The Complete Poems
Tutte le poesie
J501 - 550
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
J1/50
J51/100 
J101/150
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Indice Johnson
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J501 (1862) / F373 (1862)
This World is not Conclusion. A sequel stands beyond - Invisible, as Music - But positive, as Sound - It beckons, and it baffles - Philosophy, dont know - And through a Riddle, at the last - Sagacity, must go - To guess it, puzzles scholars - To gain it, Men have borne Contempt of Generations And Crucifixion, shown - Faith slips - and laughs, and rallies - Blushes, if any see - Plucks at a twig of Evidence - And asks a Vane, the way - Much Gesture, from the Pulpit - Strong Hallelujahs roll - Narcotics cannot still the Tooth That nibbles at the soul - |
Questo Mondo non è Conclusione. Un seguito sta al di là - Invisibile, come la Musica - Ma concreto, come il Suono - Accenna, e sfugge - La filosofia, non lo conosce - E attraverso un Enigma, alla fine - La sagacia, deve procedere - Risolverlo, confonde gli studiosi - Per ottenerlo, gli Uomini hanno sopportato Il disprezzo di Generazioni E la Crocifissione, esibito - La fede scivola - e ride, e si ricompone - Arrossisce, se qualcuno la vede - Si aggrappa a un filo di Evidenza - E chiede alla Banderuola, la direzione - Un gran Gesticolare, dal Pulpito - Forti Alleluia si accavallano - I narcotici non possono calmare il Dente Che rode l'anima - |
Poesia bifronte. Nella prima parte un fulmineo trattato di teologia (bella la metafora della musica, la cui astrattezza è concretizzata nel suono). Sapere il seguito che sta al di là non è affare che appartenga alla filosofia (etimologicamente intesa: amore della sapienza) ma solo alla sagacia di saper risolvere intuitivamente un enigma (che, probabilmente, rimarrà sempre tale per gli uomini). Per questo gli studiosi non sanno risolverlo e, per riuscire a vincerne la resistenza, gli uomini hanno dovuto esibire una crocifissione, un prova concreta (un suono) che dimostra l'esistenza di questa cosa che sta al di là (la musica). |
J502 (1862) / F377 (1862)
At least - to pray - is left - is left - Oh Jesus - in the Air - I know not which thy chamber is - I'm knocking - everywhere - Thou settest Earthquake in the South - |
Almeno - pregare - è rimasto - è rimasto - Oh Gesù - nell'Aria - Non so qual è la tua stanza - Sto bussando - dappertutto Tu che provochi Terremoti nel Sud - |
La disperata ricerca di un dio si infrange contro l'impalpabilità dell'aria. Il primo verso sembra collegato con il penultimo: dopo aver bussato invano (anzi, dopo esserci accorti di non trovare nemmeno la porta a cui bussare) ci rimane almeno la consolazione di poter pregare che il dio che cerchiamo serbi braccia per noi, per accoglierci quando, forse, saremo ammessi nelle sue stanze. |
J503 (1862) / F378 (1862)
Better - than Music! For I - who heard it - I was used - to the Birds - before - This - was different - 'Twas Translation - Of all tunes I knew - and more - 'Twas'nt contained - like other stanza - So - Children - told how Brooks in Eden - Children - matured - are wiser - mostly - Not such a strain - the Church - baptizes - Let me not spill - it's smallest cadence - |
Meglio - della Musica! Perché io - che lo ascoltai - Ero abituata - agli Uccelli - prima - Questo - era diverso - era la Traduzione - Di tutti i motivi che conoscevo - e ancora di più - Non era delimitato - come una qualsiasi strofa - Così - i Bambini - saputo di come i Ruscelli nell'Eden - I Bambini - maturati - sono più saggi - di solito - Non lo stesso canto - che la Chiesa - battezza - Fa' ch'io non disperda - la sua più piccola cadenza - |
Enigmatica e molto ostica da tradurre. Ci sono vari indizi che fanno pensare alla "poesia" come oggetto dei versi: è meglio, ed è una traduzione, della musica (ovvero non è musica); è una rima senza tonalità, ovvero ha i caratteri della poesia (rima) ma non quello peculiare della musica (tonalità); quei piedi che non volevano volare, che possono essere un'ardita immagine del serpente strisciante, ma anche un richiamo ai ritmi poetici (appunto "piedi"); il ribadire che non è un canto, né quello che si ascolta in chiesa in onore di un santo, né quello delle campane della redenzione; l'ultima strofa, dove ED chiede di non disperderne nemmeno una cadenza (termine musicale che si applica in genere ad una conclusione, ma che può agevolmente applicarsi anche a ritmi poetici) e ripete due volte "humming", che significa "canticchiare", ma anche "mormorare", "dire a voce bassa", con un nuovo parallelo musica-poesia. |
J504 (1862) / F676 (1863)
You know that Portrait in the Moon - So tell me Who 'tis like - The very Brow - the stooping eyes - A'fog for - Say - Whose Sake? The very Pattern of the Cheek - When Moon's at full - 'Tis Thou - I say - And when - Some Night - Bold - slashing Clouds |
Conosci quel Ritratto nella Luna - Perciò dimmi a Chi somiglia - La stessa Fronte - gli occhi abbassati - Velati di nebbia - Di' - A causa di Chi? La stessa Forma della Guancia - Quando è Luna piena - sei Tu - dico - E quando - Qualche Notte - Spavalde - taglienti Nubi |
Lui, l'Ismaele simbolo di colui che è lontano, può essere scorto solo guardando la Luna, interpretando come suo quel ritratto che ci appare nella notte, lontano. Intero quando è piena, quando il nome di lui affiora alle labbra ma è subito trattenuto, logorato, quasi stanco, ma non meno prezioso, quando diventa una falce. E qual è la causa di quel velo di nebbia sugli occhi, chi è che sembra faccia piangere il sidereo ritratto, forse io? Il tempo è passato, le mode cambiano, e anche il ritratto sembra cambiato: la guancia è la stessa, ma il mento sembra diverso. Bellissima l'ultima strofa: le nubi, spavalde, taglienti, ti separano da me, ma questa separazione, che io so temporanea, è molto più facile da accettare dell'altra, di quel velo perenne che raggela ("glazed" vuol dire propriamente "vetrificare") la festa, e la vita. È ovvio che questa poesia, per ragioni temporali, non possa riferirsi alla "scoperta" di Zamboni, ma la coincidenza è curiosa. Due le ipotesi: o la Dickinson si riferisce a un'immagine fantastica, proiettata sulla Luna soltanto per evidenziare la distanza con colui che chiama "Ismaele" (il personaggio biblico divenuto simbolo di colui che è esiliato, escluso, che va lontano - come il protagonista di Moby Dick di Melville, che si presenta da solo nel famoso incipit: "Call me Ishmael."), oppure, visto che nella poesia si parla di un ritratto maschile, qualcuno, magari la stessa Dickinson, aveva già visto nella Luna piena qualcosa di simile all'immagine di Zamboni. |
J505 (1862) / F348 (1862)
I would not paint - a picture - I'd rather be the One It's bright impossibility To dwell - delicious - on - And wonder how the fingers feel Whose rare - celestial - stir - Evokes so sweet a torment - Such sumptuous - Despair - I would not talk, like Cornets - Nor would I be a Poet - |
Non vorrei dipingere - un quadro - Vorrei piuttosto essere Colui Che sulla sua splendente deliziosa Impossibilità - indugia - E si chiede cosa provino le dita Il cui raro - celestiale - agitarsi - Evoca un così dolce tormento - Una tale sontuosa - Disperazione - Non vorrei parlare, come le Cornette - Né vorrei essere un Poeta - |
Di nuovo la poesia, stavolta accomunata alle altre espressioni artistiche. Per dirci la sofferenza di chi crea ED ci dà tre splendide definizioni della pittura, della musica e, naturalmente, della poesia. |
J506 (1862) / F349 (1862)
He touched me, so I live to know That such a day, Accepted so - I dwelt - upon his breast - It was a boundless place to me And now, I'm different from before, Into this Port, if I might come, |
Egli mi toccò, così io vivo per sapere Che un tale giorno, così Accettata - Indugiai - sul suo petto - Era uno spazio illimitato per me E ora, sono diversa da prima, In questo Porto, se io potessi giungere, |
Un solo sguardo, un contatto che s'immagina fuggevole, apre uno "spazio illimitato" e lo rende "silenzioso", come staccato dal quotidiano, da quelle "insignificanti correnti" che il mare rende tranquille, inoffensive, facendole sparire nella sua imponente grandezza. Quel tocco mi ha resa diversa, ora sento di respirare un'aria che sta al di sopra di quella terrena, è come se mi muovessi leggera, mi sentissi a mio agio, in vesti regali; è come se tutto il mio io, dai piedi vagabondi al volto da zingara, libero, nomade, non legato ai vincoli del quotidiano, fosse trasfigurato, reso degno di una fama più tenera (qui ED usa "renown" che significa fama, celebrità. essere conosciuti. È come se volesse dire che anche gli altri, dopo quel tocco, la vedono diversa, più tenera, insomma: innamorata). |
J507 (1862) / F351 (1862)
She sights a Bird - she chuckles - She flattens - then she crawls - She runs without the look of feet - Her eyes increase to Balls - Her Mouth stirs - longing - hungry - The Hopes so juicy ripening - |
Punta un Uccello - sogghigna - S'acquatta - poi avanza felpata - Corre senza parvenza di piedi - Gli occhi dilatati come Palloni - La Bocca si eccita - bramosa - famelica - Le Speranze così succose maturavano - |
La felicità è là, a portata di mano, ci sembra ormai raggiunta, ma ecco che, quasi sempre, ci sfugge, lasciandoci a bocca asciutta, come la micia che punta l'uccello, si acquatta, ha l'acquolina in bocca, trattiene i denti per non far rumore, si slancia, ormai sicura di aver conquistato la preda, che invece è più veloce di lei, sembra avere cento ali e fugge via, insieme a quella beatitudine, quella felicità perfetta, che le (ci) sembrava un frutto ormai maturo, pronto per immergerci la lingua. |
J508 (1862) / F353 (1862)
I'm ceded - I've stopped being Their's - The name They dropped upon my face With water, in the country church Is finished using, now, And They can put it with my Dolls, My childhood, and the string of spools, I've finished threading - too - Baptized, before, without the choice, My second Rank - too small the first - |
Sono ceduta - ho smesso di essere Loro - Il nome che fecero cadere sul mio volto Con l'acqua, nella chiesa campestre Ha concluso il suo compito, ormai, E possono metterlo con le mie Bambole, La mia infanzia, e il filo dei rocchetti, Che pure - ho terminato di infilare - Battezzata, dapprima, senza la scelta, Il mio secondo Rango - troppo piccolo il primo - |
Un tema di fondo: il raggiungimento della consapevolezza, l'appropriarsi della ragione che ci dà il potere di scegliere e di non essere di nessuno ("I'm ceded" che diventa "I choose"), e una serie di rivoli più o meno espliciti che richiamano alla maturazione dell'individuo, una sorta di bildungsroman in sedicesimo, ma solo dal punto di vista della quantità delle parole, non della loro qualità. Ma, ancora una volta, e come non potrebbe essere così, alcuni indizi, sparsi ma precisi, non possono fare a meno di farci pensare alla poesia. Il terzo verso della seconda strofa: cos'è mai quel "supremest name"?; ho tradotto "... della Grazia / Di un nome supremo -" ma quell'"Unto" significa "verso", "in direzione di", il senso vero è "... della Grazia / Che mi conduce a un nome supremo". Quale potrebbe essere questo nome supremo se non quello di "poeta"?. E che cos'è quel "piccolo Diadema"? O la "corona" finale? (Qui, sia Guidacci nel Meridiano che Errante scelgono la variante "Throne"; io ho preferito lasciare "Crown" per due motivi: il possibile riferimento alla "corona d'alloro" del poeta e il richiamo al secondo verso dell'ultima strofa: là la corona era posta sul capo di una piagnucolante, inconsapevole regina; qua, invece, è una corona che si ha la consapevolezza, il potere di scegliere e di far propria). |
J509 (1862) / F354 (1862)
If Anybody's friend be dead It's sharpest of the theme The thinking how they walked alive - At such and such a time - Their costume, of a Sunday, How warm, they were, on such a day, How pleased they were, at what you said! You asked the Company to tea - Past Bows, and Invitations - |
Per Qualsiasi amico che sia morto L'argomento più pungente è Il pensiero di come camminavano da vivi - In un preciso momento - Il loro abito, in una Domenica, Quanto calore, mostrarono, un certo giorno, Come riusciva gradito a loro, quel che dicevi! Che chiamasti la Brigata per un tè - Passati gli Inchini, e gli Inviti - |
Il tema del ricordo di chi non c'è più è presente in molte poesie di ED (per esempio: J499-F369, J482-F461, J467-F599, J432-F390, J360-F640). Quest'ultima è quella più simile: là sono le cose a riportarceli alla mente (una sorta di madeleine proustiana), qua il ricordo è più diretto: il modo di camminare o di vestire, i capelli, il sorriso, i piccoli segreti, tutti còlti in momenti particolari che ricreano in noi il tempo in cui chi amavamo era vivo. Molto belli i versi centrali della quarta strofa: un bisogno di toccare concretamente chi non c'è più, frustrato e reso impossibile dalla gelida cortina della morte. |
J510 (1862) / F355 (1862)
It was not Death, for I stood up, And all the Dead, lie down - It was not Night, for all the Bells Put out their Tongues, for Noon. It was not Frost, for on my Flesh And yet, it tasted, like them all, As if my life were shaven, When everything that ticked - has stopped - But, most, like Chaos - Stopless - cool - |
Non era la Morte, perché ero diritta, E tutti i Morti, giacciono distesi - Non era la Notte, perché tutte le Campane Sfoderavano i loro Batacchi, per il Mezzodì. Non era il Gelo, perché sulla Carne Eppure, sapeva, di tutto questo, Come se la mia vita fosse stata piallata, Quando tutto ciò che ticchetta - si è fermato - Ma, più di tutto, come il Caos - Incessante - freddo - |
Un momento d'angoscia, di svuotamento dell'anima, di gelo interiore, fissato sulla carta con immagini, quasi delle istantanee, che cercano di descriverne la natura. Come quasi sempre nelle poesie di ED si inizia in medias res, senza nominare l'oggetto della poesia. Nei primi otto versi, quattro no, quattro descrizioni, fulminee e immaginifiche, di ciò che "non" è ciò di cui stiamo parlando. Non è la morte (io sono ben diritta in piedi, i morti sono distesi), non è la notte (le campane suonano a distesa il mezzogiorno), non è il gelo (sento i caldi venti di scirocco che strisciano sulla carne), e non è nemmeno il fuoco, perché i miei piedi di marmo potrebbero da soli rinfrescare l'intero spazio di un presbiterio. E poi, finiti i "non" ecco che passiamo a ciò che invece può ricordare, può somigliare a quello che proviamo. La composta fissità dei morti, così simile a questa gelida costrizione che sentiamo dentro, come se fossimo stati a forza incastrati in una cornice, e solo una chiave che ci liberi potrebbe permetterci di respirare. L'immagine della mezzanotte (il momento del buio contrapposto al solare mezzogiorno) che fa cessare ogni vita, quasi arriva a fermare il tempo (ogni cosa che ticchetta) o le prime gelate d'autunno, tremende perché sorprendono il suolo ancora palpitante di vita ("Repeal" significa letteralmente "abrogare" "cancellare qualcosa che esisteva prima" - qui il significato è "cancellare la vita dal suolo" e mi è sembrato corretto renderlo con "appropriarsi"). Poi c'è l'ultima strofa, con quel "most" che sottolinea la similitudine più vera: il caos, incessante, freddo (nel senso di insensibile, indifferente), dove non esistono possibilità di salvezza, pennoni che aiutino chi naviga in questo mare infido e incomprensibile, e nemmeno un accenno di terra che possa almeno giustificare la disperazione di rendersi conto di non riuscire ad arrivarci. Nemmeno questo, nemmeno la disperazione è concessa, in un caos dove non c'è posto per l'uomo. |
J511 (1862) / F356 (1862)
If you were coming in the Fall, I'd brush the Summer by With half a smile, and half a spurn, As Housewives do, a Fly. If I could see you in a year, If only Centuries, delayed, If certain, when this life was out - But, now, uncertain of the length |
Se tu venissi in Autunno, Scaccerei via l'Estate Con metà sorriso, e metà disdegno, Come la Massaia fa, con una Mosca. Se potessi vederti fra un anno, Se soltanto Secoli, tardassero, Se certa, quando questa vita fosse conclusa - Ma, ora, incerta della lunghezza |
La separazione si accetta quando esiste un tempo, anche lungo ma concreto, numerabile, che ci separa dall'altro. Qualsiasi sia la sua lunghezza, non ci spaventerebbe contare i giorni, gli anni, i secoli; saremmo addirittura capaci di gettar via la nostra vita, se fossimo certi che di là ce n'è un'altra in cui le nostre venissero unite. Ma non è così. L'incertezza, il non sapere quanto durerà la separazione, e soprattutto se mai cesserà, è un tormento che somiglia a quello di un'ape-folletto, che ci ronza intorno ma non ha nessuna intenzione di dirci se e quando ci pungerà. |
J512 (1862) / F360 (1862)
The Soul has Bandaged moments - When too appalled to stir - She feels some ghastly Fright come up And stop to look at her - Salute her, with long fingers - The soul has moments of Escape - As do the Bee - delirious borne - The Soul's retaken moments - The Horror welcomes her, again, |
L'Anima ha momenti Bendati - Quando troppo atterrita per muoversi - Sente arrivare un qualche spaventoso Terrore Che si ferma a guardarla - E la saluta, con le lunghe dita - L'anima ha momenti di Fuga - Come fa l'Ape - spinta al delirio - Momenti in cui l'Anima viene riacciuffata - L'Orrore le dà il benvenuto, di nuovo, |
Immagini analoghe a quelle della J510-F355. Qui c'è un contrasto fra i momenti in cui l'anima sente arrivare uno spaventoso terrore, un qualcosa che sembra toccarla fisicamente (bellissima l'immagine di questa spettrale apparizione che bacia le labbra su cui indugiò l'amato), e altri in cui si libera, sfonda tutte le porte, si slancia in frenetica danza (come una bomba) e si impadronisce anche del tempo (oscilla, come un orologio, sulle ore). Ma poi ce ne sono altri di momenti. L'anima, che credeva di essere ormai libera, viene riacciuffata, condotta in ceppi (catene ai suoi piedi piumati, che volevano alzarsi in volo come un uccello e chiavistelli al suo canto) e si ritrova davanti all'orrore che credeva di aver ormai lasciato alle spalle: questi ultimi sono momenti che nessun suono umano può raccontare. |
J513 (1862) / F361 (1862)
Like Flowers, that heard the news of Dews, But never deemed the dripping prize Awaited their - low Brows - Or Bees - that thought the Summer's name Or Arctic Creatures, dimly stirred - Or Wind's bright signal to the Ear - The Heaven - unexpected come, |
Come Fiori, che udirono notizia di Rugiada, Ma non pensarono mai che il gocciolante premio Spettasse ai loro - umili Cigli - O Api - che credevano il nome dell'Estate O Artiche Creature, confusamente agitate - O il nitido segnale del Vento all'Orecchio - Il Cielo - arriva inaspettato, |
Anche qui la tecnica di elencare le similitudini di qualcosa che sarà nominato solo alla fine: il cielo, che arriva inaspettato, magari annunciato da segni che nessuno di noi può decifrare. |
J514 (1862) / F335 (1862)
Her smile was shaped like other smiles - |
Il suo sorriso era modellato come gli altri sorrisi - Le Fossette si allargavano - Eppure faceva male, come un Uccello Che si sollevi , per cantare, Poi si rammenti di una Pallottola, presa - E si aggrappi al Ramoscello, Convulsamente, mentre la Musica è frantumata - Come Perline - in mezzo al Fango - |
Nell'edizione Franklin la F335 comprende due strofe di otto versi ciascuna. La prima corrisponde alla J514, la seconda alla J353. Nei fascicoli manoscritti le due poesie, o le due strofe, sono sulla stessa pagina, senza spazi ma con una riga orizzontale che le divide. Johnson, ricordando che la divisione con una riga orizzontale è usuale nelle poesie scritte nella stessa pagina, ritiene che la riga sia stata inserita per separare due poesie distinte; Franklin ritiene invece che la poesia sia stata scritta di seguito e poi ED abbia inserito la riga per dividerla in due strofe. |
Un sorriso che apparentemente non ha niente di speciale, è come tutti gli altri sorrisi. Ma dietro di sé ha qualcosa che ferisce, che fa male. Per spiegare ED si affida ad un uccello su un ramoscello: si alza, tranquillo (è una giornata come un'altra) per cantare; ma ecco che riaffiora un ricordo che lo paralizza. Un giorno si era alzato, come adesso, per cantare, e una pallottola l'aveva colpito. La musica che stava uscendo dal suo becco si blocca, è come se si frantumasse, perdendo la sua identità, come una collana di perline che si scioglie e cade nel fango, spargendosi irriconoscibile. Ma se qualcuno guarda l'uccello non capisce cosa mai può averlo bloccato, cosa può avergli fatto così male: è un giorno qualunque, un giorno come tutti gli altri, come il sorriso che, come tutti gli altri sorrisi, allarga le fossette del volto, senza rivelare quel che c'è dietro. |
J515 (1862) / F653 (1863)
No Crowd that has occurred Exhibit - I suppose That General Attendance That Resurrection - does - Circumference be full - On Atoms - features place - Solemnity - prevail - What Duplicate - exist - |
Nessuna Folla che si sia riunita Può vantare - suppongo Quell'Universale Affluenza Che la Resurrezione - vanta - La Circonferenza è colma - Sugli Atomi - i lineamenti si dispongono - La Solennità - prevale - Quale Duplicato - esiste - |
Un'immaginifica descrizione della resurrezione. La circonferenza (questa parola in ED ha un significato insieme concreto e metafisico, è insieme la vita e il mistero della vita, l'immortalità e i dubbi sull'immortalità) è colma, le tombe si aprono e la polvere si dispone intorno agli atomi per ricreare i corpi, le coscienze riacquistano la loro individualità. Uno scenario senza pari, universale e individuale insieme. Se non fosse che nel secondo verso compare, come quasi sempre quando ED parla di questi argomenti, il dubbio: "I suppose". |
J516 (1862) / F654 (1863)
Beauty - be not caused - It Is - Chase it, and it ceases - Chase it not, and it abides - Overtake the Creases In the Meadow - when the Wind |
La Bellezza - non si crea - È - La insegui, e si dilegua - Non la insegui, e si insedia - Cogli al volo le Pieghe Nel Prato - quando il Vento |
La bellezza (la felicità, il bello del vivere, ma anche l'arte, la poesia) non ha una causa, nel senso che non viene creata dalle nostre azioni, semplicemente "è", una sorta di idea platonica. E come tutto ciò che esiste ma non è concreto, sfugge ai nostri tentativi di afferrarla, di farla nostra, e, se vuole, si presenta da sola. Cercarla è un po' come tentare di afferrare le pieghe che il vento provoca sul prato quando passa, veloce e senza preannuncio. |
J517 (1862) / F655 (1863)
He parts Himself - like Leaves - And then - He closes up - Then stands upon the Bonnet Of Any Buttercup - And then He runs against And dangles like a Mote What come of Him - at Night - The Frost - possess the World - |
Si stacca - come le Foglie - E poi - si chiude - Poi si ferma sul Berretto Di un Ranuncolo Qualsiasi- E poi corre incontro E dondola come Pulviscolo Cosa avvenga di Lui - la Notte - Il Gelo - s'impossessa del Mondo - |
Un baco da seta nasce, si chiude in se stesso, si ferma su un ranuncolo, rovescia una rosa, si concede una pausa, si arrampica su un albero e lì rimane appeso, dondolando come fanno le sottili particelle di polvere rivelate dalla luce pomeridiana, e incerto sul da farsi. Nessuno può immaginare quello che avverrà di lui. Ma in uno scrigno segreto, una sorta di sepolcro lanuginoso, si rivela il segreto: da quel bozzolo nascerà il miracolo della farfalla. |
J518 (1862) / F611 (1863)
Her sweet Weight on my Heart a Night Had scarcely deigned to lie - When, stirring, for Belief's delight, My Bride had slipped away - If 'twas a Dream - made solid - just With Him remain - who unto Me - |
Il suo dolce Peso sul mio Cuore una Notte Si era appena degnato di giacere - Quando, trasalendo, per la gioia del Credere, La mia Sposa sgusciò via - Se fu un Sogno - divenuto concreto - giusto A Lui resta - che a Me - |
Cos'è quel dolce peso sognato e poi subito sfuggito via, non appena l'emozione di un concretizzarsi del credere aveva provocato un'agitazione difficile da reprimere? Probabilmente è la Fede. Quella fede che vorremmo tanto diventasse concreta, visibile, senza dubbi, e che invece viene sempre sopravanzata, superata, dal nostro bisogno di concretezza. E chi è che può dirci se quel sogno si è veramente, se pure per un attimo, concretizzato, oppure se era, appunto, soltanto un sogno? Potrebbe dircelo solo chi ci ha creato, e ci ha dato questo bisogno di concretezza che rende così difficile aver fede. |
J519 (1862) / F614 (1863)
'Twas warm - at first - like Us - Until there crept upon A Chill - like frost upon a Glass - Till all the scene - be gone. The Forehead copied Stone - It straightened - that was all - And even when with Cords - |
Era caldo - dapprima - come Noi - Poi vi si insinuò Un Senso di Gelo - come brina su un Vetro - Finché tutta la scena - scomparve - La Fronte copiò la Pietra - Si irrigidì - e fu tutto - E anche quando con le Corde - |
Il passaggio dalla vita alla morte descritto con precisione quasi scientifica, e con un senso molto forte dell'ineluttabilità del momento, manifestato con la resa finale ("It made no Signal, nor demurred,") e con il verso conclusivo, quel cadere come una masso adamantino, la pietra più dura e più difficilmente scalfibile che esista. Il simbolo più evidente della morte è il freddo, per il quale ED usa quasi tutte le parole che ha a disposizione: chill, frost, cold, congealed e, indirettamente, skater, straightened, forehad copied stone. |
J520 (1862) / F656 (1863)
I started Early - Took my Dog - And visited the Sea - The Mermaids in the Basement Came out to look at me - And Frigates - in the Upper Floor But no Man moved Me - till the Tide And made as He would eat me up - And He - He followed - close behind - Until We met the Solid Town - |
Mi avviai di Buon'ora - Presi il mio Cane - E feci visita al Mare - Le Sirene dello Scantinato Uscirono per guardarmi - E le Fregate - del Piano più Alto Ma Nessuno Mi smosse - finché la Marea E fece come se volesse divorarmi - E Lui - Lui seguiva - dappresso - Finché incontrammo la Solida Città - |
Il racconto di un sogno, un sogno vero, notturno, ma anche il sogno di fondersi con la natura. Una natura forte, possente, simboleggiata dal mare, ma allo stesso tempo familiare. È un mare che tendiamo a confondere con i posti in cui viviamo, che conosciamo bene, dove le sirene abitano nello scantinato e le fregate ai piani superiori. A un certo punto però la natura si riprende il suo carattere selvaggio, ci inonda, ci sommerge, di acqua ma anche di perle. Noi resistiamo, ma quando il mare ci arriva al corsetto siamo costretti a indietreggiare, a rifugiarci nella "solida" città (contrapposta al liquido e mutevole mare). Qui la situazione si rovescia; ora è lui che si trova in un ambiente che non conosce, che gli è estraneo, ed è costretto a indietreggiare, non senza un ultimo guizzo "umano": un inchino e uno sguardo (sia pure possente) agli umani che lo amano e lo temono allo stesso tempo. |
J521 (1862) / F657 (1863)
Endow the Living - with the Tears - You squander on the Dead, And They were Men and Women - now, Around Your Fireside - Instead of Passive Creatures, |
Donate ai Vivi - le Lacrime - Che sprecate per i Morti, Ed Essi sarebbero Uomini e Donne - allora, Intorno al Vostro Focolare - Invece di Passive Creature, |
Ancora una volta un concetto banale: "è meglio dare qualcosa di se stessi ai vivi, che spargere, e sprecare, inutili lacrime per loro quando saranno morti". ED usa il verbo "endow", che significa propriamente "dotare, fornire di dote", mettendolo in contrasto con "squander" ("dissipare, sprecare"). Ma subito dopo l'attacco, che un po' sorprende, con quel "sprecare" riferito alle lacrime che si versano per chi muore, ecco che il concetto si chiarisce meglio: i sentimenti, la tenerezza, l'amore, (la definizione di "cherishing" è "prendersi teneramente cura di qualcuno") non lasciateli da parte, come contenitori che servono soltanto ad attingere le lacrime quando qualcuno che ci è caro muore. Riversateli prima sui vivi, ed essi, a cui non sarà più negata la tenerezza, l'amore, siederanno al focolare non più come creature passive, ma come uomini e donne nella pienezza del vivere. E forse così sarà meno cruda l'ultima beffa, eterea, immateriale eppure così concreta: quella della morte che li negherà per sempre all'amore degli altri. |
J522 (1862) / F634 (1863)
Had I presumed to hope - The loss had been to Me A Value - for the Greatness' Sake - As Giants - gone away - Had I presumed to gain 'Tis failure - not of Hope - 'Tis Honor - though I die - |
Avessi io preteso di sperare - La perdita sarebbe stata per Me Un Prezzo - per la Causa della Grandezza - Come Giganti - andati via - Avessi io preteso di guadagnare È fallimento - non di Speranza - È Onore - sebbene io muoia - |
Qual è il soggetto della speranza? E il favore così remoto? E la perdita, il fallimento di che cosa? Stiamo parlando dell'amore, della fama, della fede? I versi sembrano adattarsi in particolare alle prime due cose. Quelle "grazia in un più lontano infinito" fa pendere la bilancia dalla parte dell'amore (vedi la penultima strofa della J511-F356). Anche quella "risoluta disperazione", ovvero la consapevole perdita di ogni speranza, fa decisamente pensare che il soggetto della poesia sia l'amore. |
J523 (1862) / F635 (1863)
Sweet - You forgot - but I remembered Every time - for Two - So that the Sum be never hindered Through Decay of You - Say if I erred? Accuse my Farthings - Just to be Rich - to waste my Guineas |
Dolcezza - Tu hai dimenticato - ma io ho ricordato Ogni volta - per Due - Affinché la Somma non fosse mai intralciata Dal Tuo Declinare - Dici che ho sbagliato? Accusa i miei Spiccioli - Essere Ricca giusto - per sperperare le mie Ghinee |
Esiste una variante dell'ultima strofa, trascritta nei fascicoli come una poesia a sé stante, databile intorno al 1865:
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I versi sembrano ripercorrere un amore che, se c'è mai stato, non ha mai avuto un cenno dall'altro. Lui dimentica, lei ricorda per entrambi, e i suoi ricordi fanno sì che il declinare di lui non impedisca di "contare" quei pochi, fuggevoli momenti. Lui le dice che non c'è mai stato niente fra di loro. Lei ribatte che non è colpa sua, è colpa di quella piccola mano che era felice di mendicare da lui spiccioli da spendere. Sarebbe stata felice da ricca, perché avrebbe potuto sperperare tutte le sue sostanze su quel cuore che non ha eguali. Ma sarebbe stata felice anche da povera, anche solo per vedersi come una "scalza visione" chiusa fuori, messa alla porta da lui. Un'altra delle poesie in cui ED quasi annulla se stessa davanti all'intensità dell'amore. |
J524 (1862) / F399 (1862)
Departed - to the Judgment - A Mighty - Afternoon - Great Clouds - like Ushers - leaning - Creation - looking on - The Flesh - Surrendered - Cancelled - |
Partiti - per il Giudizio - Un Possente - Pomeriggio - Grandi Nubi - come Uscieri - s'inchinano - La Creazione - sta a guardare - La Carne - Arresa - Cancellata - |
Due strofe come due pennellate che descrivono con potente sintesi il momento della morte. |
J525 (1862) / F400 (1862)
I think the Hemlock likes to stand Upon a Marge of Snow - It suits his own Austerity - And satisfies an awe That men, must slake in Wilderness - The Hemlock's nature thrives - on cold - To satin Races - he is nought - |
Penso che all'Abete piaccia stare Su un Margine di Neve - Si addice alla sua Austerità - E soddisfa lo sgomento Che gli uomini, debbono dissetare nella Selva - La natura dell'Abete prospera - nel freddo - Per le Razze di raso - egli è un nulla - |
Il freddo, il gelo, è riservato all'abete, che, per la sua natura, ama il gelido fischio dei venti del nord e la neve sulla quale si erge maestoso. Gli uomini, di fronte alla natura selvaggia provano un timore reverenziale, ma sono anche attirati dal suo grigiore, dalla sua nuda potenza. L'ultima strofa corregge la generalizzazione del "men" al verso 5: non ci sono solo le "razze di raso", quelle che vivono negli agi simboleggiati dal clima temperato, ma anche quelle che sotto lontani abeti giocano e gareggiano, condividendo con essi i rigori di un inverno che là si identifica con la normalità. |
J526 (1862) / F402 (1862)
To hear an Oriole sing May be a common thing - Or only a divine. It is not of the Bird The Fashion of the Ear So whether it be Rune, The "Tune is in the Tree -" |
Sentire un Oriolo cantare Può essere una cosa comune - Oppure divina. Non si deve all'Uccello Il Carattere dell'Orecchio Perciò se sia una Runa, "La Melodia è nell'Albero -" |
La natura, qui rappresentata dal canto dell'oriolo, fa il suo corso, in modo naturale e consueto, senza curarsi se a sentire ci sia una folla o nessuno; sta a noi cogliere in quella normalità l'immagine di un mondo che va al di là del visibile, che può essere ascoltato solo interiormente. Perciò quando lo scettico, il razionalista, indica con sufficienza la fonte di quel suono, gli diciamo che, se vogliamo coglierne appieno il significato, quella melodia deve risuonare soprattutto nella nostra mente. |
J527 (1862) / F404 (1862)
To put this World down, like a Bundle - And walk steady, away, Requires Energy - possibly Agony - 'Tis the Scarlet way Trodden with straight renunciation Flavors of that old Crucifixion - Sacrament, Saints partook before us - |
Deporre questo Mondo, come un Fagotto - E camminare eretti, per la via, Richiede Energia - forse Agonia - È la via Scarlatta Percorsa con risoluta rinuncia Effluvi di quell'antica Crocefissione - Sacramento, a cui i Santi presero parte prima di noi - |
Morire richiede coraggio e sofferenza insieme: la via percorsa da Cristo, solo più tardi compresa dai suoi discepoli. Una strada cosparsa dagli effluvi della crocefissione, dalle ghirlande fiorite e dai succosi grappoli inconsapevolmente seminati da Ponzio Pilato e da Barabba. Quella strada personificata e sublimata nel sacramento dell'eucarestia, suggellata dal marchio divino di chi la impose (nel senso di dare). Anche in questa poesia così "religiosa" in senso cristiano, ED non tralascia di mettere in primo piano la sofferenza, l'agonia, di dover deporre il mondo terreno, quasi a ribadire ancora una volta i dubbi e le incertezze circa quello celeste. Belle le immagini della natura rigogliosa che dominano la terza strofa. |
J528 (1862) / F411 (1862)
Mine - by the Right of the White Election! Mine - by the Royal Seal! Mine - by the Sign in the Scarlet prison - Bars - cannot conceal! Mine - here - in Vision - and in Veto! |
Mio - per il Diritto della Bianca Elezione! Mio - per il Sigillo Regale! Mio - per il Segno nella prigione Scarlatta - Che sbarre - non possono celare - Mio - qui - nella Visione - e nel Veto! |
Può essere letta come una visione speculare della J523-F635: tanto là la narratrice è dimessa, rinunciataria, quasi volesse scomparire, tanto qui sembra di sentire in quel "Mine", ripetuto cinque volte a inizio verso, quasi un colpo di timpano che zittisce qualsiasi replica; una presa di possesso sicura e senza tentennamenti, rafforzata da un linguaggio che si richiama agli atti legali tanto familiari alla Dickinson (diritto, sigillo, abrogazione, intestato, convalidato, atto) e che qui hanno la funzione di accentuare il carattere perentorio di quel "Mine". |
J529 (1862) / F582 (1863)
I'm sorry for the Dead - Today - It's such congenial times Old neighbors have at fences - It's time o'year for Hay, And Broad - Sunburned Acquaintance It seems so straight to lie away A Trouble lest they're homesick - A Wonder if the Sepulchre |
Mi spiace per i Morti - Oggi - Sono momenti talmente congeniali I vecchi vicini agli steccati - È la stagione del Fieno, E Rudi - Abbronzati Conoscenti Sembra così duro giacere lontano Il Timore che provino nostalgia di casa - Un Chiedersi se il Sepolcro |
La nostalgia della vita, resa con l'immagine dei rinnovarsi del lavoro dei campi, con i rumori, i suoni, le allegre compagnie, la gente semplice, alla buona, che fa sorridere persino gli steccati. Tutto questo paragonato alla solitaria esistenza del sepolcro. Forse proprio in questi momenti di rinascita, quando la natura, il tempo, l'estate, prorompono senza freni dipingendo la vita con i colori più vividi che esistono, la nostalgia di casa di chi è ormai separato da tutto questo si fa più sentire. O, meglio, siamo noi vivi a provarla per loro conto. |
J530 (1862) / F583 (1863)
You cannot put a Fire out - A Thing that can ignite Can go, itself, without a Fan - Upon the slowest night - You cannot fold a Flood - |
Non puoi spegnere un Incendio - Una Cosa che prende fuoco Può andare, da sé, senza un Soffio - Nella notte più calma - Non puoi ripiegare una Piena - |
Non possiamo reprimere i nostri sentimenti. Quando il nostro animo prende fuoco, o è investito da un'onda di piena, nulla può trattenere l'impeto che è in noi e non serve cercare di nasconderlo, di chiuderlo in un cassetto; il vento, la nostra natura, lo scoverà di certo e a nulla servirà quel velo di compostezza (lucido, e piatto, senza increspature, come una calma notte o un pavimento di legno di cedro) che cerchiamo sempre di mantenere di fronte agli altri. |
J531 (1862) / F584 (1863)
We dream - it is good we are dreaming - It would hurt us - were we awake - But since it is playing - kill us, And we are playing - shriek - What harm? Men die - externally - Cautious - We jar each other - Cool us to Shafts of Granite - |
Noi sogniamo - è un bene che sogniamo - Ci farebbe male - se fossimo svegli - Ma visto che è una recita - uccidiamoci, E che stiamo recitando - urliamo - Che male c'è? Gli Uomini muoiono - là fuori - Attenti - a urtarci l'un l'altro - Ci irrigidisca in una Stele di Granito - |
Il sogno visto come strumento di libertà, che ci permette, come se fossimo a teatro, di dire e fare ciò che vogliamo, tanto è tutta finzione e a teatro non si muore mai. È la fuori, esternamente, che si consuma la vita, e soprattutto che si muore, una realtà fatta di carne e sangue. Ma dobbiamo stare attenti, non dobbiamo troppo agitarci mentre sogniamo, rischiamo di svegliarci, rendendoci conto di essere ormai irrigiditi in una stele di granito, una lapide con l'età, il nome e, forse, una qualche iscrizione, ultimo ricordo di chi ormai non c'è più. E poi l'ultimo verso: "È più prudente - sognare", quasi un resa di fronte alla vita: forse è meglio viverla nella bella finzione del sogno, ma anche nella beata inconsapevolezza, piuttosto che nella cruda realtà. |
J532 (1862) / F570 (1863)
I tried to think a lonelier Thing Than any I had seen - Some Polar Expiation - An Omen in the Bone Of Death's tremendous nearness - I probed Retrieveless things From the belief that Somewhere - I plucked at our Partition - I almost strove to clasp his Hand, |
Cercai di pensare a una Cosa più sola Di quante ne avessi mai viste - Qualche Polare Espiazione - Un Presagio nelle Ossa Della tremenda vicinanza della Morte - Sondai l'Irrecuperabile Dal credere che in qualche Luogo - Strappai via ciò che ci Divideva - Quasi lottai per afferrare la sua Mano, |
ED interroga se stessa, o meglio cerca in se stessa la compagna della propria consapevole, eretica, angosciosa solitudine, quasi che la ricerca di qualcuno più solo di lei non potesse avvenire che "dentro" di lei. Una sorta di "doppio" di se stessa che possa condividere la pietà, la compassione che proviamo per il nostro "io" quando ci troviamo soli di fronte alla "Polare Espiazione - Un Presagio nelle Ossa / Della tremenda vicinanza della Morte -". Cerca ben dentro se stessa, in quell'intimo recesso della mente che sembra sia irrecuperabile, tanto è nascosto e profondo. Cerca "dentro la stretta del pensiero" l'altra creatura, anch'essa "dell'amore celeste - dimentica". Per trovarla non esita a strappare ciò che le divide, a sollevare le mura delle celle contigue, fino ad arrivare all'altro al "gemello d'orrore". E quando, dopo aver duramente lottato, riesce ad afferrarne la mano, a sentirne la vicinanza, che renderà meno dura l'altra "vicinanza", quella della morte, sente crescere la voluttà, un piacere ardente che troverà la sua catarsi nella reciproca pietà, nella reciproca compassione per il ritrovarsi nella condizione umana, mortale e angosciosa. |
J533 (1862) / F571 (1863)
Two Butterflies went out at Noon - And waltzed upon a Farm - Then stepped straight through the Firmament And rested, on a Beam - And then - together bore away If spoken by the distant Bird - |
Due Farfalle uscirono a Mezzogiorno - Per un valzer su una Fattoria - Poi s'incamminarono dritte attraverso il Firmamento - E riposarono, su un Raggio - E poi - insieme s'involarono Se parlarono a un lontano Uccello - |
Questa poesia fu praticamente riscritta da ED nel 1878. Il manoscritto (riprodotto in: Bolts of Melody, New Poems of Emily Dickinson, edited by Mabel Loomis Todd and Millicent Todd Bingham, New York, Harper & Brothers, 1945, pp. xx-xxi) contiene decine di varianti ed è di difficile decifrazione. Di seguito riporto la ricostruzione contenuta nell'edizione Franklin:
È però interessante anche curiosare nelle varianti dickinsoniane, molto presenti nei suoi manoscritti, ma in questo caso in misura veramente inusuale. In entrambe le edizioni critiche sono riportate tutte le varianti, con qualche differenza di interpretazione, ma qui ho scelto di riprodurre la ricostruzione contenuta nel libro curato da Mabel e Millicent Todd, dove le modifiche sono indicate verso per verso (anche qui con alcune differenze rispetto alle due edizioni critiche e con l'omissione, usuale in questa edizione, delle maiuscole e dei trattini), con un risultato che può dar luogo ad una lettura molto stimolante per chi voglia seguire la scintillante e divertita fantasia di ED. La ricostruzione finale delle Todd è quella formata dai versi in neretto.
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Un divertissement o una metafora della vita e della morte? Probabilmente un po' tutt'e due. Le farfalle escono a mezzogiorno, si fanno un bel valzerotto sorvolando i campi e poi salgono verso il cielo, riposandosi per un po' su un raggio di sole. Poi s'involano e spariscono alla nostra vista. Nulla si sa più di loro, nessun porto ne registra l'arrivo, né arrivano notizie di qualcuno che le abbia incontrate. Un po' come un giramondo che se ne va e non dà più notizie di sé. Dopo quindici anni ED la riprende, elimina l'ultima parte (che faceva pendere la bilancia dalla parte della metafora) e lascia soltanto il divertissement, con quella ironica morale finale e, soprattutto, divertendosi a scarabocchiare le due pagine del manoscritto, veramente complicato da decifrare. |
J534 (1862) / F580 (1863)
We see - Comparatively - The Thing so towering high We could not grasp it's segment Unaided - Yesterday - This Morning's finer Verdict - Perhaps 'tis kindly - done us - To spare these striding spirits |
Noi vediamo - Relativamente - La Cosa che torreggiava così in alto Tanto da non poterne afferrare la struttura Senza aiuto - Ieri - Il più fine Verdetto di Stamane - Forse è un favore - fatto a noi - Risparmiare a questi spiriti che incedono |
È difficile avere valori assoluti. Giudichiamo, vediamo, sempre con gli occhi del momento, e ciò che ci sembrava terribile, che ci sovrastava solo ieri, oggi ci sembra quasi insignificante, ci sorprendiamo di come lo abbiamo sopravvalutato. Non conosciamo i disegni divini, forse questa nostra capacità di comparare, di non essere mai certi dell'assoluto, questo strapparci le nostre certezze, le cose che ci appartenevano e che sembravano così importanti per poi diventare insignificanti, è ciò che ci aiuta a vivere. Ciò che magari risparmia a noi, spiriti che incedono, ovvero anime che hanno un corpo, qualche mattino di inquietudine, di tristezza.
Gli ultimi due versi concludono e, in un certo senso rovesciano, quello che precede, lasciando un senso di incertezza. Quello svegliarsi fra le braccia di un moscerino, quel renderci conto che i nostri giganti sono ormai lontani, è parte di questa sorta di percorso che ci permette di dare sempre meno importanza agli accadimenti della vita, o è il rimpianto di averli ormai persi, quei giganti, e di dover continuare a vivere nelle braccia di un insignificante moscerino? |
J535 (1862) / F587 (1863)
She's happy, with a new Content - That feels to her - like Sacrament - She's busy - with an altered Care - As just apprenticed to the Air - She's tearful - if she weep at all - |
Ella è felice, di un nuovo Appagamento - Che sente in sé - come un Sacramento - È impegnata - da Responsabilità diverse - Da poco praticate nell'Aria - È in lacrime - se comunque piange - |
Basta sostituire quel "She" iniziale con "Emily" e il significato è chiaro. Che cos'è che si impara diventando apprendisti nella bottega nell'aria (ma anche mettendo da parte nel cestino della propria mente i doni che cadono di notte dal cielo, vedi la J486-F473)? Si impara ad amministrare, anzi a "officiare", come dice ED con un termine che denota il carattere sacro del dono insieme al "Sacrament" del secondo verso, il dono della poesia, il proprio destino di poeti. E le lacrime di chi ha avuto questo destino, possono essere solo di riconoscenza per il Cielo, che ha concesso questo dono a una creatura così mite, così umile, così insignificante. |
J536 (1862) / F588 (1863)
The Heart asks Pleasure - first - And then - Excuse from Pain - And then - those little Anodyness That deaden suffering - And then - to go to sleep - |
Il Cuore chiede il Piacere - dapprima - E poi - l'Esenzione dalla Pena - E poi - quei piccoli Lenimenti Che attenuano la sofferenza - E poi - addormentarsi - |
Pacata e rassegnata riflessione su ciò che si può chiedere alla vita, con quel verso finale che assegna alla morte il carattere di privilegio, contrapposto alla dura fatica del vivere.
Nel terzo verso "Anodyness" potrebbe essere anche tradotto con "Anodini". Ho preferito però il più comune "Lenimenti", che significa in pratica la stessa cosa e rende con precisione la definizione del Webster: "Any medicine which allays pain". |
J537 (1862) / F631 (1863)
Me prove it now - Whoever doubt Me stop to prove it - now - Make haste - the Scruple! Death be scant For Opportunity - The River reaches to my feet - The River reaches to my Breast - The River reaches to my Mouth - |
A me metterlo alla prova ora - Chiunque dubiti Mi trattenga dal metterlo alla prova - ora - Affretti - lo Scrupolo! La Morte è scarsa Di Opportunità - Il Fiume raggiunge i miei piedi - Il Fiume raggiunge il mio Petto - Il Fiume raggiunge la mia Bocca - |
Un'altra delle poesie "epiche" di ED, che qui si sottopone a una sorta di iniziazione per mettere alla prova il suo amore. Un mettere alla prova un qualcosa che ha due facce: l'amore come sentimento dell'io narrante, e l'amore come persona amata. Chiunque dubiti della mia forza, della mia capacità di amare, mi fermi ora, perché poi la morte non lascerà spazi. Per percorrere i tre gradi in cui si sviluppa questo percorso iniziatico ED sceglie la metafora del fiume, l'acqua che nasce dalla sorgente, scorre e muore nel mare, una sorta di metafore della vita e, insieme, dell'amore. |
J538 (1862) / F658 (1863)
'Tis true - They shut me in the Cold - But then - Themselves were warm And could not know the feeling 'twas - Forget it - Lord - of Them - Let not my Witness hinder Them The Harm They did - was short - And since |
È vero - Essi mi chiusero nel Freddo - D'altra parte - Loro erano al caldo E non potevano sapere la sensazione che dava - Dimentica questo - Signore - di Loro - Non permettere che la mia Testimonianza Li ostacoli Il Danno che fecero - fu minimo - E dato che |
Talvolta accade che le persone care ci "chiudano nel freddo", senza magari rendersene conto, ovattati e caldi nella loro ben regolata vita quotidiana. Questa colpa (nell'ottavo verso c'è un ossimoro: "beloved blame" che è un po' la chiave della poesia), che non intacca l'amore che abbiamo per loro, non deve diventare un ostacolo alla loro salvezza, al paradiso. Perciò, Signore, perdonali, perché io li ho perdonati, e da sola, senza di loro, non ci verrò in paradiso. |
J539 (1862) / F659 (1863)
The Province of the Saved Should be the Art - To Save - Through Skill obtained in Themselves - The Science of the Grave No Man can understand To qualify Despair |
La Competenza dei Salvati Dovrebbe essere l'Arte - Di Salvarsi - Attraverso l'Esperienza ottenuta in Se stessi - La Scienza della Tomba Nessuno può comprendere A qualificare la Disperazione |
Qui ED ritorna sul tema del "salvarsi", ovvero di ottenere una cosa che lei non è mai riuscita a raggiungere: la fede nell'immortalità. Solo chi si è salvato (o anche chi è morto - visto quello che dice ED dal quarto al settimo verso), chi ha sperimentato su di sé la dissoluzione della ragione che porta alla fede, può descrivere questo disperato percorso a coloro che si ostinano a credere che la morte sia la sconfitta definitiva (qui ED veramente dice " Mistake Defeat for Death", ovvero il contrario. Ma in questa poesia credo che i due termini siano intercambiabili), insomma a quelli che non ne vogliono sapere di salvarsi. Nell'ultimo verso ho lasciato l'ambiguità di quel "to" finale, che rimane vago, non riferito alla morte o alla sconfitta, ma presumibilmente a entrambe, confermando quell'intercambiabilità di cui parlavo sopra. |
J540 (1862) / F660 (1863)
I took my Power in my Hand - And went against the World - 'Twas not so much as David - had - But I - was twice as bold - I aimed by Pebble - but Myself |
Presi in Mano la mia Forza - E andai contro il Mondo - Non era certo la stessa che Davide - aveva - Ma io - ero due volte più ardita - Presi la mira col Sasso - Ma proprio Io |
Per quanto grande sia la propria forza, il proprio coraggio, è difficile vincere contro il mondo. Quello di Davide e Golia è stato solo un episodio, in genere è Davide che soccombe. Ed è difficile dire se è il mondo a essere troppo grande o noi a essere troppo piccoli. |
J541 (1862) / F661 (1863)
Some such Butterfly be seen On Brazilian Pampas - Just at noon - no later - Sweet - Then - the License closes - Some such Rose - express - and pass - |
Qualcosa simile a una Farfalla che si vede Nelle Pampas Brasiliane - Solo a mezzogiorno - non più tardi - Caro - Poi - il Permesso scade - Qualcosa simile a una Rosa - che si rivela - e passa- |
Un "carpe diem" reinterpretato dalla fantasia dickinsoniana. Ricordati che se non cogli al volo il passaggio di una farfalla prima che scompaia, se non cogli subito una rosa prima che sfiorisca, se non alzi gli occhi al cielo per vedere le stelle prima che faccia giorno, non riuscirai a catturare un momento che la vita ti offre, senza possibilità di replica. |
J542 (1862) / F662 (1863)
I had no Cause to be awake - My Best - was gone to sleep - And Morn a new politeness took - And failed to wake them up - But called the others - clear - I looked at Sunrise - Once - 'Twas such an Ample Peace - So choosing but a Gown - |
Non avevo nessun Motivo per stare sveglia - I miei più Cari - s'erano addormentati - E il Mattino rinnovò le sue buone maniere - E tralasciò di svegliarli - Ma chiamò gli altri - chiaramente - Guardai il Sorgere del Sole - Dapprima - Era una così Ampia Pace - Così scegliendo non più di una Veste - |
Le persone più care si sono ormai addormentate, sembra non esserci più nessun motivo per restare sveglia. La natura sa cosa fare, sa che deve svegliare i vivi e lasciare in pace i morti. Io sono ancora viva, perciò, mattino, ricordati di svegliarmi. Ma dopo questo risveglio, dopo aver guardato da una parte il sorgere del sole e dall'altra il ricordo di coloro che mi erano cari, mi rimane soltanto il desiderio di seguirli. Seguirli in quella vasta pace dove non c'è sospiro né sofferenza, dove il giorno è sempre un giorno di riposo, ma senza le campane che lo annuncino, dove il tramonto è l'unica condizione che contraddistingue il tempo. Basta poco per questo viaggio, basta scegliere una veste, una preghiera, divincolarsi dal nostro involucro terreno e subito si è di là. |
J543 (1862) / F663 (1863)
I fear a Man of frugal Speech - I fear a Silent Man - Haranguer - I can overtake - Or Babbler - entertain - But He who weigheth - While the Rest - |
Temo un Uomo dall'Eloquio frugale - Temo un Uomo Silenzioso - L'Arringatore - posso sovrastare - O il Chiacchierone - intrattenere - Ma Colui che pondera - Mentre gli Altri - |
L'apparente negatività dei verbi nei primi due versi e nell'ultimo ("fear" e "wary") si capovolge nel tributo al silenzio dell'interiorità contrapposto al vuoto clamore delle chiacchiere: Un "grande" merita il nostro rispetto anche perché siamo consapevoli di non essere in grado di "intrattenerlo" né, tantomeno, di "sovrastarlo" e per questo tendiamo anche a temerne la grandezza, a diffidare (ma " to wary" ha anche il significato di "essere cauto, guardingo") di qualcuno che ci fa sentire così piccoli e inadeguati. |
J544 (1862) / F665 (1863)
The Martyr Poets - did not tell - But wrought their Pang in syllable - That when their mortal name be numb - Their mortal fate - encourage Some - The Martyr Painters - never spoke - Bequeathing - rather - to their Work - That when their conscious fingers cease - Some seek in Art - the Art of Peace - |
I Martiri Poeti - non dissero - Ma forgiarono il Tormento in sillabe - Affinché una volta intorpidito il nome mortale - Il loro fato mortale - incoraggi Qualcuno - I Martiri Pittori - non parlarono mai - Lasciarono in eredità - piuttosto - le loro Opere - Affinché una volta a riposo le consapevoli dita - Qualcuno cerchi nell'Arte - l'Arte della Pace - |
I poeti e i pittori sono "martiri", perché l'artista è colui che è predestinato a "forgiare il tormento" ("pang" significa "pena estrema, angoscia, tormento, tortura interiore"). Ed è difficile "dirlo", trasmetterlo con la voce a chi li circonda. Bisogna piuttosto forgiarlo, lavorarlo, modellarlo (tutti significati di "wrought", che è la forma antiquata del passato di "to work") in sillabe o in colori, e poi lasciarlo a chi verrà quando il nome mortale del poeta sarà ormai intorpidito e le consapevoli (nel senso di esperte, capaci) dita del pittore avranno ormai cessato la loro attività. |
J545 (1862) / F646 (1863)
'Tis One by One - the Father counts - And then a Tract between Set Cypherless - to teach the Eye The Value of it's Ten - Until the peevish Student 'Tis mostly Slate and Pencil - Regards least Cypherer alike |
Uno ad Uno - il Padre conta - E poi uno Spazio in mezzo Sistema il Senza Cifra - per insegnare all'Occhio Il Valore del suo Dieci - Finché lo scontroso Studente Sono più che altro la Lavagna e la Matita - Riguarda il più piccolo che Conta come |
Abbastanza enigmatica. Secondo me è una sorta di gioco sull'abitudine di insegnare a contare ai bambini con le dita delle mani (con magari qualche significato nascosto - potrebbero essere diversi, ma non ne ho trovato uno soddisfacente). |
J546 (1862) / F647 (1863)
To fill a Gap Insert the Thing that caused it - Block it up With Other - and 'twill yawn the more - You cannot solder an Abyss With Air. |
Per chiudere una Falla Mettici la Cosa che l'ha provocata - Bloccala Con Altro - e si spalancherà di più - Non puoi saldare un Abisso Con l'Aria. |
Per riempire una falla, o colmare un vuoto, o riparare uno squarcio, è necessario sapere ciò che l'ha prodotta, perché solo così si riesce a chiuderla. Se si va alla cieca la cura sarà peggiore del male: non si può pretendere di saldare un abisso con l'aria. |
J547 (1862) / F648 (1863)
I've seen a Dying Eye Run round and round a Room - In search of Something - as it seemed - Then Cloudier become - And then - obscure with Fog - And then - be soldered down Without disclosing what it be 'Twere blessed to have seen - |
Ho visto Occhi Morenti Correre tutt'intorno a una Stanza - In cerca di Qualcosa - così sembrava - Poi diventare più Opachi - E poi - velarsi di Nebbia - E poi - saldarsi fino in fondo Senza aver rivelato che cosa Li avrebbe resi beati aver visto - |
ED continua nella sua analisi quasi chirurgica del momento della morte (in molte lettere chiede continuamente a chi ha assistito alla morte di una persona che conosceva: "che cosa ha fatto? cosa ha detto prima di morire; si è reso conto di cosa stava accadendo?). Qui gli occhi morenti si affannano, cercano di rubare gli ultimi spicchi di vita, ma poi si saldano fino in fondo (bella quest'immagine degli occhi che si chiudono definitivamente - sembra di vedere le palpebre che si avvicinano l'una all'altra e si saldano definitivamente) e se ne vanno, senza svelarci cos'è che li avrebbe resi beati, che cosa avrebbe trasformato il dramma della morte in un gioioso tuffo nell'immortalità. |
J548 (1862) / F650 (1863)
Death is potential to that Man Who dies - and to his friend - Beyond that - unconspicuous To Anyone but God - Of these Two - God remembers |
La Morte è importante per Colui Che muore - e per il suo amico - Oltre a questi - ininfluente Per Tutti tranne Dio - Di questi Due - Dio ricorda Più a lungo - perché l'amico - Ne è parte integrante - e quindi Lui stesso dissolto - in Dio - |
Nella prima strofa c'è una amara ma realistica constatazione: la morte, così terribile, così grande, è importante solo per chi muore, e per i pochi che gli sono vicini. Per gli altri, tranne che per dio, è come se non esistesse. O meglio, la morte, in sé, non esiste, assume concretezza solo quando ci tocca da vicino o direttamente, una sorta di antropomorfizzazione che trova compiutezza, in modo speculare, nella seconda strofa, dove dio è visto come colui che certamente ricorda più dell'amico, in quanto quest'ultimo, come tutti gli uomini, è parte integrante del divino e prima o poi si dissolverà in esso. |
J549 (1862) / F652 (1863)
That I did always love I bring thee Proof That till I loved I never lived - Enough - That I shall love alway - This - dost thou doubt - Sweet - |
Che ho sempre amato Ti porto la Prova Perché finché amai Non vissi mai - Abbastanza - Che amerò sempre - Di questo - dovessi dubitare - Amore - |
Una identificazione fra vita e amore. Nella prima strofa sembra quasi che l'amare impedisca di vivere totalmente, ma poi nella seconda si esplicita l'identità ("love is life") e l'immortalità della vita diventa immortalità dell'amore. A questo punto si chiarisce che " Non vissi mai - Abbastanza - " si riferisce a un amore totalizzante per il quale la vita sembra sempre non bastare. |
J550 (1862) / F666 (1863)
I cross till I am weary A Mountain - in my mind - More Mountains - then a Sea - More Seas - And then A Desert - find - And My Horizon blocks Nor this - defeat my Pace - What merit had the Goal - At last - the Grace in sight - They strive - and yet delay - |
Attraverso fino a stancarmi Una Montagna - nella mia mente - Altre Montagne - poi un Mare - Altri Mari - E poi Un Deserto - trovo - E il Mio Orizzonte blocca Neanche questo - vince il mio Passo - Che merito avrebbe la Meta - Alla fine - la Grazia in vista - Essi si sforzano - eppure indugiano - |
Che cosa cerco attraversando gli ostacoli della mia mente (montagne, mari)? La chiave è al primo verso della quinta strofa "At last - the Grace in sight -" Ma il percorso interiore sovente finisce in un deserto, un desolato luogo senza risposte che impedisce, con i suoi improvvisi e accecanti granelli di sabbia (come fossero i monsonici acquazzoni asiatici) di guardare al di là dell'orizzonte. Ma io sono determinata, neanche questo deserto ferma il mio passo, è solo un ostacolo che proviene dalle terre dell'occidente, quelle terre che sono il simbolo della morte, dell'aldilà, che comunque non riescono a ostacolarmi più di tanto, non più di quanto le salve di saluto del nemico riescano a farlo per chi ormai si sta affrettando verso il meritato riposo (eterno?). D'altronde, che merito avremmo nel raggiungere la meta, se il suo raggiungimento non fosse messo a repentaglio da qualcosa, sia essa un dubbio o un concorrente che cerca di rubarcela? Ed ecco che, dopo tanti ostacoli, finalmente la meta, la Grazia, è in vista. Io incito i miei piedi a correre, a non fermarsi, a non tenere conto delle difficoltà, offro loro l'intera posta, nel momento in cui riusciremo a raggiungerla. Essi si sforzano, ma ancora indugiano, vacillano. Riusciamo infine nell'impresa: moriamo. Ed ecco i due ultimi, enigmatici, versi. La morte e la vittoria si confondono, non sappiamo più se la morte è cercata per vincerne la paura o magari per avere la conferma della grazia, o se la terribile, angosciante morte, che contiene in sé tutti i dubbi sulla grazia e sull'immortalità, non sia altro che il passaggio obbligato per accedere alla vittoria. |