The Complete Poems
Tutte le poesie
J901 - 950
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
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J901 (1864) / F809 (1864)
Sweet, to have had them lost For news that they be saved - The nearer they departed Us, The nearer they, restored, Shall stand to Our Right Hand - Most precious are the Dead - Next precious Those that rose to go - Then thought of Us, and stayed - |
Dolce, averne provato la perdita Per l'annuncio di come siano salvi - Tanto vicini si allontanarono da Noi, Quanto vicini, restituiti, Rimarranno alla Nostra Destra - I più preziosi sono i Morti - Subito dopo Quelli che si alzarono per andare - Poi pensarono a Noi, e rimasero - |
Due manoscritti: uno piegato come se dovesse essere spedito, ma rimasto in possesso di ED (la versione qui riportata) e uno nei fascicoli, suddiviso in due strofe di quattro versi (il settimo e l'ottavo uniti) e con due varianti (oltre a quelle nella punteggiatura): al verso 1 "Good" ("Bello") al posto di "Sweet" e al verso 7 (8 nella versione qui riportata) "turned" ("si voltarono") al posto di "rose" (ma con ques'ultimo termine indicato come alternativa). |
Il dolore per la morte delle persone care diventa dolce, pensando a come esse siano ora in salvo e, soprattutto, a quando le ritroveremo, vicine quanto lo sono state nel corso della vita. Sono loro le cose più preziose che abbiamo, ma subito dopo vengono coloro che per amor nostro rinunciarono a quel viaggio. |
J902 (1864) / F823 (1864)
The first Day that I was a Life I recollect it - How still - That last Day that I was a Life I recollect it - as well - 'Twas stiller - though the first This - was my finallest Occasion - "Which choose I"? |
Il primo Giorno in cui fui una Vita Lo rammento - Come quieto - L'ultimo Giorno in cui fui una Vita Lo rammento - pure - Era più quieto - ma anche il primo Quella - fu la mia estrema Occasione - "Chi scelgo io?" |
Nelle prime due strofe un confronto tra il momento della nascita e quello della morte. Entrambi, uno perché non conosciamo le ansie della vita, l'altro perché le stiamo lasciando, sono tranquilli, privi di quell'affanno che mentre viviamo ci portiamo dietro. C'è comunque una differenza, il primo è pieno delle aspettative di una vita da vivere mentre il secondo ha il vuoto davanti. |
J903 (1864) / F80 (1859)
I hide myself within my flower That wearing on your breast - You - unsuspecting, wear me too - And angels know the rest! |
Mi nascondo nel mio fiore Perché portandolo sul petto - Tu - senza saperlo, porterai anche me - E gli angeli sanno il resto! |
Le due edizioni critiche riportano tre versioni di questa poesia (uno dei biglietti con i quali ED accompagnava l'invio di fiori):
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Uno dei biglietti "floreali" di ED. Stavolta con due versioni, entrambe con la delicata immagine della donatrice che si nasconde nel fiore per godere dei sentimenti di chi lo riceve. La prima è più concreta e, nell'ultimo verso, suggerisce una lettura sensuale, anche se (relativamente) mitigata dal richiamo agli angeli. La seconda è più intima e malinconica. |
J904 (1864) / F828 (1864)
Had I not This, or This, I said, Appealing to Myself, In moment of prosperity - Inadequate - were Life - "Thou hast not Me, nor Me" - it said, My need - was all I had - I said - But diligence - is sharper - |
Non avessi Questo, o Questo, dissi, Rivolgendomi a Me stessa, In un momento di prosperità - Inadeguata - sarebbe la Vita - "Tu non hai né Me, né Me" - dissero, Il mio bisogno - era tutto ciò che avevo - dissi - Ma la diligenza - è più acuta - |
Nei momenti di abbondanza talvolta ci chiediamo quanto sarebbe adeguata una vita senza tutto quello che abbiamo. Ma nei momenti di rovescio ci dobbiamo appellare a noi stessi, per non perdere la forza di andare avanti; in quei momenti ci sembra quasi di sentire le cose che non abbiamo, o che non abbiamo più, chiedersi come mai possiamo fare a meno di loro senza perdere la nostra voglia di fare. È come se ci chiedessero: "ma allora non era vero che avevi bisogno di noi". La risposta è che il bisogno resta inalterato, non diminuisce semplicemente perché sono scomparse le cose che avevamo prima ma, proprio perché quel bisogno è sempre presente ed è più difficile da soddisfare, in quei momenti dobbiamo aguzzare il nostro ingegno, dobbiamo adattarlo alle poche opportunità che abbiamo e non rassegnarci al peggio, a una situazione che ci ha fatti tornare indietro, perché questo significherebbe indebolire le nostre possibilità di riconquistare la posizione che avevamo in precedenza. |
J905 (1864) / F829 (1864)
Between My Country - and the Others - There is a Sea - But Flowers - negotiate between us - As Ministry. |
Fra il Mio Paese - e gli Altri - C'è un Mare - Ma i Fiori - negoziano tra noi - Come Ministri. |
Nella prima edizione, (Unpublished Poems of Emily Dickinson, a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson, Little Brown, Boston, 1935) c'è la seguente annotazione: "In the old grave-yard." ("Nel vecchio cimitero"). |
La distanza infinita ("un mare") che separa i "paesi" del primo verso, e i fiori che assumono la veste di mediatori, rendono plausibile l'annotazione della prima edizione. Può comunque essere letta come l'immagine di una lontananza, che può essere quella che separa il nostro mondo da quello dei defunti in un cimitero, ma anche riferita a qualcuno che è lontano fisicamente, mitigata da qualcosa che riesce non a colmare ma almeno a ridurre quel mare. |
J906 (1864) / F830 (1864)
The Admirations - and Contempts - of time - Show justest - through an Open Tomb - The Dying - as it were a Hight Reorganizes Estimate And what We saw not We distinguish clear - And mostly - see not What We saw before - 'Tis Compound Vision - |
L'Ammirazione - e il Disprezzo - del tempo - Si stagliano - attraverso una Tomba Aperta - Il Morire - come fosse un'Altura Riorganizza le nostre Stime E ciò che non vedevamo Distinguiamo chiaramente - E in gran parte - non vediamo Ciò che vedevamo prima - È una Visione Composita - |
Solo nel momento della morte, quando ci troveremo davanti a una tomba spalancata che ci attende, potremo capire molte delle cose che sono rimaste oscure durante la nostra vita. In primo luogo il mistero dell'eternità, di un tempo infinito che insieme ci attrae per quello che ci promette e ci respinge per il buio che vediamo oltre la vita. Il morire sarà come salire in alto, su un'altura che domina il tutto; da lì potremo vedere con chiarezza tutto ciò che era rimasto celato ai nostri occhi, che avevamo solo immaginato, e ciò che vedremo sarà quasi del tutto nuovo per noi, perché sarà molto diverso da quello che vedevamo prima. È difficile descrivere tutto questo. Possiamo soltanto immaginare una visione composita, una luce che non illumina altro che se stessa, un concetto di finito che si alimenta d'infinito, un vedere con i nostri occhi mortali il concavo e il convesso che si uniscono in un'unica testimonianza del vero, finalmente chiara e intelligibile. E allora saremo in grado di superare quel tempo che si è finalmente stagliato così nitidamente attraverso la tomba aperta e viaggiare senza più distinzioni: indietro, verso il tempo che conoscevamo prima, e in avanti verso quel Dio che è il creatore e il padrone di quel tempo che si chiama eternità. |
J907 (1864) / F831 (1864)
Till Death - is narrow Loving - The scantest Heart extant Will hold you till your privilege Of Finiteness - be spent - But He whose loss procures you Until - Resemblance perfect - |
Fino alla Morte - è un limitato Amare - Il più scarso dei Cuori esistenti Ti reggerà finché il tuo privilegio Di Finitezza - sia spento - Ma Colui la cui perdita ti procura Finché - Somiglianza perfetta - |
Amare fino alla morte è troppo facile. Qualunque cuore, anche il più scarso, è capace di amare finché l'amato non esaurisce il privilegio di vivere. L'amore vero è quello la cui perdita lascia dietro di sé un'assoluta indigenza, alla quale, da quel momento in poi, la vita, di per sé ormai priva di qualsiasi attrattiva, si conforma. Finché chi ha amato, in perfetta somiglianza con la vita ormai "indigente", rinuncia alle gioie della vita e si lascia morire, perché è questo l'unico modo di seguire l'amato. Solo questo è un atto, certo e provato, d'amore. |
J908 (1864) / F832 (1864)
'Tis Sunrise - Little Maid - Hast Thou No Station in the Day? 'Twas not thy wont, to hinder so - Retrieve thine industry - 'Tis Noon - My little Maid - My little Maid - 'Tis Night - Alas |
È l'Alba - Piccola Fanciulla - Non Hai Tu Un'Occupazione per la Giornata? Non era tua abitudine, indugiare così - Riprendi il tuo lavoro - È Mezzogiorno - Mia piccola Fanciulla - Mia piccola Fanciulla - È Notte - Ahimè |
Una piccola fanciulla, che muore prima di aver gustato l'odore del giglio di nozze e il piacere dell'ape che si congiunge al fiore (qui l'ape mi sembra un chiaro simbolo sessuale). La sua morte è stata improvvisa, niente l'aveva annunciata. Se ne avessimo avuto sentore non avremmo certo potuto convincerla a non morire, ma almeno avremmo avuto il tempo di assisterla in quei momenti che hanno chiuso per lei tutti gli spiragli di luce (l'alba, il giorno, il mezzogiorno, il mattino) sostituendoli con la notte eterna. |
J909 (1864) / F837 (1864)
I make His Crescent fill or lack - His Nature is at Full Or Quarter - as I signify - His Tides - do I control - He holds superior in the Sky But since We hold a Mutual Disc - |
Rendo la Sua Falce colma o scarna - La Sua Natura è nel Pieno O al Quarto - come io stabilisco - Le Sue maree - controllo - Si mantiene altera nel Cielo Ma poiché abbiamo un Disco Reciproco - |
La Terra, con la sua ombra, determina le fasi della Luna, così come la sua rotazione ne determina il crescere e il calare. L'atmosfera poi fa sì che la Luna sia limpida e altera nel cielo oppure proceda brancolando dietro le schermo di insignificanti nubi, o nel mezzo di colonne di pigra foschia. Questo è ciò che appare stando dalla nostra parte; ma in realtà il rapporto è reciproco: ciascuna influenza l'altra, entrambe fronteggiano il giorno (ovvero la luce del Sole) e nessuna delle due può sapere chi ha in mano il bastone del comando. |
J910 (1864) / F899 (1865)
Experience is the Angled Road Preferred against the Mind By - Paradox - the Mind itself - Presuming it to lead. Quite Opposite - How complicate |
L'Esperienza è la Strada Angolata Preferita alla Mente Da - Paradosso - la Mente stessa - Che presume di essere alla guida. Tutto il Contrario - Com'è complicata |
La mente si serve dell'esperienza (una strada angolata, sinuosa, che pone più problemi di quanti ne risolva) come arma contro se stessa, o meglio contro la parte di sé che sarebbe disposta a rassegnarsi al proprio destino, illudendosi così di essere alla guida del proprio futuro. Ma è, appunto, soltanto un'illusione. Nel corso della sua vita è l'uomo, e perciò anche la sua mente, ad essere guidato in un sentiero delimitato, che lo costringe a scegliere qualcosa che in realtà gli era già stato assegnato. |
J911 (1864) / F902 (1865)
Too little way the House must lie From every Human Heart That holds in undisputed Lease A white inhabitant - Too narrow is the Right between - |
A troppo poca distanza la Casa deve stare Da ogni Cuore Umano Perché ha in Affitto indisputato Un bianco abitatore - Troppo stretto è il Diritto in comune - |
La casa che ospita, in indisputabile e perenne affitto, la nostra parte consapevole (qui chiamata "bianco abitatore" e al verso 7 esplicitata come "consapevolezza") deve comunque stare per tutta la vita vicino al cuore, ovvero alla nostra parte istintiva. Ma la coabitazione è difficile, perché vicinanza crea diritti comuni dai confini mai ben tracciati e la sorte che ci attende non lascia molto a tempo a disposizione, visto che la consapevolezza deve prima o poi lasciare la sua casa, emigrare in uno sconosciuto altrove, e così perdere il suo vicino. |
J912 (1864) / F971 (1865)
Peace is a fiction of our Faith - The Bells a Winter Night Bearing the Neighbor out of Sound That never did alight. |
La Pace è un'invenzione della nostra Fede - Le Campane una Notte d'Inverno Portano il Vicino oltre il Suono Che non discese mai. |
La pace, ovvero l'eterno riposo che segue la morte, è una consolatoria invenzione della fede. Nella realtà, le campane che suonano in una notte d'inverno (la stagione che più si avvicina alla morte, alla caducità) ci dicono che qualcuno vicino a noi sta andando oltre quel suono, quella sensazione immateriale e illusoria, mai concretizzato quaggiù. Un luogo, o qualsiasi altra cosa sia, di cui non sappiamo niente e che ci illudiamo di conoscere chiamandolo "pace". |
J913 (1864) / F975 (1865)
And this, of all my Hopes This, is the silent end Bountiful colored, My Morning rose Early and sere, it's end Never Bud from a stem |
E questa, di tutte le mie Speranze Questa, è la silenziosa fine Prodigo di colori, il Mio Mattino sbocciò Precoce e inaridita, la sua fine Mai Germoglio da uno stelo |
Un'amara e disillusa visione della vita, alla quale ci si affaccia con gioia e speranza, per poi vederla subito inaridirsi e finire. La morte, ma anche il dolore e la disillusione, sono visti come un verme che attacca, baldanzoso e sicuro di sé, una radice, conficcata nel terreno ma anch'essa preda predestinata. |
J914 (1864) / F977 (1865)
I cannot be ashamed Because I cannot see The love you offer - Magnitude Reverses Modesty And I cannot be proud |
Non posso vergognarmi Perché non posso vedere L'amore che offri - La Grandezza Rovescia la Modestia E non posso inorgoglirmi |
Il senso della poesia è chiaro: l'amore che tu offri è talmente grande che nessun sentimento umano può essergli vicino, può esprimerlo. Né la vergogna per un tale privilegio, visto che l'assoluta grandezza di questo amore (non ho tradotto con "magnitudine" perché in italiano è un termine usato quasi esclusivamente in astronomia) è al di là e al di sopra della modestia, né, d'altronde, l'orgoglio, perché per scalare vette così alte c'è bisogno di requisiti che certamente nessuno possiede su questa terra. |
J915 (1864) / F978 (1865)
Faith - is the Pierless Bridge Supporting what We see Unto the Scene that We do not - Too slender for the eye It bears the Soul as bold To what, could We presume |
La Fede - è il Ponte senza Pilastri Che porta ciò che vediamo Verso la Scena per Noi invisibile - Troppo tenue per l'occhio Esso regge l'Anima spavaldo A ciò che non sappiamo, altrimenti |
La fede in una duplice veste. Da una parte un ponte incorporeo che conduce la concretezza verso luoghi troppo tenui per essere visti dai nostri difettosi occhi mortali. Dall'altra uno spavaldo sostegno d'acciaio per l'anima. Ma è un ponte che conduce al di là di un velo, in quel luogo nascosto e inaccessibile di cui vediamo appena un'ombra là dove i suoi tiranti d'acciaio si uniscono. Se potessimo sapere com'è, cos'è, quel luogo, se la ragione avesse la capacità di penetrare oltre quel velo, non avremmo bisogno di questo ponte, potremmo abbandonare la fede, fidarci soltanto del nostro raziocinio, e i nostri piedi, adesso vacillanti e lontani dalla mente che dovrebbe comandarli, saprebbero farsi strada da soli. |
J916 (1864) / F979 (1865)
His Feet are shod with Gauze - His Helmet, is of Gold, His Breast, a Single Onyx With Chrysophras, inlaid - His Labor is a Chant - |
I Suoi Piedi sono calzati di Velo - Il Suo Elmetto, è d'Oro, Il Suo Petto, un Unico Onice Di Crisopazio, intarsiato - Il Suo Lavoro è un Canto - |
La descrizione di un'ape, che diventa un gioiello della natura incastonato di pietre preziose. Nel quinto verso il termine "chant", oltre al significato generico di "canto" ha anche quello di "salmodia, canto liturgico", ovvero un suono lungo e iterato che fa pensare al ronzio dell'ape. Nel penultimo verso quel "Oh, for..." va letto come "Oh, cosa darei per...", un desiderio di provare dal di dentro la serena armonia della natura. |
J917 (1864) / F980 (1865)
Love - is anterior to Life - Posterior - to Death - Initial of Creation, and The Exponent of Earth - |
L'Amore - è anteriore alla Vita - Posteriore - alla Morte - Radice della Creazione, ed Esponente della Terra - |
L'amore come totalità che supera il tempo e lo spazio, che è motore primo della creazione e linfa vitale del perpetuarsi della vita. |
J918 (1864) / F981 (1865)
Only a Shrine, but Mine - I made the Taper shine - Madonna dim, to whom all Feet may come, Regard a Nun - Thou knowest every Wo - |
Solo a un Altare, ma Mio - Io feci il Cero brillare - Madonna indistinta, a cui tutti i Passi vanno, Guarda ad una Suora - Tu conosci ogni Pena - |
Una cosa salta subito agli occhi in questa poesia: contrariamente a quello che ci si aspetterebbe, le maiuscole sono riservate all'individuo singolo, al soggetto umano della poesia, e le minuscole alla divinità. Una divinità onnisciente ("Tu conosci ogni Pena") e onnipotente ("com'è facile, se è la tua Volontà") eppure "indistinta", al di là della nostra facoltà di vedere e lontana dalle cose che nella vita sentiamo nella nostra carne. Il contrasto appare subito: nel primo verso "shrine", che significa propriamente "scrigno riservato alle cose sacre" (mi è sembrato appropriato tradurre con "altare", seguendo la lezione sia di Bacigalupo che di Errante) è seguito da quel "but Mine", due labiali forti, decise, quasi due colpi di timpano che sovrastano con la loro forza fonetica un altare che diventa sacro perché consacrato alla grandezza dell'individuo. Sembra quasi di sentire un pugno battuto con decisione sul proprio petto. Poi c'è il "dim" riservato alla Madonna, un aggettivo che significa "non visibile chiaramente, oscuro, incomprensibile", quasi a volgere in oscurità la lontana altezza della divinità, che viene chiamata a guardare (ma "regard" ha un significato un po' più accentuato: "osservare, notare, prendere in considerazione") a quella "suora" suo malgrado. E poi quei due punti interrogativi che concludono le invocazioni al divino: "perché non mi guarisci?" e "perché pregare se tu sai già tutto?", due domande senza risposta che diventano un ulteriore segno di lontananza. |
J919 (1864) / F982 (1865)
If I can stop one Heart from breaking I shall not live in vain If I can ease one Life the Aching Or cool one Pain Or help one fainting Robin |
Se potrò bloccare un Cuore dallo spezzarsi Non sarò vissuta invano Se potrò alleviare di una Vita il Soffrire O smorzare una Pena O aiutare un languente Pettirosso |
La vita acquista significato nel rapporto con gli altri e con la natura. Anche un solo gesto d'aiuto o di compassione basta a renderla degna di essere vissuta. |
J920 (1864) / F845 (1864)
We can but follow to the Sun - As oft as He go down He leave Ourselves a Sphere behind - 'Tis mostly - following - We go no further with the Dust |
Possiamo solo inseguire il Sole - Tante volte quante tramonta Ci lascia di una Sfera indietro - È questo in gran parte - il seguire - Non andiamo più in là con la Polvere |
Il nostro essere fatti di polvere mortale non ci permette che di seguire il sole (qui inteso come metafora del divino) nel suo ripetuto cammino, ma restiamo sempre indietro, la sua sfera è irraggiungibile. Con le nostre forze possiamo ambire soltanto alle porte terrene, non a quelle riservate al divino, finché quelle porte si chiuderanno su di noi lasciandoci nel buio eterno. |
J921 (1864) / F184 (1861)
If it had no pencil, Would it try mine - Worn - now - and dull - sweet, Writing much to thee. If it had no word - Would it make the Daisy, Most as big as I was - When it plucked me? |
Se non avesse matita, Non potrebbe provare la mia - Consunta - ora - e spuntata - caro, Scrivendo tanto a te? Se non avesse parola - Non potrebbe usare la Margherita, Più grande di quanto fossi io - Quando mi colse? |
Nella prima edizione del 1945 (Bolts of Melody) una nota ci informa che la poesia è scritta a matita su una striscia di carta, appuntata intorno ad un mozzicone di matita e firmata "Emily". L'annotazione è ripetuta sia da Johnson che da Franklin, ma quest'ultimo, che evidentemente aveva ulteriori informazioni, aggiunge che fu inviata a Samuel Bowles. Per questo ho tradotto "sweet" al maschile. |
J922 (1864) / F938 (1865)
Those who have been in the Grave the longest - Those who begin Today - Equally perish from our Practise - Death is the other way - Foot of the Bold did least attempt it - |
Coloro che sono stati nella Tomba molto a lungo - Coloro che iniziano Oggi - Egualmente scompaiono dalla nostra Quotidianità - La Morte è l'altra via - Il piede dell'Audace fece lo sforzo minore - |
La morte non conosce tempo. La scomparsa dalla vita quotidiana di chi resta è immediata e irrevocabile, perché non è il proseguire di una strada che abbiamo percorso ma una strada affatto diversa. Una volta imboccata non conosce lo svolgersi di un percorso come le strade mortali, ma è inizio e fine allo stesso tempo. Chi riesce ad affrontarla senza paura è colui che fatica di meno ad accettarla, perché la morte è un'impresa "bianca", priva di ogni connessione con la vita che l'ha preceduta e che non può essere affrontata attingendo all'esperienza ma soltanto con la nostra pura interiorità. E una volta arrivata non c'è ritorno: la nostra capacità di comunicare col mondo, con gli altri, è definitivamente annullata. |
J923 (1864) / F941 (1865)
How the Waters closed above Him We shall never know - How He stretched His Anguish to us That - is covered too - Spreads the Pond Her Base of Lilies |
Come le Acque si richiusero su di Lui Non sapremo mai - Come protese la Sua Angoscia verso di noi Questo - pure è celato - Distende lo Stagno il Suo Strato di Ninfee |
Un ragazzo annegato in uno stagno. Non sapremo mai come sono stati i suoi ultimi momenti. L'unica cosa che ci rimane sono un cappello e una giacca, che ormai non servono più se non a raccontarci silenziosamente che cosa sia avvenuto. |
J924 (1864) / F840 (1864)
Love - is that later Thing than Death - More previous - than Life - Confirms it at it's entrance - And Usurps it - of itself - Tastes Death - the first - to hand the sting Then hovers - an inferior Guard - |
L'Amore - è quella Cosa che va oltre la Morte - Che precede - la Vita - La conferma al suo ingresso - E La usurpa - in sé - Assaggia la Morte - per primo - per porgere l'aculeo Poi vigila - inferiore Custode - |
L'amore sopravvive alla morte e precede la vita. Una vita che esiste soltanto in quanto esiste l'amore, che quasi ne usurpa l'essenza, compenetrandola in sé. E l'amore non si limita a riempire la nostra vita: intercetta per primo l'arrivo della morte per poterci poi porgere quell'aculeo che spegnerà la nostra esistenza, un breve intervallo che lui si incarica di spogliare degli arredi mortali e di consegnare a Dio. Poi, dopo la morte, vigila su quel carico che per lui, custode inferiore alla morte perché non può evitarla e deve chinare il capo di fronte ad essa, continua ad essere prezioso e merita di avere niente di meno del tutto. |
J925 (1864) / F841 (1864)
Struck, was I, nor yet by Lightning - Lightning - lets away Power to perceive His Process With Vitality - Maimed - was I - yet not by Venture - Robbed - was I - intact to Bandit - Yet was not the foe - of any - Most - I love the Cause that slew Me - Best - at Setting - as is Nature's - |
Colpita, fui, ma non dal Fulmine - Il Fulmine - sopprime Il Potere di percepire il Suo Processo Con il Vigore - Mutilata - fui - eppure non dal Caso - Derubata - fui - inviolata da Bandito - Eppure non ero nemica - di nessuno - Più di tutte - amo la Causa che Mi uccise - Più bello - al Tramonto - com'è sua Natura - |
Le prime tre strofe sembrano apparentemente costruite con lo stesso schema, visto che aprono tutte con verbi secchi (colpita, mutilata, derubata) e poi descrivono cosa "non" li ha provocati. Eppure sono tutte diverse. Nella prima ED descrive per tre versi il fulmine, spiegandoci che non può essere stato lui a colpirla, visto che è talmente vigoroso da annullare la nostra capacità di percepirlo: se ne fossimo colpiti la nostra consapevolezza cesserebbe prima di identificarlo. Nella seconda i non colpevoli diventano tre (il caso, la pietra di un ragazzo, il cacciatore) e al termine c'è una domanda che prelude al colpo di scena della quinta strofa, dove viene svelato chi è il "nemico" Nella terza i tre versi che seguono il primo non descrivono il soggetto che "non" è stato, ma spiegano che quel "derubata" va inteso in senso molto più ampio, come distruzione del proprio mondo concreto (rappresentato dalla "Mansion") e negazione di ogni luce. |
J926 (1864) / F842 (1864)
Patience - has a quiet Outer - Patience - Look within - Is an Insect's futile forces Infinites - between - 'Scaping one - against the Other |
La Pazienza - ha una quieta Esteriorità - La Pazienza - Guardala dentro - È un futile Manipolo d'Insetti Infiniti - insieme - Sfuggito uno - contro l'Altro |
La pazienza è una virtù che ci rende apparentemente quieti, tranquilli. Ma questa è solo l'esteriorità, dentro ribollono infiniti sentimenti che, proprio attraverso l'esercizio di questa virtù, tentiamo di trattenere. Ma dobbiamo stare attenti, farne sfuggire anche soltanto uno significa aprire uno spiraglio difficile da controllare. Per questo l'esercizio della pazienza non è altro che un sorriso esteriore che cerca di nascondere il ribollente fremito interiore. |
J927 (1864) / F958 (1865)
Absent Place - an April Day - Daffodils a'blow Homesick curiosity To the Souls that snow - Drift may block within it |
Luogo assente - un Giorno d'aprile - Le giunchiglie in fiore Nostalgica curiosità Per Anime innevate - Il cumulo ostruisce dentro |
Un giorno d'aprile, un periodo in cui la natura si risveglia e invita anche gli uomini a sbocciare a nuova vita, può essere un giorno assente per chi nell'anima non ha altro che gelo; un gelo il cui ammucchiarsi non è fermato dal caldo sole primaverile e che ostruisce l'anima molto più profondamente di quanto possa ostruire qualsiasi cosa esterna, concreta. Lo sbocciare di un fiore può dare gioia solo a chi sente anche dentro di sé questo sbocciare, altrimenti la giunchiglia in fiore non è altro che una nostalgica curiosità di passate primavere. |
J928 (1864) / F960 (1865)
The Heart has narrow Banks It measures like the Sea In mighty - unremitting Bass And Blue monotony Till Hurricane bisect That Calm is but a Wall |
Il Cuore ha stretti Argini Che misura come il Mare In possente - ininterrotto Mormorio E in Azzurra monotonia Finché l'Uragano lo infrange Che la Calma è solo un Muro |
Il cuore, ovvero l'amore, la facoltà di amare, è come chiuso in argini molto stretti, ma, come il mare, pensa in grande, non ha la sensazione di questo spazio angusto che lo racchiude. Ma prima o poi viene spezzato da un uragano che lo investe e gli fa percepire che quello che aveva considerato uno spazio senza limiti (ovvero un amore infinito) è in realtà ben poca cosa, un sottile muro di impalpabile garza che non riesce certo a proteggerlo. E si accorge così, nei convulsi attimi della consapevolezza, di come, a differenza del mare, non ci sia bisogno di un uragano per demolire e dissolvere ciò che lui credeva incrollabile: per sconvolgere quella calma superficie di illusoria serenità basta la lieve spinta di un istante, o un improvviso dubbio che mette in discussione quella che sembrava una certezza. |
J929 (1864) / F965 (1865)
How far is it to Heaven? As far as Death this way - Of River or of Ridge beyond Was no discovery. How far is it to Hell? |
Quanto è lontano il Cielo? Lontano quanto la Morte quaggiù - Al di là di Fiume o Monte Non c'era evidenza. Quanto è lontano l'Inferno? |
ED si chiede quanto siano lontani il cielo e l'inferno, e risponde riportando queste due entità, incommensurabili e misteriose quanto opposte, al mistero della morte che permea la nostra esistenza. Lo fa dandoci due immagini della morte. Nella prima strofa un qualcosa che ci porta oltre il mondo che vediamo (e oltre il concetto di spazio nella variante al terzo verso "Of Fathom or of League beyond", ovvero "Al di là di Braccio o di Lega" - intese come unità di misura) ma non ci concede nessun indizio su ciò che vi troveremo. Nella seconda qualcosa che ci porta nel sepolcro, un luogo concreto e visibile che però, nella sua vera essenza, sfida ogni concetto di topografia, appartenendo ad un ambito misterioso e inconoscibile che non è raffigurabile con gli strumenti che conosciamo. Nell'ultimo verso, la variante "Forbid that any know -" ("[che] Impedisce a tutti di sapere -") chiarisce ulteriormente l'impossibilità di conoscere. |
J930 (1864) / F811 (1864)
There is a June when Corn is cut And Roses in the Seed - A Summer briefer than the first But tenderer indeed As should a Face supposed the Grave's Two Seasons, it is said, exist - May not our Second with it's First |
C'è un Giugno quando il Grano è tagliato E le Rose nel Seme - Un'Estate più breve della prima Ma più tenera in verità Come se un Volto creduto nella Tomba Due Stagioni, si dice, esistono - Non potrebbe la Seconda con la Prima |
Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Il primo verso è anche in una lettera a Susan del giugno 1864 (L292) spedita da Cambridge, dove ED stava curando i suoi disturbi agli occhi: "I knew it was 'November', but then there is a June when Corn is cut, whose option is within." ("Sapevo che era 'Novembre', ma poi c'è un Giugno quando il Grano è tagliato, la cui opzione è interiore."). |
Nelle prime due strofe la descrizione di due estati: quella canonica che va da giugno ad agosto, e l'altra, l'indian summer (o estate di San Martino) che talvolta ci sorprende al limitare dell'inverno, come se all'improvviso ricomparisse qualcuno che credevamo morto. Nelle due strofe finali le due estati diventano metafora delle due parti della nostra esistenza: la prima è quella infinita e atemporale dell'immortalità, della certezza di una luce forte e calda a cui non seguirà mai il gelo dell'inverno; la seconda è quella caduca e breve della nostra esistenza terrena, che ogni volta ci ammalia e ci commuove con il suo spettacolo di improvvisa rinascita, anche se poi sappiamo di dover affrontare il gelo dell'inverno. Insomma, l'estate eterna ci attira, se dovessimo scegliere la preferiremmo all'altra, ma, ci chiediamo, perché non può esistere un modo per averle entrambe? Non si potrebbe entrare nell'estate eterna portando con sé almeno il ricordo di quella terrena, così capricciosa ma anche così tenera? |
J931 (1864) / F1060 (1865)
Noon - is the Hinge of Day - Evening - the Folding Door - Morning - the East compelling the Sill Till all the World is ajar - |
Il Mezzogiorno - è il Cardine del Giorno - La Sera - la Porta a Soffietto - Il Mattino - l'Oriente che pressa la Soglia Finché tutto il Mondo è socchiuso - |
Il ciclico ripetersi del giorno e della notte come possibile metafora della vita, dove però le tre età canoniche (giovinezza, maturità, vecchiaia) sono scambiate di posto, prima la maturità-mezzogiorno, il culmine, poi la vecchiaia-sera, con la "Porta a Soffietto" che non ha la saldezza di un portone vero e proprio ma sembra come ammettere il "socchiudersi" del verso successivo, e infine il mattino-giovinezza, che preme per riaprire il mondo alla vita. Probabile che la scelta di porre il mattino alla fine, e di non chiudere troppo saldamente la porta serale, sia una esortazione a sperare in un ciclo che si concluda non con il buio della morte, ma con la luce dell'immortalità. |
J932 (1864) / F1062 (1865)
My best Acquaintances are those With Whom I spoke no Word - The Stars that stated come to Town Esteemed Me never rude Although to their Celestial Call I failed to make reply - My constant - reverential Face Sufficient Courtesy - |
I miei migliori Amici sono quelli Con i Quali non scambiai Parola - Le Stelle che puntuali arrivano in Città Non Mi stimarono mai sgarbata Sebbene al loro Celestiale Richiamo Trascuravo di dar risposta - Il mio costante - reverente Volto Sufficiente Cortesia - |
I migliori amici sono quelli per i quali non c'è bisogno di tante parole. Con loro basta uno sguardo, e non c'è pericolo di perderli soltanto perché si è tralasciato un saluto. Tornano sempre al nostro affetto, così come le stelle tornano ogni sera a illuminare la città senza chiedere niente in cambio. |
J933 (1864) / F967 (1865)
Two Travellers perishing in Snow The Forests as they froze Together heard them strengthening Each other with the words That Heaven if Heaven, must contain Long steps across the features took Till Mystery impatient drew As Those first furnished, said - |
Due Viaggiatori morenti sulla Neve Le Foreste mentre gelavano Insieme li udirono rincuorarsi L'un l'altro con le parole Che il Cielo se Cielo, doveva contenere Lunghi passi misurò su quei volti Finché il Mistero si fece impaziente Del quale Quelli forniti prima, dicevano - |
Due viaggiatori sorpresi dal gelo invernale, ma anche dal gelo della vecchiaia e della morte, si fanno coraggio l'un l'altro: è più facile affrontare la morte quando non si è soli. Parlano di come sarà il cielo, dicono che per essere veramente cielo dovrà contenere, oltre al mistero che non sappiamo, tutto ciò che si stanno lasciando alle spalle; i ricordi, gli affetti, gli amori. Poi il conforto che si danno l'un l'altro diventa solenne, preludio all'atto supremo della morte, e non lascia più spazio alle parole. E allora il vento, la natura, si prende cura di quei volti ormai nell'oscurità, sui quali il mattino della vita aveva sparso i fiori dell'amore, e il tempo continua inarrestabile il suo corso, finché il mistero torna e prende anche quelli che erano rimasti. Anche a loro verrà dato quel cielo, così terreno e intriso di nostalgia, che avevano descritto i due viaggiatori che per primi lo avevano raggiunto. |
J934 (1864) / F907 (1865)
That is solemn we have ended Be it but a Play Or a Glee among the Garret Or a Holiday Or a leaving Home, or later, |
È solenne ciò che abbiamo concluso Sia soltanto un Gioco O un Rincorrersi in Soffitta O una Vacanza O un andarsene da Casa, o più tardi, |
Tutto ciò che si conclude assume un aspetto solenne , quasi che la stessa parola "fine" sia di per sé intrisa di tenerezza e sacralità (ED ha indicato due varianti a "solemn": "tender" e "sacred"). Le immagini di cose che si concludono sono in crescendo: un gioco, un rincorrersi fra ragazzi, una vacanza, lasciare la propria casa e, infine, la conclusione ultima: la morte che ci separa da un mondo imperfetto, ma che comunque abbiamo imparato a conoscere, per portarci in un luogo certamente più bello, ma così sconosciuto e misterioso. |
J935 (1864) / F1066 (1865)
Death leaves Us homesick, who behind, Except that it is gone Are ignorant of it's Concern As if it were not born. Through all their former Places, we |
La Morte Ci lascia nostalgici, noi di qua, Salvo che sia passata Siamo ignari delle sue Faccende Come se non fosse nata. Attraverso tutti i loro Luoghi passati, noi |
La morte arriva e se ne va senza dirci mai niente di quali sono i suoi fini, di cosa veramente succede dopo il suo passaggio. Per noi è una cosa senza tempo e possiamo raffigurarcela soltanto così: come un misterioso avvenimento che spunta all'improvviso, senza il divenire che segue ad una nascita. Quello che ci resta dopo è solo un vagare sperduti nel ricordo di chi se n'è andato, come persone che hanno perso qualcosa e il cui solo pensiero è ormai quello di cercare in ogni modo le tracce del passato. |
J936 (1864) / F866 (1864)
This Dust, and it's Feature - Accredited - Today - Will in a second Future - Cease to identify - This Mind, and it's measure - This World, and it's species |
Questa Polvere e i suoi Lineamenti - Accreditati - Oggi - In un prossimo Futuro Perderanno identità - Questa Mente, e la sua misura - Questo Mondo, e le sue specie |
Una riflessione sulla limitatezza del nostro essere e del mondo che ci circonda. La polvere di cui siamo fatti perderà ben presto la sua identità, per smarrirsi nell'indistinto mistero dell'aldilà. La mente, che ci sembra così vasta perché sa immaginare e fantasticare, e il mondo, con tutta la sua varietà, appariranno ben poca cosa di fronte all'esteso e minuzioso esame da parte di quell'entità che chiamiamo Dio, senza sapere bene cosa effettivamente sia. |
J937 (1864) / F867 (1864)
I felt a Cleaving in my Mind - As if my Brain had split - I tried to match it - Seam by Seam - But could not make them fit - The thought behind, I strove to join |
Sentivo uno Squarciarsi nella Mente - Cose se il Cervello fosse spaccato - Cercai di riconnetterlo - Punto su Punto - Ma non riuscii a farli combaciare - Il pensiero alle spalle, mi sforzavo di unire |
La seconda strofa, con due varianti, fu inviata a Susan. Johnson la considera come una poesia a se stante (vedi la J992), Franklin invece la riporta come altra versione della poesia intera e le attribuisce perciò lo stesso numero. |
Ancora una volta ED cerca di penetrare nel mistero dell'istante della morte. Qui sceglie l'immagine della dissociazione (nel senso di strappo dalla concretezza del corpo e dalla facoltà di raziocinio) e del vano tentativo di dominarla: il cervello che si squarcia, la sensazione di non essere più in grado di riconnetterne le parti e lo sforzo di unire i concetti di vita (ormai alle nostre spalle) e di morte (di fronte a noi) in una sequenza che si scioglie miseramente, come quando un gomitolo ci sfugge dalle mani e cade sul pavimento. |
J938 (1864) / F868 (1864)
Fairer through Fading - as the Day Into the Darkness dips away - Half Her Complexion of the Sun - Hindering - Haunting - Perishing - Rallies Her Glow, like a dying Friend - |
Più bella nello Svanire - come il Giorno Nell'Oscurità s'immerge - La Sua mezza Carnagione di Sole - Si Attarda - S'Intrufola - Si Estingue - Riacquista Colore, come un Amico morente - |
Una descrizione della Luna. Il suo momento più bello è quando sta per scomparire, quando la sottile falce calante sta per cedere il passo all'oscurità. Come il giorno, s'immerge ogni volta nelle tenebre e la sua metà illuminata, la cui carnagione è prodotta dal Sole, si attarda nella sua luce quando è piena, s'intrufola quando è crescente, si estingue quando è calante. Ma sempre riacquista il suo colore vivo, come accade sovente a qualcuno che sta morendo. Stuzzica la notte con il suo luccicore, ma è come se quell'altalenante brillare fosse un'ammenda che la Luna paga per la sua esistenza, perché in fin dei conti fa apparire più buia la tenebra che la circonda. La "perfetta sembianza" dell'ultimo verso si può applicare al buio della notte ma anche alla stessa Luna, che appare una perfetta rappresentazione di ogni ciclica vita della natura destinata comunque ad estinguersi, a spirare. |
J939 (1864) / F869 (1864)
What I see not, I better see - Through Faith - my Hazel Eye Has periods of shutting - But, No lid has Memory - For often, all my sense obscured |
Ciò che non vedo, meglio vedo - Con la Fede - il mio Occhio Castano Ha periodi di chiusura - Ma, Non ha palpebre la Memoria - Se spesso, tutti i miei sensi si oscurano |
Errante (Mondadori, 1956) ritiene che questa poesia sia stata ispirata dal sonetto 43 di Shakespeare "pur evitando la virtuosità e svolgendo il motivo in senso opposto":
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Quello che non riesco a vedere concretamente lo vedo ancora meglio, perché uso la fede dell'occhio interiore. Nel mio occhio visibile le palpebre talvolta si chiudono, oscurandolo, ma la memoria non ha palpebre e, perciò, non ha momenti di buio. Ed è proprio quando gli occhi sono chiusi e i sensi scivolano nel sonno che riesco a vedere ciò che non posso da sveglia, quegli amati lineamenti che sono vietati alla mia vista diurna. Soltanto nel sogno riesco ad elevarmi, a rendere grazie a chi mi sta più a cuore di tutti. Ma il sogno dura poco, sempre troppo presto l'aurora lo interrompe e guasta la perfezione di quell'amata visione onirica. |
J940 (1864) / F924 (1865)
On that dear Frame the Years had worn Yet precious as the House In which We first experienced Light The Witnessing, to Us - Precious! It was conceiveless fair |
Quella cara Cornice gli Anni avevano logorato Eppure preziosa come la Casa Nella quale la prima volta vedemmo la Luce La Testimonianza, per Noi - Preziosa! Era inconcepibile gioia |
Il ricordo di chi se n'è andato supera il logorio del tempo e quella cornice che racchiude il volto di chi ci è stato caro è per noi preziosa testimonianza, da mantenere nella nostra memoria, così come manteniamo il ricordo del posto in cui siamo nati. Anzi, è qualcosa di più che preziosa, quella testimonianza, è la gioia di sentirli ancora vicini, come se le loro mani si liberassero dalla polvere della tomba e si unissero alle nostre, come per dirci: "siamo ancora qui". |
J941 (1864) / F925 (1865)
The Lady feeds Her little Bird At rarer intervals - The little Bird would not dissent But meekly recognize The Gulf between the Hand and Her |
La Dama nutre l'Uccellino A più rari intervalli - L'Uccellino non dissente Ma umilmente riconosce L'Abisso fra la Mano e Lui |
Le briciole, a cui l'uccellino consapevole e rassegnato guarda con nostalgia, diventano metafora di un amore ormai perduto e adorato da lontano, senza illusioni e con la consapevolezza di una lontananza e di una irraggiungibilità che può essere fisica ma anche, e forse soprattutto, dettata da un'impossibilità di fatto. Nello stesso tempo quelle "briciole" del primo verso fanno pensare a un amore che comunque, anche nella vicinanza, non si è mai concretizzato ma ha elargito, appunto, soltanto poche briciole per poi estinguersi del tutto, almeno in una direzione. |
J942 (1864) / F921 (1865)
Snow beneath whose chilly softness Some that never lay Make their first Repose this Winter I admonish Thee Blanket Wealthier the Neighbor |
Neve sotto la cui fredda morbidezza Alcuni che mai giacquero Riposano la prima volta quest'Inverno Ti ammonisco Coltre più Ricca al Vicino |
Un ammonimento, che diventa una preghiera nell'ultimo verso, a quella neve che conserva sotto di sé chi riposa nel sonno della morte. Quello di concedere all'ultimo arrivato, a colui che ci era vicino, una coltre più ricca rispetto a quella concessa a chi ormai si è abituato al gelo perenne, così estraneo a chi poco prima poteva gustare il calore del sole e della vita. |
J943 (1864) / F890 (1864)
A Coffin - is a small Domain, Yet able to contain A Citizen of Paradise In it's diminished Plane - A Grave - is a restricted Breadth - To Him who on it's small Repose |
Una Bara - è un esiguo Dominio, Eppure capace di contenere Un Cittadino del Paradiso Nella sua ridotta Superficie - Una Tomba - è una ristretta Estensione - A Colui che in quell'esiguo Riposo |
La bara, la tomba, nella loro concretezza, sono dei ben miseri simulacri di ciò che vi giace, il corpo di qualcuno che conosce le vie del cielo, quelle vie ben più grandi di qualsiasi mare o terra che conosciamo quaggiù. Ma soltanto a lui è concesso questo sapere. A noi resta soltanto una misteriosa circonferenza, senza sollievo per quella perdita, senza nemmeno la previsione di ciò che ci riserva quel viaggio. Ci resta soltanto un senso di fine, di conclusione dell'unica strada che conosciamo. |
J944 (1864) / F891 (1864)
I learned - at least - what Home could be - How ignorant I had been Of pretty ways of Covenant - How awkward at the Hymn Round our new Fireside - but for this - What Mornings in our Garden - guessed - And Task for Both - When Play be done - The Afternoons - together spent - And then Return - and Night - and Home - And then away to You to pass - This seems a Home - And Home is not - |
Imparai - almeno - cosa poteva essere una Casa - Quanto ignara sarei stata Delle piacevoli vie del Contratto - Quanto goffa nell'Inno Intorno al nuovo Focolare - non solo per questo - Che Mattini nel nostro Giardino - immaginati - E Compiti per Entrambi - A Gioco concluso - I Pomeriggi - passati insieme - E poi Tornare - e Notte - e Casa - E poi con Te trascorrere - Questa sembra una Casa - E Casa non è - |
Il testo è secondo la trascrizione Franklin; nell'edizione Johnson la quarta e l'ultima strofa sono in cinque versi, entrambe con il primo verso suddiviso in due: "And Task for Both / When Play be done -" e "This seems a Home - / And Home is not -". In entrambe le edizioni è precisato che il verso 21 (22 in Johnson) è da considerare a sé stante, visto che non c'è nessuna indicazione che possa far pensare a una variante e, inoltre, c'è il segno "+" prima di "Night", che riporta alla variante "trust" in calce alla poesia. |
Un lungo elenco di quelle che potevano essere le gioie di una vita domestica, che ED vide (il "learned" del primo verso) soltanto di riflesso. L'elenco traccia, con la solita fantasia dickinsoniana, i percorsi più vari: dal mattino in giardino, ai pomeriggi operosi (con l'ironico quadretto dell'uomo intento a profondi pensieri e della donna che ricama o strimpella un po' di musica), al crepuscolo caritatevole, fino all'etereo sonno notturno che riporta al luminoso mattino iniziale (anche se il "new - diviner - Care" del verso 23 potrebbe riferirsi a fatti notturni più concreti). Poi, nell'ultima strofa, una sorta di morale finale, con quell'immagine di un sole al tramonto in un luogo dove invece dovrebbe esserci un'alba. |
J945 (1864) / F1112 (1865)
This is a Blossom of the Brain - A small - italic Seed Lodged by Design or Happening The Spirit fructified - Shy as the Wind of his Chambers When it is found, a few rejoice When it is lost, that Day shall be |
Questo è uno Sbocciare del Cervello - Un piccolo - Seme in corsivo Piantato di Proposito o Giunto per caso Che lo Spirito ha reso fecondo - Geloso come il Vento delle sue Stanze Una volta trovato, pochi gioiscono Una volta perduto, quel Giorno sarà |
Versi che parlano di se stessi. "Questo" non è altro che la poesia che stiamo leggendo, che germoglia dalla mente come un seme, talvolta piantato volontariamente, altre volte giunto per caso in un cervello che sa come farlo crescere. È un seme interiore, geloso della sua intimità come lo è il vento delle stanze dove si rifugia dopo aver spazzato il mondo, ma veloce come una lingua che straripa dalla bocca angusta in cui è confinata e inonda il mondo delle sue parole. Per questo, perché è insieme restio e debordante, nessuno sa come si sviluppa questo fiore interiore, che appartiene all'anima dell'uomo. Non è facile trovarlo, pochi riescono a riconoscerlo perché ai più appare nient'altro che un piccolo, insignificante granello, ma quando succede chi ha il dono di capirlo lo cura amorevolmente, perché sa che da lì possono nascere altri fiori. E quando la sua voce si perde, quando un poeta muore o la poesia diventa estranea al mondo, è come se fosse il funerale di Dio, con quell'anima ormai chiusa e inaccessibile che diventa il fiore sul suo petto. |
J946 (1864) / F1115 (1865)
It is an honorable Thought And makes One lift One's Hat As One met sudden Gentlefolk Upon a daily Street That We've immortal Place |
È un Pensiero onorevole E ci fa levare il Cappello Come se c'imbattessimo in un Gran Signore Sulla Strada quotidiana Che Noi si abbia un Posto immortale |
Pensare che nell'aldilà ci aspetta un luogo immortale, così diverso da quello effimero e provvisorio che conosciamo, è un pensiero onorevole, che ci sembra un segno di rispetto verso di noi, un po' come è segno di rispetto togliersi il cappello davanti a un gran signore incontrato inaspettatamente sulla strada che facciamo tutti i giorni. |
J947 (1864) / F933 (1865)
Of Tolling Bell I ask the cause? "A Soul has gone to Heaven" I'm answered in a lonesome tone - Is Heaven then a Prison? That Bells should ring till all should know |
Del Rintocco di Campana chiedo la causa? "Un'Anima è andata in Cielo" Mi si risponde in tono malinconico - È il Cielo allora una Prigione? Che le Campane suonino affinché tutti sappiano |
Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. C'è anche un altro manoscritto, limitato alla seconda strofa, inviato a Susan nel 1871. |
Una considerazione che chiunque creda dovrebbe fare: perché ci affliggiamo per la morte di qualcuno? Se crediamo veramente, quella morte dovrebbe essere una gioia. Ma nella domanda di ED è implicita la risposta: l'unica cosa certa che sappiamo della morte è che ci sottrae alla vita; il paradiso che ci attende è invece soltanto una possibilità, eterna, bellissima, ma soltanto una speranza che sfuma nell'illusione. |
J948 (1864) / F1093 (1865)
'Twas Crisis - All the length had passed - That dull - benumbing time There is in Fever or Event - And now the Chance had come - The instant holding in it's Claw The Muscles grappled as with leads The Second poised - debated - shot - |
Era la Svolta - L'intera durata era esaurita - Quel torpido - paralizzante momento Che c'è nella Febbre o in un Evento - E ora la Possibilità era arrivata - L'istante che tiene nel suo Artiglio I Muscoli come ghermiti da piombi L'Attimo oscillò - ponderò - si dileguò - |
Prosegue la ricerca di ED per riuscire a descrivere il momento della morte. Stavolta le immagini cercano come di bloccare quegli istanti, descrivendo la sensazione di paralisi che segue il momento della "svolta", quando si ha l'illusione che ci sia ancora una possibilità di eludere l'annuncio che ci si sta avviando verso quel lato della tomba riservato a chi muore. I muscoli sono bloccati, come se fossero avviluppato da piombi, lo spirito cerca disperatamente di scuotere quel corpo ormai rigido, che sembra assumere la durezza di un diamante, ma non riesce a ridargli la sensibilità. Nell'attimo che divide la vita dalla morte, la mente oscilla, cerca di mantenersi in equilibrio, si concede l'ultimo sprazzo di lucidità e poi si dilegua, ormai vinta. Nello stesso istante un'anima se ne va dalla sua casa terrena, fugge inosservata da quel mondo che non rivedrà mai più. |
J949 (1864) / F1068 (1865)
Under the Light, yet under, Under the Grass and the Dirt, Under the Beetle's Cellar Under the Clover's Root, Further than Arm could stretch Over the Light, yet over, Further than Guess can gallop |
Sotto la Luce, ancora più sotto, Sotto l'Erba e il Fango, Sotto la Tana della Blatta Sotto la Radice del Trifoglio, Più in là di quanto un Braccio possa stendersi Sopra la Luce, ancora più su, Pià in là di quanto l'Ipotesi possa galoppare |
La distanza che ci separa da chi muore non ha possibilità di essere misurata. I quattro "under" della prima strofa e gli altrettanti "over" della terza ci danno l'esatta percezione di questa incommensurabilità. Nell'ultima strofa l'enigma diventa un mistero che nemmeno l'ipotesi più ardita può sperare di decifrare. |
J950 (1864) / F1116 (1865)
The Sunset stopped on Cottages Where Sunset hence must be For treason not of His, but Life's, Gone Westerly, Today - The Sunset stopped on Cottages |
Il Tramonto si è fermato sui Casolari Dove d'ora innanzi dovrà restare Non per tradimento Suo, ma della Vita, Partita per l'Occidente, Oggi - Il Tramonto si è fermato sui Casolari |
Il tramonto-morte si è fermato nei luoghi dove d'ora in poi resterà per sempre, ma la colpa non è la sua, perché questo è il suo compito; piuttosto la colpa è della vita, che se n'è andata nei luoghi riservati alla morte. E dove il tramonto-morte è arrivato, il sole può sì far sorgere ancora un mattino, ma che differenza fa questo altezzoso splendore per coloro che ormai non possono più vederlo? |