Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J251 - 300

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J251 (1861) / F271 (1861)

Over the fence -
Strawberries - grow -
Over the fence -
I could climb - if I tried, I know -
Berries are nice!

But - if I stained my Apron -
God would certainly scold!
Oh, dear, - I guess if He were a Boy -
He'd - climb - if He could!

    Oltre il recinto -
Fragole - mature -
Oltre il recinto -
Potrei arrampicarmi - se ci provassi, lo so -
Le bacche sono deliziose!

Ma - se macchiassi il mio Grembiule -
Dio certamente mi sgriderebbe!
Ma no! - credo che se fosse un Ragazzo -
Lui - si arrampicherebbe - se potesse!

I frutti proibiti sono sempre quelli più desiderati, quelle rosse e saporite fragole oltre il recinto attraggono, e forse lo stesso Dio, talvolta così pronto a condannare, si unirebbe a quell'arrampicata gioiosa e ludica.
Il verso iniziale della seconda strofa può leggersi come un riferimento alla "macchia" del peccato, al frutto proibito dell'Eden, che però ED negli ultimi due versi spoglia del suo significato peccaminoso, cercando la complicità di quello stesso Dio che cacciò Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre ma lasciò ai loro discendenti lo stesso desiderio di godere del frutto del piacere e della conoscenza.


J252 (1861) / F312 (1862)

I can wade Grief -
Whole Pools of it -
I'm used to that -
But the least push of Joy
Breaks up my feet -
And I tip - drunken -
Let no Pebble - smile -
'Twas the New Liquor -
That was all!

Power is only Pain -
Stranded, thro' Discipline,
Till Weights - will hang -
Give Balm - to Giants -
And they'll wilt, like Men -
Give Himmaleh -
They'll carry - Him!

    Io so guadare il Dolore -
Interi Stagni di Dolore -
Ci sono abituata -
Ma il minimo impulso di Gioia
Disorienta i miei passi -
E m'impunto - ubriaca -
Non rida - il Ciottolo -
Era un Liquore Nuovo -
Tutto qui!

La forza è solo Pena -
Imbrigliata, dalla Disciplina,
Finché i Fardelli - saranno sospesi -
Date Balsami - ai Giganti -
E avvizziranno, come Uomini -
Dategli l'Himalaya -
Lo sorreggeranno!

Il dolore come presenza costante della vita, come abitudine di tutti i giorni interrotta da rari momenti di gioia che ci disorientano, perché sono nuovi, non fanno parte del vivere quotidiano. Nella seconda strofa il significato dei versi diventa ancora più preciso: è il dolore, è l'accollarsi sulle spalle il peso più enorme che c'è a fare di noi dei giganti, a distinguerci dai semplici "uomini" che non hanno la forza di sorreggere un tale peso.


J253 (1861) / F313 (1862)

You see I cannot see - your lifetime -
I must guess -
How many times it ache for me - today - Confess -
How many times for my far sake
The brave eyes film -
But I guess guessing hurts -
Mine - got so dim!

Too vague - the face -
My own - so patient - covers -
Too far - the strength -
My timidness enfolds -
Haunting the Heart -
Like her translated faces -
Teasing the want -
It - only - can suffice!

    Sai che non posso sapere - ciò che fai -
Devo immaginare -
Quante volte sei in pena per me - oggi - Confessa -
Quante volte a causa della mia lontananza
Gli occhi arditi si velano -
Ma immagino che l'immaginare ferisca -
I miei - sono così offuscati!

Troppo vago - il volto -
Che il mio - così paziente - nasconde -
Troppo lontana - la forza -
Che avvolge la mia timidezza -
Spaventando il Cuore -
Come i suoi cangianti volti -
Tormentano il desiderio -
Questo - solo - può bastare!

La vita condotta dall'amato lontano ci è ignota, possiamo soltanto immaginare le sue pene per la nostra lontananza, i suoi occhi velati dal pianto della nostalgia, così come i nostri. Ma la lontananza rende tutto vago, indistinto, privo della concretezza di cui si deve nutrire un amore; la forza del sentimento sembra soccombere a quell'assenza priva di speranza. Ci resta soltanto un desiderio pieno di tormento, e di quello dobbiamo accontentarci.


J254 (1861) / F314 (1862)

"Hope" is the thing with feathers -
That perches in the soul -
And sings the tune without the words -
And never stops - at all -

And sweetest - in the Gale - is heard -
And sore must be the storm -
That could abash the little Bird
That kept so many warm -

I've heard it in the chillest land -
And on the strangest Sea -
Yet, never, in Extremity,
It asked a crumb - of me.

    La "speranza" è la pennuta creatura -
Che si posa nell'anima -
E canta melodie senza parole -
E non smette mai - proprio mai -

E dolcissima - nella Brezza - è udita -
E violenta dev'essere la tempesta -
Che possa confondere l'Uccellino
Che così tanti riscaldò -

L'ho udita nella landa più gelida -
E sul Mare più remoto -
Eppure, mai, alla Fine,
Ha chiesto un briciolo - di me.

La speranza ci fa cullare in un' illusione fallace; è sempre presente, anche nei momenti più neri, ma è pur sempre nient'altro che un miraggio lontano e irraggiungibile.
Nel primo verso la speranza viene accostata ad un uccello, una "pennuta creatura" che ci ammalia con il suo canto ma è sempre pronta a volare via; negli ultimi due il rifiuto di quell'uccello di prendere anche una sola briciola dalle nostre mani concretizza l'impossibilità di trasformare la speranza in realtà.


J255 (1861) / F315 (1862)

To die - takes just a little while -
They say it does'nt hurt -
It's only fainter - by degrees -
And then - it's out of sight -

A darker Ribbon - for a Day -
A Crape upon the Hat -
And then the pretty sunshine comes -
And helps us to forget -

The absent - mystic - creature -
That but for love of us -
Had gone to sleep - that soundest time -
Without the weariness -

    Morire - richiede appena un breve momento -
Dicono che non faccia male -
È solo un perdere i sensi - per gradi -
E poi - si è fuori di vista -

Un Nastro più scuro - per un Giorno -
Un Crespo sul Cappello -
E poi arriva la piacevole luce del sole -
E ci aiuta a dimenticare -

L'assente - mistica - creatura -
Che senza l'amore per noi -
Si sarebbe addormentata - nell'attimo estremo -
Senza fatica -

Una visione disincantata della morte e, soprattutto, del ricordo, evidenziata dai due versi iniziali della seconda strofa, dove il lutto diventa null'altro che un fugace segno esteriore. Una volta ripiegato il nastro e staccato il crespo dal cappello, basta un raggio di sole, di vita, per dimenticare chi avrebbe affrontato quel momento con molta meno fatica, se non ci fosse stato il rimpianto di lasciare le persone amate. La parte finale accentua le immagini che l'hanno preceduta, come se il rimpianto e la nostalgia fossero a senso unico, toccassero soltanto, in quell'attimo estremo, chi se ne va e scivolassero via ben presto dalla superficie di chi resta.


J256 (1861) / F316 (1862)

If I'm lost - now -
That I was found -
Shall still my transport be -
That once - on me - those Jasper Gates
Blazed open - suddenly -

That in my awkward - gazing - face -
The Angels - softly peered -
And touched me with their fleeces,
Almost as if they cared -
I'm banished - now - you know it -
How foreign that can be -
You'll know - Sir - when the Savior's face
Turns so - away from you -

    Se sono perduta - ora -
Che fui trovata -
Sarà ancora la mia ebbrezza -
Che un giorno - su di me - quelle Porte di Diaspro
Fiammeggiarono aperte - d'improvviso -

Che il mio volto - goffo - stupito
Gli Angeli - dolcemente scrutarono -
E mi sfiorarono coi loro manti,
Quasi come se gli piacesse -
Sono bandita - ora - lo sai -
Quanto straniera io possa sentirmi -
Lo saprai - Signore - quando il volto del Salvatore
Si allontanerà così - da te -

La nostalgia di una fede irrimediabilmente perduta, dell'ebbrezza provata nel sentirsi parte di quel mistero, protagonisti di una rivelazione che può durare soltanto se ci immergiamo dentro di essa senza far affiorare dubbi e domande. Nella parte finale c'è un'implicita analogia tra avere o non avere la fede: visto che il non credere ha lo stesso oggetto del credere, ovvero la fede, i rispettivi sentimenti sono specularmente indescrivibili e soltanto provandoli dentro di sé si riesce a comprenderli.


J257 (1861) / F317 (1862)

Delight is as the flight -
Or in the Ratio of it,
As the Schools would say -
The Rainbow's way -
A Skein
Flung colored, after Rain,
Would suit as bright,
Except that flight
Were Aliment -

"If it would last"
I asked the East,
When that Bent Stripe
Struck up my childish
Firmament -
And I, for glee,
Took Rainbows, as the common way,
And empty skies
The Eccentricity -

And so with Lives -
And so with Butterflies -
Seen magic - through the fright
That they will cheat the sight -
And Dower latitudes far on -
Some sudden morn -
Our portion - in the fashion -
Done -

    La gioia è come il volo -
O in Rapporto ad esso,
Come direbbero le Scuole -
La strada dell'Arcobaleno -
Una Matassa
Colorata lanciata, dopo la Pioggia,
Diventerebbe altrettanto spendente,
Salvo che il volo
Ne sarebbe l'Alimento -

"Se potesse durare"
Chiedevo all'Oriente,
Quando la Striscia Curva
Accendeva il mio infantile
Firmamento -
E io, dalla gioia,
Prendevo gli Arcobaleni, come la norma,
E i cieli vuoti
L'Eccentricità -

E così con le Vite -
E così con le Farfalle -
Ritenute magiche - per paura
Che si sottraggano alla vista -
E vadano in Dote a latitudini lontane -
Qualche inatteso mattino -
La nostra porzione - nel creato -
Conclusa -

La gioia ha l'effimera consistenza di un arcobaleno, i suoi colori splendenti rifulgono soltanto in un breve volo, come quello di una matassa lanciata in aria, che srotola i suoi colori e poi cade informe a terra. Soltanto l'inconsapevole ingenuità dell'infanzia può farci credere che la norma della vita siano quei colori, e non la desolata solitudine di un cielo grigio e vuoto. Nell'ultima strofa c'è come una variazione che diventa conclusione: nella vita i momenti da "farfalla" durano lo spazio di un istante, ed è proprio questa bellezza fuggevole e inafferrabile che li fa sembrare magici; poi volano via, lasciandoci soltanto la consapevolezza dell'inevitabile conclusione del nostro percorso nel mondo.
Nel primo verso c'è lo stesso accostamento al "volo" dell'inizio della J254-F314.


J258 (1861) / F320 (1862)

There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons -
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes -

Heavenly Hurt, it gives us -
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are -

None may teach it - Any -
'Tis the Seal Despair -
An imperial affliction
Sent us of the Air -

When it comes, the Landscape listens -
Shadows - hold their breath -
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death -

    V'è una certa Angolazione della luce,
I Pomeriggi d'inverno -
Che opprime, come la Gravità
Di Melodie di Cattedrali -

Una Celeste Piaga, ci procura -
Non ne troviamo la cicatrice,
Ma solo intime differenze,
Dove i Significati, stanno -

Niente può insegnarla - Nessuno -
È il Sigillo della Disperazione -
Un'imperiale afflizione
Mandataci dall'Aria -

Quando viene, il Paesaggio ascolta -
Le Ombre - trattengono il respiro -
Quando se ne va, è come la Distanza
Nello sguardo della Morte -

La luce obliqua dell'inverno, della disperazione, non colpisce la superficie delle cose ma si insinua al loro interno; è una luce pesante, come il suono austero e grave di un organo che pervade una cattedrale fin negli angoli più nascosti; colpisce dentro e, perciò, non lascia cicatrici visibili, ma cambiamenti profondi nell'intimo, in quel recesso dove dimorano i sentimenti più privati e meno esprimibili. Nessuno può insegnarci a difenderci da quella punta acuminata che ci entra nel profondo, da una disperazione sigillata nel nostro io e impermeabile a interventi esterni. Quando arriva, sembra che il mondo si fermi, come se trattenesse il fiato in attesa di un nuovo, illusorio, momento di liberazione, così simile alla impercettibile distanza che ci separa dallo sguardo della morte.
È una poesia molto commentata; particolarmente suggestive le parole di Harold Bloom (Il canone occidentale, Bompiani, Milano, 2000, traduzione di Francesco Saba Sardi, pagg. 270-271 - ediz. orig. 1994): "La sua poesia è un trasporto di negazioni, che sublimemente cattura il vuoto dei vuoti nel centro di un bersaglio di visione, un'ossimorica 'celeste Piaga' ovvero 'Imperiale afflizione'. I sostantivi sono 'piaga' e 'afflizione'; la luce porta il dolore della disperazione, eppure gli aggettivi, 'celeste' e 'imperiale', suggeriscono che la luce potrebbe essere la benvenuta in quanto portatrice di qualcosa di mirabile. Essere oppressi dal Peso di accordi da cattedrale è una peculiare modalità di espressione, accessibile solo a una sensibilità pronta ed esasperata. Da pragmatica emersoniana qual era, la Dickinson scoprì 'l'interna differenza' che fa differenza, un'alterazione di significati che trascende la possibilità di ulteriori indicazioni."


J259 (1861) / F322 (1862)

Good Night! Which put the Candle out?
A jealous Zephyr - not a doubt -
Ah, friend, you little knew
How long at that celestial wick
The Angels - labored diligent -
Extinguished - now - for you!

It might - have been the Light House spark -
Some Sailor - rowing in the Dark -
Had importuned to see!
It might - have been the Waning lamp
That lit the Drummer from the Camp
To purer Reveille!

    Buonanotte! Chi ha spento la Candela?
Un geloso Zefiro - non v'è dubbio -
Ah, amico, non sapevi
Quanto tempo a quel celeste stoppino
Gli Angeli - hanno lavorato diligenti -
Spento - ora - da te!

Poteva - essere la scintilla del Faro -
Che qualche Navigante - remando nel Buio -
Aveva tanto sperato di vedere!
Poteva - essere il Declinante lume
Che illuminava il Tamburino dal Campo
A più limpida Sveglia!

La candela del primo verso può essere una vita, ma anche una speranza improvvisamente spenta; un lume nutrito con tanta fatica e poi, come sempre nella vita, inesorabilmente soffiato via da un vento geloso di quella luce.


J260 (1861) / F323 (1862)

Read - Sweet - how others - strove -
Till we - are stouter -
What they - renounced -
Till we - are less afraid -
How many times they - bore the faithful witness -
Till we - are helped -
As if a Kingdom - cared!

Read then - of faith -
That shone above the fagot -
Clear strains of Hymn
The River could not drown -
Brave names of Men -
And Celestial Women -
Passed out - of Record
Into - Renown!

    Leggi - Caro - come altri - lottarono -
Affinché noi - diventassimo più forti -
A cosa essi - rinunciarono -
Affinché noi - fossimo meno timorosi -
Quante volte essi - diedero testimonianza di lealtà -
Affinché noi - fossimo aiutati -
Come se un Regno - avessero difeso!

Leggi poi - della fede -
Che brillò sul rogo -
Limpidi suoni di Inni
Che il Fiume non poté soffocare -
Valorosi nomi di Uomini -
E Celestiali Donne -
Promossi - dagli Annali
Alla - Celebrità!

Un inno al sacrificio di chi non teme di dare la vita per difendere le proprie idee. Nella seconda strofa sono esplicitamente citati i martiri della fede e nella prima edizione del 1890 fu pubblicata con il titolo "The Book of Martyrs".
Il "read" che apre le due strofe è un incitamento a tener viva la memoria, a continuare a leggere quegli annali che fissano un ricordo altrimenti fugace.


J261 (1861) / F324 (1862)

Put up my lute!
What of - my Music!
Since the sole ear I cared to charm -
Passive - as Granite - laps my music -
Sobbing - will suit - as well as psalm!

Would but the "Memnon" of the Desert -
Teach me the strain
That vanquished Him -
When He - surrendered to the Sunrise -
Maybe - that - would awaken - them!

    Riporre il mio liuto!
Che importa - la mia Musica!
Giacché il solo orecchio che voglio affascinare -
Passivo - come il Granito - accoglie la mia musica -
Un singhiozzo - andrà bene - tale e quale a un salmo!

Potesse il "Mèmnone" del Deserto -
Insegnarmi il canto
Che Lo dominava -
Quando Egli - si arrendeva al Sorgere del Sole -
Forse - quello - li sveglierebbe!

Nella prima strofa sembra che la musica trascurata riguardi una singola persona ("the sole ear", v. 3) e si può perciò presumere che si tratti di una canto d'amore non corrisposto. Nella seconda il "them" finale allarga l'orizzonte e si presta ad una interpretazione più generale: il canto di un poeta che resta inascoltato.
"Memnon" (v. 6) si riferisce al colosso di Mèmnone (un mitico re degli Etiopi ucciso da Achille nella guerra di Troia): una statua colossale a Tebe d'Egitto, fonte di oracoli e che si diceva emettesse un suono al sorgere del sole.


J262 (1861) / F326 (1862)

The lonesome for they know not What -
The Eastern Exiles - be -
Who strayed beyond the Amber line
Some madder Holiday -

And ever since - the purple Moat
They strive to climb - in vain -
As Birds - that tumble from the clouds
Do fumble at the strain -

The Blessed Ether - taught them -
Some Transatlantic Morn -
When Heaven - was too common - to miss -
Too sure - to dote upon!

    Solitari per non sapere Che cosa -
Gli Esuli d'Oriente - sono -
Quelli chi si smarrirono oltre la linea d'Ambra
In una qualche folle Festa -

E da allora - il purpureo Fossato
Si sforzano di scalare - invano -
Come gli Uccelli - che ruzzolano dalle nubi
Annaspando per lo sforzo -

L'Etere Benedetto - li istruì -
Un qualche Transatlantico Mattino -
Quando il Cielo - era troppo usuale - per fallire -
Troppo sicuro - da avvincere!

Chi sono gli "Esuli d'Oriente" del secondo verso? Per Bacigalupo (2004) "è chi ha avuto la visione celestiale e desidera recuperarla", ovvero chi ha nostalgia di una fede che sembrava ormai acquisita, in una sorta di folle festa dello scioglimento del mistero, ma che poi si è ritrovato ad annaspare per recuperare quell'attimo. Una ricerca del "Che cosa" simile a quella di uccelli che cercano l'impossibile vetta del cielo, una vetta irraggiungibile come quel dono durato lo spazio di un momento, quando il Cielo sembrava così vicino e la vittoria sul mistero ormai a portata di mano.
Il primo verso è abbastanza criptico, e tradurlo in un modo o nell'altro influenza anche i versi che seguono. Ho scelto una versione letterale, pensando a una delle definizioni di "What": "...sometimes used elliptically for what is this, or how is this?". Le difficoltà di traduzione si vedono dalle tre che ho disponibili: Bacigalupo (2004): "La nostalgia di non so cosa - / è degli esuli d'oriente - / che sconfinarono oltre l'equatore d'ambra / in una più delirante vacanza -"; Guidacci: "Chi per l'ignoto è oppresso di solitudine - / gli esiliati d'Oriente, / che si perdettero oltre la linea d'ambra / in una folle festa,"; Malroux: "Les esseulés qui ne savent Pourquoi - / Sont - les Bannis de l'Orient - / Lors d'une trop folle Fête égarés / Par-delà la ligne d'Ambre -".
La stessa cosa si può dire per gli ultimi due versi: "Bacigalupo (2004): "quando il Cielo - era troppo comune - da mancare - / troppo sicuro - da sognare!"; Guidacci: "...quando / troppo vicino era il cielo per sfuggire, / troppo sicuro per svegliare l'ansia!"; Malroux: "Sous un Ciel - trop banal - puor les regrets - / Trop sûr - pour qu'on l'adule!". Per il "dote upon" finale ho interpretato liberamente una definizione del Webster: "To be excessively in love; usually with on or upon; to dote on, is to love to excess or extravagance."


J263 (1861) / F293 (1862)

A single Screw of Flesh
Is all that pins the Soul
That stands for Deity, to Mine,
Upon my side the Veil -

Once witnessed of the Gauze -
It's name is put away
As far from mine, as if no plight
Had printed yesterday,

In tender - solemn Alphabet,
My eyes just turned to see,
When it was smuggled by my sight
Into Eternity -

More Hands - to hold - These are but Two -
One more new-mailed Nerve
Just granted, for the Peril's sake -
Some striding - Giant - Love -

So greater than the Gods can show,
They slink before the Clay,
That not for all their Heaven can boast
Will let it's Keepsake - go

    Un'unica Vite di Carne
È tutto ciò che fissa l'Anima
Che rappresenta la Divinità, in Me,
Sul mio lato del Velo -

Una volta in presenza del Sudario -
Il suo nome è messo via,
Così lontano dal mio, come se nessun vincolo
Fosse impresso ieri,

In tenero - solenne Alfabeto,
I miei occhi si volsero appena a guardare,
Quando fu portata via a mia insaputa
Nell'Eternità -

Più Mani - per trattenere - Queste sono solo Due -
Una nuova e più corazzata Tempra
Giusto concessa, a cagione del Pericolo -
Uno smisurato - Gigantesco - Amore -

Così grande che gli Dei possono mostrarsi,
Aggirarsi davanti alla Creta,
Che mai per quanto i loro Cieli possano vantare
Lascerà il suo Pegno d'Amore - andare

L'anima è saldamente fissata al suo involucro mortale ed è la rappresentazione del divino, del soprannaturale, nel lato del mondo che conosciamo. Nel momento della morte l'anima si separa dal corpo, ed è come se si dimenticasse dell'individualità di cui faceva parte per diventare un'entità immortale ma indistinta, priva di ciò che caratterizza il nostro io. Ciò che resta di noi non può che guardare con rimpianto ad una lacerazione che da una parte ci promette l'immortalità e dall'altra la rende impersonale, un qualcosa in cui non ci è possibile riconoscerci. Una sola cosa potrebbe riunire l'immortalità e l'individualità: un amore così grande da riuscire a sconfiggere la morte che conosciamo, a trattenere quel sentimento anche dopo il nostro viaggio di sola andata dall'altra "parte del velo".


J264 (1861) / F294 (1862)

A Weight with Needles on the pounds -
To push, and pierce, besides -
That if the Flesh resist the Heft -
The puncture - Coolly tries -

That not a pore be overlooked
Of all this Compound Frame -
As manifold for Anguish -
As Species - be - for name -

    Un Peso con Aghi sulle libbre -
Preme, e trafigge, dappertutto -
Se la Carne resiste alla pressione -
La puntura - Freddamente riprova -

Non un poro sarà tralasciato
Di tutta la Composita Struttura -
Tanto molteplice per l'Angoscia -
Quanto le Specie - sono - per i nomi -

L'angoscia non ammette resistenze, si insinua nel nostro intimo permeandolo interamente, senza dimenticare nemmeno un poro della nostra pelle. Le sue armi e i suoi possibili obiettivi sono innumerevoli, come i nomi per le specie.


J265 (1861) / F296 (1862)

Where Ships of Purple - gently toss -
On Seas of Daffodil -
Fantastic Sailors - mingle -
And then - the Wharf is still!
    Dove Navi di Porpora - lievi si agitano -
Su Mari di Giunchiglia -
Favolosi Marinai - si mescolano -
E poi - il Molo è silente.

Il tramonto diventa un'immagine favolosa di mari di giunchiglia solcati da navi di porpora e popolati da irreali marinai. Poi tutto tace: i colori e l'immaginazione lasciano il posto alla concreta oscurità della notte.


J266 (1861) / F297 (1862)

This - is the land - the Sunset washes -
These - are the Banks of the Yellow Sea -
Where it rose - or whither it rushes -
These - are the Western Mystery!

Night after Night
Her purple traffic
Strews the landing - with Opal Bales -
Merchantmen - poise upon Horizons -
Dip - and vanish like Orioles!

    Questa - è la terra - che il Tramonto bagna -
Queste - sono le rive del Mar Giallo -
Dove esso spuntò - o verso dove si getta -
Questi - sono i Misteri del Ponente!

Notte dopo Notte
Il suo traffico purpureo
Cosparge l'approdo - di Sacchi d'Opale -
Mercantili - sospesi sull'Orizzonte -
Si immergono - e svaniscono come Orioli!

Come nella poesia precedente, il tramonto si tinge di esotica e favolosa bellezza; uno scrigno di gioielli che vive ogni giorno il suo scintillante splendore per poi svanire come un uccello negli orizzonti del cielo.


J267 (1861) / F299 (1862)

Did we disobey Him?
Just one time!
Charged us to forget Him -
But we could'nt learn!

Were Himself - such a Dunce -
What would we - do?
Love the dull lad - best -
Oh, wouldn't you?

    Gli disobbedimmo?
Solo una volta!
Ci accusò di trascurarlo -
Ma noi non riuscimmo a capire!

Fosse Lui stesso - un tale Asino -
Cosa dovremmo fare - noi?
Amare l'ottuso giovinetto - più di tutti -
Oh, non lo faresti tu?

È difficile comprendere il risentimento degli altri, le accuse che ci vengono rivolte per comportamenti e sentimenti interpretati in maniera diversa da chi ne è attore e da chi li subisce. Ma la soluzione non è difficile: basta mettersi l'uno nei panni dell'altro, e le incomprensioni diventano subito superabili.


J268 (1861) / F281 (1862)

Me, change! Me, alter!
Then I will, when on the Everlasting Hill
A Smaller Purple grows -
At sunset, or a lesser glow
Flickers upon Cordillera -
At Day's superior close!
    Io, cambiare! Io, trasformarmi!
Allora lo farò, quando sull'Eterno Colle
Una più Sottile Porpora crescerà -
Al tramonto, o un più fioco bagliore
Guizzerà sulla Cordigliera -
Al supremo chiudersi del Giorno!

Nel corso della vita ci sono continui mutamenti, dovuti al tempo che passa, alle esperienze che facciamo, ma il cambiamento vero sarà quello del momento che chiuderà con un estremo tramonto il giorno-vita, per condurci in una notte-morte il cui mistero resta inafferrabile.


J269 (versione 1861) / F240 (versione 1861)

Bound - a trouble -
And lives can bear it!
Limit - how deep a bleeding go!
So - many - drops - of vital scarlet -
Deal with the soul
As with Algebra!

Tell it the Ages - to a cypher -
And it will ache - contented - on -
Sing - at it's pain - as any Workman -
Notching the fall of the Even Sun!

    Delimita - un'ansia -
E i vivi riescono a sopportarla!
Confinala - fin dove vanno le stille di sangue!
Come - molte - gocce - di vitale scarlatto -
Tratta l'anima
Come l'Algebra!

Contale il Tempo - in cifre -
Ed essa soffrirà - soddisfatta -
Canterà - alla sua pena - come ogni Lavoratore -
Che annota il calare del Sole ogni Sera!


J269 (versione 1863) / F240 (versione 1863)

Bound - a Trouble - and Lives will bear it -
Circumscription - enables Wo -
Still to anticipate - Were no limit -
Who were sufficient to Misery?

State it the Ages - to a cipher -
And it will ache - contented on -
Sing, at it's pain, as any Workman -
Notching the fall of the Even Sun -

    Delimita - un'Ansia - e i Vivi la sopporteranno -
Circoscrivere - consente la Sventura -
Sempre di prevenire - Fosse senza limiti -
Chi reggerebbe all'Infelicità?

Precisale il Tempo - in cifre -
Ed essa soffrirà - soddisfatta -
Canterà, alla sua pena, come ogni Lavoratore -
Che annota il calare del Sole ogni Sera -

Entrambe le versioni sono nei fascicoli. Nella seconda ci sono due varianti nel manoscritto: al verso 3 "conjecture" ("ipotizzare") al posto di "anticipate" e al verso 4 "could begin on -" ("potrebbe accingersi -") al posto di "were sufficient to".

C'è un solo modo per cercare di fronteggiare il dolore: dargli un limite, ricondurlo a una dimensione umana, misurabile così come misuriamo il tempo che passa; solo così potrà rientrare in uno degli inevitabili cicli della natura che accompagnano la nostra vita, come il tramonto che ci ricorda ogni sera la caducità di tutto ciò che è mortale.
Nella seconda versione scompare l'immagine del dolore-sangue che s'insinua in profondità nel nostro intimo, con gocce di sofferenza che mantengono comunque il loro carattere vitale, ed ED sviluppa di più il concetto del limite, del circoscrivere un'infelicità che altrimenti non riusciremmo più a controllare e a sopportare.


J270 (1861) / F248 (1861)

One life of so much consequence!
Yet I - for it - would pay -
My soul's entire income -
In ceaseless - salary -

One Pearl - to me - so signal -
That I would instant dive -
Although - I knew - to take it -
Would cost me - just a life!

The Sea is full - I know it!
That - does not blur my Gem!
It burns - distinct from all the row -
Intact - in Diadem!

The life is thick - I know it!
Yet - not so dense a crowd -
But Monarchs - are perceptible -
Far down the dustiest Road!

    Una vita di tanta importanza!
Eppure - per essa - pagherei -
L'intera rendita della mia anima -
In incessante - salario -

Una Perla - per me - così pregiata -
Che mi tufferei all'istante -
Benché - sappia - che prenderla -
Mi costerebbe - giusto una vita!

Il Mare è colmo - lo so!
Ciò - non offusca la mia Gemma!
Essa risplende - distinta da tutta la schiera -
Intatta - nel Diadema!

La vita è torbida - lo so!
Eppure - non così densa la massa -
Che i Monarchi - non siano percepibili -
In fondo alla Strada più polverosa!

Richard Sewall, nella sua biografia dickinsoniana (pag. 506), la mette in relazione con la J261-F324: "Sebbene possa essere letta come uno sguardo in due direzioni, religioso e secolare, sembra riflettere l'avvenuta comprensione del prezzo da pagare per la sua vocazione. La 'perla', la 'gemma', il 'diadema', anche se per lei non mancano mai di avere risonanze religiose, sono ormai metafore ben radicate della sua poesia. Qui sta dicendo che il prezzo è degno di essa. Si è tentati di vedere nell'ultima strofa come un ironico commento alle gentili poetesse i cui versi ornavano le colonne del 'Republican' e come la sua previsione sul definitivo verdetto del tempo".
Aggiungerei che la lettura di Sewall dell'ultima strofa può essere agevolmente estesa a quella che la precede, dove il "my" del decimo verso può essere visto come un'orgogliosa rivendicazione del valore della sua 'gemma'.


J271 (1861) / F307 (1862)

A solemn thing - it was - I said -
A woman - white - to be -
And wear - if God should count me fit -
Her blameless mystery -

A hallowed thing - to drop a life
Into the purple well -
Too plummetless - that it return -
Eternity - until -

I pondered how the bliss would look -
And would it feel as big -
When I could take it in my hand -
As hovering - seen - through fog -

And then - the size of this "small" life -
The Sages - call it small -
Swelled - like Horizons - in my vest -
And I sneered - softly - "small"!

    Una cosa solenne - sarebbe - dissi -
Una donna - in bianco - essere -
E indossare - se Dio mi reputasse degna -
Il suo immacolato mistero -

Una cosa sacra - far cadere una vita
Nel pozzo purpureo -
Troppo insondabile - perché ritorni -
Fino - all'Eternità -

Meditai su come sarebbe apparsa la beatitudine -
E se sarebbe sembrata così grande -
Quando avrei potuto prenderla in mano -
Così ondeggiante - vista - attraverso la nebbia -

E allora - la misura di questa "piccola" vita -
I Saggi - la chiamano piccola -
Si gonfiò - come Orizzonti - nella mia veste -
E sprezzai - sommessa - quel "piccola"!

La lettura del secondo verso non può non far pensare al vestito bianco che si vede (in copia) nel museo dickinsoniano sistemato nell'Homestead. La donna in bianco è colei che sceglie, e nello stesso tempo è prescelta in quanto degna, di staccarsi dalla concretezza per immergersi in un mistero che appare da un lato insondabile, e dall'altro così enigmaticamente attraente; un viaggio nel mistero alla ricerca di una beatitudine che riusciremo a comprendere soltanto quando potremo afferrarla concretamente, quando riusciremo a diradare la nebbia che ne nasconde i tratti facendoci intravedere a malapena una forma indistinta, che sfugge a attrae allo stesso tempo. Solo allora potremo guardare con sufficienza chi considera "piccola" una vita che si è allargata fino a comprendere l'infinito cerchio dell'orizzonte.
Nel manoscritto ci sono cinque varianti; ho adottato le quattro che sono sottolineate, come a indicare una preferenza: al verso 5 "hallowed" al posto di "timid" ("timida"); al verso 6 "purple" al posto di "mystic" ("mistico"); al verso 7 "return" al posto di "come back" (come "return"); al verso 15 "vest" al posto di "breast" ("petto"). La quinta variante, non sottolineata, è al verso 12: "glimmering" ("baluginante") al posto di "hovering".


J272 (1861) / F308 (1862)

I breathed enough to take the Trick -
And now, removed from Air -
I simulate the Breath, so well -
That One, to be quite sure -

The Lungs are stirless - must descend
Among the cunning cells -
And touch the Pantomime - Himself,
How cool, the Bellows feels!

    Ho respirato abbastanza da imparare il Trucco -
E ora, rimossa dall'Aria -
Simulo il Respiro, così bene -
Che Uno, per essere del tutto sicuro -

Che i Polmoni siano immobili - deve scendere
Tra le celle esperte -
E toccare la Pantomima - Lui stesso,
Quanto freddi, i Mantici sentirebbe!

La vita e la morte si confondono. Vivere non è altro che un addestramento all'immortalità, quando il corpo dovrà sembrare freddo e immobile anche all'ispezione più ravvicinata, proprio nel momento in cui la vita vera, quella eterna, avrà preso il posto dell'illusione mortale. Nel penultimo verso la morte diventa una "pantomima", una recita che simula il buio del nulla nella luce dell'eternità.
All'ultimo verso ho scelto la variante "cool" al posto di "numb" ("torpidi").


J273 (1861) / F330 (1862)

He put the Belt around my life -
I heard the Buckle snap -
And turned away, imperial,
My Lifetime folding up -
Deliberate, as a Duke would do
A Kingdom's Title Deed -
Henceforth - a Dedicated sort -
A Member of the Cloud -

Yet not too far to come at call -
And do the little Toils
That make the Circuit of the Rest -
And deal occasional smiles
To lives that stoop to notice mine -
And kindly ask it in -
Whose invitation, know you not
For Whom I must decline?

    Mise la Cintura alla mia esistenza -
Sentii la Fibbia scattare -
E si volse altrove, imperiale,
Racchiudendo tutta la mia Vita -
Con cura, come un Duca farebbe
Col Decreto di Assegnazione di un Regno -
Da allora - un soggetto Consacrato -
Un Membro della Nube -

Ma non così lontana da non venire al richiamo -
E compiere le minute Fatiche
Che costituiscono il Percorso degli Altri -
E dedicare occasionali sorrisi
Alle vite che si chinano a notare la mia -
E gentilmente le chiedono di entrare -
Il loro invito, non sapete
A causa di Chi debbo declinare?

La consacrazione di un'esistenza, che proviene dal "lui" del primo verso (La Bulgheroni, nelle note al Meridiano, ipotizza una "iniziazione all'amore divino o umano, o alla vocazione poetica"), è come una cintura che racchiude tutta la vita e la trasforma in qualcosa di immateriale ("Un Membro della Nube"), che di concreto conserva soltanto le "minute Fatiche" del decimo verso, quelle cose che permettono di continuare la vita concreta pur nella consapevolezza di una consacrazione superiore negata agli "Altri" del verso successivo.
Gli ultimi due versi sembrano un'affermazione della necessità della solitudine, di rifuggire da quegli "inviti" che romperebbero l'incantesimo di un mondo interiore rivolto soltanto a celebrare l'incorporea bellezza della condizione descritta nella prima strofa.
Al primo verso ho tradotto "Life" con "Esistenza" per non fare confusione con l'accezione di "vita" (in inglese "waist") come parte anatomica dove, appunto, si mette una cintura.
Il manoscritto è nei fascicoli, con tre varianti che non modificano il senso complessivo della poesia ma rendono sensibilmente diverse alcune immagini: il verso 3 diventa "And left his process - satisfied -" (E abbandonò il suo agire - soddisfatto -"); il verso 9 "Yet, near enough to come at call" (Ma, abbastanza vicina da venire al richiamo") e l'ultimo: "Whose invitation, For this world -" ("Il loro invito, A questo Mondo -").


J274 (1861) / F331 (1862)

The only Ghost I ever saw
Was dressed in Mechlin - so -
He had no sandal on his foot -
And stepped like flakes of snow -

His Gait - was soundless, like a Bird -
But rapid - like the Roe -
His fashions, quaint, Mosaic -
Or haply, Mistletoe -

His conversation - seldom -
His laughter, like the Breeze
That dies away in Dimples
Among the pensive Trees -

Our interview - was transient -
Of me, himself was shy -
And God forbid I look behind -
Since that appalling Day!

    L'unico Fantasma che ho mai visto
Era abbigliato in Mechlin - proprio così -
Non aveva sandali ai piedi -
E camminava come fiocchi di neve -

Il suo Passo - era silenzioso, come un Uccello -
Ma rapido - come il Capriolo -
I modi, antiquati, a Mosaico -
O magari, Vischio -

La conversazione - scarsa -
Il riso, come la Brezza
Che si spegne in Crespe
Fra gli Alberi pensosi-

Il nostro colloquio - fu effimero -
Di me, era timoroso -
E Dio non voglia che mi guardi indietro -
Da quel Giorno spaventoso!

La descrizione dell'incontro con un fantasma, con due registri diversi. Il primo, preponderante visto che comprende quattordici versi su sedici, lo presenta con immagini che non hanno nulla di pauroso: vestito con eleganza, etereo, un po' fuori moda, di poche parole, sorridente, anche se con un riso un po' sfuggente, persino timido e timoroso. Negli ultimi due versi c'è come uno scatto che fa invece diventare spaventoso quell'incontro, tanto da augurarsi di riuscire a cancellarlo dalla mente, a non riviverlo nemmeno nel ricordo.
Due possibili interpretazioni, riferite proprio a questo contrasto tra le immagini iniziali e quella finale: il fantasma è la morte, che si presenta magari in vesti dimesse e anche accattivanti, per dispiegare poi il suo orrore, oppure il fantasma è solo il simbolo incorporeo dei tormenti che punteggiano la nostra esistenza, tormenti che spesso si nascondono nel normale corso dell'esistenza e poi ci colpiscono con tutta la loro durezza.
Tra le due letture preferisco la seconda: mi sembra infatti difficile identificare la morte in qualcosa che ha timore di noi (v. 14), anche se queste due diverse angolazioni possono essere replicate a proposito della J281-F341, dove l'identificazione tra il fantasma e il tormento è più chiara, ma dove la morte è comunque citata, stavolta in modo esplicito.
"Mechlin" (v. 2 - anche "Mechelen") è una città delle Fiandre famosa per i merletti. Al verso 5 ho scelto la variante "Gait" al posto di "Mien" ("aspetto, atteggiamento").


J275 (1861) / F332 (1862)

Doubt Me! My Dim Companion!
Why, God, would be content
With but a fraction of the Life -
Poured thee, without a stint -
The whole of me - forever -
What more the Woman can,
Say quick, that I may dower thee
With last Delight I own!

It cannot be my Spirit -
For that was thine, before -
I ceded all of Dust I knew -
What Opulence the more
Had I - a freckled Maiden,
Whose farthest of Degree,
Was - that she might -
Some distant Heaven,
Dwell timidly, with thee!

Sift her, from Brow to Barefoot!
Strain till your last Surmise -
Drop, like a Tapestry, away,
Before the Fire's Eyes -
Winnow her finest fondness -
But hallow just the snow
Intact, in Everlasting flake -
Oh, Caviler, for you!

    Dubiti di Me! Mio Incerto Compagno!
Ma come, Dio, sarebbe soddisfatto
Con solo una frazione della Vita -
Riversata a te, senza risparmio -
Tutta me stessa - per sempre -
Cos'altro può una Donna,
Dillo subito, ch'io possa offrirtelo
Insieme all'ultima Gioia che ho!

Non potrà essere il mio Spirito -
Perché quello fu tuo, prima -
Ho dato ogni Polvere che conosco -
Quale altra Ricchezza
Ho io - una lentigginosa Fanciulla,
La cui massima Aspirazione,
Sarebbe - di poter -
In qualche remoto Cielo,
Dimorare timidamente, con te!

Esaminala, dalla Testa ai Piedi!
Insisti finché il tuo ultimo Dubbio -
Si dilegui, come un Arazzo,
Di fronte ad Occhi Ardenti -
Vaglia la sua purissima tenerezza -
Ma benedici poi la neve
Intatta, in Perpetui fiocchi -
Oh, Cavilloso, per te!

Il dubbio dell'amato diventa espediente per descrivere un amore totalizzante, che comprende il corpo e lo spirito e si sublima negli ultimi versi nella "finest fondness" di quei candidi fiocchi di neve.
Nei versi 20 e 21 un'immagine che leggo così: "si dilegui, come farebbe un arazzo davanti a occhi talmente ardenti che rischierebbero di bruciarlo".


J276 (1861) / F333 (1862)

Many a phrase has the English language -
I have heard but one -
Low as the laughter of the Cricket,
Loud, as the Thunder's Tongue -

Murmuring, like old Caspian Choirs,
When the Tide's a'lull -
Saying itself in new inflection -
Like a Whippowil -

Breaking in bright Orthography
On my simple sleep -
Thundering it's Prospective -
Till I stir, and weep -

Not for the Sorrow, done me -
But the push of Joy -
Say it again, Saxon!
Hush - Only to me!

    Molte frasi ha la lingua Inglese -
Io ne ho udita solo una -
Bassa come il riso del Grillo,
Sonora, come la Lingua del Tuono -

Mormora, come antiche Corali del Caspio,
Quando la Marea si arresta -
Si esprime in nuove inflessioni -
Come un Caprimulgo -

Irrompe con brillante Ortografia
Nel mio semplice sonno -
Fa tuonare i suoi Presagi -
Finché mi scuoto, e piango -

Non per il Dolore, che mi ha dato -
Ma per lo sprone alla Gioia -
Dilla ancora, Sassone!
Sottovoce - Solo a me!

La "struttura a indovinello irrisolto" (Bacigalupo) di questa poesia stuzzica la ricerca di una soluzione, ma sembra proprio che ce ne sia una sola: quale può essere la frase inglese che racchiude in sé tutte le immagini evocate nelle tre strofe iniziali, che fa piangere di gioia ad ascoltarla, se non "I love you"?
Forse c'è anche un piccolo indizio: nel secondo verso ED scrive "Io ne ho udita solo una" e, nel verso successivo, ci si potrebbe aspettare che la frase venga esplicitata; in realtà il terzo verso avvia le immagini evocate dalla frase misteriosa, ma inizia con una parola, "low", che potrebbe implicitamente suggerire un "love".
Per il "Sassone" del penultimo verso mi sembra pertinente la descrizione di Bacigalupo: "La lingua, evocata nell'inizio quasi didascalico, nella chiusa si trasforma quasi in un amante, chiamato più familiarmente 'Sassone', il che lascia forse intendere quale sia la frase segreta."


J277 (1861) / F305 (1862)

What if I say I shall not wait!
What if I burst the fleshly Gate -
And pass escaped - to thee!

What if I file this mortal - off -
See where it hurt me - That's enough -
And step in Liberty!

They cannot take me - any more!
Dungeons can call - and Guns implore
Unmeaning - now - to me -

As laughter - was - an hour ago -
Or Laces - or a Travelling Show -
Or who died - yesterday!

    E se dicessi che non aspetterò!
E se mi lanciassi oltre la carnale Barriera -
E traversandola scappassi - verso te!

E se scavassi questo mortale - a fondo -
Per vedere dove mi fa male - Basterebbe -
E via verso la Libertà!

Non mi riprenderanno - mai più!
Invochino Prigioni - implorino Fucili
Insignificanti - ora - per me -

Come il riso - era - un'ora fa -
O Pizzi - o un Circo -
O chi morì - ieri!

Il sogno di una ribellione alle convenzioni che soffocano la nostra vita, di superare una barriera che sembra invalicabile per unirsi all'amato ("to thee" - v. 3) e godere di una libertà ("in Liberty" - v. 6) troppe volte repressa. Decidere di compiere un atto di così forte rottura sarebbe imboccare una strada che non prevede ritorno, godere di un mondo vagheggiato, nel quale tutto ciò che riempie il nostro ci sembrerebbe ormai lontano e privo di senso.


J278 (1861) / F306 (1862)

A Shady friend - for Torrid days -
Is easier to find -
Than one of higher temperature
For Frigid - hour of mind -

The Vane a little to the East -
Scares Muslin souls - away -
If Broadcloth Hearts are firmer -
Than those of Organdy -

Who is to blame? The Weaver?
Ah, the bewildering thread!
The Tapestries of Paradise
So notelessly - are made!

    Un Ombroso amico - per Torridi giorni -
È più facile da trovare -
Che uno di più alta temperatura
Per una Gelida - ora della mente -

La Banderuola un poco verso Est -
Mette in fuga - le anime di Mussolina -
Se i Cuori di Lana sono più risoluti -
Di quelli di Organza -

Chi incolpare? Il Tessitore?
Ah, lo sconcertante filo!
Gli Arazzi del Paradiso
Con trame impalpabili - son fatti!

È facile trovare amicizia nell'abbondanza, molto più difficile trovare chi condivida i momenti di dolore e di gelo interiore. Di chi è la colpa, per questa imperfetta tessitura dei nostri caratteri mortali? forse del tessitore? Difficile rispondere, visto che gli arazzi del Paradiso sono così impalpabili, sono fatti con fili così estranei a noi da risultare impossibile decifrarne il senso.
Al verso 7 "Broadcloth" significa: "Un tipo di tessuto di lana, chiamato così per il suo spessore [breadth]"; ho tradotto semplicemente con "lana" per non appesantire il verso, visto che rimane comunque il contrasto con l'organza del verso successivo.


J279 (1861) / F338 (1862)

Tie the Strings to my Life, My Lord,
Then, I am ready to go!
Just a look at the Horses -
Rapid! That will do!

Put me in on the firmest side -
So I shall never fall -
For we must ride to the Judgment -
And it's partly, down Hill -

But never I mind the steepest -
And never I mind the Sea -
Held fast in Everlasting Race -
By my own Choice, and Thee -

Goodbye to the Life I used to live -
And the World I used to know -
And kiss the Hills, for me, just once -
Now - I am ready to go!

    Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,
Poi, sarò pronta ad andare!
Solo un'occhiata ai Cavalli -
In fretta! Potrà bastare!

Mettimi dal lato più sicuro -
Così non cadrò -
Perché dobbiamo andare al Giudizio -
E in parte, ripido il Pendio -

Ma non mi curo dei precipizi -
E non mi curo del Mare -
Resa salda nell'Immortale Corsa -
Dalla mia stessa Scelta, e da Te -

Addio alla Vita che vivevo -
E al Mondo che conoscevo -
E baciate le Colline, per me, basta una volta -
Ora - sono pronta ad andare!

Un risoluto addio alla vita, stavolta non intaccato dai tentennamenti del dubbio. Si deve andare? ebbene, si vada. Basta un fuggevole saluto alla vita e al mondo che conosciamo, e poi possiamo lasciarci andare a quel misterioso precipizio che ci porterà verso l'immortalità, accompagnati da un Dio che in questa poesia diventa una guida alla quale affidarsi con cieca fiducia, scegliendo una fede senza domande e senza paura.


J280 (1861) / F340 (1862)

I felt a Funeral, in my Brain,
And Mourners to and fro
Kept treading - treading - till it seemed
That Sense was breaking through -

And when they all were seated,
A Service, like a Drum -
Kept beating - beating - till I thought
My Mind was going numb -

And then I heard them lift a Box
And creak across my Soul
With those same Boots of Lead, again,
Then Space - began to toll,

As all the Heavens were a Bell,
And Being, but an Ear,
And I, and Silence, some strange Race
Wrecked, solitary, here -

And then a Plank in Reason, broke,
And I dropped down, and down -
And hit a World, at every plunge,
And Finished knowing - then -

    Sentivo un Funerale, nel Cervello,
E i Dolenti avanti e indietro
Andavano - andavano - finché sembrò
Che il Senso fosse frantumato -

E quando tutti furono seduti,
Una Funzione, come un Tamburo -
Batteva - batteva - finché pensai
Che la Mente si fosse intorpidita -

E poi li udii sollevare una Cassa
E cigolare di traverso all'Anima
Con quegli stessi Stivali di Piombo, ancora,
Poi lo Spazio - iniziò a rintoccare,

Come se tutti i Cieli fossero una Campana,
E l'Esistenza, solo un Orecchio,
Ed io, e il Silenzio, una Razza estranea
Naufragata, solitaria, qui -

E poi un'Asse nella Ragione, si spezzò,
E caddi giù, e giù -
E urtai contro un Mondo, a ogni tuffo,
E Finii di sapere - allora -

La morte vista in soggettiva, dalla parte di chi la subisce, in un racconto vivido e particolareggiato dei preparativi per il funerale, scandito all'inizio dalle ripetizioni nei versi 3 e 7, che trasmettono la sensazione di una coscienza che sente ancora i suoni del mondo intorno a sé, ma ormai da lontano, come accade quando ascoltiamo qualcosa attraverso un'eco. Nell'ultima strofa il momento finale e definitivo: lo spezzarsi della consapevolezza, la caduta infinita molto simile a quella che spesso proviamo nei nostri sogni, con l'ultimo verso che sembra mettere improvvisamente da parte la nostra individualità cosciente, per gettarci in un luogo che può essere quello in cui non c'è bisogno di sapere, perché non esiste più mistero, ma anche il vuoto del nulla eterno, dove il "sapere" non ha più ragione di esistere.


J281 (1861) / F341 (1862)

'Tis so appalling - it exhilarates -
So over Horror, it half captivates -
The Soul stares after it, secure -
To know the worst, leaves no dread more -

To scan a Ghost, is faint -
But grappling, conquers it -
How easy, Torment, now -
Suspense kept sawing so -

The Truth, is Bald, and Cold -
But that will hold -
If any are not sure -
We show them - prayer -
But we, who know,
Stop hoping, now -

Looking at Death, is Dying -
Just let go the Breath -
And not the pillow at your cheek
So slumbereth -

Others, can wrestle -
Your's, is done -
And so of Wo, bleak dreaded - come,
It sets the Fright at liberty -
And Terror's free -
Gay, Ghastly, Holiday!

    È talmente terrificante - che diventa esilarante -
Tanto al di sopra dell'Orrore, che quasi attrae -
L'Anima fissa oltre lo sguardo, sicura -
Conoscere il peggio, non lascia spazio all'angoscia -

Scrutare un Fantasma, è vago -
Ma afferrandolo, lo si conquista -
Come facilmente, il Tormento, ora -
L'incertezza stava così dilaniando -

La Verità, è Nuda, e Fredda -
Ma è quella che sorreggerà -
Se qualcuno non è sicuro -
Mostriamo loro - la preghiera -
Ma noi, che sappiamo,
Smettiamo di sperare, ora -

Guardare alla Morte, è Morire -
Basta lasciar andare il Fiato -
E nemmeno il cuscino sulla guancia
Così assopita -

Altri, possono lottare -
Per te, è finita -
E così del Dolore, il temuto squallore - arriva,
Mette la Paura in libertà -
E il Terrore è libero -
Gaia, Agghiacciante, Festa!

Il soggetto diventa esplicito nel primo verso della quarta strofa: la morte che ci terrorizza e verso la quale abbiamo un'unica difesa, afferrarla e farla nostra, farla rientrare in una "verità" che ne comprenda l'inevitabilità. Solo così, solo fissando lo sguardo oltre, possiamo in un certo senso ignorare la morte, facendola diventare un semplice passaggio di quel misterioso ciclo che ci ha portati a vivere e poi a morire. Una volta accettata questa verità, possiamo lasciare agli altri la preghiera, il tentativo di scongiurare un qualcosa che è invece razionalmente certo, e mettere da parte la segreta e inconfessata speranza di ognuno di noi, quella di riuscire a sconfiggere la morte.
La caratteristica più evidente di questa poesia è l'uso insistito e variato di termini che denotano, paura, orrore, spavento: "appalling, horror, dread, torment, fright, terror, ghastly", come a voler connotare in modo univoco quella morte la cui completa negatività può essere mitigata solo dal "guardare oltre" del terzo verso, e dall'accettare la nuda e fredda verità dell'apertura della terza strofa, conclusa da quello "Stop hoping" che non lascia comunque spazi di speranza.
Per il quarto verso c'è una variante sostitutiva: "A Sepulchre, fears frost, no more -" ("Un Sepolcro, teme il gelo, null'altro -").


J282 (1861) / F342 (1862)

How noteless Men, and Pleiads, stand,
Until a sudden sky
Reveals the fact that One is rapt
Forever from the Eye -

Members of the Invisible,
Existing, while we stare,
In Leagueless Opportunity,
O'ertakenless, as the Air -

Why did'nt we detain Them?
The Heavens with a smile,
Sweep by our disappointed Heads
Without a syllable -

    Quanti Uomini, e Pleiadi, restano anonimi,
Finché un inaspettato cielo
Rivela il fatto che Uno è rapito
Per sempre allo Sguardo -

Membri dell'Invisibile,
Che esistono, mentre osserviamo,
In Possibilità al di là dello Spazio,
Imprendibili, come l'Aria -

Perché non Li trattenemmo?
I Cieli con un sorriso,
Scorrono sulle nostre Teste deluse
Senza una sillaba -

Nei primi versi l'anonima folla umana, paragonata a quella delle stelle nel cielo, sembra assumere individualità solo con la morte, un'individualità che permette a chi resta di notarne l'assenza, come se in un cielo familiare ma indistinto notassimo un'improvvisa mancanza, che ci rende consapevoli del fatto che là c'era prima qualcosa che ora esiste solo in spazi sconosciuti, al di là delle nostre possibilità di comprensione.
L'ultima strofa inizia con una domanda della quale viene subito evidenziata l'ingenuità: i cieli ne sorridono, muti perché la risposta non è di questa terra.


J283 (1861) / F254 (1861)

A Mien to move a Queen -
Half Child - Half Heroine -
An Orleans in the Eye
That puts it's manner by
For humbler Company
When none are near
Even a Tear -
It's frequent Visitor -

A Bonnet like a Duke -
And yet a Wren's Peruke
Were not so shy
Of Goer by -
And Hands - so slight -
They would elate a sprite
With merriment -

A Voice that alters - Low
And on the Ear can go
Like Let of Snow -
Or shift supreme -
As tone of Realm
On Subjects Diadem -

Too small - to fear -
Too distant - to endear -
And so Men Compromise -
And just - revere -

    Un Aspetto da smuovere una Regina -
Metà Fanciulla - Metà Eroina -
Un Orleans negli Occhi
Che smentisce i suoi modi
Per la più umile Compagnia
Quando nessuno è vicino
Anche una Lacrima -
È sua frequente Visitatrice -

Un Cappellino come un Duca -
Eppure una Parrucca di Scricciolo
Non sarebbe così timorosa
Di Uno che passa di là -
E Mani - così sottili -
Che farebbero impazzire un folletto
Dalla felicità -

Una Voce che modula - Bassa
E all'Orecchio arriva
Come un'Eco di Neve -
O si eleva superba -
Come suono di Reame
Sui Sudditi della Corona -

Troppo piccola - per intimorire -
Troppo distante - da amare -
E così gli Uomini si Adattano -
E semplicemente - la venerano -

Ha l'aspetto di un indovinello, che non ho risolto. Nella nota del Meridiano la Bulgheroni scrive: "In questo ritratto di donna si è riconosciuta Kate Scott Anthon che è celebrata anche nelle lettere per la sua regalità. Altri vi scorgono un autoritratto per le allusioni a un regno diminuitivo nell'ultima strofa. Emily potrebbe aver proiettato l'immagine di sé nell'amica creando un personaggio autonomo." Dello stesso parere, almeno per quanto riguarda l'identificazione con un personaggio femminile, è Judith Pascoe, in "The House Encore Me So" Emily Dickinson and Jenny Lind ("The Emily Dickinson Journal", vol. 1, No. 1, Spring 1992, pp. 1-18), dove si ipotizza che la misteriosa protagonista della poesia possa essere il soprano svedese Jenny Lind, che "aveva impressionato la regina Vittoria e il cui grande fascino aveva suscitato in lei [la Dickinson] un'aria di esilio." (vedi la lettera ad Austin del 6 luglio 1851- L46 - nella quale ED descrive il concerto di Jenny Lind a cui aveva assistito insieme ai genitori e alla sorella).
Queste "soluzioni" che identificano nel soggetto della poesia una donna non hanno tuttavia un'evidenza concreta, visto che l'unico termine sicuramente al femminile è "heroine" nel secondo verso e i pronomi possessivi dei versi 4 e 8 sono neutri. D'altra parte la descrizione "sonora" dell'inizio della terza strofa sembra escludere qualcosa di inanimato e, perciò, l'alternativa a un personaggio umano femminile può essere soltanto un animale o, più precisamente, un piccolo animale, visto il "timore" del verso 11 e le "mani - così sottili" del verso 13.


J284 (1861) / F255 (1861)

The Drop, that wrestles in the Sea -
Forgets her own locality
As I, in Thee -

She knows herself an Offering small -
Yet small, she sighs, if all, is all,
How larger - be?

The Ocean, smiles at her conceit -
But she, forgetting Amphitrite -
Pleads "Me"?

    La Goccia, che combatte nel Mare -
Perde l'orientamento
Come Io, in Te -

Sa di essere una piccola Offerta -
Sebbene piccola, sospira, se il tutto, è tutto,
Come più grande - essere?

L'Oceano, sorride alla sua presunzione -
Ma lei, dimenticando Anfitrite -
Supplica "Io"?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. In un'altra copia, inviata a Samuel Bowles nella seconda metà del 1861, al verso 3 c'è "toward" ("verso") al posto di "in" e al verso 4 "incense" ("incenso") al posto di "Offering" ("incense" è anche indicato come variante a "Offering" nella copia nei fascicoli).

Perdersi nell'altro (per amore, per ammirazione?) è come essere una goccia insignificante nell'immensità del mare, ma, pur consapevole di questo, l'anelito è quello di esprimere la propria individualità, di diventare "più grande" (v. 6) ed essere così più visibile all'altro. Nell'ultima strofa il richiamo ad Anfitrite lo leggo come uno scatto di orgoglio, come se ED dicesse: "implorare semplicemente il riconoscimento della propria individualità (ultimo verso) significa dimenticare che nel mare possono esserci i gioielli più preziosi, come quelli custoditi da Anfitrite.
Anfitrite era una delle Nereidi, sposa di Posidone. Nelle sue grotte sottomarine custodiva gioielli degni della regina del mare. È raffigurata, insieme a Posidone, nella famosa saliera di Francesco I di Benvenuto Cellini, ora di nuovo al Kunsthistorisches Museum di Vienna dopo essere stata rubata l'11 maggio 2003 e ritrovata il 21 gennaio 2006.


J285 (1861) / F256 (1861)

The Robin's my Criterion for Tune -
Because I grow - where Robins do -
But, were I Cuckoo born -
I'd swear by him -
The ode familiar - rules the Noon -
The Buttercup's, my Whim for Bloom -
Because, we're Orchard sprung -
But, were I Britain born,
I'd Daisies spurn -

None but the Nut - October fit -
Because, through dropping it,
The Seasons flit - I'm taught -
Without the Snow's Tableau
Winter, were lie - to me -
Because I see - New Englandly -
The Queen, discerns like me -
Provincially -

    Il Pettirosso è il mio Criterio di Melodia -
Perché cresco - dove cresce il Pettirosso -
Ma, fossi nata Cuculo -
Giurerei su lui -
L'ode familiare - scandisce il Mezzogiorno -
È il Ranuncolo, il mio Capriccio tra i Fiori -
Perché, siamo sbocciati dal Frutteto -
Ma, fossi nata Britannica,
Sdegnerei le Margherite -

Nulla più della Noce - s'adatta a Ottobre -
Perché, quando cade,
Le Stagioni migrano - mi hanno insegnato -
Senza lo Scenario della Neve
L'Inverno, sarebbe una frode - per me -
Perché io vedo - al modo del New England -
La Regina, discerne come me -
In modo provinciale -

Il mondo che conosciamo è quello che è intorno a noi, perciò tutti, anche le regine, guardano alle cose in modo "provinciale", legato al posto in cui si è nati, alla natura che ci circonda e alle sue manifestazioni locali.


J286 (1861) / F243 (1861)

That after Horror - that 'twas us -
That passed the mouldering Pier -
Just as the Granite Crumb let go -
Our Savior, by a Hair -

A second more, had dropped too deep
For Fisherman to plumb -
The very profile of the Thought
Puts Recollection numb -

The possibility - to pass
Without a moment's Bell -
Into Conjecture's presence -
Is like a Face of Steel -
That suddenly looks into our's
With a metallic grin -
The Cordiality of Death -
Who drills his Welcome in -

    Quell'Orrore retrospettivo - che fummo noi -
A oltrepassare il Pontile pericolante -
Proprio mentre quel Briciolo di Granito si staccava -
Nostro Salvatore, per un Capello -

Un secondo di più, saremmo caduti troppo a fondo
Per lo scandaglio del Pescatore -
Il solo profilo del Pensiero
Raggela il Ricordo -

La possibilità - di passare
Senza il Rintocco di un attimo -
Alla presenza della Congettura -
È come un Volto d'Acciaio -
Che d'un tratto si fissi sul nostro
Con un ghigno metallico -
La Cordialità della Morte -
Che incide il suo Benvenuto -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. La sola ultima strofa è in calce a una lettera a Higginson della fine del 1862 (L282).

Un istante può separarci dalla vita o dalla morte; quando ci accorgiamo che quell'istante è passato guardiamo a quel labile confine che abbiamo scansato per un pelo come a qualcosa che ci ha salvati da una caduta in abissi talmente profondi da eludere qualsiasi misura, qualsiasi salvezza.
Nell'ultima strofa quell'istante è visto invece dalla parte opposta: quando l'esito di quel passare sarà la morte, quando ci troveremo improvvisamente ("Senza il Rintocco di un Attimo") di fronte a un mistero che si presenta ai nostri occhi mortali come un ghigno metallico, duro come l'acciaio perché resiste a ogni tentativo di comprensione.
È una poesia che è stata molto commentata, con esiti diversi e talvolta opposti. Interessante la breve ricostruzione di alcune letture critiche fatta da Marisa Bulgheroni nelle note al Meridiano: "I critici americani hanno variamente interpretato il v. 4: Sharon Cameron lo dilata a significare If we had dropped a hair further, we would have met our savior, nel senso di: «un capello ci divideva dall'incontro con il Salvatore», ossia dalla morte certa e dal mistero dell'aldilà. Cynthia Griffin Wolff legge, senza alterare la sintassi: «l'atomo di granito lascia cadere / per un capello, il nostro Salvatore», convinta che il verso segnali l'ipotesi di una morte del divino."


J287 (1861) / F259 (1861)

A Clock stopped -
Not the Mantel's -
Geneva's farthest skill
Cant put the puppet bowing -
That just now dangled still -

An awe came on the Trinket!
The Figures hunched - with pain -
Then quivered out of Decimals -
Into Degreeless noon -

It will not stir for Doctor's -
This Pendulum of snow -
This Shopman importunes it -
While cool - concernless No -

Nods from the Gilded pointers -
Nods from the Seconds slim -
Decades of Arrogance between
The Dial life -
And Him -

    Un Orologio si fermò -
Non della Mensola -
Il più remoto ingegno di Ginevra
Non potrà far curvare la marionetta -
Che adesso ciondola immobile -

Uno sgomento assalì il Gingillo!
Le Cifre s'incurvarono - dal dolore -
Poi oscillarono oltre i Decimali -
In un mezzogiorno senza Gradi -

Nessun Dottore scuoterà -
Questo Pendolo di neve -
Il Bottegaio lo importuna -
Mentre un freddo - impassibile No -

Annuisce dalle lancette Dorate -
Annuisce dai Secondi sottili -
Decadi di Arroganza tra
La vita del Quadrante -
E Lei -

L'orologio del primo verso è la vita, il cui tempo, bloccato dalla morte, non potrà più essere risvegliato da nulla. Negli ultimi tre versi l'immagine è quella di una morte ("Him" nell'ultimo verso) arrogante che ha aspettato paziente qualche decade, perfettamente consapevole che la sua vittoria sulla "vita del Quadrante" sarebbe prima o poi arrivata.


J288 (1861) / F260 (1861)

I'm Nobody! Who are you?
Are you - Nobody - too?
Then there's a pair of us!
Don't tell! they'd advertise - you know!

How dreary - to be - Somebody!
How public - like a Frog -
To tell one's name - the livelong June -
To an admiring Bog!

    Io non sono Nessuno! Chi sei tu?
Sei - Nessuno - anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! spargerebbero la voce - lo sai!

Com'è squallido - essere - Qualcuno!
Com'è ordinario - come una Rana -
Dire il proprio nome - per tutto giugno -
A un Pantano ammirato!

Un paradossale elogio dell'anonimato, a cui fa da contraltare lo squallore di una fama sparsa ai quattro venti, che si riduce al gracidio orgoglioso di una rana ammirata dai suoi simili in un fangoso pantano. Inevitabile pensare alla "pubblicazione", così come descritta, per esempio, nella J709-F788: "Publication - is the Auction / Of the Mind of Man -".
Ho adottato due varianti sottolineate nel manoscritto: al verso 4 "advertise" al posto di "banish us" ("ci bandirebbero") e al verso 7 "one's" al posto di "your" ("il tuo").
La variante al verso 4 ne cambia sensibilmente il senso: "advertise" esplicita il paradosso: un anonimato che venisse divulgato cesserebbe di essere tale; "banish us" pone invece l'accento sulla condanna sociale di chi non ama esporsi, di chi non cerca legittimazione attraverso la "pubblicità" della propria identità e viene visto come qualcuno da bandire, visto che non ama socializzare.


J289 (1861) / F311 (1862)

I know some lonely Houses off the Road
A Robber'd like the look of -
Wooden barred,
And Windows hanging low,
Inviting to -
A Portico,
Where two could creep -
One - hand the Tools -
The other peep -
To make sure all's asleep -
Old fashioned eyes -
Not easy to surprise!

How orderly the Kitchen'd look, by night,
With just a Clock -
But they could gag the Tick -
And Mice wont bark -
And so the Walls - dont tell -
None - will -

A pair of Spectacles ajar just stir -
An Almanac's aware -
Was it the Mat - winked,
Or a nervous Star?
The Moon - slides down the stair,
To see who's there!

There's plunder - where -
Tankard, or Spoon -
Earring - or Stone -
A Watch - Some Ancient Brooch
To match the Grandmama -
Staid sleeping - there -

Day - rattles - too -
Stealth's - slow -
The Sun has got as far
As the third Sycamore -
Screams Chanticleer
"Who's there"?

And Echoes - Trains away,
Sneer - "Where"!
While the old Couple, just astir,
Fancy the Sunrise - left the door ajar!

    So di Case solitarie lontane dalla Strada
Il cui aspetto piacerebbe a un Ladro -
Sbarre di legno,
E Finestre a portata di mano,
Invitanti -
Un Portico,
Dove in due potrebbero strisciare -
Uno - che porta gli Arnesi -
L'altro che spia -
Per accertarsi che tutti dormano -
Occhi all'antica -
Non facili da sorprendere!

Come apparirebbe ordinata la Cucina, di notte,
Giusto un Orologio -
Ma potrebbero imbavagliare il Ticchettio -
E il Topo non abbaierà -
E così i Muri - non diranno -
Nulla -

Un paio d'Occhiali semiaperti si stendono -
Un Calendario sembra guardingo -
Era lo Zerbino - quel brillio,
O una Stella nervosa?
La Luna - scivola giù per le scale,
Per vedere chi è là!

C'è bottino - dove -
Un Boccale, o un Cucchiaio -
Orecchini - o una Gemma -
Un Orologio - Qualche Antica Spilla
Adeguata alla Nonna -
Stanno dormendo - là -

Il giorno - fa rumore - troppo -
Lento - è il furto -
Il Sole è arrivato fino
Al terzo Sicomoro -
Strilla il Gallo
"Chi è là"!

Ed Echi - in Rintocchi lontani,
Sogghignano - "Dove"!
Mentre l'anziana Coppia, appena alzata,
Crede l'Alba - abbia socchiuso la porta!

L'espediente di mettere in scena un ladro che entra furtivo ed esperto in una casa permette a ED di descrivercela, di farcela vedere meglio con gli occhi "old fashioned" di quel ladro esperto, che sa dove guardare.
Nel primo verso dell'ultima strofa ho tradotto "Trains away" con "in Rintocchi lontani" usando una definizione del Webster per "Train": "Il numero di battiti che fa un orologio in un certo spazio di tempo" e pensando all'orologio della seconda strofa.


J290 (1861) / F319 (1862)

Of Bronze - and Blaze -
The North - tonight -
So adequate - it forms -
So preconcerted with itself -
So distant - to alarms -
And Unconcern so sovreign
To Universe, or me -
Infects my simple spirit
With Taints of Majesty -
Till I take vaster attitudes -
And strut upon my stem -
Disdaining Men, and Oxygen,
For Arrogance of them -

My Splendors, are Menagerie -
But their Completeless Show
Will entertain the Centuries
When I, am long ago,
An Island in dishonored Grass -
Whom none but Daisies, know.

    Di Bronzo - e Braci -
Il Nord - stanotte -
Così adeguato - prende forma -
Così prestabilito tra sé e sé -
Così distante - dagli affanni -
E con una così sovrana Indifferenza
Per l'Universo, o per me -
Contagia il mio spirito semplice
Con Tracce di Maestà -
Finché assumo più vasti atteggiamenti -
E mi ergo sul mio stelo -
Disdegnando gli Uomini, e l'Ossigeno,
Per l'Arroganza di quelle -

I miei Splendori, sono un Circo -
Ma il loro Incompiuto Spettacolo
Intratterrà i Secoli
Quando io, sarò ormai da tempo,
Un'Isola nell'Erba disonorata -
Che soltanto le Margherite, conoscono.

Lo spettacolo grandioso e misterioso di un'aurora boreale (evocata nel primo verso con un'allitterazione che ho cercato di riprodurre nella traduzione) così lontana dagli affanni della vita mortale (v. 5) e indifferente sia ai misteri dell'universo che a quelli della vita (vv. 6-7) sembra contagiare chi la guarda (vv. 7-8) trasmettendogli parte della sua orgogliosa magnificenza. Subito dopo però, nella seconda strofa, emerge la consapevolezza della caducità della vita mortale, toccata dalla maestosa grandezza degli eventi naturali, ma destinata a durare lo spazio di un istante e a giacere nell'erba anonima di un cimitero (ultimi tre versi) , mentre il "loro incompiuto spettacolo intratterrà i secoli" (vv. 16-17).
In una lettera del 1° ottobre 1851 al fratello Austin (L53), ED descrive così un'aurora boreale: "There was quite an excitement in the village Monday evening. We were all startled by a violent church bell ring, and thinking of nothing but fire, rushed out in the street to see. The sky was a beautiful red, bordering on a crimson, and rays of a gold pink color were constantly shooting off from a kind of sun in the centre. People were alarmed at this beautiful Phenomenon, supposing that fires somewhere were coloring the sky. The exhibition lasted for nearly 15. minutes, and the streets were full of people wondering and admiring. Father happened to see it among the very first and rang the bell himself to call attention to it." ("C'è stata davvero molta eccitazione in paese lunedì sera. Siamo stati tutti svegliati all'improvviso da un violento scampanio, e pensando a nient'altro che a un incendio, ci siamo precipitati in strada a vedere. Il cielo era di un bellissimo rosso bordato di cremisi, e raggi di un color rosa dorato si sprigionavano in continuazione da una sorta di sole al centro. La gente era allarmata da questo bellissimo Fenomeno, supponendo che un qualche incendio chissà dove stesse colorando il cielo. Lo spettacolo durò per quasi quindici minuti, e le strade erano piene di gente meravigliata e ammirata. Il babbo fu per caso tra i primissimi a vederlo e lui stesso suonò le campane per richiamare l'attenzione.").


J291 (1861) / F327 (1862)

How the old Mountains drip with Sunset
How the Hemlocks burn -
How the Dun Brake is draped in Cinder
By the Wizard Sun -

How the old Steeples hand the Scarlet
Till the Ball is full -
Have I the lip of the Flamingo
That I dare to tell?

Then, how the Fire ebbs like Billows -
Touching all the Grass
With a departing - Sapphire - feature -
As a Duchess passed -

How a small Dusk crawls on the Village
Till the Houses blot
And the odd Flambeau, no men carry
Glimmer on the Street -

How it is Night - in Nest and Kennel -
And where was the Wood -
Just a Dome of Abyss is Bowing
Into Solitude -

These are the Visions flitted Guido -
Titian - never told -
Domenichino dropped his pencil -
Paralyzed, with Gold -

    Come i vecchi Monti grondano di Tramonto
Come gli Abeti fiammeggiano -
Come la Felce Bruna è drappeggiata di Brace
Dal Sole Stregone -

Come i vecchi Campanili afferrano lo Scarlatto
Finché il Globo ne è colmo -
Ho il labbro del Fenicottero
Per osare dirlo?

Poi, come il Fuoco rifluisce a Ondate -
Sfiorando tutta l'Erba
Con un fuggente - aspetto - di Zaffiro -
Come se passasse una Duchessa -

Come un piccolo Imbrunire striscia sul Villaggio
Fino a oscurare le Case
E la sporadica Lampada, che nessuno regge
Luccica sulla Via -

Come si fa Notte - nel Nido e nella Tana -
E dov'era il Bosco -
Solo una Cupola d'Abisso si Ripiega
Nella Solitudine -

Queste sono le Visioni sfuggite a Guido -
Tiziano - non le raccontò mai -
Domenichino lasciò cadere il pennello -
Paralizzato, dall'Oro -

L'indicibile bellezza di un tramonto, descritto man mano nel suo svilupparsi: dagli abeti fiammeggianti del secondo verso alle notturne "cupole d'abisso" del verso 19. Per raccontare questa bellezza non basterebbe "il labbro del fenicottero", e nemmeno i più grandi pittori, evocati nell'ultima strofa, sono mai riusciti a catturarne per intero il fascino potente e misterioso, abbagliati da quell'oro che sfugge a qualsiasi descrizione.
La poesia è costellata da immagini che sorprendono quasi quanto lo farebbe la visione degli eventi che descrivono, con una inventiva che sembra inesauribile; quasi ogni verso ne contiene una, mai convenzionale, in un susseguirsi di fantasia che ci porta quasi a dar torto a ED: forse qualcuno ci è riuscito a descrivere questo indicibile tramonto.
Nel primo verso dell'ultima strofa "Guido" è Guido Reni.
Nel manoscritto ci sono molte varianti, riporto le due relative a versi interi: v. 19 "Acres of Masts are standing" ("Acri di Pennoni stanno ritti"); v. 24 "Powerless to unfold -" ("Impotente a dischiuderle -").


J292 (1861) / F329 (1862)

If your Nerve, deny you -
Go above your Nerve -
He can lean against the Grave,
If he fear to swerve -

That's a steady posture -
Never any bend
Held of those Brass arms -
Best Giant made -

If your Soul seesaw -
Lift the Flesh door -
The Poltroon wants Oxygen -
Nothing more -

    Se il Coraggio, ti è negato -
Va oltre il Coraggio -
Può appoggiarsi alla Tomba,
Se ha paura di deviare -

È una stabile postura -
Nessuno si piega mai
Retto da quelle braccia di Bronzo -
Le migliori che un Gigante ha fatto -

Se l'Anima vacilla -
Solleva la porta della Carne -
La Codarda vuole Ossigeno -
Nulla di più -

Accettare l'inevitabilità della morte aiuta ad avere il coraggio di affrontarla; affidarsi a lei, alle sue solide "braccia di bronzo", dà la sicurezza di una "stabile postura" ormai inattaccabile. Nell'ultima strofa, come spesso accade nelle poesie di ED, l'immagine quasi "rassicurante" della tomba lascia spazio alla sensazione che anche l'anima, pur nella sua eterea sostanza, abbia bisogno di un nutrimento, di quell'ossigeno che è fuori dalla "porta della carne" (probabilmente la tomba) e che sembra diventare una sorta di legame fra due mondi così lontani l'uno dall'altro; come se l'anima tentasse di mantenere anche nell'aldilà l'individualità che contraddistingue la nostra esistenza mortale.


J293 (1861) / F292 (1862)

I got so I could hear his name -
Without - Tremendous gain -
That Stop-sensation - on my Soul -
And Thunder - in the Room -

I got so I could walk across
That Angle in the floor,
Where he turned so, and I turned - how -
And all our Sinew tore -

I got so I could stir the Box -
In which his letters grew
Without that forcing, in my breath -
As Staples - driven through -

Could dimly recollect a Grace -
I think, they called it "God" -
Renowned to ease Extremity -
When Formula, had failed -

And shape my Hands -
Petition's way,
Tho' ignorant of a word
That Ordination - utters -

My Business, with the Cloud,
If any Power behind it, be,
Not subject to Despair -
It care, in some remoter way,
For so minute affair
As Misery -
Itself, too vast, for interrupting - more -

    E così ora posso ascoltare il suo nome -
Senza - Tremenda vittoria -
Quella sensazione di Blocco - nell'Anima -
E di Tuono - nella Stanza -

E così ora posso attraversare
Quell'Angolo del pavimento,
Dove egli si volse, e io mi volsi - pure -
E tutta la nostra Energia si lacerò -

E così ora posso frugare nella Scatola -
Dove le sue lettere si accumulavano
Senza quello spezzarsi, nel respiro -
Come Chiodi - che lo trapassino -

Posso a malapena rammentare una Grazia -
Credo, la chiamino "Dio" -
Rinomata per ridurre gli Estremi -
Quando i Rimedi usuali, falliscono -

E adatto le mie Mani -
Alla maniera di chi prega,
Sebbene ignori la parola
Che il Rito - richiede -

Il mio Problema, là con la Nuvola,
Se un qualche Potere dietro ad essa, esiste,
Non soggetto alla Disperazione -
Si prenderà cura, in qualche estraneo modo,
Di una faccenda così irrilevante
Come l'Infelicità -
È troppo grande, per disturbarlo - di più -

Una ferita che si rimargina lentamente, che ci lascia il ricordo di un dolore attenuato dal passare del tempo. Ci resta una domanda inevasa: in quel misterioso aldilà ci sarà davvero qualcuno che si prenderà cura di noi, di questi infelici mortali che sognano la felicità eterna?
Nella quinta strofa ("Sebbene ignori la parola / Che il Rito - richiede -") la dichiarazione di una estraneità ai riti convenzionali, ma probabilmente anche la consapevolezza che nessuno di noi può veramente sapere quali siano i riti giusti per il luogo che ci è destinato dopo la morte.


J294 (1861) / F298 (1862)

The Doomed - regard the Sunrise
With different Delight -
Because - when next it burns abroad
They doubt to witness it -

The Man - to die - tomorrow -
Harks for the Meadow Bird -
Because it's Music stirs the Axe
That clamors for his head -

Joyful - to whom the Sunrise
Precedes Enamored - Day -
Joyful - for whom the Meadow Bird
Has ought but Elegy!

    I Condannati - considerano l'Alba
Con un Piacere diverso -
Perché - quando la prossima splenderà di nuovo
Dubitano di esserne testimoni -

L'Uomo - che morirà - domani -
Dà ascolto all'Uccello del Prato -
Perché quella Musica risveglierà la Scure
Che reclama la sua testa -

Gioiosi - quelli per cui l'Alba
Precede un Giorno - d'Amore -
Gioiosi - quelli per cui l'Uccello del Prato
È tutto tranne che un Canto Funebre!

Due esempi di come possa essere diverso il senso che ciascuno di noi dà alle cose, agli avvenimenti. L'alba e il canto di un uccello riempiono di gioia e di ammirazione i nostri occhi, ma sono percepiti in modo opposto dal condannato che li vede come messaggeri, sia pure inconsapevoli, della morte.


J295 (1861) / F300 (1862)

Unto like Story - Trouble has enticed me -
How Kinsmen fell -
Brothers and Sister - who preferred the Glory -
And their young will
Bent to the Scaffold, or in Dungeons - chanted -
Till God's full time -
When they let go the ignominy - smiling -
And Shame went still -

Unto guessed Crests, my moaning fancy, leads me,
Worn fair
By Heads rejected - in the lower country -
Of honors there -
Such spirit makes her perpetual mention,
That I - grown bold -
Step martial - at my Crucifixion -
As Trumpets - rolled -

Feet, small as mine - have marched in Revolution
Firm to the Drum -
Hands - not so stout - hoisted them - in witness -
When Speech went numb -
Let me not shame their sublime deportments -
Drilled bright -
Beckoning - Etruscan invitation -
Toward Light -

    Verso simili Storie - l'Ansia mi ha attratto -
Come i Congiunti che caddero -
Fratelli e Sorelle - che preferirono la Gloria -
E la loro giovane volontà
Piegarono al Patibolo, o nelle Segrete - cantarono -
Fino alla venuta di Dio -
Quando abbandonarono l'ignominia - sorridendo -
E la Vergogna divenne muta -

Verso immaginari Allori, la mia dolente fantasia, mi conduce,
Portati lealmente
Da Teste respinte - nelle regioni inferiori -
Di onori là -
Tale spirito fa perpetua menzione,
Sicché io - diventata audace -
Salgo marziale - alla mia Crocifissione -
Come se Trombe - squillassero -

Piedi, piccoli come i miei - hanno marciato nella Rivoluzione
Saldi al suono dei Tamburi -
Mani - non così forti - li innalzarono - a testimonianza -
Quando la Parola si raggelò -
Non lasciate che sia indegna del loro sublime comportamento -
Che ha seminato splendore -
Chiamando - invito Etrusco -
Verso la Luce -

L'esempio dei martiri e di chi ha marciato per conquistare la propria libertà come sprone per non essere indegni di loro.
Al penultimo verso ED ha usato l'aggettivo "Etrusco" probabilmente per rivestire di lontananza atemporale l'invito dei martiri a seguirli nella loro luce.


J296 (1861) / F301 (1862)

One Year ago - jots what?
God - spell the word! I - cant -
Was't Grace? Not that -
Was't Glory? That - will do -
Spell slower - Glory -

Such Anniversary shall be -
Sometimes - not often - in Eternity -
When farther Parted, than the Common Wo -
Look - feed upon each other's faces - so -
In doubtful meal, if it be possible
Their Banquet's real -

I tasted - careless - then -
I did not know the Wine
Came once a World - Did you?
Oh, had you told me so -
This Thirst would blister - easier - now -
You said it hurt you - most -
Mine - was an Acorn's Breast -
And could not know how fondness grew
In Shaggier Vest -
Perhaps - I could'nt -
But, had you looked in -
A Giant - eye to eye with you, had been -
No Acorn - then -

So - Twelve months ago -
We breathed -
Then dropped the Air -
Which bore it best?
Was this - the patientest -
Because it was a Child, you know -
And could not value - Air?

If to be "Elder" - mean most pain -
I'm old enough, today, I'm certain - then -
As old as thee - how soon?
One - Birthday more - or Ten?
Let me - choose!
Ah, Sir, None!

    Un Anno fa - cosa annotare?
Dio - pronunci la parola! Io - non posso -
Era Grazia? No davvero -
Era Gloria? Quella - sì -
Pronunciala più lentamente - Gloria -

Tali Anniversari ricorrono -
Talvolta - non spesso - nell'Eternità -
Quando ancora più Divisi, che dal Comune Dolore -
Ci guardiamo - nutrendoci l'uno del volto dell'altro - come -
In incerto pasto, se fosse possibile
Un loro concreto Banchetto -

Assaporavo - incurante - allora -
Non sapevo che il Vino
Il Mondo lo concede una sola volta - E tu?
Oh, se tu me l'avessi detto-
Questa Sete emergerebbe - più facilmente - ora -
Tu dicesti che ti feriva - di più -
Il mio - era un Petto di Ghianda -
E non poteva sapere come la passione crescesse
In più Ruvide Vesti -
Forse - non potevo -
Ma, se tu avessi guardato -
Un Gigante - c'era, faccia a faccia con te -
Non una Ghianda - allora -

Così - Dodici mesi fa -
Noi respirammo -
Poi venne meno l'Aria -
Chi lo sopportò meglio?
Fu lei - la più paziente -
Perché era una Bambina, lo sai -
E non poteva apprezzare - l'Aria?

Se essere "più Vecchi" - significa più pena -
Sono vecchia abbastanza, oggi, ne sono certa - e poi -
Vecchia come te - fra quanto?
Un - Compleanno ancora - o Dieci?
Lasciami - scegliere!
Ah, Signore, Nessuno!

L'apertura richiama un fatto concreto, una stagione d'amore di un anno prima, vissuta con la noncuranza di chi non si rende conto "che il Vino / Il Mondo lo concede una sola volta". Il rimpianto non sembra concedere alcun lenimento, e gli ultimi versi rifiutano anche la speranza di un futuro, visto come il perdurare di una pena che forse soltanto la morte potrà spezzare.


J297 (1861) / F302 (1862)

It's like the Light -
A fashionless Delight -
It's like the Bee -
A dateless - Melody -

It's like the Woods -
Private - Like the Breeze -
Phraseless - yet it stirs
The proudest Trees -

It's like the Morning -
Best - when it's done -
And the Everlasting Clocks -
Chime - Noon!

    È come la Luce -
Una Delizia senza forma -
È come l'Ape -
Una Melodia - senza tempo -

È come i Boschi -
Privata - Come la Brezza -
Senza parole - eppure agita
Gli Alberi più superbi -

È come il Mattino -
Migliore - quando è finito -
E gli Orologi Eterni -
Battono - Mezzogiorno!

Un poesia-indovinello che potrebbe avere come soluzione la vita. L'indizio più forte è nell'ultima strofa: la vita raggiunge il suo culmine quando si conclude e ci porta nell'eterna luce dell'immortalità. In questa ottica possiamo leggere anche le due strofe precedenti: la vita è un concetto che non ha una "forma" concreta; la sua "melodia" si sviluppa ciclicamente posandosi via via su esseri umani diversi, come l'ape con il fiore; è "privata" e "senza parole", perché vissuta ogni volta nell'intimità di ciascuno, eppure provoca sentimenti che hanno una forza superiore a tanti eventi concreti.


J298 (1861) / F303 (1862)

Alone, I cannot be -
The Hosts - do visit me -
Recordless Company -
Who baffle Key -

They have no Robes, nor Names -
No Almanacs - nor Climes -
But general Homes
Like Gnomes -

Their Coming, may be known
By Couriers within -
Their going - is not -
For they're never gone -

    Sola, non posso essere -
Schiere - mi fanno visita -
Inafferrabile Compagnia -
Che si beffa della Chiave -

Non hanno Vesti, né Nomi -
Niente Calendari - né Luoghi -
Ma Dimore diffuse
Come gli Gnomi -

Il loro Arrivo, può essere annunciato
Da intimi Messaggeri -
La loro partenza - no -
Perché non partono mai -

Anche questa può essere considerata una poesia-indovinello. Johnson dice che i versi "descrivono esattamente in che modo si sviluppa l'impulso creativo" (Emily Dickinson. An Interpretative Biography, Atheneum, New York, 1972, pag. 74 [prima ediz.: The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, 1955]). In effetti, i versi suggeriscono l'arrivo di "schiere" incorporee che nutrono la fantasia del poeta. Anche qui, come per la poesia precedente, l'ultima strofa mi sembra la più rivelatrice: quello che Johnson chiama "impulso creativo" è annunciato da messaggeri interiori (la mente del poeta) e, una volta arrivato, non parte mai più, perché fissato e concretizzato nei versi.


J299 (1862) / F418 (1862)

Your Riches - taught me - Poverty.
Myself - a Millionaire
In little Wealths, as Girls could boast -
Till broad as Buenos Ayre -

You drifted your Dominions -
A Different Peru -
And I esteemed all Poverty
For Life's Estate with you -

Of Mines, I little know, myself -
But just the names, of Gems -
The Colors of the Commonest -
And scarce of Diadems -

So much, that did I meet the Queen -
Her Glory I should know -
But this, must be a different Wealth -
To miss it - beggars so -

I'm sure 'tis India - all Day -
To those who look on You -
Without a stint - without a blame,
Might I - but be the Jew -

I'm sure it is Golconda -
Beyond my power to deem -
To have a smile for mine - each Day,
How better, than a Gem!

At least, it solaces to know
That there exists - a Gold -
Altho' I prove it, just in time
It's distance - to behold -

It's far - far Treasure to surmise -
And estimate the Pearl -
That slipped my simple fingers through -
While just a Girl at School.

    Le tue Ricchezze - mi insegnarono - la Povertà.
Io stessa - una Milionaria
Con Beni minuscoli, come vanterie di Bambine -
Finché ampi come Buenos Aires

Tu accumulasti i tuoi Domini -
Un Perù Diverso -
Ed io stimai tutto Povertà
Di fronte al Patrimonio della Vita con te -

Di Miniere, ne so poco, io -
Se non i nomi, delle Gemme -
I Colori delle più Comuni -
E molto poco di Diademi -

Quanto basta, se incontrassi la Regina -
A riconoscere la sua Gloria -
Ma questa, dev'essere una Ricchezza diversa -
Perderla - fa mendicanti -

Sono sicura che è India - tutto il Giorno -
Per quelli che Ti guardano -
Senza limiti - senza vergogna,
Potessi io - solo essere l'Ebreo -

Sono sicura che è Golconda -
Al di là delle mie capacità di comprensione -
Avere un sorriso per me - ogni Giorno,
Quanto meglio, di una Gemma!

Almeno, è conforto sapere
Che là esiste - un Oro -
Sebbene io lo apprenda, giusto in tempo
Per scorgerne - la distanza -

È lontano - un Tesoro lontano per immaginare -
E valutare la Perla -
Che scivolò tra le mie dita ingenue -
Mentre ero solo una Bambina a Scuola.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Esistono altri due manoscritti: uno, praticamente uguale, accluso a una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268), suddiviso in quattro strofe di otto versi ciascuna; l'altro inviato a Susan in forma di lettera nello stesso anno (L258), sempre in quattro strofe, con significative diversità nella punteggiatura e quattro varianti: al verso 3 "can" ("possono") al posto di "could"; al verso 21 "I know" ("So") al posto di "I'm sure"; al verso 22 "dream" ("sognare") al posto di "deem" e al verso 32 "yet" ("ancóra") al posto di "just".

È quasi certo che la poesia fu scritta in memoria di Benjamin Franklin Newton, nel nono anniversario della sua morte. Newton aveva lavorato nello studio di Edward Dickinson e aveva fatto conoscere a Emily le opere delle sorelle Brontë e le poesie di Emerson, facendo nascere in lei l'amore per la letteratura. Morì a trentadue anni, il 24 marzo 1853. In una lettera a T.W. Higginson del 25 aprile 1862 (L261) ED scrive, riferendosi certamente a Newton: "When a little Girl, I had a friend, who taught me Immortality - but venturing too near, himself - he never returned." ("Quando ero una bambina, avevo un amico, che mi insegnò l'immortalità - ma essendosi arrischiato ad andarle troppo vicino - non è mai tornato.").


J300 (1862) / F191 (1861)

"Morning" - means "Milking" - to the Farmer -
Dawn - to the Teneriffe -
Dice - to the Maid -
Morning means just Risk - to the Lover -
Just Revelation - to the Beloved -

Epicures - date a Breakfast - by it -
Brides - an Apocalypse -
Worlds - a Flood -
Faint-going Lives - Their Lapse from Sighing -
Faith - The Experiment of Our Lord -

    "Mattina" - significa "Mungitura" - per il Contadino -
Alba - per Tenerife -
Un tiro di dadi - per la Fanciulla -
Mattina non significa che Rischio - per l'Amante -
E Divulgazione - per l'Amata -

Gli Epicurei - ci datano - una Colazione -
Le Spose - una Rivelazione -
I Mondi - un Diluvio -
Le Vite in estinzione - Lo Staccarsi dai Sospiri -
La Fede - L'Esperimento di Nostro Signore -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicli nel 1863; una copia precedente, del 1861, fu inviata a Susan, con una differente disposizione dei versi e cinque varianti nel testo:

"Morning" - means "Milking"
To the Farmer -
Dawn - to the Appenine -
Dice - to the Maid.
"Morning" means - just - Chance
To the Lover -
Just - Revelation -
To the Beloved -

Epicures - date a Breakfast, by it!
Heroes - a Battle -
The Miller - A Flood -
Faintgoing Eyes - their lapse - from sighing -
Faith - the Experiment
Of our Lord!

    "Mattina" - significa "Mungitura"
Per il Contadino -
Alba - per l'Appennino -
Un tiro di dadi - per la Fanciulla.
"Mattina" non significa - che - Probabilità
Per l'Amante -
E - Divulgazione -
Per l'Amata -

Gli Epicurei - ci datano - una Colazione!
Gli Eroi - una Battaglia -
I Mugnai - una Piena -
Le Vite in estinzione - lo Staccarsi - dai sospiri -
La Fede - L'Esperimento
Di Nostro Signore!

Molto simile alla J294-F298: là l'alba, qui il mattino, entrambi visti in prospettive profondamente diverse, secondo gli occhi di chi li guarda e li vive.
Ai versi 5 e 7 della versione nei fascicoli ED usa due termini, "Revelation" e "Apocalypse", entrambi riferibili a quella che noi chiamiamo "Apocalisse di Giovanni", ma che possono essere usati, in particolare il primo, anche nel senso di rivelazione, scoperta, il rivelare ad altri quello che prima non sapevano; ho interpretato il primo, quello riferito all'amata, in quest'ultimo significato, anche in relazione al "rischio" per l'amato del verso precedente, mentre per il secondo ho preferito "rivelazione", ovvero, per una sposa novella, le scoperte della prima notte di nozze; ho scartato "apocalisse" perché in italiano ha anche, e forse prevalentemente, il significato di "visione dominata da un diffuso senso di tragedia o di catastrofe" (vedi l'aggettivo "apocalittico"), estraneo al termine inglese. Per il verso 5 non è da escludere un'altra interpretazione: se leggiamo "beloved" non in conseguenza ma in contrapposizione al "lover" del verso che precede (magari traducendo al maschile, per eliminare la relazione tra i due), la "revelation" può essere la "rivelazione" di essere amato.