Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F201 - 250

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


      F1/50      F51/100     F101/150     F151/200     F201/250     F251/300 
   F301/350     F351/400     F401/450     F451/500     F501/550     F551/600 
   F601/650     F651/700     F701/750     F751/800     F801/850     F851/900 
   F901/950    F951/1000   F1001/1050   F1051/1100   F1101/1150   F1151/1200 
 F1201/1250   F1251/1300   F1301/1350   F1351/1400   F1401/1450   F1451/1500 
 F1501/1550   F1551/1600   F1601/1650   F1651/1700   F1701/1750   F1751/1789 

Appendice

Indice Franklin
Home page poesie
Home page


F201 (1861) / J209 (1860)

With thee, in the Desert -
With thee in the thirst -
With thee in the Tamarind wood -
Leopard breathes - at last!
    Con te, nel Deserto -
Con te nell'arsura -
Con te nel bosco di Tamarindo -
Il leopardo respira - finalmente!

Solo l'unione con l'amato, in qualsiasi posto e situazione, può soddisfare il leopardo bramoso d'amore che è in noi.


F202 (1861) / J185 (1860)

"Faith" is a fine invention
For Gentlemen who see -
But Microscopes are prudent
In an Emergency.
    La "Fede" è una bella invenzione
Per Uomini che vedono -
Ma i Microscopi sono preferibili
In un'Emergenza.

Il testo riportato sopra è uno dei due che ED trascrisse nei fascicoli; l'altro è identico, a parte un punto esclamativo al posto della lineetta alla fine del secondo verso. Un'altra copia è in una lettera a Samuel Bowles (L220 - datata 1860 nell'edizione Johnson delle Lettere e 1861 in Franklin), preceduta da "Thank you." e seguita da "You spoke of the 'East.' I have thought about it in this winter. / Dont you think you and I should be shrewder, to take the Mountain Road? / That Bareheaded life - under the grass - worries one like a Wasp. / The Rose is for Mary." ("Lei mi ha parlato dell''Est'. Ci ho pensato quest'inverno. / Non crede che lei ed io saremmo più perspicaci, a prendere la Strada della Montagna? / Questa vita a Capo scoperto - sotto l'erba - infastidisce come una Vespa. / La Rosa è per Mary.").
In questa versione il verso 2 diventa "When Gentlemen can see -" ("Quando gli Uomini possono vedere -").

La fede è sì una bella invenzione, ma soltanto quando è accompagnata da evidenze concrete, come quando a Mosè o ai profeti biblici fu concesso di "vedere" direttamente il divino, di ascoltarne la voce. Per noi, che non abbiamo questa fortuna, è molto meglio contare sulle risposte della scienza, della ragione, almeno finché non saremo in grado di "vedere" ciò che altrimenti dovremmo soltanto credere.
Nelle frasi che seguono i versi, a conclusione della lettera a Bowles, la "Strada della Montagna" (quella che salì Mosè per ricevere direttamente da Dio le tavole della legge) diventa l'unico modo per diventare "più perspicaci", per "vedere" ciò che possiamo altrimenti soltanto sperare, e la "vita a Capo scoperto", ovvero indifesi di fronte alla profondità del mistero e immersi nell'erba della vita che fa da schermo alla visione, appare come un fastidio passeggero dal quale liberarsi appena possibile, come si fa con una vespa che continua a ronzarci accanto.


F203 (1861) / J210 (1860)

The thought beneath so slight a film -
Is more distinctly seen -
As laces just reveal the surge -
Or Mists - the Appenine -
    Il pensiero sotto un velo così sottile -
È più distintamente visibile -
Come le trine rivelano fedelmente l'impeto -
O le Brume - l'Appennino -

I sentimenti, i pensieri, giacciono nel nostro intimo, ma basta poco a rivelarne l'esistenza per chi sa interpretarne i moti esteriori.
Nel terzo verso "surge" significa, come sostantivo, "grande onda" e, come verbo, "gonfiarsi, dilatarsi" (come, appunto, un'onda); l'associazione con "laces" fa pensare a colli di trine che si agitano rivelando un respiro affannoso, un impeto di desiderio.


F204 (1861) / J318 (1860)

I'll tell you how the Sun rose -
A Ribbon at a time -
The Steeples swam in Amethyst -
The news, like Squirrels, ran -
The Hills untied their Bonnets -
The Bobolinks - begun -
Then I said softly to myself -
"That must have been the Sun"!
But how he set - I know not -
There seemed a purple stile
That little Yellow boys and girls
Were climbing all the while -
Till when they reached the other side -
A Dominie in Gray -
Put gently up the evening Bars -
And led the flock away -
    Vi dirò come sorse il Sole -
Un Nastro alla volta -
I Campanili galleggiavano in Ametista -
La notizia, come Scoiattoli, corse -
Le Colline si slacciarono le Cuffie -
I Bobolink - iniziarono -
Allora mi dissi sommessamente -
"Dev'essere stato il Sole!"
Ma come è tramontato - non lo so -
Sembrava una purpurea staccionata
Che Gialli ragazzi e ragazze
Stessero in quel momento scalando -
Finché quando raggiunsero l'altro lato -
Un Maestro in Grigio -
Sollevò delicatamente le Sbarre della sera -
E condusse via il gregge -

Il testo riportato sopra è quello che ED accluse, insieme ad altre tre poesie, alla prima lettera a Higginson del 15 aprile 1862 (L260). Un'altra copia, dell'anno precedente, è nei fascicoli, divisa in quattro strofe uniformi e con varianti nella punteggiatura.

È facile descrivere il sorgere del sole, con il mondo che si risveglia e la luce che rende tutto chiaro e visibile. Più difficile afferrare il mistero del tramonto e dell'oscurità che lo segue, un buio che nasconde la concretezza e lascia spazio soltanto alla fede o al dubbio. Trasparente la metafora vita-morte, e particolarmente bella l'immagine finale, dove i raggi del sole al tramonto diventano gialli ragazzi e ragazze che si arrampicano nel porpora per poi scomparire nel mistero della sera e dell'oscurità. Il "Maestro in grigio" può essere un'immagine indistinta della divinità, ma anche la descrizione di un pastore di anime che porta il suo gregge verso l'immortalità.


F205 (1861) / J211 (1860)

Come slowly - Eden!
Lips unused to Thee -
Bashful - sip thy Jessamines -
As the fainting Bee -

Reaching late his flower,
Round her chamber hums -
Counts his nectars -
Enters - and is lost in Balms.

    Vieni adagio - Eden!
Labbra non abituate a Te -
Timide - delibano i tuoi Gelsomini -
Come il languente Bombo -

Che raggiunge in ritardo la rosa,
Intorno alla camera ronza -
Calcola il nettare -
Entra - ed è perduto nei Balsami.

Il piacere può sopraffare chi non è abituato a coglierlo; per questo bisogna sorseggiarlo lentamente, ma poi lasciarsi andare alla perdizione di quei balsami così desiderati.
Per la traduzione di "bee / flower" con "bombo / rosa" vedi la J206-F235, dove la componente erotica, qui fortemente esplicitata nell'ultimo verso, è velata dal consiglio giudizioso, anche se chiaramente ironico, rivolto alla fanciulla finta-ingenua.


F206 (1861) / J212 (1860)

Least Rivers - docile to some sea.
My Caspian - thee.
    I più piccoli fiumi - docili a un qualche mare.
Il mio Caspio - tu.

Il desiderio di immergersi, di annullarsi, in qualcuno che per noi è un mare desiderato e inafferrabile.
Marisa Bulgheroni annota nel Meridiano: "Il Caspio è, nella geografia fantastica di Emily, sinonimo del mare del desiderio, opposto ai deserti della privazione. [...] Alla scelta di questo mare chiuso e incantato contribuì la suggestione orientale di Lalla Rookh dell'irlandese Thomas Moore (1779-1852)."


F207 (1861) / J214 (1860)

I taste a liquor never brewed -
From Tankards scooped in Pearl -
Not all the Frankfort Berries
Yield such an Alcohol!

Inebriate of air - am I -
And Debauchee of Dew -
Reeling - thro' endless summer days -
From inns of Molten Blue -

When "Landlords" turn the drunken Bee
Out of the Foxglove's door -
When Butterflies - renounce their "drams" -
I shall but drink the more!

Till Seraphs swing their snowy Hats -
And Saints - to windows run -
To see the little Tippler
From Manzanilla come!

    Assaporo un liquore mai distillato -
Da Boccali scavati nella Perla -
Nemmeno tutte le Bacche di Francoforte
Darebbero un tale Alcol!

Inebriata d'aria - sono -
E Ingorda di Rugiada -
Barcollo - per sconfinati giorni d'estate -
Da taverne di Azzurro Fuso -

Quando gli "Osti" getteranno l'Ape ubriaca
Fuori dalla porta della Digitale -
Quando le Farfalle - rinunceranno ai loro "sorsi" -
Non farò che bere di più!

Finché I Serafini sventoleranno i candidi Cappelli -
E i Santi - correranno alle finestre -
A vedere la piccola Beona
Venire da Manzanilla!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; un'altra copia (il cui manoscritto è perduto) fu inviata a Susan e fu probabilmente la fonte della pubblicazione sullo "Springfield Daily Republican" del 4 marzo 1861, con il titolo "The May-Wine" ("Vino di maggio").
Nella versione pubblicata ci sono due varianti per le quali, mancando il manoscritto, non è certa l'attribuzione: i versi 3 e 4 diventano "Not Frankfort berries yield the sense / Such a delirious whirl" ("Nemmeno le bacche di Francoforte produrrebbero / Un vortice così delirante"); il verso 16 "Come staggering toward the sun" ("Venire vacillante verso il sole").
Anche nella versione dei fascicoli ci sono due varianti negli stessi punti: il verso 3 è sostituito da "Not all Vats upon the Rhine" ("Nemmeno tutti i Tini del Reno") e il verso 16 "Leaning against the - Sun" ("Appoggiata contro il - Sole")

L'inebriante arrivo dell'estate ci dona sensazioni incomparabili. Niente di meglio che gettarci anima corpo in quell'ubriacatura che vorremmo inesauribile, che cerchiamo con ogni mezzo di prolungare, anche quando la natura comincia a ritirarsi. Nell'ultima strofa il banchetto si apre anche al cielo, che dismette la sua solenne gravità per festeggiare "l'ape ubriaca", la "piccola beona" mai sazia.
In tutti i versi una serie ininterrotta di immagini, che rafforzano da una parte il desiderio di godere appieno i tesori estivi, senza lasciarsene scappare nemmeno una goccia, di assaporare fino in fondo quel liquore non distillabile da umani, fatto d'aria, di rugiada, di cieli che sembrano diventare un colante metallo fuso d'azzurro; dall'altra la consapevolezza che per soddisfare questo desiderio bisogna lasciarsi andare, dimenticare i saggi consigli di moderazione, rischiare anche di farsi buttar fuori da osti infastiditi da quell'esplosione di gioia e voglia di vivere.
Nelle tre varianti dell'ultimo verso tre conclusioni simili ma sottilmente differenziate: nella prima versione dei fascicoli i santi e gli angeli sembrano sconcertati davanti all'apparizione che sembra venire da un paese esotico, simbolo di ubriacature concrete ("Manzanilla" è la città cubana di Manzanillo, produttrice di rum); nella variante guardano con stupore il sole farsi materia, diventare un appoggio concreto per la piccola Beona spossata dalla festa; nella versione pubblicata la vedono invece venire verso di loro, con un'andatura vacillante che punta direttamente alla fonte di quell'inebriante ubriacatura.


F208 (1861) / J161 (1860)

Pine Bough -

A feather from the Whippowil
That everlasting sings -
Whose Galleries are Sunrise -
Whose Stanzas, are the Springs -

Whose Emerald Nest - the Ages spin -
With mellow - murmuring Thread -
Whose Beryl Egg, what School Boys hunt -
In "Recess", Overhead!

   
Ramo di Pino -

Una penna del Caprimulgo
Che incessante canta -
Le cui Gallerie sono le Aurore -
Le cui Strofe, sono le Primavere -

Il cui Nido di Smeraldo - gli Anni tessono -
Con morbido - frusciante Filo -
Il cui Uovo di Berillo, ciò che gli Scolari cercano -
Nell'"Intervallo", Lassù!

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra versione fu inviata a Samuel Bowles, ma evidentemente arrivò nella sede del "Republican" quando lui era assente, visto che gli fu inoltrata da Frances H. Cook, che lavorava al giornale, con un biglietto che diceva: "Accluso c'era un ramoscello di pino, che ho gelosamente conservato." (cfr. la nota di Franklin).
Nella versione a Bowles ci sono due varianti: "Opera" (nel senso di opera lirica) al posto di "Stanzas, are" al verso 4 (in questa versione le "galleries" del verso precedente sono più chiaramente connotate come gallerie di un teatro) e "Of" al posto di "With" al verso 6; non c'è il titolo che appare nei fascicoli, sostituito dal suo equivalente concreto.

Un ramoscello di pino come metafora delle bellezze della natura, offerte come se fossero uno spettacolo che si ripete all'interno di cicli senza fine.
"Recess" significa recesso, nicchia, alcova, ma anche intervallo, pausa. Nella traduzione si perde la ricchezza dell'originale: il recesso nascosto lassù, sull'albero; la ricreazione degli scolari; l'intervallo fra gli atti di quello spettacolo senza fine.


F209 (1861) / J181 (1860)

I lost a World - the other day!
Has Anybody found?
You'll know it by the Row of Stars
Around it's forehead bound.

A Rich man - might not notice it -
Yet - to my frugal Eye,
Of more Esteem than Ducats -
Oh find it - Sir - for me!

    Ho perso un Mondo - l'altro giorno!
Qualcuno l'ha trovato?
Si riconosce dal Filo di Stelle
Legato intorno alla fronte.

Un Ricco - potrebbe non notarlo -
Eppure - al mio Occhio frugale,
Ha più Valore di Ducati -
Oh trovatelo - Signore - per me!

Perdere qualcosa/qualcuno che ci è caro è come perdere un mondo. Per gli altri magari sarà qualcosa di insignificante, ma per noi ha un valore superiore a qualsiasi ricchezza.


F210 (1861) / J182 (1860)

If I should'nt be alive
When the Robins come,
Give the one in Red Cravat,
A Memorial crumb -

If I could'nt thank you,
Being fast asleep,
You will know I'm trying
With my Granite lip!

    Se non fossi viva
Quando verranno i Pettirossi,
Date a quello in Cravatta Rossa,
Una briciola in Memoria -

Se non potessi ringraziarvi,
Essendo profondamente addormentata,
Sappiate che sto tentando
Con le mie labbra di Granito!

La nostalgia della natura, della vita come la conosciamo qui, supera il sonno della morte e il silenzio della tomba: quelle labbra ormai di marmo tentano con tutte le loro forze di pronunciare un grazie a chi porterà il nostro saluto alla primavera.
Al secondo verso "Robin" è il pettirosso ma anche il tordo americano (vedi la J1542-F1572), che ha il collo di un colore simile al castano; il "red" del verso che segue, che in italiano appare una ripetizione, ha perciò un senso nell'originale, come a voler identificare di quale "robin" si stia parlando.


F211 (1861) / J183 (1860)

I've heard an Organ talk, sometimes
In a Cathedral Aisle,
And understood no word it said -
Yet held my breath, the while -

And risen up - and gone away,
A more Bernardine Girl -
Yet - know not what was done to me
In that old Chapel Aisle.

    Ho udito un Organo parlare, talvolta
Nella Navata di una Cattedrale,
E non capivo una parola di quel che diceva -
Eppure trattenevo il respiro, in quel momento -

E mi alzavo - e andavo via,
Una Fanciulla più Monacale -
Sebbene - non sapessi cosa mi fosse accaduto
In quell'antica Navata del Tempio.

Il suono austero e vibrante dell'organo (descritto con termini che lo allontanano, o meglio cercano di allontanarlo, dall'indeterminatezza della musica: "talk" e "word") risuona misterioso e coinvolgente nella navata di una cattedrale, sembra entrarci nell'intimo, ci coinvolge emotivamente come se volesse svelarci qualcosa che non saremo mai in grado di descrivere razionalmente.
Molto bello il contrasto fra l'emozione (il respiro trattenuto; quel suono che sembra entrarci dentro e ci coinvolge nella sua mistica bellezza, facendoci uscire "more Bernardine") e l'incapacità di farla diventare comprensione concreta (v. 3) e di esprimerla razionalmente (v. 7). Il suono dell'organo diventa così metafora della fede, che scioglie il mistero solo a patto di renderlo inesprimibile.
"Bernardine" (v. 6) si riferisce a san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), abate del monastero cistercense di Clairvaux (Chiaravalle). Il suono dell'organo ricorda la sua riforma della musica sacra, tesa a riportarla all'austera monodia originale, contro le contaminazioni della musica trovadorica e della pratica polifonica, che stava iniziando a introdurre nel Canto Gregoriano elaborazioni contrappuntistiche.


F212 (1861) / J184 (1860)

A transport one cannot contain
May yet, a transport be -
Though God forbid it lift the lid,
Unto it's Extasy!

A Diagram - of Rapture!
A sixpence at a show -
With Holy Ghosts in Cages!
The Universe would go!

    Un trasporto che non si può contenere
Sarebbe sempre, un trasporto -
Anche se Dio gli proibisse di togliere il coperchio,
Alla sua Estasi!

Un Diagramma - di Rapimento!
Sei penny per lo spettacolo -
Con Spiriti Santi in Gabbia!
L'Universo ci andrebbe!

Il trasporto, l'estasi, il rapimento, lo slancio della natura umana verso l'ignoto, è incontenibile, non è possibile delimitarne i confini; anche se Dio stesso proibisse di togliere il coperchio a quella sorta di vaso di Pandora l'effetto sarebbe lo stesso, tale da attirare l'intero universo a quello spettacolo che cerca di catturare, di chiudere in una gabbia, il mistero del divino.


F213 (1861) / J191 (1860)

The Skies cant keep their secret!
They tell it to the Hills -
The Hills just tell the Orchards -
And they - the Daffodils!

A Bird - by chance - that goes that way -
Soft overhears the whole -
If I should bribe the little Bird -
Who knows but she would tell?

I think I wont - however -
It's finer - not to know -
If Summer were an Axiom -
What sorcery had Snow?

So keep your secret - Father!
I would not - if I could -
Know what the Sapphire Fellows, do,
In your new-fashioned world!

    I Cieli non sanno serbare il loro segreto!
Lo svelano alle Colline -
Le Colline ne parlano giusto ai Frutteti -
E loro - alle Giunchiglie!

Un Uccello - per caso - da quelle parti -
Senza volerlo sente tutto -
Se corrompessi l'Uccellino -
Chissà se lui parlerebbe?

Credo che non lo farò - tuttavia -
È più bello - non sapere -
Se l'Estate fosse un Assioma -
Che magia avrebbe la Neve?

Perciò mantieni il tuo segreto - Padre!
Non vorrei - se anche potessi -
Sapere cosa i Compagni di Zaffiro, fanno,
Nel tuo mondo senza tempo!

Qui ED rovescia il tema del dubbio, della ricerca del mistero. Sembra arrendersi all'impossibilità di sapere e, anzi, ne vede gli aspetti positivi, e quando scrive: "È più bello - non sapere - / Se l'Estate fosse un Assioma - / Che magia avrebbe la Neve?" è come se dicesse "se il divino fosse una certezza incontrovertibile (come può esserlo per chi è parte della natura inconsapevole, per chi è privo della ragione che ci fa dubitare) dove finirebbe la magia del mistero, il fascino del dubbio?".
Nell'ultimo verso ED si riferisce chiaramente all'aldilà; ho tradotto liberamente "new-fashioned", che credo abbia il significato di mondo sempre intatto, che non soffre le ingiurie del tempo come quello "old-fashioned" che conosciamo noi. Silvio Raffo, nel Meridiano, traduce con "nuovissimo" e Nadia Campana con "vestito a nuovo".


F214 (1861) / J192 (1860)

Poor little Heart!
Did they forget thee?
Then dinna care! Then dinna care!

Proud little Heart!
Did they forsake thee?
Be debonnaire! Be debonnaire!

Frail little Heart!
I would not break thee -
Could'st credit me? Could'st credit me?

Gay little Heart -
Like Morning Glory!
Wind and Sun - wilt thee array!

    Povero piccolo Cuore!
Ti hanno dimenticato?
Non farci caso! Non farci caso!

Orgoglioso piccolo Cuore!
Ti hanno abbandonato?
Sii disinvolto! Sii disinvolto!

Fragile piccolo Cuore!
Io non ti spezzerò -
Ti fiderai di me? Ti fiderai di me?

Allegro piccolo Cuore -
Al pari di un Convolvolo!
Vento e Sole - ti adorneranno!

L'invito a un "piccolo cuore" a sopportare le pene della vita: ci sarà sempre qualcuno pronto a consolarlo e a farlo sentire bello come un fiore.


F215 (1861) / J193 (1860)

I shall know why - when Time is over -
And I have ceased to wonder why -
Christ will explain each separate anguish
In the fair schoolroom of the sky -

He will tell me what "Peter" promised -
And I - for wonder at his woe -
I shall forget the drop of Anguish
That scalds me now - that scalds me now!

    Saprò perché - quando il Tempo sarà finito -
E avrò cessato di chiedermi perché -
Cristo spiegherà ogni singola angoscia
Nelle belle aule del cielo -

Mi dirà quello che "Pietro" promise -
Ed io - attonita davanti al suo dolore -
Dimenticherò la goccia di Angoscia
Che ora mi brucia - che ora mi brucia!

Un "perché" indeterminato, che l'accenno alla promessa di Pietro del verso 5 fa presumere sia un tradimento. Un'angoscia bruciante, che potrà essere dimenticata solo nelle aule celesti, dove Cristo ci racconterà in prima persona il suo dolore supremo per il tradimento patito.
Le considerazioni sulla morte che cancella i patimenti terreni, sulla piccolezza delle nostre sofferenze di fronte a quelle di Cristo, non riescono a mettere da parte quella "goccia di angoscia" che continua a bruciare nell'ultimo verso, dove l'iterazione la fa sembrare inestinguibile.


F216 (1861) / J194 (1860)

On this long storm the Rainbow rose -
On this late morn - the Sun -
The clouds - like listless Elephants -
Horizons - straggled down -

The Birds rose smiling, in their nests -
The gales - indeed - were done -
Alas, how heedless were the eyes -
On whom the summer shone!

The quiet nonchalance of death -
No Daybreak - can bestir -
The slow - Archangel's syllables
Must awaken her!

    Su questa lunga tempesta l'Arcobaleno si alzò -
Su questo tardo mattino - il Sole -
Le nubi - come placidi Elefanti -
Orizzonti - aggiravano basse -

Gli Uccelli si alzarono sorridenti, nei nidi -
Le raffiche - in verità - erano finite -
Ahimè, com'erano incuranti gli occhi -
Su cui l'estate brillava!

La quieta indifferenza della morte -
Nessun'Alba - può scuotere -
Le lente - sillabe dell'Arcangelo
Occorrono per svegliarla!

Nulla può scuotere la quieta indifferenza della morte, nemmeno l'irrompere del sole e dei colori dell'arcobaleno dopo una tempesta estiva. Soltanto il lento canto degli angeli potrà risvegliare quel corpo ormai indifferente alle luci terrene.


F217 (1861) / J155 (1860)

The murmur of a Bee
A Witchcraft - yieldeth me -
If any ask me why -
'Twere easier to die -
Than tell -

The Red upon the Hill
Taketh away my will -
If anybody sneer -
Take care - for God is here -
That's all.

The Breaking of the Day
Addeth to my Degree -
If any ask me how -
Artist - who drew me so -
Must tell!

    Il mormorio di un'Ape
Una Magia - produce in me -
Se qualcuno mi chiede perché -
Sarebbe più facile morire -
Che dire -

Il Rosso sulla Collina
Mi toglie la volontà -
Se qualcuno sogghigna -
Stia attento - perché Dio è qui -
Questo è tutto.

L'Interrompersi del Giorno
Accresce il mio Rango -
Se qualcuno mi chiede come -
L'artista - che mi disegnò così -
Lo dica!

Tre eventi della natura, magici, quasi impossibili da descrivere, che sembrano con la loro bellezza e il loro mistero testimoniare la presenza di Dio. L'ultimo è l'essere umano, la sua mente consapevole e avida di sapere cosa c'è al di là del mondo visibile, di quel giorno che si interrompe per condurci in un luogo molto più elevato rispetto al nostro rango di mortali, una mente spiegabile soltanto dal suo creatore.
L'ultimo verso è quasi un'invocazione, una domanda di chiarezza a quel creatore che ci lascia avvolti nel dubbio.


F218 (1861) / J156 (1860)

You love me - you are sure -
I shall not fear mistake -
I shall not cheated wake -
Some grinning morn -
To find the Sunrise left -
And Orchards - unbereft -
And Dollie - gone!

I need not start - you're sure -
That night will never be -
When frightened - home to Thee I run -
To find the windows dark -
And no more Dollie - mark -
Quite none?

Be sure you're sure - you know -
I'll bear it better now -
If you'll just tell me so -
Than when - a little dull Balm grown -
Over this pain of mine -
You sting - again!

    Mi ami - sei sicura -
Non devo temere errore -
Non mi sveglierò ingannata -
Qualche ghignante mattino -
Per trovare l'Alba rimasta -
E i Frutteti - intatti -
E Dollie - partita!

Non devo palpitare - sei sicura -
Quella notte non verrà mai -
Che spaventata - correrò da casa a Te -
Per trovare le finestre buie -
E non più di Dollie - traccia -
Davvero nessuna?

Assicurati di esserne sicura - lo sai -
Lo sopporterò meglio ora -
Se proprio ciò mi dirai -
Di quando - un insulso Balsamo cresciuto -
Sopra questa mia pena -
Tu pungerai - di nuovo!

"Dollie" (vv. 7 e 12 - vedi anche la J51-F41 e la J158-F222) era un nomignolo affettuoso per Susan, a cui fu probabilmente inviata questa poesia, trascritta nei fascicoli.
Nei versi si legge un'ansia di abbandono, esplicitata da quel "you are sure" che apre tutte e tre le strofe, come una richiesta pressante di rassicurazione a qualcuno di cui non riusciremmo a sopportare la mancanza, nonostante le ferite, resistenti a qualsiasi balsamo, che i suoi aculei ci hanno inflitto, e probabilmente continueranno a infliggerci.


F219 (1861) / J162 (1860)

My River runs to Thee -
Blue Sea - Wilt welcome me?

My River waits reply -
Oh Sea - look graciously!

I'll fetch thee Brooks
From spotted nooks -

Say Sea - take me?

    Il mio Fiume corre a Te -
Azzurro Mare - Mi accoglierai?

Il mio Fiume aspetta risposta -
Oh Mare - sii benigno!

Ti porterò Ruscelli
Da umbratili nascondigli -

Di' Mare - mi prendi?

Oltre a quella nei fascicoli, riportata sopra, ci sono altre due copie di questa poesia. Una rimasta fra le carte di ED, senza divisione in strofe e con due varianti che hanno un significato analogo a quello dei termini sostituiti: "bring" al posto di "fetch" al verso 5 e "dappled" al posto di "spotted" al verso 6. L'altra a conclusione di una lettera a Mary Bowles dell'agosto 1861 (L235), preceduta da "I brought my own - myself, to you and Mr Bowles - Please remember me, because I remember you - Always." ("Porto tutta - me stessa, a te e a Mr Bowles - Vi prego di rammentarmi, perché io vi rammento - Sempre.").
In questa copia il testo è quello dei fascicoli, ma non c'è divisione in strofe e l'ultimo verso, concluso con il punto esclamativo al posto dell'interrogativo, è diviso in due (Say - Sea - / Take Me!) con la seconda parte rientrata, come se fosse una firma.

Le parole iniziali della frase che precede la poesia nella lettera a Mary Bowles ("I brought my own - myself") si estendono ai versi, dove diventano un fiume che si avvia fiducioso verso il suo traguardo finale.
Il punto esclamativo della versione Bowles modifica il senso dell'ultimo verso: la richiesta, quasi un'implorazione, che segue e riprende il "look graciously" del quarto verso nelle altre due versioni, si trasforma qui in un più deciso "prendimi", (con il pronome maiuscolo che sembra fare il paio con l'altrettanto deciso "Always" finale della frase che precede i versi), quasi che il mare non avesse scelta di fronte al suo destino di traguardo per quel fiume che non ha altro scopo che immergersi e confondersi in lui.


F220 (1861) / J189 (1860)

It's such a little thing to weep -
So short a thing to sigh -
And yet - by Trades - the size of these
We men and women die!
    È proprio una cosa da poco piangere -
Una cosa così breve sospirare -
Eppure - per Commerci - della misura di questi
Noi uomini e donne moriamo!

Gli eventi che sconvolgono la nostra vita, che ci fanno piangere o sospirare, sono davvero minuscoli rispetto alle grandezze che ci circondano.
Bacigalupo traduce "Trades" con "venti" e spiega nella nota: "Trades sono gli alisei, oltre che gli affari: le piccole tempeste dell'animo possono avere effetti dirompenti." In effetti nel Webster trovo "trade-wind" e, perciò, l'accostamento può essere plausibile; ma la definizione del termine: "Un vento che favorisce il commercio... [perché]... soffia costantemente nella stessa direzione" mi sembra che contrasti con l'immagine di "tempeste dell'animo".


F221 (1861) / J190 (1860)

He was weak, and I was strong - then -
So He let me lead him in -
I was weak, and He was strong then -
So I let him lead me - Home.

'Twas'nt far - the door was near -
'Twas'nt dark - for He went - too -
'Twas'nt loud, for He said nought -
That was all I cared to know.

Day knocked - and we must part -
Neither - was strongest - now -
He strove - and I strove - too -
We did'nt do it - tho'!

    Era debole, ed io ero forte - allora -
Così lasciò che lo guidassi dentro -
Ero debole, e Lui era forte allora -
Così lasciai che mi guidasse - a Casa.

Non era distante - la porta era vicina -
Non era buio - perché anche Lui - venne -
Non c'era rumore, perché Lui non disse niente -
Era tutto quello che mi premeva sapere.

Il giorno bussò - e dovevamo separarci -
Nessuno dei due - era il più forte - ora -
Egli lottò - e anch'io - lottai -
Non lo facemmo - tuttavia!

Un incontro notturno, descritto con un alternarsi di sentimenti e gesti scambiati l'uno con l'altra, in un'atmosfera sospesa e sognante, interrotta dal giorno che bussa come se fosse un ospite importuno. Nella prima strofa due distici speculari, nei quali l'incertezza di entrambi trova conforto nello scambio dei ruoli, nel darsi forza l'uno con l'altra. Nella seconda la descrizione dell'incontro: il luogo familiare, l'amore che vive di luce propria, l'inutilità delle parole, la totalità di un sentimento che basta a se stesso. Nell'ultima il momento della separazione, del rientro nella quotidianità, della sconfitta in una lotta di cui ora entrambi non si sentono più capaci; una sconfitta resa ancora più cocente dall'incapacità di vivere concretamente quell'amore che resta soltanto un'illusione notturna.
Il giorno che bussa può essere interpretato come un arrivo che interrompe un incontro concreto, ma anche come il risvegliarsi da un sogno che non diventerà mai realtà.


F222 (1861) / J158 (1860)

Dying! Dying in the night!
Wont somebody bring the light
So I can see which way to go
Into the everlasting snow?

And "Jesus"! Where is Jesus gone?
They said that Jesus - always came -
Perhaps he doesn't know the House -
This way, Jesus, Let him pass!

Somebody run to the great gate
And see if Dollie's coming! Wait!
I hear her feet upon the stair!
Death wont hurt - now Dollie's here!

    Morente! Morente nella notte!
Non porterà luce qualcuno
Ch'io possa vedere quale via percorrere
Nella perpetua neve?

E "Gesù"! Dov'è andato Gesù?
Dicevano che Gesù - arriva sempre -
Forse non riconosce la Casa -
Di qua, Gesù, Lasciatelo passare!

Qualcuno corra al cancello grande
E veda se arriva Dollie! Aspetta!
Sento i suoi passi sulle scale!
La morte non farà male - ora che Dollie è qui!

"Dollie" (vv. 10 e 12 - vedi anche la J51-F41 e la J156-F218) era un nomignolo affettuoso per Susan, a cui fu probabilmente inviata questa poesia, trascritta nei fascicoli.
Come nella J156-F218 si percepisce l'affanno, la paura di un'assenza che lascerebbe spazio soltanto alla morte o, anche, la convinzione che soltanto quella presenza riuscirebbe a renderla indolore, a scacciare la morte oscura e misteriosa per far spazio a quella divina, accompagnata da Gesù e portatrice di resurrezione.


F223 (1861) / J197 (1860)

Morning - is the place for Dew -
Corn - is made at Noon -
After dinner light - for flowers -
Dukes - for Setting Sun!
    Il mattino - è il posto per la Rugiada
Il grano - si fa a Mezzogiorno -
Dopo pranzo la luce - per il fiori -
Duchi - al Calar del Sole!

"Dukes" (v. 4) oltre al plurale di "Duca" è anche una varietà di ciliegie, e così il termine è tradotto nelle versioni italiane di questa poesia (Silvio Raffo, nel Meridiano, e Barbara Lanati in Sillabe di seta). Quest'ultimo significato non è però attestato nel Webster 1828, e nelle poesie di ED "duke" o "dukes" è sempre usato nel senso di titolo nobiliare.Ho perciò tradotto con "Duchi" e credo che il verso abbia una funzione di contrasto con i precedenti, come a dire: nelle parti del giorno in cui vince la luce ci si deve dedicare alle cose naturali, alla semplice vita quotidiana, mentre la notte è riservata alla fantasia, che è capace di portarci in un mondo regale negato al giorno.


F224 (1861) / J198 (1860)

An awful Tempest mashed the air -
The clouds were gaunt, and few -
A Black - as of a spectre's cloak
Hid Heaven and Earth from view -

The creatures chuckled on the Roofs -
And whistled in the air -
And shook their fists -
And gnashed their teeth -
And swung their frenzied hair -

The morning lit - the Birds arose -
The Monster's faded eyes
Turned slowly to his native coast -
And peace - was Paradise!

    Un'orribile Tempesta squassava l'aria -
Le nubi erano svuotate, e scarse -
Un Nero - come di spettrale mantello
Nascose Cielo e Terra alla vista -

Le creature ghignavano sui Tetti -
E sibilavano nell'aria -
E scuotevano i pugni -
E digrignavano i denti -
E roteavano le convulse chiome -

Il mattino si accese - gli Uccelli si alzarono -
Gli occhi spenti del Mostro
Si volsero lenti alla costa natia -
E la pace - fu Paradiso!

Una tempesta descritta in tutta la sua terribile forza, con la seconda strofa che con i ripetuti "and" vuole coinvolgere il tutto in quel frenetico agitarsi, concluso con il ritorno alla normalità del decimo verso: un paradiso di fronte all'inferno appena placato.


F225 (1861) / J199 (1860)

I'm "wife" - I've finished that -
That other state -
I'm Czar - I'm "Woman" now -
It's safer so -

How odd the Girl's life looks
Behind this soft Eclipse -
I think that Earth feels so
To folks in Heaven - now -

This being comfort - then
That other kind - was pain -
But why compare?
I'm "Wife"! Stop there!

    Sono "moglie" - ho concluso quello -
Quell'altro stato -
Sono Zar - Sono "Donna" ora -
È più sicuro così -

Come sembra strana la vita di una Ragazza
Da dietro questa soffice Eclissi -
Penso che la Terra appaia così
Alla gente in Cielo - ora -

Essendo questo il benessere - allora
Quell'altra condizione - era pena -
Ma perché confrontare?
Sono "Moglie"! E basta!

Il tranquillizzante ("safer", v. 4) stato di "moglie" diventa un'eclissi, come se uno velo, molto simile a una prigione, facesse diventare lontana e irraggiungibile la libera fantasia di una ragazza, la cui vita spensierata sembra ora qualcosa di strano, di curioso. La seconda immagine, ovvero la vita che appare altrettanto strana a coloro che sono ormai dall'altra parte, rafforza questa sensazione di stranezza/estraneità, come se diventare "moglie", ma anche rassegnarsi a entrare nella routine quotidiana, fosse un po' morire. Nell'ultimo verso, infine, il lapidario "Stop there!" elimina eventuali ulteriori possibilità di liberarsi da quella "soffice eclissi", tanto piacevole quanto limitante.


F226 (1861) / J200 (1860)

I stole them from a Bee -
Because - Thee -
Sweet plea -
He pardoned me!
    Li rubai a un'Ape -
Per - Te -
Dolce pretesto -
Lei mi perdonò!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; un'altra copia - identica a parte il punto esclamativo finale trasformato in lineetta - fu inviata a Samuel Bowles, firmata "Emily".

Uno dei tanti biglietti che accompagnavano fiori, con implicite scuse alla natura che, benevola, perdona quel furto a fin di bene.


F227 (1861) / J201 (1860)

Two swimmers wrestled on the spar -
Until the morning sun -
When One - turned smiling to the land -
Oh God! the Other One!

The stray ships - passing -
Spied a face -
Upon the waters borne -
With eyes in death - still begging raised -
And hands - beseeching - thrown!

    Due naufraghi lottarono su un pennone -
Fino al sole mattutino -
Finché Uno - si diresse sorridente verso terra -
Oh Dio! L'Altro!

Navi vaganti - passando -
Avvistarono un volto -
Trasportato dalle acque -
Con occhi nella morte - ancora aperti a supplicare -
E mani - imploranti - protese!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; un'altra copia - senza divisione in strofe ma identica a parte qualche variante nella punteggiatura - è in una lettera a Samuel Bowles della primavera del 1861 (L219, datata 1860 da Johnson), preceduta soltanto da "I cant explain it, Mr Bowles -" ("Non sono capace di spiegarlo, Mr Bowles").

La frase che precede i versi nella copia inviata a Bowles lascia presumere il desiderio di raccontare una pena, un "naufragio" per il quale è difficile trovare le parole, se non in versi in cui l'immagine di un qualcuno che si dirige "sorridente verso terra" fa risaltare ancora di più quella di chi resta abbandonata, smarrita e implorante, in un mare che non offre più appigli.
Alfred Habegger afferma che "... la connessione più ovvia è con la tormentata relazione con il 'Master', che, come suggerisce la poesia, l'aveva abbandonata in mare." (My Wars Are Laid Away In Books. The life of Emily Dickinson, Random House, New York, 2001, pag. 424).


F228 (1861) / J202 (1860)

My eye is fuller than my vase -
Her Cargo - is of Dew -
And still - my Heart - my eye outweighs -
East India - for you!
    Il mio occhio è più colmo del mio vaso -
Il suo Carico - è di Rugiada -
Eppure - il Cuore - dell'occhio pesa di più -
India Orientale - per te!

Un amore a senso unico, che per l'altro è estraneo e praticamente inesistente, come la lontana India orientale dell'ultimo verso. Un amore che riempie gli occhi di lacrime e pesa ancora di più sul cuore, perché lì la sofferenza è più intima e nascosta.


F229 (1861) / J157 (1860)

Musicians wrestle everywhere -
All day - among the crowded air
I hear the silver strife -
And - waking - long before the morn -
Such transport breaks upon the town
I think it that "New life"!

It is not Bird - it has no nest -
Nor "Band" - in brass and scarlet - drest -
Nor Tamborin - nor Man -
It is not Hymn from pulpit read -
The "Morning Stars" the Treble led
On Time's first afternoon!

Some - say - it is "the Spheres" - at play!
Some say - that bright Majority
Of vanished Dames - and Men!
Some - think it service in the place
Where we - with late - celestial face -
Please God - shall ascertain!

    Musicisti si cimentano ovunque -
Tutto il giorno - nell'aria affollata
Odo l'argenteo conflitto -
E - svegliandomi - assai prima del mattino -
Un tale trasporto irrompe nella città
Che penso sia quella la "Nuova vita"!

Non è Uccello - non ha nido -
Né "Banda" - di ottone e scarlatto - vestita -
Né Tamburino - Né Uomo -
Non è Inno letto da un pulpito -
Trilli guidavano le "Stelle Mattutine"
Nel primo pomeriggio del Tempo!

Qualcuno - dice - che siano "le Sfere" - a suonare!
Qualcuno dice - quella lucente Maggioranza
Di Donne e Uomini - scomparsi!
Qualcuno - lo crede un rito nel luogo
Dove noi - con ultimo - celestiale volto -
A Dio piacendo - accerteremo!

In un'altra versione, inviata a Susan, il "wrestle" del primo verso diventa "wrestling" ("che si cimentano").

La musica delle sfere celesti (v. 13) come suono primordiale che ha dato il "la" al tempo (vv 11 e 12), ma anche come un suono incorporeo (v. 8) che sembra accompagnare la nostra vita mortale (vv. 2 e 3) dandoci come un presagio di quella che sarà la nostra nuova vita (v. 6) in un luogo dove, forse, ci sarà concesso di diradare il mistero (v. 18).
Al verso 11 "treble" significa la parte più alta, acuta, di una composizione musicale o, anche, chi canta nel registro più acuto; ho tradotto con "trilli" sia perché credo trasmettano l'idea di un suono acuto, sia per l'assonanza fonica con il termine inglese.


F230 (1861) / J195 (1860)

For this - accepted Breath -
Through it - compete with Death -
The fellow cannot touch this Crown -
By it - my title take -
Ah, what a royal sake
To my nescessity - stooped down!

No Wilderness - can be
Where this attendeth me -
No Desert Noon -
No fear of frost to come
Haunt the perennial bloom -
But Certain June!

Get Gabriel - to tell - the royal syllable -
Get Saints - with new - unsteady tongue -
To say what trance below
Most like their glory show -
Fittest the Crown!

    Per questo - accolto Respiro -
Col suo tramite - competo con la Morte -
Tale compagna non può toccare la mia Corona -
Da esso - il mio titolo ricevo -
Ah, che destino regale
Al mio bisogno - si inchinò!

Nessun Deserto - può esistere
Ove lui mi accompagni -
Nessun Arido Mezzogiorno -
Nessuna paura del gelo che verrà
Disturberà la perenne fioritura -
Salvo un Indiscutibile Giugno!

Vada Gabriele - a rivelare - la sillaba regale -
Vadano i Santi - con nuova - malferma lingua -
Ad annunciare quanto l'estasi quaggiù
Del tutto pari alla loro gloria sia -
Degna della Corona!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; c'è un altro manoscritto, inviato a Samuel Bowles e firmato "Emily", con la sola seconda strofa e il pronome finale del secondo verso (l'ottavo della versione completa) trasformato in "thee".

Il respiro del primo verso è la vita, ma anche l'espressione poetica, esplicitata nella citazione biblica del verso13 (Daniele 8,16: "E udii una voce umana tra le rive dell'Ulai che chiamava, e diceva:: «Gabriele, fa che quest'uomo comprenda la visione.»"). Un dono che rende la vita degna di essere vissuta, perché il suo anelito a capire, il suo bisogno di scavare negli indecifrabili misteri che ci circondano, nobilitano la nostra condizione di semplici mortali e ci fanno sentire pari alla promessa regalità di un mondo "altro" che possiamo però soltanto immaginare.


F231 (1861) / J196 (1860)

We dont cry - Tim and I -
We are far too grand -
But we bolt the door tight
To prevent a friend -

Then we hide our brave face
Deep in our hand -
Not to cry - Tim and I -
We are far too grand -

Nor to dream - he and me -
Do we condescend -
We just shut our brown eye
To see to the end -

Tim - see Cottages -
But, Oh, so high!
Then - we shake - Tim and I -
And lest I - cry -

Tim - reads a little Hymn -
And we both pray,
Please, Sir, I and Tim -
Always lost the way!

We must die - by and by -
Clergymen say -
Tim - shall - if I - do -
I - too - if he -

How shall we arrange it -
Tim - was - so - shy?
Take us simultaneous - Lord -
I - "Tim" - and - me!

    Non piangiamo - Tim ed io -
Siam davvero troppo grandi -
Ma serriamo bene l'uscio
Un amico ad evitare -

Poi celiam le facce ardite
Ben in fondo tra le mani -
Non per pianger - Tim ed io -
Siam davvero troppo grandi -

E a sognare - lui ed io -
Nemmeno ci pensiamo -
Chiudiam giusto gli occhi bruni
Per veder fino alla fine -

Tim - vede là Casette -
Ma, Oh, così in alto!
Poi - ci scuotiamo - Tim ed io -
E per tema che io - pianga -

Tim - legge un Inno breve -
Ed entrambi lo cantiamo,
Ti prego, Signore, io e Tim -
Sempre perdiam la via!

Morir dovremo - prima o poi -
Così dice il Pastore -
Tim - lo farà - se a me - accadrà -
Io - pure - se lui lo fa -

Come mettere la cosa -
Se Tim - si sa - solo - non sta?
Prendici insieme - Signore -
Io - "Tim" - e - me!

Un andamento da filastrocca, in cui la richiesta infantile di compagnia, anche nella morte ("Take us simultaneous - Lord - / I - 'Tim' - and - me!", negli ultimi due versi), si unisce al desiderio di svelare del mistero ("We just shut our brown eye / To see to the end -", ai vv. 7 e 8), alla visione di un aldilà insieme familiare e ignoto ("Tim - see Cottages - / But, Oh, so high!", ai vv. 9 e 10), al senso di inadeguatezza di fronte all'imperscrutabilità del nostro destino ("Please, Sir, I and Tim - Always lost the way!", ai vv. 19 e 20), alla consapevolezza di ciò che ci aspetta (We must die - by and by - / Clergymen say -", ai vv. 21 e 22).
"Tim" rappresenta un immaginario compagno dell'infanzia. La Bulgheroni, nelle note al Meridiano, fa due ipotesi sull'origine del nome: Tiny Tim, un fanciullo sciancato che appare nel Christmas Carol di Dickens, o Thimothy, un bambino in fuga dal peccato che illustrava la lettera "T" in un ritaglio preso dal sillabario dei piccoli puritani, inviato in un giocoso messaggio a Sue nel 1859.


F232 (1861) / J203 (1860)

He forgot - and I - remembered -
'Twas an everyday affair -
Long ago as Christ and Peter -
"Warmed them" at the "Temple fire".

"Thou wert with him" - quoth "the Damsel"?
"No" - said Peter, 'twas'nt me -
Jesus merely "looked" at Peter -
Could I do aught else - to Thee?

    Lui dimenticava - e io - ricordavo -
Era un fatto quotidiano -
Come quando Cristo e Pietro -
"Si scaldarono" al "fuoco del Tempio".

"Tu eri con lui?" - insinuò "la Fanciulla"
"No" disse Pietro, non ero io -
Gesù si limitò a "guardare" Pietro -
Cos'altro potrei fare - per Te?

L'amore a senso unico della J202-F228 assume qui l'aspetto di un quotidiano, noncurante disinteresse da parte dell'altro, accostato al tradimento di Pietro narrato nei Vangeli, quando l'apostolo nega di aver mai conosciuto Gesù (vedi Matteo 26,69-75; Marco 14,66-72; Luca 22,54-62 e Giovanni 18,25-27). La domanda finale nasconde un'affermazione netta: "non potrei darti di più, perché ti ho già dato tutta me stessa".


F233 (1861) / J204 (1860)

A slash of Blue! A sweep of Gray!
Some scarlet patches - on the way -
Compose an evening sky -

A little Purple - slipped between -
Some Ruby Trowsers - hurried on -
A Wave of Gold - A Bank of Day -
This just makes out the morning sky!

    Uno squarcio d'Azzurro! Un tratto di Grigio!
Qualche chiazza scarlatta - sulla via -
Compongono un cielo serale -

Un po' di Porpora - scivolata nel mezzo -
Dei Calzoni Rubino - messi di corsa -
Un'Onda Dorata - Un Bordo di Giorno -
Tanto basta per fare il cielo mattutino!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; un'altra copia fu inviata a Susan, senza divisione in strofe, in nove versi (il primo e il sesto divisi in due) e senza punti esclamativi.

Una giocosa descrizione del tramonto e dell'alba, dove i pochi ingredienti necessari per creare spettacoli così belli sono impreziositi dalle varianti dei colori (blue, gray, scarlet, purple, ruby, gold).


F234 (1861) / J205 (1860)

I should not dare to leave my friend,
Because - because if he should die
While I was gone - and I - too late -
Should reach the Heart that wanted me -

If I should disappoint the eyes
That hunted - hunted so - to see -
And could not bear to shut until
They "noticed" me - they noticed me -

If I should stab the patient faith
So sure I'd come - so sure I'd come -
It listening - listening - went to sleep -
Telling my tardy name -

My Heart would wish it broke before -
Since breaking then - since breaking then -
Were useless as next morning's sun -
Where midnight frosts - had lain!

    Non oserei abbandonare il mio amico,
Perché - perché se dovesse morire
Mentre fossi via - ed io - troppo tardi -
Raggiungessi il Cuore che mi voleva -

Se dovessi deludere gli occhi
Che agognavano - tanto agognavano - di vedere -
E non accetterebbero di chiudersi prima
Di "riconoscermi" - di riconoscermi -

Se dovessi pugnalare la fede paziente
Così certa del mio arrivo - così certa del mio arrivo -
Che ascoltando - ascoltando - si addormenterebbe -
Pronunciando il mio pigro nome -

Il mio Cuore preferirebbe spezzarsi prima -
Poiché spezzarsi dopo - poiché spezzarsi dopo -
Sarebbe vano come il nuovo sole del mattino -
Dove il gelo notturno - si è posato!

L'immagine della morte che non lascia spazio a indugi, a separazioni provvisorie che potrebbero improvvisamente diventare definitive, è descritta con le ipotetiche delle tre strofe iniziali (" if he/I should") e con la conclusione dell'ultima, dove il suo gelo diventa inattaccabile anche dal caldo sole del mattino/ritorno.
L'ipotetica attesa delle prime tre strofe coinvolge ogni fibra di chi aspetta: l'intima sofferenza del cuore, la delusione di occhi ansiosi di "vedere", l'anima che aspetta fiduciosa il ritorno.


F235 (1861) / J206 (1860)

The Flower must not blame the Bee -
That seeketh his felicity
Too often at her door -

But teach the Footman from Vevay -
Mistress is "not at home" - to say -
To people - any more!

    La Rosa non deve incolpare il Bombo -
Che cerca la felicità
Troppo spesso alla sua porta -

Ma istruire il Valletto di Vevey -
La signora "non è in casa" - a dire -
Alla gente - non di più!

Un fanciulla di sani principi non deve cercare scuse quando apre la porta a qualche corteggiatore insistente: per serbare la propria innocenza basta far dire di non essere in casa!
Per rispettare i "generi" usati nella poesia (flower/femminile - bee/maschile) ho tradotto con "rosa" e "bombo" invece di "fiore" e "ape".


F236 (1861) / J324 (1860)

Some keep the Sabbath going to Church -
I keep it, staying at Home -
With a Bobolink for a Chorister -
And an Orchard, for a Dome -

Some keep the Sabbath in Surplice -
I, just wear my Wings -
And instead of tolling the Bell, for Church,
Our little Sexton - sings.

God preaches, a noted Clergyman -
And the sermon is never long,
So instead of getting to Heaven, at last -
I'm going, all along.

    Alcuni osservano il Dì di festa andando in Chiesa -
Io lo osservo, stando a Casa -
Con un Bobolink per Corista -
E un Frutteto, a mo' di Cupola -

Alcuni osservano il Dì di festa in Cotta -
Io, indosso soltanto le mie Ali -
E invece di suonare le Campane, per la Funzione,
Il nostro piccolo Sagrestano - canta.

Dio predica, è un celebre Pastore -
E il sermone non è mai lungo,
Così invece di arrivare al Cielo, alla fine -
Ci vado, per tutto il tempo.

Il testo riportato sopra è quello accluso a una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268). Un'altra copia (precedente e con varianti nella punteggiatura) è nei fascicoli; una terza, perduta, servì probabilmente per la pubblicazione in "The Round Table" del 12 marzo 1864.

Una dichiarazione di individualità, che contrappone le regole "umane" di partecipazione religiosa a quelle dettate dal sentirsi immersi in una natura vista come diretta emanazione del divino. Negli ultimi due versi questa concezione della natura come specchio del divino viene dichiarata esplicitamente e trasformata in una sorta di anticipazione dell'aldilà.


F237 (1861) / J186 (1860)

What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart -
All day and night - with bark and start -
And yet - it will not go?

Would you untie it - were you me -
Would it stop whining if to Thee
I sent it - even now?

It should not teaze you - by your chair -
Or on the mat - or if it dare -
To climb your dizzy knee -

Or sometimes - at your side to run -
When you were willing -
May it come -
Tell Carlo - He'll tell me!

    Che devo fare? - piagnucola così -
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore -
Giorno e notte - abbaia e si agita -
Eppure - non vuole andarsene -

Lo slegheresti - fossi in me -
La smetterebbe di guaire se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?

Non ti darebbe fastidio - vicino alla tua sedia -
O sullo stuoino - o se osasse -
Arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -

O talvolta - al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Se può venire -
Dillo a Carlo - Lui lo dirà a me!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia (vedi sotto) fu inviata a Samuel Bowles con modifiche nella suddivisione in strofe e nella versificazione della seconda parte, oltre a una variante al verso 13:

What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart
All day and night with bark and start -
And yet, it will not go -
Would you untie it, were you me -
Would it stop whining - if to Thee -
I sent it - even now?

It should not teaze you -
By your chair - or, on the mat -
Or if it dare -to climb your dizzy knee -
Or -sometimes at your side to run -
When you were willing -
Shall it come?
Tell Carlo -
He'll tell me!

    Che devo fare - piagnucola così -
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore
Giorno e notte abbaia e si agita -
Eppure, non vuole andarsene -
Lo slegheresti, fossi in me -
La smetterebbe di guaire - se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?

Non ti darebbe fastidio -
Vicino alla tua sedia - O, sullo stuoino -
O se osasse - arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -
O - talvolta al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Deve venire?
Dillo a Carlo -
Lui lo dirà a me!

L'intimo lamento della separazione rode il cuore di chi è lontano da chi ama; l'unica cosa che può guarire questa malattia profonda e insanabile è la vicinanza, fosse anche soltanto quella di un cagnolino felice di correre intorno al suo padrone. Negli ultimi versi l'accenno a "Carlo", il terranova regalato a ED dal padre nel 1850, sembra concretizzare in una figura reale il piccolo segugio del secondo verso e, insieme, eleggerlo a fidato messaggero.


F238 (1861) / J187 (1860)

How many times these low feet staggered -
Only the soldered mouth can tell -
Try - can you stir the awful rivet -
Try - can you lift the hasps of steel!

Stroke the cool forehead - hot so often -
Lift - if you care - the listless hair -
Handle the adamantine fingers
Never a thimble - more - shall wear -

Buzz the dull flies - on the chamber window -
Brave - shines the sun through the freckled pane -
Fearless - the cobweb swings from the ceiling -
Indolent Housewife - in Daisies - lain!

    Quante volte questi umili piedi vacillarono -
Solo la bocca saldata può dirlo -
Prova - puoi smuovere gli orribili chiodi -
Prova - puoi sollevare la cerniera d'acciaio!

Accarezza la fronte gelida - così spesso ardente -
Solleva - se vuoi - la chioma indifferente -
Tocca le dita adamantine
Che un ditale - mai più - metteranno -

Ronzano monotone le mosche - sulla finestra della stanza -
Ardito - brilla il sole attraverso il vetro lentigginoso -
Impavida - la ragnatela dondola dal soffitto -
Indolente Massaia - fra Margherite - distesa!

Un accenno iniziale all'attività della massaia (lo "staggered" del primo verso") subito gelato nei tre versi che seguono, dove la "bocca saldata", gli "orribili chiodi", la "cerniera d'acciaio", danno un'immagina immediata e concreta della morte. Nella seconda strofa il tentativo di contatto con quel corpo ormai gelido, indifferente, duro come il diamante, privo di qualsiasi segno della vita che lo aveva animato. Nell'ultima l'immagine si sposta su ciò che quella massaia, ormai distesa fra le margherite, ha lasciato dietro di sé: stanze, finestre, soffitti, abbandonati a se stessi, al monotono fluire del tempo privo della scintilla della vita.


F239 (1861) / J188 (1860)

Make me a picture of the sun -
So I can hang it in my room.
And make believe I'm getting warm
When others call it "Day"!

Draw me a Robin - on a stem -
So I am hearing him, I'll dream,
And when the Orchards stop their tune -
Put my pretense - away -

Say if it's really - warm at noon -
Whether it's Buttercups - that "skim" -
Or Butterflies - that "bloom"?
Then - skip - the frost - upon the lea -
And skip the Russet - on the tree -
Let's play those - never come!

    Fammi un quadro del sole -
Così potrò appenderlo nella mia stanza.
E far finta di scaldarmi
Quando gli altri lo chiamano "Giorno"!

Disegnami un Pettirosso - su un ramo -
Così ascoltandolo, sognerò,
E quando i Frutteti cesseranno il canto
Metterò la mia finzione - via -

Dimmi se è davvero - caldo a mezzogiorno -
Se Ranuncoli - che "svolazzano" -
O Farfalle - che "fioriscono"?
Poi - salta - il gelo - sul prato -
E salta il Rossiccio - sull'albero -
Facciamo finta che - non arrivino mai!

Non possiamo prolungare indefinitamente l'estate; allora portiamoci in casa le sue immagini: un quadro del sole, il disegno di un pettirosso. Sono illusioni, d'accordo, ma forse quel pettirosso continuerà a cantare nella mia mente, e soltanto quando non riuscirò più a sentirlo lascerò da parte la mia finzione. Quella finzione che mi fa sentire caldo in un mezzogiorno ormai sfiorito, che permette alla mia fantasia di vedere ranuncoli volare e farfalle fiorire, che riesce a cancellare la brina sui prati o i colori autunnali degli alberi, che, infine, mi dà l'illusione che l'inverno e la morte possano essere fermati.
Bella la nota della Bulgheroni nel Meridiano: "Una strategia della finzione (il make believe del v. 3) è formulata come potente antidoto all'inevitabile ciclo vita/morte."


F240 (vers. 1861) / J269 (vers. 1861)

Bound - a trouble -
And lives can bear it!
Limit - how deep a bleeding go!
So - many - drops - of vital scarlet -
Deal with the soul
As with Algebra!

Tell it the Ages - to a cypher -
And it will ache - contented - on -
Sing - at it's pain - as any Workman -
Notching the fall of the Even Sun!

    Delimita - un'ansia -
E i vivi riescono a sopportarla!
Confinala - fin dove vanno le stille di sangue!
Come - molte - gocce - di vitale scarlatto -
Tratta l'anima
Come l'Algebra!

Contale il Tempo - in cifre -
Ed essa soffrirà - soddisfatta -
Canterà - alla sua pena - come ogni Lavoratore -
Che annota il calare del Sole ogni Sera!


F240 (vers. 1863) / J269 (vers. 1863)

Bound - a Trouble - and Lives will bear it -
Circumscription - enables Wo -
Still to anticipate - Were no limit -
Who were sufficient to Misery?

State it the Ages - to a cipher -
And it will ache - contented on -
Sing, at it's pain, as any Workman -
Notching the fall of the Even Sun -

    Delimita - un'Ansia - e i Vivi la sopporteranno -
Circoscrivere - consente la Sventura -
Sempre di prevenire - Fosse senza limiti -
Chi reggerebbe all'Infelicità?

Precisale il Tempo - in cifre -
Ed essa soffrirà - soddisfatta -
Canterà, alla sua pena, come ogni Lavoratore -
Che annota il calare del Sole ogni Sera -

Entrambe le versioni sono nei fascicoli. Nella seconda ci sono due varianti nel manoscritto: al verso 3 "conjecture" ("ipotizzare") al posto di "anticipate" e al verso 4 "could begin on -" ("potrebbe accingersi -") al posto di "were sufficient to".

C'è un solo modo per cercare di fronteggiare il dolore: dargli un limite, ricondurlo a una dimensione umana, misurabile così come misuriamo il tempo che passa; solo così potrà rientrare in uno degli inevitabili cicli della natura che accompagnano la nostra vita, come il tramonto che ci ricorda ogni sera la caducità di tutto ciò che è mortale.
Nella seconda versione scompare l'immagine del dolore-sangue che s'insinua in profondità nel nostro intimo, con gocce di sofferenza che mantengono comunque il loro carattere vitale, ed ED sviluppa di più il concetto del limite, del circoscrivere un'infelicità che altrimenti non riusciremmo più a controllare e a sopportare.


F241 (1861) / J215 (1860)

What is - "Paradise" -
Who live there -
Are they "Farmers" -
Do they "hoe" -
Do they know that this is "Amherst" -
And that I - am coming - too -

Do they wear "new shoes" - in "Eden" -
Is it always pleasant - there -
Wont they scold us - when we're hungry -
Or tell God - how cross we are -

You are sure there's such a person
As "a Father" - in the sky -
So if I get lost - there - ever -
Or do what the Nurse calls "die" -
I shant walk the "Jasper" - barefoot -
Ransomed folks - wont laugh at me -
Maybe - "Eden" a'nt so lonesome
As New England used to be!

    Com'è - il "Paradiso" -
Chi ci vive -
Sono "Contadini" -
"Zappano" -
Sanno che questa è "Amherst" -
E che - anch'io - sto arrivando -

Calzano "scarpe nuove" - nell'"Eden" -
È sempre ameno - là -
Non ci rimprovereranno - di avere fame -
O diranno a Dio - quanto siamo imbronciati -

Siamo sicuri che c'è qualcuno
Come "un Padre" - in cielo -
Così se mai - là - dovessi perdermi -
O accadesse quello che la Balia chiama "morire" -
Non dovrò camminare sul "Diaspro" - a piedi nudi -
I redenti - non rideranno di me -
Forse - "l'Eden" non sarà così solitario
Come lo era il New England!

L'aldilà visto con gli occhi infantili di chi fa continuamente domande, di chi non sa immaginare un mondo "altro", ma soltanto qualcosa che non può non assomigliare a ciò che ci è familiare, altrimenti ci troveremmo a vagare come estranei in un mondo sconosciuto, soggetti ai rimproveri e alle derisioni di chi ne è esperto; una sorta di prolungamento, o riedizione, del nostro essere bambini e, insieme, la speranza che là ci sia un padre pronto ad accoglierci e ad accompagnarci nel nostro viaggio di scoperta.
Questa visione così legata al mondo vissuto tutti i giorni è accentuata dalla citazione diretta dei luoghi di ED, una Amherst e un New England che vorremmo portare con noi, ma dei quali sappiamo vedere anche le imperfezioni, che speriamo siano corrette in quel misterioso Eden che ci aspetta.
Nel manoscritto c'è una variante al verso 9: "homesick" ("nostalgici") al posto di "hungry". In entrambi i casi il possibile rimprovero è rivolto a desideri e sentimenti molto terreni: il cibo, la nostalgia di casa. Potrebbe però anche trattarsi di un'aggiunta, visto che "homesick" è scritto (con un tratto diverso che fa pensare a un'aggiunta successiva) subito dopo la lineetta che segue "hungry", come se ED avesse voluto rafforzare l'idea che chi intraprende l'ultimo viaggio porta comunque con sé la propria individualità mortale.


F242 (1861) / J244 (1861)

It is easy to work when the soul is at play -
But when the soul is in pain -
The hearing him put his playthings up
Makes work difficult - then -

It is simple, to ache in the Bone, or the Rind -
But Gimblets - among the nerve -
Mangle daintier - terribler -
Like a Panther in the Glove -

    È facile andare avanti quando l'anima gioca -
Ma quando l'anima è in pena -
Il sentirla riporre i suoi giocattoli -
Rende arduo il cammino - allora -

È naturale, il dolore nelle Ossa, o sulla Pelle -
Ma Succhielli - tra i nervi -
Straziano più raffinati - più terribili -
Come una Pantera nel Guanto -

I dolori interiori straziano molto di più di quelli visibili.
Potente e terribile l'immagine dell'ultimo verso: i "succhielli tra i nervi" diventano gli artigli di una pantera che cerca di lacerare la prigione in cui è rinchiusa.


F243 (1861) / J286 (1861)

That after Horror - that 'twas us -
That passed the mouldering Pier -
Just as the Granite Crumb let go -
Our Savior, by a Hair -

A second more, had dropped too deep
For Fisherman to plumb -
The very profile of the Thought
Puts Recollection numb -

The possibility - to pass
Without a moment's Bell -
Into Conjecture's presence -
Is like a Face of Steel -
That suddenly looks into our's
With a metallic grin -
The Cordiality of Death -
Who drills his Welcome in -

    Quell'Orrore retrospettivo - che fummo noi -
A oltrepassare il Pontile pericolante -
Proprio mentre quel Briciolo di Granito si staccava -
Nostro Salvatore, per un Capello -

Un secondo di più, saremmo caduti troppo a fondo
Per lo scandaglio del Pescatore -
Il solo profilo del Pensiero
Raggela il Ricordo -

La possibilità - di passare
Senza il Rintocco di un attimo -
Alla presenza della Congettura -
È come un Volto d'Acciaio -
Che d'un tratto si fissi sul nostro
Con un ghigno metallico -
La Cordialità della Morte -
Che incide il suo Benvenuto -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. La sola ultima strofa è in calce a una lettera a Higginson della fine del 1862 (L282).

Un istante può separarci dalla vita o dalla morte; quando ci accorgiamo che quell'istante è passato guardiamo a quel labile confine che abbiamo scansato per un pelo come a qualcosa che ci ha salvati da una caduta in abissi talmente profondi da eludere qualsiasi misura, qualsiasi salvezza.
Nell'ultima strofa quell'istante è visto invece dalla parte opposta: quando l'esito di quel passare sarà la morte, quando ci troveremo improvvisamente ("Senza il Rintocco di un Attimo") di fronte a un mistero che si presenta ai nostri occhi mortali come un ghigno metallico, duro come l'acciaio perché resiste a ogni tentativo di comprensione.
È una poesia che è stata molto commentata, con esiti diversi e talvolta opposti. Interessante la breve ricostruzione di alcune letture critiche fatta da Marisa Bulgheroni nelle note al Meridiano: "I critici americani hanno variamente interpretato il v. 4: Sharon Cameron lo dilata a significare If we had dropped a hair further, we would have met our savior, nel senso di: «un capello ci divideva dall'incontro con il Salvatore», ossia dalla morte certa e dal mistero dell'aldilà. Cynthia Griffin Wolff legge, senza alterare la sintassi: «l'atomo di granito lascia cadere / per un capello, il nostro Salvatore», convinta che il verso segnali l'ipotesi di una morte del divino."


F244 (1861) / J230 (1861)

We - Bee and I - live by the quaffing -
'Tis'nt all Hock - with us -
Life has it's Ale -
But it's many a lay of the Dim Burgundy -
We chant - for cheer - when the Wines - fail -

Do we "get drunk"?
Ask the jolly Clovers!
Do we "beat" our "Wife"?
I - never wed -
Bee - pledges his - in minute flagons -
Dainty - as the tress - on her deft Head -

While runs the Rhine -
He and I - revel -
First - at the Vat - and latest at the Vine -
Noon - our last Cup -
"Found dead" - "of Nectar" -
By a humming Coroner -
In a By-Thyme!

    Noi - il Bombo e io - viviamo per tracannare -
Non è tutto Vino del Reno - il nostro -
La vita ha la sua Birra -
Ma sono molte le ballate della Vaga Borgogna -
Che cantiamo - per tenerci su - quando il Vino - manca -

Ci "ubriachiamo"?
Chiedetelo ai giocondi Trifogli!
"Picchiamo" la "Moglie"?
Io - mai stato sposato -
Il Bombo brinda alla sua - in minuscole caraffe -
Deliziose - come i riccioli - sull'agile Testa di lei -

Finché scorre il Reno -
Lui e io - faremo festa -
Primi - al Tino - e ultimi alla Vite -
Il Mezzogiorno - la nostra ultima Coppa -
"Trovati morti" - "di Nettare" -
Da un ronzante Magistrato -
Nei pressi di un Timo!

L'ebbrezza dell'estate, che ci coinvolge e ci fa sentire vicini a una natura che si ubriaca insieme a noi.
Per rispettare la caratterizzazione maschile dei due protagonisti della poesia (Bee and I) ho tradotto "bee" ("ape") con "bombo".
"Hock", v. 2, è un vino del Reno che prende il nome dalla città di Hochheim; "Ale", v. 3, è un tipo di birra.


F245 (1861) / J231 (1861)

God permits industrious Angels -
Afternoons - to play -
I met one - forgot my schoolmates -
All - for Him - straightway -

God calls home - the Angels - promptly -
At the Setting Sun -
I missed mine - how dreary - Marbles -
After playing Crown!

    Dio permette agli industriosi Angeli -
Il pomeriggio - di giocare -
Ne incontrai uno - dimenticai i miei compagni di scuola -
Tutti - per Lui - all'istante -

Dio richiama a casa - gli Angeli - puntualmente -
Al Calar del Sole -
Io persi il mio - che squallore - le Biglie -
Dopo il gioco Regale!

È difficile tornare alla vita di tutti i giorni dopo essere stati, anche per un solo momento, al cospetto di un "angelo".
L'inizio della seconda strofa sembra dirci che la gioia, la felicità, il gioco "regale" che ci fa subito dimenticare tutto il resto, è destinato inevitabilmente a svanire.


F246 (1861) / J232 (1861)

The Sun - just touched the Morning -
The Morning - Happy thing -
Supposed that He had come to dwell -
And Life would all be Spring!

She felt herself supremer -
A Raised - Ethereal Thing!
Henceforth - for Her - what Holiday!
Meanwhile - Her wheeling King -
Trailed - slow - along the Orchards -
His haughty - spangled Hems -
Leaving a new nescessity!
The want of Diadems!

The Morning - fluttered - staggered -
Felt feebly - for Her Crown -
Her unannointed forehead -
Henceforth - Her only One!

    Il Sole - sfiorò appena la Mattina -
La Mattina - Felice creatura -
Immaginò Lui venuto per restare -
E tutta la Vita come una Primavera!

Si sentì più in alto di tutto -
Un'Elevata - Eterea Creatura!
D'ora in poi - per Lei - quale Vacanza!
Nel frattempo - il Suo roteante Re -
Trascinava - lento - lungo i Frutteti -
I suoi alteri - scintillanti Bordi -
Lasciando una nuova necessità!
Il bisogno di Diademi!

La Mattina - turbata - esitante -
Percepì debolmente - la Sua Corona -
La fronte sconsacrata -
D'ora in poi - Sua unica Ghirlanda!

L'eterna illusione del mattino: ogni giorno immagina il sorgere del sole come definitivo, si sente nobilmente investito da quella luce che sembra elevarlo al di sopra di tutto; poi, inevitabilmente, il sole compie il suo ciclo, lasciando qua e là scintille luminose che sembrano diademi pronti ad adornare la fronte del giorno; e allora il mattino prova a cercare su di sé quell'illusoria corona, ma trova soltanto una nuda fronte, priva ormai della consacrazione di una luce che sembrava eterna e si trasforma invece in un incombente crepuscolo.


F247 (1861) / J233 (1861)

The Lamp burns sure - within -
Tho' Serfs - supply the Oil -
It matters not the busy Wick -
At her phosphoric toil!

The Slave - forgets - to fill -
The Lamp - burns golden - on -
Unconscious that the oil is out -
As that the Slave - is gone.

    La Lampada arde sicura - dentro -
Tuttavia i Servi - provvedono all'Olio -
Non se ne preoccupa l'indaffarato Stoppino -
Intento alla sua fosforica fatica!

La Schiava - dimentica - di riempirla -
La Lampada - brucia dorata - accesa -
Inconsapevole che l'olio è finito -
E che la Schiava - se n'è andata.

La luce che abbiamo dentro è capace di ardere da sola, non ha bisogno di quegli interventi esterni che sembrano nutrirla ma in realtà non aggiungono nulla al suo splendore, nascosto nell'intimo. Lo stoppino che ci arde dentro non si preoccupa se là fuori ci sia o no qualcuno incaricato di provvedere a quell'olio, un olio capace soltanto di dargli una luce apparente, che non ha nulla a che vedere con quella vera, immortale.
Nella lampada del primo verso può leggersi una metafora della vita, incurante delle vicissitudini mortali perché è consapevole della propria natura eterna, ma anche di un sentimento come l'amore, intimo e indistruttibile, anche quando l'olio che dovrebbe tenerlo vivo non c'è più.


F248 (1861) / J270 (1861)

One life of so much consequence!
Yet I - for it - would pay -
My soul's entire income -
In ceaseless - salary -

One Pearl - to me - so signal -
That I would instant dive -
Although - I knew - to take it -
Would cost me - just a life!

The Sea is full - I know it!
That - does not blur my Gem!
It burns - distinct from all the row -
Intact - in Diadem!

The life is thick - I know it!
Yet - not so dense a crowd -
But Monarchs - are perceptible -
Far down the dustiest Road!

    Una vita di tanta importanza!
Eppure - per essa - pagherei -
L'intera rendita della mia anima -
In incessante - salario -

Una Perla - per me - così pregiata -
Che mi tufferei all'istante -
Benché - sappia - che prenderla -
Mi costerebbe - giusto una vita!

Il Mare è colmo - lo so!
Ciò - non offusca la mia Gemma!
Essa risplende - distinta da tutta la schiera -
Intatta - nel Diadema!

La vita è torbida - lo so!
Eppure - non così densa la massa -
Che i Monarchi - non siano percepibili -
In fondo alla Strada più polverosa!

Richard Sewall, nella sua biografia dickinsoniana (pag. 506), la mette in relazione con la J261-F324: "Sebbene possa essere letta come uno sguardo in due direzioni, religioso e secolare, sembra riflettere l'avvenuta comprensione del prezzo da pagare per la sua vocazione. La 'perla', la 'gemma', il 'diadema', anche se per lei non mancano mai di avere risonanze religiose, sono ormai metafore ben radicate della sua poesia. Qui sta dicendo che il prezzo è degno di essa. Si è tentati di vedere nell'ultima strofa come un ironico commento alle gentili poetesse i cui versi ornavano le colonne del 'Republican' e come la sua previsione sul definitivo verdetto del tempo".
Aggiungerei che la lettura di Sewall dell'ultima strofa può essere agevolmente estesa a quella che la precede, dove il "my" del decimo verso può essere visto come un'orgogliosa rivendicazione del valore della sua 'gemma'.


F249 (1861) / J234 (1861)

You're right - "the way is narrow" -
And "difficult the Gate" -
And "few there be" - Correct again -
That "enter in - thereat" -

'Tis Costly - So are purples!
'Tis just the price of Breath -
With but the "Discount" of the Grave -
Termed by the Brokers - "Death"!

And after that - there's Heaven -
The Good man's - "Dividend" -
And Bad men - "go to Jail" -
I guess -

    Hai ragione - "la via è angusta" -
E "difficile la Porta" -
E "pochi ce ne sono" - di nuovo Esatto -
Che "entrano - in quel luogo" -

È Costosa - così è la porpora!
Ha giusto il prezzo del Respiro -
Con solo lo "Sconto" della Tomba -
Definita dai Sensali - "Morte"!

E dopo quella - c'è il Paradiso -
Del Buono - il "Dividendo" -
E i Cattivi - "vanno in Galera" -
Suppongo -

La difficoltà di entrare nel regno dei cieli si spoglia della sua solennità e diventa una questione mercantile, con l'uso reiterato di termini economici (costly, price, discount, brokers, dividend) che la fanno apparire una sorta di bilancino tra costi e benefici. Nell'ultimo verso, che da una parte smentisce e dall'altra completa l'iniziale "You're right", si impone il dubbio che rimette tutto in discussione.
Le citazioni della prima strofa sono da Matteo 7,13-14: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti saranno a entrare in quel luogo. Perché stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!" Versetti analoghi sono in Luca 13,23-24, ma il confronto con la King James Version rivela che la fonte è il Vangelo secondo Matteo.


F250 (1861) / J235 (1861)

The Court is far away -
No Umpire - have I -
My Sovreign is offended -
To gain his grace - I'd die!

I'll seek his royal feet -
I'll say - Remember - King -
Thou shalt - thyself - one day - a Child -
Implore a larger - thing -

That Empire - is of Czars -
As small - they say - as I -
Grant me - that day - the royalty -
To intercede - for Thee -

    La Corte è assai lontana -
Arbitro - non ho -
Il mio Sovrano è offeso -
Per ottenere grazia - morirei!

Mi getterò ai suoi piedi regali -
Dirò - Ricordati - Re -
Tu - tu stesso - un giorno - un Fanciullo -
Implorerai per più grandi - cose -

Quell'Impero - è di Zar -
Piccoli - si dice - come me -
Concedimi - quel giorno - il diritto regale -
Di intercedere - per Te -

L'amato, il re di un cuore innamorato, è ormai lontano, irraggiungibile, sordo a ogni implorazione; l'unica cosa che resta è la speranza di poter un giorno condividere con lui quel regno in cui la nobiltà non sarà più una vuota apparenza, ma un rango riservato a tutti coloro che ne faranno parte (vedi anche gli ultimi due versi della J226-F275).