The Complete Poems
Tutte le poesie
J1251 - 1300
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
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Indice Johnson
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J1251 (1873) / F1300 (1873)
Silence is all we dread. There's Ransom in a Voice - But Silence is Infinity. Himself have not a face. |
Il Silenzio è tutto ciò che temiamo. C'è Riscatto in una Voce - Ma il Silenzio è Infinità. In sé non ha un volto. |
Due manoscritti: uno con gli ultimi due versi, l'altro in una lettera dell'autunno 1873 a Susan (L397), che era a Geneva con i due figli in visita alla sorella Martha Smith. Nella lettera i versi sono preceduti da "But Subjects hinder talk." ("Ma gli Argomenti impediscono il parlare."). |
Il silenzio, ovvero l'assenza di comunicazione e, perciò, di vita, è la cosa che ci fa più paura, perché sappiamo di essere ancora immuni dalla morte soltanto quando possiamo udire una voce, sia pure la nostra. Per questo il silenzio è come l'infinito, senza suono e senza dimensione, un concetto che possiamo descrivere soltanto in negativo, come assenza di un qualcosa di concreto e riconoscibile. |
J1252 (1873) / F1241 (1872)
Like Brooms of Steel The Snow and Wind Had swept the Winter Street - The House was hooked The Sun sent out Faint Deputies of Heat - Where rode the Bird The Silence tied His ample - plodding Steed The Apple in the Cellar snug Was all the one that played. |
Come Scope d'Acciaio La Neve e il Vento Avevano spazzato la Strada Invernale - La Casa era sprangata Il Sole distribuiva Deboli Sostituti di Calore - Dove scorazzava l'Uccello Il Silenzio aveva legato Il suo ampio - diligente Destriero La Mela nell'accogliente Cantina Era l'unica che si divertisse. |
Una descrizione della fredda e silenziosa solitudine dell'inverno, appena mitigata da quella mela in cantina che è l'unica, in quell'ambiente riparato e confortevole, a potersi permettere di divertirsi. |
J1253 (1873) / F1281 (1873)
Had this one Day not been, Or could it cease to be How smitten, how superfluous, Were every other Day! Lest Love should value less |
Non ci fosse stato quest'unico Giorno, O potesse cessare di essere Quanto screditato, quanto superfluo, Sarebbe ogni altro Giorno! Affinché l'Amore non valuti di meno |
Se il giorno del dolore, della perdita, non venisse mai, o fosse possibile cancellarlo dalla nostra mente, ogni altro giorno sembrerebbe banalmente superfluo, perché quasi mai sappiamo apprezzare il bene che abbiamo senza prima averlo perduto. Per questo, per evitare che soltanto la perdita ci faccia apprezzare veramente ciò che abbiamo e che magari sottovalutiamo, bisogna averne cura e goderne prima, senza aspettare di avere l'amaro privilegio di rimpiangerlo. |
J1254 (1873) / F1288 (1873)
Elijah's Wagon knew no thill Was innocent of Wheel Elijah's horses as unique As was his vehicle - Elijah's journey to portray |
Il Carro di Elia non conosceva timone Era all'oscuro di Ruote I cavalli di Elia tanto unici Quanto il suo veicolo - Di descrivere il viaggio di Elia |
La versione riportata sopra è nota attraverso una trascrizione di Susan. Esiste un'altra versione in un abbozzo manoscritto, che riporto con le numerose varianti (nessuna delle quali è utilizzata nella versione trascritta da Susan, dove ci sono differenze rispetto alla bozza ai versi 1, 6 e 8):
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Il viaggio di Elia in cielo su un carro di fuoco turbinante nel cielo diventa metafora dell'ultimo viaggio che ognuno di noi dovrà fare, un viaggio che ci respinge con il suo oscuro mistero e insieme ci attira con le sue promesse di splendente immortalità. Ma sarà un viaggio di cui non potremo mai avere una qualche anticipazione: nessuno infatti sarà mai capace di descriverlo se non colui che ce lo ha destinato. |
J1255 (1872) / F1298 (1873)
Longing is like the Seed That wrestles in the Ground, Believing if it intercede It shall at length be found. The Hour and the Clime - |
Il Desiderio è come il Seme Che lotta nel Terreno, Credendo che se esso intercede Alla lunga sarà trovato. L'Ora e il Luogo - |
La poesia, insieme ad altre due (J1256-F1214 e J1257-F1299), era acclusa a un biglietto spedito a Higginson (L396) con queste parole: "Could you teach me now?" ("Potrebbe insegnarmi ora?"). |
Il desiderio cova sotto la cenere, come il seme si sviluppa nel terreno, e spera sempre di riuscire ad emergere, anche se deve pazientare per farlo e sa di non poter determinare né l'ora né il luogo del suo fiorire. |
J1256 (1873) / F1214 (1871)
Not any higher stands the Grave For Heroes than for Men - Not any nearer for the Child Than numb Three score and Ten - This latest Leisure equal lulls |
Non più alta si erge la Tomba Per gli Eroi che per gli Uomini - Non più vicina al Fanciullo Che al fiacco Settuagenario - Questo estremo Riposo del pari culla |
La poesia, insieme ad altre due (J1255-F1298 e J1257-F1299), era acclusa a un biglietto spedito a Higginson (L396) con queste parole: "Could you teach me now?" ("Potrebbe insegnarmi ora?"). |
La tomba è un luogo molto democratico, non fa distinzioni di fama, di età o di rango. Ma allora potremmo chiedere a questa tomba così democratica di farci ancora gustare, pur nel suo freddo recesso, almeno un po' dello splendore di un pomeriggio d'estate. |
J1257 (1873) / F1299 (1873)
Dominion lasts until obtained - Possession just as long - But these - endowing as they flit Eternally belong. How everlasting are the Lips |
Un dominio dura finché ottenuto - Un possesso altrettanto - Ma queste - che donate si dileguano Eternamente appartengono. Tanto perenni sono le Labbra |
La poesia, insieme ad altre due (J1255-F1298 e J1256-F1214), era acclusa a un biglietto spedito a Higginson (L396) con queste parole: "Could you teach me now?" ("Potrebbe insegnarmi ora?"). Fu pubblicata la prima volta nel "New England Quarterly (aprile 1932), e poi in Bolts of Melody (1945), con l'annotazione: "Spedita con delle foglie." |
Se prendiamo per buona l'indicazione data nelle prime pubblicazioni, la leggiamo come un paragone fra la caducità dei beni terreni e la perenne durata della natura, simboleggiata dalle foglie che ci sfuggono dalle mani non appena colte, ma che ripetono all'infinito il loro inconsapevole ciclo di morte-rinascita. |
J1258 (1873) / F1280 (1873)
Who were "the Father and the Son" We pondered when a child - And what had they to do with us And when portentous told With inference appalling Who are "the Father and the Son" But had they the felicity We start - to learn that we believe We blush - that Heaven if we achieve - |
Chi fossero "Il Padre e il Figlio" Ponderavamo da bambini - E cosa avessero a che fare con noi E una volta svelato l'arcano Con una conclusione che sgomenta Chi sono "il Padre e il Figlio" Ma ci avessero gratificato Cominciamo - a imparare che crediamo Ci fa arrossire - che se otteniamo il Cielo - |
La fede è praticamente impossibile da ottenere e mantenere. Da bambini ci chiediamo con innocente ingenuità chi sia il Dio che sembra permeare tutta la nostra vita con la sua occhiuta severità e, soprattutto, quale legame abbia con le cose che vediamo tutti i giorni. Una volta esaurita la fase di maggior timore di questa misteriosa entità cominciamo a credere che forse chi ci aveva così impauriti aveva forse esagerato. Nell'età adulta riusciremmo forse a capire meglio questo mistero, a interrogare direttamente questo Dio che ci aveva così impauriti da bambini, ma a qual punto cominciamo a sospettare che questi continui cambiamenti di prospettiva rendono traballante quella fede che dovrebbe essere salda e piantata in noi una volta per tutte, fino a pensare che soltanto quando avremo, forse, la risposta definitiva e magari otterremo quel cielo che abbiamo tanto cercato, ci vergogneremo di non essere stati capaci di credere senza riserve. |
J1259 (1873) / F1216 (1871)
A Wind that rose though not a Leaf In any Forest stirred - But with itself did cold engage Beyond the realm of Bird. A Wind that woke a lone Delight |
Un Vento che si alzò benché non una Foglia In qualsiasi Foresta si agitasse - Solo con se stesso freddo si impegnò Oltre il reame degli Uccelli. Un Vento che risvegliò una solitaria Delizia |
Esistono quattro manoscritti di questa poesia, con testi sostanzialmente invariati anche se parziali. Quella che segue è la ricostruzione di Franklin: |
In entrambe le lettere in cui è contenuta (in tutto o in parte) la poesia i versi sono preceduti da frasi che parlano di separazioni: Susan chiusa in casa perché ammalata, Higginson visto il mese precedente ad Amherst (in quest'ultima lettera ED dice anche: "Of your flitting Coming it is fair to think. Like the Bee's Coupe - vanishing in Music." ("Alla sua fuggevole Visita è bello pensare. Come il Cocchio dell'Ape - che svanisce nella Musica.") Il tema di questa poesia sembra proprio la "separazione" del sesto verso, paragonata a un vento freddo che colloquia solo con se stesso e riconduce la gioia del ricordo al nostro rapporto interiore con l'invisibile, un rapporto "artico" perché solitario e privo di manifestazioni esteriori, come quel vento che nella prima strofa soffia senza agitare le foglie. |
J1260 (1873) / F1314 (1874)
Because that you are going And never coming back And I, however absolute May overlook your Track - Because that Death is final, Significance that each has lived Eternity, Presumption The "Life that is" will then have been The "Life that is to be," to me, Of Immortality who doubts Of Heaven and Hell I also yield If "God is Love" as he admits If "All is possible with" him |
Poiché te ne stai andando E non tornerai mai Ed io, per quanto accurata Potrei perdere le tue Tracce - Poiché quella Morte è finale, Segno che ciascuno ha vissuto Eternità, Presumo La "Vita che è" sarà stata allora La "Vita che sarà", per me, D'Immortalità chi dubita Di Cielo e Inferno cedo pure Se "Dio è Amore" come egli ammette Se "Tutto è possibile" con lui |
Alla ricerca di un agognato altrove che la ripaghi delle rinunce sopportate, ED sembra abdicare al dubbio, arrivando a dire "D'Immortalità chi dubita / Può scambiarsi con me" e poi "Di Cielo e Inferno cedo pure / Il Diritto di discutere". Si tratta però di una immortalità molto distante da quella eterea e incorporea di cui parla la religione; è più una ardente voglia di riscattare le privazioni di cui ci si è nutriti in vita, come indica chiaramente il finale della poesia: "Ci ripagherà infine / Dei nostri confiscati Idoli -". |
J1261 (1873) / F1268 (1872)
A Word dropped careless on a Page May stimulate an Eye When folded in perpetual seam The Wrinkled Maker lie Infection in the sentence breeds |
Una Parola fatta cadere per caso su una Pagina Può stimolare un Occhio Quando ripiegato in perpetua cucitura Il Raggrinzito Creatore giace L'infezione nella frase si riproduce |
Nel manoscritto ci sono due varianti, ai versi 2 e 4, adottate in un'altra redazione (della sola prima strofa e con un'ulteriore variante al primo verso) inserita in una lettera a Louise e Frances Norcross della fine del 1872 (L379), il cui manoscritto è perduto e che conosciamo da una trascrizione di Frances. Riporto questa seconda redazione, che nella lettera è preceduta da "We must careful what we say. No bird resumes it's egg." ("Dobbiamo stare attenti a ciò che diciamo. Nessun uccello riprende il suo uovo."):
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La potenza della parola (scritta, ma anche pronunciata, come ED dice alle cugine nella lettera che contiene la prima strofa di questa poesia) supera le barriere del tempo e riesce a produrre i suoi effetti anche al di là delle intenzioni dell'autore, che magari l'ha lasciata cadere con noncuranza sulla pagina. |
J1262 (1873?) / F1276 (1873?)
I cannot see my soul, but know 'tis there - Nor ever saw his house, nor furniture - Who has invited me with him to dwell; But a confiding guest, consult as well, What raiment honor him the most, That I be adequately dressed - For he insures to none Lest men specified adorn - Procuring him perpetual drest By dating it a sudden feast. |
Non vedo la mia anima, ma so che è là - Né vidi mai la casa, né il mobilio - Di chi mi ha invitata ad abitare con lei; Ma da ospite fiduciosa, considero pure, Quali vesti la onorino al meglio, Affinché io sia adeguatamente abbigliata - Visto che lei non dà garanzie a nessuno Per paura che gli uomini si adornino apposta - Procura lei una veste perpetua Fissando la data d'una fulminea festa. |
La poesia era compresa in una lettera a Louise e Frances Norcross (L382). Il manoscritto è perduto e il testo è conosciuto grazie a una trascrizione di Frances senza data. La lettera fu pubblicata da Mabel Loomis Todd, nella sua edizione delle lettere del 1894, con la data "inverno 1873". |
L'anima è invisibile e inconoscibile, come la morte, che prima ci invita a vivere con la certezza della sua presenza, ma poi non fa niente per dirci come affrontare consapevolmente questa convivenza. Anzi, sembra quasi che tema di vederci adeguatamente preparati, perché vuole avere lei il privilegio di scegliere per noi l'abito incorporeo che indosseremo quando fisserà, senza preavviso, la data della festa in cui ci porterà definitivamente con lei. |
J1263 (1873) / F1286 (1873)
There is no Frigate like a Book To take us Lands away Nor any Coursers like a Page Of prancing Poetry - This Travel may the poorest take Without oppress of Toll - How frugal is the Chariot That bears the Human Soul - |
Non c'è Vascello che eguagli un Libro Per portarci in Terre lontane Né Corsieri che eguaglino una Pagina Di scalpitante Poesia - È un Viaggio che anche il più povero può fare Senza paura di Pedaggio - Tanto frugale è il Carro Che porta l'Anima dell'Uomo - |
Una poesia che non ha bisogno di commento: basta leggerla e considerarla, insieme a tanti altri versi del corpus dickinsoniano, come soggetto di se stessa. |
J1264 (1873) / F1284 (1873)
This is the place they hoped before, Where I am hoping now The seed of disappointment grew Within a capsule gay Too distant to arrest the feet That walk this plank of balm, Before them lies escapeless sea The way is closed they came. |
In questo luogo essi sperarono prima, Dove io sto sperando ora Il seme della delusione crebbe Dentro una capsula gioiosa Troppo distante per arrestare i piedi Che percorrono quest'asse di balsamo, Di fronte a loro giace un invalicabile mare La via da cui vennero è chiusa. |
La poesia era compresa in una lettera a Frances Norcross (L390). Il manoscritto è perduto e il testo è conosciuto grazie a una trascrizione di Frances. I versi sono preceduti da: "Thank you, dear, for the love. I am progressing timidly. Experiment has a stimulus which withers it's fear. ("Grazie, cara, per l'affetto. Faccio timidi progressi. L'esperimento possiede uno stimolo che ne prosciuga il timore."). |
Un'amara presa d'atto dell'ineluttabilità del ciclo dell'esistenza. Il luogo della vita non è nient'altro che il posto in cui consumiamo il nostro tempo, così come hanno fatto coloro che ci hanno preceduti; un luogo in cui il nostro progressivo disincanto si sviluppa in una sorta di contenitore rivestito dell'apparente bellezza di una speranza di felicità, una felicità che può riferirsi sia alle gioie concrete della vita che a quelle celesti promesse dalla fede. La speranza però si rivela via via sempre più illusoria, e infine ci rendiamo conto che l'incolmabile distanza che ci separa da essa ci rende incapaci di arrestare il cammino verso quel mare misterioso e pieno di nulla che ci troveremo di fronte, dopo che la strada percorsa si chiuderà definitivamente alle nostre spalle. |
J1265 (1873) / F1285 (1873)
The most triumphant Bird I ever knew or met Embarked upon a Twig Today And till Dominion set I famish to behold so eminent a sight And sang for nothing scrutable But intimate Delight. Retired, and resumed his transitive Estate - To what delicious Accident Does finest Glory fit! |
Il più trionfante Uccello che mai vidi o incontrai Si installò su un Ramo Oggi E finché il Dominio durò Bramosa osservavo una così eminente visione E un canto per nulla di palpabile Se non l'intima Delizia. Si ritirò, e riprese il suo transitorio Stato - A quale delizioso Accidente Si addice la Gloria più squisita! |
Ci sono quattro versioni di questa poesia, con diverse varianti che però non modificano la sostanza. Per due, una trascrizione di Mabel Todd da una versione non identificata e un'altra di Frances Norcross di una lettera a lei e alla sorella Louise dell'aprile 1873 (L388), il manoscritto è perduto. Delle due versioni autografe una sembra una bozza con varianti, mentre l'altra è contenuta in una lettera a Elizabeth Holland dell'estate 1873 (L391). Ho scelto quest'ultima perché presumibilmente più vicina a una versione definitiva. |
Un semplice quadretto naturale, un uccello che si posa su un ramo e poi se ne va, diventa un inno alla gioia e alla bellezza fini a se stesse, senza una scopo concreto a cui ricondurre quella visione e quel canto melodioso, che agiscono per saziare un'intima delizia non contaminata dalla sete di apparire. Negli ultimi due versi c'è come una esortazione a saper cogliere i momenti nascosti, e magari accidentali, della natura e della vita. |
J1266 (1873) / F1301 (1873)
When Memory is full Put on the perfect Lid - This Morning's finest syllable Presumptuous Evening said - |
Quando la Memoria è piena Mettici un Coperchio perfetto - Questa finissima sillaba del Mattino La disse la presuntuosa Sera - |
Non fidiamoci troppo della memoria, impariamo a chiudere bene i nostri ricordi nella mente, affinché non si rimescolino troppo e facciano apparire diversa al mattino una parola detta da una sera presuntuosa. |
J1267 (1873) / F1304 (1873)
I saw that the Flake was on it But plotted with Time to dispute - "Unchanged" I urged with a candor That cost me my honest Heart - But "you" - she returned with valor |
Vidi che un candido Fiocco era là Ma m'inventai di disputare col Tempo - "Immutata" affermai con un candore Che mi costa l'onestà del Cuore - Ma "tu" - rispose con ardore |
Nelle edizioni critiche viene ipotizzato che possa essere riferita alla visita di un'amica d'infanzia di ED, Abby Wood Bliss, in visita ad Amherst da Beirut, e accostata alla J1444-F1480, dove però il riferimento a un'altra persona (probabilmente Helen Hunt Jackson) è esplicito. A me sembra più un divertito tentativo di esorcizzare la sorpresa di guardarsi allo specchio una mattina e scorgere con preoccupazione un "flake" (fiocco di neve) fra i capelli. Leggendola così, quel "she" al quinto verso lo vedo come una umanizzazione, al femminile, dello specchio che, con bonaria saggezza, cerca di indorare la pillola dando un senso a qualcosa che non possiamo fare a meno di considerare ingiusto. |
J1268 (1873) / F1303 (1873)
Confirming All who analyze In the Opinion fair That Eloquence is when the Heart Has not a Voice to spare - |
A confermare Tutti gli studiosi Nella giusta Opinione Che l'Eloquenza è quando il Cuore Non ha una Voce da offrire - |
Quando le parole non contengono il tocco di sincerità e calore che viene dal cuore, il discorso diventa vuota e fredda eloquenza. |
J1269 (1873) / F1217 (1871)
I worked for chaff and earning Wheat Was haughty and betrayed. What right had Fields to arbitrate In matters ratified? I tasted Wheat and hated Chaff |
Lavorai per la paglia e ricevetti Grano Mi sentii altezzosa e tradita. Che diritto avevavo i Campi di intromettersi In materie ratificate? Assaggiai il Grano e odiai la Paglia |
La saggezza si acquista soltanto con l'esperienza, e per sperimentare ci vuole tempo. Molte volte le cose che appaiono tradire le nostre aspettative si rivelano poi positive. |
J1270 (1873) / F1260 (1872)
Is Heaven a Physician? They say that He can heal - But Medicine Posthumous Is unavailable - Is Heaven an Exchequer? They speak of what we owe - But that negotiation I'm not a Party to - |
È il Cielo un Dottore? Si dice che possa guarire - Ma la Medicina Postuma È inefficace - È il Cielo un Finanziere? Si parla di ciò che dobbiamo - Ma in quella negoziazione Io non ho Parte - |
Due disincantate considerazioni su quel cielo che dovrebbe essere la soluzione di tutti i nostri mali ma che sentiamo così distante ed estraneo. |
J1271 (1873) / F1313 (1873)
September's Baccalaureate A combination is Of Crickets - Crows - and Retrospects And a dissembling Breeze That hints without assuming - |
Il Baccalaureato di Settembre Una combinazione è Di Grilli - Corvi - e Reminiscenze E una Brezza dissimulatrice Che suggerisce senza certezze - |
Settembre porta con sé eventi naturali che suggeriscono la fine della stagione estiva, simbolo dell'aria aperta e del divertimento. Il cuore avverte questo cambiamento, e capisce che è ora di abbandonare i gioiosi spassi estivi, per rientrare in casa e dedicarsi ad attività più interiori. |
J1272 (1873) / F1278 (1873)
So proud she was to die It made us all ashamed That what we cherished, so unknown To her desire seemed - So satisfied to go Where none of us should be Immediately - that Anguish stooped Almost to Jealousy - |
Così orgogliosa era di morire Da farci tutti vergognare Che ciò che avevamo caro, così sconosciuto Al suo desiderio apparisse - Così soddisfatta di andare Dove nessuno di noi vorrebbe stare Immediatamente - che l'Angoscia si volse Quasi in Gelosia - |
Tre manoscritti, con diverse varianti l'uno rispetto all'altro oltre a una variante interna nel primo. Riporto sotto gli originali così come appaiono nei manoscritti con l'indicazione della versificazione di Franklin e la traduzione dei termini diversi dalla terza versione (quella riportata sopra).
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Una morte serena, senza troppi rimpianti per le cose che ci appaiono così importanti, riesce quasi a trasformare l'angoscia in gelosia per quell'atteggiamento di fronte a qualcosa di così difficile da accettare razionalmente. |
J1273 (1873) / F1385 (1875)
That sacred Closet when you sweep - Entitled "Memory" - Select a reverential Broom - And do it silently - 'Twill be a Labor of surprise - August the Dust of that Domain - |
Quando spazzi quel sacro Ripostiglio - Intitolato "Memoria" - Scegli una Scopa riverente - E fallo in silenzio - Sarà un Lavoro a sorpresa - Augusta la Polvere di quel Dominio - |
La nostra memoria va trattata con riguardo; quando cerchiamo di far pulizia nei nostri ricordi dobbiamo farlo con attenzione e rispetto, perché oltre a quello che troveremo sicuramente, ovvero la nostra "identità, ciò che siamo stati o meglio ricordiamo di essere stati, con molta probabilità si affacceranno anche ricordi che avevamo sepolto e con i quali dovremo necessariamente fare i conti, come se fossero scomodi interlocutori. Perciò forse è meglio evitare di alzare troppo quella polvere, così importante ma anche così pericolosa, perché se ci illudessimo di poterla controllare e sovrastare ci accorgeremmo che molto probabilmente saremmo invece noi a essere zittiti da lei. |
J1274 (1873) / F1218 (1871)
The Bone that has no Marrow, What Ultimate for that? It is not fit for Table For Beggar or for Cat - A Bone has obligations - But how shall finished Creatures |
L'Osso che non ha Midollo, Che Utilizzo farne? Non è adatto per la Tavola Per il Mendicante o per il Gatto - Un Osso ha obblighi - Ma come faranno Creature concluse |
Le prime due strofe sembrerebbe invitarci a una sorta di continua rigenerazione che giustifichi l'esistenza, mentre la domanda all'inizio della terza strofa chiarisce che ED sta parlando del mistero della rinascita dopo la morte, possibile solo se l'osso-vita contiene veramente il midollo-anima. |
J1275 (1873) / F1373 (1875)
The Spider as an Artist Has never been employed - Though his surpassing Merit Is freely certified By every Broom and Bridget |
Il Ragno come Artista Non è mai stato impiegato - Sebbene i suoi eccellenti Meriti Siano apertamente attestati Da ogni Scopa e Domestica |
Una ironica e divertita ode al ragno, artista incompreso i cui meriti sono attestati soltanto dalle continue ramazzate di cui è vittima. Nell'ultimo verso ED si identifica con questo artista oscuro e incompreso, e non si può fare a meno di pensare alla sua ragnatela poetica, tessuta, come quella del ragno, nell'angolo più nascosto della casa. |
J1276 (1873) / F1312 (1873)
'Twas later when the summer went Than when the Cricket came - And yet we knew that gentle Clock Meant nought but Going Home - 'Twas sooner when the Cricket went Than when the Winter came Yet that pathetic Pendulum Keeps esoteric Time. |
Era più tardi quando l'estate se ne andò Di quando il Grillo arrivò - Eppure capimmo che quel gentile Orologio Non significava altro che il Ritorno a Casa - Era più presto quando il Grillo se ne andò Di quando l'Inverno arrivò Pure quel toccante Pendolo Batteva un Tempo esoterico. |
Il grillo annuncia, come un orologio che batte le stagioni, prima col suo arrivo la fine dell'estate e poi con la sua partenza l'arrivo dell'inverno . La prima volta ci avverte che è ora di rientrare, perché sta ormai per finire il tempo di godere all'aria aperta; il secondo annuncio è riservato ai pochi che lo sanno ascoltare e che sanno godere anche dei pregi dell'interiorità, di un sentimento che sembra più freddo ma che tocca invece le corde della nostra intima essenza. |
J1277 (1873) / F1317 (1874)
While we were fearing it, it came - But came with less of fear Because that fearing it so long Had almost made it fair - There is a Fitting - a Dismay - The Trying on the Utmost |
Mentre lo temevamo, arrivò - Ma arrivò con meno timore Perché quel temerlo così a lungo L'aveva quasi reso bello - C'è un Adattarsi - allo Sgomento - Vestirsi con l'Estremo |
L'attesa di qualcosa di cui si ha paura è sempre peggiore del momento in cui la cosa accade, perché il tempo dell'attesa ci prepara all'incontro col dolore e talvolta può accadere che quell'incontro sia vissuto quasi come una liberazione dal duro compito di immaginarlo. È per questo che indossare all'improvviso l'abito del dolore, senza che l'attesa del suo arrivo ci abbia preparati, può essere più terribile che portarlo indosso per un'intera esistenza. |
J1278 (1873) / F1225 (1871)
The Mountains stood in Haze - The Valleys stopped below And went or waited as they liked The River and the Sky. At leisure was the Sun - So soft upon the Scene |
I Monti ritti nella Nebbia - Le Valli bloccate giù in basso E in moto o in attesa a loro scelta Il Fiume e il Cielo. A riposo era il Sole - Così soffice sulla Scena |
La visione del tramonto, quando il sole ritrae i suoi raggi di fuoco e ci permette di vedere meglio le cose che ci circondano, ci fa sentire più vicino l'invisibile, quella notte che ci attende e che ci sembra meno oscura ed estranea se la vediamo come il necessario epilogo di uno spettacolo così bello. |
J1279 (1873) / F1348 (1874)
The Way to know the Bobolink From every other Bird Precisely as the Joy of him - Obliged to be inferred. Of impudent Habiliment Of Sentiments seditious Extrinsic to Attention By Seasons or his Children - By Contrast certifying |
Il Modo di riconoscere il Bobolink Da ogni altro Uccello Proprio dalla sua Gioia - Obbligata ad essere esibita. Di impudente Abbigliamento Di Sentimenti sediziosi Estrinseco all'Attenzione Dalle Stagioni o dai suoi Figli - Per Contrasto ci si accorge |
Il bobolink, molte volte citato da ED (compare tredici volte nelle sue poesie) diventa qui "l'uccello degli uccelli", quello che rende una nullità il prato da cui si allontana, ma anche trasgressivo e "stregone" come il Puck del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Come per il ragno della J1275-F1373, anche qui c'è un velato identificarsi, stavolta con qualcuno che, come il poeta, "canta" e insieme dimostra impertinenza e sentimenti sediziosi. |
J1280 (1873) / F1215 (1871)
The harm of Years is on him - The infamy of Time - Depose him like a Fashion And give Dominion room - Forget his Morning Forces - |
Il male degli Anni è su di lui - L'infamia del Tempo - Deponilo come una Moda E lascia spazio alla Sovranità - Dimentica la Forza dei suoi Albori - |
Quando il corpo è ormai vecchio e stanco bisogna saperlo mettere da parte per lasciare spazio alla sovranità dell'anima, senza rimpiangere le energie della giovinezza, perché cercare di abbellire il decadimento, di rivendicarne le glorie, è uno sfoggio inutile: sarà sempre soccombente di fronte all'energia e alla vitalità di un corpo giovane, anche del meno dotato. |
J1281 (1873) / F1258 (1872)
A Stagnant pleasure like a Pool That lets it's Rushes grow Until they heedless tumble in And make the Water slow Impeding navigation bright |
Un piacere Stagnante come una Palude Che lascia crescere i suoi Giunchi Finché sbadati non cadono giù E rendono lenta l'Acqua Impedendo il limpido navigare |
Lo stagnante piacere del primo verso somiglia molto a una noia soddisfatta di sé, che si pasce del suo ozio e respinge ogni novità. Ma basterà l'arrivo di una vivace corrente primaverile per risvegliare la voglia di immergersi in quel flusso di fresca vitalità. |
J1282 (1873) / F1311 (1873)
Art thou the thing I wanted? Begone - my Tooth has grown - Supply the minor Palate That has not starved so long - I tell thee while I waited The mystery of Food Increased till I abjured it And dine without Like God - |
Sei tu la cosa che volevo? Vattene - i miei Denti sono cresciuti - Soddisfa il Palato minore Che non ha avuto fame così a lungo - Sappi che mentre aspettavo Il mistero del Cibo Crebbe finché lo abiurai E ceno senza Come Dio - |
In un secondo manoscritto c'è una versione suddivisa in strofe irregolari e con varianti ai versi 3, 4 e 8:
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Un amore che m'illudevo potesse sfamare il desiderio è arrivato a conclusione, perché, crescendo e aspettando, quel cibo tanto desiderato ha ormai perso il gusto di allora e da qual momento l'ho abolito, cenando (o tenendomi in vita) senza più bisogno di nulla che venga dal di fuori, come sa fare soltanto Dio. |
J1283 (1873) / F1282 (1873)
Could Hope inspect her Basis Her Craft were done - Has a fictitious Charter Or it has none - Balked in the vastest instance |
Potesse la Speranza ispezionare le sue Basi Il suo Mestiere sarebbe finito - Ha uno Statuto fittizio O non ne ha nessuno - Frustrata nell'istanza più vasta |
La speranza ci sostiene finché non ne scopriamo la fragilità; possiamo continuare a nutrirla solo se accettiamo le sue regole illusorie e il suo continuo rinnovarsi anche di fronte all'evidenza più palese del suo fallimento. Paradossalmente, solo il suo successo può ucciderla, perché se la speranza raggiunge i suoi fini allora non serve più. |
J1284 (1873) / F1310 (1873)
Had we our senses But perhaps 'tis well they're not at Home So intimate with Madness He's liable with them Had we the eyes within our Head - |
Avessimo i nostri sensi Anche se forse è meglio che non siano in Casa Così intimo della Follia È dipendere da loro Avessimo gli occhi nella Testa - |
La vedo come la riflessione di una persona defunta: nel primo verso di ciascuna strofa si augura di mantenere le caratteristiche della vita ma poi conclude che è molto meglio essere morti davvero, visto che la possibilità di provare le sensazioni a cui eravamo abituati da vivi e, allo stesso tempo, la consapevolezza di essere condannati a una totale impassibilità, ci renderebbe molto probabilmente folli. |
J1285 (1873) / F1283 (1873)
I know Suspense - it steps so terse And turns so weak away - Besides - Suspense is neighborly When I am riding by - Is always at the Window |
Conosco l'Ansia - procede così nitida E così lieve volge altrove - Per di più - L'Ansia è vicina Mentre cavalco nei dintorni - È sempre alla Finestra |
L'ansia, l'incertezza, è sempre con noi, va e viene nella nostra mente e ci accompagna anche quando cerchiamo distrazioni che ci possano separare almeno per un po' da lei. Sappiamo che è sempre lì in agguato e l'unica difesa che abbiamo è di ritardare il momento in cui ci accorgiamo della sua presenza e, quando accade, di illuderci che non sia là per noi, ma perché ha bisogno di qualcun altro. |
J1286 (1873) / F1269 (1872)
I thought that nature was enough Till Human nature came But that the other did absorb As Parallax a Flame - Of Human nature just aware |
Pensavo che la natura fosse bastante Finché arrivò la natura Umana Ma questa l'altra assorbì Come il Parallasse una Fiamma - Di natura Umana appena conscia |
Un percorso verso l'alto, verso l'astrazione, compiuto dalla mente che è prima colpita dalla concretezza della natura che ci circonda, poi dai più sottili percorsi della natura umana e, infine, dal traguardo della natura divina. Nell'ultima parte il dubbio è se la mente riuscirà ad essere capiente abbastanza per contenere l'infinità del divino: la risposta degli ultimi due versi è che dobbiamo allargare la nostra mente, perché solo così saremo capaci di accogliere non soltanto le piccole cose umane ma anche i grandi misteri che ci appaiono così enormi in confronto alla nostra natura limitata e mortale. |
J1287 (1873) / F1292 (1873)
In this short Life that only lasts an hour How much - how little - is within our power |
In questa breve Vita che dura solo un'ora Così tanto - e così poco - è in nostro potere |
Aforisma sulla brevità e sulle contraddizioni della vita, che ci offre così tanto e, insieme, così poco. |
J1288 (1873) / F1309 (1873)
Lain in Nature - so suffice us The enchantless Pod When we advertise existence For the missing Seed - Maddest Heart that God created |
Deposti nella Natura - così ci basti Il Guscio senza incanto Quando informiamo l'esistenza Del Seme che manca - Il Cuore più folle creato da Dio |
Quando chi ci è caro è ormai deposto nella tomba ci rimane un guscio vuoto, spogliato dell'incanto della vita, di quel seme che cresce e si rinnova fino a che la morte non lo ferma. E nessuno riuscirà mai a smuovere quella zolla che racchiude per sempre quei morti di cui tanto desidereremmo la presenza. |
J1289 (1873) / F1289 (1873)
Left in immortal Youth On that low Plain That hath nor Retrospection Nor Again - Ransomed from years - Sequestered from Decay Canceled like Dawn In comprehensive Day - |
Lasciato in immortale Giovinezza Su quella bassa Pianura Che non ha né Ricordo Né Ritorno - Riscattato dagli anni - Sottratto al Decadimento Cancellato come l'Alba Nel Giorno che tutto assorbe - |
La morte sembra dare un'eterna giovinezza, perché è come se congelasse l'attimo del suo venire senza permettere più ne passato né futuro. Ci libera dal peso degli anni che passano e dall'inevitabile decadimento della vecchiaia, e nello stesso tempo ci assorbe in un qualcosa di misterioso e indistinto che non permette più il riconoscimento di una individualità, così come i bagliori dell'alba si fondono nella più generica e onnicomprensiva luce del giorno. Interessanti gli ultimi due versi, dove quel "comprehensive" evidenzia un'immagine dell'aldilà dove tutto viene assorbito in un insieme che può anche essere luminoso e splendente, ma lascia da parte tutto ciò che noi consideriamo vita, in primo luogo l'individualità di ciascuno; un po' come se ED dicesse: "anche se l'immortalità dovesse esistere, sarà comunque un luogo dove nessuno potrà riconoscere se stesso, perché sarà parte di una indistinta entità senza più nulla che ci leghi al percorso della nostra vita." |
J1290 (1873) / F1345 (1874)
The most pathetic thing I do Is play I hear from you - I make believe until my Heart Almost believes it too But when I break it with the news You knew it was not true I wish I had not broken it - Goliah - so would you - |
La cosa più patetica che faccio È giocare a sapere di te - Faccio finta finché il mio Cuore Quasi ci crede anche lui Ma quando lo spezzo dicendogli Sapevi che non era vero Vorrei non averlo spezzato - Golia - faresti lo stesso - |
Quando l'amato è lontano, o comunque irraggiungibile, l'unica cosa che resta è giocare a far finta di sapere sempre tutto di lui, come per esorcizzare la lontananza con la conoscenza. Talvolta il gioco sembra diventare realtà, ma subito la consapevolezza che non era nient'altro che illusione ci rimette con i piedi per terra, anche se avremmo certo preferito risparmiarci questa realtà e continuare a vivere nel mondo della fantasia. |
J1291 (1873) / F1262 (1872)
Until the Desert knows That Water grows His Sands suffice But let him once suspect That Caspian Fact Sahara dies Utmost is relative - |
Finché il Deserto sa Che l'Acqua cresce Le sue Sabbie bastano Ma se gli fate una volta sospettare Quella Realtà del Caspio Il Sahara muore L'Estremo è relativo - |
La vita si nutre della speranza di qualcosa che possa prima o poi irrigare il deserto che sente intorno a sé, una speranza che diventa via via rassegnata abitudine ai piccoli e rari germogli che riescono a crescere in quel deserto. Ma la visione, la consapevolezza, della possibilità che esista un mare che potrebbe in un colpo solo spazzare via quella landa desolata, da una parte risveglia prepotente il desiderio di bere senza limiti a quella fonte, dall'altra rischia di uccidere quel deserto ormai accettato che è la nostra vita. Perciò dobbiamo rifuggire gli estremi, sia il deserto senza speranza ("have not") che l'appagamento senza limiti ("have"), contentandoci di saper godere quel fuggevole asilo che ci viene concesso dal nostro saper sognare, galoppando in una fantasia che sappiamo non potrà mai tramutarsi in realtà. |
J1292 (1873) / F1290 (1873)
Yesterday is History, 'Tis so far away - Yesterday is Poetry - 'tis Philosophy - Yesterday is mystery - Where it is Today While we shrewdly speculate Flutter both away |
Ieri è Storia, È così remoto - Ieri è Poesia - è Filosofia - Ieri è mistero - Dove sia Oggi Mentre acutamente speculiamo Entrambi volano via |
Il passato si allontana velocemente e si trasforma, quando lo ricordiamo e lo raccontiamo, in poesia, o in filosofia; ma il passato è anche il mistero del trascorrere del tempo, che non lascia spazio a troppe speculazioni, altrimenti rischiamo di perdere il presente, facendolo volare via, proprio come il passato, mentre siamo troppo occupati con i ricordi. |
J1293 (1874) / F1279 (1873)
The things we thought that we should do We other things have done But those peculiar industries Have never been begun. The Lands we thought that we should seek The Heaven, in which we hoped to pause |
Delle cose che pensavamo di dover fare Altre cose abbiamo fatto Ma quelle occupazioni peculiari Non sono mai state iniziate. Le Terre che pensavamo di dover scoprire Il Cielo, nel quale speravamo di sostare |
Quella riportata sopra è l'ultima delle tre versioni manoscritte di questa poesia (c'è poi un manoscritto perduto con soltanto alcuni versi, trascritti da Mabel Todd), quella compresa in una lettera a Higginson della primavera del 1876 (L459), praticamente uguale a quella del secondo manoscritto. Nella prima (del 1873) i versi 10 e 11 erano originariamente "When Chivalry was done / Impassable to Logic" ("Una volta finita la Cavalleria / Impraticabile alla Logica"); "Chivarly" e "Impassable" risultano poi cancellati e sostituiti ciascuno da due varianti, una delle quali accolta nella versione definitiva: ""Discipline / Tyranny" e "Impervious / Untenable". |
Nel corso della vita, e specialmente in gioventù, tante sono le cose che ci proponiamo di fare, come tanti sono i luoghi che vorremmo conoscere, ma di solito ne facciamo poi altre e nemmeno cominciamo quelle che più avevano stuzzicato la nostra immaginazione; così lasciamo queste fantasie a chi viene dopo di noi, sapendo che molto probabilmente ripercorrerà la nostra stessa strada. Ce n'è però una che è impossibile da cogliere con la razionalità e nella quale possiamo solo sperare di fermarci una volta terminato il dovuto ciclo della vita: quel Cielo che è solo una impalpabile promessa e che forse si rivelerà l'unica cosa che riusciremo a raggiungere. |
J1294 (1874) / F1327 (1874)
Of Life to own - From Life to draw - But never touch the Reservoir - |
Alla vita appartenere - Dalla Vita attingere - Ma non toccare mai il Serbatoio - |
I versi sono in una lettera a Higginson della tarda primavera del 1874 (L413), preceduti da: "You have experienced sanctity. It is to me untried." ("Lei ha sperimentato la santità. Una cosa a me estranea."). |
La vita è fatta per essere vissuta, per darci modo di attingere da essa l'acqua che possa soddisfare la nostra sete; ma esiste un serbatoio vitale, che va mantenuto intatto. Sul significato di questo "serbatoio" possiamo fare diverse ipotesi: una riserva che può essere la nostra coscienza, la ragione che ci fa dubitare ma che rende la vita degna di essere vissuta; la speranza di una vita futura e immortale, che può sconfiggere lo smarrimento del dubbio; la necessità di lasciare intatti certi valori interiori che non vanno sprecati. |
J1295 (1874) / F1354 (1875)
Two Lengths has every Day - It's absolute extent And Area superior By Hope or Horror lent - Eternity will be To die is not to go - |
Due Lunghezze ha ogni Giorno - La sua estensione assoluta E un'Area superiore Da Speranza od Orrore conferita - L'Eternità sarà Morire non è andarsene - |
Oltre al manoscritto completo, inviato a Susan, ce n'è un altro a matita su un lembo di foglio, con la sola seconda strofa in una redazione diversa:
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Il tempo che conosciamo ha due caratteristiche: il suo normale trascorrere e, senz'altro più importante, il modo in cui è vissuto. Per l'eternità, qui vista come una dilatazione infinita del tempo mortale, possiamo usare gli stessi concetti di moto o pausa, che stavolta sono però determinati non da sentimenti cangianti, ma da leggi fissate da/per sempre rese visibili da segnali anch'essi della stessa fondamentale natura. Perciò, per questa analogia fra il tempo mortale e quello eterno, morire non è cambiare stato ma soltanto trasferirsi da un tempo ad un altro, perché la mappa dell'aldilà, di per sé compiuta e definitiva, non ammette nuovi spazi. |
J1296 (1874) / F1315 (1874)
Death's Waylaying not the sharpest Of the Thefts of Time - There marauds a sorer Robber - Silence - is his name - No Assault, nor any menace Doth betoken him. But from Life's consummate Cluster, He supplants the Balm. |
L'Agguato della Morte non è il più crudele Dei Furti del Tempo - Ci depreda un Brigante più brutale - Silenzio - è il suo nome - Nessun Assalto, né alcuna minaccia Lo preannunciano. Ma dal compiuto Grappolo della Vita, Egli asporta il Balsamo. |
I versi erano un un biglietto (L408) che ED inviò alla zia Catherine Dickinson Sweetser quando suo marito, Joseph A. Sweetser, sparì improvvisamente, e definitivamente, dopo essere uscito dalla sua casa di New York il 21 gennaio 1874. Il messaggio si limita ai versi, seguiti dalla firma e preceduti da un'unica frase: "Saying Nothing, My Aunt Katie, sometimes says the most." ("Non dicendo Nulla, Zia Katie, talvolta diciamo il massimo."). |
La destinazione dei versi spiega cos'è quel silenzio più brutale della morte: un improvviso e imprevedibile avvenimento che non dà nemmeno il pallido conforto della certezza e strappa dal grappolo della vita il balsamo che la rende compiuta e degna di essere vissuta. |
J1297 (1874) / F1322 (1874)
Go slow, my soul, to feed thyself Upon his rare Approach - Go rapid, lest Competing Death Prevail upon the Coach - Go timid, should his final eye - Determine thee amiss - Go boldly - for thou paid'st his price Redemption - for a Kiss - |
Sii lenta, anima mia, nel nutrirti Al suo raro Accostarsi - Sii rapida, affinché la Morte Contendente Non prevalga sulla Carrozza - Sii timida, dovesse il suo sguardo conclusivo - Giudicarti sconveniente - Sii ardita - perché hai pagato il suo prezzo La Redenzione - per un Bacio - |
Molto bello l'alternarsi dei contrasti (lenta/rapida - timida/ardita) preceduti da quel "go" che sembra incitare all'azione; ma sono contrasti apparenti, perché tutti hanno lo scopo di cogliere appieno i momenti di un amore voluto e insieme sfuggente. Perciò la lentezza serve a prolungare i rari attimi della sua presenza; la rapidità a sconfiggere la morte che ce lo contende e cerca di superare la carrozza che lo porta da noi; la timidezza ad apparire una fanciulla a modo (interessante l'etimologia nel Webster: "a-miss", ovvero "non-fanciulla/signorina"); e infine l'audacia finale, in cui si rivendica il prezzo pagato per godere di un bacio. |
J1298 (1874) / F1350 (1874)
The Mushroom is the Elf of Plants - At Evening, it is not At Morning, in a Truffled Hut It stop upon a Spot As if it tarried always 'Tis Vegetation's Juggler - I feel as if the Grass was pleased Had Nature any supple Face |
Il Fungo è l'Elfo delle Piante - A Sera, non c'è Al Mattino, in una Capanna a Tartufo Si ferma in un Punto Come se fosse lì da sempre È il Giocoliere delle Vegetazione - Mi sembra come se l'Erba fosse lieta Avesse la Natura un Volto malleabile |
È una delle poesie più ricche di redazioni: se ne conoscono infatti sei (con varianti minime nel testo): tre parziali e tre intere (di queste ultime un manoscritto è perduto e conosciamo il testo da una trascrizione di Frances Norcross). Una delle redazioni parziali (versi 13-16) è in una lettera a Higginson della tarda primavera del 1874 (L413 - la stessa della J1294-F1327), con il verbo al passato ("felt") e preceduta da: "You kindly ask for my Blossoms and Books - I have read but a little recently - Existence has overpowered Books. Today, I slew a Mushroom -" ("Lei mi chiede cortesemente dei miei Fiori e dei miei Libri - Ho letto molto poco negli ultimi tempi - L'esistenza ha sopraffatto i Libri. Oggi, ho ucciso un Fungo -"). |
Il fungo come simbolo della libertà dai consueti cicli della natura: appare improvvisamente, senza che niente, un fiore, un germoglio, ne faccia presagire lo spuntare, e quando lo cogliamo sembra che non lasci niente dietro di sé, come se fosse causa ed effetto di se stesso; sembra il trucco di un mago, che gioca con la natura senza svelare i suoi segreti, come una bolla che vediamo salire nell'acqua e poi svanire in superficie senza lasciare tracce. Per questo se vogliamo trovare in natura qualcosa di malleabile, perché non legato a niente, qualcosa da trattare con disprezzo, per lo stesso motivo, qualcuno che non abbia paura di mostrarsi eretico (o "iscariot" - "iscariota, traditore" - in un'altra versione) rispetto a quello che fanno tutti gli altri, allora non possiamo che rivolgerci a lui. |
J1299 (1874) / F1375 (1875)
Delight's Despair at setting Is that Delight is less Than the sufficing Longing That so impoverish. Enchantment's Perihelion |
La Disperazione della Gioia al tramonto È che la Gioia è minore Della perdurante Bramosia Che tanto impoverisce. Il Perielio dell'incantesimo |
La gioia che sta per tramontare si tramuta spesso in disperazione, perché il suo declinare si scontra con il perdurare di un desiderio che non accenna invece ad estinguersi. Nella seconda strofa, al verso 5, ED usa il termine "perihelion" ("perielio"), ovvero il momento in cui l'orbita di un pianeta è più vicina al sole, ma nei versi che seguono la descrizione sembra più quella di un "parhelion" ("parelio"), un fenomeno di rifrazione attraverso cristalli di ghiaccio nell'atmosfera, che permette di osservare una o due macchie luminose ai lati e alla stessa altezza del sole (vedi immagine sotto, dove si vedono chiaramente due parelii ai lati del sole). Potrebbe anche trattarsi di un banale errore (nel manoscritto comunque la parola è scritta molto chiaramente), anche se, nella nota su questa poesia nell'edizione completa dei Meridiani Mondadori, Marisa Bulgheroni, citando Suzanne Juhasz, dà una suggestiva interpretazione di questo possibile gioco di parole: "...l'inganno che ci porta a scambiare l'illusione per autenticità è sottilmente rappresentato anche nel linguaggio: perché nel "perielio" (v. 5) si allude senza nominarlo al "parelio" descritto nei versi 7 e 8". |
J1300 (1874) / F1339 (1874)
From his slim Palace in the Dust He relegates the Realm, More loyal for the exody That has befallen him. |
Dal suo sottile Palazzo nella Polvere Egli bandisce il Regno, Più leale all'esodo Che si è abbattuto su di lui. |
Ormai confinato in un sottile, anche se regale, palazzo di polvere, chi giace nella tomba deve bandire da sé il regno della vita ed essere leale soltanto a quel luogo remoto in cui è stato portato dalla morte. |