Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F151 - 200

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F151 (1860) / J61 (1859)

Papa above!
Regard a Mouse
O'erpowered by the Cat!
Reserve within thy kingdom
A "Mansion" for the Rat!

Snug in seraphic Cupboards
To nibble all the day,
While unsuspecting Cycles
Wheel solemnly away!

    Babbo lassù!
Fa' attenzione a un Topo
Sopraffatto dal Gatto!
Riserva nel tuo regno
Una "Dimora" per il Ratto!

Al sicuro in angeliche Dispense
Rosicchiare tutto il giorno,
Mentre inconsapevoli Cicli
Solenni ruotano lontani!

Il Paradiso come un comodo rifugio, governato da un padre affettuoso e attento al benessere di tutti i suoi figli, una "dispensa ben fornita: un paradiso così come potrebbe immaginarlo un topolino." (Tarozzi, pag. 209). Ma negli ultimi due versi c'è come un colpo d'ala rispetto al tono familiare e parodistico dell'inizio: al di là di quel luogo così tranquillo e comodo continuano pur sempre a ruotare, solenni e misteriosi, cicli di cui non sappiamo, e probabilmente non sapremo, nulla.
Nei versi 4 e 5 un probabile riferimento al Vangelo di San Giovanni 14, 2: "Nella casa di mio padre ci sono molte dimore: se non fosse così, ve l'avrei detto. Vado a preparare un posto per voi."


F152 (1860) / J107 (1859)

'Twas such a little - little boat
That toddled down the bay!
'Twas such a gallant - gallant sea
That beckoned it away!

'Twas such a greedy, greedy wave
That licked it from the Coast -
Nor ever guessed the stately sails
My little craft was lost!

    C'era un così piccolo - piccolo battello
Che barcollava giù nella baia!
C'era un così galante - galante mare
Che lo invitava fuori!

C'era una così ingorda, ingorda onda
Che lo risucchiava dalla Costa -
Non avrebbero mai indovinato le maestose vele
Che il mio piccolo scafo era perduto!

Torna il "little boat" della J30-F6; stavolta però non c'è il lieto fine dell'ultima strofa di quella poesia: il mare galante e traditore e l'onda ingorda, due immagini della morte, non lasciano spazio all'alba della rinascita ma soltanto al dolore imperscrutabile della perdita.


F153 (1860) / J62 (1859)

"Sown in dishonor"!
Ah! Indeed!
May this "dishonor" be?
If I were half so fine myself
I'd notice nobody!

"Sown in corruption"!
Not so fast!
Apostle is askew!
Corinthians 1. 15. narrates
A Circumstance or two!

    "Seminato nel disonore"!
Ah! Davvero!
Può questo essere "disonore"?
Se valessi solo la metà
Non saluterei nessuno!

"Seminato nella corruzione"!
Non corriamo troppo!
L'apostolo è ambiguo!
Corinzi 1.15. narra
Una o due Circostanze!

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, con i due punti esclamativi all'inizio di ogni strofa trasformati in interrogativi e il verso 7 cambiato: "By no means!" ("Ma scherziamo!").

Le due citazioni a inizio strofa sono dalla Prima lettera ai Corinzi di San Paolo 15, 42-43 (vedi il v. 9): "Così è pure la risurrezione del corpo. È seminato nella corruzione: risorge incorruttibile; è seminato nel disonore: risorge nella gloria; è seminato nella debolezza: risorge nella forza;". Johnson annota: "Il brano è comunemente interpretato come la dimostrazione che dalla risurrezione di Cristo deriva la necessità della risurrezione degli uomini."
Nella poesia si sente con forza, sottolineata dai versi ironici che seguono le due citazioni, la volontà di rivalutare la vita mortale, contraddistinta nel brano biblico dal "disonore" e dalla "corruzione", e che è invece piena già al suo apparire del carattere divino dell'esistenza, vista come un ciclo unitario e perenne, che inizia con la nascita e continua con l'immortalità. In questo senso, mi sembra molto convincente la nota di Massimo Bacigalupo (Mondadori, 1995 e 2004), che individua nel versetto 55 le due "circostanze" dell'ultimo verso: "O morte, dov'è il tuo pungiglione? O tomba, dov'è la tua vittoria?". Le due domande, lette dickinsonianamente, sembrano infatti dirci che la morte non è altro che un passaggio all'interno di un ciclo unitario, e non la vittoria della luce immortale sulle tenebre mortali.


F154 (1860) / J150 (1859)

She died - this was the way she died.
And when her breath was done
Took up her simple wardrobe
And started for the sun -
Her little figure at the gate
The Angels must have spied,
Since I could never find her
Upon the mortal side.
    Morì - questo fu il modo in cui morì.
E quando il suo respiro fu cessato
Raccolse il suo semplice guardaroba
E si avviò verso il sole -
La sua piccola figura all'entrata
Gli Angeli devono aver scorto,
Poiché non sono mai più riuscita a trovarla
Dalla parte dei mortali.

Nei fascicoli ED aggiunse una striscia di carta con una variante per i versi 5 e 6: "'Bernardine' Angels, up the hight / Her trudging feet Espied -" ("Angeli 'Cistercensi', lassù in alto / I suoi piedi sfiancati scorsero -")
Per "Bernardine" vedi la nota alla J183-F211.

Il primo verso riporta la morte alla sua cruda, indicibile essenzialità; i successivi, con quei due aggettivi così umili ("simple wardrobe", "little figure"), sottolineano la nostra pochezza di fronte al mistero, impreziosita però da quegli angeli che sanno come scorgerci all'arrivo.


F155 (1860) / J63 (1859)

If pain for peace prepares
Lo, what "Augustan" years
Our feet await!

If springs from winter rise
Can the Anemones
Be reckoned up?

If night stands first - then noon
To gird us for the sun -
What gaze!

When from a thousand skies
On our developed eyes
Noons blaze!

    Se la pena prepara la pace
Oh, quali "Augustei" anni
Attendono i nostri passi!

Se le primavere sorgono dagli inverni
Possono gli Anemoni
Essere contati?

Se prima c'è la notte - poi il mezzogiorno
Per prepararci al sole -
Che vista!

Quando da mille cieli
Sui nostri occhi dischiusi
I mezzogiorni arderanno!

Se è vero che le affannose pene della vita saranno ripagate da altrettanta pace, allora quando i nostri ciechi occhi mortali potranno finalmente aprirsi, saranno inondati dallo splendore di una luce mai vista.


F156 (1860) / J108 (1859)

Surgeons must be very careful
When they take the knife!
Underneath their fine incisions
Stirs the Culprit - Life!
    I chirurghi stiano molto attenti
Quando prendono il coltello!
Sotto le loro abili incisioni
Si agita l'Imputato - la Vita!

Quando si incide sotto la superficie, quando si cerca di sollevare lo strato visibile delle cose, ci si trova davanti alla nuda verità della vita. Per questo penetrare nell'intimità di qualcuno è pericoloso come fare un'incisione chirurgica, come entrare in un luogo la cui superficie non sempre suggerisce ciò che troveremo dentro.


F157 (1860) / J103 (1859)

I have a King, who does not speak -
So - wondering - thro' the hours meek
I trudge the day away -
Half glad when it is night - and sleep -
If, haply, thro' a dream, to peep
In parlors, shut by day.

And if I do - when morning comes -
It is as if a hundred drums
Did round my pillow roll,
And shouts fill all my childish sky,
And Bells keep saying "Victory"
From steeples in my soul!

And if I dont - the little Bird
Within the Orchard, is not heard,
And I omit to pray
"Father, thy will be done" today
For my will goes the other way,
And it were perjury!

    Ho un Re, che non parla -
Così - fantasticando - lungo le ore docile
Consumo i miei giorni -
Quasi lieta quando è notte - e dormo -
Se, per caso, durante un sogno, sbircio
Nel salotto, chiuso di giorno.

E se lo faccio - quando arriva il mattino -
È come se cento tamburi
Rullassero intorno al mio cuscino,
E il rumore riempisse tutto il mio cielo infantile,
E le Campane continuassero dicendo "Vittoria"
Da campanili nella mia anima!

E se non lo faccio - il piccolo Uccello
Dentro il Frutteto, non si sente,
Ed io tralascio di pregare
"Padre, sia fatta la tua volontà" oggi
Perché la mia volontà va per altre strade,
E sarebbe spergiuro!

Il "re che non parla", la poesia, è riservata alla notte, quando, come in un sogno, il poeta riesce a vedere cose oscurate dall'abitudine dell'esistenza. Se il sogno poetico arriva, il risveglio è vivificato dal suono interiore di cento tamburi, dal rintocco gioioso di campane che, dai campanili dell'anima, annunciano la vittoria della parola sulle tenebre del silenzio. Se invece la notte rimane sterile, il canto resta muto e il poeta rifiuta anche l'effimera consolazione di rimettersi al volere divino, perché i suoi pensieri non sono certo benevoli verso chi ha negato l'ebbrezza della creazione.


F158 (1860) / J104 (1859)

Where I have lost, I softer tread -
I sow sweet flower from garden bed -
I pause above that vanished head
       And mourn.

Whom I have lost, I pious guard
From accent harsh, or ruthless word -
Feeling as if their pillow heard,
       Though stone!

When I have lost, you'll know by this -
A Bonnet black - A dusk surplice -
A little tremor in my voice
       Like this!

Why, I have lost, the people know
Who dressed in frocks of purest snow
Went home a century ago
       Next Bliss!

    Dove ho perduto, più lieve passo -
Spargo i dolci fiori dell'aiuola -
Sosto sopra quel capo svanito
       E piango.

Chi ho perduto, pietosa proteggo
Da aspri accenti, o parole crudeli -
Agendo come se il loro cuscino udisse,
       Benché pietra!

Quando ho perduto, lo capirai da questo -
Una Cuffia nera - Uno scuro mantello -
Un leggero tremore nella voce
       Come questo!

Perché, ho perduto, lo sa la gente
Che vestita di tuniche di purissima neve
Tornò a casa secoli fa
       Dall'Estasi!

La perdita analizzata con puntigliosa precisione, con le quattro strofe che circoscrivono nella prima parola l'oggetto dei versi che seguono: il dove, ovvero lo spazio in cui piangere; il chi, ovvero quelli da rammentare come se ancora potessero sentirci; il quando, ovvero il tempo che sembra essersi fermato nel bruno colore del lutto e del dolore; e infine il perché, misterioso e inconoscibile, palese soltanto a coloro che già sono tornati a casa.


F159 (1860) / J149 (1859)

She went as quiet as the Dew
From an accustomed flower.
Not like the Dew, did she return
At the accustomed hour!

She dropt as softly as a star
From out my summer's eve -
Less skillful than Le Verriere
It's sorer to believe!

    Se ne andò silenziosa come la Rugiada
Da un fiore consueto.
Non come la Rugiada, fece ritorno
All'ora consueta!

Si dissolse soffice come una stella
Dalla mia sera d'estate -
Meno abile di Le Verrier
È duro credere!

Al verso 7 è citato Urbain-Jean-Joseph Le Verrier (1811-1877), astronomo francese che, osservate le perturbazioni dell'orbita di Urano, dedusse l'esistenza di un nuovo pianeta e ne calcolò la posizione. Il pianeta, Nettuno, fu poi osservato per la prima volta, nel punto indicato da Le Verrier, nel 1846.

La morte ci sottrae qualcuno, che si dissolve e sparisce per sempre. A meno di non essere capaci, come Le Verrier, di vedere cose nascoste agli occhi di tutti gli altri, è difficile credere in qualcosa che ci è così profondamente celato.
L'immagine della rugiada della prima strofa è analoga a quella dell'uccello nella seconda e terza strofa della J148-F146.


F160 (1860) / J105 (1859)

To hang our head - ostensibly -
And subsequent, to find
That such was not the posture
Of our immortal mind -

Affords the sly presumption
That in so dense a fuzz -
You - too - take Cobweb attitudes
Upon a plane of Gauze!

    Chinare il capo - apparentemente -
E subito dopo, scoprire
Che non era questa l'attitudine
Della mente immortale -

Procura la sottile presunzione
Che in una lanugine così densa -
Tu - pure - prenda forma di Ragnatela
Su una trama di Garza!

La mente immortale non può semplicemente inchinarsi alle certezze inconsapevoli della fede. Alzare lo sguardo, cercare di diradare le nebbie del mistero, ci dà la presunzione di crederci capaci di costruire una geometrica, razionale ragnatela sulla trama effimera e volatile che avvolge la nostra vita.
Nei primi versi si sente l'orgoglio di chi non accetta di inchinarsi a qualcosa che sente come una costrizione, uno svilimento di quelle possibilità della ragione che dovrebbero guidare la nostra mente al dubbio e alla ricerca, e non alla supina accettazione.


F161 (1860) / J106 (1859)

The Daisy follows soft the Sun -
And when his golden walk is done -
Sits shyly at his feet -
He - waking - finds the flower there -
Wherefore - Marauder - art thou here?
Because, Sir, love is sweet!

We are the Flower - Thou the Sun!
Forgive us, if as days decline -
We nearer steal to Thee!
Enamored of the parting West -
The peace - the flight - the amethyst -
Night's possibility!

    La Margherita segue sommessa il Sole -
E quando il suo dorato percorso è concluso -
Siede timidamente ai suoi piedi -
Lui - svegliandosi - trova il fiore là -
Per quale ragione - Manigolda - sei qui?
Perché, Signore, l'amore è dolce!

Noi siamo il Fiore - Tu il Sole!
Perdonaci, se non appena i giorni declinano -
Ci avviciniamo furtive a Te!
Innamorate del morente Occidente -
Della pace - del volo - dell'ametista -
Delle possibilità della notte!

Bianca Tarozzi (La bambina cattiva, pag. 211) rileva giustamente che "come accade spesso nella poesia della Dickinson, è incerto se la metafora del sole nasconda il divino o l'essere amato." In effetti, l'immagine del sole si presta a entrambe le letture o, meglio, racchiude in sé la luce di un amore che può essere sia terreno che divino.
Nella parte finale della poesia l'anelito al sole si tinge di tramonto, forse perché lo splendore e il calore del sole nel suo massimo fulgore sono irraggiungibili per l'umile margherita, con l'ultimo verso che porta verso le misteriose e affascinanti possibilità della notte.
Al verso 5 il sole si rivolge in modo burbero alla margherita che trova là al suo risveglio; "marauder" significa "Un vagabondo in cerca di bottino o saccheggio; un saccheggiatore.", come se la considerasse un'intrusa dal fare sospetto. Immagine rivelatrice di un amore non corrisposto.


F162 (1860) / J64 (1859)

Some Rainbow - coming from the Fair!
Some Vision of the World Cashmere -
I confidently see!
Or else a Peacock's purple Train
Feather by feather - on the plain
Fritters itself away!

The dreamy Butterflies bestir!
Lethargic pools resume the whirr
Of last year's sundered tune!
From some old Fortress on the Sun
Baronial Bees - march - one by one -
In murmuring platoon!

The Robins stand as thick today
As flakes of snow stood yesterday -
On fence - and Roof - and Twig!
The Orchis binds her feather on
For her old lover - Don the Sun!
Revisiting the Bog!

Without Commander! Countless! Still!
The Regiments of Wood and Hill
In bright detachment stand!
Behold! Whose Multitudes are these?
The children of whose turbaned seas -
Or what Circassian Land?

    Qualche Arcobaleno - in arrivo dal Candore!
Qualche Visione del Mondo di Cashmere -
Fiduciosamente vedo!
Oppure una purpurea Coda di Pavone
Piuma per piuma - sulla pianura
Si scompone via via!

Le sognanti Farfalle si scuotono!
Stagni in letargo riprendono il fruscio
Dell'interrotta melodia dell'anno prima!
Da qualche vecchia Fortezza sul Sole
Blasonate Api - marciano - una ad una -
In mormorante plotone!

I Pettirossi sono così fitti oggi
Come i fiocchi di neve erano ieri -
Sul recinto - sul Tetto - sul Ramoscello!
L'Orchidea rimette la sua ciocca
Per il suo antico amante - Messer il Sole!
Tornato in visita al Pantano!

Senza Comandante! Innumerevoli! Quieti!
I Reggimenti del Bosco e della Collina
In luminoso distacco si ergono!
Guarda! Di chi sono queste Moltitudini?
Figlie di quali mari inturbantati -
O di quale Landa Circassa?

L'arrivo dell'estate, descritto con un andamento in crescendo: da un arcobaleno che spunta soffice dal candore dell'inverno alle moltitudini vivificate dal calore, che sembrano spuntate da lidi esotici e fantastici.


F163 (1860) / J109 (1859)

By a flower - By a letter -
By a nimble love -
If I weld the Rivet faster -
Final fast - above -

Never mind my breathless Anvil!
Never mind Repose!
Never mind the sooty faces
Tugging at the Forge!

    Con un fiore - Con una lettera -
Con un agile amore -
Se fisso il Chiodo più saldo -
Definitivamente saldo - lassù -

Non importa la mia Incudine ansimante!
Non importa il Riposo!
Non importano i volti fuligginosi
Che si sbracciano alla Fucina!

Non importano le fatiche profuse per raggiungere lo scopo; qualsiasi sia il modo per arrivarci, l'importante è che alla fine l'obiettivo sia saldamente raggiunto.


F164 (1860) / J65 (1859)

I can't tell you - but you feel it -
Nor can you tell me -
Saints, with ravished slate and pencil
Solve our April Day!

Sweeter than a vanished frolic
From a vanished green!
Swifter than the hoofs of Horsemen
Round a Ledge of dream!

Modest, let us walk among it
With our faces vailed -
As they say polite Archangels
Do in meeting God!

Not for me - to prate about it!
Not for you - to say
To some fashionable Lady
"Charming April Day"!

Rather - Heaven's "Peter Parley"!
By which Children slow
To sublimer Recitation
Are prepared to go!

    Non posso dirtelo - ma tu lo avverti -
Né puoi tu dirlo a me -
I santi, con gesso e lavagna incantati
Risolvono il nostro Giorno d'Aprile!

Più dolce di una festa svanita
Da un prato svanito!
Più rapido degli zoccoli di Cavalieri
Intorno a una Sporgenza di sogno!

Modesti, fateci passeggiare in esso
Con i volti chinati -
Come si dice che gli Arcangeli educati
Facciano incontrando Dio!

Non sta a me - chiacchierarne!
Non sta a te - dire
A qualche Signora alla moda
"Che affascinante Giorno d'Aprile"!

Piuttosto - un Celeste "Peter Parley"!
Dal quale i Bambini pigri
A una più sublime Interrogazione
Siano preparati ad andare!

"Peter Parley" (v. 17) era lo pseudonimo con il quale Samuel Griswold Goodrich (1793-1860) pubblicò un gran numero di racconti edificanti per bambini (vedi anche la J3-F2).

La descrizione di un giorno di primavera, il cui incanto possiamo avvertire nel nostro intimo, ma che può essere raccontato degnamente soltanto con strumenti che noi mortali non abbiamo; un giorno da vivere come un sogno che svanisce presto e con la soggezione che è dovuta a un miracolo celeste. Noi non siamo in grado di parlarne, se non con parole che suonano vuote e inadeguate; probabile che il suo incanto possa essere colto meglio da una mente infantile, più pronta a rispondere, con l'ingenua sicurezza della fanciullezza, a domande che per noi sono troppo difficili.


F165 (1860) / J175 (1860)

I have never seen "Volcanoes" -
But, when Travellers tell
How those old - phlegmatic mountains
Usually so still -

Bear within - appalling Ordnance,
Fire, and smoke, and gun -
Taking Villages for breakfast,
And appalling Men -

If the stillness is Volcanic
In the human face
When upon a pain Titanic
Features keep their place -

If at length, the smouldering anguish
Will not overcome,
And the palpitating Vineyard
In the dust, be thrown?

If some loving Antiquary,
On Resumption Morn,
Will not cry with joy "Pompeii"!
To the Hills return!

    Non ho mai visto "Vulcani" -
Ma, quando i Viaggiatori narrano
Come quei vecchi - flemmatici monti
Di solito così calmi -

Portino dentro - spaventose Artiglierie,
Fuoco, e fumo, e cannoni -
Che prendono Villaggi a colazione,
E terrorizzano gli Uomini -

Se la calma è Vulcanica
Nel volto dell'uomo
Quando in Titanica pena
I lineamenti restano inalterati -

Se a lungo, l'angoscia covata
Non uscirà in superficie,
E il palpitante Vigneto
Nella polvere, non sarà gettato?

Se qualche amante dell'Antico,
In un Rinnovato Mattino,
Non griderà gioioso "Pompei"!
Alle Colline ritorna!

Il vulcano è metafora classica di qualcosa che cova sotto la cenere, pronta a erompere senza più limiti. I tre "if" che aprono le ultime tre strofe sono da intendersi implicitamente preceduti da "allora mi chiedo", in uno scioglimento della metafora che si conclude con una "Pompei" riscoperta sotto la lava dei millenni.
L'ultima strofa sembra dirci che l'unica possibile "Pompei" dell'anima, ovvero l'agnizione finale, lo sciogliersi dell'angoscia dell'ignoto che ci accompagna durante la vita, sarà possibile soltanto nella resurrezione, quando finalmente saremo liberati dal buio in cui siamo immersi.


F166 (1860) / J153 (1860)

Dust is the only Secret -
Death, the only One
You cannot find out all about
In his "native town."

Nobody knew "his Father" -
Never was a Boy -
Had'nt any playmates,
Or "Early history" -

Industrious! Laconic!
Punctual! Sedate!
Bold as a Brigand!
Stiller than a Fleet!

Builds, like a Bird, too!
Christ robs the Nest -
Robin after Robin
Smuggled to Rest!

    Polvere è l'unico Segreto -
Morte, l'unica Creatura
Di cui non si può scoprire nulla
Nella sua "città natale".

Nessuno conobbe "suo Padre" -
Non fu mai Fanciulla -
Non ebbe compagni di gioco,
O "storia di Inizi" -

Operosa! Laconica!
Puntuale! Pacata!
Spavalda come un Brigante!
Più silenziosa di una Flotta!

Costruisce, come un Uccello, anche!
Cristo deruba il Nido -
Pettirosso dopo Pettirosso
Di contrabbando al Riposo!

In un'altra versione, inviata a Susan, "stiller" (v. 12) diventa "swifter" ("più rapida").
La morte, come sempre nei versi della Dickinson, e nella tradizione anglosassone, è al maschile; nella traduzione ho perciò trasformato il "boy" del verso 6 in "fanciulla".

La morte non ha patria, non ha storia, né infanzia o compagni, sfugge completamente alle definizioni di cui siamo capaci; sappiamo soltanto che arriva spavalda e silenziosa (o rapida nella variante inviata a Susan) e, come un abile contrabbandiere, elude ogni ostacolo e ci porta in un luogo misterioso per un altrettanto misterioso riposo.
Nei versi 9 e 10 gli aggettivi che caratterizzano la morte sono apparentemente positivi (si potrebbero considerare un elenco perfetto secondo l'etica puritana, come rileva Marisa Bulgheroni nella sua nota nel Meridiano), ma ciascuno di essi trova negli altri versi un significato che rovescia il senso comune: operosa perché è instancabile nei suoi compiti funebri; laconica perché non ha bisogno di spiegarsi con nessuno; puntuale perché è solo lei a decidere il momento in cui incontrarci; pacata perché non ha ostacoli a cui contrapporsi.
Al verso 14 Cristo diventa una sorta di mandante del furto della vita perpetrato dalla sua fedele servitrice.


F167 (1860) / J176 (1860)

I'm the little "Heart's Ease"!
I dont care for pouting skies!
If the Butterfly delay
Can I, therefore, stay away?

If the Coward Bumble Bee
In his chimney corner stay,
I, must resoluter be!
Who'll apologize for me?

Dear - Old fashioned, little flower!
Eden is old fashioned, too!
Birds are antiquated fellows!
Heaven does not change her blue.
Nor will I, the little Heart's Ease -
Ever be induced to do!

    Sono la piccola "Viola del Pensiero"!
Non mi curo di cieli imbronciati!
Se la Farfalla tarda
Posso, per questo, mancare?

Se il Codardo Bombo
Resta al calduccio,
Io, devo essere più risoluta!
Chi farà la mia apologia?

Caro - Antiquato, fiorellino!
L'Eden, anche, è antiquato!
Gli uccelli sono tipi all'antica!
Il cielo non muta il suo azzurro.
Né io, la piccola Viola del Pensiero -
Sarò mai indotta a farlo!

La piccola viola del pensiero sfida gli ultimi rigori dell'inverno e annuncia la primavera; non ha paura di farlo da sola, prima che arrivino farfalle ritardatarie e bombi che preferiscono restare al calduccio in attesa di tempi migliori. La domanda del verso 8 ha la sua risposta nella stessa poesia: chi canterà quel coraggioso fiorellino se non il poeta?
Al verso 6 "chimney corner" significa letteralmente "angolo del camino", ma anche, in senso figurato, "un posto vicino al fuoco"; ho pensato che "restarsene al calduccio" rendesse l'idea del bombo pigro e codardo, che non ha l'ardire di affrontare i residui geli invernali.


F168 (1860) / J177 (1860)

Ah, Necromancy Sweet!
Ah, Wizard erudite!
Teach me the skill,

That I instil the pain
Surgeons assuage in vain,
Nor Herb of all the plain
Can heal!

    Ah, Dolce Negromanzia!
Ah, Mago erudito!
Insegnatemi l'arte,

Da instillare nella pena
Che i chirurghi alleviano invano,
Né Erba di qualsiasi pianura
Può sanare!

Guarire una pena va al di là delle nostre possibilità, non c'è medico o medicina che possa riuscire a sanarla; soltanto con arti magiche, soprannaturali, potremmo riuscire a farlo.


F169 (1860) / J171 (1860)

Wait till the Majesty of Death
Invests so mean a brow!
Almost a powdered Footman
Might dare to touch it now!

Wait till in Everlasting Robes
This Democrat is dressed -
Then prate about "Preferment" -
And "Station" - and the rest!

Around this quiet Courtier
Obsequious Angels wait!
Full royal is his Retinue!
Full purple is his state!

A Lord - might dare to lift the Hat
To such a Modest Clay -
Since that My Lord - "the Lord of Lords"
Receives unblushingly!

    Aspetta fino a quando la Maestà della Morte
Investa una così umile fronte!
A malapena un incipriato Valletto
Potrebbe osare di toccarla allora!

Aspetta fino a quando in Abiti Immortali
Quel Democratico sia vestito -
Dopo le chiacchiere di "Promozioni" -
Di "Cariche" - e del resto!

Intorno a questo quieto Cortigiano
Ossequiosi Angeli fanno corona!
Del tutto regale è il suo Seguito!
Tutto di porpora è il suo stato!

Un Lord - arriverebbe a togliersi il Cappello
Di fronte a una così Modesta Argilla -
Visto che il Mio Signore - "il Re dei Re"
L'accoglie senza vergognarsi!

Il rango concesso dalla morte va al di là di qualsiasi condizione sociale; chiunque, anche il più umile degli uomini, verrà in quel momento accolto come un re in un cielo che non fa distinzioni.


F170 (1860) / J172 (1860)

'Tis so much joy! 'Tis so much joy!
If I should fail, what poverty!
And yet, as poor as I,
Have ventured all upon a throw!
Have gained! Yes! Hesitated so -
This side the Victory!

Life is but Life! And Death, but Death!
Bliss is but Bliss, and Breath but Breath!
And if indeed I fail,
At least, to know the worst, is sweet!
Defeat means nothing but Defeat,
No drearier, can befall!

And if I gain! Oh Gun at sea!
Oh Bells, that in the steeples be!
At first, repeat it slow!
For Heaven is a different thing,
Conjectured, and waked sudden in -
And might extinguish me!

    È tanta la gioia! È tanta la gioia!
Se dovessi fallire, che povertà!
Eppure, poveri come me,
Hanno rischiato tutto in un tiro di dadi!
Hanno vinto! Sì! Tanto esitava -
Da questa parte la Vittoria!

La Vita è solo Vita! E la Morte, solo Morte!
L'Estasi è solo Estasi, e il Respiro solo Respiro!
E se proprio dovessi fallire,
Almeno, conoscere il peggio, sarà dolce!
La Sconfitta non significa altro che Sconfitta,
Nulla di più triste, può accadere!

E se vincessi! Oh Cannoni sul mare!
Oh Campane, che siete sui campanili!
All'inizio, ripetetelo lentamente!
Perché il Cielo è una cosa diversa,
Immaginarlo, e svegliarcisi all'improvviso -
E potrebbe annientarmi!

La morte è come un tiro di dadi: ci si gioca tutto in un momento. Perdere significherebbe restare immersi nell'ignoto, una condizione che ci è in fin dei conti familiare; ma se dovessimo finalmente sollevare i velami del mistero, non basterebbero tutti i cannoni e le campane del mondo per annunciarlo. Anzi, l'annuncio dovrà essere discreto, altrimenti rischieremmo di essere annientati da quel cielo così desiderato e finalmente raggiunto.
Ai versi 5 e 6 ho considerato "Victory" soggetto di "Hesitated so", ovvero lo svelamento del mistero posto risolutamente oltre la morte, visto che in "this side" i nostri sforzi si scontrano con la sua esitazione a rivelarsi. Nelle traduzioni italiane che conosco il soggetto oscilla tra "Victory" e i "poor" del terzo verso (ma "poor" prevale sette a tre):

"hanno vinto! Sì! Esitò così / da quella parte la vittoria!" (Bini);
"Ai dadi e vinto! Sì! Ed esitato - / Anche loro a un passo dalla Vincita!" (Lanati);
"Hanno vinto! Sì! Esitato così - / davanti alla vittoria!" (Bacigalupo 1995);
"Hanno vinto! Sì! Esitato così - / a un passo dalla vittoria!" (Bacigalupo 2004);
"... ed hanno vinto! Sì! / Ed anch'essi esitaron sulla soglia / della vittoria!" (Guidacci);
"Ed hanno vinto! Sì! ma la vittoria / Indugia a venire incontro a me!" (Errante 1956);
"Ed hanno vinto! / Sì! ed esitò / Tanto da questa parte la vittoria (Errante 1959);
"... Ed hanno vinto! / Sì! e tanto esitarono essi pure - / Al di qua della Vittoria!" (Errante 1975);
"Hanno vinto! Sì! Hanno esitato così - / prima della vittoria!" (Sabadini);
"ed hanno vinto! Sì! Ed anch'essi esitarono / sulla soglia della vittoria!" (Sinigaglia).

La pluralità delle versioni rivela in fin dei conti la ricchezza dell'originale, visto che "Victory" possiamo leggerla sia come la vittoria in sé (la vittoria sul mistero, che esita a rivelarsi in questa vita), sia come la "nostra " vittoria, che non dobbiamo esitare a perseguire, anche a costo di affrontare quel tiro di dadi (la morte) che ci fa tanta paura.


F171 (1860) / J173 (1860)

A fuzzy fellow, without feet -
Yet doth exceeding run!
Of velvet, is his Countenance -
And his Complexion, dun!

Sometime, he dwelleth in the grass!
Sometime, upon a bough,
From which he doth descend in plush
Upon the Passer-by!

All this in summer -
But when winds alarm the Forest Folk,
He taketh Damask Residence -
And struts in sewing silk!

Then, finer than a Lady,
Emerges in the spring!
A Feather on each shoulder!
You'd scarce recognize him!

By men, yclept Caterpillar!
By me! But who am I,
To tell the pretty secret
Of the Butterfly!

    Un tipo peloso, senza piedi -
Che pure eccelle nella corsa!
Di velluto, la Fisionomia -
E la Carnagione, grigiastra!

Qualche volta, dimora nell'erba!
Qualche volta, su un ramo,
Da cui si cala felpato
Sul Primo che passa!

Tutto questo in estate -
Ma quando i venti svegliano la Foresta,
Sceglie una Residenza di Damasco -
E si pavoneggia in fili di seta!

Poi, più fine di una Lady,
Emerge in primavera!
Una Piuma su ogni spalla!
Sarebbe arduo riconoscerlo!

Dagli uomini, detto Bruco!
Da me! Ma chi sono io,
Per svelare il grazioso segreto
Della Farfalla!

Il bruco peloso e grigiastro, trasformato misteriosamente nell'eterea farfalla, è uno dei misteri della natura, uno dei tanti che sfuggono alle nostre possibilità di spiegazione.


F172 (1860) / J174 (1860)

At last, to be identified!
At last, the lamps upon thy side
The rest of Life to see!

Past Midnight! Past the Morning Star!
Past Sunrise!
Ah, What leagues there were
Between our feet, and Day!

    Finalmente, essere riconosciuta!
Finalmente, le luci sul tuo lato
Per il resto della Vita vedere!

Oltre la Mezzanotte! Oltre la Stella Mattutina!
Oltre l'Aurora!
Ah, Quante leghe c'erano
Fra i nostri passi, e il Giorno!

L'amore come luce finalmente svelata, come giorno che segue un lungo viaggio nell'oscurità della notte.


F173 (1860) / J154 (1860)

Except to Heaven, she is nought.
Except for Angels - lone.
Except to some wide-wandering Bee
A flower superfluous blown.

Except for winds - provincial.
Except by Butterflies
Unnoticed as a single dew
That on the Acre lies.

The smallest Housewife in the grass,
Yet take her from the Lawn
And somebody has lost the face
That made Existence - Home!

    Eccetto per il Cielo, è nullità.
Eccetto per gli Angeli - sola.
Eccetto per qualche Ape vagabonda
Un fiore sbocciato inutilmente.

Eccetto per i venti - provinciale.
Eccetto per le Farfalle
Ignorata come una goccia di rugiada
Che giace sul Terreno.

Una minuscola Massaia in mezzo all'erba,
Eppure strappatela dal Prato
E qualcuno avrà perso il volto
Che rendeva l'Esistenza - Familiare!

Un'umile pratolina sembra non significare nulla, non avere nessuno che la noti, ma basta sottrarla al prato e un luogo familiare diventa improvvisamente estraneo, privo di qualcosa di apparentemente ignorato che sembra assumere un'identità soltanto con la sua assenza.
L'identificazione dell'umile fiore di campo con la vita umana e, soprattutto, con l'identità propria e l'importanza assoluta di ciascuna vita, anche quella meno appariscente, è resa esplicita dai termini "umani" usati negli ultimi versi: "housewife", "face", "home", come a ribadire che l'essere parte integrante della natura lascia intatta l'individualità di ciascuno di noi, ma anche di tutto ciò che ci circonda.


F174 (1860) / J170 (1860)

Portraits are to daily faces
As an Evening West,
To a fine - pedantic sunshine -
In a satin Vest!
    I ritratti stanno ai volti quotidiani
Come un Serale Occidente,
A un fine - pedante raggio di sole -
In Panciotto di raso!

Il testo riportato sopra è uno dei due che ED trascrisse nei fascicoli; l'altro, oltre ad alcune modifiche nella punteggiatura, ha una variante al primo verso: "Pictures" al posto di "Portraits".

Letta così sembrerebbe che i ritratti abbiano il fascino di un pudico tramonto, rispetto alle pompose apparenze della realtà. Visto però che ED era refrattaria ad avere immagini di se stessa (conosciamo soltanto una sua foto certa, oltre a un ritratto di Ballard insieme ad Austin e Lavinia del 1840, quando aveva dieci anni), ho il sospetto che la seconda similitudine sia rovesciata rispetto alla prima, anche perché il "pedante" del terzo verso e il "panciotto di raso" dell'ultimo mi sembra si adattino più a un ritratto pomposamente convenzionale che alla vita di tutti i giorni.


F175 (1860) / J178 (1860)

I cautious, scanned my little life -
I winnowed what would fade
From what w'd last till Heads like mine
Should be a-dreaming laid.

I put the latter in a Barn -
The former, blew away.
I went one winter morning
And lo - my priceless Hay

Was not upon the "Scaffold" -
Was not upon the "Beam" -
And from a thriving Farmer -
A Cynic, I became.

Whether a Thief did it -
Whether it was the wind -
Whether Deity's guiltless -
My business is, to find!

So I begin to ransack!
How is it Hearts, with Thee?
Art thou within the little Barn
Love provided Thee?

    Cauta, scrutai la mia piccola vita -
Separai le cose volatili
Da quelle che restano finché Teste come la mia
Saranno in sogno coricate.

Misi le ultime in un Fienile -
Le altre, le soffiai via.
Andai un mattino d'inverno
E guarda! - il mio Fieno inestimabile

Non era sulla "Scansia" -
Non era sul "Tavolato" -
E da prospero Agricoltore -
Un Cinico, diventai.

Se un Ladro fece questo -
Se fu il vento -
Se la Divinità è innocente -
È mio compito, scoprire!

Così comincio a frugare!
Quanti ce n'è di Cuori, con Te?
Sei dentro il piccolo Fienile
Che l'amore Ti procacciò?

Nella prima strofa l'attento vaglio delle cose da serbare ("winnowed" si usa per dire "separare il grano dal loglio") fa da contraltare ai versi successivi, dove le cose preziose (che diventano il "love" dell'ultimo verso) sembrano poter esistere soltanto nel sogno di una felicità altrimenti molto difficile da raggiungere.
Nelle tre strofe di mezzo è descritta la cocente delusione del risveglio, il non trovare più quelle cose che sembravano così reali da poterle serbare in un ripostiglio sicuro; l'impossibilità di trasformare il sogno in realtà ma anche il dubbio su che cosa sia che impedisce il realizzarsi dei nostri desideri: il destino che colpisce a caso, come un ladro o un soffio di vento, o un preciso disegno del creatore?
Nell'ultima, la ricerca affannosa di ciò che si è perduto e la domanda conclusiva, con quel filo di speranza rivolto alla possibilità che il vuoto del fienile terreno possa diventare la felicità perfetta dell'immortalità.
Il verso 18 è difficile da interpretare (nelle edizioni precedenti quella di Johnson "Hearts" fu trasformato in "Heart"). Bacigalupo traduce con "Cuor mio, come va?" (Meridiano) e "Cuor mio, come ti va? (2004); analoga la versione di Dyna Mc Arthur Rebucci: "Mio cuore, come va?", mentre Errante (1956) modifica la versificazione della strofa ("E al mio cuore vo chiedendo: / Dimmi, cuore, sei tu ancora / In quel piccolo granaio / Che l'amore costruì?") limitando la traduzione del verso a "Dimmi, cuore". Io ho interpretato come se ED avesse voluto dire: "mi chiedo se quel cuore che cerco affannosamente dove l'avevo serbato sia ora attorniato da altri cuori che, come lui, hanno trovato il nido definitivo, preparato per loro da un amore terreno che potrà rivelarsi solo nella sua veste immortale".


F176 (1860) / J179 (1860)

If I could bribe them by a Rose
I'd bring them every flower that grows
From Amherst to Cashmere!
I would not stop for night, or storm -
Or frost, or death, or anyone -
My business were so dear!

If they w'd linger for a Bird
My Tamborin were soonest heard
Among the April Woods!
Unwearied, all the summer long,
Only to break in wilder song
When Winter shook the boughs!

What if they hear me!
Who shall say
That such an importunity
May not at last avail?
That, weary of this Beggar's face -
They may not finally say, Yes -
To drive her from the Hall?

    Se potessi corromperli con una Rosa
Gli porterei ogni fiore che cresce
Da Amherst al Kashmir!
Non mi fermerebbe né notte, né tempesta -
Né gelo, né morte, né persona -
Il mio compito sarebbe così caro!

Se indugiassero per un Uccello
Il mio Tamburello si sentirebbe di buon'ora
Fra i Boschi d'Aprile!
Instancabile, per tutta l'estate,
Solo per irrompere in canto più selvaggio
Quando l'Inverno scuote i rami!

E se mi sentono!
Chi può dire
Che una simile impertinenza
Non possa infine giovare?
Che, stanchi di questa faccia da Mendicante -
Non dicano finalmente, Sì -
Per cacciarla dal Palazzo?

I "them" del primo verso sono gli incorruttibili custodi del nostro destino, i guardiani che ci tengono avvinti nel palazzo opprimente che conclude la poesia (ma "Hall" ha un significato molto ampio: "salone d'ingresso, corte di giustizia, maniero, sala per assemblee"). Soltanto loro hanno il potere di liberarci, ma sono talmente rigidi e devoti al loro compito che forse l'unico modo per convincerli a sciogliere quelle catene è diventare impertinenti, irritarli, stancarli, far sì che non vedano l'ora di togliersi dai piedi quella faccia insistente che non cessa di mendicare la libertà.


F177 (1860) / J180 (1860)

As if some little Arctic flower
Upon the polar hem -
Went wandering down the Latitudes
Until it puzzled came
To continents of summer -
To firmaments of sun -
To strange, bright crowds of flowers -
And birds, of foreign tongue!
I say, As if this little flower
To Eden, wandered in -
What then? Why nothing,
Only, your inference therefrom!
    Come se qualche fiorellino Artico
Sull'orlo del polo -
Andasse vagando giù per le Latitudini
Finché disorientato arrivasse
A continenti d'estate -
A firmamenti di sole -
A insolite, luminose moltitudini di fiori -
E uccelli, di lingua straniera!
Dico, Come se questo fiorellino
Fino all'Eden, vagasse -
E allora? Ma via, niente,
Soltanto, vostre illazioni su questo!

Probabile l'accenno all'evoluzione darwiniana nel fiorellino artico che vaga attraverso le latitudini. Adriana Seri (1997) ci informa che "L'origine della specie (1859) venne recensito nell''Atlantic Monthly' con tre articoli pubblicati anonimi nel 1860. L'autore è identificabile nel botanico Asa Gray, che già aveva individuato un nesso tra la flora del Giappone e quella del Nord America, attraverso l'Artide, nell'alternarsi dei periodi geologici."
Nei versi la scienza dell'evoluzione è costretta però a fermarsi davanti al mistero del prima e del dopo: il viaggio del fiorellino non può essere seguito oltre i limiti umani, se si inoltra nell'Eden la scienza lascia il campo a illazioni inverificabili.


F178 (1860) / J167 (1860)

To learn the Transport by the Pain -
As Blind Men learn the sun!
To die of thirst - suspecting
That Brooks in Meadows run!

To stay the homesick - homesick feet
Upon a foreign shore -
Haunted by native lands, the while -
And blue - beloved air!

This is the Sovreign Anguish!
This - the signal woe!
These are the patient "Laureates"
Whose voices - trained - below -

Ascend in ceaseless Carol -
Inaudible, indeed,
To us - the duller scholars
Of the Mysterious Bard!

    Imparare l'Ebbrezza dalla Pena -
Come i Ciechi imparano il sole!
Morire di sete - sospettando
Che i Ruscelli nei Prati scorrono!

Fermare i nostalgici - nostalgici passi
Su una riva straniera -
Tormentati dalla terra natia, intanto -
E dall'azzurro - amato cielo!

Questa è l'Angoscia Suprema!
Questo - il segno del dolore!
Questi sono i pazienti "Cinti d'Alloro"
Le cui voci - educate - quaggiù -

Ascendono in Canto incessante -
Inaudibile, in verità,
A noi - gli ottusi scolari
Del Misterioso Bardo!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, con cinque varianti: "thro'" ("attraverso") al posto di "by" al verso 1; "stanza, hushed" ("strofa, zittita") al posto di "voices - trained" al verso 12; "Breaks in victorious" ("Erompe in vittorioso") al posto di "Ascend in ceaseless" al verso 13; "Cornets" ("Cornette") al posto di "scholars" al verso 15; "Band" ("Banda") al posto di "Bard" al verso 16.
Riporto i vv. 12-16 di questa versione:

Whose stanza, hushed, below -

Breaks in victorious Carol -
Inaudible - indeed -
To us - the duller Cornets
Of the mysterious "Band" -

    La cui strofa, zittita, quaggiù -

Erompe in Canto vittorioso -
Inaudibile - in verità -
A noi - le ottuse Cornette
Della misteriosa "Banda" -

La vita trascorre nel dubbio, nell'angoscia di non sapere, in un alternarsi di rimpianto per le cose che dovremo lasciare e di anelito verso un aldilà che ci promette ebbrezza, luce, ruscelli per la nostra sete di sapere, ma lo fa senza mai svelarsi, lasciandoci in una "angoscia suprema" che diventa condizione di vita. Così vivono i mortali, gli uomini di quaggiù che saranno cinti d'alloro dalla morte e potranno finalmente intonare il canto dell'eternità; ma sarà un canto inaudibile per chi resta, per chi è condannato ad essere sordo al suono del mistero che ci attende.


F179 (1860) / J168 (1860)

If the foolish, call them "flowers" -
Need the wiser, tell?
If the Savans "Classify" them
It is just as well!

Those who read the "Revelations"
Must not criticize
Those who read the same Edition -
With beclouded Eyes!

Could we stand with that Old "Moses" -
"Canaan" denied -
Scan like him, the stately landscape
On the other side -

Doubtless, we should deem superfluous
Many Sciences,
Not pursued by learned Angels
In scholastic skies!

Low amid that glad Belles lettres
Grant that we may stand -
Stars, amid profound Galaxies -
At that grand "Right hand"!

    Se gli stolti, li chiamano "fiori" -
Hanno bisogno i saggi, di spiegare?
Se i Dotti li "Classificano"
È proprio la stessa cosa!

Quelli che leggono le "Rivelazioni"
Non devono criticare
Quelli che leggono la stessa Edizione -
Con Occhi annebbiati!

Potessimo stare accanto al Vecchio "Mosè" -
Negata "Canaan" -
Scrutare come lui, il maestoso paesaggio
Dall'altro lato -

Senza dubbio, giudicheremmo superflue
Molte Scienze,
Non perseguite da eruditi Angeli
Nelle scuole dei cieli!

Quaggiù fra così liete Belle lettere
Concedici di stare -
Stelle, tra profonde Galassie -
Alla tua grandiosa "Destra"!

Qualsiasi nostro tentativo di spiegare la natura non va mai al di là della sua intrinseca bellezza, così come le erudite analisi bibliche non hanno la capacità di superare la fede nella parola di Dio. Per "conoscere" veramente dovremmo essere in grado di "vedere", come fece Mosè quando Dio gli permise di guardare, almeno da lontano, quella terra promessa che non avrebbe mai calpestato. Se ottenessimo una tale conoscenza, molta della scienza di noi mortali, estranea a scuole celesti, ci apparirebbe superflua. E allora che ci sia almeno concesso di dedicarci alla poesia, di cercare la luce di semplici stelle nell'infinita profondità del mistero.
L'imperscrutabilità delle galassie dell'eterno, l'inutilità di cercare un ordine umano nel mistero che ci circonda, sembrano trovare l'unico possibile sbocco in quelle "Belles lettres" che non riusciranno certo a illuminare del tutto il buio dell'ignoto, ma forse ci daranno una qualche limitata luce da seguire.
Al verso 5 si legge "Revelations", ovvero il plurale di "Revelation", il libro biblico che in italiano è conosciuto come "Apocalisse"; l'uso del plurale mi fa pensare che ED abbia voluto intendere qui le varie "rivelazioni" della Bibbia (nel Webster trovo: "The revelations of God are contained in the Old and New Testament"), e perciò ho tradotto letteralmente.
Nella terza strofa il riferimento è al Deuteronomio 34, 1-4: "Allora Mosè, dalle steppe di Moab, salì sul monte di Nebo, una vetta del Fasga, il quale si eleva dirimpetto a Gerico. E il Signore gli fece vedere tutto il paese: dal Galaad fino a Dan, e tutto Neftali, il paese d'Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mar d'occidente, e la contrada del mezzogiorno, la pianura e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Segor. Poi il Signore gli disse: «Questo è il paese che Io giurai di dare ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe, quando dissi: Io lo darò alla tua progenie. Io te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non c'entrerai»".


F180 (1860) / J169 (1860)

In Ebon Box, when years have flown
To reverently peer -
Wiping away the velvet dust
Summers have sprinkled there!

To hold a letter to the light -
Grown Tawny - now - with time -
To con the faded syllables
That quickened us like Wine!

Perhaps a Flower's shrivelled check
Among it's stores to find -
Plucked far away, some morning -
By gallant - mouldering hand!

A curl, perhaps, from foreheads
Our constancy forgot -
Perhaps, an antique trinket -
In vanished fashions set!

And then to lay them quiet back -
And go about it's care -
As if the little Ebon Box
Were none of our affair!

    Nella Cassetta d'Ebano, volati gli anni
Scrutare reverenti -
Soffiando via la vellutata polvere
Che le estati hanno cosparso!

Tenere alla luce una lettera -
Ingiallita - ora - dal tempo -
Compitare le sillabe sbiadite
Che ci esaltarono come un Vino!

Forse nell'esame un avvizzito Fiore
Fra le sue cose ritrovare -
Colto chissà quando, un qualche mattino -
Da una mano galante - ormai polvere!

Un ricciolo, forse, da una fronte
Dimenticata dalla nostra costanza -
Forse, un antiquato gingillo -
Di foggia ormai scomparsa!

E poi riporre tutto in silenzio -
E andarsene per i fatti propri -
Come se la piccola Cassetta d'Ebano
Non ci riguardasse!

Trovare, magari per caso, qualcosa che ci riporti alla mente il passato ha un fascino particolare, come se fossimo improvvisamente tornati indietro nel tempo. Ma non si vive di ricordi; ben presto il presente ci richiama e quella cassetta polverosa torna al suo posto, in attesa che qualcun altro la riscopra.


F181 (1860) / J165 (1860)

A wounded Deer - leaps highest -
I've heard the Hunter tell -
'Tis but the extasy of death -
And then the Brake is still!

The smitten Rock that gushes!
The trampled Steel that springs!
A Cheek is always redder
Just where the Hectic stings!

Mirth is the mail of Anguish
In which it cautious Arm,
Lest anybody spy the blood
And "you're hurt" exclaim!

    Un Cervo colpito - salta più alto -
Ho udito dire dai Cacciatori -
È solo l'estasi della morte -
E poi la Brughiera tace!

La Roccia percossa che sgorga!
L'Acciaio calpestato che scatta!
Una Guancia è sempre più rossa
Proprio dove la Febbre brucia!

L'ilarità è la corazza dell'Angoscia -
Di cui essa si Arma guardinga,
Affinché nessuno scorga il sangue
E "sei ferita" gridi!

Nelle prime due strofe quattro immagini diverse : il cervo ferito, che salta più in alto che mai nell'estasi della morte, per poi ricadere muto; la roccia biblica percossa da Mosè, dalla quale sgorga improvvisa l'acqua; l'arma che scatta quando è calpestata da chi vorrebbe sottometterla; la guancia che si tinge di rosso là dove la febbre brucia più forte. Tutte immagini dove il dolore sembra essere un carburante che dà linfa a una reazione contraria, istintiva e appariscente, come quando, nell'ultima strofa, si tenta di nascondere l'angoscia dietro lo schermo di una gioia esteriore, esibita soltanto per non essere oggetto di compassione.
Al verso 5 il riferimento è a Esodo 17, 6: "«Ecco, io starò davanti a te, là, sulla roccia, in Oreb; tu percuoterai la roccia e da essa si riverserà acqua che il popolo potrà bere». E così fece Mosè alla presenza degli anziani d'Israele."


F182 (1860) / J152 (1860)

The Sun kept stooping - stooping - low!
The Hills to meet him rose!
On his side, what Transaction!
On their side, what Repose!

Deeper and deeper grew the stain
Upon the window pane -
Thicker and thicker stood the feet
Until the Tyrian

Was crowded dense with Armies -
So gay, so Brigadier -
That I felt martial stirrings
Who once the Cockade wore -

Charged, from my chimney Corner -
But Nobody was there!

    Il Sole si teneva curvo - curvo - basso!
Le Colline per incontrarlo si levarono!
Dalla sua parte, che Transazione!
Dalla loro parte, che Riposo!

Sempre più profonda crebbe la macchia
Sul vetro della finestra -
Sempre più fitti si fecero i passi
Finché il Porpora

Fu pieno zeppo di Armate -
Tanto lo spensierato, quanto il Generale -
Che io sentii i fremiti marziali
Di chi un tempo vestiva la Coccarda -

Attaccai, dall'Angolo del camino -
Ma non c'era Nessuno!

La natura sembra ingaggiare una lotta contro il tramonto, ma le sue armate non riescono a sovrastare quel porpora che a poco a poco vince sulla luce del giorno; quando il tardivo guerriero, al riparo del focolare, si decide all'attacco, ormai non c'è più nulla per cui combattere.
Per "Tyrian" (v. 8) vedi la J140-F90.


F183 (1860) / J166 (1860)

I met a King this afternoon!
He had not on a Crown indeed -
A little Palm leaf Hat was all,
And he was barefoot, I'm afraid!

But sure I am he Ermine wore
Beneath his faded Jacket's blue -
And sure I am, the crest he bore
Within that Jacket's pocket too!

For 'twas too stately for an Earl -
A Marquis would not go so grand!
'Twas possibly a Czar petite -
A Pope, or something of that kind!

If I must tell you, of a Horse
My freckled Monarch held the rein -
Doubtless, an estimable Beast,
But not at all disposed to run!

And such a wagon! While I live
Dare I presume to see
Another such a vehicle
As then transported me!

Two other ragged Princes
His royal state partook!
Doubtless the first excursion
These sovreigns ever took!

I question if the Royal Coach
Round which the Footmen wait
Has the significance, on high,
Of this Barefoot Estate!

    Ho incontrato un Re questo pomeriggio!
Non portava la Corona a dire il vero -
Un Cappellino di Foglie di palma e basta,
Ed era scalzo, temo!

Ma sono certa che indossava Ermellino
Sotto lo sbiadito blu della Giacchetta -
E sono certa, anche lo stemma portava
Dentro quella tasca della Giacchetta!

Poiché era troppo maestoso per un Conte -
Un marchese non sarebbe così solenne!
Era forse uno Zar piccolino -
Un Papa, o qualcosa del genere!

Se devo dirvelo, di un Cavallo
Il mio lentigginoso Monarca teneva le redini -
Senza dubbio, un pregevole Animale,
Ma per niente disposto a correre!

E che carro! Finché vivrò
Azzardato immaginare di vedere
Un altro veicolo come quello
Che mi estasiò quel giorno!

Due altri laceri Principi
Al regale corteo prendevano parte!
Senza dubbio la prima escursione
Mai fatta da questi sovrani!

Mi chiedo se la Carrozza Reale
Attorniata da Valletti in attesa
Abbia l'importanza, in alto,
Di questa Scalza Classe Sociale!

Tre ragazzi laceri, scalzi, lentigginosi, con un ronzino alla briglia, diventano un corteo regale, che non ha nulla da invidiare alla carrozza reale dell'ultima strofa, simbolo appariscente di un rango che nel cielo non significherà più nulla.


F184 (1861) / J921 (1864)

If it had no pencil,
Would it try mine -
Worn - now - and dull - sweet,
Writing much to thee.
If it had no word -
Would it make the Daisy,
Most as big as I was -
When it plucked me?
    Se non avesse matita,
Non potrebbe provare la mia -
Consunta - ora - e spuntata - caro,
Scrivendo tanto a te?
Se non avesse parola -
Non potrebbe usare la Margherita,
Più grande di quanto fossi io -
Quando mi colse?

Nella prima edizione del 1945 (Bolts of Melody) una nota ci informa che la poesia è scritta a matita su una striscia di carta, appuntata intorno ad un mozzicone di matita e firmata "Emily". L'annotazione è ripetuta sia da Johnson che da Franklin, ma quest'ultimo, che evidentemente aveva ulteriori informazioni, aggiunge che fu inviata a Samuel Bowles. Per questo ho tradotto "sweet" al maschile.
Queste informazioni spiegano perfettamente la prima parte, ma lasciano la seconda un po' oscura. Si potrebbe ipotizzare che il biglietto fosse accompagnato, oltre che dal mozzicone di matita, anche da un fiore (la margherita del sesto verso), una sorta di seconda possibilità lasciata all'interlocutore, che evidentemente non si faceva sentire da tempo. Ci fosse o no questo fiore, potremmo leggere così questa seconda strofa: "se proprio non vuoi scrivere, mandami almeno un fiore (se c'era, anche "come quello che ho mandato io"), è piccolo, ma mai quanto lo ero io quando chi sai tu mi colse, e sa parlare anche più delle parole.". Certo, leggendola così, non si può non cogliere un'allusione sessuale in quel "quando mi colse", ma non è detto, potrebbe anche essere una innocente metafora riferita alla giovane età di ED quando conobbe Bowles (sempre che Franklin abbia ragione e il biglietto sia stato scritto effettivamente per lui), anche se all'epoca, parliamo della fine degli anni '50, aveva quasi trent'anni.


F185 (1861) / J461 (1862)

A Wife - at Daybreak - I shall be -
Sunrise - Hast Thou a Flag for me?
At Midnight - I am yet a Maid -
How short it takes to make it Bride -
Then - Midnight - I have passed from Thee -
Unto the East - and Victory.

Midnight - Good Night - I hear them Call -
The Angels bustle in the Hall -
Softly - my Future climbs the Stair -
I fumble at my Childhood's Prayer -
So soon to be a Child - no more -
Eternity - I'm coming - Sir -
Master - I've seen the Face - before -

    Una Moglie - allo Spuntar del giorno - sarò -
Aurora - Hai Tu un Vessillo per me?
A Mezzanotte - sarò ancora una Fanciulla -
Come ci vorrà poco a farla Sposa -
Poi - Mezzanotte - sarò passata da Te -
All'Oriente - e alla Vittoria.

Mezzanotte - Buona Notte - li sento Chiamare -
Gli Angeli si affaccendano nell'Atrio -
Delicatamente - il mio Futuro sale le Scale -
Rivado a stento alle Preghiere della mia Infanzia -
Così in fretta non essere più - una Bambina -
Eternità - sto arrivando - Signore -
Maestro - ho già visto - quel Volto -

Tre manoscritti, tutti datati 1862 da Johnson mentre Franklin propone tre anni successivi: 1861, 1862 e 1863; quello riportato qui è l'ultimo, nei fascicoli.
Il primo è a matita su un foglio da lettera, senza divisione in strofe; il penultimo verso era "The Vision flutters in the door -" ("La Visione fluttua alla porta -") poi cancellato e sostituito da quello utilizzato nelle altre due versioni: "Eternity - I'm coming sir -".
Il secondo è una bella copia a penna, suddiviso come quello nei fascicoli e con due varianti rispetto alle altre versioni: al verso 3 "but" ("soltanto") al posto di "yet" e all'ultimo verso "Savior" ("Salvatore") al posto di "Master".

La "moglie" del primo verso si riferisce chiaramente a nozze celesti, visto che i versi che seguono descrivono esplicitamente il passaggio dalla notte del dolore terreno all'aurora dell'immortalità. La variante dell'ultimo verso suggerisce un'oscillazione fra nozze celesti propriamente dette (l'unione con il "Salvatore") e l'unica possibile unione, quella dopo la morte, con un "Master" forse più terreno; leggendola così il "volto" finale può essere quello visto attraverso la fede o quello dell'amato, un volto conosciuto concretamente ma impossibile da ottenere durante la vita.


F186 (1861) / J330 (1861)

The Juggler's Hat her Country is -
The Mountain Gorse - the Bee's!
    Il Cappello del Prestigiatore è la sua Patria -
La Ginestra Montana - dell'Ape

La poesia fu inviata a Samuel Bowles e probabilmente accompagnava un fiore, magari proprio la ginestra, fiore invernale nominato nel secondo verso. Potremmo perciò leggerla così: "la patria della ginestra è il cappello del prestigiatore, visto che spunta in una stagione che non è quella dei fiori, come se fosse frutto di magia; lei stessa è invece fonte di vita per l'ape, che ne succhia il nettare.".


F187 (1861) / J792 (1863)

Through the strait pass of suffering -
The Martyrs - even - trod.
Their feet - upon Temptation -
Their faces - upon God -

A stately - shriven - Company -
Convulsion - playing round -
Harmless - as streaks of meteor -
Upon a Planet's Bond -

Their faith - the everlasting troth -
Their expectation - fair -
The Needle - to the North Degree -
Wades - so - thro' polar Air!

    Attraverso lo stretto passaggio della sofferenza -
I Martiri - pacati - s'incamminarono.
I loro piedi - verso la Tentazione -
I loro volti - verso Dio -

Una solenne - assolta - Compagnia -
L'agitazione - che aveva luogo intorno -
Innocua - come strisce di meteora -
Sull'Orbita di un Pianeta -

La loro fede - la perenne verità -
La loro aspettativa - limpida -
L'Ago - verso il Punto a Settentrione -
Si fa strada - così - attraverso l'Aria polare!

La versione riportata è quella contenuta in una lettera a Samuel Bowles (L251), preceduta soltanto da: "Dear Friend / If you doubted my Snow - for a moment - you never will - again - I know - / Because I could not say it - I fixed it in the Verse - for you to read - when your thought wavers, for such a foot as mine -" ("Caro Amico / Se ha dubitato della mia Neve - per un momento - non lo farà - un'altra volta - lo so - / Poiché non riuscirei a dirlo - l'ho fissato in Versi - perché lei li legga - quando il suo pensiero vacilla, per un piede come il mio -").
Questa versione, di cui esiste il manoscritto, è stata datata in un primo tempo da Johnson nel 1863 (nell'edizione critica del 1955) e poi rettificata in "early 1862" nell'edizione delle lettere del 1958. Nell'edizione Franklin è datata 1861.
Un altro manoscritto è quello dei fascicoli, datato sia da Johnson che da Franklin nel 1863, mentre si conosce un'altra copia, perduta, spedita a Sue (non datata da Johnson, mentre Franklin indica la stessa data di quella spedita a Bowles) che venne utilizzata per la pubblicazione sull'"Independent" del 12 marzo 1891, con il titolo "The Martyrs". Le tre copie sono sostanzialmente simili.

La lettera che contiene la poesia ce ne dà un'interpretazione autentica. Qui ED vuole descrivere la purezza e insieme la ferma pacatezza del suo animo e dice a Bowles: "lei non deve dubitare della mia neve (che nella poesia si ritrova nel secondo verso: even - pacata -, nel quinto: stately-solenne -, nel decimo: fair - limpida - e nell'ultimo: - polar Air - Aria polare -) e per spiegarle bene cosa intendo, visto che non sarei capace di dirlo, glielo metto in versi. Li legga quando la sua mente dubiterà di me, della mia fermezza, e capirà cosa intendo."
E così ED si descrive, facendoci vedere una solenne a pacata processione di martiri, con i piedi ancora poggiati sulla terra tentatrice ma i visi già rivolti a Dio. Niente può turbarli, l'agitazione che hanno intorno non scalfisce la loro solennità, così come le momentanee strisce di una meteora non scalfiscono la maestosa orbita di un pianeta. Ben saldi nella loro fede nella perenne verità e nella limpida, pura aspettativa del regno celeste, si avviano all'immortalità così come l'ago di una bussola si fa strada nell'aria polare per indicarci la via del nord.


F188 (1861) / J220 (1861)

Could I - then - shut the door -
Lest my beseeching face - at last -
Rejected - be - of Her?
    Potrei io - allora - chiudere la porta -
Per paura che il mio volto implorante - alla fine -
Respinto - sia - da Lei?

Inviata a Susan (L239). Nella nota alla lettera (un biglietto con i soli versi) Johnson scrive: "Da questo biglietto trapela la tensione che si sviluppò fra ED e Sue, quando il piccolo Ned iniziò ad assorbire l'attenzione di quest'ultima."
Il "rejected" dell'ultimo verso potrebbe però anche riferirsi a tensioni fra le due amiche, ora cognate, che non avevano nulla a che vedere con Ned.


F189 (1861) / J218 (1861)

Is it true, dear Sue?
Are there two?
I should'nt like to come
For fear of joggling Him!
If you could shut him up
In a Coffee Cup,
Or tie him to a pin
Till I got in -
Or make him fast
To "Toby's" fist -
Hist! Whist! I'd come!
    È vero, cara Sue?
Siete in due?
Non vorrei venire
Per paura di farlo trasalire!
Se lo si potesse chiudere
In un Tazza da Caffè,
O fissarlo a uno spillo
Finché fossi lì -
O metterlo al sicuro
Nelle mani di "Toby" -
Zitta zitta! Verrei!

Nelle edizioni Johnson, sia delle poesie che delle lettere (L232), al verso 5 il pronome "you" è trascritto "I".

Inviata a Susan per la nascita di Edward, il 19 giugno 1861. Susan scrisse in fondo alla poesia: "1860 - scritta il giorno della nascita di Ned - Toby era il gatto -", ma la parte inferiore della pagina (che conteneva l'ultimo verso e questa annotazione) è ora perduta.
Non sono riuscito a chiarire la diversità fra le due date. Johnson, nell'edizione 1955, dice che la poesia fu scritta il 19 giugno 1861, appunto in occasione della nascita di Edward; riporta la frase scritta da Susan, informandoci che era annotata in fondo alla poesia, ma non fa cenno all'apparente errore della neo mamma. Nell'edizione delle lettere, sempre di Johnson (1958), la poesia è riportata come lettera 232 (about 19 June 1861) a Susan Gilbert Dickinson; la nota dice: "Edward (Ned) Dickinson, primo figlio di Susan, nacque il 19 giugno 1861. Toby era il gatto."; non vi è cenno all'annotazione di Susan, che peraltro non appare nella riproduzione del manoscritto (dopo pag. 582). Franklin data la poesia come Johnson e ci informa che "(il manoscritto)... conteneva anche una nota che identificava l'occasione e spiegava che Toby era il gatto.", senza far cenno alla data, né al fatto che la nota sia stata scritta da Susan (scrive "family note"). La nota della Bulgheroni, nell'edizione dei Meridiani Mondadori, recita così: "Inviata a Sue per la nascita di Edward, il primogenito, il 19 giugno 1860", citando poi l'annotazione di Sue, così come riportata da Johnson. Una possibile spiegazione è quella data in Open Me Carefully (a cura di Ellen Louise Hart e Martha Nell Smith, Ashfield, MA, 1998, pag. 279): "'1860' può riferirsi al decennio, visto che Ned nacque nel 1861."


F190 (1861) / J-

No Rose, yet felt myself a'bloom,
No Bird - yet rode in Ether -
    Non Rosa, eppure mi sentivo in fiore,
Non Uccello - eppure fluttuavo nell'Etere -

Nella terza delle tre Master Letters (L233). I versi sono aggiunti in fondo alla lettera, nella settima pagina, ma sono contrassegnati per essere inseriti nella seconda, dopo le parole "I forgot the Redemption and was tired no more" ("Dimenticai la Redenzione e non fui più stanca").

Le sensazioni di qualcuno che è innamorato: sentirsi in fiore, senza essere una rosa, fluttuare liberi nell'etere, senza essere un uccello.
I versi vanno ovviamente letti all'interno della lettera, una delle tre famose lettere al "Master", la cui identità è rimasta misteriosa, anche se molti hanno proposto dei nomi per nessuno dei quali sono state però trovate certezze.


F191 (1861) / J300 (1862)

"Morning" - means "Milking" - to the Farmer -
Dawn - to the Teneriffe -
Dice - to the Maid -
Morning means just Risk - to the Lover -
Just Revelation - to the Beloved -

Epicures - date a Breakfast - by it -
Brides - an Apocalypse -
Worlds - a Flood -
Faint-going Lives - Their Lapse from Sighing -
Faith - The Experiment of Our Lord -

    "Mattina" - significa "Mungitura" - per il Contadino -
Alba - per Tenerife -
Un tiro di dadi - per la Fanciulla -
Mattina non significa che Rischio - per l'Amante -
E Divulgazione - per l'Amata -

Gli Epicurei - ci datano - una Colazione -
Le Spose - una Rivelazione -
I Mondi - un Diluvio -
Le Vite in estinzione - Lo Staccarsi dai Sospiri -
La Fede - L'Esperimento di Nostro Signore -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicli nel 1863; una copia precedente, del 1861, fu inviata a Susan, con una differente disposizione dei versi e cinque varianti nel testo:

"Morning" - means "Milking"
To the Farmer -
Dawn - to the Appenine -
Dice - to the Maid.
"Morning" means - just - Chance
To the Lover -
Just - Revelation -
To the Beloved -

Epicures - date a Breakfast, by it!
Heroes - a Battle -
The Miller - A Flood -
Faintgoing Eyes - their lapse - from sighing -
Faith - the Experiment
Of our Lord!

    "Mattina" - significa "Mungitura"
Per il Contadino -
Alba - per l'Appennino -
Un tiro di dadi - per la Fanciulla.
"Mattina" non significa - che - Probabilità
Per l'Amante -
E - Divulgazione -
Per l'Amata -

Gli Epicurei - ci datano - una Colazione!
Gli Eroi - una Battaglia -
I Mugnai - una Piena -
Le Vite in estinzione - lo Staccarsi - dai sospiri -
La Fede - L'Esperimento
Di Nostro Signore!

Molto simile alla J294-F298: là l'alba, qui il mattino, entrambi visti in prospettive profondamente diverse, secondo gli occhi di chi li guarda e li vive.
Ai versi 5 e 7 della versione nei fascicoli ED usa due termini, "Revelation" e "Apocalypse", entrambi riferibili a quella che noi chiamiamo "Apocalisse di Giovanni", ma che possono essere usati, in particolare il primo, anche nel senso di rivelazione, scoperta, il rivelare ad altri quello che prima non sapevano; ho interpretato il primo, quello riferito all'amata, in quest'ultimo significato, anche in relazione al "rischio" per l'amato del verso precedente, mentre per il secondo ho preferito "rivelazione", ovvero, per una sposa novella, le scoperte della prima notte di nozze; ho scartato "apocalisse" perché in italiano ha anche, e forse prevalentemente, il significato di "visione dominata da un diffuso senso di tragedia o di catastrofe" (vedi l'aggettivo "apocalittico"), estraneo al termine inglese. Per il verso 5 non è da escludere un'altra interpretazione: se leggiamo "beloved" non in conseguenza ma in contrapposizione al "lover" del verso che precede (magari traducendo al maschile, per eliminare la relazione tra i due), la "revelation" può essere la "rivelazione" di essere amato.


F192 (1861) / J984 (1865)

'Tis Anguish grander than Delight
'Tis Resurrection Pain -
The meeting Bands of smitten Face
We questioned to, again -

'Tis Transport wild as thrills the Graves
When Cerements let go
And Creatures clad in Miracle
Go up by Two and Two -

    È Angoscia più grande della Gioia
È la Pena della Resurrezione -
S'incontrano le Schiere dal Volto rapito
Di cui c'interrogammo, di nuovo -

È Trasporto selvaggio che scuote le Tombe
Quando i Sudari si sciolgono
E le Creature rivestite di Miracolo
Ascendono Due a Due -

Due versioni: la prima di quattro versi (riportata sotto) inviata a Susan nel 1861; la seconda (qui scelta come principale) trascritta nei fascicoli nel 1865, nella quale vengono usati gli ultimi tre versi della precedente, con la variante "Miracle" al posto di "Victory". Le diverse scelte editoriali delle due edizioni critiche (Johnson privilegia la compiutezza, Franklin il dato cronologico) spiegano la diversità di numerazione e datazione. Nell'edizione Franklin il primo verso della versione a Susan è considerato "una frase che precede i versi, anch'essa in tetrametro giambico".

I'm thinking on that other morn -
When Cerements - let go -
And Creatures - clad in Victory -
Go up - by Two - and Two!
    Sto pensando a quell'altro mattino -
Quando i Sudari - si scioglieranno -
E le Creature - rivestite di Vittoria -
Ascenderanno - Due - a Due -

Il giorno del giudizio in due versioni: la prima, inviata a Susan, si limita a immaginarlo; nella seconda la descrizione è più completa e mette l'accento sull'angoscia e la pena di una resurrezione che è prologo di un giudizio definitivo e senza appello. La seconda strofa sembra una fulminea e potente descrizione del "Giudizio Universale" di Michelangelo, con le tombe che si aprono violentemente, i sudari che si sciolgono e i corpi che ascendono verso quel Cristo che tutto sembra meno che un caritatevole giudice dei nostri peccati, anche se i versi illuminano soprattutto la parte sinistra dell'affresco, in cui ci sono i corpi rivestiti di miracolo-vittoria che ascendono al cielo, contrapposti a quelli dei dannati che, a destra, precipitano verso la barca di Caronte.
Anche qui ED, nel quarto verso, non rinuncia a un accenno al dubbio e all'eterna domanda.


F193 (1861) / J688 (1862)

Speech - is a prank of Parliament -
Tears - is a trick of the nerve -
But the Heart with the heaviest freight on -
Does'nt - always - move -
    Discorso - è una burla del Parlamento -
Lacrime - un trucco dei nervi -
Ma un Cuore con un carico troppo pesante -
Non riesce - sempre - a muoversi -

La poesia è in una breve lettera inviata a Samuel Bowles (L251), che riporto integralmente: Dear Mr Bowles. / I cant thank you any more - You are thoughtful so many times, you grieve me always - now. The old words are numb - and there a'nt any new ones - Brooks - are useless - in Freshet-time - / When you come to Amherst, please God it were Today - I will tell you about the picture - if I can, I will - / Emily." ("Caro Mr Bowles. / Non sono più capace di ringraziarla - Lei è premuroso in così tante occasioni, che mi addolora sempre - ora. Le vecchie parole sono intorpidite - e non ce ne sono di nuove - I Torrenti - sono inutilizzabili - in Tempo di piena - / Quando verrà ad Amherst, voglia Dio che fosse Oggi - le dirò del quadro - se potrò, vorrò - / Emily.").

Talvolta le parole, le lacrime, sono sfoghi per qualcosa che non è veramente importante, perché un cuore che è appesantito, che porta un'emozione troppo grande, non sempre riesce a esprimerla.
Nella lettera ci sono immagini che arricchiscono e integrano quelle dei versi: le parole "intorpidite", la difficoltà di trovarne di nuove, i torrenti che diventano inutilizzabili in tempo di piena.


F194 (1861) / J1072 (1862)

Title divine - is mine!
The Wife - without the Sign!
Acute Degree - conferred on me -
Empress of Calvary!
Royal - all but the Crown!
Betrothed - without the swoon
God sends us Women -
When you - hold - Garnet to Garnet -
Gold - to Gold -
Born - Bridalled - Shrouded -
In a Day -
"My Husband" - women say -
Stroking the Melody -
Is this - the way?
    Titolo divino - è il mio!
La Moglie - senza il Segno!
Acuto Grado - conferito a me -
Imperatrice del Calvario!
Regale - tutta eccetto la Corona!
Promessa - senza il venir meno
Che Dio trasmette a noi Donne -
Quando voi - trattenete - Granato al Granato -
Oro - all'Oro -
Nata - Sposata - Sepolta -
In un Giorno -
"Mio Marito" - dicono le donne -
Carezzando la Melodia -
È questa - la via?

Inviata a Samuel Bowles (L250), senza firma e indirizzo, con un breve messaggio conclusivo: "Here's - what I had to 'tell you' - You will tell no other? Honor - is it's own pawn -" ("Ecco - cosa dovevo 'dirle' - Non lo dirà a nessuno? L'Onore - è pegno di se stesso -").
Esiste un altro manoscritto, firmato "Emily" e inviato a Susan nel 1865, con una modifica al settimo verso: "gives" al posto di "sends", e un verso aggiunto dopo l'undicesimo: "Tri Victory" ("Triplice Vittoria").

L'amara e orgogliosa rivendicazione di uno stato che ha escluso il "segno" tangibile e legale di un'unione concreta, lasciando un "titolo divino"a colei che non può dire "mio marito" ma può proclamarsi imperatrice del Calvario e regina senza corona. Nei primi versi prevale l'orgoglio di sentirsi diversa, al di sopra di quel semplice "segno" contrapposto a quel grado acuto, intenso e ben più profondo dato dalla rinuncia. In quelli centrali questo stato, insieme divino e doloroso, diventa più sfumato, quando queste nozze senza la concretezza dell'unione (Garnet to Garnet / Gold to Gold) e quel venir meno che Dio ha riservato alle donne ("swoon" significa letteralmente "svenimento"; qui può essere interpretato sia come rinuncia di sé a favore dell'autorità maschile, sia come risposta femminile ad un sentimento forte) sono fulmineamente definite al decimo e undicesimo verso, con quelle tre parole secche e immediate che riassumono una vita in un giorno (e che nella copia inviata a Susan diventano una "triplice vittoria"), come a fissare in un eterno istante un'unione mistica e spirituale che non potrà mai concretizzarsi nel tempo mortale . Gli ultimi tre versi sono tipici della poesia dickinsoniana: un appellativo colloquiale e familiare che diventa una melodia da carezzare teneramente, e poi quella domanda finale, che sembra lasciare in sospeso una risposta impossibile.
Non mi è chiaro se lo "you" del verso 8 sia riferito alle altre donne (nel verso precedente "us", che la accomuna alle donne cui è riservato quel "venir meno", poi "you", come a voler marcare la sua diversità nei confronti delle altre) o sia un "voi" rivolto agli uomini, contrapposto al "noi donne" del verso precedente, come a evidenziare gli interessi più concreti del sesso maschile.
Per il "Calvario" al verso 4 Johnson (Emily Dickinson. An Interpretive Biography, Harvard University Press, 1955) suggerisce un collegamento con il trasferimento del Reverendo Charles Wadsworth a San Francisco, nel dicembre del 1861, per diventare pastore della Chiesa del Calvario. Ipotesi verosimile, ma che non toglie o aggiunge nulla alla poesia.


F195 (1861) / J690 (1861)

Victory comes late -
And is held low to freezing lips -
Too rapt with frost
To take it -
How sweet it would have tasted -
Just a Drop -
Was God so economical?
His Table's spread too high for Us -
Unless We dine on Tiptoe -
Crumbs - fit such little mouths -
Cherries - suit Robins -
The Eagle's Golden Breakfast strangles - Them -
God keep His Oath to Sparrows -
Who of little Love - know how to starve -
    La vittoria arriva tardi -
Ed è calata su labbra ghiacciate -
Troppo assorte dal gelo
Per coglierla -
Come sarebbe stato dolce gustarla -
Giusto una Goccia -
Fu Dio così parsimonioso?
La Sua Tavola è apparecchiata troppo in alto per Noi -
A meno che non si pranzi sulle Punte -
Le briciole - sono adatte a piccole bocche -
Le ciliegie - vanno bene per i Pettirossi -
La Dorata Colazione dell'Aquila - Li soffoca -
Dio mantiene il Suo Giuramento ai Passeri -
Che di un po' d'Amore - sanno come languire -

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli nel 1863. Una versione precedente, con alcune varianti, era stata inviata a Samuel Bowles nel dicembre 1861 (L257).

I versi iniziano con un'amara constatazione: la vittoria (qui intesa come l'avverarsi dei nostri desideri) arriva sempre troppo tardi, quando ormai la morte ci ha reso insensibili al suo tocco (come sempre, molto bella l'immagine della vittoria che cala su labbra troppo fredde per accorgersi di lei). Ne sarebbe bastata una goccia, prima, per renderci felici.
Con chi prendersela per la crudeltà della vita, se non con chi l'ha creata, questo Dio così parsimonioso che difficilmente apre i cordoni della borsa?
È vero che apparentemente c'è per noi una tavola apparecchiata, ma il padrone di casa l'ha messa troppo in alto, le cose che ci piacciono, di cui abbiamo desiderio, sono là, ma sono appunto irraggiungibili. A meno che non si mangi in punta di piedi: così, forse, qualcosa riusciamo a gustare, ma è sempre troppo poco rispetto a quella tavola imbandita che ci attira da lontano.
A noi, piccoli uomini dalle piccole bocche, sono riservate le briciole, come le ciliegie ai pettirossi. Ormai siamo talmente avvezzi ai frugali pasti riservatici che una colazione più ricca potrebbe solo soffocarci.
Consoliamoci così: Dio ci fa soffrire la fame quaggiù, ma poi saprà ricompensarci. Ha promesso di darci l'immortalità e dovrà mantenere il suo giuramento dopo averci fatto languire così tanto!


F196 (1861) / J687 (1861)

I'll send the feather from my Hat!
Who knows - but at the sight of that
My Sovreign will relent?
As trinket - worn by faded Child -
Confronting eyes long - comforted -
Blisters the Adamant!
    Manderò la piuma del mio Cappello!
Chissà - se a quella vista
Il mio Sovrano cederà?
Come un ninnolo - portato da un Fanciullo avvizzito -
Mostrato ad occhi da tempo - consolati -
Corrode il Diamante!

La poesia fu inviata a Samuel Bowles. È perciò certamente lui il "diamante" che deve perdere la sua inflessibilità davanti al dono, così effimero ma così personale, della "piuma del mio cappello", così come la perderebbe un anziano signore a cui capita di ritrovare un ninnolo che portava da bambino.


F197 (1861) / J225 (1861)

Jesus! thy Crucifix
Enable thee to guess
The smaller size!

Jesus! thy second face
Mind thee in Paradise
Of our's!

    Gesù! La tua Croce
Ti concede di percepire
Le dimensioni più esigue!

Gesù! il tuo secondo volto
Ti rammenti in Paradiso
Del nostro!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. I versi, in una versione identica a parte alcune varianti nella punteggiatura, sono anche in una lettera a Samuel Bowles del dicembre1861 (L242).

La parte divina di Gesù gli consente di capire tutto di noi, anche quelle cose che sfuggono alla nostra percezione di esseri mortali. Il suo secondo volto, quello umano, lo rende ancora più vicino a noi e ci fa sperare di essere guardati con un occhio familiare, in un aldilà che immaginiamo tanto diverso da ciò a cui siamo abituati.


F198 (1861) / J227 (1861)

Teach Him - When He makes the names -
Such an one - to say -
On his babbling - Berry - lips -
As should sound - to me -
Were my Ear - as near his nest -
As my thought - today -
As should sound -
"Forbid us not" -
Some like "Emily."
    Insegnagli - Quando compita i nomi -
Uno in particolare - a dirne -
Con le sue balbettanti - labbra - di Bacca -
Come suonerebbe - a me -
Fosse il mio Orecchio - vicino al suo nido -
Così al mio pensiero - oggi -
Suonerebbe -
"Non proibiteci" -
Più o meno come "Emily".

La poesia fu inviata a Samuel Bowles poco prima della nascita del figlio, Charles Allen Bowles, il 19 dicembre 1861. I versi sono preceduti da "Baby -".

Gli auguri per la prossima nascita di un figlio si trasformano in un incitamento a insegnargli il valore della libertà, a cominciare da subito a rifiutare i mille divieti che la vita ci para davanti. Ma, soprattutto, è significativo che ED accosti il suo nome a questa voglia di ribellarsi, come se si identificasse in quel "Forbid us not", che suona alle sue orecchie come suonerebbe il suo nome pronunciato a fatica da un bimbo che impara a parlare.


F199 (1861) / J207 (1860)

Tho' I get home how late - how late -
So I get home - 'twill compensate -
Better will be the Extasy
That they have done expecting me -
When night - descending - dumb - and dark -
They hear my unexpected knock -
Transporting must the moment be -
Brewed from decades of Agony!

To think just how the fire will burn -
Just how long-cheated eyes will turn -
To wonder what myself will say,
And what itself, will say to me -
Beguiles the Centuries of way!

    Anche se torno a casa così tardi - così tardi -
Comunque il mio ritorno a casa - ripagherà -
Più grande sarà l'Estasi
A cui avevano rinunciato aspettandomi -
Quando una notte - calante - muta - e oscura -
Sentiranno il mio inatteso bussare -
Coinvolgente sarà quel momento -
Distillato da decadi di Tormento!

Pensare solo a come arderà il focolare -
Solo a come occhi a lungo ingannati si volteranno -
Stupiti da quello che io stessa dirò,
E da quello che essi stessi, diranno a me -
Fa dileguare Secoli di lontananza!

Il ritorno a casa, il riunirsi con chi ci ama e ci ha aspettato a lungo, non teme il passare del tempo, anzi, forse la gioia che era stata ormai accantonata sarà ancora più grande.
L'uso di "night" al quinto verso e di "Centuries" nell'ultimo suggerisce un "get home" che va al di là della casa terrena.


F200 (1861) / J208 (1860)

The Rose did caper on her cheek -
Her Bodice rose and fell -
Her pretty speech - like drunken men -
Did stagger pitiful -

Her fingers fumbled at her work -
Her needle would not go -
What ailed so smart a little Maid -
It puzzled me to know -

Till opposite - I spied a cheek
That bore another Rose -
Just opposite - Another speech
That like the Drunkard goes -

A Vest that like her Boddice, danced -
To the immortal tune -
Till those two troubled - little Clocks
Ticked softly into one.

    Il Rosa piroettava sulla sua guancia -
Il Corsetto si sollevò e ricadde -
Il suo amabile eloquio - come un ubriaco -
Pietosamente barcollava -

Le dita annaspavano nel lavoro -
L'ago non voleva andare -
Cosa angustiasse tanto una piccola Fanciulla -
Mi premeva di sapere -

Finché di fronte - scorsi una guancia
Che pativa un altro Rosa -
Proprio di fronte - Un altro eloquio
Che come Ubriaco procedeva -

Un Panciotto che come quel Corsetto, danzava -
All'immortale melodia -
Finché quei due agitati - piccoli Orologi
Ticchettarono dolci all'unisono.

Un scenetta familiare, un litigio tanto burrascoso quanto passeggero, parte di quell'immortale melodia dell'amore che ha sempre un obbligato e dolce lieto fine.