless Road No faster than a Mile at once The Traveller proceed - Unconscious of the Width - At estimating Pain - |
Nessuno può misurare una Disperazione - Come su una Strada Senza Fine Non più che un Passo alla volta Il Viaggiatore procede - Inconsapevole della Distanza - Nello stimare una Pena - |
Nei grandi dolori c'è una sorta di angelo custode che ci protegge: il non essere consapevoli, all'inizio, di quanto sarà lunga la strada per uscirne. Chi li prova va avanti "no faster than a mile at once", ed è questo fare un passo dopo l'altro, senza sapere quanto lunga sarà la via ("unconscious of the width"), che rende percorribile la distanza interminabile che ci aspetta. Come sempre, una profonda e bellissima immagine che svela e scava in un sentimento. |
J478 (1862) / F763 (1863)
I had no time to Hate - Because The Grave would hinder me - And Life was not so Ample I Could finish - Enmity - Nor had I time to Love - |
Non avevo tempo per Odiare - Perché La Tomba me l'avrebbe impedito - E la Vita non era così Ampia che io Potessi concluderla - con l'Inimicizia - Né avevo tempo per Amare - |
La vita è breve. Perché sprecarla con l'odio, l'inimicizia? Forse non c'è nemmeno tanto tempo per l'amore, ma, visto che qualcosa bisogna pur fare, scegliamo l'occupazione più gradevole, quella che ci costa meno fatica e ci dà un po' più di soddisfazione dell'altra. |
J479 (1862) / F458 (1862)
She dealt her pretty words like Blades - How glittering they shone - And every One unbared a Nerve Or wantoned with a Bone - She never deemed - she hurt - To Ache is human - not polite - |
Lanciava le sue parolette come Lame - Con che luccichio brillavano - E ciascuna scopriva un Nervo O si divertiva con un Osso - Non avrebbe mai creduto - di ferire - Soffrire è umano - non elegante - |
La descrizione di una donna dalla lingua pungente, che sembra provare gusto a lanciare le "parolette" del primo verso senza rendersi conto delle profonde ferite che può infliggere, come se la sofferenza fosse qualcosa di volgare (vedi il v. 9) che si preferisce comunque non vedere. Negli ultimi tre versi questo rifiuto si estende alla sofferenza ultima, la morte, di fronte alla quale è meglio chiudere gli occhi. |
J480 (1862) / F459 (1862)
"Why do I love" You, Sir? Because - The Wind does not require the Grass To answer - Wherefore when He pass She cannot keep Her place. Because He knows - and The Lightning - never asked an Eye The Sunrise - Sir - compelleth Me - |
"Perché amo" Voi, Signore? Perché - Il Vento non chiede all'Erba Di rispondere - Per quale ragione quando Egli passa Lei non può star ferma al Suo posto. Perché Lui sa - e Il Lampo - non chiese mai all'Occhio L'Aurora - Signore - si impone a Me - |
Il senso è molto chiaro: non chiediamoci sempre la ragione di tutto. Ci sono cose, i sentimenti più profondi, l'amore, che non sono esprimibili a parole. Dobbiamo essere consapevoli di questo, e godere di questa "sapienza" intima, più profonda di quella "detta" e naturale come l'erba che si piega al vento o l'occhio che si chiude al fulmine.
È comunque una variazione molto "dickinsoniana". Se nella Browning la passione erompe, si mostra, viene espressa con le parole, la Dickinson asciuga la traducibilità del sentimento, fino a negare la stessa possibilità della domanda iniziale, dove già c'è un drastico mutamento nell'avverbio, da "how" a "why". Una domanda che nella Browning è immediata e diretta "How do I love thee?", mentre nella Dickinson il pronome è spostato, è al di fuori della frase fra virgolette, quasi una sospensione in attesa del verso finale: "I love Thee", dove quel rispettoso "You, Sir" diventa "Thee" e la domanda viene sciolta nell'unico modo possibile: "The Sunrise - Sir - compelleth Me - / Because He's Sunrise - and I see -".
(Da Poesia dell'America puritana, a cura di Tommaso Pisanti, Edizioni Studio Tesi, Pordenone, 1996.) |
J481 (1862) / F460 (1862)
The Himmaleh was known to stoop Unto the Daisy low - Transported with Compassion That such a Doll should grow Where Tent by Tent - Her Universe Hung out it's Flags of Snow - |
L'Himalaya fu visto chinarsi Giù verso la Margherita - Preso dalla Compassione Che una tale Bambolina crescesse Dove Tenda su Tenda - il Suo Universo Dispiegava Bandiere di Neve - |
Piccolo gioiello dai molteplici possibili significati. La margherita in genere per la Dickinson è il simbolo della vita non troppo appariscente, che se ne sta lì sul prato senza mostrare chissà quale bellezza, ma che è capace di nascere e vivere dappertutto, anche fra le "bandiere di neve" dispiegate dall'Himalaya. |
J482 (1862) / F461 (1862)
We Cover Thee - Sweet Face - Not that We tire of Thee - But that Thyself fatigue of Us - Remember - as Thou go - We follow Thee until Thou notice Us - no more - And then - reluctant - turn away To Con Thee o'er and o'er - And blame the scanty love |
Noi Ti Copriamo - Dolce Viso - Non perché siamo stanchi di Te - Ma perché sei Tu stanco di Noi - Ricorda - mentre Tu vai - Noi Ti seguiamo finché - Non ti accorgi più - di Noi - E poi - riluttanti - ci congediamo Per Rammentarti giorno dopo giorno - E incolpiamo lo scarso amore |
Un tributo a chi muore. Chiudiamo i suoi occhi, mettiamo un velo sul suo viso, non perché siamo stanchi di lui, ma perché è lui che non è più ormai di questa terra. Lo seguiamo fin quando sarà calato nella tomba, e non potrà più vederci. Poi ce ne andiamo tenendolo giorno dopo giorno nel cuore. E l'amore che abbiamo dato a chi se n'è andato ci sembra sempre troppo poco, vorremmo moltiplicarlo, ora, ma chissà se ci sarà qualcuno ad accoglierlo.
Insomma, ED non riesce mai a essere banale, anche quando dice quello che diciamo tutti quando qualcuno se ne va. |
J483 (1862) / F467 (1862)
A Solemn thing within the Soul To feel itself get ripe - And golden hang - while farther up - The Maker's Ladders stop - And in the Orchard far below - You hear a Being - drop - A wonderful - to feel the Sun But solemnest - to know |
Una cosa Solenne dentro l'Anima Sentirsi maturare - E pendere dorata - mentre lassù in alto - Le Scale del Creatore si arrestano - E nel Frutteto laggiù - Senti un Essere - che cade - Meraviglioso - sentire il Sole Ma più solenne - sapere |
Lo stupore e la meraviglia di sentirsi vivi, giorno dopo giorno. Vivere la propria "maturazione (qui ED usa, come fa quasi sempre, metafore naturali: "pendere dorata" come un frutto maturo - chi è ancora vivo, ma comunque "appeso" a un destino che non conosce; i frutti che cadono - chi muore - nel frutteto; il sole - la vita; il picciolo - il corpo esteriore e il nocciolo - l'anima; il raccolto - la morte) come un qualcosa di solenne, di naturale eppure così diverso dalla natura inconsapevole che ci circonda. Guardare in alto e vedere sfumare la grandezza divina, mentre in basso sono tanti i rumori di coloro che cadono. La bellezza di sentire il sole (la vita) che ancora imporpora la guancia, la sensazione di sentirlo entrare in noi, per svelare ciò che abbiamo dentro. E più solenne ancora l'ineluttabile scorrere del tempo: ogni giorno si avvicina la nostra possibilità di essere raccolti - di morire, ma ogni giorno è anche unico per chi sa viverlo. |
J484 (1862) / F469 (1862)
My Garden - like the Beach - Denotes there be - a Sea - That's Summer - Such as These - the Pearls She fetches - such as Me |
Il mio Giardino - come la Spiaggia - Denota esserci - un Mare - Che è l'Estate - Simili a Questi - le Perle Che Essa porta - simili a Me |
Il giardino diventa un mare in cui l'estate porta quel risveglio della natura che ED saprà trasformare in "questi" (v. 5), ovvero nei versi che diventano le perle del mare della natura: "The simple news that nature told" (J441-F519). |
J485 (1862) / F471 (1862)
To make One's Toilette - after Death Has made the Toilette cool Of only Taste we cared to please Is difficult, and still - That's easier - than Braid the Hair - |
Fare la Propria Toilette - dopo che la Morte Ha fatto la fredda Toilette Del solo Gusto a cui noi tenessimo di piacere È difficile, e tuttavia - È più facile - che Intrecciare i Capelli - |
È difficile continuare a vivere quando i "Decaloghi" (le leggi divine - morire è anche una legge naturale, ma qui ED sembra puntare decisamente il dito accusatore su Dio) hanno portato via chi amiamo. Ma ancora più difficile è continuare a curare quelle cose che hanno ancora impressa la forma della sua mano. |
J486 (1862) / F473 (1862)
I was the slightest in the House - I took the smallest Room - At night, my little Lamp, and Book - And one Geranium - So stationed I could catch the Mint I never spoke - unless addressed - And if it had not been so far - |
Ero la più minuta della Casa - Occupavo la Stanza più piccola - Di notte, il mio piccolo Lume, un Quaderno - E un Geranio - Così appostata potevo catturare il Tesoro Non parlavo mai - se non interrogata - E se non fosse stato così lontano - |
Bellissima la scena: è notte, in una stanzetta una figura minuta illuminata da un piccolo lume, armata di un quaderno e di un geranio sul davanzale, è appostata, pronta a catturare e a infilare nel suo cestino l'incessante pioggia poetica che le cade addosso. La piccola poetessa che si fa Danae per ricevere la pioggia d'oro. E questo è tutto. Per il resto, solo silenzio o qualche raro, ritroso intervento, ma sempre a bassa voce. E la consapevolezza che la morte cancellerà tutto. Tutto meno quel prezioso e sfolgorante cestino, a cui altri attingeranno a piene mani. |
J487 (1862) / F474 (1862)
You love the Lord - you cannot see - You write Him - every day - A little note - when you awake - And further in the Day, An Ample Letter - How you miss - |
Tu ami il Signore - che non puoi vedere - Gli scrivi - ogni giorno - Un breve biglietto - quando ti svegli - E più avanti nel Giorno, Un'Ampia Lettera - Quanto ti manca - |
Ci affanniamo a cercare Dio, a dimostrargli ogni giorno, un po' ipocritamente (almeno io leggo questo in quelle petulanti preghiere di tutti i giorni, come a volerlo convincere che la cosa che ci avvicinerà a lui, la morte, per noi non è un problema), quanto siamo ansiosi di raggiungerlo e godere della sua presenza. Ma non c'è bisogno di preoccuparsi tanto, la morte è più vicina di quanto pensiate, la sua casa, e la mia, e la vostra, è il cielo, ma è un cielo appena a un passo da qui. |
J488 (1862) / F475 (1862)
Myself was formed - a Carpenter - An unpretending time My Plane, and I, together wrought Before a Builder came - To measure our attainments - My Tools took Human - Faces - |
Io fui plasmata - Falegname - Senza pretese per un periodo La mia Pialla, ed io, insieme lavorammo Prima che un Costruttore arrivasse - A misurare i nostri risultati - I miei Arnesi presero Fattezze - Umane - |
Il lavoro della poesia si svolge modestamente, senza pretese. Se poi arriva qualcuno che offre di trasformarlo in commercio, il poeta, e i suoi arnesi, si ribellano: "noi costruiamo templi". C'è la visione artigianale, modesta, silenziosa del fare poesia, e, nello stesso tempo, l'orgoglio di costruire qualcosa che può essere paragonato solo a un tempio, qualcosa che deve soddisfare i nostri sentimenti più intimi, e non può essere certamente mercificato. |
J489 (1862) / F476 (1862)
We pray - to Heaven - Is Heaven a Place - a Sky - a Tree? But State - Endowal - Focus - |
Preghiamo - il Cielo - Chiacchieriamo - del Cielo - Ci chiediamo - quando muoiono i Vicini - A che ora in Cielo - fuggirono - Chi li vide - Perché volano via? È il Cielo un Luogo - una Volta Stellata - un Albero? Ma Rango - Investitura - Epicentro - |
La domanda (ma potrebbe essere un titolo) è quella dell'ultimo verso: "dov'è il Dio onnipresente?". Ma è una domanda alla quale solo noi vivi attribuiamo concretezza. Per i morti la geografia è annullata, per loro solo il rango di immortali, l'investitura della grazia eterna, l'epicentro del nulla. Noi ne parliamo perlopiù vanvera ("prate"), del Cielo, lo preghiamo; quando qualcuno muore ci chiediamo quando, dove, perché se n'è andato, in quel luogo che è dappertutto e da nessuna parte. Ma chiedere dov'è, cos'è il Cielo è solo uno sterile esercizio: in fin dei conti fra non molto lo sapremo. Potrebbe sembrare una poesia che rivela una concezione panteistica del divino, e probabilmente in parte lo è. Ma la dicotomia finale (come fa ad esserci un "dove" per una "onnipresenza"?) fa però anche pensare ad una risposta impossibile per una domanda senza oggetto. A questo punto la domanda non è più "dov'è Dio?" ma "esiste Dio?". |
J490 (1862) / F1058 (1865)
To One denied the drink To tell what Water is Would be acuter, would it not Than letting Him surmise? To lead Him to the Well |
A Chi è negato il bere Dire cos'è l'Acqua Non sarebbe più acuto, forse Che lasciarlo fantasticare? Condurlo al Pozzo |
Quando un desiderio, un bisogno, non può concretizzarsi è meglio lasciarlo nel mondo della fantasia. Svelarne la concreta essenza, sentirne di lontano il "gocciolio" sarebbe solo l'acutizzarsi di una privazione, il rammentarsi della propria condanna. |
J491 (1862) / F287 (1862)
While it is alive Until Death touches it While it and I lap one Air Dwell in one Blood Under one Sacrament Show me Division can split or pare - Love is like Life - merely longer |
Finché è vivo Fino al momento in cui la Morte lo tocca Finché lui ed io siamo avvolti in un'unica Aria Abitiamo in un unico Sangue Sotto un unico Sacramento Mostratemi il Contrasto capace di separare o scalfire - L'Amore è come la Vita - solamente più lungo |
Oltre alla copia riportata sopra (trascritta nei fascicoli nel 1865) ce n'è un'altra, una brutta copia, scritta nel 1862. Il testo di quest'ultima versione, a parte modifiche nella punteggiatura e nella versificazione, contiene quattro termini diversi, ciascuno dei quali con un'alternativa poi accolta nella versione dei fascicoli: al verso 5 "Firmament" ("Firmamento") diventato "Sacrament"; al verso 6 "could" ("che possa") diventato "can"; ai versi 7, 8 e 9 "Faith" ("Fede") diventato "Love" e al verso 7 "Only, the" "Solo, [più lunga]") diventato "merely". |
Un'ode all'amore, probabilmente inteso nella sua accezione meno "concreta", vista l'intercambiabilità con la fede della versione precedente. Inizia con un pronome che non dà nessun indizio dell'oggetto della poesia. Il mistero viene svelato nella seconda strofa, con quei tre versi che iniziano con "Love", quasi a voler chiarire senza alcun dubbio cos'è quell'impersonale "it" iniziale. Molto belli gli ultimi due versi: la resurrezione che raccoglie la polvere dei corpi, la ricompone e intona un inno alla vita. Degna compagna dell'amore, capace anch'esso di rendere "viva" una vita. |
J492 (1862) / F276 (1862)
Civilization - spurns - the Leopard! Was the Leopard - bold? Deserts - never rebuked her Satin - Ethiop - her Gold - Tawny - her Customs - She was Conscious - Spotted - her Dun Gown - This was the Leopard's nature - Signor - Need - a keeper - frown? Pity - the Pard - that left her Asia - |
La civiltà - disprezza - il Leopardo! È stato il Leopardo - sfrontato? I deserti - non frenarono mai il suo Raso - Etiope - il suo Oro - Fulvi - i suoi Costumi - Ne era Consapevole - Maculata - la sua Bruna Veste - Questa era la natura del Leopardo - Signori - Occorre - un guardiano - arcigno? Compatite - il Leopardo - che lasciò la sua Asia! |
Elogio del diverso, di colui che sta fuori dal mucchio, simboleggiato dal leopardo: fiero, prezioso, e con la consapevolezza di esserlo. Il mondo però non ama coloro che ambiscono a troppa libertà, che non amano essere imprigionati in metaforiche gabbie sorvegliate da arcigni guardiani. E allora non guardate con disprezzo il povero leopardo: è stato costretto a lasciare la sua terra, ad abbandonare le fiere regioni del dubbio e della ragione; compatitelo e sappiate che niente potrà lenire o sostituire qual ricordo di palma che si porta dentro. Al terzo verso "Etiope" va inteso come "esotico". |
J493 (1862) / F280 (1862)
The World - stands - solemner - to me - Since I was wed - to Him - A modesty - befits the soul That bears another's - name - A doubt - if it be fair - indeed - To wear that perfect - pearl - The Man - upon the Woman - binds - To clasp her soul - for all - A prayer, that it more angel - prove - A Whiter Gift - within - To that munificence, that chose - So unadorned - a Queen - A Gratitude - that such be true - It had esteemed the Dream - Too beautiful - for Shape to prove - Or posture - to redeem! |
Il Mondo - si erge - più solenne - per me - Da quando andai sposa - a Lui - La modestia - si addice all'anima Che porta di un altro - il nome - Un dubbio - se sia giusto - davvero - Indossare quella perfetta - perla - Che l'Uomo - alla Donna - allaccia - Per catturarne l'anima - per sempre - Una preghiera, che più angelica - si dimostri - Un Più Bianco Dono - interiore - A quella munificenza, che scelse - Così disadorna - una Regina - Un Grazie - che sia proprio vero - Lei aveva creduto il Sogno - Troppo bello - per dimostrarsi Concreto - O per redimere - uno status! |
Un inno all'unione fra due persone. Un'unione molto autobiografica, molto spirituale. È l'anima "che porta di un altro il nome". Sempre l'anima che deve offrire un "più bianco" dono "interiore". In una visione figurata, comunque, l'anima può anche essere considerata una metafora del corpo, e la poesia un ringraziamento per un sogno che si è avverato. ED non rinuncia comunque al dubbio (nel quinto verso), usando poi due verbi "bind" e "clasp" che inducono a una visione dell'unione non scevra da possibili soffocanti legami. |
J494 (1862) / F277 (1862)
Going to Him! Happy letter! Tell Him - Tell Him the page I did'nt write - Tell Him - I only said the Syntax - And left the Verb and the pronoun - out - Tell Him just how the fingers hurried - Then - how they waded - slow - slow - And then you wished you had eyes in your pages - So you could see what moved them so - Tell Him - it was'nt a Practised Writer - Tell Him - Night finished - before we finished - |
Va' da Lui! Lettera felice! Digli - Digli della pagina che non ho scritto - Digli - che ho detto solo la Sintassi - E tralasciato il Verbo e il pronome - Digli come le dita si affrettavano - Poi - come procedevano a fatica - lente - lente - E allora avresti voluto avere occhi nelle tue pagine - Così da poter vedere che cosa le turbasse tanto - Digli - che non era una Scrittrice Esperta - Digli - che la Notte finì - prima che noi finissimo - |
Esiste un'altra versione di questa poesia, citata da Jonhson come "Versione II", con il pronome maschile "him" trasformato nel femminile "her", oltre a variazioni minime nel testo. Nell'edizione Franklin le due versioni sono cronologicamente invertite: la prima, "Going to Her!", è attribuita all'inizio del 1862; la seconda, "Going to Him!", alla tarda estate dello stesso anno. Franklin riporta anche una terza versione, perduta ma presumibilmente dello stesso anno delle precedenti, descritta nell'edizione del 1894 delle Lettere, in cui la curatrice, Mabel Loomis Todd, afferma che era inclusa in una lettera alle cugine di ED, Louise e Frances Norcross, e ne cita solo il primo verso: "Going to them, happy letter!". |
Un'antropomorfizzazione della lettera, che diventa messaggera (i ripetuti "Tell Him") ma anche complice di chi la scrive, fino gettare sguardi nelle sue stesse pagine (v. 8), a provare pietà per quella scrittrice inesperta (vv. 10 e 14), a mantenere un segreto con fare civettuolo (ultimo verso). |
J495 (1862) / F362 (1862)
It's thoughts - and just One Heart - And Old Sunshine - about - Make frugal - Ones - Content - And two or three - for Company - Upon a Holiday - Crowded - as Sacrament - Books - when the Unit - Flowers - to keep the Eyes - from going awkward - A Landscape - not so great It's thoughts - and just two Heart - |
I propri pensieri - e giusto Un Cuore - E la Vecchia Luce del Sole - intorno - Rendono - i Frugali - Contenti - E due o tre - per Compagnia - Quando è Festa - Pigiati - come a un Sacramento - Libri - quando l'Unità - Fiori - per proteggere gli Occhi - dal diventare incapaci - Un Paesaggio - non così grande I propri pensieri - e giusto due Cuori - |
Qui ED mette in pratica quello che aveva detto nella J494-F277. Dice solo la sintassi, e omette il verbo e il pronome. Molti versi enigmatici e irrisolti. In particolare i primi due della seconda strofa e gli ultimi quattro. Mi arrischio comunque a darne un'interpretazione: proviamo a leggerla come un'altra delle poesie che parlano della "Poesia". |
J496 (1862) / F364 (1862)
As far from pity, as complaint - As cool to speech - as stone - As numb to Revelation As if my Trade were Bone - As far from Time - as History - To eyelids in the Sepulchre - |
Lontana dalla pietà, come il risentimento - Fredda alla parola - come la pietra - Insensibile alla Rivelazione Come se Trattassi d'Ossa - Lontana dal Tempo - come la Storia - Alle palpebre nel Sepolcro - |
Fu pubblicata per la prima volta, nel 1896, con il titolo "Asleep" - "Addormentata". In effetti è una descrizione, immaginifica alla maniera di ED, di qualcuno che sta dormendo. Lontano da tutto, insensibile ai sentimenti così come ai fenomeni naturali. Ovviamente è il sonno metaforico di chi non può, o non riesce, a uscire dalla propria gabbia. Sa che là fuori ci sono i sentimenti, le parole, l'arcobaleno, il tramonto, il sole che irrompe con i suoi colori, lo splendore delle farfalle. Ma soprattutto sa che c'è quel "yourself", che, almeno per "oggi", resterà confinato al di là, nello stesso modo in cui tutto quello che ha descritto lo è per chi è addormentato. Il "complaint" al primo verso significa sia "compianto, lamento" che "querela". Ho cercato di mantenere il più possibile entrambi i significati usando "risentimento", che è un lamentarsi accusando qualcuno o qualcosa. |
J497 (1862) / F366 (1862)
He strained my faith - Did he find it supple? Shook my strong trust - Did it then - yield? Hurled my belief - Wrung me - with Anguish - Stabbed - while I sued |
Egli mise a dura prova la mia fede - La trovò arrendevole? Scosse la mia solida fiducia - Essa allora - cedette? Si scagliò contro il mio credo - Mi straziò - con l'Angoscia - Pugnalata - mentre imploravo |
I due versi fra parentesi sono riportati nel manoscritto senza particolari segni che li contraddistinguano, contrariamente all'uso di ED, che tracciava di solito il segno "+" sulle parole per le quali, in fondo o ai margini della pagina, indicava delle varianti (vedi sotto l'immagine del manoscritto nei fascicoli). |
Come la J496-F364, anche questa è una immaginifica descrizione. Stavolta parliamo di fede e di tentazioni (più che di tentazioni concrete, come le intendiamo di solito, qui si tratta di dubbi, trasformati in dure prove che "Lui" si diverte ad infliggerci, senza nemmeno spiegarne la ragione). Molto bello il continuo contrasto fra la voglia di credere continuamente rinnovata e l'immagine di un dio che sembra francamente un po' sadico, che arriva a torturare, a pugnalare, a trafiggere, il piccolo "John" che vorrebbe tanto credere senza problemi, e sembra smarrito e indifeso davanti a tanta inspiegabile crudeltà. |
J498 (1862) / F368 (1862)
I envy Seas, whereon He rides - I envy Spokes of Wheels Of Chariots, that Him convey - I envy Crooked Hills That gaze upon His journey - I envy Nests of Sparrows - That just abroad His Window I envy Light - that wakes Him - Yet interdict - my Blossom - |
Invidio i Mari, sui quali Egli naviga - Invidio i Raggi delle Ruote Dei Carri, che Lo trasportano - Invidio le Ondulate Colline Che scrutano il Suo viaggio - Invidio i Nidi dei Passeri - Che appena oltre la Sua Finestra Invidio la Luce - che Lo sveglia - Eppure precludo - la mia Fioritura - |
La struggente sofferenza della rinuncia, con un andamento di nostalgica ballata basata su quel "I envy" ripetuto tre volte nella prima strofa come per imprimerlo bene nella mente di chi legge, un procedimento molto "musicale", che poi ritorna a strofe alterne. Una rinuncia però molto, molto combattuta, esplicitata solo nell'ultima strofa, mentre le cinque che la precedono sono dedicate agli oggetti di quell'invidia (mai persone, sempre cose o animali - una visione dell'amato come felicemente immerso nella natura, che lo coccola, lo osserva, fa tutte le cose che vorrebbe fare Lei). E una rinuncia eticamente molto dubbia, visto che sembra scelta solo per non essere gettata nell'inferno evocato dagli ultimi due versi, in una strofa preceduta dal verso che esprime un desiderio tanto voluto quanto impossibile: "Myself - be Noon to Him -". |
J499 (1862) / F369 (1862)
Those fair - fictitious People - The Women - plucked away From our familiar Lifetime - The Men of Ivory - Those Boys and Girls, in Canvas - We trust - in places perfecter - Remembering ourselves, we trust - Of Expectation - also - Esteeming us - as Exile - |
Quelle amabili - fittizie Persone - Le Donne - strappate via Dalla nostra consueta Esistenza - Gli Uomini d'Avorio - Quei Ragazzi e Ragazze, su Tela - Noi li crediamo - in luoghi perfetti - Memori di noi, li crediamo - In Attesa - anche - Ci considerano - come in Esilio - |
ED ci vuole parlare di coloro che non sono più tra noi. Il primo verso li presenta, come fosse un titolo: "Those fair - fictitious People -", usando un aggettivo (fair) che in inglese vuol dire molte cose, come a volerne dare una connotazione positiva ma non troppo precisa, visto che non sono veri ma "fictitious". Poi inizia a concretizzarli, a descriverli: le donne strappate via dall'esistenza di tutti i giorni, gli uomini d'avorio (sembra di vederne gli austeri ritratti), ragazzi e ragazze immortalati su tela, appesi al muro a perenne memoria (qui ED suggerisce anche una variante: "Everlasting Childhood" - "Perenne Infanzia"). Quindi passa a come li vediamo, a come cerchiamo di immaginarceli, sapendo però che non riusciremo mai a soddisfare questa curiosità, se non nel momento in cui anche noi ci incammineremo sulla strada che loro hanno già percorso, e torneremo a "Casa" passando attraverso il "gentle" miracolo della morte. Forse ED non era molto sicura di questo aggettivo, o voleva accentuarne l'indeterminatezza: ha infatti indicato due varianti: "curious" e "easy". Insomma, questo miracolo della morte può essere gentile, strano o facile (o anche semplice). Ho cercato qualcosa che potesse rendere questa indeterminatezza e ho trovato "lieve", che è anche uno dei significati di "gentle". |
J500 (1862) / F370 (1862)
Within my Garden, rides a Bird Upon a single Wheel - Whose spokes a dizzy music make As 'twere a travelling Mill - He never stops, but slackens Till every spice is tasted - And He and I, perplex us But He, the best Logician, |
Nel mio Giardino, si muove un Uccello Su una singola Ruota - I cui raggi producono una musica vertiginosa Come fosse un Mulino volante - Non si ferma mai, ma rallenta Finché ogni spezia è gustata - E Lui ed io, ci chiediamo Ma Egli, migliore nella Logica, |
È appena un colibrì, un piccolo uccello che svolazza ronzando nel giardino, sorvola qualche fiore e, senza posarsi, assaggia qua e là, apprezzando le leccornie che trova al suo passaggio. Ma per ED diventa un essere quasi soprannaturale, impalpabile. Quando scompare ci si chiede se sia vero di averlo visto. Ma l'occhio "logico" del cane, che non si fa distrarre dalla fantasia, rivela subito la prova tangibile del passaggio. |