Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J401 - 450

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J401 (1862) / F675 (1863)

What Soft - Cherubic Creatures -
These Gentlewomen are -
One would as soon assault a Plush -
Or violate a Star -

Such Dimity Convictions -
A Horror so refined
Of freckled Human Nature -
Of Deity - ashamed -

It's such a common - Glory -
A Fisherman's - Degree -
Redemption - Brittle Lady -
Be so - ashamed of Thee -

    Che Soffici - Cherubiche Creature -
Sono queste Gentildonne -
Piuttosto assaliresti un Peluche -
O violeresti una Stella -

Che Convinzioni di Cotonina -
Un Orrore così raffinato
Della lentigginosa Natura Umana -
Del Divino - si vergognano -

È una tale comune - Gloria -
Il Rango - di Pescatore -
La Redenzione - Effimera Signora -
Si vergognerà così - di Te -

Ironica descrizione di "gentildonne" schizzinose e pronte a disprezzare qualsiasi cosa, umana o divina che sia, diversa dalle loro "convinzioni di cotonina".
Massimo Bacigalupo cita una lettera al fratello Austin del 24 marzo 1852 (L82): "La signora S[keeter] è molto debole, 'non può tollerare il trattamento allopatico, non può prendere l'omeopatico, non vuole l'idropatico', oh in che pasticcio s'è cacciata! Penserei che non dovrebbe degnarsi di vivere, è così decisamente volgare!".


J402 (1862) / F526 (1863)

I pay - in Satin Cash -
You did not state - your price -
A Petal, for a Paragraph
It near as I can guess -
    Pago - in Contanti di Raso -
Non hai specificato - il prezzo -
Un Petalo, per un Paragrafo
È quanto io possa supporre -

Potrebbe essere un biglietto con un fiore inviato a qualcuno che aveva mandato a ED una lettera o uno scritto.


J403 (1862) / F532 (1863)

The Winters are so short -
I'm hardly justified
In sending all the Birds away -
And moving into Pod -

Myself - for scarcely settled -
The Phebes have begun -
And then - it's time to strike my Tent -
And open House - again -

It's mostly, interruptions -
My Summer - is despoiled -
Because there was a Winter - once -
And all the Cattle - starved -

And so there was a Deluge -
And swept the World away -
But Ararat's a Legend - now -
And no one credits Noah -

    Gli Inverni sono così brevi -
Non c'è alcuna ragione
Che io mandi via tutti gli Uccelli -
E mi trasferisca nel Guscio -

Io - a malapena mi ero sistemata -
Che le Rondini hanno ricominciato -
E quindi - è ora di rimontare la Tenda -
E riaprire - la Casa -

È più che altro, un'interruzione -
La mia Estate - è depredata -
Perché ci fu un Inverno - una volta -
E tutto il Bestiame - morì di fame -

E così ci fu un Diluvio -
E spazzò via il Mondo -
Ma Ararat è una Leggenda - ora -
E nessuno crede più a Noè -

Poesia strana e abbastanza misteriosa. Inizia con una insolita descrizione dell'inverno come una breve parentesi, che non dà nemmeno il tempo di rinchiudersi nel guscio che è già finita. Però ecco che l'estate arriva, ma è depredata dal quel breve inverno, che ha fatto morire di fame il bestiame. L'ultima strofa sembra quasi una catarsi biblica: un diluvio che spazza via il mondo intero. Ma oggi chi ci crede più a questi spazzolamenti divini?
Potremmo trovare qualche metafora: l'inverno sono i momenti dolorosi, brutti, che, se pur brevi, segnano indelebilmente la nostra vita e depredano anche le nostre "estati", ovvero i momenti felici. E ora che la ragione prevale, non abbiamo nemmeno più la consolazione di credere a un bell'intervento divino, un bel diluvio purificatore che spazzi via (dal mondo e dalla nostra vita) le cose negative.
Al sesto verso "phebes" (nell'accezione "phoebes") sono, secondo il Penguin, "uccelli acchiappa insetti" (e "acchiappamosche" è, secondo il Devoto-Oli, il "nome comune degli Uccelli Muscicapidi"); l'ho reso col più familiare "rondini", anche loro ghiotte di insetti (vedi anche la J1009-F1009 e la J1690-F1697).


J404 (1862) / F534 (1863)

How many Flowers fail in Wood -
Or perish from the Hill -
Without the privilege to know
That they are Beautiful -

How many cast a nameless Pod
Upon the nearest Breeze -
Unconscious of the Scarlet Freight -
It bear to other eyes -

    Quanti Fiori si estinguono nel Bosco -
O periscono dalla Collina -
Senza il privilegio di sapere
Che sono Bellissimi -

Quanti lanciano un Baccello senza nome
Sulla più vicina Brezza -
Inconsapevoli del Carico Scarlatto -
Che produrrà per altri occhi -

Molto bella l'immagine del fiore che non sa di essere così bello e lancia al vento il suo baccello ricolmo di semi, ignaro della gioia "scarlatta" che i suoi frutti daranno ad altri occhi, più consapevoli dei suoi.


J405 (1862) / F535 (1863)

It might be lonelier
Without the Loneliness -
I'm so accustomed to my Fate -
Perhaps the Other - Peace -

Would interrupt the Dark -
And crowd the little Room -
Too scant - by Cubits - to contain
The Sacrament - of Him -

I am not used to Hope -
It might intrude upon -
It's sweet parade - blaspheme the place -
Ordained to Suffering -

It might be easier
To fail - with Land in Sight -
Than gain - My Blue Peninsula -
To perish - of Delight -

    Si può essere più soli
Senza la Solitudine -
Sono così abituata al mio Destino -
Che forse l'Altra - Pace -

Interromperebbe il Buio -
E affollerebbe la Stanzetta -
Troppo scarsa - in Metri - per contenere -
Il Sacramento - di Lui -

Non sono avvezza alla Speranza -
Che potrebbe intromettersi -
La sua dolce sfilata - profanerebbe il luogo -
Consacrato alla Sofferenza -

Può essere più facile
Perdersi - con la Terra in Vista -
Che raggiungere - la Mia Azzurra Penisola -
Per morire - di Piacere -

Molto famosi i primi due versi; in molte traduzioni (Lanati, Quattrone, Sobrino, Rebucci, Raffo nel Meridiano, Malroux, in francese) sono resi con la prima persona. Una scelta legittima, ma ho preferito l'impersonale "Si può essere più soli" per mantenere l'ingresso dell'"io" al terzo verso, come nell'originale, e il parallelismo con il verso 13.
Molte le gemme. La pace, contrapposta alla sofferenza, vista come una folla, contrapposta alla solitudine, o, meglio, come un "lui" che riempirebbe una stanza (vita) troppo angusta per contenerlo. La speranza considerata un'intrusa, che con il suo corteo di dolcezze violerebbe il sancta sanctorum consacrato alla sofferenza. Bellissima l'ultima strofa: è più facile lasciarsi andare, anche in vista della riva, che giungere all'"azzurra penisola" (all'approdo agognato) per morire di piacere.
Leggendola a fondo si percepisce una sorta di compiacimento nell'accettare la solitudine e la rinuncia, e, nello stesso tempo, una specie di sorda rabbia verso un io che si adagia in questa scelta dolorosa, ma più facile rispetto alla lotta contro le convenzioni, per conquistarsi il diritto di morire (in senso fisico e religioso) di gioia.
C'è un brano di una lettera di Leopardi (da Roma al fratello Carlo, del 6 dicembre 1822) in cui si parla di solitudine con parole molto simili alla prima strofa di questa poesia: "Veramente per me non v'è maggior solitudine che la gran compagnia; e perché questa solitudine mi rincresce, però desidero d'essere effettivamente solitario, per essere in effettiva compagnia, cioè nella tua, ed in quella del mio cuore."


J406 (1862) / F536 (1863)

Some - Work for Immortality -
The Chiefer part, for Time -
He - Compensates - immediately -
The former - Checks - on Fame -

Slow Gold - but Everlasting -
The Bullion of Today -
Contrasted with the Currency
Of Immortality -

A Beggar - Here and There -
Is gifted to discern
Beyond the Broker's insight -
One's - Money - One's - the Mine -

    Alcuni - Lavorano per l'Immortalità -
La Maggioranza, per il Tempo -
Lui - Ripaga - nell'immediato -
L'altra - si Limita - alla Fama -

Oro Lento - ma Perenne -
Il Lingotto dell'Oggi -
Contrasta con la Moneta
Dell'Immortalità -

Un Mendicante - il Qui e il Là -
È capace di discernere
Oltre l'intuito del Sensale -
All'uno - i Soldi - all'Altro - la Miniera -

Il concetto è semplice: disdegna il facile guadagno, pensa piuttosto all'immortalità. Ma una lettura più attenta rivela una orgogliosa, e profetica, rivendicazione della propria scelta poetica. La rinuncia al pubblico del "tempo" e la scelta di scrivere per "mani che non posso vedere" (J441-F519). La scelta di un oro lento ma perenne, rispetto a una effimera ricompensa che si limita all'oggi. Il mendicante, colui che ha rinunciato ai panni che si possono comprare con la ricchezza esteriore, vede ben oltre il sensale, e può appropriarsi della "miniera", che in ED è sempre usata come metafora della ricchezza interiore, profonda, molto più difficile da intaccare rispetto a quella esteriore.


J407 (1862) / F540 (1863)

If What we Could - were what we would -
Criterion - be small -
It is the Ultimate of Talk -
The Impotence to Tell -
    Se ciò che Possiamo - fosse ciò che vogliamo -
Un esiguo criterio - sarebbe -
È il Fondamento del Parlare -
L'Impotenza di Dire -

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli; un'altra fu inviata a Susan con il testo identico, qualche variazione nella punteggiatura e il primo verso diviso in due: "If What we could / Were what we would;".

Se avessimo il dono di trovare sempre le parole giuste i nostri criteri di scelta sarebbero limitati, perché ci sarebbero soltanto determinate parole adatte a ciò che vogliamo dire; per questo "l'impotenza del dire" può tramutarsi in uno stimolo positivo a cercare sempre nuovi modi per descrivere ciò che vediamo o proviamo.
Può esserci un implicito richiamo alla poesia come continua ricerca di parole e immagini nuove, capaci di rinnovare ogni volta il nostro modo di comunicare.


J408 (1862) / F543 (1863)

Unit, like Death, for Whom?
True, like the Tomb,
Who tells no secret
Told to Him -
The Grave is strict -
Tickets admit
Just two - the Bearer -
And the Borne -
And seat - just One -
The Living - tell -
The Dying - but a syllable -
The Coy Dead - None -
No Chatter - here - no tea -
So Babbler, and Bohea - stay there -
But Gravity - and Expectation - and Fear -
A tremor just, that all's not sure.
    Un Unicum, come la Morte, per Chi?
Fedele, come la Tomba,
Che non rivela segreti
Rivelati a Lei -
La Fossa è limitata -
I biglietti d'ingresso
Solo due - il Portatore -
E il Portato -
E il posto - solo Uno -
I Vivi - parlano -
I Morenti - non più di una sillaba -
I Quieti Morti - Nessuna -
Non Chiacchiere - qui - non tè -
Allora il Ciarliero, e il Bohea - stiano di là -
Solo Gravità - e Attesa - e Paura -
Appena un fremito, perché tutto è incerto.

La parola iniziale: "Unit" va intesa come il momento, unico e irripetibile, della morte: fedele come la tomba dove ci porta; unica come unico è il destinatario di quella fossa dove si va in due (il portatore e il portato) ma si resta da soli; fedele, perché non rivela a nessuno i suoi segreti, noti soltanto a lei. E poi, lascia fuori i chiacchieroni e i noiosi tè delle cinque, perché in quel luogo non c'è spazio per nulla che non la riguardi.
Negli ultimi due versi la gravità (la solennità della morte) e l'attesa (della resurrezione) sono venati da una sottile paura, da un fremito di dubbio che scava l'incertezza di una immortalità tanto sperata quanto incerta.
Nell'edizione Franklin i versi 7 e 8 sono uniti, perché la "A" di "And" all'inizio del verso 8 (a capo nel manoscritto) è letta come minuscola: è uno dei tanti dubbi che la volubile calligrafia dickinsoniana lascia aperti.
Il "Bohea" (v. 14) è un tipo di tè cinese a buon mercato.


J409 (1862) / F545 (1863)

They dropped like Flakes -
They dropped like Stars -
Like Petals from a Rose -
When suddenly across the June
A Wind with fingers - goes -

They perished in the seamless Grass -
No eye could find the place -
But God can summon every face
On his Repealless - List.

    Caddero come Fiocchi -
Caddero come Stelle -
Come Petali da una Rosa -
Quando d'improvviso in Giugno
Un Vento con le sue dita - passa -

Perirono nell'Erba uniforme -
Nessun occhio ne troverebbe il luogo -
Ma Dio può convocare ogni volto
Sulla sua Irrevocabile - Lista.

Un chiaro riferimento ai caduti della guerra civile. Nella prima edizione del 1891 fu pubblicata con il titolo "The Battle-Field" ("Il campo di battaglia").
Molto bella l'immagine della prima strofa: i primi due versi secchi, con quel "they dropped" ripetuto, quasi a suggerire un tempo di marcia, una sorta di doppio squillo di ottoni, a cui fa seguito una dolce melodia degli archi, con le dita dei violinisti simili a quelle del vento che passa e carezza i petali delle rose, facendoli cadere, ma molto dolcemente.


J410 (1862) / F423 (1862)

The first Day's Night had come -
And grateful that a thing
So terrible - had been endured -
I told my Soul to sing -

She said her strings were snapt -
Her Bow - to atoms blown -
And so to mend her - gave me work
Until another Morn -

And then - a Day as huge
As Yesterdays in pairs,
Unrolled it's horror in my face -
Until it blocked my eyes -

My Brain - begun to laugh -
I mumbled - like a fool -
And tho' 'tis Years ago - that Day -
My Brain keeps giggling - still.

And Something's odd - within -
That person that I was -
And this One - do not feel the same -
Could it be Madness - this?

    La Notte del primo Giorno era arrivata -
E grata che una cosa
Così terribile - fosse stata sopportata -
Chiesi alla mia Anima di cantare -

Rispose che le sue corde si erano spezzate -
L'Archetto - in atomi dissolto -
E così aggiustarla - mi diede da fare
Fino ad un nuovo Mattino -

E poi - un Giorno tanto immenso
Quanto una coppia di Ieri,
Mi srotolò in faccia il suo orrore -
Fino a bloccarmi gli occhi -

Il mio Cervello - cominciò a ridere -
Balbettavo - come un idiota -
E nonostante sia Anni fa - quel Giorno -
Il mio Cervello ha quel riso ebete - ancora.

E Qualcosa di strano - dentro -
La persona che ero -
E questa - non sembrano la stessa -
Potrebbe essere Follia - questa?

La sensazione straniante di un'angoscia passata, che non smette di produrre i suoi effetti su una mente desiderosa di cancellarla ma incapace di farlo. Nelle prima due strofe una nota di sollievo: quel giorno terribile sembra ormai passato e il tono colloquiale dei versi 7 e 8 fa quasi presagire che le corde spezzate dell'anima possano in fin dei conti ricomporsi; la terza fa da cerniera alla poesia: quella sensazione di sollievo è stata una semplice illusione, preludio al ritorno prepotente di un'angoscia non così facilmente eludibile; le ultime due descrivono l'unica difesa con quell'orrore "srotolato in faccia": una fuga verso l'irrazionalità della follia, unica difesa contro qualcosa che la mente non riesce a dominare.
Molto bella l'immagine dei versi 9-11: l'orrore di quel giorno che sembrava ormai passato si ripresenta prepotente e ancora più grande di prima, come se l'angoscia di ieri, lungi dal mitigarsi, si fosse anzi moltiplicata.


J411 (1862) / F424 (1862)

The Color of the Grave is Green -
The Outer Grave - I mean -
You would not know it from the Field -
Except it own a Stone -

To help the fond - to find it -
Too infinite asleep
To stop and tell them where it is -
But just a Daisy - deep -

The Color of the Grave is white -
The outer Grave - I mean -
You would not know it from the Drifts -
In Winter - till the Sun -

Has furrowed out the Aisles -
Then - higher than the Land
The little Dwelling Houses rise
Where Each - has left a friend -

The Color of the Grave within -
The Duplicate - I mean -
Not all the Snows c'd make it white -
Not all the Summers - Green -

You've seen the Color - maybe -
Upon a Bonnet bound -
When that you met it with before -
The Ferret - cannot find -

    Il Colore della Tomba è Verde -
L'Esterno della Tomba - intendo -
Non la distingueresti dal Prato -
Salvo che non abbia una Lapide -

Per aiutare i suoi cari - a trovarla -
Troppo infinito il sonno
Per fermarli e rivelare dov'è -
Ma solo una Margherita - nascosta -

Il Colore della Tomba è bianco -
L'Esterno della Tomba - intendo -
Non la distinguereste da Cumuli di neve -
In Inverno - finché il Sole -

Non abbia scavato Corridoi -
Allora - più in alto del Terreno
Le piccole Dimore si elevano
Dove Ognuno - ha lasciato un amico -

Il Colore della Tomba all'interno -
Il suo Doppio - intendo -
Tutte le Nevi non potrebbero farlo bianco -
Né tutte le Estati - Verde -

Ne avrai visto il Colore - forse -
Sul bordo di un Berretto -
Quando colui col quale prima l'incontravi -
Il Furetto - non è capace di trovare -

Apparentemente è la descrizione di una tomba. L'esterno mutevole, che cambia con il variare delle stagioni, l'interno immutabile, di un colore non detto, ma rivelato senza nominarlo nei primi due versi dell'ultima strofa: il nero che né la neve invernale né il sole estivo possono variare. Dico apparentemente, perché potremmo leggerci anche una metafora della vita e della morte.
La vita, l'esterno, qualcosa che sta fuori della tomba, dove passano le stagioni, il verde dei prati lascia il posto al bianco della neve, finché il sole non venga a scavare corridoi che facciano rinascere il colore che è pur sempre rimasto là sotto. Insomma l'essenza stessa del vivere: il cambiamento, il mutamento, il rinnovarsi, contrapposto all'essenza della morte: un nero immutabile, che non può essere scalfito da niente. Un sonno infinito che non permette di vedere le persone care, di fermarle al passaggio dicendo: "sono qui"; un rientrare nel nulla, dove nemmeno un furetto (il simbolo di chi riesce a trovare qualsiasi cosa) riuscirà a ritrovarci. Un'interpretazione che può dare una chiave di lettura del "duplicate" del verso 18: l'interno della tomba (ovvero la morte) come l'altra faccia dell'esterno-vita.
L'ultima strofa l'ho letta così: "[il colore dell'interno della tomba] è quello del nastro di lutto che vedi sul bordo del cappello di una persona che prima incontravi con colui che ora nemmeno un furetto riuscirebbe a trovare".


J412 (1862) / F432 (1862)

I read my sentence - steadily -
Reviewed it with my eyes,
To see that I made no mistake
In it's extremest clause -
The Date, and manner, of the shame -
And then the Pious Form
That "God have mercy" on the Soul
The Jury voted Him -
I made my soul familiar - with her extremity -
That at the last, it should not be a novel Agony -
But she, and Death, acquainted -
Meet tranquilly, as friends -
Salute, and pass, without a Hint -
And there, the Matter ends -
    Lessi la mia sentenza - risolutamente -
La esaminai coi miei occhi,
Per accertarmi di non averla fraintesa
Nella sua clausola finale -
La Data, e la forma, della vergogna -
E poi la Pia Formula
Che "Dio abbia pietà" dell'Anima
Votata dalla Giuria -
Resi familiare la mia anima - con la sua sorte ultima -
Affinché alla fine, non vi fosse una rinnovata Agonia -
Ma lei, e la Morte, conosciutesi -
Potessero incontrarsi tranquillamente, come amiche -
Salutarsi, e andarsene, senza un Cenno -
E a quel punto, chiusa la Faccenda -

La sentenza di morte non ammette appello, la si può affrontare solo in modo risoluto, cercando, per quanto è possibile, di familiarizzare con essa, per evitare il prolungarsi di un'agonia che abbiamo già sperimentato in vita.
Poesia molto cruda, in particolare nei due versi finali, dove quel momento ultimo, tante volte analizzato da ED per cercare di strappare ad esso qualche brandello di mistero, viene liquidato "without a Hint", come se fosse una "faccenda" da chiudere senza troppe domande.


J413 (1862) / F437 (1862)

I never felt at Home - Below -
And in the Handsome Skies
I shall not feel at Home - I know -
I dont like Paradise -

Because it's Sunday - all the time -
And Recess - never comes -
And Eden'll be so lonesome
Bright Wednesday Afternoons -

If God could make a visit -
Or ever took a Nap -
So not to see us - but they say
Himself - a Telescope

Perennial beholds us -
Myself would run away
From Him - and Holy Ghost - and All -
But there's the "Judgement Day"!

    Non mi sono mai sentita a Casa - Quaggiù -
E negli Armoniosi Cieli
Non mi sentirò a Casa - lo so -
Non mi piace il Paradiso -

Perché è Domenica - per tutto il tempo -
E l'Intervallo - non arriva mai -
E l'Eden sarà così solitario
Nei radiosi Pomeriggi del Mercoledì -

Se Dio facesse visite -
O schiacciasse mai un Sonnellino -
Così da non vederci - ma si dice
Sia proprio - un Telescopio

Che perenne ci osserva -
Vorrei proprio scappare via
Da Lui - e dallo Spirito Santo - e da Tutto -
Ma c'è il "Giorno del Giudizio!"

Con quale eretica leggerezza ED prende le distanze dall'aldilà! Un posto così noioso, dove le funzioni domenicali sono perenni, senza nemmeno un intervallo. Negli armoniosi cieli un'eterna radiosità, che non ci farà più gustare un qualche radioso mercoledì pomeriggio, ovvero un giorno qualsiasi, ma diverso dagli altri, e per questo così prezioso. Irresistibile poi il Dio telescopio, un pedante osservatore a cui niente può sfuggire. Viene proprio voglia di scappare via da lui, dallo spirito santo e da tutto il resto. E alla fine uno dei colpi d'ala dickinsoniani: ci piacerebbe tanto farlo, ma come la mettiamo col giorno del giudizio?


J414 (1862) / F425 (1862)

'Twas like a Maelstrom, with a notch,
That nearer, every Day,
Kept narrowing it's boiling Wheel
Until the Agony

Toyed coolly with the final inch
Of your delirious Hem -
And you dropt, lost,
When something broke -
And let you from a Dream -

As if a Goblin with a Gauge -
Kept measuring the Hours -
Until you felt your Second
Weigh, helpless, in his Paws -

And not a Sinew - stirred - could help,
And sense was setting numb -
When God - remembered - and the Fiend
Let go, then, Overcome -

As if your Sentence stood - pronounced -
And you were frozen led
From Dungeon's luxury of Doubt
To Gibbets, and the Dead -

And when the Film had stitched your eyes
A Creature gasped "Reprieve"!
Which Anguish was the utterest - then -
To perish, or to live?

    Fu come un Maelstrom, con un solco,
Che più vicino, ogni Giorno,
Continuasse a stringere la sua Ruota rovente
Finché l'Agonia

Si trastullò freddamente con l'ultimo frammento
Del tuo Orlo delirante -
E ti lasciasti cadere, perduta,
Quando qualcosa si spezzò -
E ti fece uscire da un Sogno -

Come se uno Spirito maligno con un Calibro -
Continuasse a misurare le Ore -
Finché sentisti il tuo Istante
Pesare, inerme, fra i suoi Artigli -

E neanche un Nervo - stimolato - poteva giovare,
E i sensi s'intorpidirono -
Quando Dio - si ricordò - e il Demonio
Fuggì, allora, Sopraffatto -

Come se la Sentenza fosse - pronunciata -
E tu condotta raggelata
Dalla lussuosa Segreta del Dubbio
Al Patibolo, e ai Morti -

E quando il Velo avesse cucito i tuoi occhi
Una Creatura boccheggiasse "Tregua!"
Quale Angoscia sarebbe più assoluta - allora -
Perire, o vivere?

Il vortice dell'angoscia descritto con una serie di immagini, ora fisiche, ora oniriche, sempre sostenute da una immaginifica fantasia in crescendo, e concluse da quel "Reprieve!" che sembra una catarsi ma si rivela momentanea e subito dopo si tramuta in un angoscioso dubbio senza risposta. Moltissimi spunti per un'analisi dei versi. Prima c'è il Maelstrom, il nome nordico dei gorghi marini che, nella loro forma più estrema, trascinano in fondo anche le navi più resistenti. La Ruota è un'immagine quasi pittorica del mulinello, con il nucleo centrale che si stringe sempre più e si tramuta in un'Agonia senza più sentimenti che si trastulla con malcelata crudeltà con le estreme propaggini del nostro "orlo", ovvero con le nostre ultime difese, ormai deliranti. Il sogno è un'immagine ambigua: potrebbe essere il sogno della vita (che non è che un sogno) o il sogno/incubo della morte che diventa realtà quando qualcosa si spezza.
Ecco che entra in scena il maligno, con un "gauge" ("unità di misura") ovvero il tempo, che misura e nello stesso tempo consuma le nostre ore, fino a lasciarci un ultimo istante che si accascia inerme fra i suoi artigli prepotenti. Davanti a lui non abbiamo difesa, nemmeno un "sinew" (nervo, ma anche forza, vigore, muscolo), pur stimolato che sia, riesce ad opporsi. Solo Dio, se ci fa il piacere di ricordarsi qualche volta del polverume che ha creato, può sconfiggere il Demonio.
Ma non quello che segue. La sentenza immutabile, eterna, il raggelamento della morte, l'abbandonare la vita (la lussuosa segreta del dubbio - qui c'è la contrapposizione fra il sostantivo "Dungeon" - "carcere sotterraneo, segreta" e l'aggettivo "luxury", che crea un corto circuito sulla parola "dubbio", alfa-segreta - e omega-lusso - della vita), il velo che copre, oscura, cuce gli occhi. Non possiamo più vedere, ma riusciamo a sentire, lontana, la voce di una creatura (qualsiasi essa sia - probabilmente noi stessi) che chiede una tregua, un protrarsi. Ma ci conviene questa tregua? È meglio l'angoscia del vivere o l'angoscia di morire? Ovvero: il protrarsi del vivere non sarà forse un protrarsi dell'angoscia, che solo la morte può sconfiggere?
Nella prima e seconda strofa, e poi analogamente nella terza e quarta, ho usato prima il congiuntivo passato e poi il passato remoto, per dare l'idea di un'azione/causa che si protrae nel tempo (per questo ho tradotto "kept" con "continuasse") e di una reazione/effetto còlta invece nel suo accadere in un momento preciso. Il Maelstrom continua a vorticare, e tutti via via, ma ciascuno in un momento preciso, arrivano all'estremo orlo della propria esistenza. Il tempo continua a misurare i nostri istanti, finché arriva, per ciascuno di noi, l'ultimo. Insomma, in breve, l'incommensurabile e metafisico "continuum" universale, che diventa poi il concreto e misurabile istante individuale.


J415 (1862) / F427 (1862)

Sunset at Night - is natural -
But Sunset on the Dawn
Reverses Nature - Master -
So Midnight's - due - at Noon -

Eclipses be - predicted -
And Science bows them in -
But do One face us suddenly -
Jehovah's Watch - is wrong -

    Il Tramonto di Sera - è naturale -
Ma un Tramonto all'Alba
Capovolge la Natura - Signore -
Così Mezzanotte - diventa - Mezzogiorno -

Le Eclissi sono - previste -
E la Scienza a loro s'inchina -
Ma fa che Una si affacci all'improvviso -
L'Orologio di Geova - è guasto -

È normale morire (tramontare) da vecchi (di sera). Ma se la mezzanotte arriva nel pieno del giorno, allora la natura è sovvertita. La morte è temuta ma prevista e ad essa siamo, volenti o nolenti, sottomessi. Ma se arriva all'improvviso, imprevista, ci fa pensare che l'orologio del creatore si sia guastato.


J416 (1862) / F433 (1862)

A Murmur in the Trees - to note -
Not loud enough - for Wind -
A star - not far enough to seek -
Nor near enough - to find -

A long - long Yellow - on the Lawn -
A Hubbub - as of feet -
Not audible - as Our's - to Us -
But dapperer - more sweet -

A Hurrying Home of little Men
To Houses unperceived -
All this - and more - if I should tell -
Would never be believed -

Of Robins in the Trundle bed
How many I espy
Whose Nightgowns could not hide the Wings -
Although I heard them try -

But then I promised ne'er to tell -
How could I break My word?
So go your way - and I'll go Mine -
No fear you'll miss the Road.

    Un Mormorio fra gli Alberi - percepire -
Non forte abbastanza - per essere Vento -
Una stella - non così lontana da cercare -
Né così vicina - da trovare -

Un lungo - lungo Giallo - sul Prato -
Un Baccano - come di passi -
Non udibili - come i Nostri - a Noi
Ma più vivaci - più dolci -

Un Domestico Affrettarsi di minuscole Umanità
Verso Case invisibili -
Tutto questo - e più - se lo raccontassi -
Non sarei mai creduta -

Di Pettirossi in Mobili lettini
Quanti ne scorgo
Con Camicie da Notte che non riescono a coprire le Ali -
Per quanto li senta provare -

D'altronde ho promesso di non dire mai niente -
Come potrei mancare alla Mia parola?
Perciò andate per la vostra strada - e io per la Mia -
Non abbiate paura di smarrire la Via.

Arriva la primavera. Una lieve brezza fa stormire le foglie, il cielo si libera dalle brume invernali e fa apparire le stelle, un lunga linea gialla (una fila di ranuncoli? una striscia di sole?) appare sul prato, con passi inaudibili, ma vivaci e dolci, gli insetti ritornano alle loro invisibili case, gli uccelli ai loro nidi, (fa ancora freddo e non riescono, per quanto ci provino, a coprirsi le ali con le camicie da notte). Ma tutto ciò è riservato a chi ha la sensibilità di percepire questi impalpabili cambiamenti ed è inutile renderne partecipi gli altri, estranei alle minute bellezze della ciclica rinascita della vita.
Per gli ultimi due versi oscillo tra due interpretazioni: voi che non siete capaci di vedere ciò che vedo io andate per la vostra strada, abituale e sicura, senza paura di smarrirvi fra i misteri della natura, io andrò per la mia serbando per me i segreti che scopro ogni giorno, oppure, voi abitanti della natura non abbiate paura, io non svelerò mai i vostri segreti e voi potrete continuare a percorrere tranquillamente la via tracciata per voi da madre natura, mentre io me ne andrò per la mia, molto meno tranquilla perché sempre percorsa dal dubbio.


J417 (1862) / F434 (1862)

It is dead - Find it -
Out of sound - Out of sight -
"Happy"? Which is wiser -
You, or the Wind?
"Conscious"? Wont you ask that -
Of the low Ground?

"Homesick"? Many met it -
Even through them - This
Cannot testify -
Themself - as dumb -

    È morto - Trovalo -
Al di là dell'udito - Al di là della vista -
"Felice?" Chi ne sa di più -
Tu, o il Vento?
"Consapevole?" Non vorrai chiederlo -
All'umile Suolo?

"Prova Nostalgia?" Molti lo incontrarono -
Anche da parte loro - Ciò
Non può essere attestato -
Loro stessi - ugualmente muti -

Inizio fulminante, in medias res. Prova a cercarlo, qualcuno che è morto! che è ormai fuori dalla portata dell'udito e della vista, ovvero al di là di ogni possibile percezione da parte di chi è di qua. E poi le tre domande, impossibili da soddisfare. "È felice?" non siamo in grado di saperlo, non più del vento. "È consapevole?" a chi lo chiediamo? al suolo che copre la sua tomba? "Ha nostalgia di casa, di noi, della vita?" Qualcuno lo potrebbe dire, quelli che lo hanno incontrato. Ma nessuno di questi può attestare alcunché. Sono come lui, muti e irraggiungibili. Al sesto verso c'è quel "low Ground" che è un po' difficile da rendere. Margherita Guidacci traduce con "terra orizzontale", Silvio Raffo (Fògola) con "... Perché non ti chini / a chiederlo alla terra?", Claire Malroux con "Sol profond" ("Suolo profondo"). Nel dubbio ho scelto "umile", che è un significato figurato di "basso".
Franklin, nella sua edizione critica, unisce i versi 8 e 9 e legge "Cannot" con la "c" minuscola; nel manoscritto il "Cannot" è a capo dopo il "This" (ma questo non prova nulla, visto che gli a capo nello stesso verso sono numerosissimi nei manoscritti dickinsoniani) e la "c", come capita molte volte con questa lettera nella scrittura di ED, non è univocamente distinguibile come maiuscola o minuscola.


J418 (1862) / F435 (1862)

Not in this World to see his face -
Sounds long - until I read the place
Where this - is said to be
But just the Primer - to a life -
Unopened - rare - Upon the Shelf -
Clasped yet - to Him - and me -

And yet - My Primer suits me so
I would not choose - a Book to know
Than that - be sweeter wise -
Might some one else - so learned - be -
And leave me - just my A - B - C -
Himself - could have the Skies -

    In questo Mondo non vedere il suo volto -
Sembra lungo - finché scopro il posto
Dove ciò - è definito
Non più dell'Abbecedario - di una vita -
Intonsa - rara - Sullo Scaffale -
Ancora chiusa - a Lui - e a me -

Eppure - il Mio Abbecedario mi è così caro
Che non saprei - scegliere un Libro
Di quello - più dolcemente saggio -
Qualcun altro - sia - cosi dotto -
E lasci a me - solo il mio A - B - C -
Lui - si tenga i Cieli -

Prima c'è un senso di smarrimento: come sembra lungo il tempo, sapendo di non poter vedere il suo volto in questa vita. Poi la scoperta: lì sullo scaffale c'è l'abbecedario, il libro "primo", il solo che può contenere la definizione di una vita (di un amore) intonsa (di cui non ho potuto sfogliare le pagine, per andare oltre l'ABC), rara (più nel senso di "unica"), che né io né lui potremo aprire ("yet" - "ancora" lascia però aperto uno spiraglio, lo stesso del primo verso "in this World" - chissa che da qualche altra parte questa vita non possa essere aperta). Eppure, anche se lì c'è solo l'ABC, non c'è altro libro che possa essere così dolcemente saggio come questo, ovvero non c'è nessun altro che possa sostituire "Lui" . Voi leggetene altri, diventati colti, tenetevi i cieli, basta che me lo lasciate: ciò che contiene è per me la cosa più preziosa.
Nel quinto e sesto il gioco è quello di usare aggettivi "libreschi" (intonso, raro, "clasped" che significa "chiuso con una fibbia" ma anche "abbracciato") ovvero riferibili all'abbecedario, che però possono anche riferirsi a una persona o alla vita.


J419 (1862) / F428 (1862)

We grow accustomed to the Dark -
When Light is put away -
As when the Neighbor holds the Lamp
To witness her Good bye -

A Moment - We uncertain step
For newness of the night -
Then - fit our Vision to the Dark -
And meet the Road - erect -

And so of larger - Darknesses -
Those Evenings of the Brain -
When not a Moon disclose a sign -
Or Star - come out - within -

The Bravest - grope a little -
And sometimes hit a Tree
Directly in the Forehead -
But as they learn to see -

Either the Darkness alters -
Or something in the sight
Adjusts itself to Midnight -
And Life steps almost straight.

    Ci abituiamo al Buio -
Quando la Luce è messa via -
Come quando la Vicina regge il Lume
Per testimoniare il suo Arrivederci -

Un Momento - facciamo un passo incerti
Per la novità della notte -
Poi - adattiamo la Vista al Buio -
E affrontiamo la Via - eretti -

E così è per più grandi - Oscurità -
Quelle Notti della Mente -
In cui nessuna Luna svela un segno -
O Stella - appare - dentro -

I più Coraggiosi - brancolano un po' -
E talvolta picchiano contro un Albero
In piena Fronte -
Ma fa che imparino a vedere -

Che sia l'Oscurità a cambiare -
O qualcosa nella vista
Che si adatta alla Mezzanotte -
E la Vita s'incammina quasi diritta.

Il nostro istinto di sopravvivenza ci aiuta nell'abituarci alle situazioni più negative. Come l'occhio si abitua pian piano al buio finché riesce a vedere, così riusciamo ad affrontare anche oscurità ben più grandi, "Those Evenings of the Brain" che ci attanagliano quando né uno spicchio di Luna né una pallida stella ci aiutano a "vedere". Anche chi crede di riuscire a superare facilmente queste oscurità interiori brancola, sbatte la fronte contro un albero. Ma poi, bene o male, presto o tardi, riusciamo a scorgere qualche barlume, o perché ne abbiamo trovato la forza dentro di noi o perché la tenebra si è un po' attenuata, e riusciamo a incamminarci nuovamente, più o meno "diritti", per la via dell'esistenza.
Le prime due strofe introducono il tema del buio in senso atmosferico. La terza chiarisce di quali oscurità si vuole effettivamente parlare. Le ultime due utilizzano metafore riferite al buio atmosferico, che si adattano mirabilmente a quello della mente. Nella quarta c'è un esempio di come ED sappia variare i registri della sua scrittura: passiamo dall'algida immagine delle notti della mente che nessuna Luna o stella può illuminare, a un prosaicissimo urtare la fronte contro un albero.


J420 (1862) / F429 (1862)

You'll know it - as you know 'tis Noon -
By Glory -
As you do the Sun -
By Glory -
As you will in Heaven -
Know God the Father - and the Son.

By intuition, Mightiest Things
Assert themselves - and not by terms -
"I'm Midnight" - need the Midnight say -
"I'm Sunrise" - Need the Majesty?

Omnipotence - had not a Tongue -
His lisp - is Lightning - and the Sun -
His Conversation - with the Sea -
"How shall you know"?
Consult your Eye!

    Lo riconoscerai - come riconosci che è Mezzogiorno -
Dalla Gloria -
Come riconosci il Sole -
Dalla Gloria -
Come in Cielo -
Riconoscerai Dio Padre - e il Figlio.

Attraverso l'intuito, le Cose più Elevate
Si impongono - e non con le parole -
"Sono io la Mezzanotte" - deve dire la Mezzanotte -
"Sono io l'Aurora" - la Maestosità?

L'Onnipotenza - non ha la Lingua -
Ma il suo dire - è Lampo - e Sole -
La sua Conversazione - con il Mare -
"Come lo riconoscerai?"
Consulta i tuoi Occhi!

Le parole si fermano davanti alle "Mightiest Things", perché non sarebbero mai capaci di esprimere compiutamente sensazioni che solo l'intuito riesce a percepire, e forse è proprio l'inesprimibilità il segno distintivo dei sentimenti più intensi.


J421 (1862) / F430 (1862)

A Charm invests a face
Imperfectly beheld -
The Lady dare not lift her Veil
For fear it be dispelled -

But peers beyond her mesh -
And wishes - and denies -
Lest Interview - annul a want
That Image - satisfies -

    Un Fascino circonda un volto
Imperfettamente scorto -
La Dama non osa alzare il Velo
Per paura che si disperda -

Ma scruta al di là del tessuto -
E desidera - e si nega -
Affinché il Parlare - non annulli un desiderio
Che l'Immagine - soddisfa -

La copia riportata sopra è nei fascicoli; un'altra, identica nel testo ma senza divisione in strofe, fu presumibilmente inviata a Maria Whitney.

Una variazione sul tema del desiderio che svanisce se soddisfatto, stavolta con l'immagine di un volto celato, che, una volta svelato, perderebbe probabilmente il suo fascino misterioso.


J422 (1862) / F415 (1862)

More Life - went out - when He went
Than Ordinary Breath -
Lit with a finer Phosphor -
Requiring in the Quench -

A Power of Renowned Cold,
The Climate of the Grave
A Temperature just adequate
So Anthracite, to live -

For some - an Ampler Zero -
A Frost more needle keen
Is nescessary, to reduce
The Ethiop within.

Others - extinguish easier -
A Gnat's minutest Fan
Sufficient to obliterate
A Tract of Citizen -

Whose Peat life - amply vivid -
Ignores the solemn News
That Popocatapel exists -
Or Etna's Scarlets, Choose -

    Più Vita - si spense - quando Lui se ne andò
Di un Ordinario Respiro -
Accesa da un Fosforo più pregiato -
Che aveva bisogno per Spegnersi -

Della Potenza di un Freddo Rinomato,
Il Clima della Tomba
Una Temperatura giusto adeguata
Acché l'Antracite, sopravviva -

Per alcuni - un più Ampio Zero -
Un Gelo più pungente di un ago
È necessario, per soggiogare
L'Etiope che è dentro.

Altri - si estinguono più facilmente -
Il minuscolo soffio di un Moscerino
È sufficiente a obliterare
Una Quantità di Cittadini -

La cui vita di Torba - ampiamente vivida -
Ignora la solenne Notizia
Che esiste Popocatapel -
O gli Scarlatti dell'Etna, Scegliete -

I riferimenti all'Antracite e alla Torba (vv. 8 e 17) sono tratti dalla seconda delle Reveries of a Bachelor di Ik Marvel (pseudonimo di Donald Grant Mitchell), un testo del 1850 molto famoso fra i giovani all'epoca della Dickinson, dove all'antracite sono associate le persone solide, profonde, mentre alla torba quelle superficiali, mutevoli, brillanti.
Nella metafora dickinsoniana le prime sono quelle che nemmeno il gelo della tomba riesce a spegnere del tutto (un richiamo alla fama postuma?) mentre le seconde possono essere cancellate dal battito d'ali di un moscerino, perché ignorano la lava incandescente che si nasconde nel profondo, quella che nei due vulcani citati nella poesia è pronta a erompere anche dopo un lungo sonno.
Il "Choose" finale l'ho interpretato come un imperativo. Scegliete: antracite o torba. O anche "Il Lingotto dell'Oggi" o "La Moneta dell'Immortalità" della J406-F536.


J423 (1862) / F416 (1862)

The Months have ends - the Years - a knot -
No Power can untie
To stretch a little further
A Skein of Misery -

The Earth lays back these tired lives
In her mysterious Drawers -
Too tenderly, that any doubt
An ultimate Repose -

The manner of the Children -
Who weary of the Day -
Themself - the noisy Plaything
They cannot put away -

    I Mesi hanno termine - gli Anni - un nodo -
Che nessuna Forza può sciogliere
Per allungare un poco più oltre
Il Groviglio della Sofferenza -

La Terra ripone queste stanche vite
Nei suoi misteriosi Cassetti -
Troppo teneramente, perché qualcuno dubiti
Un definitivo Riposo -

Alla maniera dei Bambini -
Che si stancano del Giorno -
Da sé - il rumoroso Giocattolo
Non possono mettere via -

Considerazioni sulla transitorietà della sofferenza. Non può mai durare a lungo, perché, prima o poi, c'è la soccorrevole morte che la tronca. Le immagini e le metafore sono una più bella dell'altra. I mesi terminano, gli anni hanno un nodo definitivo (la morte) che nessuno può sciogliere per estendere al di là la sofferenza. "Skein" significa sia "matassa" che "stormo di uccelli", ma anche situazione intricata. Ho pensato che "groviglio" fosse più indicato di "matassa" per rendere l'idea dell'intrico del dolore che può lacerare un'anima. E poi la terra che ripone teneramente le stanche vite nei suoi misteriosi cassetti. Quel "tenderly" (che può anche essere reso con delicatamente, con amore, affettuosamente) è la chiave per capire che il nido offertoci è l'ultimo, il definitivo, quello che spazza via ogni dolore, oltre a essere una sorta di anticipazione della "tenera" metafora che verrà dopo. E poi la strofa finale: come i bambini si stancano del giorno, ma non possono mettere via da soli il "rumoroso giocattolo" (il giorno, appunto, contrapposto al silenzio della notte), ovvero hanno bisogno di qualcuno che li metta a letto, così gli uomini non sono in grado di liberarsi da soli del loro "rumoroso giocattolo" (la vita) ma hanno bisogno di qualcuno (la morte) che doni loro il riposo definitivo, "teneramente" come la mamma fa col suo bambino affaticato dei rumorosi giochi diurni. Per rendere più chiara la strofa finale ho tradotto "themself" con "da sé".
Molto interessante la struttura degli ultimi quattro versi: i primi due introducono la metafora del bambino, il terzo e quarto si riferiscono sia ai bambini metaforici, sia agli uomini reali, con il doppio significato di "rumoroso giocattolo": festoso giorno di gioco e vita segnata dalle sofferenze.


J424 (1862) / F417 (1862)

Removed from Accident of Loss
By Accident of Gain
Befalling not my simple Days -
Myself had just to earn -

Of Riches - as unconscious
As is the Brown Malay
Of Pearls in Eastern Waters -
Marked His - What Holiday

Would stir his slow conception -
Had he the power to dream
That but the Dower's fraction -
Awaited even - Him -

    Sottratta a Fortuite Perdite
Da Fortuiti Guadagni
Assenti dai miei semplici Giorni -
Da sola ho dovuto guadagnare -

Di Ricchezze - tanto inconsapevole
Quanto lo è il Bruno Malese
Di Perle in Acque Orientali -
Indicate come Sue - Che Festa

Animerebbe il suo lento modo di pensare -
Avesse il potere di sognare
Che non più di una frazione di quel Dono -
Aspettasse proprio - Lui -

La vita non mi ha mai regalato guadagni, così non ho mai perso tali regali. Se qualcosa ho ottenuto, l'ho fatto con le mie forze, senza l'intervento del caso. Fin qui è tutto chiaro. Vediamo le altre due strofe. La prima, escludendo le ultime due parole, fa pensare a un significato del tipo: non ho mai fatto tanto caso alla ricchezza, sono come il tuffatore malese che raccoglie le perle nei mari orientali: ha in mano un tesoro, ma non se ne cura più di tanto. Poi però c'è una sorpresa. Il disinteressato malese, se appena si svegliasse un po' e capisse che anche solo una piccola frazione di quella ricchezza potrebbe stare lì, in fondo al mare, aspettando proprio lui, potrebbe smuovere un po' il suo lento (ma anche indolente) modo di pensare ("conception"). Si capisce allora che la "ricchezza" non è riferita alla ricchezza esteriore, ma a qualcos'altro, così come le perdite e i guadagni iniziali. Proviamo a rileggerla così, pensando anche al periodo in cui fu scritta. Non ho mai rischiato di perdere un amore capitato per caso, perché l'amore non mi è mai venuto a cercare. Se talvolta l'ho provato, ho dovuto cercarlo solo con le mie forze (e probabilmente non sono stata ricambiata). Per questo non conosco le sue ricchezze, come il povero malese che si affanna a cercare perle, senza sapere nulla del loro enorme valore. Ma questo succede al malese, che è di pensiero un po' lento. Io invece lo so, che anche una piccolissima frazione di questa ricchezza che non ho, ma che ho il potere di sognare, sconvolgerebbe la mia vita.
Qualche nota di traduzione. Per "accident" ho usato "fortuite", ma sarebbe andato bene anche "accidentali, occasionali". Il senso è comunque rimasto inalterato: qualcosa che capita per caso, per un colpo di fortuna, senza dover fare fatica per ottenerlo. "Dower" che propriamente significa "dote" nel senso matrimoniale, ho preferito tradurla con "dono", anche perché nel Webster uno dei significati è "gift"; fra l'altro "Che non più di una frazione di quella Dote" poteva ingenerare confusione con l'altro significato della parola italiana ("qualità personale").


J425 (1862) / F382 (1862)

Good Morning - Midnight -
I'm coming Home -
Day - got tired of Me -
How could I - of Him?

Sunshine was a sweet place -
I liked to stay -
But Morn - did'nt want me - now -
So - Goodnight - Day!

I can look - cant I -
When the East is Red?
The Hills - have a way - then -
That puts the Heart - abroad -

You - are not so fair - Midnight -
I chose - Day -
But - please take a little Girl -
He turned away!

    Buongiorno - Mezzanotte -
Sto tornando a Casa -
Il Giorno - si è stancato di Me -
Come potrei Io - di Lui?

La luce del sole era un dolce luogo -
Mi piaceva starci -
Ma il Mattino - non mi voleva - ormai -
Così - Buonanotte - Giorno!

Posso guardare - dai -
Quando è Rosso ad Oriente?
Le Colline - hanno un aspetto - allora -
Che fa traboccare - il Cuore -

Tu - non sei così bella - Mezzanotte -
Io scelsi - il Giorno -
Ma - per favore prendi una Ragazzina -
Che Lui ha cacciato via!

Semplice. Senza ellissi, senza oscure metafore. Ma bellissima. Le bellezze del giorno, della vita, fanno traboccare il cuore. Ma lo fa traboccare anche quel verso: "You - are not so fair - Midnight -", semplicissimo e bellissimo come la melodia finale del "Götterdämmerung" wagneriano o l'ultima aria della Marescialla nel "Rosenkavalier" di Richard Strauss, entrambe così cariche di dolcezza e rimpianto. Così come il rovesciarsi, e il concludersi, del primo verso nell'ottavo: "Good Morning - Midnight - [...] Goodnight - Day!".
Per quasi tutte le poesie della Dickinson è molto bello addentrarsi nei meandri dei significati nascosti e nelle metafore più o meno scoperte che le animano. Questa è una di quelle che vanno soltanto lette.


J426 (1862) / F384 (1862)

It dont sound so terrible - quite - as it did -
I run it over - "Dead", Brain - "Dead".
Put it in Latin - left of my school -
Seems it dont shriek so - under rule.

Turn it, a little - full in the face
A Trouble looks bitterest -
Shift it - just -
Say "When Tomorrow comes this way -
I shall have waded down one Day."

I suppose it will interrupt me some
Till I get accustomed - but then the Tomb
Like other new Things - shows largest - then -
And smaller, by Habit -

It's shrewder then
Put the Thought in advance - a Year -
How like "a fit" - then -
Murder - wear!

    Non suona così terribile - del tutto - come suonava -
Lo ripeto più volte - "Morto", Cervello - "Morto".
Detto nel Latino - rimasto dalla scuola -
Non sembra così stridulo - sottoposto a regole.

Voltalo, un po' - in pieno volto
Un Tormento sembra più amaro -
Spostalo - appena -
Di' "Quando il Domani percorrerà questa strada -
Avrò faticosamente attraversato un Giorno."

Suppongo vi sarà qualche interruzione
Finché mi sarò abituata - ma d'altronde la Tomba
Come altre Cose nuove - appare enorme - al momento -
E rimpiccolisce, con l'Abitudine -

È più sagace quindi
Mandare il Pensiero avanti - di un Anno -
Così proprio "a pennello" - allora -
L'Assassinio - calzerà!

La poesia fu scritta, quasi certamente, in occasione della morte di Frazar A. Stearns, figlio del presidente dell'Amherst College, ucciso a ventun anni in battaglia a Newbern, nel North Carolina, il 14 marzo del 1862. ED parla di questo avvenimento in due lettere di fine marzo 1862 alle cugine Louise e Frances Norcross (L255) e a Samuel Bowles (L256). In quest'ultima usa parole vicine a quelle della poesia, che chiariscono anche il senso del secondo verso e il "Murder" dell'ultimo: "Austin is chilled - by Frazer's [sic] murder - He says his Brain keeps saying over 'Frazer is killed' - 'Frazer is killed,' just as Father told it - to Him. Two or three words of lead - that dropped so deep, they keep weighing -" ("Austin è agghiacciato - dall'assassinio di Frazer - Dice che il suo Cervello va ripetendo 'Frazer è stato ucciso' - 'Frazer è stato ucciso', proprio come il babbo lo disse - a Lui. Due o tre parole di piombo - stillate nel profondo, che continuano a pesare -").

ED trasforma il ricordo di un amico ucciso in battaglia in una riflessione sullo scolorare del dolore, sul tempo che lenisce le ferite, ma anche sul potere del raziocinio. Passa dalla fissità delle parole funebri ripetute nel secondo verso (parole che erompono dal petto ma che poi subiscono una razionalizzazione - il latino e le sue regole, con le reminescenze scolastiche di noiose declinazioni, così estranee alla lingua inglese) al tono quasi "scherzoso" degli ultimi due, con la spiazzante immagine dell'assassinio-abito che perde le pieghe del dolore e calza a pennello. O la metafora della cosa più terribile: la tomba. Anch'essa, che, come ogni novità, sembra così enorme e senza fondo, in fin dei conti rimpiccolisce e diventa quasi familiare con l'abitudine-razionalizzazione. Le cose dolorose, che sembrano in un primo momento così enormi, basta girarle un po', spostarle leggermente, far passare un po' di tempo, e rimpiccoliscono, si velano.
Ho interpretato abbastanza liberamente i quattro "then" della poesia (vv. 11, 12, 14 e 16) traducendoli rispettivamente con "d'altronde", "al momento", "quindi" e "allora".
Nel nono verso c'è una cosa che non ho del tutto risolto (per quanto si possa "risolvere" in questi casi). ED usa "waded down"; "to wade" significa guadare ma anche attraversare faticosamente. In genere è associato a "through" e, più raramente, a "over". Quel "down" è perciò anomalo. Dà un po' l'idea del faticoso passaggio "sotto" qualcosa che ci sovrasta (il macigno del dolore, le nubi della sofferenza che velano la luce del sole, ecc.), e penso che questo dovrebbe essere il significato che voleva dargli ED. Non ho però trovato un'adeguata traduzione italiana e così ho tradotto "faticosamente attraversato".


J427 (1862) / F385 (1862)

I'll clutch - and clutch -
Next - One - Might be the golden touch -
Could take it -
Diamonds - Wait -
I'm diving - just a little late -
But stars - go slow - for night -

I'll string you - in fine necklace -
Tiaras - make - of some -
Wear you on Hem -
Loop up a Countess - with you -
Make - a Diadem - and mend my old One -
Count - Hoard - then lose -
And doubt that you are mine -
To have the joy of feeling it - again -

I'll show you at the Court -
Bear you - for Ornament
Where Women breathe -
That every sigh - may lift you
Just as high - as I -

And - when I die -
In meek array - display you -
Still to show - how rich I go -
Lest Skies impeach a wealth so wonderful -
And banish me -

    Afferrerò - e afferrerò -
La prossima - Volta - Potrebbe essere l'aureo tocco -
Capace di prenderli -
I Diamanti - in Attesa -
Mi immergo - appena un po' in ritardo -
Ma le stelle - vanno lente - nella notte -

Vi intreccerò - in eteree collane -
Tiare - farò - di alcuni -
Vi indosserò sull'Orlo -
Avvolgendomi come una Contessa - con voi -
Farò - un Diadema - e riparerò Quello vecchio -
Conterò - Accumulerò - poi vi perderò -
E dubiterò che siate i miei -
Per avere la gioia di riprovare - ancora -

Vi mostrerò a Corte -
Portandovi - come Ornamento
Su cui le Donne sospireranno -
Sì che ogni sospiro - potrà innalzarvi
Tanto in alto - quanto me -

E - quando morirò -
In umile schiera - vi esporrò -
In sfoggio schivo - del mio ricco andare -
Affinché i Cieli non biasimino ricchezza così mirabile -
E mi bandiscano -

I versi diventano diamanti in attesa di mani che sappiano afferrarli e farne collane, tiare, diademi. Uno scrigno da mostrare con umile ritrosia, per far capire al cielo che quella è una ricchezza vera, coltivata nel silenzio interiore e che non ha bisogno dell'effimero splendore dell'esteriorità.
Molte le immagini di straordinaria pregnanza: l'attesa dell'"aureo tocco" capace di afferrare quei gioielli (vv. 2-4); l'ansia di non riuscire a star dietro a quei doni del cielo, sia pure capaci di attendere la mano giusta (vv. 5-6); la gioia di ricominciare ogni volta a intrecciare quelle preziose ghirlande (12-14); la consapevolezza del proprio talento poetico (vv. 15-19).
Nella strofa finale i versi diventano l'unica eredità importante da lasciare ai posteri, la sola che farà capire loro quanto sia stata ricca colei che è stata capace di lasciare dietro di sé "a wealth so wonderful".


J428 (1862) / F386 (1862)

Taking up the fair Ideal,
Just to cast her down
When a fracture - we discover -
Or a splintered Crown -
Makes the Heavens portable -
And the Gods - a lie -
Doubtless - "Adam" - scowled at Eden -
For his perjury!

Cherishing - our poor Ideal -
Till in purer dress -
We behold her - glorified -
Comforts - search - like this -
Till the broken creatures -
We adored - for whole -
Stains - all washed -
Transfigured - mended -
Meet us - with a smile -

    Cogliere il puro Ideale,
Solo per buttarlo giù
Quando una frattura - scopriamo -
O una Corona scheggiata -
Rende portabili i Cieli -
E gli Dei - una menzogna -
Senza dubbio - "Adamo" - se la prese con l'Eden -
Per il suo spergiuro!

Serbare - il nostro povero Ideale -
Finché in più pura veste -
Lo vedremo - glorificato -
Conforta - una ricerca - come questa -
Finché le creature spezzate -
Che adorammo - da intere -
Le macchie - del tutto lavate -
Trasfigurate - ricomposte -
Ci verranno incontro - con un sorriso -

Cercare un ideale puro e bello solo per scrutarlo con occhiuta pignoleria e scoprirne i punti deboli può forse darci l'illusione di avvicinarci al cielo, di renderlo più maneggiabile dalle nostre mani mortali e, magari, di darci la soddisfazione di cogliere in fallo quegli dei tanto lontani da sembrare irraggiungibili; un po' come Adamo, che prima venne meno al giuramento e poi, invece di prendersela con se stesso, se la prese con l'Eden.
È meglio invece coltivare un ideale più modesto, più povero, perché poi lo vedremo glorificato nel mistero di quei cieli irraggiungibili dalla nostra mente( un po' come dire: "è vano in questa vita cercare una perfezione - o anche cercare di penetrare il mistero - che è solo dei cieli, è invece l'umiltà che verrà poi premiata").
Il finale è tipicamente dickinsoniano. In pratica ED deve dire che il premio della nostra umiltà ci sarà assegnato quando moriremo. Poteva dire: "finché non verremo accolti nel regno dei cieli", oppure "finché non ci ricongiungeremo alle persone che abbiamo amato". Invece ci offre gli ultimi cinque versi, con un bellissimo gioco fra "broken" (spezzate), "whole" (intere) e "mended" (aggiustate). Ovvero, avremo il premio quando le creature ormai ridotte in cenere (broken) che abbiamo amato da vive (whole), ripulite, trasfigurate e ricomposte (mended) ci verranno incontro con il gesto più bello e umano che esiste: "with a smile".


J429 (1862) / F387 (1862)

The Moon is distant from the Sea -
And yet, with Amber Hands -
She leads Him - docile as a Boy -
Along appointed Sands -

He never misses a Degree -
Obedient to Her eye
He comes just so far - toward the Town -
Just so far - goes away -

Oh, Signor, Thine, the Amber Hand -
And mine - the distant Sea -
Obedient to the least command
Thine eye impose on me -

    La Luna è lontana dal Mare -
Eppure, con Mani d'Ambra -
Lo conduce - docile come un Fanciullo -
Lungo Sabbie designate -

Egli non sbaglia mai un Grado -
Obbediente agli occhi di Lei
Avanza quel tanto che basta - verso la Città -
Quel tanto che basta - se ne va -

Oh, Signore, Tua, la Mano d'Ambra -
Ed io - il Mare lontano -
Obbediente al minimo comando
Che il Tuo sguardo m'impone -

Momento di sottomissione al volere di un "lui" che può essere Dio ma anche, più probabilmente, l'amato, visto il "Signor" del verso 9, un italianismo che fa pensare di più a un "Signore" concreto. Poesia limpida, senza sbalzi, tranquilla come la marea che docilmente va e viene. Belli il settimo e l'ottavo verso, con quel "just so far" ripetuto che suggerisce l'idea dell'obbedienza senza ripensamenti, né all'andata né al ritorno, e senza sbavature: "He never misses a Degree".


J430 (1862) / F388 (1862)

It would never be Common - more - I said -
Difference - had begun -
Many a bitterness - had been -
But that old sort - was done -

Or - if it sometime - showed - as 'twill -
Upon the Downiest - morn -
Such bliss - had I - for all the years -
'Twould give an easier - pain -

I'd so much joy - I told it - Red -
Upon my simple Cheek -
I felt it publish - in my eye -
'Twas needless - any speak -

I walked - as wings - my body bore -
The feet - I former used -
Unnescessary - now to me -
As boots - would be - to Birds -

I put my pleasure all abroad -
I dealt a word of Gold
To every Creature - that I met -
And Dowered - all the World -

When - suddenly - my Riches shrank -
A Goblin - drank my Dew -
My Palaces - dropped tenantless -
Myself - was beggared - too -

I clutched at sounds -
I groped at shapes -
I touched the tops of Films -
I felt the Wilderness roll back
Along my Golden lines -

The Sackcloth - hangs upon the nail -
The Frock I used to wear -
But where my moment of Brocade -
My - drop - of India?

    Non sarebbe più stato Normale - mai più - dissi -
La diversità - era iniziata -
Molta amarezza - c'era stata -
Ma quel vecchio modo di essere - era finito -

O - se talvolta - riappariva - come succede -
Nel mattino - più Sereno -
Una tale felicità - ebbi - per tutti quegli anni -
Da rendermi più sopportabile - la pena -

Avevo così tanta gioia - che esprimevo - col Rosso -
Sulla mia semplice Guancia -
La sentivo palese - nel mio sguardo -
Che rendeva superflua - ogni parola -

Camminavo - come se ali - sorreggessero il corpo -
I piedi - che usavo prima -
Non necessari - ora per me -
Come gli stivali - sarebbero - per gli Uccelli

Spargevo piacere tutt'intorno -
Dispensavo una parola d'Oro
A ogni Creatura - che incontrassi -
E Doni - a tutto il Mondo -

Ma - d'un tratto - le Ricchezze si prosciugarono -
Un Folletto - bevve la mia Rugiada -
I miei Palazzi - si svuotarono -
Io stessa - pure - fui ridotta in miseria -

Mi aggrappai ai suoni -
Brancolai fra le ombre -
Sfiorai l'Impalpabile -
Sentivo il Deserto riaffacciarsi
Lungo i miei Aurei percorsi -

Il Saio - pende dal chiodo -
La Veste che ero solita indossare -
Ma dov'è il mio momento di Broccato -
La mia - goccia - d'India?

L'alternarsi di gioie e dolori raccontata con inusuale lunghezza. Le prime cinque strofe descrivono un periodo prolungato di felicità, appena venato da fuggevoli ansie (vv. 5-6); la fine di questo periodo felice è compresso in una sola strofa, quasi a rendere palese il "suddenly" del verso 21; nella penultima strofa lo smarrimento per quegli "aurei percorsi", sui quali si riaffaccia prepotente il deserto; nell'ultima l'amara constatazione che ciò che è rimasto è solo il saio delle penitenza e la struggente nostalgia dei due ultimi versi, dove la felicità passata è nelle due bellissime immagini del "momento di broccato" e della "goccia d'India".


J431 (1862) / F389 (1862)

Me - Come! My dazzled face
In such a shining place!
Me - hear! My foreign Ear
The sounds of Welcome - there!

The Saints forget
Our bashful feet -

My Holiday, shall be
That They - remember me -
My Paradise - the fame
That They - pronounce my name -

    Io - Vengo! Il mio volto abbagliato
In un luogo così splendente!
Io - ascolto! Il mio Orecchio straniero
I suoni di Benvenuto - là!

I Santi dimenticano
I nostri timidi piedi -

La mia Festa, sarà
Che - mi ricordino -
Il mio Paradiso - la fama
Che Essi - pronuncino il mio nome -

La prima strofa riprende un versetto dell'Apocalisse: "Lo Spirito e la Sposa dicono: 'Vieni!'. E chi ascolta dica pure: 'Vieni!'. Chi ha sete venga, e colui che ne vuole prenda gratuitamente l'acqua di vita!" e lo trasforma in una risposta: eccomi, sono io che vengo in questi splendidi luoghi, che ascolto, col mio orecchio straniero il benvenuto dell'aldilà. È una strofa che parla dell'alto, di ciò che ci aspetta nell'aldilà. L'ultima invece ci riporta in basso: sono sì abbagliata dallo splendore del cielo, ma la mia festa sarà la consapevolezza che chi rimane giù mi ricorderà, che la mia fama correrà di bocca in bocca, che tutti pronunceranno il mio nome. Fra le due, una strofa di due versi simmetrici che collegano l'alto e il basso: i santi là in alto che dimenticano i nostri umili piedi qui in basso. La metafora alto-basso /paradiso-terra diventa anche fisica: il mio volto e il mio orecchio saranno in cielo, i piedi rimangono giù.
"Forget" (v. 5) significa "dimenticare" ma anche "trascurare"; letta con questo significato la seconda strofa diventa: "I santi trascurano i nostri umili piedi", ovvero lasciano che una parte di noi continui a vivere, se pure una vita diversa - quella della fama postuma -, in questo mondo.


J432 (1862) / F390 (1862)

Do People moulder equally,
They bury, in the Grave?
I do believe a species
As positively live

As I, who testify it
Deny that I - am dead -
And fill my Lungs, for Witness -
From Tanks - above my Head -

I say to you, said Jesus,
That there be standing here -
A sort, that shall not taste of Death -
If Jesus was sincere -

I need no further Argue -
That statement of the Lord
Is not a controvertible -
He told me, Death was dead -

    In polvere allo stesso modo,
Quelli sepolti, nella Tomba?
Io credo ve ne siano
Di assolutamente vivi

Come me, che lo attesto
Negando che io - sia morta -
E riempio i Polmoni, come Prova -
Da Serbatoi - lassù sulla mia Testa -

Vi dico, disse Gesù,
Che ci sono qui presenti -
Alcuni, che non assaggeranno la Morte -
Se Gesù era sincero -

Non ho bisogno di Discutere oltre -
Quell'affermazione del Signore
È incontrovertibile -
Lui mi disse, che la Morte era morta -

Sorella della precedente, ma più articolata. Con le solite sorprese dickinsoniane: come provo che sono viva? Semplice: respiro a pieni polmoni l'aria, che prendo dagli incommensurabili serbatoi ("tanks") là in alto, sulla mia testa; a ben vedere, nella sua stranezza, è un'affermazione profondamente religiosa: la vita, con la metafora dell'aria che respiriamo e di cui ci riempiamo i polmoni, ci viene da lassù, da qualcosa che sta molto più in alto della nostra testa, ma, nello stesso tempo, dà una concretezza quasi materialista al soffio divino. E quell'affermazione: Gesù ha detto così, non cominciamo a cavillare, temperata però da quell'"If Jesus was sincere" che getta un'ombra di dubbio sul netto verso successivo. Il finale fulminante: che cos'è l'immortalità se non "la morte della morte"? fa venire in mente l'ultimo verso del sonetto 146 di Shakespeare: "And death once dead, there's no more dying then." ("E una volta morta la morte, non ci sarà più il morire.").
I primi tre versi della terza strofa sono la citazione di un versetto che è in in tre vangeli:
Matteo 16,28: "In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non assaggeranno la morte prima di aver veduto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".
Marco 9,1: "In verità vi dico: ci sono alcuni dei presenti che non assaggeranno la morte, prima di aver visto la potenza del regno di Dio".
Luca 9,27: "Io vi dico in verità: ci sono alcuni, tra i qui presenti, i quali non assaggeranno la morte prima di aver visto il regno di Dio".
Nel quarto il versetto è comunque molto simile: Giovanni 8,51: "In verità, in verità vi dico: chi custodisce la mia parola, non vedrà la morte in eterno".


J433 (prima versione, 1862) / F391 (prima versione, 1862)

Knows how to forget!
But - could she teach - it?
'Tis the Art, most of all,
I should like to know -

Long, at it's Greek -
I - who pored - patient -
Rise - still the Dunce -
Gods used to know -

Mould my slow mind to this Comprehension -
Oddest of sciences - Book ever bore -

How to forget!
Ah, to attain it -
I would give you -
All other Lore -

    Sa come dimenticare!
Ma - saprebbe insegnarlo?
È l'Arte, che più di ogni altra,
Mi piacerebbe conoscere -

Bramo, al suo Greco -
Io - che studiai - paziente -
Innalzarmi - tuttavia l'Ignorante -
Gli Dei sanno riconoscere -

Modello la mia lenta mente a questa Comprensione -
La più strana delle scienze - da Libro mai prodotta -

Come dimenticare!
Ah, per saperlo -
Vi darei -
Qualsiasi altra Sapienza -


J433 (seconda versione, 1865) / F391 (seconda versione, 1865)

Knows how to forget!
But could It teach it?
Easiest of Arts, they say
When one learn how

Dull Hearts have died
In the Acquisition
Sacrifice for Science
Is common, though, now -

I went to School
But was not wiser
Globe did not teach it
Nor Logarithm Show

"How to forget"!
Say some Philosopher!
Ah, to be erudite
Enough to know!

Is it in a Book?
So, I could buy it -
Is it like a Planet?
Telescopes would know -

If it be invention
It must have a Patent -
Rabbi of the Wise Book
Don't you know?

    Sa come dimenticare!
Ma saprebbe insegnarlo?
La più facile delle Arti, si dice
Quando si impara come

Malinconici Cuori sono morti
Nell'Apprenderla
Sacrificarsi per la Scienza
È normale, tuttavia, ora -

Sono andata a Scuola
Ma non fui più saggia
Il Mappamondo non l'insegna
Nemmeno il Logaritmo la Rivela

"Come dimenticare!"
Dica qualche Filosofo!
Ah, essere erudita
Abbastanza per sapere!

Sta in un Libro?
Così, potrei comprarlo -
È come un Pianeta?
I Telescopi la distinguerebbero -

Se è un'invenzione
Deve avere un Brevetto -
Rabbi del Libro Saggio
Non lo sai tu?

È molto difficile, forse impossibile, imparare l'arte di dimenticare.
Le due versioni sono entrambe nei fascicoli; la prima è più sintetica, mentre la seconda è più scorrevole, quasi come se ED l'avesse in un certo senso semplificata, sciogliendo gli incastri in una composizione più lunga ma molto più "normale" dal punto di vista sintattico.
Nella prima versione ho considerato il "Rise" del verso 7 come conclusione del verso 5, con il verso 6 come subordinata: "bramo al suo greco, io che studiai paziente, innalzarmi". Nello stesso punto "Greek" dovrebbe essere l'equivalente del nostro "Arabo": qualcosa di incomprensibile e difficile da imparare.


J434 (1862) / F618 (1863)

To love thee Year by Year -
May less appear
Than sacrifice, and cease -
However, dear,
Forever might be short, I thought to show -
And so I pieced it, with a flower, now.
    Amarti Anno dopo Anno -
Può apparire inferiore
Al sacrificio, e alla rinuncia -
Tuttavia, cara,
Che il sempre potrebbe essere breve, pensavo di mostrare -
E così l'ho congiunto, con un fiore, ora.

Amarti anno dopo anno può sembrare qualcosa di piccolo, di inferiore, rispetto al sacrificio e alla rinuncia. Comunque, in ogni caso - sia nell'amarti che nel rinunciare a te - ricordati che il "forever" è sempre illusorio. Volevo fartelo capire in qualche modo, e allora vicino a questi versi ho messo un fiore: bello, rigoglioso, affascinante, ma di così breve durata!
Al verso 4 ho tradotto "dear" con "cara" perché una copia, perduta, di questi versi fu presumibilmente inviata a Susan (quella riportata sopra è nei fascicoli).


J435 (1862) / F620 (1863)

Much Madness is divinest Sense -
To a discerning Eye -
Much Sense - the starkest Madness -
'Tis the Majority
In this, as All, prevail -
Assent - and you are sane -
Demur - you're straightway dangerous -
And handled with a Chain -
    Molta Follia è il più divino Senno -
A un Occhio perspicace -
Molto Senno - la più assoluta Follia -
È la Maggioranza
In questo, come in Tutto, a prevalere -
Approva - e sei sano -
Obietta - sei subito pericoloso -
E trattato con Catene -

Il vizio molto diffuso di dare del "matto" a chi non si conforma alle regole della "majority".


J436 (1862) / F621 (1863)

The Wind - tapped like a tired Man -
And like a Host - "Come in"
I boldly answered - entered then
My Residence within

A Rapid - footless Guest -
To offer whom a Chair
Were as impossible as hand
A Sofa to the Air -

No Bone had He to bind Him -
His Speech was like the Push
Of numerous Humming Birds at once
From a superior Bush -

His Countenance - a Billow -
His Fingers, as He passed
Let go a music - as of tunes
Blown tremulous in Glass -

He visited - still flitting -
Then like a timid Man
Again, He tapped - 'twas flurriedly -
And I became alone -

    Il Vento - bussò come chi è stanco -
E come una Padrona di casa - "Avanti"
Risposi con baldanza - entrò allora
Dentro la mia Dimora

Un Ospite Rapido - senza piedi -
Offrirgli una Sedia
Era impossibile come porgere
Un Sofà all'Aria -

Non aveva Ossa che Lo tenessero unito -
Il suo Parlare era come la Spinta
Di un insieme di armoniosi Colibrì
Da un immateriale Cespuglio -

Il suo Aspetto - un'Onda -
Le sue Dita, al Suo passare
Liberavano una musica - come melodie
Tremolanti soffiate in un Bicchiere -

Mi fece visita - sempre volteggiando -
Poi come chi è timido
Di nuovo, bussò - nervosamente -
Ed io restai sola -

La natura che diventa una realtà quasi umana. Il vento, che ha emozioni umane, è stanco, è timido, arriva sfoggiando la sua immateriale bellezza. Bellissime le immagini della seconda, terza e quarta strofa, costruite in modo simmetrico: in tutt'e tre c'è un primo verso che descrive il vento quasi fisicamente: Un Ospite Rapido - senza piedi - / Non aveva ossa che Lo tenessero unito - / Il suo Aspetto - un'Onda -. Quindi ED, per tre volte con similitudini che smaterializzano la fisicità, descrive le sue sensazioni, e le sue interazioni, con un ospite così particolare: Dirgli di sedere sarebbe come offrire un divano all'aria, il suo parlare somiglia all'immateriale spinta di colibrì da un cespuglio, e infine le dita che liberano melodie simili a quelle che si producono soffiando sul bordo di un bicchiere. Poi il commiato: il vento, come chi è timido, si agita, è nervoso, se ne va, e la padrona di casa resta con la sua solitudine umana, aspettando un altro soffio di vento che le riporti "within her residence" le bellezze del mondo.


J437 (1862) / F623 (1863)

Prayer is the little implement
Through which Men reach
Where Presence - is denied them -
They fling their Speech

By means of it - in God's Ear -
If then He hear -
This sums the Apparatus
Comprised in Prayer -

    La preghiera è il piccolo strumento
Attraverso il quale gli Uomini arrivano
Dove la Presenza - è negata loro -
Essi lanciano Parole

Per mezzo di essa - nell'Orecchio di Dio -
Se poi Egli ascolti -
È il fulcro del Congegno
Insito nella Preghiera -

La preghiera è il congegno usato dagli uomini per raggiungere direttamente quel dio che è negato alla loro mente razionale. Ma il dubbio rimane: chissà se dio ascolterà davvero quelle preghiere o meglio, chissà se esiste davvero quel dio al quale ci rivolgiamo senza mai aver risposta.


J438 (1862) / F625 (1863)

Forget! The lady with the Amulet
Forgot she wore it at her Heart
Because she breathed against
Was Treason twixt?

Deny! Did Rose her Bee -
For Privilege of Play
Or Wile of Butterfly
Or Opportunity - Her Lord away?

The lady with the Amulet - will fade -
The Bee - in Mausoleum laid -
Discard his Bride -
But longer than the little Rill -
That cooled the Forehead of the Hill -
While Other - went the Sea to fill -
And Other - went to turn the Mill -
I'll do thy Will -

    Dimenticare! La dama con l'Amuleto
Dimenticò che lo portava sul Cuore
Poiché ci respirava contro
Era Tradimento fra loro?

Ripudiare! Ripudiò la Rosa il suo Bombo -
Per Privilegio di Giocare
O Inganno di Farfalla
O Prospettiva - del Suo Signore lontano?

La dama con l'Amuleto - sbiadirà -
Il Bombo - disteso nel Mausoleo
Tralascerà la Sposa -
Ma più a lungo del piccolo Ruscello -
Che rinfrescò la Fronte della Collina -
Mentre un Altro - andava a gonfiare il Mare -
E un Altro - andava a girare il Mulino -
Io farò la tua Volontà -

I cicli della vita prevedono sempre una fine: così l'amore della dama, personificato nell'amuleto dimenticato, o quello di un bombo per una rosa. Soltanto saprò far vivere il mio sentimento al di là dell'incessante fluire della natura, in un amore-rinuncia che si sottomette alla volontà dell'altro.
Ho tradotto "Bee" ("Ape") con "Bombo" (v. 5) per mantenerne il genere maschile.


J439 (1862) / F626 (1863)

Undue Significance a starving man attaches
To Food -
Far off - He sighs - and therefore - Hopeless -
And therefore - Good -

Partaken - it relieves - indeed -
But proves us
That Spices fly
In the Receipt - It was the Distance -
Was Savory -

    Eccessivo Significato un uomo affamato attribuisce
Al Cibo -
Remoto - sospira - e dunque - Impossibile -
E dunque - Buono -

Prenderne - conforta - a dire il vero -
Ma ci dimostra
Che le Spezie svaniscono
Nel Piatto - Era la Distanza -
A farle Saporite -

Variazione sul tema della mancanza che stuzzica il desiderio.
ED usò parole molto simili in una lettera della fine del 1872 a Louise Norcross (L379): "Affection is like bread, unnoticed till we starve, and then we dream of it, and sing of it, and paint it [...] Longing, it may be, is the gift no other gift supplies." ("L'affetto è come il pane, non ci facciamo caso finché non soffriamo la fame, e allora lo sogniamo, lo cantiamo, lo dipingiamo [...] Il desiderio, forse, è il dono che nessun altro dono soddisfa.").


J440 (1862) / F628 (1863)

'Tis Customary as we part
A Trinket - to confer -
It helps to stimulate the faith
When Lovers be afar -

'Tis various - as the various taste -
Clematis - journeying far -
Presents me with a single Curl
Of her Electric Hair -

    È Consuetudine quando partiamo
Un Gingillo - concedere -
Aiuta a stimolare la fedeltà
Quando Chi si ama è lontano -

Può essere vario - com'è vario il gusto -
La Clematide - per un lungo viaggio -
Mi fa dono di un singolo Ricciolo
Della sua Elettrica Chioma -

ED sa trasformare anche un semplice biglietto in una poesia. Il gingillo che diamo a chi parte (o ci viene dato da chi parte) può essere di varia natura, come varii sono i gusti. Quel che conta è che stimoli la fedeltà sia di chi resta sia di chi parte.
La clematide (clematis vitalba) è anche chiamata "Traveler's Joy" ("gioia del viaggiatore"). Johnson ipotizza che la poesia accompagnasse il dono di un fiore di clematide a un amico in partenza.


J441 (1862) / F519 (1863)

This is my letter to the World
That never wrote to Me -
The simple News that Nature told -
With tender Majesty

Her Message is committed
To Hands I cannot see -
For love of Her - Sweet - countrymen -
Judge tenderly - of Me

    Questa è la mia lettera al Mondo
Che non scrisse mai a Me -
Semplici Notizie che la Natura raccontò -
Con tenera Maestà

Il suo Messaggio è affidato
A Mani che non posso vedere -
Per amor Suo - Dolci - compatrioti -
Giudicate teneramente - Me

Una delle sue poesie più famose, dove ED, come in altre ma qui in modo molto più diretto, descrive la sua poesia. I primi due versi parlano di una comunicazione a senso unico, come se ED non avesse mai trovato negli altri qualcosa che potesse competere con la sua insaziabile voglia di dire, di narrare, di descrivere; ma possono anche essere letti come un accenno alla sua scelta di solitudine. I successivi due versi, nella loro asciutta semplicità, sono un tributo alla natura, che nelle sue forme più varie, interiori ed esteriori, è stata l'ispiratrice dei suoi versi, con quelle "semplici notizie" trasformate in sempre nuove e sorprendenti pagine di poesia. Nei primi due versi della seconda strofa una bellissima immagine dei suoi lettori futuri, di quelle mani invisibili che sfoglieranno le sue pagine e sapranno coglierne il messaggio. E infine, negli ultimi due versi, un artificio retorico, un affidarsi alla benevolenza del lettore, dove il "compatriota" non è tanto chi è nato nello stesso posto ma chi è capace di condividere la bellezza della poesia.


J442 (1862) / F520 (1863)

God made a little Gentian -
It tried - to be a Rose -
And failed - and all the Summer laughed -
But just before the Snows

There rose a Purple Creature -
That ravished all the Hill -
And Summer hid her Forehead -
And Mockery - was still -

The Frosts were her condition -
The Tyrian would not come
Until the North - invoke it -
Creator - Shall I - bloom?

    Dio fece una piccola Genziana -
Che tentò - d'essere una Rosa -
E fallì - e l'Estate tutta intera rise -
Ma appena prima delle Nevi

Là si levò una Purpurea Creatura -
Che incantò tutta la Collina -
E l'Estate nascose la sua Fronte -
E lo Scherno - fu zittito -

Il Gelo era la sua condizione -
L'Indaco non giunge
Finché il Nord - non lo invoca -
Creatore - io - fiorirò?

Bellissima metafora della vita e della morte. Nasciamo piccole genziane e tentiamo di diventare una rosa, ma solo la morte (il gelo, le nevi, il nord) potrà farci sbocciare nel purpureo splendore dell'immortalità. Nell'ultimo verso si insinua l'immancabile dubbio dickinsoniano: "caro creatore, ma io ce la farò a fiorire, o è tutta un'illusione?"
Per "Tyrian" (v. 10) vedi la J140-F90.


J443 (1862) / F522 (1863)

I tie my Hat - I crease my Shawl -
Life's little duties do - precisely -
As the very least
Were infinite - to me -

I put new Blossoms in the Glass -
And throw the Old - away -
I push a petal from my Gown
That anchored there - I weigh
The time 'twill be till six o'clock -
So much I have to do -
And yet - existence - some way back -
Stopped - struck - my ticking - through -

We cannot put Ourself away
As a completed Man
Or Woman - When the errand's done
We came to Flesh - upon -
There may be - Miles on Miles of Nought -
Of Action - sicker far -
To simulate - is stinging work -
To cover what we are
From Science - and from Surgery -
Too Telescopic eyes
To bear on us unshaded -
For their - sake - Not for Our's -

Therefore - we do life's labor -
Though life's Reward - be done -
With scrupulous exactness -
To hold our Senses - on -

    Ripongo il Cappello - piego lo Scialle -
Con scrupolo - adempio ai piccoli doveri della vita -
Come se il più minuto
Fosse l'infinito - per me -

Metto i Fiori freschi nel Vaso -
E butto via - i Vecchi -
Scaccio dalla Gonna un petalo
Che là s'era ancorato - valuto
Il tempo che resterà fino alle sei -
Così tanto ho da fare -
Eppure - l'esistenza - tempo addietro -
Si arrestò - colpì - il mio ticchettio - da parte a parte -

Non possiamo riporre Noi stessi
Come Uomo o Donna
Compiuti - Quando è concluso il compito
Per cui ci siamo imbattuti - nella Carne -
Ci possono essere - Miglia e Miglia di Nulla -
Dell'Azione - assai più penose -
Simulare - è una pungente fatica -
Mascherare ciò che siamo
Alla Scienza - e alla Chirurgia -
Occhi troppo Telescopici
Puntati su noi indifesi -
Per il loro - interesse - Non per il Nostro -

Perciò - adempiamo al lavoro della vita -
Benché il Compenso della vita - sia concesso -
Con scrupolosa esattezza -
Per mantenere i nostri Sensi - su di essa -

Nell'edizione Johnson la poesia ha cinque versi in più alla fine della penultima strofa: "'Twould start them - / We - could tremble - / But since we got a Bomb - / And held it in our Bosom - / Nay - Hold it - it is calm -" ("Dar loro coscienza - / Noi - potremmo tremare - / Ma da quando carpimmo una Bomba - / E la tenemmo stretta al Petto - / Anzi - la Teniamo - c'è calma -"). Nella successiva edizione di Franklin questi versi sono attribuiti alla parte finale della J1712-F508.

Molto ricca di suggestioni più o meno misteriose. Inizia con un quadretto casalingo che si prolunga per dieci versi, per poi arrestarsi improvvisamente, come un colpo di timpano dopo un valzerotto paesano (valzerotto con due incisi deliziosi: i piccoli doveri che diventano l'infinito, il petalo "ancorato" alla gonna). La cesura è lo "Stopped" del verso 12, suddiviso dalle lineette in quattro brevissime sezioni allitteranti. Ecco che inizia un viaggio nella vita che sembra finita e invece deve continuare. Quel qualcosa che colpì il "ticchettio" (il battito del cuore, la vita stessa) non ci permette però di "riporre noi stessi" come se avessimo concluso quel compito (ED usa "errand" che significa letteralmente "commissione", "incarico") che era lo scopo del nostro vivere (altra immagine geniale: "per cui ci siamo imbattuti nella Carne"). Dobbiamo percorrere miglia a miglia di nulla, assai più penose dell'azione. E in questo nulla non siamo liberi, dobbiamo simulare di essere ancora vivi, mascherare il fatto che invece non ci sentiamo più vivi. Troppi occhi ci guardano e noi siamo come nudi, non protetti da nessuno schermo ("unshaded") che ci permetta di sfuggire a quegli occhi telescopici (gli altri, Dio) che ci controllano ma ai quali non interessa niente di noi. E allora siamo costretti a continuare a vivere, anche se sappiamo che l'unico compenso della nostra fatica di vivere questo scampolo di esistenza priva per noi di significato, sarà niente di più che l'esistenza stessa. Alla fine della lettura il decimo verso: " So much I have to do" appare in tutta la sua ironia, e il "valzerotto" assume tutt'altro aspetto.


J444 (1862) / F524 (1863)

It feels a shame to be Alive -
When Men so brave - are dead -
One envies the Distinguished Dust -
Permitted - such a Head -

The Stone - that tells defending Whom
This Spartan put away
What little of Him we - possessed
In Pawn for Liberty -

The price is great - Sublimely paid -
Do we deserve - a Thing -
That lives - like Dollars - must be piled
Before we may obtain?

Are we that wait - sufficient worth -
That such Enormous Pearl
As life - dissolved be - for Us -
In Battle's - horrid Bowl?

It may be - a Renown to live -
I think the Man who die -
Those unsustained - Saviors -
Present Divinity -

    Si prova vergogna ad essere Vivi -
Quando Uomini così valorosi - sono morti -
Si invidia l'Illustre Polvere -
Concessa - a tali Teste -

La Pietra - che narra difendendo Chi
Questo Spartano gettò via
Quel poco di Lui che noi - possedemmo -
In Pegno della Libertà -

Il prezzo è alto - Sublime il pagamento -
Meritiamo noi - una Cosa -
Che vite - come Dollari - è necessario accumulare -
Prima di poterla ottenere?

Siamo noi che aspettiamo - degni abbastanza -
Che una Enorme Perla
Come la vita - sia dissolta - per Noi -
Nell'orrido Calice - della Battaglia?

Può darsi - che vivere dia la Fama -
Io penso che l'Uomo che muore -
Quei dimenticati - Salvatori -
Abbiano il marchio della Divinità -

Un inno ai caduti in battaglia, a chi ha sacrificato la vita in nostra difesa. Anche quando tratta temi che potrebbero facilmente scivolare in un patriottismo di maniera, ED non si smentisce. Sbozza la materia con decisione, come suo solito le immagini sono concrete (la polvere, la pietra tombale, le vite come dollari, l'orrido calice della battaglia) e non lasciano spazio a una visione edulcorata e astratta del coraggio. Due cose particolarmente belle: la vita come una "enorme perla", un gioiello inestimabile, e l'intera ultima strofa: vivere può dare fama, celebrità, ma il vero marchio del divino è riservato a loro, quelli che, magari ormai dimenticati, sono stati i nostri salvatori.


J445 (1862) / F344 (1862)

'Twas just this time, last year, I died.
I know I heard the Corn,
When I was carried by the Farms -
It had the Tassels on -

I thought how yellow it would look -
When Richard went to mill -
And then, I wanted to get out,
But something held my will.

I thought just how Red - Apples wedged
The Stubble's joints between -
And Carts went stooping round the fields
To take the Pumpkins in -

I wondered which would miss me, least,
And when Thanksgiving, came,
If Father'd multiply the plates -
To make an even Sum -

And would it blur the Christmas glee
My Stocking hang too high
For any Santa Claus to reach
The altitude of me -

But this sort, grieved myself,
And so, I thought the other way,
How just this time, some perfect year -
Themself, should come to me -

    Proprio in questo periodo, l'anno scorso, morii.
So che sentivo il Granturco,
Quando fui portata attraverso le Fattorie -
Aveva messo il Pennacchio -

Pensai a come apparisse giallo -
Quando Richard andava al mulino -
E allora, volevo scappare,
Ma qualcosa bloccò la mia volontà.

Pensai al Rosso - delle Mele ammassate
Negli spazi fra le Stoppie -
E ai Carri che andavano curvi nei campi
Per caricare le Zucche -

Mi domandai a chi sarei mancata, di meno,
E quando il Giorno del Ringraziamento, fosse arrivato,
Se il Babbo avrebbe aumentato i piatti -
Per fare la stessa Somma -

E se avrebbe offuscato la gioia del Natale
La mia Calza appesa troppo in alto
Perché qualsiasi Babbo Natale potesse raggiungere
La mia altezza -

Ma questi pensieri, mi rattristarono,
E così, pensai ad altro,
A come proprio in questo periodo, un qualche anno perfetto -
Loro stessi, sarebbero venuti da me -

Il dubbio sull'immortalità viene superato dalla forza della poesia, che permette di "vivere" la propria morte. Anche qui la protagonista assoluta è la natura e la quotidianità. I campi gialli di granturco, i carri che raccolgono zucche, l'evocazione di un nome familiare, il trascorrere delle stagioni, che accompagna la morte così come la vita. Il quadretto casalingo del babbo che prepara un piatto in più affinché la somma sia uguale a prima; il Babbo Natale che non riesce a raggiungere la calza dell'assente, ormai troppo in alto. E il finale, in cui il ricongiungimento con i propri cari è visto come un riprendere tutto ciò che si era perduto.
Il tema è simile alla J280-F340, ma il modo di trattare questa visione post-mortem è opposto: tanto metafisico e interiore là, quanto concreto e solare qui. Basta leggere i versi finali: uno definitivo e senza speranza: "And Finished knowing - then -", l'altro pieno di ottimistica aspettativa: "Themself, should come to me -.
"Richard" (v. 6) era Richard (Dick) Matthews, che lavorò a lungo nei campi e nelle stalle dei Dickinson.


J446 (1862) / F346 (1862)

I showed her Hights she never saw -
"Would'st Climb," I said?
She said - "Not so" -
"With me -" I said - With me?
I showed her Secrets - Morning's Nest -
The Rope the Nights were put across -
And now - "Would'st have me for a Guest"?
She could not find her Yes -
And then, I brake my life - And Lo,
A Light, for her, did solemn glow,
The larger, as her face withdrew -
And could she, further, "No"?
    Le mostrai Altezze che non aveva mai visto -
"Ti andrebbe di Arrampicarti?", chiesi,
Lei rispose - "Non così" -
"Con me" - dissi - Con me?
Le mostrai Segreti - il Nido del Mattino -
La Fune che le Notti avevano intrecciato -
E ora - "Ti andrebbe di avermi come Ospite?"
Lei non fu capace di trovare il Sì -
E allora, io spezzai la mia vita - Ed Ecco,
Una Luce, per lei, fiammeggiò solenne,
Più vasta, quando il suo volto si ritrasse -
E poteva ella, dire ancora, "No"?

La poesia fu inviata a Susan firmata "Emily". Nei fascicoli manoscritti ne esiste una copia praticamente identica, ma con i pronomi rovesciati e la terza persona al maschile anziché al femminile:

He showed me Hights I never saw -
"Would'st Climb" - He said?
I said, "Not so" -
"With me -" He said - "With me"?

He showed me secrets - Morning's Nest -
The Rope the Nights were put across -
"And now, Would'st have me for a Guest"?
I could not find my "Yes" -

And then - He brake His Life - And lo,
A light for me, did solemn glow -
The larger, as my face withdrew -
And could I further, "No"?

    Egli mi mostrò Altezze che non avevo mai visto -
"Ti andrebbe di Arrampicarti?", chiese,
Io risposi, "Non così" -
"Con me -" disse - "Con me?"

Mi mostrò segreti - il Nido del Mattino -
La Fune che le Notti avevano intrecciato -
"E ora, Ti andrebbe di avermi come Ospite?"
Io non fui capace di trovare il "Sì" -

E allora - Egli spezzò la Sua Vita - Ed ecco,
Una luce per me, fiammeggiò solenne -
Più vasta, quando il mio volto si ritrasse -
E potevo io dire ancora, "No"?

Poesia bifronte: una copia in cui un "Io" si rivolge a una "Lei" e un'altra in cui un "Lui" si rivolge a un "Io". I due "Io" non hanno un genere ben identificato ma si può ragionevolmente supporre che siano ambedue la stessa ED. Nella prima tenta Susan con altezze vertiginose, che, una volta scalate, riveleranno i segreti e i piaceri notturni e mattutini e, una volta capito che l'altra fa la ritrosa, si trasforma in fuoco d'artificio e la abbaglia con la sua luce sfolgorante: "davanti a una simile meraviglia, cara Susan, potrai mai dire ancora di no?" L'altra è esattamente speculare. Stavolta è un lui che invita, alletta, abbaglia, ed è ED che si chiede: "davanti a una simile meraviglia, cari lettori, come facevo a continuare a dire di no?".


J447 (1862) / F443 (1862)

Could - I do more - for Thee -
Wert Thou a Bumble Bee -
Since for the Queen, have I -
Nought but Bouquet?
    Potrei - fare di più - per Te -
Fossi Tu un Bombo -
Visto che per la Regina, non ho -
Nient'altro che un Bouquet?

Probabilmente accompagnavano l'invio di un mazzo di fiori a una destinataria sconosciuta, un dono che si adatta a una regina come a un bombo.


J448 (1862) / F446 (1862)

This was a Poet -
It is That
Distills amazing sense
From Ordinary Meanings -
And Attar so immense

From the familiar species
That perished by the Door -
We wonder it was not Ourselves
Arrested it - before -

Of Pictures, the Discloser -
The Poet - it is He -
Entitles Us - by Contrast -
To ceaseless Poverty -

Of portion - so unconscious -
The Robbing - could not harm -
Himself - to Him - a Fortune -
Exterior - to Time -

    Questo fu un Poeta -
È colui Che
Distilla un senso sorprendente
Da Significati Ordinari -
Ed Essenza così immensa

Da avvenimenti familiari
Che periscono oltre la Porta -
Ci meravigliamo di non esser stati Noi
Ad arrestarli - prima -

Di Visioni, Rivelatore -
Il Poeta - è Colui -
Che Ci destina - per Contrasto -
A un'incessante Povertà -

Di proprietà - così inconsapevole -
Che il Rubare - non può fargli danno -
Lui stesso - di per Sé - un Patrimonio -
Fuori - dal Tempo -

Una definizione perfetta del "poeta", ma soprattutto una magistrale autodefinizione da parte di chi ha saputo " distillare un senso sorprendente da significati ordinari" ed estrarre "essenza così immensa da avvenimenti familiari". Chi, se non un poeta, è capace di essere un "discloser of pictures", un rivelatore dell'intima natura delle immagini che ci circondano nella vita di tutti i giorni, qualcuno che ci fa vedere con occhi nuovi qualcosa che ci sembrava ormai talmente familiare da diventare invisibile? Bellissima l'ultima strofa: nessun ladro può turbare chi ha in sé la propria ricchezza, e quell'ultimo verso, un richiamo alla fama postuma, fuori dal tempo, tante volte corteggiata da ED, schiva ma consapevole del proprio genio poetico.
Il primo verso, che qui assume più una veste di titolo che di inizio della poesia, richiama alla mente una battuta di Antonio riferita a Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare (V,v,74-75): "..that Nature might stand up / And say to all the world: «This was a man!»" ("che la Natura potrebbe ben ergersi ed esclamare / a tutto il mondo: «Questo era un uomo»" - trad. di Sergio Perosa), ma anche un verso di un poemetto di Elizabeth Barrett Browning, A Vision of Poets: "These were poets true," ("Questi furono i veri poeti" - v. 289, vedi anche la J449-F448).
Nell'edizione Johnson i primi due versi sono uniti in uno; nel manoscritto si legge "This was a Poet - / It is That" ma i frequenti "a capo" dei manoscritti dickinsoniani non permettono di stabilire una versificazione certa. Ho scelto la trascrizione di Franklin perché, come ho detto sopra, ho visto in questo verso, anche per il repentino cambio di tempo verbale con il seguito, più un titolo che un inizio.


J449 (1862) / F448 (1862)

I died for Beauty - but was scarce
Adjusted in the Tomb
When One who died for Truth, was lain
In an adjoining Room -

He questioned softly "Why I failed"?
"For Beauty", I replied -
"And I - for Truth - Themself are One -
We Bretheren, are", He said -

And so, as Kinsmen, met a Night -
We talked between the Rooms -
Until the Moss had reached our lips -
And covered up - our names -

    Morii per la Bellezza - ma ero appena
Sistemata nella Tomba
Quando Uno che morì per la Verità, fu adagiato
In una Stanza adiacente -

Mi domandò silenziosamente "Perché sei mancata?"
"Per la Bellezza", risposi -
"Ed io - per la Verità - Esse sono Una cosa sola -
Noi siamo Fratelli", disse -

E così, come Congiunti, incontratisi di Notte -
Conversammo fra le Stanze -
Finché il Muschio raggiunse le nostre labbra -
E ricoprì - i nostri nomi -

ED vuole dirci che Verità e Bellezza si identificano l'un l'altra e ce lo dice facendo amabilmente conversare due defunti. L'inizio predispone a una visione molto concreta e familiare della tomba: "mi ero appena sistemata che ecco subito un vicino col quale fare due chiacchiere". La seconda strofa contiene quella che potremmo chiamare la "morale"; nella terza ED riprende all'inizio il tono colloquiale della prima, per poi sferrare uno dei suoi soliti colpi magistrali nei due ultimi versi, dove l'amabile conversazione d'oltretomba diventa un piccolo interludio prima della morte vera, quella col muschio che serra le nostre labbra e copre per sempre i nostri nomi.
Il "Themself are One" del settimo verso è una citazione, sintetica ma quasi testuale, del penultimo verso dell'Ode su un'urna greca di Keats: "Beauty is truth, truth beauty" ("Bellezza è verità, verità bellezza"), ma, per questi e per altri versi dedicati alla poesia - viene subito in mente la J448-F446 ("This was a Poet") e il poemetto A Vision of Poets di Elizabeth Barrett Browning: "... These were poets true, / Who died for Beauty, as martyrs do / For Truth -..." (... Questi furono i veri poeti, / Coloro che morirono per la Bellezza, come i martiri muoiono / Per la Verità -... - vv. 289-291).


J450 (1862) / F449 (1862)

Dreams - are well - but Waking's better -
If One wake at Morn -
If One wake at Midnight - better -
Dreaming - of the Dawn -

Sweeter - the Surmising Robins -
Never gladdened Tree -
Than a Solid Dawn - confronting -
Leading to no Day -

    I sogni - sono belli - ma Svegliarsi è meglio -
Se Uno si sveglia al Mattino -
Se Uno si sveglia a Mezzanotte - meglio -
Sognare - dell'Alba -

Più dolci - i Vagheggiati Pettirossi -
Che mai allietarono Alberi -
Che confrontarsi - con un'Alba Concreta -
Che non conduce a nessun Giorno -

I sogni sono, quasi sempre, più belli della realtà. Perché "quasi" sempre? Perché la realtà può essere più bella dei sogni soltanto se ci si sveglia al mattino, si trova un giorno radioso e ci si avvia a goderlo in tutta la sua luce. Invece i nostri risvegli avvengono spesso a mezzanotte, in quelle albe che non portano alla luce del giorno ma al buio della notte. Allora, meglio vagheggiare pettirossi immaginari, che non allieteranno mai concretamente i rami degli alberi, ma, almeno in parte, riusciranno a illuminare il buio della nostra vita.
Concetti banali, usuali, da filosofia spicciola, ma descritti con immagini e metafore che solo ED sa tirar fuori dal suo cilindro magicamente poetico.