The Complete Poems
Tutte le poesie
J1701 - 1750
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
J1/50
J51/100 
J101/150
J151/200
J201/250
J251/300
J301/350
J351/400
J401/450
J451/500
J501/550
J551/600
J601/650
J651/700
J701/750
J751/800
J801/850
J851/900
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Indice Johnson
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J1701 (?) / F1744 (?)
To their apartment deep No ribaldry may creep Untumbled this abode By any man but God - |
Nel loro profondo appartamento Nessuna oscenità può insinuarsi Indisturbata questa dimora Da chiunque tranne Dio - |
La sacralità della tomba è al di là di volgari interventi terreni, soltanto chi la abita e Dio hanno diritto di ingresso. |
J1702 (?) / F1706 (?)
Today or this noon She dwelt so close I almost touched her Tonight she lies Past neighborhood And bough and steeple Now past surmise |
Oggi o a mezzogiorno Era così vicina Che quasi la toccavo Stasera giace Al di là di vicinato E ramo e campanile Ora al di là dell'ipotesi |
La morte porta via da un momento all'altro; non è un viaggio ma un passare improvviso dalle cose terrene a qualcosa che è al di là della nostra comprensione e di qualsiasi ipotesi noi si possa fare. |
J1703 (?) / F1740 (?)
'Twas comfort in her Dying Room To hear the living Clock A short relief to have the wind Walk boldly up and knock Diversion from the Dying Theme To hear the children play But wrong the more That these could live And this of our's must die |
Fu di conforto nella sua Stanza di Morte Udire vita nell'Orologio Un breve sollievo sentire il vento Venir su ardito e bussare Diversione dal Tema della Morte Udire i bimbi giocare Ma più ancora ingiustizia Che quelli potessero vivere E questa nostra dovesse morire |
Una morte prematura può essere alleviata dalla consapevolezza che la natura continua comunque il suo corso, ma il sentimento più profondo è il guardare con sgomento a un'ingiustizia che colpisce a caso, che prende qualcuno che ci appartiene e lascia indisturbati gli altri, senza una ragione comprensibile alla nostra mente. Quante volte abbiamo detto "perché proprio lui/lei" o anche "perché proprio io"? |
J1704 (?) / F1745 (?)
Unto a broken heart No other one may go Without the high prerogative Itself hath suffered too |
A un cuore spezzato Nessun altro può volgersi Senza l'alta prerogativa Di avere anch'esso sofferto |
Nessuno può consolare un altro se non ha provato quella sofferenza che ora cerca di alleviare. |
J1705 (?) / F1691 (?)
Volcanoes be in Sicily And South America I judge from my Geography Volcanoes nearer here A Lava step at any time Am I inclined to climb A Crater I may contemplate Vesuvius at Home |
Vulcani ci sono in Sicilia E in Sud America A giudicare dalla mia Geografia Vulcani più vicini qui Un gradino di Lava alla volta Sono propensa a scalare Un Cratere posso contemplare Vesuvio in Casa |
I vulcani veri, concreti, sono lontani, ma non c'è bisogno di fare lunghi viaggi per assaporarne il calore, basta guardare, per esempio, dentro la mente di un poeta, abituata a scalare lave più vicine ma altrettanto ardenti. |
J1706 (?) / F1737 (?)
When we have ceased to care The Gift is given For which we gave the Earth And mortgaged Heaven But so declined in worth 'Tis ignominy now To look upon - |
Quando abbiamo cessato di curarcene Il Dono ci è dato Per il quale avremmo dato la Terra E ipotecato il Cielo Ma così sminuito di valore Che è ignominia ora Soppesarlo - |
Un dono tanto desiderato perde improvvisamente il suo valore una volta ottenuto (vedi la nota alla J439-F626). |
J1707 (?) / F1720 (?)
Winter under cultivation Is as arable as Spring |
L'Inverno sottoposto a coltura È arabile quanto la Primavera |
Non bisogna mai considerare senza speranza l'aridità di un cuore, di una mente, di una persona. Se ci lavoriamo un po', magari riusciamo a far nascere qualcosa anche in un gelido inverno. |
J1708 (?) / F1712 (?)
Witchcraft has not a pedigree 'Tis early as our Breath And mourners meet it going out The moment of our death - |
La Stregoneria non ha un lignaggio È remota come il Respiro E chi ci piange la incontra mentre sta uscendo Nel momento della nostra morte - |
Leggendo gli ultimi due versi sembra proprio che la stregoneria del primo sia l'anima, vista come una sorta di illusione magica, un mistero non risolto, che non ha più ragione di esistere una volta conclusa la vita. |
J1709 (?) / F1713 (?)
With sweetness unabated Informed the hour had come With no remiss of triumph The autumn started home - Her home to be with Nature As competition done By influential kinsmen Invited to return In supplements of Purple An adequate repast In heavenly reviewing Her residue be past - |
Con dolcezza inalterata Informato che l'ora era giunta Con nessuna rinuncia al trionfo L'autunno si avviò a casa - A casa è con la Natura Come al termine di una gara Da influenti congiunti Invitato a tornare In supplementi di Porpora Un adeguato pasto In celeste rassegna La parte residua è trascorsa - |
L'autunno ha saputo che il suo tempo è al termine, con docile tranquillità si avvia verso casa, ma non rinuncia a una trionfale uscita di scena. La sua casa in fin dei conti resta nella natura, sa che la gara a cui era stato chiamato è ormai conclusa ma sa anche che prima o poi sarà chiamato a partecipare di nuovo, da quel perenne ciclo di stagioni che formano la sua famiglia. La sua partenza si colora di porpora, come se volesse nutrirsi ancora delle bellezze di cui è capace, passando in rassegna quel tempo così bello che Dio gli ha concesso di vivere. |
J1710 (?) / F509 (1863)
A curious Cloud surprised the Sky, 'Twas like a sheet with Horns; The sheet was Blue - The Antlers Gray - It almost touched the Lawns. So low it leaned - then statelier drew - |
Una curiosa Nube colse il Cielo di sorpresa, Era come una vela con le Corna; La vela era Azzurra - Il Palco di Corna Grigio - Quasi toccava i Prati. Si piegò in basso - poi più solenne avanzò - |
Il manoscritto è perduto, ma Franklin afferma che la poesia era inserita nel Fascicolo 24, di seguito alla J1712-F508, in un foglio poi staccato e non rintracciato. |
Una nuvola si impadronisce improvvisamente del cielo. Sembra come il palco di corna di un cervo che si staglia sull'azzurro del cielo, si abbassa fin quasi a toccare il terreno e poi si dilata come se indossasse uno strascico che farebbe sfigurare quello di una regina. |
J1711 (?) / F1774 (?)
A face devoid of love or grace, A hateful, hard, successful face, A face with which a stone Would feel as thoroughly at ease As were they old acquaintances - First time together thrown. |
Una faccia priva d'amore o grazia, Un'odiosa, dura, faccia di successo, Un faccia con la quale una pietra Si sentirebbe totalmente a suo agio Come se fossero vecchie conoscenze - Tirate per la prima volta insieme. |
La descrizione di una faccia non certo simpatica, che viene voglia di tirare come si farebbe con una pietra, perché di quella ha la durezza priva di qualsiasi sentimento. |
J1712 (?) / F508 (1863)
A Pit - but Heaven over it - And Heaven beside, and Heaven abroad; And yet a Pit - With Heaven over it. To stir would be to slip - The depth is all my thought - |
Una Fossa - ma il Cielo al di sopra - E Cielo accanto, e Cielo intorno; Eppure una Fossa - Col Cielo al di sopra. Agitarsi sarebbe scivolare - Il profondo mi assorbe il pensiero - |
Nell'edizione Johnson non ci sono gli ultimi cinque versi (vedi la J443-F522) e ce n'è uno aggiunto tra i versi 15 e 16: "Seed - summer - tomb" ("Seme - estate - tomba"), considerato da Franklin un'aggiunta di Mabel Todd alla trascrizione della poesia, di Harriet Graves. |
La fossa del primo verso può essere la tomba, ma anche, e insieme, il pozzo dove è sepolta la conoscenza dell'invisibile. È immersa in profondità ma nello stesso tempo ha il cielo che la circonda, come qualcosa che ha in sé il mistero ma anche la via per svelarlo. È un luogo nel quale bisogna fare attenzione, si rischia di scivolarci dentro agitandosi troppo per conoscerlo, oppure di cadere in quegli abissi cercando di guardarli troppo nel profondo; e anche sognare, fantasticare su quell'enigma, rischia di sgretolare i fragili sostegni razionali che ci sorreggono. Perciò, anche se quel mistero ci attira e assorbe tutti i nostri pensieri, non osiamo scandagliarlo perché abbiamo paura di saperne troppo, di essere coscienti di quanto sia profondo e irraggiungibile, di quali abissi ci siano lì sotto, abissi paragonabili soltanto a quelli di chi governa quel mistero, di chi decide se, a chi e quando svelarne i segreti. |
J1713 (?) / F1748 (?)
As subtle as tomorrow That never came, A warrant, a conviction, Yet but a name. |
Sottile come un domani Che non arrivò mai, Un mandato, una condanna, Eppure solo un nome. |
Si possono fare diverse ipotesi per sciogliere il "nome" finale. Il terzo verso può far pensare alla morte, o anche al destino, ma entrambe le cose prima o poi arrivano e smentiscono il secondo. Il dubbio, o anche il mistero, potrebbe essere il candidato ideale: è sottile, nel senso di abile, astuto, perché si insinua di continuo nella nostra mente; non arriva mai a conclusione e, perciò, si può paragonare a un domani sempre cercato ma mai trovato; è un mandato, perché ci viene consegnato da chissà chi come a delegarci al suo scioglimento; è una condanna, perché ci sentiamo sempre colpevoli per non essere riusciti a decifrarlo; eppure, è soltanto un nome, qualcosa che non esiste nella concretezza, un parto astratto della nostra mente curiosa. |
J1714 (?) / F1749 (?)
By a departing light We see acuter, quite, Than by a wick that stays. There's something in the flight That clarifies the sight And decks the rays |
Attraverso una luce sfuggente Più acuta la visione, in vero, Che con uno stoppino ben fermo. C'è qualcosa nel dileguarsi Che schiarisce la vista E riveste i raggi |
Il primo verso fa pensare all'inizio della J258-F320: "There's a certain Slant of light", ma la luce di quella poesia procura una "Heavenly Hurt", mentre qui la luce sfuggente regala una visione più chiara, come quando guardiamo un quadro a luce radente, spostando via via gli occhi, e riusciamo a vederne le pennellate, nascoste dalla luce ferma e diretta. Come dire che la realtà si riesce a carpire se riusciamo a guardarla sotto luci diverse, non sempre e soltanto con l'immobile luce dell'abitudine. |
J1715 (?) / F1750 (?)
Consulting summer's clock, But half the hours remain. I ascertain it with a shock - I shall not look again. The second half of joy Is shorter than the first. The truth I do not dare to know I muffle with a jest. |
Consultando l'orologio dell'estate Soltanto metà delle ore restano. Lo verifico con una scossa - Non lo guarderò più. La seconda metà della gioia È più breve della prima. La verità che non oso riconoscere Dissimulo con una celia. |
Non mi va di ammettere che l'orologio dell'estate segna ormai le ore di mezzo, e mi avverte che la bella stagione sta cominciando a declinare; allora faccio finta di dovermi accertare che funzioni e poi mi riprometto di non guardarlo più, perché so che quando le cose belle hanno raggiunto il culmine la loro discesa sarà certamente più veloce della salita. |
J1716 (?) / F1783 (?)
Death is like the insect Menacing the tree, Competent to kill it, But decoyed may be. Bait it with the balsam Then, if it have burrowed |
La morte è simile all'insetto Che minaccia l'albero, Capace di ucciderlo, Ma può essere attirato. Adescalo col balsamo Poi, se fosse rintanato |
La morte non va accettata supinamente. Bisogna combatterla, cercare di stanarla dal luogo dove cerca di infiltrarsi per uccidere. Solo quando ci rendiamo conto che combatterla è al di là delle nostre forze, possiamo abbandonare la lotta e rassegnarci a subire la sua volontà. |
J1717 (?) / F1751 (?)
Did life's penurious length Italicize it's sweetness, The men that daily live Would stand so deep in joy That it would clog the cogs Of that revolving reason Whose esoteric belt Protects our sanity. |
Se l'esigua lunghezza della vita Sottolineasse la sua dolcezza, Gli uomini che ogni giorno vivono Sarebbero così immersi nella gioia Che s'incepperebbero gli ingranaggi Di quella roteante ragione La cui esoterica cinghia Protegge il nostro equilibrio. |
Se nel corso dell'esiguo tempo che ci è concesso di vivere venissero enfatizzati troppo gli aspetti piacevoli della vita, rischieremmo di far inceppare i meccanismi della ragione, "roteanti" perché ogni ingranaggio che si rispetti ha bisogno di percorrere tutto il perimetro di una circonferenza, anche quei segmenti di cui faremmo volentieri a meno, altrimenti smette di funzionare e si ferma. |
J1718 (?) / F1542 (1880)
Drowning is not so pitiful As the attempt to rise. Three times, 'tis said, a sinking man Comes up to face the skies, And then declines forever To that abhorred abode, Where hope and he part company - For he is grasped by God. The Maker's cordial visage, However good to see, Is shunned, we must admit it, Like an adversity. |
L'annegare non è così penoso Come il tentativo di risalire. Tre volte, si dice, chi sta affondando Torna su di fronte al cielo, E poi discende per sempre Verso quell'aborrita dimora, Dove lui e la speranza si separano - Perché lui è afferrato da Dio. Il volto cordiale del Creatore, Per quanto bello a vedersi, È scansato, dobbiamo ammetterlo, Come un'avversità. |
Dopo l'edizione del 1955, Johnson ha pubblicato, nell'edizione delle lettere del 1958, parte dell'ottavo verso ("Grasped by God -") come frammento in prosa, collegandolo a questa poesia (PF76, pag. 923). Franklin, sulla base di questo frammento autografo ha datato la poesia al 1880. Nel testo intero, trascritto da Mabel Todd, c'è una variante in questo verso: "of" al posto di "by"; vista l'esistenza dell'autografo dickinsoniano ho mantenuto la lezione dell'originale. |
La parte più penosa della morte non è la morte in sé, ma il rendersene conto, lottare con tutte le nostre forze contro un avversario che non lascia scampo, che ci separa per sempre da quella speranza che ci aveva sorretti fino all'ultimo, per portarci in un luogo che amiamo raffigurarci abitato da quel Dio buono e bello, ma che ciascuno di noi tende a scansare fino all'ultimo, perché dobbiamo ammettere che, nonostante tutto, proprio non ci piace quel paradiso così allettante, ma di cui preferiremmo volentieri fare a meno per restare in questa valle di lacrime. |
J1719 (?) / F1752 (?)
God is indeed a jealous God - He cannot bear to see That we had rather not with Him But with each other play. |
Dio è davvero un Dio geloso - Non riesce a sopportare di vedere Che noi preferiamo non con Lui Ma l'uno con l'altro giocare. |
Più sintetica, ma con lo stesso scanzonato rifiuto della solenne e noiosa figura della divinità della J413-F437. |
J1720 (?) / F1753 (?)
Had I known that the first was the last I should have kept it longer. Had I known that the last was the first I should have mixed it stronger. Cup, it was your fault, Lip was not the liar. No, lip it was your's, Bliss was most to blame. |
Avessi saputo che la prima sarebbe stata l'ultima L'avrei serbata più a lungo. Avessi saputo che l'ultima sarebbe stata la prima L'avrei mescolata con più forza. Coppa, fu tua la colpa, Non era il labbro il bugiardo. No, labbro fu tua, La Beatitudine era più di tutto da biasimare. |
Nell'edizione Johnson al verso 4 si legge "drunk" ("bevuta") al posto di "mixed", e quest'ultimo termine è in nota come variante. Franklin ritiene che sia l'opposto. |
Quando abbiamo a disposizione una coppa d'amore, di gioia, raramente ci rendiamo conto che potrebbe essere l'ultima; magari la sorseggiamo in fretta, accontentandoci di un istante di intensa felicità, invece di serbarla e consumarla fino in fondo. E la colpa non è della coppa, ma di quelle labbra avide, che preferiscono un attimo di estasi a un sentimento magari meno intenso, ma più duraturo. |
J1721 (?) / F1754 (?)
He was my host - he was my guest, I never to this day If I invited him could tell, Or he invited me. So infinite our intercourse |
Lui mio anfitrione - lui mio ospite, Mai fino ad oggi Potrei dire se io invitai lui, O lui invitò me. Così infinito il nostro rapporto |
Il rapporto fra due persone può essere così intimo e duraturo da confondere i ruoli, da farle sembrare una cosa sola, come se fossero un unico contenitore nel quale le individualità si perdono. |
J1722 (?) / F1755 (?)
Her face was in a bed of hair, Like flowers in a plot - Her hand was whiter than the sperm That feeds the sacred light. Her tongue more tender than the tune That totters in the leaves - Who hears may be incredulous, Who witnesses, believes. |
Il volto di lei era in un letto di capelli, Come fiori in un'aiuola - La mano era più bianca del sego Che nutre il sacro lume. La lingua più tenera della melodia Che vibra nelle foglie - Chi ascolta può essere incredulo, Chi ne è testimone, crede. |
I primi versi sembrano la descrizione di una lei che sta morendo: il volto disteso in un letto di capelli, la mano bianca; poi però quella tenera melodia (anche "magic" in una variante) e, soprattutto, gli ultimi due versi dove il soggetto si fa più misterioso ed evanescente, fanno pensare alla descrizione di qualcosa di fantastico, come una fata dei boschi che si manifesta in melodie che vibrano tra le foglie. Sappiamo che non esiste, che è solo il vento a creare quei suoni, ma non si sa mai, se riuscissimo a vederla davvero forse potremmo ricrederci. |
J1723 (?) / F1778 (?)
High from the earth I heard a bird; He trod upon the trees As he esteemed them trifles, And then he spied a breeze, And situated softly Upon a pile of wind Which in a perturbation Nature had left behind. A joyous going fellow I gathered from his talk Which both of benediction And badinage partook Without apparent burden. I subsequently learned He was the faithful father Of a dependent brood. And this untoward transport His remedy for care, - A contrast to our respites. How different we are! |
Alto sopra la terra udii un uccello; Procedeva al di sopra degli alberi Come se li reputasse inezie, E poi avvistò una brezza, E si sistemo mollemente Su un cumulo di vento Che in una perturbazione La natura aveva lasciato indietro. Un gioioso giramondo Lo intuii dalle sue chiacchiere Che sia a benedizione Che a burla partecipava Senza apparenti oneri. Successivamente appresi Che era il padre fedele D'una nidiata a suo carico. E quell'indisciplinato vagare Il suo rimedio per gli affanni, - Il contrario delle nostre pause. Come siamo diversi! |
In entrambe le edizioni critiche, conformemente alla trascrizione di Mabel Todd, il verso 12 ("And badinage partook") termina con un punto. Visto che non si tratta di un testo autografo, mi sono permesso di spostarlo al verso successivo. |
Il vagare spensierato di un uccello, che sembra libero da ogni dovere, si rivela un rimedio salutare per gli affanni di un padre con molti figli a carico, un rimedio molto diverso dalle pause di riposo che ci concediamo noi. L'ultimo verso può essere letto come una constatazione, in fin dei conti noi non siamo uccelli, ma anche come un implicito invito a provare anche noi quelle sensazioni di spensierata libertà; il riposo allevia le fatiche del corpo, ma non bisogna mai dimenticare la voglia di volare "high from the earth" della nostra mente e del nostro spirito. |
J1724 (?) / F1782 (?)
How dare the robins sing, When men and women hear Who since they went to their account Have settled with the year! - Paid all that life had earned In one consummate bill. And now, what life or death can do Is immaterial. Insulting is the sun To him whose mortal light Beguiled of immortality Bequeath him to the night. Extinct be every hum In deference to him Whose garden wrestled with the dew, At daybreak overcome! |
Come osano i pettirossi cantare, Quando li ascoltano uomini e donne Che una volta avviatisi alla resa dei conti Si bloccarono a quell'anno! - Pagato tutto ciò che la vita aveva guadagnato In un conto definitivo. E ora, che cosa vita o morte siano È irrilevante. Insultante è il sole A colui che la luce mortale Ingannata dall'immortalità Ha lasciato alla notte. Estinto sia ogni brusio Per rispetto a colui Il cui giardino in lotta con la rugiada, Allo spuntar del giorno fu sopraffatto! |
Le più semplici e usuali manifestazioni della natura, il canto di un pettirosso, il sorgere del sole, diventano un'offesa per chi è ormai definitivamente consegnato al muto buio della notte. Possiamo soltanto tacere per rispettare coloro che dormono sotto quel giardino che non ha neanche la forza di opporsi alla lieve rugiada mattutina. |
J1725 (?) / F396 (1862)
I took one Draught of Life - I'll tell you what I paid - Precisely an existence - The market price, they said. They weighed me, Dust by Dust - |
Presi un Sorso di Vita - Vi dirò quanto l'ho pagato - Esattamente un'esistenza - Il prezzo di mercato, dicevano. Mi pesarono, Granello per Granello - |
Franklin annota: "Databile all'autunno 1862, nel Fascicolo 20, su un foglio dato da Martha Bianchi a Herbert F. Jenkins nel 1929 (perduto). La trascrizione è di Mabel Todd." |
Il senso dei versi può essere riassunto in due frasi, apparentemente opposte ma, in fin dei conti, speculari: "per tutti i dolori della vita il premio è un istante di felicità" oppure "il prezzo di un istante di felicità è il dolore di una vita". Nella prima strofa siamo più dalle parti della seconda frase: "ho preso un sorso di vita e l'ho pagato un'esistenza, un costo esorbitante ma che mi dicono sia il prezzo di mercato" (ovvero quasi sempre nella vita si paga un prezzo così esorbitante). Nella seconda sembra più plausibile la prima frase: "soppesarono la mia vita e valutarono che un singolo grammo di cielo sarebbe bastato per pagarla". |
J1726 (?) / F1756 (?)
If all the griefs I am to have Would only come today, I am so happy I believe They'd laugh and run away. If all the joys I am to have |
Se tutti i dolori che dovrò provare Venissero in una volta oggi, Sono così felice che credo Riderebbero e scapperebbero. Se tutte le gioie che dovrò provare |
Un momento di gioia intensa cancella tutto; sia i dolori, sia le gioie che verranno debbono lasciargli il posto, perché un istante così va vissuto e basta. |
J1727 (?) / F585 (1863)
If ever the lid gets off my head And lets the brain away The fellow will go where he belonged - Without a hint from me, And the world - if the world be looking on - |
Se mai il coperchio s'involasse dalla mia testa E lasciasse libero il cervello L'amico andrebbe dove gli è proprio - Senza tracce di me, E il mondo - se il mondo stesse a guardare - |
Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 25, in un foglio ora perduto. La trascrizione è di Mabel Todd. |
La razionalità è legata al cervello, ben chiuso nella nostra scatola cranica; ma se solo fosse possibile farlo a uscire da quell'involucro non si curerebbe del corpo, e dell'essere, che lascia, e riuscirebbe comunque a sopravvivere a un'anima che non gli serve. |
J1728 (?) / F1757 (?)
Is Immortality a bane That men are so oppressed? |
È l'Immortalità un veleno letale Che gli uomini ne sono così oppressi? |
Il mistero dell'immortalità opprime talmente le nostre menti che la parola sembra rovesciarsi, trasformandosi in un veleno che dà morte invece di una vita senza fine. |
J1729 (?) / F56 (1859)
I've got an arrow here. Loving the hand that sent it I the dart revere. Fell, they will say, in "skirmish"! |
Ho ricevuto una freccia qui. Amando la mano che l'ha lanciata Venero il dardo. Caduta, diranno, in una "scaramuccia"! |
Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 2, in una parte di foglio ora perduta che conteneva dall'altro lato la J1730-F54. La trascrizione è di Mabel Todd. |
La freccia di Cupido colpisce e sconfigge senza bisogno di dar battaglia, basta una semplice scaramuccia per arrendersi volentieri a quell'arciere che lancia dardi così amabili. |
J1730 (?) / F54 (1859)
"Lethe" in my flower, Of which they who drink, In the fadeless Orchards Hear the bobolink! Merely flake or petal |
"Lete" nel mio fiore, Coloro che ne bevono, Nei Frutteti perenni Odono il bobolink! Soltanto fiocco o petalo |
La poesia era compresa nel Fascicolo 2, in una parte di foglio ora perduta che, secondo Franklin, conteneva dall'altro lato la J1729-F56. Nella parte di foglio rimasta si possono leggere i primi due versi e la parte più alta del terzo, gli altri derivano dalla trascrizione è di Mabel Todd. |
Una sorta di Eden pagano. Il "Lete" (in greco "oblio") era il fiume degli inferi che faceva dimenticare la vita trascorsa a chi ne beveva le acque. Qui diventa un fiore che inebria, che fa dimenticare la natura reale e avvicina a una natura perenne, mitica, dove l'amorfa concretezza di un fiocco o di un petalo si trasforma nel disegno divino di una rosa, di cui riusciamo a percepire nel profondo le misteriose e labirintiche volute soltanto affidandoci fiduciosi al padre che ne è il creatore. |
J1731 (?) / F1758 (?)
Love can do all but raise the Dead I doubt if even that From such a giant were withheld Were flesh equivalent But love is tired and must sleep, |
L'amore può far tutto tranne resuscitare i Morti Dubito se persino questo A un tale gigante sarebbe negato Se fosse la carne equivalente Ma l'amore è stanco e deve dormire, |
L'amore è il sentimento più forte che esista, potrebbe essere in grado di fare tutto ciò che sembra impossibile, forse persino resuscitare i morti sarebbe alla sua portata, se la carne fosse potente quanto lui. Ma tutta questa forza sembra quasi svanire a contatto col mondo reale, come se l'amore acquistasse i caratteri propri di un corpo mortale e avesse bisogno di dormire e di mangiare; e così l'amore si adegua al mondo, incita le sue armi così fulgide e lucenti ad allontanarsi, lasciando nei nostri occhi soltanto la traccia di quel fulgore, ormai al di là della nostra vista. |
J1732 (?) / F1773 (?)
My life closed twice before it's close; It yet remains to see If Immortality unveil A third event to me, So huge, so hopeless to conceive |
La mia vita finì due volte prima della sua fine; Resta ancora da vedere Se l'Immortalità non sveli Un terzo evento a me, Così immenso, così disperante da concepire |
Johnson annota: "Nessuna copia autografa è conosciuta di questa poesia giustamente famosa. A meno che non se ne trovi una, ogni ipotesi circa il suo significato autobiografico è vana.". Non possiamo perciò sapere quali siano state quelle "due volte", citate qui ma anche nella J49-F39. In entrambe le poesie è chiaro che si parla di due lutti: là è detto esplicitamente ("was in the sod"), qui il "Departing" del penultimo verso e il senso di separazione assoluta e irreparabile dei versi ci porta alla stessa conclusione. |
J1733 (?) / F1342 (1874)
No man saw awe, nor to his house Admitted he a man Though by his awful residence Has human nature been - Not deeming of his dread abode - Returning is a different route "Am not consumed," old Moses wrote, |
Nessuno ha visto l'orrore, né in casa sua Fu mai ammesso un mortale Sebbene presso l'orribile residenza Si sia trovata la natura umana - Non giudicandola dimora del terrore - Per chi torna la strada è diversa "Non sono consumato", scrisse il vecchio Mosè, |
Dopo l'edizione del 1955, Johnson ha pubblicato, nell'edizione delle lettere del 1958, una variante dei versi 4 e 5: "Has Human Nature gone - / Unknowing to his dread abode -" ("Sia andata la Natura Umana - / Ignorandola come dimora del terrore -") come frammento in prosa, collegandolo a questa poesia (PF77). Franklin, sulla base di questo frammento autografo ha datato la poesia al 1874. |
La morte non è mai nominata direttamente ma evocata attraverso il sostantivo "awe", che è insieme orrore, terrore e timore reverenziale, sgomento. Nessuno che possa poi riferirne l'ha mai vista direttamente, è mai stato nella sua casa, anche se a molti è capitato di sfiorarla, senza capire subito con chi avevano a che fare, finché quella morsa gelida non ha bloccato l'essenza della vita. Qualcuno è riuscito a sfuggirle, ma non è capace di raccontarci nulla, perché dopo quell'esperienza l'unica preoccupazione è mantenere vivo quel respiro che sembrava ormai perduto per sempre. |
J1734 (?) / F1477 (1878)
Oh, honey of an hour, I never knew thy power, Prohibit me Till my minutest dower, My unfrequented flower Deserving be. |
Oh, dolcezza di un'ora, Non conobbi mai il tuo potere, Escludimi Finché la mia più minuscola dote, Il mio fiore appartato Non sarà degno. |
Gli ultimi due versi (o meglio una loro variante) sono in una lettera a Otis Lord del 1878 (L562): "That unfrequented Flower / Embellish thee -" ("Quel Fiore appartato / Ti adorni -"). L'autografo della lettera è tagliato in più punti e questi due versi sono all'inizio di un nuovo foglio, come se la poesia iniziasse alla fine del foglio precedente (Franklin). |
All'amore mai conosciuto è dedicato quel "fiore appartato", in attesa di essere degno di essere gustato. La lettera a Otis Lord è molto esplicita e chiarisce meglio il senso dei versi: una rinuncia vigile, un dire "no" per poter dire un "sì" più vero e convinto. |
J1735 (?) / F1759 (?)
One crown that no one seeks And yet the highest head It's isolation coveted It's stigma deified While Pontius Pilate lives |
Una corona che nessuno cerca Eppure il capo più eminente Il suo isolamento bramò Il suo marchio deificò Mentre Ponzio Pilato vive |
Cristo bramò il privilegio di essere il solo a portare la corona di spine, rendendo divino quel marchio che doveva essere d'infamia. E la condanna di chi lo lasciò morire è di essere eternamente trafitto da quel ricordo. |
J1736 (?) / F1760 (?)
Proud of my broken heart, since thou did'st break it, Proud of the pain I did not feel till thee, Proud of my night, since thou with moons dost slake it, Thou can'st not boast, like Jesus, drunken without companion Thou can'st not pierce tradition with the peerless puncture, |
Orgogliosa del mio cuore spezzato, poiché tu lo spezzasti, Orgogliosa della pena che non sentivo fino a te, Orgogliosa della mia notte, poiché tu con pleniluni l'hai estinta, Non puoi vantare, come Gesù, l'ubriachezza senza compagno Non puoi trafiggere la tradizione con l'incomparabile puntura, |
Qualsiasi pena d'amore è una pena che si sopporta con orgoglio, anche quando si è costretti a rinunciare con umiltà a una passione che si sente condivisa. E l'altro deve essere consapevole che quella angosciosa ebbrezza è comune, non è come quella di Gesù, che bevve da solo l'amara coppa del dolore; per questo non può pensare al suo come a un sacrificio vissuto in solitudine, ma come un calvario in cui entrambi sono crocifissi. |
J1737 (?) / F267 (1861)
Rearrange a "Wife's" Affection! When they dislocate my Brain! Amputate my freckled Bosom! Make me bearded like a man! Blush, my spirit, in thy Fastness - Love that never leaped it's socket - Burden - borne so far triumphant - Big my Secret but it's bandaged - |
Riordina l'Affetto di una "Moglie"! Mentre dislocano il mio Cervello! Amputano il mio Petto lentigginoso! Mi fanno barbuta come un uomo! Arrossisci, spirito, nella tua Fermezza - Amore che mai sgusciò dal bozzolo - Fardello - portato fin qui trionfante - Grande il mio Segreto ma bendato - |
In un taccuino del 1891 Mabel Todd assegna questa poesia al Fascicolo 11, in un foglio ora perduto. La trascrizione è di Harriet Graves, rivista dalla Todd. |
Il tema della "moglie" che sarà tale solo dopo la morte è in almeno altre due poesie, la J461-F185 e la J1072-F194. In questa, i primi sei versi partono dalla fine: dal riordino, nel momento della morte, di uno stato di moglie fino ad allora segreta, quando la mente se ne andrà da un corpo che non avrà più nulla di ciò che era prima (negli ultimi due versi il corpo è spogliato delle sue caratteristiche femminili), mentre l'anima e l'essenza corporea potranno liberamente arrossire, come una pudica sposa novella, di fronte a uno "status" finalmente raggiunto. I successivi sette versi descrivono i "sette anni di fedeltà", un fardello pesante ma portato con la consapevolezza del trionfo finale. Nei sette versi finali lo stato di moglie segreta viene esplicitato da quel segreto bendato che sarà sciolto soltanto nella tomba, quando la sua custode, ormai stanca di quel fardello portato così a lungo, lo consegnerà ormai svelato al "thee" che conclude la poesia. |
J1738 (?) / F1772 (?)
Softened by Time's consummate plush, How sleek the woe appears That threatened childhood's citadel And undermined the years. Bisected now, by bleaker griefs, |
Ammorbidito dalla perfetta felpa del tempo, Come appare smussato l'affanno Che minacciava la cittadella della fanciullezza Ed erodeva gli anni. Spezzati ora, da più crudi dolori, |
Il tempo ha ormai smussato quegli affanni che sembravano così irreparabili quando eravamo fanciulli; ora siamo alle prese con dolori molto più difficili da trattare e invidiamo quella disperazione, che a distanza ci sembra così banale e facile da superare. |
J1739 (?) / F586 (1863)
Some say good night - at night - I say good night by day - Good bye - the Going utter me - Good night, I still reply - For parting, that is night, |
Alcuni dicono buonanotte - a notte - Io dico buonanotte di giorno - Arrivederci - mi dice chi se ne va - Buonanotte, ancora rispondo - Perché la separazione, quella è notte, |
Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 25, in un foglio ora perduto. La trascrizione è di Mabel Todd. |
Il gioco di parole sui saluti serali e mattutini, che ricorda il "Good Morning - Midnight -" della J425-382, serve per definire la separazione, l'atto che trasforma il giorno in notte, senza curarsi di dove sia il sole in quel momento, mentre la presenza (e non il ritorno, perché qui la separazione ha una connotazione definitiva e irreversibile) ha in sé i caratteri di un'alba la cui luce purpurea ci illumina dall'alto, come se non dovesse mai calare per iniziare il ciclo che porterà inevitabilmente al tramonto e al buio della notte. |
J1740 (?) / F1780 (?)
Sweet is the swamp with it's secrets, Until we meet a snake; 'Tis then we sigh for houses, And our departure take At that enthralling gallop That only childhood knows. A snake is nature's treason, And awe is where it goes. |
Dolce è lo stagno con i suoi segreti, Finché non incontriamo una serpe; È allora che rimpiangiamo le case, E prendiamo la fuga A quell'inebriante galoppo Che solo la fanciullezza conosce. Una serpe è il tradimento della natura, E allo sgomento è dove mira. |
Nell'edizione Johnson al verso 7 si legge "summer's" ("dell'estate") e "nature's" è indicata come variante; lo stesso al verso 8 con "guile" ("inganno") e "awe". Franklin ritiene che sia l'opposto. In entrambe le edizioni è indicata come variante al verso 7 "drama" al posto di "treason". |
La natura non è sempre docile e bella; talvolta nasconde in sé insidie e paure, le stesse che ci facevano correre via quando eravamo fanciulli, ansiosi di lasciare quei luoghi così affascinanti, ma anche così pieni di incognite, per tornare nel rassicurante rifugio casalingo. |
J1741 (?) / F1761 (?)
That it will never come again Is what makes life so sweet. Believing what we dont believe Does not exhilarate. That if it be, it be at best |
Che non verrà mai di nuovo È ciò che rende la vita così dolce. Credere a ciò che non crediamo Non rallegra. Che se sarà, sarà al più |
L'unicità della vita è ciò che la rende degna di essere vissuta, perché viverla pensando a un ipotetico aldilà sarebbe come imporsi di credere a qualcosa in cui intimamente non crediamo. Perciò in questa unicità è compreso anche il fatto che non ci sarà nemmeno una vita "altra", o, tutt'al più, che questa seconda vita, se mai dovesse esserci, non potrà che essere completamente staccata da quella precedente, senza legami che ci permettano di riconoscerci in essa attraverso quell'individualità che ci accompagna da vivi. È questa consapevolezza che ci fa respingere questo illusorio "patrimonio ablativo" e ci induce ad assaporare fino in fondo la concretezza del patrimonio concreto che viviamo ogni giorno. |
J1742 (?) / F1781 (?)
The distance that the dead have gone Does not at first appear; Their coming back seems possible For many an ardent year. And then, that we have followed them, |
La distanza a cui i morti sono andati Dapprima non appare; Il loro tornare sembra possibile Per molto più di un ardente anno. E poi, quello di averli seguiti, |
È difficile accettare la morte delle persone care; all'inizio non ci rendiamo conto della realtà di quella separazione così assoluta e la nostra mente sembra non escludere un impossibile ritorno. Poi il ricordo continuo, l'affetto che dura anche oltre la morte, ce li fa sentire sempre più vicini, quasi che fossimo anche noi con loro, in una intimità che è solo nella nostra memoria ma, proprio per questo, ci sembra più reale della realtà stessa. |
J1743 (?) / F1784 (?)
The grave my little cottage is, Where "Keeping house" for thee I make my parlor orderly And lay the marble tea. For two divided, briefly, |
La tomba è il mio piccolo cottage, Dove "Rigovernando" per te Metto il salotto in ordine E preparo marmoreo tè. Per due divisi, breve, |
La separazione dopo la morte diventa quasi vita in comune, con lei che sbriga le faccende come se vivesse un normale menage coniugale nella tomba. Una vita-morte che sarà probabilmente breve, solo un passeggero ciclo naturale in attesa dell'unione eterna. |
J1744 (?) / F1762 (?)
The joy that has no stem nor core, Nor seed that we can sow, Is edible to longing, But ablative to show. By fundamental palates |
La gioia non ha stelo né nocciolo, Né seme che possiamo seminare, È commestibile per la brama, Ma sfuggente da mostrare. Da palati essenziali |
La gioia sfama il desiderio di un momento, ma non è adatta a durare; per questo i palati fini preferiscono vivande magari meno forti, ma restie a transiti veloci e adatte a crescere lentamente nel loro guscio. |
J1745 (?) / F1763 (?)
The mob within the heart Police cannot suppress The riot given at the first Is authorized as peace Uncertified of scene |
I disordini del cuore La polizia non può reprimere Il tumulto una volta iniziato È autorizzato come la pace. Non certificato dalla vista |
I disordini del cuore ("mob" significa "Un affollarsi di moltitudini promiscue, rudi, tumultuose e disordinate. Un'assemblea disordinata.") non possono essere repressi da interventi esterni, anzi, è come se avessero ottenuto l'autorizzazione ad agire, come se fossero una folla pacifica. Pur non avendo manifestazioni esteriori crescono tumultuosamente, come un uragano che ha trovato un terreno a lui congeniale. |
J1746 (?) / F1764 (?)
The most important population Unnoticed dwell. They have a heaven each instant Not any hell. Their names, unless you know them, |
La popolazione più importante Inosservata risiede. Hanno un paradiso in ogni istante Mai l'inferno. I loro nomi, a meno che non li si conosca, |
Un popolo nascosto, che riempie l'erba e non ha il nostro affanno di sapere quale destino gli sarà riservato: conosce soltanto il paradiso della natura. |
J1747 (?) / F1765 (?)
The parasol is the umbrella's daughter, And associates with a fan While her father abuts the tempest And abridges the rain. The former assists a siren |
Il parasole è figlio dell'ombrello, E si associa a un ventaglio Mentre il padre va incontro alla tempesta E riduce la pioggia. Il primo assiste una sirena |
Una scherzosa comparazione tra il parasole e l'ombrello, due oggetti molto simili, tanto da sembrare padre e figlio (l'originale è più efficace: "daughter", ovvero "figlia", dà più l'idea dell'uso al femminile del parasole), ma, come spesso accade tra padri e figli, così diversi: l'uno serve ad abbellire una sirena civettuola, che lo usa, insieme al ventaglio, per mettersi meglio in mostra; l'altro è più concreto e utile, tanto che è continuamente oggetto di "prestiti", più o meno volontari. |
J1748 (?) / F1776 (?)
The reticent volcano keeps His never slumbering plan; Confided are his projects pink To no precarious man. If nature will not tell the tale Admonished by her buckled lips |
Il reticente vulcano custodisce Il suo piano mai assopito; I suoi progetti rosa sono confidati A uomo non effimero. Se la natura non racconterà la storia Ammonito dalle sue labbra sigillate |
Nell'edizione Johnson al verso 7 si legge "survive" ("sopravvivere") e "proceed" è indicata come variante; lo stesso al verso 10 con "babbler" ("imbroglione") e "prater" e al verso 11 con "people" ("gente") e "neighbors". Franklin ritiene che sia l'opposto. In entrambe le edizioni è indicata come variante al verso 11 "shun" ("rifuggono") al posto di "keep". |
Il vulcano è il simbolo della natura che tiene ben celati nelle sue profondità i segreti del piano divino, un progetto che non può certo essere confidato a uomini mortali e perciò effimeri. Se la natura continuerà a non rivelare quei segreti, riuscirà l'uomo a procedere nel suo cammino senza aver nulla da raccontare a nessuno? Ma forse è proprio questo il destino dell'uomo, un destino suggerito dal silenzio della natura: quello di non sapere, di dover mantenere, suo malgrado, un segreto di cui in realtà non sa nulla. |
J1749 (?) / F1766 (?)
The waters chased him as he fled, Not daring look behind; A billow whispered in his Ear, "Come home with me, my friend; My parlor is of shriven glass, My pantry has a fish For every palate in the Year," - To this revolting bliss The object floating at his side Made no distinct reply. |
Le acque lo inseguirono mentre fuggiva, Non osando guardare indietro; Un'onda gli sussurrò all'Orecchio, "Vieni a casa con me, amico mio; Il mio salotto è di puro cristallo, La mia tavola ha pesce Per ogni palato tutto l'Anno," - A questa rivoltante beatitudine L'oggetto che galleggiava al suo fianco Diede un'indistinta risposta. |
Il mare assume qui il ruolo di diavolo tentatore, che insegue e lusinga. La risposta viene da un "oggetto" che galleggia a fianco di chi è tentato: l'anima? la coscienza? qualsiasi cosa essa sia la sua risposta è incerta, anche se la "rivoltante" beatitudine promessa sembrerebbe preludere a un rifiuto. Ma l'ultimo verso suggerisce piuttosto un dubbio, o almeno una risposta che non sembra proprio un chiaro rifiuto. |
J1750 (?) / F1767 (?)
The words the happy say Are paltry melody But those the silent feel Are beautiful - |
Le parole dette dal felice Sono rozza melodia Ma quelle provate dal silente Sono bellissime - |
Esprimere un sentimento con le parole è sempre un po' volgarizzarlo; le stesse parole, non pronunciate ma sentite dentro di sé, diventano bellissime. |