Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F1651 - 1700

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F1651 (1884) / J1630 (1884)

As from the Earth the light Balloon
Asks nothing but release -
Ascension that for which it was,
It's soaring, Residence.
The spirit looks upon the Dust
That fastened it so long
With indignation,
As a Bird
Defrauded of it's Song.
    Come dalla Terra il leggero Pallone
Non chiede che di essere sciolto -
L'ascensione per cui era fatto,
Sua innalzante, Residenza.
Lo spirito guarda alla Polvere
Che lo trattenne così a lungo
Con indignazione,
Come un Uccello
Defraudato del suo Canto.

La morte ci libera dai legami con cui il corpo teneva avvinto lo spirito, e quando siamo in grado di guardare dall'alto a quella polvere, non possiamo trattenere l'indignazione per la prigione che ci ha tenuto così a lungo lontani dalle eteree residenze dell'immortalità.


F1652 (1884) / J1631 (1884)

Oh Future! thou secreted peace
Or subterranean Wo -
Is there no wandering route of grace
That leads away from thee -
No circuit sage of all the course
Descried by cunning men
To balk thee of thy sacred Prey -
Advancing to thy Den -
    Oh Futuro! tu occultata pace
O sotterranea Pena -
Non c'è vagante cammino di grazia
Che conduca via da te -
Né sagace circuito di ogni percorso
Scoperto da uomini scaltri
Per liberarti dalla sacra Razzia -
Che avanza verso la tua Tana -

L'ineluttabile futuro che ci attende, sia esso di misteriosa pace o di oscura pena, non può essere fermato da nulla. Nemmeno la strada più tortuosa, scelta astutamente per sottrarsi a quel destino, può aiutarci a sfuggire alla razzia finale, consacrata dalla volontà divina che incombe senza scampo su di noi.


F1653 (1884) / J1632 (1884)

So give me back to Death -
The Death I never feared
Except that it deprived of thee -
And now, by Life deprived,
In my own Grave I breathe
And estimate it's size -
It's size is all that Hell can guess -
And all that Heaven was -
    Restituiscimi dunque alla Morte -
La Morte che non ho mai temuto
Se non perché mi privava di te -
E ora, privata della Vita,
Nella mia Tomba respiro
E ne stimo l'ampiezza -
Che è tutto ciò che l'Inferno può supporre -
E tutto ciò che era il Cielo -

La morte arriva quando siamo privati di chi amiamo. In quel momento è come se, pur respirando, fossimo già in una tomba della quale siamo consapevoli, una tomba che è tutto ciò che chiamiamo inferno e che guarda a un passato ormai tramontato come unico ricordo di un cielo possibile.


F1654 (1884) / J1633 (1884)

Still own thee - still thou art
What Surgeons call alive -
Though slipping - slipping - I perceive
To thy reportless Grave -

Which question shall I clutch -
What answer wrest from thee
Before thou dost exude away
In the recallless sea?

    Ancora ti ho - ancora tu sei
Quello che i Medici chiamano vivo -
Sebbene di ora - in ora - io percepisca
La tua immota Tomba -

A quale domanda mi aggrapperò -
Quale risposta ti strapperò
Prima che tu svanisca
Nell'immemore mare?

Uno svanire che lascia dietro di sé domande senza risposta, insieme a un senso di desolato smarrimento di fronte a quel mare-eternità che sembra inghiottire senza lasciare traccia.
Al terzo verso ho tradotto con "di ora - in ora" il doppio "slipping" ("scivolare", ma anche "spegnersi o dileguarsi impercettibilmente") per mantenere la ripetizione e lasciare, per quanto possibile, il senso dell'ineluttabile scivolamento verso la morte.


F1655 (1884) / J1634 (1884)

Talk not to me of Summer Trees
The foliage of the mind
A Tabernacle is for Birds
Of no corporeal kind
And winds do go that way at noon
To their Etherial Homes
Whose Bugles call the least of us
To undepicted Realms
    Non parlarmi di Alberi Estivi
Il fogliame della mente
Un Tabernacolo è per Uccelli
Di genere incorporeo
E i venti vanno per quella via a mezzogiorno
Verso le loro Eteree Dimore
I cui Corni chiamano gli ultimi di noi
A irraffigurabili Reami

L'identificazione dell'uomo con la natura diventa qui quasi concreta, col fogliame della mente (l'anima, lo spirito) tabernacolo di uccelli incorporei (i pensieri, la ragione), scosso dai venti dell'immortalità, che ci conducono verso un etereo aldilà, indecifrabile e inconoscibile.


F1656 (1884) / J1636 (1884/85)

The Sun in reining to the West
Makes not as much of sound
As Cart of man in road below
Adroitly turning round
That Whiffletree of Amethyst
    Il Sole che tira le redini verso l'Ovest
Non fa più rumore
Del Carro dell'uomo in strada quaggiù
Che abilmente fa ruotare
Quell'Asse di Ametista

Anche in questa poesia un confronto fra la grandezza dei fenomeni della natura e la banale abitudine dei gesti umani di tutti i giorni. Ma qui la natura diventa unione di questi fenomeni che sembrano così diversi, tanto che un tramonto può essere confrontato col semplice curvarsi dell'asse di un carro. L'ametista finale sembra dare, a conferma di questa identità, la stessa preziosità del sole al semplice carro umano.


F1657 (1884) / J1641 (1885)

Betrothed to Righteousness might be
An Ecstasy discreet
But Nature relishes the Pinks
Which she was taught to eat -
    Promessa alla Rettitudine potrebbe essere
Un'Estasi discreta
Ma la Natura gradisce i Garofani
Che fu istruita a mangiare -

Nell'edizione delle Lettere di Johnson (L993) è inserita come inviata a un destinatario sconosciuto e datata "about 1885".

La natura non conosce leggi o convenzioni, sa semplicemente che un fiore è bello e se lo gode senza farsi troppe domande. Nella J1628-F1630 c'è una sorta di risposta o, meglio, di conclusione: "facciamo anche noi come la natura, e godiamoci senza troppa moderazione le gioie della vita".


F1658 (1884) / J-

Show me Eternity, and I will show you Memory -
Both in one package lain
And lifted back again -

Be Sue, while I am Emily -
Be next, what you have ever been, Infinity -

    Mostrami l'Eternità, e io ti mostrerò la Memoria -
Entrambe giacevano in un unico involucro
E si rialzarono per tornare -

Sii Sue, mentre io sono Emily -
Sii poi, ciò che sei sempre stata, Infinità -

I versi concludono una lettera a Susan del 1884 (L912) preceduti soltanto da "Morning might come by Accident - Sister - / Night comes by Event - / To believe the final line of the Card would foreclose Faith - / Faith is Doubt." ("Il Mattino può arrivare per Caso - Sorella - / La Notte arriva di Conseguenza - / Credere alla linea finale del Quadrante precluderebbe la Fede - / La Fede è Dubbio.").

Torna il tema dell'individualità nell'immortalità. Non vi è cesura fra il testo iniziale e i versi che concludono il biglietto: la nascita avviene per caso e la morte non è che una conseguenza; credere che nel disegno divino vi sia uno scopo razionale sarebbe come, paradossalmente, precludere la fede, perché la vera fede è il dubbio, per questo a chi mi parla di eternità io parlo di memoria, di individualità dell'essere che mantiene ricordi ed esperienze, due cose che devono restare unite, perché l'una senza l'altra non avrebbe senso; se riuscirai a restare Susan, come io sono ora Emily, allora, e solo allora, si potrà dire che l'uomo è infinità, perché non perderà la sua individualità.


F1659 (1884) / J-

I held it so tight that I lost it
Said the Child of the Butterfly
Of many a vaster Capture
That is the Elegy -
    La tenevo così stretta che l'ho persa
Disse il Bambino della Farfalla
Di una molto più vasta Cattura
Questa è l'Elegia -

Pubblicato tra i frammenti in prosa nell'edizione Johnson delle lettere (PF81, pag. 924).

È difficile catturare il mistero; quando siamo certi di averlo ben stretto nelle nostre mani fugge via.


F1660 (1884) / J-

But that defeated accent
is louder now than him
Eternity may imitate
The Affluence of time
    Solo quell'accento sconfitto
è più sonoro ora di lui
L'Eternità può imitare
L'Opulenza del tempo

Pubblicato tra i frammenti in prosa nell'edizione Johnson delle lettere (PF24, pag. 915) in questa forma:

But that defeated accent is louder now than him
Eternity may imitate
The Affluence (Ecstasy) of time
But the arrested (suspended) syllable
Is wealthier than him
But Loves dispelled Emolument
Finds (Has) no Abode in him -
Has no retrieve in him
    Solo quell'accento sconfitto è più sonoro ora di lui
L'Eternità può imitare
L'Opulenza (Estasi) del tempo
Solo la sillaba troncata (sospesa)
È più ricca di lui
Solo i dispersi Emolumenti degli Amori
Non trovano (hanno) Dimora in lui -
Non hanno riparo in lui

Franklin indica quelli che sono i versi 4-8 della trascrizione Johnson come varianti ai versi 1 e 2 della sua.

Il ricordo di ciò che lui ha fatto da vivo è l'unica cosa che ora può sostituire la sua grandezza, così come l'eternità di cui ormai è parte può soltanto imitare l'opulenza del tempo in cui lui è vissuto.


F1661 (1884) / J1613 (1884)

Not Sickness stains the Brave,
Nor any Dart,
Nor Doubt of Scene to come,
But an adjourning Heart -
    Non la Malattia tocca il Prode,
Né un qualche Dardo,
Né Dubbio di Scenario a venire,
Ma un Cuore esitante -

I versi sono in un biglietto a Mabel Todd del 19 luglio 1884 (L906), preceduti soltanto da "How martial the Apology of Nature! We die, said the Deathless of Thermopylae, in obedience to Law -" ("Com'è marziale l'Apologia della Natura! Moriamo, dissero gli Immortali delle Termopili, in obbedienza alla Legge -").
Per la citazione delle Termopili vedi la J1554-F1584.

Nulla può toccare l'audace determinazione del prode a compiere il proprio dovere, se non un cuore che esita di fronte alla morte.


F1662 (1884) / J1603 (1884)

The going from a world we know
To one a wonder still
Is like the child's adversity
Whose vista is a hill,
Behind the hill is sorcery
And everything unknown,
But will the secret compensate
For climbing it alone?
    L'andare da un mondo che conosciamo
A uno di muta meraviglia
È come l'ansia di un bimbo
La cui visuale è una collina,
Oltre la collina è magia
E ogni cosa sconosciuta,
Ma il segreto compenserà
La scalata solitaria?

In una lettera a Louise e Frances Norcross (L907 - agosto 1884) in cui ED parla fra l'altro della sua malattia: "The doctor calls it 'revenge of the nerves'; but who but Death had wronged them?" ("Il dottore la chiama "vendetta dei nervi'; ma che cosa se non la Morte li aveva offesi?"). I versi sono preceduti da un ricordo del nipote Gilbert, morto l'anno precedente: "The little boy we laid away never fluctuates, and his dim society is companion still. But it is growing damp and I must go in. Memory's fog is rising. ("Il fanciullo che abbiamo deposto non si è mai mosso, e la sua fioca vicinanza ci è ancora compagna. Ma sta arrivando l'umidità e devo rientrare. La nebbia della memoria sta salendo.").
Il manoscritto è perduto e il testo è tratto dall'edizione delle Lettere del 1894.

Il viaggio dal mondo che conosciamo a quello che di cui non sappiamo nulla è come un'intima scalata verso il mistero. Non sappiamo se ciò che scopriremo dall'altra parte riuscirà a compensare quel cammino così difficile, perché rivolto a una meta che ci attira con le magiche meraviglie che ci promette ma allo stesso tempo ci incute l'istintiva paura dell'ignoto.
Ho interpretato il secondo verso come "a un mondo di sorprese, di meraviglie, mute perché non ci è possibile svelarle in anticipo".


F1663 (1884) / J1600 (1884)

Upon his Saddle sprung a Bird
And crossed a thousand Trees
Before a Fence without a Fare
His Fantasy did please
And then he lifted up his Throat
And squandered such a Note
A Universe that overheard
Is stricken by it yet -
    In Sella balzò un Uccello
E attraversò mille Alberi
Prima che uno Steccato senza Dazio
Piacesse alla sua Fantasia
E allora tirò su il Collo
E scialacquò una tale Nota
Che l'Universo per caso in ascolto
Ne è ancora colpito -

Gli ultimi quattro versi sono in una lettera (L937 - settembre 1884) a Helen Hunt Jackson, in quel periodo convalescente per la frattura a una gamba , preceduti da: "I shall watch your passage from Crutch to Cane with jealous affection. From there to your Wings is but a stride - as was said of the convalescing Bird," ("Terrò d'occhio il suo passaggio dalle Grucce al Bastone con geloso affetto. Da lì alle Ali c'è solo un passo - come si disse dell'Uccello convalescente,").

L'uccello libero e giocoso, che svolazza senza meta e si ferma dove vuole, senza dover pagare i dazi che la vita regolata e convenzionale ci riserva. Il suo canto esprime la libertà che ha dentro e per questo incanta noi insieme all'universo. Gli ultimi quattro versi si adattano perfettamente alla lettera per l'amica scrittrice, costretta a una forzata inattività ma pronta a spargere di nuovo le sue "note".


F1664 (1884) / J1602 (1884)

In other Motes,
Of other Myths
Your requisition be.
The Prism never held the Hues,
It only heard them play -
    In altri Atomi,
Di altri Miti
La tua richiesta sia.
Il Prisma non trattenne mai i Colori,
Li udì soltanto giocare -

I versi sono in una lettera a Helen Hunt Jackson (L937, la stessa dei quattro versi finali della J1600-F1663), preceduti da: "I, too, took my summer in a Chair, though from 'Nervous prostration,' not fracture, but take my Nerve by the Bridle now, and am again abroad - Thank you for the wish - / The Summer has been wide and deep, and a deeper Autumn is but the Gleam concomitant of that waylaying Light - / Pursuing you in your transitions," ("Anch'io ho passato l'estate in Poltrona, anche se a causa di un 'esaurimento nervoso', non di una frattura, ma ora prendo i miei Nervi per le Briglie, e sono di nuovo all'aperto - Grazie per l'augurio - / L'estate è stata ampia e profonda, e un più profondo autunno non è altri che il Bagliore concomitante con quella Luce in agguato - / La sto seguendo nelle sue transizioni,").
La frase che precede immediatamente i versi ("Pursuing you in your transitions,") è considerata tale da Franklin, mentre nell'edizione Johnson è il primo verso della poesia.

La richiesta ultima deve riguardare cose diverse da quelle a cui siamo abituati, perché le cose del mondo sono fuggevoli come i colori in un prisma, che li vede passare e può soltanto assistere ai loro giochi di luce, senza il potere di trattenerli.
È un'interpretazione che si limita soltanto ai versi. Se li leggiamo insieme alla lettera (e all'altra poesia che precede le frasi che ho inserito in nota) può diventare l'augurio di nuove "transizioni" verso strade mai percorse, con la consapevolezza che comunque tutto è passeggero e nessuno di noi, come un prisma, riuscirà mai a trattenere nulla di ciò che sperimenta.


F1665 (1884) / J1581 (1881)

The farthest Thunder that I heard
Was nearer than the Sky
And rumbles still, though torrid Noons
Have lain their Missiles by -
The Lightning that preceded it
Struck no one but myself -
But I would not exchange the Bolt
For all the rest of Life -
Indebtedness to Oxygen
The Happy may repay,
But not the obligation
To Electricity -
It founds the Homes and decks the Days
And every clamor bright
Is but the gleam concomitant
Of that waylaying Light -
The Thought is quiet as a Flake -
A Crash without a Sound,
How Life's reverberation
It's Explanation found -
    Il Tuono più lontano che ho sentito
Era più vicino del Cielo
E romba ancora, sebbene torridi Mezzogiorni
Abbiano riposto i loro Dardi -
Il Lampo che l'ha preceduto
Non colpì altri che me -
Ma non scambierei la Saetta
Con tutto il resto della Vita -
Il debito con l'Ossigeno
Il Felice può ripagare,
Ma non l'obbligazione
Con l'Elettricità -
Essa fonda le Case e riveste i Giorni
E ogni radioso clamore
Non è che il bagliore compagno
Di quella Luce in agguato -
Il Pensiero è silenzioso come un Fiocco -
Uno Schianto senza Suono,
Così il riverbero della Vita
Trovò la sua spiegazione -

Oltre a due manoscritti completi (quello riportato può considerarsi la bella copia di uno precedente, in cui sono segnate alcune varianti) ED uso parte di questi versi in due occasioni:
- un biglietto a Susan (L914 - 1884), costituito dai primi quattro versi preceduti da "Tell the Susan who never forgets to be subtle, every Spark is numbered -" ("Di' alla Susan che non dimentica mai di essere sottile, che ogni Scintilla è numerata -")
- in una lettera a Helen Hunt Jackson (L937 - settembre 1884), in cui i versi 15 e 16 sono inseriti in una frase in forma di prosa: "The Summer has been wide and deep, and a deeper Autumn is but the Gleam concomitant of that waylaying Light -" ("L'Estate è stata ampia e profonda, e un più profondo Autunno non è che il bagliore compagno di quella Luce in agguato -")

Un temporale estivo (vedi i "torrid Noons" del verso 3) come metafora di quell'elettricità che rende viva la vita e le infonde la gioia dell'inatteso. Il fenomeno naturale è descritto in tutti i suoi aspetti (thunder, rumbles, missiles, lightning, bolt, electricity) nella prima parte della poesia, dove ED se ne appropria con gelosa possessività ("Struck no one but myself") affermando di non volerlo scambiare con nulla, o meglio di non volerlo scambiare con una vita priva di quei bagliori così vivi, perché la vita che regala soltanto l'ossigeno per respirare è facile da comprare, mentre molto più difficile è appropriarsi di quell'elettricità vigorosa e difficile da governare. Dal verso 13 in poi è come se ED volesse cogliere l'essenza di quello che ha descritto: la luce diventa più obliqua, come se fosse in agguato, e il pensiero, che è l'esito più profondo di quei radiosi clamori (come l'autunno della frase nella lettera a Helen Hunt Jackson), si rivela come un silenzioso fiocco di neve, uno schianto senza suono che solo nella muta intimità della mente può trovare le sue risposte.


F1666 (1884) / J1565 (1883/84)

Some Arrows slay but whom they strike,
But this slew all but him,
Who so appareled his Escape,
Too trackless for a Tomb -
    Certe Frecce uccidono solo chi colpiscono,
Ma questa ha ucciso tutti tranne lui,
Che travestì talmente la sua Fuga,
Da non lasciar tracce per una Tomba -

In una lettera a Susan (L938) scritta probabilmente il 5 ottobre 1884, nel primo anniversario della morte del nipote Gilbert. I versi sono preceduti soltanto da: "Twice, when I had Red Flowers out, Gilbert knocked, raised his sweet Hat, and asked if he might touch them - / Yes, and take them too, I said, but Chivalry forbade him - Besides, he gathered Hearts, not Flowers -" ("Due volte, quando fuori avevo i Fiori Rossi, Gilbert bussò, si tolse il caro Berretto, e chiese se poteva toccarli - / Sì, e prendili pure, dissi, ma la Galanteria glielo impedì - D'altronde, lui raccoglieva Cuori, non Fiori -").
In un altro manoscritto, probabilmente un brutta copia, c'è una variante al primo verso ("Most" al posto di "Some") e l'ultima frase della lettera è sostituita da "Tudor was not a Beggar -" ("Tudor non era un Mendicante -").

Il primo anniversario della morte del nipote Gilbert è occasione per ricordarlo non solo con questi versi ma anche col tenero breve racconto che li precede.


F1667 (1884) / J1614 (1884)

Parting with Thee reluctantly,
That we have never met,
A Heart sometimes a Foreigner,
Remembers it forgot -
    Separandosi da Te con riluttanza,
Poiché mai c'incontrammo,
Un Cuore talvolta uno Straniero,
Ricorda di aver trascurato -

In un biglietto indirizzato ai genitori di Mabel Todd, Mary ed Eben Jenks Loomis (L946 - autunno 1884), che erano stati ad Amherst a trovare la figlia, senza ovviamente aver incontrato ED. Il biglietto contiene i versi e una frase finale con una citazione da Genesi 3,10: "In all the circumference of Expression, those guileless words of Adam and Eve never were surpassed, «I was afraid and hid Myself -»" ("In tutta la circonferenza dell'Espressione, queste ingenue parole di Adamo ed Eva non sono mai state superate, «Avevo paura e Mi sono nascosto -»").
Il versetto completo nella King James è "And he [Adamo] said, I heard thy voice in the garden, and I was afraid, because I was naked; and I hid myself."

Il biglietto di commiato per due persone che non aveva mai conosciuto si trasforma in una riflessione, soprattutto nella frase che segue i versi, sulla propria solitudine; una scelta volontaria e consapevole ma che non doveva essere completamente appagante, visto che viene avvicinata alla paura del peccato che tocca il cuore di Adamo di fronte a Dio.
Può essere significativa, nella citazione biblica, l'omissione di quel "because I was naked" ("perché ero nudo"), come se ED volesse celare una delle tante ragioni che potrebbero aver contribuito alla sua scelta di solitudine.


F1668 (1884) / J1624 (1884)

Apparently with no surprise
To any happy Flower
The Frost beheads it at it's play -
In accidental power -
The blonde Assassin passes on -
The Sun proceeds unmoved
To measure off another Day
For an Approving God -
    Con nessuna apparente sorpresa
Un Fiore felice
Il Gelo decapita nel suo gioco -
In accidentale potere -
Il biondo Assassino va avanti -
Il Sole procede impassibile
A far fuori un altro Giorno
Per conto di un Dio Compiacente -

La vita procede attraverso disegni che non appaiono guidati da un fine. In questo gioco privo di significato il gelo-morte arriva improvviso, usando il suo potere con noncurante casualità. E mentre il gelo fa il suo lavoro, il ciclo naturale continua a macinare giorni senza scopo, con la complicità di un creatore altrettanto noncurante.
Al verso 3 ho cercato di mantenere nella traduzione l'ambiguità rilevata dalla Bulgheroni nelle note del Meridiano: "...l'ambigua dizione dickinsoniana riferisce at it's play sia al carnefice che alla vittima."


F1669 (1884) / J1615 (1884)

Oh what a Grace is this -
What Majesties of Peace -
That having breathed
The fine - ensuing Right
Without Diminuet Proceed!
    Oh quale Grazia è questa -
Quali Maestà di Pace -
Che avendo respirato
Il puro - conseguente Diritto
Senza Diminuirsi Proceda!

In una lettera ai genitori di Mabel Todd, Mary ed Eben Jenks Loomis (L953 - 19 novembre 1884), preceduta da: "The atmospheric acquaintance so recently and delightfully made, is not, I trust, ephemeral, but absolute as Ether, as the delicate emblem just received tenderly implies. / Thank you for the Beauty - Thank you too for Boundlessness - that rarely given, but choicest Gift. / To 'know in whom' we ' have believed,' is Immortality." ("L'atmosferica conoscenza così recentemente e deliziosamente fatta, non è, credo, effimera, ma assoluta come l'Etere, come il delicato emblema appena ricevuto teneramente suggerisce. / Grazie per la Bellezza - Grazie anche per l'Illimitatezza - che raramente è data, se non dal più scelto dei Doni. / 'Sapere in chi' noi 'abbiamo creduto', è Immortalità.")
Il "delicate emblem just received" citato nella lettera doveva essere un dono ricevuto da ED. La citazione è probabilmente dalla seconda lettera a Timoteo 1,12 "...so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare fino a quel giorno il deposito che mi è stato affidato."

L'accenno all'illimitatezza e all'immortalità nella lettera suggerisce che il "right" del verso 4 sia il diritto all'immortalità, la "maestà di pace" donata dalla "grazia", che segue il tempo della vita, sintetizzato nel "having breathed" del verso 3. Suggestivo l'inizio della lettera, in cui la conoscenza da lontano dei genitori di Mabel Todd viene definita "The atmospheric acquaintance".


F1670 (1884) / J1635 (1884)

The Jay his Castanet has struck
Put on your muff for Winter
The Tippet that ignores his voice
Is impudent to nature
Of Swarthy Days he is the close
His Lotus is a chestnut
The Cricket drops a sable line
No more from your's at present
    La Ghiandaia ha scosso le sue Nacchere
Metti il manicotto per l'Inverno
La Stola che ignora la sua voce
È impudente verso la natura
Di Bruni Giorni è la compagna
Il suo Loto è la castagna
Il Grillo mette giù una linea nera
Nulla di più dalla vostra per adesso

L'arrivo dell'inverno consiglia di ritirarsi, di vestire i panni pesanti e di non ignorare presuntuosamente la sua gelida voce. Nel finale è evidente l'identificazione del poeta con il grillo, con quella riga nera ("line" significa anche "verso") simbolo di inattività anche creativa e l'ultimo verso che è una sorta di commiato e di arrivederci all'estate.
Il penultimo verso può anche far pensare alla morte, visto che il grillo non supererà l'inverno, ma quel "at present" finale fa pendere decisamente la bilancia verso l'attesa dell'estate.


F1671 (1885) / J1640 (1885)

Take all away from me, but leave me Ecstasy
And I am richer then, than all my Fellow men.
Is it becoming me to dwell so wealthily
When at my very Door are those possessing more,
In abject poverty?
    Toglietemi tutto, ma lasciatemi l'Estasi
Ed io sarò più ricca allora, di tutti i miei Simili.
È giusto ch'io viva così riccamente
Quando alla mia Porta ci sono coloro che hanno di più,
In abietta povertà?

Franklin elenca sei manoscritti di questa poesia:

A) una prima stesura con l'inizio diverso "Take all I have away";
B) in un biglietto a Mary ed Eben Jenks Loomis (L960 del 2 gennaio 1885 - vedi la J1639-F1672);
C) - D) (limitato ai primi due versi) - E) inseriti in testi diversi, tutti parte di una lettera a Helen Hunt Jackson (L976 - marzo 1885) di cui non si sa se fu inviata o meno;
F) in una lettera a Samuel Bowles figlio e alla moglie Elizabeth (L1014 - 1885), preceduto soltanto da "Had I known I was not asleep, I should have feared I dreamed, so blissful was their beauty, but Day and they demurred." ("Se non fossi stata certa di non essere addormentata, avrei temuto di aver sognato, tanto deliziosa era la loro bellezza, ma il Giorno e loro interruppero.")

Il testo riportato sopra è quello della versione C). A parte l'inizio diverso di A), i cinque manoscritti completi sono sostanzialmente simili: in B) "Is it becoming" al verso 3 è sostituito con "Ill it becometh" ("Non sta bene") e il punto interrogativo finale è sostituito da una lineetta; nella versione F) "abject" nell'ultimo verso diventa "boundless" ("sconfinata"); il punto interrogativo finale sparisce in A), B) ed E).

L'estasi, ovvero la ricchezza interiore, contrapposta alla vuota esteriorità dei lussi mondani.
Mi ha ricordato un brano di Seneca, la parte finale di una delle Lettere a Lucilio (la n. 80): "Vedi quel re di Scizia o di Sarmazia col capo adorno di un diadema? Se vuoi giudicarlo e conoscerlo integralmente, sciogli la benda regale: quante miserie essa nasconde!" (traduzione di Giuseppe Monti, Rizzoli, Milano, 1966, pag. 251).


F1672 (1885) / J1639 (1885)

A Letter is a joy of Earth -
It is denied the Gods -
    Una Lettera è una gioia Terrena -
È negata agli Dei -

In un biglietto ai genitori di Mabel Todd (L960 del 2 gennaio 1885) in ringraziamento per gli auguri natalizi. Nello stesso biglietto è la poesia J1640-F1671; riporto il testo intero, visto che i versi delle due poesie e il testo della lettera sono strettamente correlati: "I thought as I saw the exultant Face and the uplifted Letter, / [J1640-F1671] / And what is Ecstasy but Affection and what is Affection but the Germ of the little Note? / [J1639-F1672]" ("Non appena vidi il Volto esultante e la Lettera entusiasta pensai, / [J1640-F1671] / E che cosa è l'Estasi se non l'Affetto e che cosa è l'Affetto se non il Germe del breve Biglietto? / [J1639-F1672]").
I due versi sono anche in una frase di una lettera a Charles Clark del 19 gennaio 1885 (L963), con gli auguri per l'anno nuovo e un riferimento a Charles Wadsworth e al fratello di Clark, James, morto il 2 giugno 1883 (il grassetto è mio): "I trust the years which they behold are also new and happy, or is it a joyous expanse of Year, without bisecting Months, untiring Anno Domini? Had we but one assenting word, but a Letter is a joy of Earth - it is denied the Gods." ("Confido che anche gli Anni che essi vedono siano nuovi e felici, o è un gioioso allargamento dell'Anno, senza Mesi a suddividerlo, l'infaticabile Anno Domini? Avessimo soltanto una parola d'assenso, ma una Lettera è una gioia Terrena - è negata agli Dei -")

Due versi che hanno vita propria e insieme sanno adattarsi alle due circostanze in cui ED li ha usati. Nella lettera ai genitori di Mabel Todd sono utilizzati per rendere più "terrena" l'estasi descritta nella J1640-F1671, permettendo così di accostarla al semplice biglietto di auguri che aveva ricevuto. Nella lettera a Clark diventano il rimpianto di non poter ricevere nessuna "parola d'assenso", nessuna lettera, da quel mondo nel quale sicuramente la gioia che conosciamo su questa terra è estranea, magari sostituita da una gioia infinitamente più grande ma della quale non siamo in grado si sapere nulla.


F1673 (1885) / J1638 (1885)

Go thy great way!
The Stars thou meetst
Are even as Thyself -
For what are Stars but Asterisks
To point a human Life?
    Va' per la tua ampia strada!
Le Stelle che incontri
Sono pari a Te -
Perché cosa sono le Stelle se non Asterischi
Per indicare una Vita umana?

Due copie. Una in una lettera a Benjamin Kimball (L967 - febbraio 1885), esecutore testamentario del giudice Lord, preceduta da "Oh, Death, where is thy Chancellor? On my way to my sleep, last night, I paused at the Portrait - Had I not loved it, I had feared it, the Face had such ascension -" ("Oh, Morte, dov'è il tuo Magistrato? Mentre mi avviavo al mio sonno, la scorsa notte, mi fermai davanti al suo Ritratto - Non l'avessi amato, avrei avuto paura di lui, il Volto mostrava una tale altezza -").
L'altra in una lettera ad Abigail Cooper (L970 - inizio 1885), probabilmente riferita a una gentilezza ricevuta. I versi sono preceduti soltanto da "Nothing inclusive of a Human Heart could be 'trivial.' That appalling Boon makes all things paltry but itself - / To thank you would profane you - There are moments when even Gratitude is a desecration -" ("Nulla di ciò che è dentro un Cuore Umano può essere 'banale'. Quello sgomentante Dono rende tutto insignificante tranne se stesso - / Ringraziarti sarebbe profanarti - Ci sono momenti in cui ogni Gratitudine è dissacrazione -").

A prima vista i versi sembrano più indicati per la prima lettera in cui furono inclusi, quella in memoria di Otis Lord, ma la lettura delle frasi che li precedono nella seconda è come se spostasse il baricentro di senso dal ricordo della morte di una persona cara e rispettata (vedi l'ultima frase che precede i versi nella lettera a Kimball) a una metafora di quello "sgomentante dono", quel cuore "mai banale" che trova posto nella lucentezza delle stelle al pari di un'anima ormai separata dal suo involucro mortale. Uno spostamento di senso che rivela la ricchezza di versi che possono acquistare significati ulteriori anche da ciò che sta loro intorno.


F1674 (1885) / J1637 (1885)

Is it too late to touch you, Dear?
We this moment knew -
Love Marine and Love Terrene -
Love celestial too -
    È troppo tardi per toccarti, Cara?
In questo momento abbiamo conosciuto -
L'Amore Marino e l'Amore Terreno -
L'Amore celeste, pure -

Spedita a Mary Warner Crowell (L975) in occasione della sua partenza per l'Europa. Nel retro del manoscritto la destinataria scrisse: "Emily Dickinson March 2, 1885".
Dopo i versi, il biglietto si conclude con "I give his Angels charge - / Emily -" ("Offro il suo carico di Angeli - / Emily -").

Johnson ne parla come di un "jeu d'esprit". Il primo verso sembra indicare la preoccupazione che il biglietto possa non arrivare in tempo per la partenza. L'amore marino e quello terreno del penultimo verso si riferiscono ovviamente al prossimo viaggio dell'amica, mentre l'amore celeste dell'ultimo verso, e gli angeli della frase finale nel biglietto (quest'ultima letta con il significato della sua fonte, Salmi 91,11: "Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi"), sembrano una sorta di augurio, come a dire: "che il cielo ti protegga".


F1675 (1885) / J1601 (1884)

Of God we ask one favor,
That we may be forgiven -
For what, he is presumed to know -
The Crime, from us, is hidden -
Immured the whole of Life
Within a magic Prison
We reprimand the Happiness
That too competes with Heaven -
    A Dio chiediamo un unico favore,
Che si possa essere perdonati -
Per che cosa, si presume egli lo sappia -
Il Crimine, a noi, è celato -
Murati per l'intera Vita
Dentro una magica Prigione
Rimproveriamo la Felicità
Che troppo compete col Cielo -

I versi sono nella brutta copia di una lettera (L976 - marzo 1885) a Helen Hunt Jackson, ancora convalescente per la frattura di qualche mese prima (vedi la J1600-F1663). Nel manoscritto ci sono due redazioni della lettera (entrambe riportate da Johnson): nella prima ci sono soltanto i primi due versi, mentre nell'altra c'è il testo intero. In entrambe le redazioni i versi sono preceduti da "Knew I how to pray, to intercede for your Foot were intuitive - but I am but a Pagan." ("Se sapessi come pregare, intercedere per i suoi Piedi sarebbe ovvio - ma sono soltanto una Pagana."). Non si sa se la lettera sia poi stata effettivamente spedita alla destinataria.

In molte poesie di ED l'atteggiamento verso il divino è critico e, spesso, scettico. In questa le immagini sono forse meno esplicite, ma il paradosso dei primi versi, chiedere perdono per qualcosa che non sappiamo, per un crimine che sembra inevitabile commettere ma del quale ci sfugge la reale consistenza, cela un'indubbia ribellione verso un dio che appare così distante e oscuro alle creature che si suppone lui abbia creato. La seconda parte è un inno alla vita, una prigione per la nostra mente che non riesce a comprendere il mistero, ma una prigione magica, che spesso ci dona una felicità della quale è ingiusto sentirsi colpevoli, soltanto perché la "vera" felicità sembra debba essere per forza, e non capiamo perché, quella che dovrebbe aspettarci una volta liberati da queste mura che ci tengono così magicamente prigionieri.
In questa seconda parte non si può fare a meno di leggere una dura critica a una concezione della vita come una sorta di dolorosa penitenza per meritare il paradiso.


F1676 (1885) / J-

A chastened Grace is twice a Grace -
Nay, 'tis a Holiness.
    Un Grazia punita è due volte una Grazia -
Anzi, è Santità.

A conclusione di una lettera a Sarah Tuckerman del 1° maggio 1885 (L984), preceduti soltanto da "We trust the repairs of the little friend are progressing swiftly, though shall we love her as well revamped? / Anatomical dishabille is sweet to those who prize us -" ("Confidiamo che le riparazioni alla piccola amica stiano procedendo velocemente, anche se l'ameremo allo stesso modo una volta aggiustata? / Un déshabillé anatomico è dolce per coloro che l'apprezzano -")
La nipote della destinataria, Alice Cooper Tuckerman, si era slogata un'anca e fu obbligata a usare le grucce per diversi mesi.

Uno sdrammatizzante augurio per una slogatura. Ma anche un implicito invito ad accettare senza troppo lamentarsi affanni in fin dei conti non troppo gravi; una felicità senza traumi o rotture potrebbe anche trasformarsi in una grazia noiosa.
Non so quanto la nipote della Tuckerman potesse essere d'accordo con la dolcezza del "déshabillé anatomico" o con quella grazia punita che diventa santità.


F1677 (1885) / J1611 (1884)

Their dappled importunity
Disparage or dismiss -
The Obloquies of Etiquette
Are obsolete to Bliss -
    La loro variegata insistenza
Svilisci o congeda -
Le Calunnie dell'Etichetta
Sono obsolete per la Beatitudine -

I versi furono inviati a Mabel Todd e probabilmente si riferiscono a qualche chiacchiera che girava sul suo conto. La Todd aveva iniziato una relazione con Austin Dickinson nel settembre 1882, e questa poteva magari essere la fonte delle chiacchiere.


F1678 (1885) / J1644 (1885)

Some one prepared this mighty show
To which without a Ticket go
The nations and the Days -
Displayed before the simplest Door
That all may examine them - and more
    Qualcuno preparò questo possente spettacolo
A cui senza Biglietto vanno
Le nazioni e i Giorni -
Mostrati davanti alla Porta più modesta
Affinché tutti possano esaminarli - e altro

Il manoscritto è ricco di varianti e abbastanza disordinato, tanto che Johnson lo riporta senza ricostruire una versione vera e propria. Franklin invece ne dà una versione iniziale, riportando poi le varianti nel solito modo. La versione corrente è di solito quella, suddivisa in due strofe di tre versi, tratta da Bolts of Melody, che adotta una variante al verso 5: "may witness it" ("possano attestarlo") al posto di "may examine them" e aggiunge un sesto verso: "The pomp of summer Days" ("[va] / Lo sfarzo dei Giorni d'estate") considerato da Franklin variante al terzo.

Lo spettacolo possente della natura supera qualsiasi altro, e perdipiù ci si può andare senza biglietto, anche se non ci si deve spostare molto, visto che è rappresentato tutti i giorni e ovunque.


F1679 (1885) / J1645 (1885)

The Ditch is dear to the Drunken man
For is it not his Bed - his Advocate - his Edifice -
How safe his fallen Head
In her disheveled Sanctity -
Above him is the sky -
Oblivion bending over him
And Honor leagues away -
    Il Fosso è caro all'Ubriaco
Perché per lui è Letto - Difensore - Edificio -
Com'è al sicuro il suo Capo riverso
In quella disordinata Santità -
Sopra di lui il cielo -
L'Oblio che lo sovrasta
E l'Onore miglia lontano -

L'ubriaco rinuncia alle cose che sono convenzionalmente associate alla vita civile; per lui un fosso in cui dormire diventa il tutto e l'oblio sostituisce qualsiasi forma di dignità. Ma in quel disordine non è escluso trovare la santità, un elemento estraneo alla vita razionale che può albergare ovunque, anzi probabilmente alberga di più in quei luoghi che in quelli in cui siamo convinti di vederla.
Nell'ultimo verso ho interpretato liberamente "leagues away" come sostantivo ("leghe") e avverbio. Si può ovviamente considerarlo come verbo composto, ovvero, visto che "to league" significa "fare lega, allearsi, unirsi", tradurlo con "si allontana, si distacca". Il senso mi sembra resti inalterato.
C'è una variante per i versi 6 e 7: "Oblivion enfolding him / with tender infamy" ("L'Oblio lo avvolge / con tenera infamia").


F1680 (1885) / J1608 (1885)

The Ecstasy to guess,
Were a receipted Bliss
If Grace could talk -
    L'Estasi da immaginare,
Sarebbe un'attestata Beatitudine
Se la Grazia potesse parlare -

I versi e la sola frase che li precede: "I send a message by a Mouth that cannot speak -" ("Mando un messaggio da una Bocca che non può parlare -") sono in un biglietto indirizzato "Sweet friends" e mai spedito (L995).
Nell'edizione Johnson la poesia, pur inserita fra quelle del 1884, non è datata, in quanto nel 1955 l'autografo non era stato rintracciato e il testo era quello dell'edizione delle Lettere del 1894. Nell'edizione Johnson delle Lettere (1958) è invece citato l'autografo e la datazione, come sempre sulla base della calligrafia, è 1885.

Il silenzio della ragione che circonda la fede rende l'estasi un'ipotesi, che potrebbe concretizzarsi soltanto se la grazia potesse parlare e non fosse un dover credere senza chiedere.


F1681 (1885) / J1642 (1885)

"Red Sea," indeed! Talk not to me
Of purple Pharaoh -
I have a Navy in the West
Would pierce his Columns thro' -
Guileless, yet of such Glory fine
That all along the Line
Is it, or is it not, marine -
Is it, or is it not, divine -
The Eye inquires with a sigh
That Earth sh'd be so big -
What Exultation in the Woe -
What Wine in the fatigue!
    "Mar Rosso", incredibile! Non parlarmi
Di purpurei Faraoni -
Ho una Flotta a Occidente
Che spezzerebbe le loro Colonne -
Ingenua, ma di Gloria così pura
Che ovunque vada
È, o non è, marina -
È, o non è, divina -
L'Occhio si chiede con un sospiro
Quale Terra sarebbe così vasta -
Che Esultanza nel Dolore -
Che Ubriacatura nella fatica!

Ancora una volta la splendente bellezza del tramonto diventa simbolo dell'assoluta superiorità della natura sulle opere dell'uomo. Una natura "ingenua", perché priva di quella consapevolezza che genera l'astuzia; terrena e divina allo stesso tempo, perché agisce quaggiù guidata da lassù; incomparabilmente più vasta dei delimitati confini terreni e capace di superare, con l'inarrestabile gloria del suo incedere, qualsiasi dolore o fatica.


F1682 (1885) / J1643 (1885)

Extol thee - could I - Then I will
By saying nothing new
But just the fair - averring -
That thou art heavenly -
Perceiving thee is evidence
That we are of the sky
Partaking thee a guaranty
Of immortality
    Esaltarti - potrei - Dunque lo farò
Non dicendo nulla di nuovo
Se non la semplice - affermazione -
Che tu sei del paradiso -
Percepirti è evidenza
Che noi siamo del cielo
Affiancarti una garanzia
D'immortalità

Il manoscritto è ricco di varianti e abbastanza disordinato, tanto che Johnson lo riporta senza ricostruire una versione vera e propria. Franklin invece ne dà una versione iniziale, riportando poi le varianti nel solito modo. La versione corrente è di solito quella, suddivisa in due strofe, tratta da Bolts of Melody, con il punto interrogativo dopo "could I" al primo verso e la variante "the truest truth" ("la più pura verità") al posto di "the fair - averring -" al verso 3.

Esaltare una persona superiore è difficile, ma in fin dei conti non si deve dire nulla di più di ciò che appare evidente, basta dire l'essenziale, ovvero che la sua grandezza appartiene al cielo e la sua vicinanza illumina anche chi le è vicino.


F1683 (1885) / J1646 (1885)

Why should we hurry - Why indeed
When every way we fly
we are molested equally
by immortality
no respite from the inference
that this which is begun
though where it's labors lie
A bland uncertainty
Besets the sight
This mighty night
    Perché dovremmo affrettarci - Perché mai
Visto che in ogni via di fuga
siamo ugualmente molestati
dall'immortalità
nessuna tregua dall'inferenza
che questo è ciò che è iniziato
anche ove i suoi travagli cessino
Una blanda incertezza
Accerchia lo sguardo
In questa notte possente

L'ineluttabile destino che ci conduce verso la morte-immortalità non ha vie di fuga, è l'unica strada che ci è permesso di percorrere e a nulla vale l'esserne consapevoli, perché il percorso, una volta iniziato, è a senso unico. La possente notte che ci attende è sempre davanti al nostro sguardo, smarrito in misteri senza certezze temperati soltanto dalla speranza della fede.


F1684 (1886) / J1648 (1886)

The immortality she gave
We borrowed at her Grave -
For just one Plaudit famishing,
The Might of Human Love -
    L'immortalità che ci diede
La prendemmo alla sua Tomba -
Di un solo Plauso affamati,
La Potenza dell'Amore Umano -

In una lettera a Higginson di fine aprile 1886 (L1043) insieme alla J1647-F1685 (vedi la nota a quest'ultima poesia).
Nell'abbozzo della lettera, rimasto fra le carte di ED, non c'è la J1647-F1685 e le frasi che accompagnano i versi sono parzialmente diverse: "No 'Sonnet' had George Eliot. The sweet Acclamation of Death is forever bounded. / There is no Trumpet like the Tomb. / [J1648-F1684] / Beautiful as it is it's criminal shortness maims it." ("George Eliot non ebbe alcun 'Sonetto'. La dolce Acclamazione della Morte è per sempre delimitata. / Non c'è Tromba come la Tomba. / [J1648-F1684] / Bellissimo com'è la sua criminale brevità lo mutila.")
Per George Eliot vedi la nota alla J1619-F1647.

Il fatto che nell'abbozzo della lettera a Higginson ci sia soltanto questa poesia, fa pensare che l'aggiunta della J1647-F1685 nella stesura finale sia una sorta di conclusione a questi versi, dove l'immortalità della fama scaturisce da quella tomba, insieme epicedio ed epinicio. Nella poesia aggiunta successivamente la fama sembra come implodere nell'eterno mistero della morte, lasciando dietro di sé l'asterisco luminoso e lontano di quelle che da vivi chiamiamo stelle.
"Trumpet", (un termine usato sia nella lettera spedita a Higginson che nell'abbozzo) è da intendere come "One who praises or propagates praise, or is the instrument of propagating it.". Visto che in italiano "tromba" ha un senso figurato molto simile, ho tradotto letteralmente. Il soggetto dell'ultima frase dell'abbozzo di lettera (espunta nella versione definitiva) è l'amore dell'ultimo verso.


F1685 (1886) / J1647 (1886)

Of Glory not a Beam is left
But her Eternal House -
The Asterisk is for the Dead,
The Living, for the Stars -
    Di Gloria non un Raggio è rimasto
Se non la sua Eterna Dimora -
L'Asterisco è per i Morti,
I Vivi, per le Stelle -

In una lettera a Higginson di fine aprile 1886 (L1043), in cui ED ringrazia per un sonetto scritto in memoria di Helen Hunt Jackson (vedi anche la nota alla J1619-F1647). La lettera comprende anche la J1648-F1684 e i versi sono accompagnati da poche brevi frasi; la riporto per intero: "The beautiful Sonnet confirms me - Thank you for confiding it - / [J1648-F1684] / The sweet Acclamation of Death divulges it - There is no Trumpet like the Tomb - / [J1647-F1685] / Did you not give her to me?" ("Il bellissimo Sonetto mi rafforza - Grazie di avermelo affidato - [J1648-F1684] / La dolce Acclamazione della Morte lo divulga - Non c'è Tromba come la Tomba - / [J1647-F1685] / Non l'avrebbe data a me?").
Nell'edizione delle lettere Johnson annota: "L'ultima frase significa che Mrs. Jackson e lei erano state da lui accomunate."
Per la versione preparatoria della lettera, contenente soltanto la J1648-F1684, vedi la nota a quest'ultima poesia.

Vedi la J1648-F1684.
Gli "asterischi" del terzo verso sono anche nelle poesie J1135-F1137, J1525-F1571, J1616-F1571 e J1638-F1673.


Nell'edizione Franklin iniziano da qui le poesie non datate, in quanto prive di autografo o di altra documentazione che possa far risalire al periodo di composizione. I testi derivano da trascrizioni (quasi tutte di Susan Dickinson e Mabel Todd) e non è perciò possibile stabilirne l'esattezza rispetto all'originale.


F1686 (?) / J1687 (?)

The gleam of an heroic act
Such strange illumination
The Possible's slow fuse is lit
By the Imagination
    Il bagliore di un atto eroico
Che strana illuminazione
La lenta miccia del Possibile è accesa
Dall'Immaginazione

L'atto eroico è un bagliore che si distingue dalla solita luce della vita. È come se avesse una miccia che può essere accesa soltanto dal fuoco dell'immaginazione, della fantasia che ci porta al di là del consueto.


F1687 (?) / J1654 (?)

Beauty crowds me till I die
Beauty mercy have on me
But if I expire today
Let it be in sight of thee -
    La bellezza mi riempie fino a morirne
Bellezza abbi pietà di me
Ma se dovessi spirare oggi
Lascia che sia guardando te -

La bellezza è così potente che ci pervade tanto a fondo da farci soffocare; eppure non ne possiamo fare a meno, tanto da invocarla come ultimo sguardo dei nostri occhi morenti.


F1688 (?) / J1658 (?)

Endanger it, and the Demand
Of tickets for a sigh
Amazes the Humility
Of Credibility -

Recover it to nature
And that dejected Fleet
Find Consternation's carnival
Divested of it's meat

    Arrischialo, e la Richiesta
Di biglietti per un sospiro
Sorprenderà l'Umiltà
Della Credibilità -

Rendilo alla natura
E quella Flotta depressa
Troverà il carnevale della Costernazione
Spogliato del suo pasto

Il soggetto potrebbe essere l'amore (un piccolo, anche se non decisivo, indizio: il "sigh" del secondo verso). Possiamo perciò leggerla così: metti in mostra l'amore, senza remore, e vedrai che folla per accaparrarsi anche soltanto un sospiro, una folla che sorprenderà chi non voleva credere al potere di quel sentimento che sovrasta tutto; ora prova invece a rinunciarvi, a ridarlo a quella natura da cui proviene; vedrai che quella folla perderà ogni gioia di vivere e si ritroverà costernata davanti alla vita, come davanti a un triste carnevale che ha perso ogni attrattiva.


F1689 (?) / J1700 (?)

To tell the Beauty would decrease
To state the spell demean
There is a syllableless Sea
Of which it is the sign
My will endeavors for it's word
And fails, but entertains
A Rapture as of Legacies -
Of introspective mines -
    Spiegare la Bellezza la svaluterebbe
Definirne l'incanto la umilierebbe
C'è un Mare senza sillabe
Di cui essa è il segno
La mia volontà cerca la parola che le spetta
E fallisce, ma trattiene
Un Rapimento come di Lasciti -
D'introspettive miniere -

Non abbiamo parole che ci permettano di spiegare la bellezza, di definirne l'incanto, eppure sentiamo che dietro di essa c'è un mare, tanto inesprimibile quanto ricco di estatici rapimenti, riservati a un godimento che solo nell'intimo trova il suo pieno appagamento.


F1690 (?) / J1684 (?)

The Blunder is in estimate
Eternity is there
We say as of a Station
Meanwhile he is so near
He joins me in my Ramble
Divides abode with me
No Friend have I that so persists
As this Eternity
    La Cantonata è nella stima
L'Eternità è là
Affermiamo come di una Stazione
Mentre è così vicina
Che si unisce a me nel mio Vagare
Che condivide casa con me
Nessun Amico ho così ostinato
Come questa Eternità

L'eternità è considerata un punto d'arrivo, qualcosa che staziona in un punto ed è da raggiungere, la fine di un percorso che ne è privo e l'inizio di un altro che ne è permeato. Ma non è così, perché l'eternità accompagna la nostra vita, condivide tutto ciò che facciamo senza mai allontanarsi dalla nostra mente. Un pensiero, ma soprattutto un dubbio, che cerchiamo affannosamente di razionalizzare, senza mai riuscire a farlo.
Questa è una lettura che privilegia il dubbio; un'altra può essere quella che la vita mortale non è qualcosa di separato da ciò che ci attende dopo, non è una tappa da concludere per poi fermarsi e cambiare treno, ma semplicemente l'inevitabile inizio, più o meno lungo, di un percorso unico che ci porterà verso un mondo forse diverso ma non estraneo a quello terreno in cui abbiamo vissuto.


F1691 (?) / J1705 (?)

Volcanoes be in Sicily
And South America
I judge from my Geography
Volcanoes nearer here
A Lava step at any time
Am I inclined to climb
A Crater I may contemplate
Vesuvius at Home
    Vulcani ci sono in Sicilia
E in Sud America
A giudicare dalla mia Geografia
Vulcani più vicini qui
Un gradino di Lava alla volta
Sono propensa a scalare
Un Cratere posso contemplare
Vesuvio in Casa

I vulcani veri, concreti, sono lontani, ma non c'è bisogno di fare lunghi viaggi per assaporarne il calore, basta guardare, per esempio, dentro la mente di un poeta, abituata a scalare lave più vicine ma altrettanto ardenti.
Come nella J1146-F1161 c'è uno scambio di vulcani: là l'Etna a Napoli, qui il Vesuvio in Sicilia.


F1692 (?) / J1675 (?)

Of this is Day composed
A morning and a noon
A Revelry unspeakable
And then a gay unknown
Whose Pomps allure and spurn
And dower and deprive
And penury for Glory
Remedilessly leave
    Di questo è composto il Giorno
Un mattino e un meriggio
Una Baldoria indescrivibile
E poi un gioioso sconosciuto
I cui Fasti attraggono e respingono
E donano e privano
E penuria di Gloria
Irrimediabilmente lasciano

La vita compie il suo ciclo, riempie i suoi giorni di abitudine e di estro, e ha come meta finale qualcosa di sconosciuto, un mistero che insieme ci attrae ci respinge. Forse soltanto di una cosa possiamo essere sicuri: ciò che qui chiamiamo "gloria" diventerà ben misera cosa, quando parteciperemo anche noi a quei fasti di cui non sappiamo nulla.


F1693 (?) / J1682 (?)

Summer begins to have the look
Peruser of enchanting Book
Reluctantly but sure perceives
A gain upon the backward leaves

Autumn begins to be inferred
By millinery of the cloud
Or deeper color in the shawl
That wraps the everlasting hill

The eye begins it's avarice
A meditation chastens speech
Some Dyer of a distant tree
Resumes his gaudy industry

Conclusion is the course of all
Almost to be perennial
And then elude stability
Recalls to immortality -

    L'estate inizia ad avere l'aspetto
Del lettore di un Libro incantevole
Che con riluttante certezza percepisce
L'avvicinarsi delle pagine finali

L'autunno inizia ad essere dedotto
Dalla modisteria delle nuvole
O dal colore più cupo nello scialle
Che avvolge la perpetua collina

L'occhio dà inizio alla sua avidità
Una meditazione frena la parola
Qualche Tintore di un albero lontano
Riprende il suo vistoso lavoro

Conclusione è il corso delle cose
Essere quasi perenni
E poi eludere la stabilità
Riporta all'immortalità -

Al verso 14 Johnson legge, nella trascrizione di Susan Dickinson, "At most" ("Al massimo") al posto di "Almost"; ho scelto la lezione di Franklin, che è anche in The Single Hound, a cura di Martha Dickinson Bianchi, Little Brown, Boston, 1914.

L'immortalità è la definitiva, naturale, conclusione di cicli che appaiono perenni nella loro costante ripetizione; questi cicli, questi eterni ritorni, (o, per usare un termine dickinsoniano, queste circonferenze senza inizio e senza fine) sono ciò che possiamo trovare di più vicino a quell'eternità che sfugge alla nostra comprensione razionale. Così la fine dell'estate è come la conclusione di un bel libro, di cui leggiamo le pagine finali con la nostalgia della bellezza di quelle che le hanno precedute (mi sembra questo il senso di "backward" al quarto verso) e la consapevolezza dell'ineluttabilità di quella fine, mentre l'autunno ci porta una voglia di meditare, insieme alla possibilità di nutrire l'avidità dei nostri occhi con i vistosi colori che un misterioso tintore assegna agli alberi, colori vistosi ma anch'essi preludio alla spoglia nudità dell'inverno.
Al verso 6 ho tradotto letteralmente "millinery" (Raffo, nel Meridiano, traduce con "fogge curiose"; Gardini con "strane"); mi sembra che il termine sia perfettamente adeguato ai disegni delle nuvole che sovrastano il cielo, fornendolo di fantasiose "modisterie".


F1694 (?) / J1681 (?)

Speech is one symptom of affection
And Silence one -
The perfectest communication
Is heard of none

Exists and it's indorsement
Is had within -
Behold said the Apostle
Yet had not seen!

    La Parola è uno dei sintomi dell'affetto
E il Silenzio l'altro -
La comunicazione perfetta
Nessuno può udirla

Esiste e la sua conferma
Si ha dentro -
Ravvisate disse l'Apostolo
Eppure non avete visto!

Gli ultimi due versi si riferiscono alla Prima lettera di Pietro 1,8: "voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui" (nella King James: "Whom having not seen, ye love; in whom, though now ye see him not, yet believing").

Il silenzio è la comunicazione perfetta, quella che non arriva concretamente al nostro orecchio ma si sente, con una intensità molto più alta, nell'intimo, come la fede della citazione biblica.


F1695 (?) / J1666 (?)

I see thee clearer for the Grave
That took thy face between
No mirror could illumine thee
Like that impassive stone -

I know thee better for the act
That made thee first unknown
The stature of the empty nest
Attests the Bird that's gone

    Ti vedo più chiaramente in virtù della Tomba
Che si è presa il tuo volto
Nessuno specchio potrebbe illuminarti
Come quella impassibile pietra -

Ti conosco meglio in virtù dell'atto
Che ti fece dapprima sconosciuto
L'altezza del nido svuotato
Attesta l'Uccello che se n'è andato

Johnson annota: "I versi potrebbero essere una variante della poesia 'I see thee better - in the Dark' [J611-F442], alla quale può essere accostata."

Come nella J611-F442 la luce dell'amore sembra illuminare l'oscurità della tomba che racchiude quel volto. Un amore che è evidentemente rimasto celato durante la vita e che solo la morte permette di esprimere. Molto bella l'immagine dei primi due versi della seconda strofa: la morte che in un primo momento ti ha allontanato da me, rendendoti ignoto perché ormai appartenente a un mondo sconosciuto, ti ha poi in realtà avvicinato, come un ricordo che appartiene soltanto a chi ha amato.


F1696 (?) / J1695 (?)

There is a solitude of space
A solitude of sea
A solitude of Death, but these
Society shall be
Compared with that profounder site
That polar privacy
A soul admitted to itself -
    C'è una solitudine dello spazio
Una solitudine del mare
Una solitudine della Morte, ma queste
Sono comunità
Confrontate con quell'area più profonda
Quell'intimità polare
Un'anima al cospetto di se stessa -

Nelle edizioni correnti, esclusa quella di Franklin, c'è un verso aggiunto alla fine: "Finite Infinity." ("Finità Infinità."). Johnson annota: "Non si conosce nessun autografo di questa poesia, qui riprodotta da due fonti: i primi sette versi seguono la trascrizione di Sue, che non copiò il verso finale. L'ultimo verso è tratto dal testo pubblicato." [The Single Hound, a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson, Little Brown, Boston, 1914]. Franklin trascrive la poesia seguendo la copia di Susan e considera il verso finale una probabile aggiunta editoriale.
Si può ipotizzare che nell'edizione del 1914 la figlia di Susan abbia potuto servirsi di un'altra copia, autografa o meno, ora perduta, ma la mancanza dell'originale dickinsoniano lascia la questione irrisolta.

Le solitudini che conosciamo scompaiono di fronte a quella di un'anima sola di fronte a se stessa, un'intimità "polare" perché posta sul confine ultimo del possibile.


F1697 (?) / J1690 (?)

The ones that disappeared are back
The Phebe and the Crow
Precisely as in March is heard
The curtness of the Jay -
Be this an Autumn or a Spring
My wisdom loses way
One side of me the nuts are ripe
The other side is May.
    Quelli che erano spariti sono tornati
La Rondine e il Corvo
Proprio come in Marzo si sente
La scontrosa Ghiandaia -
Se sia questo Autunno o Primavera
Il mio buon senso tralascia
In una parte di me le noci sono mature
Nell'altra è Maggio.

I cicli della natura talvolta confondono le idee, marzo può diventare simile all'autunno, o può già trasformarsi in maggio; meglio lasciarsi andare alla fantasia e scegliere, di volta in volta, quale stagione sentiamo più congeniale in quel momento. Per la traduzione di "phebe" con "rondine" vedi la J403-F532.


F1698 (?) / J1672 (?)

Lightly stepped a yellow star
To it's lofty place
Loosed the Moon her silver hat
From her lustral Face
All of evening softly lit
As an Astral Hall
Father I observed to Heaven
You are punctual -
    Lieve avanzò una bionda stella
Verso la sua alta sede
Sciolse la Luna il cappello argenteo
Dal suo Volto lustrale
Tutto nella sera sommesso s'accese
Come un'Aula Astrale
Padre dichiarai al Cielo
Sei puntuale -

Il puntuale tocco divino nello spettacolo di una sera che accende le sue luci.


F1699 (?) / J1678 (?)

Peril as a Possession
'Tis good to bear
Danger disintegrates satiety
There's Basis there -
Begets an awe
That searches Human Nature's creases
As clean as Fire
    Il Pericolo come un Possesso
È bene coltivare
Il Rischio disintegra la sazietà
C'è Fondamento là -
Genera uno sgomento
Che fruga nelle pieghe della Natura Umana
Puro come Fuoco

Il pericolo, il rischio, ci immunizza dalla noia dell'appagamento; è come un fuoco che lavora dentro e mantiene vivi i nostri sensi.
Il verso 4 l'ho inteso come "è una verità basilare, fondamentale".


F1700 (?) / J1660 (?)

Glory is that bright tragic thing
That for an instant
Means Dominion
Warms some poor name
That never felt the Sun
Gently replacing
In oblivion -
    La Gloria è quella radiosa tragica cosa
Che per un istante
Significa Dominio
Scalda qualche povero nome
Che non ha mai provato il Sole
Riponendolo delicatamente
Nell'oblio -

La gloria del primo verso è molto simile alla fama della J1659-F1702. Qui ED mette l'accento soprattutto sulla caducità e, nei versi 3 e 4, su un apparente splendore che può illudere soltanto chi non ha mai visto il sole vero.
Errante (1959) traduce al primo verso con "gloria", ma nelle note interpreta il termine come "grazia", concludendo così: "Gli ultimi quattro versi enunciano un'idea profondamente cristiana, e chiariscono il senso del poemetto; Emily osserva infatti che queste improvvise visitazioni della grazia toccano sovente gli uomini infelici, ed anche i più umili."