The Complete Poems
Tutte le poesie
J1751 - 1775
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
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J1751 (?) / F1768 (?)
There comes an hour when begging stops, When the long interceding lips Perceive their prayer is vain. "Thou shalt not" is a kinder sword Than from a disappointing God "Disciple, call again." |
Viene l'ora in cui termina la supplica, Quando le labbra a lungo mediatrici Percepiscono che la preghiera è vana. "Non devi" è più benevola spada Che da un frustrante Dio Un "Discepolo, ripassa." |
Arriva il momento in cui si rinuncia al dubbio, o a un desiderio fortemente voluto; o meglio, si accetta di non sapere, ci si rassegna a non avere, una condizione meno frustrante di un continuo chiedere che non approda a nulla. |
J1752 (?) / F1769 (?)
This docile one inter While we who dare to live Arraign the sunny brevity That sparkles to the Grave. On her departing span |
Docile chi è interrato Mentre noi che osiamo vivere Accusiamo la brevità del sole Che brilla su quella Tomba. Nello spazio della sua dipartita |
Sulla trascrizione di Millicent Todd intervenne poi la madre Mabel, con piccole correzioni e aggiungendo varianti alle due già inserite dalla figlia, fra le quali due per l'intero verso 7: "As playful in the Porch of Death" ("Così giocosa nel Patio della Morte") e "As happy in her crib of dust" ("Così felice in quella casetta di polvere"). |
Il compianto e la reazione contro la morte appartengono a chi resta, mentre chi muore non può che accettare docilmente il suo destino e prepararsi ad abitare quella che d'ora in poi sarà la sua casa. |
J1753 (?) / F1770 (?)
Through those old grounds of memory, The sauntering alone Is a divine intemperance A prudent man would shun. Of liquors that are vended 'Tis easy to beware But statutes do not meddle With the internal bar. Pernicious as the sunset Permitting to pursue But impotent to gather, The tranquil perfidy Alloys our firmer moments With that severest gold Convenient to the longing But otherwise withheld. |
Per quei vecchi campi della memoria, Vagabondare da soli È un'intemperanza divina Che un uomo prudente eviterebbe. Da liquori in vendita È facile guardarsi Ma gli statuti non hanno a che fare Col tribunale interno. Perniciosa come il tramonto Che permette di perseguire Ma impotente a raccogliere, La tranquilla perfidia Lega i nostri momenti più saldi Con quell'oro inflessibile Conveniente per il desiderio Ma altrimenti negato. |
Ripercorrere la propria memoria è un esercizio pericoloso, che una persona prudente dovrebbe evitare. È molto più facile difendersi dal mondo che da quel tribunale interno, sempre pronto a far risalire alla mente ricordi che possono sì soddisfare i nostri desideri di ripercorrere il passato, ma che poi non approdano a nulla, forse perché desideriamo quasi sempre impossibili ritorni, di cose, persone o sentimenti ormai soltanto legati all'inflessibile e prezioso archivio della memoria ma impraticabili nel presente. |
J1754 (?) / F1777 (?)
To lose thee - sweeter than to gain All other hearts I knew. 'Tis true the drought is destitute, But then, I had the dew! The Caspian has it's realms of sand, |
Perdere te - più dolce che guadagnare Tutti gli altri cuori che conosco. È vero che la siccità è indigenza, Ma allora, ho avuto la rugiada! Il Caspio ha il suo regno di sabbia, |
L'amore è un sentimento assoluto e unico, perderlo presuppone l'averlo avuto prima; per questo è più dolce quella perdita rispetto a guadagni non richiesti. Vivere nella siccità significa patire, ma significa anche aver gustato prima le dolci gocce di rugiada. In fin dei conti nulla ha una sola faccia, anche il mare presuppone, oltre all'acqua, un'arida spiaggia, senza la quale non sarebbe più mare. |
J1755 (?) / F1779 (?)
To make a prairie it takes a clover and one bee, One clover, and a bee, And revery. The revery alone will do, If bees are few. |
Per fare un prato va benone un trifoglio e un calabrone, Un trifoglio, e un calabrone, E immaginazione. L'immaginazione da sola basterà, Se di calabroni penuria ci sarà. |
Il mondo è fatto di piccole cose ma, soprattutto, di fantasia, sogno, immaginazione. Se manca qualcosa si può supplire con la fantasia, se manca questa l'abbondanza non servirà a nulla. |
J1756 (?) / F1771 (?)
'Twas here my summer paused What ripeness after then To other scene or other soul My sentence had begun. To winter to remove |
Fu qui che la mia estate s'interruppe Che maturazione dopo di allora Verso altro scenario o altra anima La mia sentenza ebbe inizio. Verso l'inverno muovere |
L'estate finisce quando finisce l'amore; da quel momento la sentenza è esecutiva e ci porta in uno scenario completamente diverso, come se avessimo cambiato anche la nostra anima. È una sentenza che prevede di andare verso l'inverno, di convivere col suo gelo, come se una sposa fino a qual momento ardente d'amore si trovasse ammanettata a un freddo e inerte ghiacciolo. |
J1757 (?) / F1775 (?)
Upon the gallows hung a wretch, Too sullied for the hell To which the law entitled him. As nature's curtain fell The one who bore him tottered in, - For this was woman's son. "'Twere all I had," she stricken gasped - Oh, what a livid boon! |
Dalla forca pendeva uno sventurato, Troppo sudicio per l'inferno Al quale la legge l'aveva indirizzato. Mentre cadeva il sipario della natura Colei che l'aveva partorito venne barcollando, - Perché era figlio di donna. "Era tutto ciò che avevo", affranta ansimò - Oh, che livido dono! |
Anche un pendaglio da forca, la cui anima è troppo sudicia persino per l'inferno, ha una madre che soffre per lui, che vede quel corpo ormai illividito, quell'uomo reietto da tutti, soltanto come un figlio da piangere. |
J1758 (?) / F1179 (1870)
Where every Bird is bold to go And Bees abashless play The Foreigner before he knocks Must thrust the Tears away - |
Dove ogni Uccello è libero di andare E le Api giocano sfrontate Lo Straniero prima di bussare Deve le Lacrime allontanare - |
Franklin cita il manoscritto autografo, dato da Mabel Todd a Marion Freeman Elwell e da questa al Vassar College, evidentemente non ancora comparso all'epoca dell'edizione Johnson. |
La natura non conosce l'affanno che assedia noi mortali, perciò, se dovessimo chiedere di entrare nel mondo spensierato degli uccelli e delle api, dovremmo prima scacciare quelle lacrime che là sarebbero fuori posto. |
J1759 (?) / F1786 (?)
Which misses most - The hand that tends Or heart so gently borne, 'Tis twice as heavy as it was Because the hand is gone? Which blesses most The lip that can, Or that that went to sleep With "if I could" endeavoring Without the strength to shape? |
Che cosa manca di più - La mano che dà sollievo O il cuore così lievemente portato, Due volte più pesante di com'era Poiché la mano se n'è andata? Che cosa santifica di più Il labbro che può, O quello che andò a dormire Tentando un "se potessi" Senza la forza di foggiare? |
Il testo è noto da due trascrizioni: di Frances Norcross (quella riportata sopra) e di Mabel Todd. Non è accertato se Mabel Todd abbia trascritto la poesia da un autografo, ora perduto, o dalla trascrizione di Frances Norcross; le due versioni sono praticamente identiche, a parte qualche modifica nella punteggiatura e la divisione in due strofe della seconda. |
Due domande a cui ED dà due risposte ciascuna; le risposte, o meglio le alternative, alle due domande sono simmetriche: la prima è connotata di attiva certezza (la mano che aiuta e il labbro capace di pronunciare parole certe), la seconda di dubbio incerto e sfuggente (la mano che se va e lascia il cuore pesante più di prima e il labbro che va a dormire con parole di incertezza e conscio dei propri limiti). Qual è la riposta giusta? Che cos'è che ci manca di più, o che ci santifica di più, la certezza della fede o l'incertezza del dubbio? La costruzione dei versi sembra proprio indicare nella seconda coppia, quella connotata di incertezza, la riposta più giusta: le certezze hanno un limite oltre il quale non riescono ad andare, danno risposte alle quali bisogna credere senza chiedere; il dubbio è l'alimento di una vita che non accetta l'illusorio sapere del non chiedere. |
J1760 (1882) / F1590 (1882)
Elysium is as far as to The very nearest Room If in that Room a Friend await Felicity or Doom - What fortitude the Soul contains, |
L'Eliso è lontano quanto La più vicina della Stanze Se in quella Stanza un Amico attende Felicità o Condanna - Quanta forza contiene l'Anima, |
L'amico che attende nella prima strofa sta morendo, aspetta di sapere se andrà in paradiso o all'inferno, o sta semplicemente aspettando l'esito di qualcosa, una notizia che potrebbe essere gioiosa o dolorosa? Possiamo leggerla in entrambi i modi, perché quella stanza diventa comunque un simbolo di quell'aldilà evocato nella prima parola della poesia, un luogo dove attendere trepidamente il proprio destino, la sentenza che verrà annunciata dal risuonare di passi in arrivo e dall'aprirsi di una porta. Aspettare quei passi è una prova molto dura, soltanto un'anima forte riesce a farlo senza essere sopraffatta dall'attesa. |
J1761 (?) / F397 (1862)
A train went through a burial gate, A bird broke forth and sang, And trilled, and quivered, and shook his throat Till all the churchyard rang; And then adjusted his little notes, |
Un corteo attraversava un funebre cancello, Un uccello venne improvviso e cantò, E trillò, e vibrò, e si agitò la sua gola Finché tutto il camposanto ne risuonò; E poi aggiustò le sue piccole note, |
Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 20, in un foglio, ora perduto, dato da Martha Bianchi a Herbert F. Jenkins. Il testo è quello dell'edizione delle poesie del 1890. |
L'uccello, che si sente in dovere di dare addio agli uomini che lasciano la vita, è anche la natura che continua il suo ciclo, magari fermandosi un istante a salutare un suo abitante che se ne va. |
J1762 (?) / F1787 (?)
Were nature mortal lady Who had so little time To pack her trunk and order The great exchange of clime - How rapid, how momentous - To make some trifle fairer |
Se la natura fosse una signora mortale Che ha così poco tempo Per riempire il suo baule e sistemare Il grande cambio di stagione - Quanto rapide, quanto gravose - Per fare più bella qualche inezia |
La natura conosce bene il proprio mestiere, non si lascia prendere dall'ansia quando il cambio di stagione rende necessario riporre il vecchio e dar aria al nuovo. Lo fa da tempo immemorabile e riesce persino a tenere da parte il tempo per dare un ultimo tocco a una qualsiasi inezia, a un particolare che certamente sfuggirebbe a un'ansiosa signora intenta allo stesso lavoro; il suo fascino resta immutato, perché il restare e il partire sono soltanto due facce del suo imperturbabile ciclo perenne. |
J1763 (?) / F1788 (?)
Fame is a bee. It has a song - It has a sting - Ah, too, it has a wing. |
La fama è un'ape. Ha un canto - Ha un pungiglione - Ah, e poi, ha un'ala. |
La fama porta con sé canti di lode, poi le ferite dell'oblio e quindi, inevitabilmente, vola via. |
J1764 (?) / F1789 (?)
The saddest noise, the sweetest noise, The maddest noise that grows, - The birds, they make it in the spring, At night's delicious close, Between the March and April line - It makes us think of all the dead It makes us think of what we had, An ear can break a human heart |
Il suono più triste, il suono più dolce, Il suono più pazzo che esista, - Gli uccelli, lo fanno in primavera, Al delizioso chiudersi della notte, Sulla linea fra marzo e aprile - Ci fa pensare a tutti i morti Ci fa pensare a ciò che avevamo, Un orecchio può spezzare un cuore umano |
Il canto degli uccelli, insieme triste, dolce e pazzo, annuncia l'arrivo della primavera, in quella linea di confine fra marzo e aprile che è anche preludio di un'estate ancora nascosta ma già così vicina. È un canto che porta gioia e rinascita, ma anche nostalgia per coloro che non potranno più vedere questo miracolo che si ripete. E quando il rimpianto supera l'incanto di quelle gole così simili a quelle di sirene quasi vorremmo zittirli, perché l'orecchio è troppo vicino al cuore, e un suono fa presto a percorrere quella strada così breve, senza lasciarci il tempo di deviarlo. |
J1765 (?) / F1747 (?)
That Love is all there is Is all we know of Love, It is enough, the freight should be Proportioned to the groove. |
Che l'Amore sia tutto quel che c'è È tutto ciò che sappiamo dell'Amore, È abbastanza, il carico dev'essere Proporzionato al solco. |
L'amore è tutto, soltanto questo possiamo dire di lui. Ma è quanto basta, perché le parole con cui lo descriviamo debbono essere proporzionate alla sua grandezza, o meglio, alla sua totalità. |
J1766 (?) / F1746 (?)
Those final Creatures, - who they are - That faithful to the close Administer her ecstasy, But just the Summer knows. |
Chi siano - quelle finali Creature - Che fedeli alla conclusione Amministrano la sua estasi, Soltanto l'Estate lo sa. |
La fine dell'estate coinvolge tutta la natura e, come tutti i riti di passaggio, è un momento estatico e misterioso; soltanto la stessa estate sa a chi è affidata quella conclusione che prelude ai colori autunnali e al gelo dell'inverno. |
J1767 (?) / F1785 (?)
Sweet hours have perished here, This is a timid room - Within it's precincts hopes have played Now fallow in the tomb. |
Dolci ore sono perite qui, Questo è un luogo timoroso - Entro i suoi confini hanno giocato speranze Ora inerti nella tomba. |
La versione riportata sopra è quella dell'edizione Franklin, ripresa dalla trascrizione di Mabel Loomis Todd. Johnson riprende invece le prime edizioni a stampa (1896 e 1924), dove si legge "mighty" ("potente") al posto di "timid" al v. 2 ed è accolta una variante del manoscritto della Todd: "shadows" ("ombre") al posto di "fallow" nell'ultimo verso. |
I cimiteri racchiudono dolci ore ormai spente e speranze che non giocheranno più con il futuro. |
J1768 (1883) / F1606 (1883)
Lad of Athens, faithful be To thyself, And Mystery - All the rest is Perjury - |
Giovinetto d'Atene, sii fedele A te stesso, E al Mistero - Tutto il resto è Spergiuro - |
La poesia è in una bozza di lettera per un destinatario sconosciuto (L865), che probabilmente può essere identificato in Samuel Bowles figlio. I versi sono preceduti da: "To ask of each that gathered Life, Oh, where did it grow, is intuitive. / That you have answered this Prince Question to your own delight, is joy to us all -" ("Chiedere a ognuno che ha raccolto Vita, Oh, dove cresceva, è intuitivo. / Che lei abbia risposto con questa Questione Principe al suo piacere, è gioia per tutti noi -") e seguiti da "Please say with my tenderness to your Mother, I shall soon write her." ("La prego di dire a sua Madre con tutta la mia tenerezza, che le scriverò presto."). |
Un invito a guardare in se stessi e ad accettare che la vita è in gran parte mistero. Volerlo spiegare con soluzioni già pronte significa soltanto mentire. |
J1769 (1868?) / F1153 (1868?)
The longest day that God appoints Will finish with the sun. Anguish can travel to it's stake, And then it must return. |
Il giorno più lungo che Dio stabilisce Finirà con il sole. L'angoscia può avviarsi al suo traguardo, E poi deve rientrare. |
I versi erano in una lettera alle cugine Norcross (L329), evidentemente scritta a seguito di un qualche evento negativo, visto che sono preceduti da "The little notes shall go as fast as steam can take them. / Our hearts already went. Would we could mail our faces for your dear encouragement. / Remember" ("Il biglietto sarà veloce quanto potrà il vapore che lo porta. / I nostri cuori già andarono. Vorremmo poter inviare i nostri volti per incoraggiare i vostri tanto cari."). |
L'angoscia, per grande che sia, è sottoposta alle leggi della natura: prima o poi dovrà finire. |
J1770 (1870) / F1181 (1870)
Experiment escorts us last - His pungent company Will not allow an Axiom An Opportunity - |
L'esperimento ci scorta fino all'ultimo - La sua pungente compagnia Non permette un Assioma Un'Opportunità - |
Compresa in una bozza di lettera a Higginson dell'ottobre 1870 (L353), presumibilmente mai spedita. |
La curiosità, la voglia di conoscere, lo sperimentare, ci accompagna per tutta la vita e non ci permette di fissare certezze, di circoscrivere in un assioma, o anche soltanto in una opportunità, un sapere che resterà sempre imperfetto. |
J1771 (1881) / F1557 (1881)
How fleet - how indiscreet an one - how always wrong is Love - The joyful little Deity We are not scourged to serve - |
Un qualcosa di volatile - di indiscreto - sempre fuori luogo è l'Amore - La gioiosa piccola Divinità Che non siamo costretti a servire - |
In una bozza di lettera a Otis Lord del 1881 (L695). Nell'autografo i primi due versi sono scritti in forma di prosa. |
Un inusuale ritratto dell'amore, descritto nei suoi caratteri meno attraenti: volatile, indiscreto, sempre fuori luogo; ma in fin dei conti nessuno ci obbliga a frequentarlo. |
J1772 (1881) / F-
Let me not thirst with this Hock at my Lip, Nor beg, with Domains in my Pocket - |
Non fatemi aver sete con questo Nettare alle Labbra, Né mendicare, con Domini in Tasca - |
I versi fanno parte di un autografo che Johnson descrive così: "... una bozza disordinata con varie righe di scrittura su un frammento di busta contenente messaggi che nella loro stesura finale furono presumibilmente spediti al giudice Lord." (vedi il frammento PF66). Franklin li esclude dalla sua edizione. |
Talvolta non bastano domini e nettari per essere ricchi e placare la sete, specialmente quando nettari e domini non possono essere di dominio pubblico. Il probabile riferimento di questi versi al giudice Lord, la cui relazione con ED fu fortemente osteggiata dai familiari, specialmente di lui, suggerisce il rimpianto di un amore finalmente corrisposto, che però non riesce a uscire dalla clandestinità imposta dalle convenzioni sociali. |
J1773 (1883) / F1622 (1883)
The Summer that we did not prize Her treasures were so easy Instructs us by departing now And recognition lazy - Bestirs itself - puts on it's Coat And scans with fatal promptness For Trains that moment out of sight Unconscious of his smartness - |
L'Estate che non apprezzammo Tanto facili erano i suoi tesori Ci istruisce ora che se ne sta andando E il riconoscimento è tardo - Si scuote - mette il Soprabito E vaglia con fatale prontezza Treni in quel momento fuori di vista Inconsapevoli della sua sveltezza - |
Le cose si apprezzano soltanto nel momento in cui le stiamo perdendo, ed è quasi sempre troppo tardi; così, l'estate vissuta senza apprezzarne troppo i tesori ci insegna a valutarla degnamente mentre si sta accomiatando, quando diventiamo consci di quei tesori che ci sembravano così facili da godere e di cui sentiremo certo la mancanza. |
J1774 (1870) / F1182 (1870)
Too happy Time dissolves itself And leaves no remnant by - 'Tis Anguish not a Feather hath Or too much weight to fly - |
Un Tempo troppo felice si dissolve E non lascia traccia - È l'Angoscia che non ha Penne O troppo pesanti per volare - |
Compresa in una bozza di lettera a Higginson dell'ottobre 1870 (L353), presumibilmente mai spedita. |
La felicità fa presto a dissolversi, mentre l'angoscia non è dotata di ali o, se ce l'ha, le ha troppo pesanti per volare via. |
J1775 (?) / F895 (1865)
The Earth has many keys - Where Melody is not Is the Unknown Peninsula - Beauty - is Nature's Fact - But Witness for Her Land - |
La Terra ha molte tonalità - Dove non c'è Melodia C'è la Sconosciuta Penisola - La Bellezza - è Realtà di Natura - Ma Testimone della Sua Terra - |
Nell'edizione Johnson è considerata una poesia autonoma, in quella di Franklin i versi fanno parte di una delle versioni della F895 (vedi la nota alla J1068-F895). |
Anche se sono in realtà parte di una poesia più lunga, i versi, come succede spesso in ED (vedi l'uso che talvolta fece di versi staccati nelle lettere), reggono benissimo anche da soli. Vedi il commento alla J1068-F895. |