Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F401 - 450

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F401 (1862) / J365 (1862)

Dare you see a Soul at the "White Heat"?
Then crouch within the door -
Red - is the Fire's common tint -
But when the quickened Ore

Has sated Flame's conditions -
She quivers from the Forge
Without a color, but the Light
Of unannointed Blaze -

Least Village, boasts it's Blacksmith -
Whose Anvil's even ring
Stands symbol for the finer Forge
That soundless tugs - within -

Refining these impatient Ores
With Hammer, and with Blaze
Until the Designated Light
Repudiate the Forge -

    Osi vedere un'Anima al "Calor Bianco"?
Allora rannicchiati dietro la porta -
Rossa - è la tinta comune del Fuoco -
Ma quando l'eccitato Metallo

Ha saziato la condizioni della Fiamma -
Lei esce fremendo dalla Fucina
Senza colore, tranne la Luce
Di una Vampa profana -

Il più piccolo Villaggio, vanta il suo Fabbro -
Della cui Incudine l'incessante tintinnio
Assurge a simbolo di una Fucina più sottile
Che senza suono batte - dentro -

Raffinando questi impazienti Metalli
Col Martello, e con la Vampa
Finché la Luce Designata
Ripudia la Fucina -

La copia riportata sopra, nei fascicoli, contiene tre alternative: al verso 4 "vivid" ("vivido") al posto di "quickened", al verso 5 "vanquished" ("sconfitto") al posto di "sated" e al verso 6 ""it" ("essa") al posto di "She". Queste alternative sono accolte n un'altra copia, rimasta tra le carte di ED, insieme a una ulteriore variante al verso 9: "has" ("ha") al posto di "boasts"; in quest'ultima copia non c'è suddivisione in strofe e al primo verso "at the White Heat" è scritto senza virgolette e sottolineato, ovvero in corsivo.
La poesia fu anche inviata a Higginson, che in una lettera a Mabel Todd del 13 maggio 1891 la elenca come una delle poesie di cui era in possesso, probabilmente acclusa a una lettera dell'agosto 1862 (L271); il manoscritto di questa copia è perduto.

L'anima al "calor bianco" del primo verso è immagine di un'anima a nudo, spoglia di tutto ciò che frena i nostri sentimenti, che sembra uscire da una fucina interiore nel suo abbagliante biancore, difficile e pericolosa da guardare perché priva di tutti gli schermi che di solito velano le passioni più intense. Nelle ultime due strofe c'è come una descrizione dei nostri tormenti interiori, che tintinnano come l'incudine di un fabbro che lavora in ciascuno di noi, senza eccezioni ("Il più piccolo Villaggio, vanta il suo Fabbro -"), fino a quando l'anima incontra la sua "luce designata" e "ripudia la fucina", ovvero quel corpo mortale nel quale è stata ospitata e dove ha vissuto i sentimenti e le passioni della vita.


F402 (1862) / J526 (1862)

To hear an Oriole sing
May be a common thing -
Or only a divine.

It is not of the Bird
Who sings the same, unheard,
As unto Crowd -

The Fashion of the Ear
Attireth that it hear
In Dun, or fair -

So whether it be Rune,
Or whether it be din -
Is of within.

The "Tune is in the Tree -"
The Skeptic - showeth me -
"No Sir! In Thee!"

    Sentire un Oriolo cantare
Può essere una cosa comune -
Oppure divina.

Non si deve all'Uccello
Che canta allo stesso modo, inascoltato,
Come a una Folla -

Il Carattere dell'Orecchio
Riveste ciò che ascolta
Di Scuro, o chiaro -

Perciò se sia una Runa,
O se sia rumore
Lo è di dentro.

"La Melodia è nell'Albero -"
Lo Scettico - mi indica -
"No Signore! In Te!"

La natura, qui rappresentata dal canto dell'oriolo, fa il suo corso, in modo naturale e consueto, senza curarsi se a sentire ci sia una folla o nessuno; sta a noi cogliere in quella normalità l'immagine di un mondo che va al di là del visibile, che può essere ascoltato solo interiormente. Perciò quando lo scettico, il razionalista, indica con sufficienza la fonte di quel suono, gli diciamo che, se vogliamo coglierne appieno il significato, quella melodia deve risuonare soprattutto nella nostra mente.
La runa del verso 10 è simbolo di un cantare poetico e sacro insieme.


F403 (1862) / J301 (1862)

I reason, Earth is short -
And Anguish - absolute -
And many hurt,
But, what of that?

I reason, we could die -
The best Vitality
Cannot excel Decay,
But, what of that?

I reason, that in Heaven -
Somehow, it will be even -
Some new Equation, given -
But, what of that?

    Ragiono, la Terra è breve -
E l'Angoscia - assoluta -
E molti soffrono,
Ma, e con ciò?

Ragiono, potremmo morire -
La migliore Vitalità
Non può vincere il Decadimento,
Ma, e con ciò?

Ragiono, che in Cielo -
In qualche modo, ci sarà compenso -
Qualche nuova Equazione, data -
Ma, e con ciò?

La struttura identica delle tre strofe reitera il ragionare, il riflettere, del primo verso di ciascuna con la conclusione dell'ultimo, dove sembra che qualsiasi ragionamento, dubbio, proposta di soluzione, si scontrino inevitabilmente con l'inutilità di un percorso che ci conduce verso il nulla.


F404 (1862) / J527 (1862)

To put this World down, like a Bundle -
And walk steady, away,
Requires Energy - possibly Agony -
'Tis the Scarlet way

Trodden with straight renunciation
By the Son of God -
Later, his faint Confederates
Justify the Road -

Flavors of that old Crucifixion -
Filaments of Bloom, Pontius Pilate sowed -
Strong Clusters, from Barabbas' Tomb -

Sacrament, Saints partook before us -
Patent, every drop,
With the Brand of the Gentile Drinker
Who enforced the Cup -

    Deporre questo Mondo, come un Fagotto -
E camminare eretti, per la via,
Richiede Energia - forse Agonia -
È la via Scarlatta

Percorsa con risoluta rinuncia
Dal Figlio di Dio -
In ritardo, i suoi incerti Confratelli
Daranno un senso a quel Cammino -

Effluvi di quell'antica Crocefissione -
Fioriti Filamenti, da Ponzio Pilato seminati -
Robusti Grappoli, dalla Tomba di Barabba -

Sacramento, a cui i Santi presero parte prima di noi -
Suggellata, ogni goccia,
Con il Marchio dell'Estraneo Bevitore
Che impose la Coppa -

Morire richiede coraggio e sofferenza insieme: la via percorsa da Cristo, solo più tardi compresa dai suoi discepoli. Una strada cosparsa dagli effluvi della crocefissione, dalle ghirlande fiorite e dai succosi grappoli inconsapevolmente seminati da Ponzio Pilato e da Barabba. Quella strada personificata e sublimata nel sacramento dell'eucarestia, suggellata dal marchio divino di chi la impose (nel senso di dare). Anche in questa poesia così "religiosa" in senso cristiano, ED non tralascia di mettere in primo piano la sofferenza, l'agonia, di dover deporre il mondo terreno, quasi a ribadire ancora una volta i dubbi e le incertezze circa quello celeste. Belle le immagini della natura rigogliosa che dominano la terza strofa.
In una lettera inviata al fratello Austin, datata 11 novembre 1851 (L62), ED usa parole molto simili a quelle dei primi due versi: "it seemed to me I could pack this little earthly bundle, and bidding the world Goodbye, fly away and away, and never come back again..." ("ho la sensazione che potrei imballare questo piccolo fagotto terreno, dire Addio al mondo, volar via lontano, e non tornare mai più indietro ...").
Al penultimo verso "gentile" corrisponde all'omonimo sostantivo italiano, che però è anche un aggettivo corrispondente all'inglese "gentle". Ho perciò preferito tradurre con "estraneo", anche perché nel Webster viene indicato un significato molto ampio per questa parola: "per gli ebrei, tutti i non ebrei; per i cristiani, coloro che non erano né ebrei né cristiani; nell'accezione non religiosa, tutti quelli che non erano romani"; tutte definizioni che indicano una "estraneità" che ben si adatta alla figura ideale di Cristo, non riconducile, se non nel suo essere anche "corpo", a nessuna condizione sociale o religiosa preesistente.


F405 (1862) / J366 (1862)

Although I put away his life -
An Ornament too grand
For Forehead low as mine, to wear,
This might have been the Hand

That sowed the flower, he preferred -
Or smoothed a homely pain,
Or pushed the pebble from his path -
Or played his chosen tune -

On Lute the least - the latest -
But just his ear could know
That whatsoe'er delighted it,
I never would let go -

The foot to bear his errand -
A little Boot I know -
Would leap abroad like Antelope -
With just the grant to do -

His weariest Commandment -
A sweeter to obey,
Than "Hide and Seek" -
Or skip to Flutes -
Or all Day, chase the Bee -

Your Servant, Sir, will weary -
The Surgeon, will not come -
The World, will have it's own - to do -
The Dust, will vex your Fame -

The Cold will force your tightest door
Some February Day,
But say my apron bring the sticks
To make your Cottage gay -

That I may take that promise
To Paradise, with me -
To teach the Angels, avarice,
You, Sir, taught first - to me.

    Benché abbia riposto la sua vita -
Un Ornamento troppo grande
Per una Fronte bassa come la mia, da indossare,
Questa poteva essere stata la Mano

Che ha seminato il fiore, da lui preferito -
O alleviato una semplice pena,
O spinto via il ciottolo dal suo sentiero -
O suonato la sua melodia preferita -

Sul Liuto più piccolo - più insignificante -
Solo perché il suo orecchio sapesse
Che qualsiasi cosa lo deliziasse,
Non avrei mai tralasciato -

Il piede per portare il suo messaggio -
Un piccolo Stivale lo so -
Sarebbe balzato come un'Antilope -
Col solo premio di averlo fatto -

Il suo più faticoso Comando -
Più dolce da obbedire,
Che il "Nascondino" -
O ballare coi Flauti -
O tutto il Giorno, rincorrere un'Ape -

La Vostra Serva, Signore, si stancherà -
Il Chirurgo, non verrà -
Il Mondo, avrà il suo - da fare -
La Polvere, eroderà la vostra Fama -

Il Freddo forzerà la vostra porta più solida
Un qualche Giorno di Febbraio,
Ma fate che il mio grembiule raccolga i ramoscelli
Per rendere allegro il vostro Casolare -

Affinché io possa portare quella promessa
In Paradiso, con me -
Per insegnare agli Angeli, la cupidigia,
Che Voi, Signore, per primo insegnaste - a me.

La rinuncia dichiarata nel primo verso diventa profondo rimpianto di tutto ciò che avrebbe potuto essere e non è stato; un lungo elenco che dura fino alla quinta strofa, dove qualsiasi cosa diventa insignificante di fronte alla gioia di compiacere chi si ama. Nelle ultime tre strofe il rimpianto lascia il posto a un futuro già annunciato: il tempo farà il suo lavoro, sfiancherà un amore che nessun chirurgo potrà guarire, il mondo continuerà imperturbabile il suo corso e la polvere cancellerà ogni memoria; e poi, inevitabilmente, arriverà il gelo della morte, che riesce ad aprire anche le porte più solide. Ma negli ultimi versi c'è come una voglia di continuare, di non cedere di fronte all'ineluttabilità di un destino che sembra ormai inesorabilmente scritto, di trasformare la morte da fine di tutto a nuovo inizio, in un paradiso dove la cupidigia d'amore imparata da lui possa essere insegnata a quegli angeli che hanno il privilegio dell'immortalità ma forse non conoscono il sentimento più grande che ci dona la vita mortale.


F406 (1862) / J367 (1862)

Over and over, like a Tune -
The Recollection plays -
Drums off the Phantom Battlements
Cornets of Paradise -

Snatches, from Baptized Generations -
Cadences too grand
But for the Justified Processions
At the Lord's Right hand.

    Più e più volte, come una Melodia -
Suona il Ricordo -
Tamburi da Bastioni Fantasma
Trombe del Paradiso -

Brani, da Generazioni Battezzate -
Cadenze troppo grandiose
Tranne per le Processioni di Giusti
Alla Destra del Signore.

Il ricordo di chi è morto risuona sempre nella nostra mente e somiglia a un suono che viene dall'aldilà, troppo grandioso, e perciò incomprensibile, per noi che siamo rimasti; solo chi è ormai alla "destra del Signore" riesce a cogliere il mistero di quei suoni che per noi sono soltanto una pallida eco di verità che non siamo in grado di conoscere.


F407 (1862) / J670 (1862)

One need not be a chamber - to be Haunted -
One need not be a House -
The Brain - has Corridors surpassing
Material Place -

Far safer of a Midnight - meeting
External Ghost -
Than an Interior - confronting -
That cooler - Host -

Far safer, through an Abbey - gallop -
The Stones a'chase -
Than moonless - One's A'self encounter -
In lonesome place -

Ourself - behind Ourself - Concealed -
Should startle - most -
Assassin - hid in Our Apartment -
Be Horror's least -

The Prudent - carries a Revolver -
He bolts the Door -
O'erlooking a Superior Spectre -
More near -

    Non bisogna essere una camera - per essere Infestati -
Non bisogna essere una Casa -
Il Cervello - ha Corridoi che vanno al di là
Di un Luogo Materiale -

Assai più sicuro a Mezzanotte - incontrare
Un Fantasma Esterno -
Che con uno Interiore - confrontare -
Quel più freddo - Ospite -

Assai più sicuro, attraverso un'Abbazia - galoppare -
Da Pietre inseguiti -
Che senza luna - nel proprio Io imbattersi -
In un luogo solitario -

Il nostro Io - dietro di Noi - Celato -
Ci dovrebbe spaventare - al massimo grado -
L'Assassino - nascosto nel Nostro Appartamento -
Degli Orrori essere il minore -

Il Prudente - ha con sé una Rivoltella -
Spranga la Porta -
E non vede uno Spettro Superiore -
Più vicino -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, con quattro varianti: al verso 7 "it's" ("suo") al posto di "an"; al verso 11 ""unarmed" ("inermi") al posto di "moonless"; al verso 17 "Body - borrows" "("Il Corpo - si appropria [di]") al posto di "Prudent - carries" e all'ultimo verso "Or More" ("O Altro") al posto di "More near".

Nulla di ciò che ci circonda, nemmeno i fantasmi, nemmeno gli assassini, dovrebbe farci più paura di quella misteriosa e inquietante entità così vicina: il nostro Io. Per qualsiasi minaccia esterna possiamo armarci, possiamo sprangare le porte, ma nulla riesce a difenderci da quello spettro superiore che portiamo dentro di noi; quell'Io così ben nascosto, che riusciamo a tenere a bada solo se lo dimentichiamo. Non appena riaffiora, il mistero della nostro essere coscienti, della consapevolezza di esistere, ci spaventa; ed è uno spavento che supera di gran lunga quelli che qualsiasi causa esterna può farci provare.
Come al solito immagini fantasiose, che confinano col gusto "gotico" così in voga all'epoca. I corridoi del cervello, che sono molto più tortuosi e labirintici di qualsiasi luogo materiale; il galoppo attraverso un'abbazia (si presume notturna e sinistra) inseguiti da "pietre" che possono essere i mostri scolpiti nelle chiese gotiche o le lapidi nelle loro navate; l'imbattersi in se stessi in un luogo, buio, senza luna, solitario, che non ci dà modo di sfuggire al nostro Io. E l'inutile precauzione della strofa finale: munirsi di una pistola, sprangare bene la porta, non serve a niente contro quello spettro superiore che ci accompagna sempre.
Al penultimo verso "o'verlooking" può essere "guardare dall'alto, squadrare, scrutare, riesaminare" ma anche "trascurare, tralasciare, non dare importanza". Massimo Bacigalupo traduce con "squadrando" e scrive nella nota: "Alla dichiarazione generale delle prime quattro quartine segue nella quinta il momento diretto del confronto con lo spettro, con tanto di revolver." Io ho interpretato come: "non serve armarsi e sprangare la porta, se non si capisce che portiamo dentro di noi uno spettro ben superiore a quelli dai quali potremmo difenderci con questi mezzi così materiali", e ho perciò tradotto con "E non vede".
Le varianti nella versione inviata a Susan non mutano il senso dei versi, a parte l'ultima, una sorta di dubbio finale che sembra aggiungere qualcosa d'altro al fantasma interiore e alle minacce esteriori.


F408 (1862) / J302 (1862)

Like Some Old fashioned Miracle
When Summertime is done -
Seems Summer's Recollection
And the Affairs of June

As infinite Tradition
As Cinderella's Bays -
Or Little John - of Lincoln Green -
Or Blue Beard's Galleries -

Her Bees have a fictitious Hum -
Her Blossoms, like a Dream -
Elate us - till we almost weep -
So plausible - they seem -

Her Memories like Strains - Review -
When Orchestra is dumb -
The Violin in Baize replaced -
And Ear - and Heaven - numb -

    Come Qualche Antiquato Miracolo
Quando la Stagione estiva è finita -
Sembra il Ricordo dell'Estate
E le Avventure di Giugno

Una Tradizione senza fine
Come gli Allori di Cenerentola -
O Little John - di Lincoln Green -
O le Gallerie di Barbablù -

Le sue Api hanno un Ronzio fittizio -
I suoi Fiori, come un Sogno -
Ci esaltano - fin quasi a farci piangere -
Tanto plausibili - sembrano -

Le sue Memorie come Canti - Ritornano -
Quando l'Orchestra è muta -
Il Violino riposto nella Custodia -
E Orecchio - e Cielo - intirizziti -

Le calde e luminose giornate estive, rivissute nella memoria durante i giorni freddi e oscuri dell'inverno, sembrano ormai qualcosa di inafferrabile e lontano, tanto che la loro stessa esistenza ci appare come velata dai contorni di un sogno.
Al verso 6 "bays" possono essere gli allori di Cenerentola diventata principessa, ma anche i cavalli "bai" della carrozza fatata.
"Little John" (v. 7) è un personaggio della leggenda di Robin Hood.


F409 (1862) / J303 (1862)

The Soul selects her own Society -
Then - shuts the Door -
To her divine Majority -
Present no more -

Unmoved - she notes the Chariots - pausing -
At her low Gate -
Unmoved - an Emperor be kneeling
Upon her Mat -

I've known her - from an ample nation -
Choose One -
Then - close the Valves of her attention -
Like Stone -

    L'Anima sceglie i suoi Compagni -
Poi - chiude la Porta -
Alla sua divina Maggiore età -
Non presentarne più -

Impassibile - nota le Carrozze - che si fermano -
Al suo modesto Ingresso -
Impassibile - un Imperatore inginocchiarsi
Sul suo Zerbino -

Mi risulta che - in mezzo a tanti -
Ne sceglie Uno -
Poi - chiude le Valve della sua attenzione -
Come una Pietra -

L'anima come una giovane corteggiata, che guarda ai suoi pretendenti e, una volta raggiunta la "maggiore età", ne sceglie uno, restando poi indifferente a chiunque, fosse anche un imperatore.
Possiamo leggerla in due direzioni: una orgogliosa rivendicazione della libertà di scelta della propria mente, che non si fa influenzare dalla circostanze esteriori, ma anche, in particolare nella chiusa, un elogio della fermezza e della fedeltà, nelle idee e nell'amore.


F410 (1862) / J368 (1862)

How sick - to wait - in any place - but thine -
I knew last night - when someone tried to twine -
Thinking - perhaps - that I looked tired - or alone -
Or breaking - almost - with unspoken pain -

And I turned - ducal -
That right - was thine -
One port - suffices - for a Brig - like mine -

Our's be the tossing - wild though the sea -
Rather than a Mooring - unshared by thee.
Our's be the Cargo - unladen - here -
Rather than the "spicy isles -"
And thou - not there -

    Che sofferenza - aspettare - in ogni luogo - se non il tuo -
Lo capii la notte scorsa - quando qualcuno cercò di cingermi -
Pensando - forse - che fossi stufa - o sola -
O spezzata - quasi - da una pena inespressa -

Ed io mi scostai - ducale -
Quel diritto - era tuo -
Un porto - basta - per un Brigantino - come il mio -

Nostro sia l'agitarsi - per quanto selvaggio il mare -
Piuttosto che un Ormeggio - non condiviso con te.
Nostro sia il Mercantile - svuotato - qui -
Piuttosto che le "isole delle spezie -"
E tu - non lì -

La fedeltà all'amato lontano non conosce cedimenti; quel "diritto" è soltanto suo e chi ama non cerca altri porti (qui, e nella strofa finale sono evidenti i richiami alla J249-F269).
Molto suggestiva l'immagine degli ultimi tre versi: il mercantile è "svuotato" perché il suo carico d'amore è lontano, ma è sempre meglio quella nave vuota e solitaria, simbolicamente condivisa dall'"Our's" che apre il verso10, piuttosto che un porto ricco di spezie ma privo di quel lui che riempie la mente anche se lontano.


F411 (1862) / J528 (1862)

Mine - by the Right of the White Election!
Mine - by the Royal Seal!
Mine - by the Sign in the Scarlet prison -
Bars - cannot conceal!

Mine - here - in Vision - and in Veto!
Mine - by the Grave's Repeal -
Titled - Confirmed -
Delirious Charter!
Mine - while Ages steal!

    Mio - per il Diritto della Bianca Elezione!
Mio - per il Sigillo Regale!
Mio - per il Segno nella prigione Scarlatta -
Che sbarre - non possono celare -

Mio - qui - nella Visione - e nel Veto!
Mio - per l'Abrogazione della Tomba -
Intestato - Convalidato -
Delirante Atto!
Mio - mentre le Età si dileguano!

Può essere letta come una visione speculare della J523-F635: tanto là la narratrice è dimessa, rinunciataria, quasi volesse scomparire, tanto qui sembra di sentire in quel "Mine", ripetuto cinque volte a inizio verso, quasi un colpo di timpano che zittisce qualsiasi replica; una presa di possesso sicura e senza tentennamenti, rafforzata da un linguaggio che si richiama agli atti legali tanto familiari alla Dickinson (diritto, sigillo, abrogazione, intestato, convalidato, atto) e che qui hanno la funzione di accentuare il carattere perentorio di quel "Mine".


F412 (1862) / J369 (1862)

She lay as if at play
Her life had leaped away -
Intending to return -
But not so soon -

Her merry Arms, half dropt -
As if for lull of sport -
An instant had forgot -
The Trick to start -

Her dancing Eyes - ajar -
As if their Owner were
Still sparkling through
For fun - at you -

Her Morning at the door -
Devising, I am sure -
To force her sleep -
So light - so deep -

    Giaceva come se nel gioco
La vita fosse balzata via -
Con l'intenzione di tornare -
Ma non tanto presto -

Le Braccia gioiose, semi abbandonate -
Come se in una pausa dello svago -
Per un istante avessero dimenticato -
Il Trucco per ricominciare -

Gli Occhi danzanti - socchiusi -
Come se la Padrona stesse
Ancora luccicando in essi
Per scherzare - con te -

Il suo Mattino alla porta -
Si domanda, ne sono certa -
Come forzare quel sonno -
Così leggero - così profondo -

La descrizione di una morte improvvisa, che ha colto una vita gioiosa, ancora pronta a giocare, a scherzare. Sembra impossibile che quel corpo sia ormai inanimato, tanto che il mattino che sorge quasi non ci crede e si chiede come fare a vincere quello che sembra solo un sonno passeggero. Ma l'ultimo verso, anzi la sua seconda metà, sembra troncare senza appello quei tentativi.
In tutta la poesia colpisce l'uso reiterato di termini giocosi (play, merry, sport, trick, dancing, sparkling, fun) dove persino un particolare che potrebbe essere macabro (gli occhi "socchiusi" del verso 9) si trasforma in gioco, mentre la vera protagonista, la morte, non è mai citata direttamente se non con il richiamo implicito dell'ultima parola.


F413 (1862) / J370 (1862)

Heaven is so far of the Mind
That were the Mind dissolved -
The Site - of it - by Architect
Could not again be proved -

'Tis vast - as our Capacity -
As fair - as our idea -
To Him of adequate desire
No further 'tis, than Here -

    Il Cielo è a tal punto della Mente
Che fosse la Mente dissolta -
La sua Posizione - un Architetto
Non potrebbe più dimostrare -

È vasto - come le nostre Capacità -
Bello - come le nostre idee -
Per Chi ne ha un desiderio adeguato
Non è più lontano, di Qui -

Il Cielo è una costruzione della mente, non ha vita propria, tanto che una volta dissolta la mente nemmeno un architetto riuscirebbe a localizzarlo. La sua grandezza e la sua bellezza non sono altro che una creazione umana ed è inutile cercarlo oltre la vita mortale.
È una lettura che fa venire in mente le tesi di Feurbach su un Dio creato dall'uomo e non viceversa, ma sono possibili altre letture, come quelle di Massimo Bacigalupo: "La mente e il mondo dello spirito sono tutt'uno: viviamo (se ne siamo capaci: adequate) in un paradiso immanente." o di Bianca Tarozzi: "La qualità mentale e incorporea del Cielo è qui fortemente affermata..."


F414 (1862) / J582 (1862)

Inconceivably solemn!
Things so gay
Pierce - by the very Press
Of Imagery -

Their far Parades - order on the eye
With a mute Pomp -
A pleading Pageantry -

Flags, are a brave sight -
But no true Eye
Ever went by One -
Steadily -

Music's triumphant -
But a fine Ear
Winces with delight
Are Drums too near -

    Inconcepibilmente solenne!
Cose tanto gaie
Colpiscono - col semplice Incalzare
delle Immagini -

Le loro remote Sfilate - s'impongono all'occhio
Con un muto Sfarzo -
Un perorante Sfoggio -

Le bandiere, sono una vista superba -
Ma un Occhio acuto
Non vi si accosta mai -
Impassibile -

La musica è trionfale -
Ma un Orecchio fine
Rintrona alla delizia
Di Tamburi troppo vicini -

Un'ironica e graffiante descrizione dell'ostentazione, così "inconcepibilmente solenne". Che colpisce (ED usa "pierce", che significa concretamente "penetrare" - vedi il piercing - ma in modo figurato significa, come nell'italiano "penetrante", che colpisce a fondo) per la folla di immagini, di parole, che vengono gettate addosso a chi vede o ascolta.
Nella seconda strofa c'è come un gioco pirotecnico di sinonimi: "Parades", "Pomp"e "Pageantry" che ho tradotto con "Sfilate", "Sfarzo" e "Sfoggio" per mantenere l'allitterazione iniziale. Il "pleading" dell'ultimo verso della strofa può essere tradotto con "supplice, implorante", ma ho preferito "perorante" perché in questo sfoggio, in questa ostentazione, non vedo una supplica ma una narcisistica perorazione di sé stessi.
Nella terza le immagini vengono concretizzate nella "vista superba delle bandiere", che però non ingannano l'impassibile acutezza di un occhio esperto.
La strofa conclusiva passa dall'occhio all'orecchio, che nell'ascoltare questa musica trionfale è rintronato da un rumore che vorrebbe esprimere delizia, felicità, ma lo fa con troppi tamburi. Per descrivere la sensazione dell'orecchio ED usa il verbo "wince" (trasalire, sobbalzare) suggerendo poi la variante "ache" (dolere, far male), l'unione delle due varianti, riferite a un orecchio, suggerisce l'uso di "rintronare".
Al secondo verso dell'ultima strofa ho usato la variante "a" al posto di "the".


F415 (1862) / J422 (1862)

More Life - went out - when He went
Than Ordinary Breath -
Lit with a finer Phosphor -
Requiring in the Quench -

A Power of Renowned Cold,
The Climate of the Grave
A Temperature just adequate
So Anthracite, to live -

For some - an Ampler Zero -
A Frost more needle keen
Is nescessary, to reduce
The Ethiop within.

Others - extinguish easier -
A Gnat's minutest Fan
Sufficient to obliterate
A Tract of Citizen -

Whose Peat life - amply vivid -
Ignores the solemn News
That Popocatapel exists -
Or Etna's Scarlets, Choose -

    Più Vita - si spense - quando Lui se ne andò
Di un Ordinario Respiro -
Accesa da un Fosforo più pregiato -
Che aveva bisogno per Spegnersi -

Della Potenza di un Freddo Rinomato,
Il Clima della Tomba
Una Temperatura giusto adeguata
Acché l'Antracite, sopravviva -

Per alcuni - un più Ampio Zero -
Un Gelo più pungente di un ago
È necessario, per soggiogare
L'Etiope che è dentro.

Altri - si estinguono più facilmente -
Il minuscolo soffio di un Moscerino
È sufficiente a obliterare
Una Quantità di Cittadini -

La cui vita di Torba - ampiamente vivida -
Ignora la solenne Notizia
Che esiste Popocatapel -
O gli Scarlatti dell'Etna, Scegliete -

I riferimenti all'Antracite e alla Torba (vv. 8 e 17) sono tratti dalla seconda delle Reveries of a Bachelor di Ik Marvel (pseudonimo di Donald Grant Mitchell), un testo del 1850 molto famoso fra i giovani all'epoca della Dickinson, dove all'antracite sono associate le persone solide, profonde, mentre alla torba quelle superficiali, mutevoli, brillanti.
Nella metafora dickinsoniana le prime sono quelle che nemmeno il gelo della tomba riesce a spegnere del tutto (un richiamo alla fama postuma?) mentre le seconde possono essere cancellate dal battito d'ali di un moscerino, perché ignorano la lava incandescente che si nasconde nel profondo, quella che nei due vulcani citati nella poesia è pronta a erompere anche dopo un lungo sonno.
Il "Choose" finale l'ho interpretato come un imperativo. Scegliete: antracite o torba. O anche "Il Lingotto dell'Oggi" o "La Moneta dell'Immortalità" della J406-F536.


F416 (1862) / J423 (1862)

The Months have ends - the Years - a knot -
No Power can untie
To stretch a little further
A Skein of Misery -

The Earth lays back these tired lives
In her mysterious Drawers -
Too tenderly, that any doubt
An ultimate Repose -

The manner of the Children -
Who weary of the Day -
Themself - the noisy Plaything
They cannot put away -

    I Mesi hanno termine - gli Anni - un nodo -
Che nessuna Forza può sciogliere
Per allungare un poco più oltre
Il Groviglio della Sofferenza -

La Terra ripone queste stanche vite
Nei suoi misteriosi Cassetti -
Troppo teneramente, perché qualcuno dubiti
Un definitivo Riposo -

Alla maniera dei Bambini -
Che si stancano del Giorno -
Da sé - il rumoroso Giocattolo
Non possono mettere via -

Considerazioni sulla transitorietà della sofferenza. Non può mai durare a lungo, perché, prima o poi, c'è la soccorrevole morte che la tronca. Le immagini e le metafore sono una più bella dell'altra. I mesi terminano, gli anni hanno un nodo definitivo (la morte) che nessuno può sciogliere per estendere al di là la sofferenza. "Skein" significa sia "matassa" che "stormo di uccelli", ma anche situazione intricata. Ho pensato che "groviglio" fosse più indicato di "matassa" per rendere l'idea dell'intrico del dolore che può lacerare un'anima. E poi la terra che ripone teneramente le stanche vite nei suoi misteriosi cassetti. Quel "tenderly" (che può anche essere reso con delicatamente, con amore, affettuosamente) è la chiave per capire che il nido offertoci è l'ultimo, il definitivo, quello che spazza via ogni dolore, oltre a essere una sorta di anticipazione della "tenera" metafora che verrà dopo. E poi la strofa finale: come i bambini si stancano del giorno, ma non possono mettere via da soli il "rumoroso giocattolo" (il giorno, appunto, contrapposto al silenzio della notte), ovvero hanno bisogno di qualcuno che li metta a letto, così gli uomini non sono in grado di liberarsi da soli del loro "rumoroso giocattolo" (la vita) ma hanno bisogno di qualcuno (la morte) che doni loro il riposo definitivo, "teneramente" come la mamma fa col suo bambino affaticato dei rumorosi giochi diurni. Per rendere più chiara la strofa finale ho tradotto "themself" con "da sé".
Molto interessante la struttura degli ultimi quattro versi: i primi due introducono la metafora del bambino, il terzo e quarto si riferiscono sia ai bambini metaforici, sia agli uomini reali, con il doppio significato di "rumoroso giocattolo": festoso giorno di gioco e vita segnata dalle sofferenze.


F417 (1862) / J424 (1862)

Removed from Accident of Loss
By Accident of Gain
Befalling not my simple Days -
Myself had just to earn -

Of Riches - as unconscious
As is the Brown Malay
Of Pearls in Eastern Waters -
Marked His - What Holiday

Would stir his slow conception -
Had he the power to dream
That but the Dower's fraction -
Awaited even - Him -

    Sottratta a Fortuite Perdite
Da Fortuiti Guadagni
Assenti dai miei semplici Giorni -
Da sola ho dovuto guadagnare -

Di Ricchezze - tanto inconsapevole
Quanto lo è il Bruno Malese
Di Perle in Acque Orientali -
Indicate come Sue - Che Festa

Animerebbe il suo lento modo di pensare -
Avesse il potere di sognare
Che non più di una frazione di quel Dono -
Aspettasse proprio - Lui -

La vita non mi ha mai regalato guadagni, così non ho mai perso tali regali. Se qualcosa ho ottenuto, l'ho fatto con le mie forze, senza l'intervento del caso. Fin qui è tutto chiaro. Vediamo le altre due strofe. La prima, escludendo le ultime due parole, fa pensare a un significato del tipo: non ho mai fatto tanto caso alla ricchezza, sono come il tuffatore malese che raccoglie le perle nei mari orientali: ha in mano un tesoro, ma non se ne cura più di tanto. Poi però c'è una sorpresa. Il disinteressato malese, se appena si svegliasse un po' e capisse che anche solo una piccola frazione di quella ricchezza potrebbe stare lì, in fondo al mare, aspettando proprio lui, potrebbe smuovere un po' il suo lento (ma anche indolente) modo di pensare ("conception"). Si capisce allora che la "ricchezza" non è riferita alla ricchezza esteriore, ma a qualcos'altro, così come le perdite e i guadagni iniziali. Proviamo a rileggerla così, pensando anche al periodo in cui fu scritta. Non ho mai rischiato di perdere un amore capitato per caso, perché l'amore non mi è mai venuto a cercare. Se talvolta l'ho provato, ho dovuto cercarlo solo con le mie forze (e probabilmente non sono stata ricambiata). Per questo non conosco le sue ricchezze, come il povero malese che si affanna a cercare perle, senza sapere nulla del loro enorme valore. Ma questo succede al malese, che è di pensiero un po' lento. Io invece lo so, che anche una piccolissima frazione di questa ricchezza che non ho, ma che ho il potere di sognare, sconvolgerebbe la mia vita.
Qualche nota di traduzione. Per "accident" ho usato "fortuite", ma sarebbe andato bene anche "accidentali, occasionali". Il senso è comunque rimasto inalterato: qualcosa che capita per caso, per un colpo di fortuna, senza dover fare fatica per ottenerlo. "Dower" che propriamente significa "dote" nel senso matrimoniale, ho preferito tradurla con "dono", anche perché nel Webster uno dei significati è "gift"; fra l'altro "Che non più di una frazione di quella Dote" poteva ingenerare confusione con l'altro significato della parola italiana ("qualità personale").


F418 (1862) / J299 (1862)

Your Riches - taught me - Poverty.
Myself - a Millionaire
In little Wealths, as Girls could boast -
Till broad as Buenos Ayre -

You drifted your Dominions -
A Different Peru -
And I esteemed all Poverty
For Life's Estate with you -

Of Mines, I little know, myself -
But just the names, of Gems -
The Colors of the Commonest -
And scarce of Diadems -

So much, that did I meet the Queen -
Her Glory I should know -
But this, must be a different Wealth -
To miss it - beggars so -

I'm sure 'tis India - all Day -
To those who look on You -
Without a stint - without a blame,
Might I - but be the Jew -

I'm sure it is Golconda -
Beyond my power to deem -
To have a smile for mine - each Day,
How better, than a Gem!

At least, it solaces to know
That there exists - a Gold -
Altho' I prove it, just in time
It's distance - to behold -

It's far - far Treasure to surmise -
And estimate the Pearl -
That slipped my simple fingers through -
While just a Girl at School.

    Le tue Ricchezze - mi insegnarono - la Povertà.
Io stessa - una Milionaria
Con Beni minuscoli, come vanterie di Bambine -
Finché ampi come Buenos Aires

Tu accumulasti i tuoi Domini -
Un Perù Diverso -
Ed io stimai tutto Povertà
Di fronte al Patrimonio della Vita con te -

Di Miniere, ne so poco, io -
Se non i nomi, delle Gemme -
I Colori delle più Comuni -
E molto poco di Diademi -

Quanto basta, se incontrassi la Regina -
A riconoscere la sua Gloria -
Ma questa, dev'essere una Ricchezza diversa -
Perderla - fa mendicanti -

Sono sicura che è India - tutto il Giorno -
Per quelli che Ti guardano -
Senza limiti - senza vergogna,
Potessi io - solo essere l'Ebreo -

Sono sicura che è Golconda -
Al di là delle mie capacità di comprensione -
Avere un sorriso per me - ogni Giorno,
Quanto meglio, di una Gemma!

Almeno, è conforto sapere
Che là esiste - un Oro -
Sebbene io lo apprenda, giusto in tempo
Per scorgerne - la distanza -

È lontano - un Tesoro lontano per immaginare -
E valutare la Perla -
Che scivolò tra le mie dita ingenue -
Mentre ero solo una Bambina a Scuola.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Esistono altri due manoscritti: uno, praticamente uguale, accluso a una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268), suddiviso in quattro strofe di otto versi ciascuna; l'altro inviato a Susan in forma di lettera nello stesso anno (L258), sempre in quattro strofe, con significative diversità nella punteggiatura e quattro varianti: al verso 3 "can" ("possono") al posto di "could"; al verso 21 "I know" ("So") al posto di "I'm sure"; al verso 22 "dream" ("sognare") al posto di "deem" e al verso 32 "yet" ("ancóra") al posto di "just".

È quasi certo che la poesia fu scritta in memoria di Benjamin Franklin Newton, nel nono anniversario della sua morte. Newton aveva lavorato nello studio di Edward Dickinson e aveva fatto conoscere a Emily le opere delle sorelle Brontë e le poesie di Emerson, facendo nascere in lei l'amore per la letteratura. Morì a trentadue anni, il 24 marzo 1853. In una lettera a T.W. Higginson del 25 aprile 1862 (L261) ED scrive, riferendosi certamente a Newton: "When a little Girl, I had a friend, who taught me Immortality - but venturing too near, himself - he never returned." ("Quando ero una bambina, avevo un amico, che mi insegnò l'immortalità - ma essendosi arrischiato ad andarle troppo vicino - non è mai tornato.").


F419 (1862) / J583 (1862)

A Toad, can die of Light -
Death is the Common Right
Of Toads and Men -
Of Earl and Midge
The privilege -
Why swagger, then?
The Gnat's supremacy is large as Thine -

Life - is a different Thing -
So measure Wine -
Naked of Flask - Naked of Cask -
Bare Rhine -
Which Ruby's mine?

    Un Rospo, può morire di Luce -
La Morte è un Normale Diritto
Di Rospi e Uomini -
Di Conte e Pulce
Il privilegio -
Perché darsi arie, allora?
Il primato del Moscerino è grande quanto il Tuo -

La Vita - è una Cosa diversa -
Misura così il Vino -
Spogliato del Fiasco - Spogliato della Botte -
Puro Reno -
Quale Rubino è il mio?

La morte non è la cosa che ci distingue dagli altri esseri viventi. Noi moriamo come muore il rospo, la pulce, il moscerino. Quello che invece si distingue è la vita, ma non la vita esteriore, in fin dei conti anche quella ci accomuna agli altri esseri viventi. Quello che veramente ci fa sentire esseri umani è la vita spogliata dal contenitore e misurata nella sua purezza, nella sua grandezza interiore.
Per l'ultimo verso due possibili interpretazioni: "qual è il gioiello che riuscirò a possedere?" o, attenendoci alla metafora enologica dei versi che precedono, di quale "rosso rubino - ovvero di quale vino - sarà fatta la mia vita?" Propendo molto di più verso la seconda.


F420 (1862) / J332 (1862)

There are two Ripenings - one - of sight -
Whose forces Spheric wind
Until the Velvet product
Drop spicy to the ground -
A homelier maturing -
A process in the Bur -
That teeth of Frosts alone disclose
In far October Air.
    Ci sono due Maturazioni - una - visibile -
Le cui energie si avvolgono in Sfere
Finché il Vellutato prodotto
Cade fragrante al suolo -
Una più intima maturazione -
Un processo nel Riccio -
Che solo i denti del Gelo dischiudono
Nella lontana Aria d'Ottobre.

Il testo riportato sopra è quello di una copia rimasta tra le carte di ED. Un'altra copia è nei fascicoli (in due strofe di quattro versi) e una terza (il cui manoscritto è perduto) fu inviata a Catherine Scott Turner, che ne fece due trascrizioni: una per Susan Dickinson e una per Mabel Todd.

Nella prima quartina la maturazione visibile: quella del frutto che cresce sull'albero e cade quando è pronto. Nella seconda la maturazione interiore, nascosta come quella della castagna nel suo riccio, che è capace di crescere e svilupparsi anche nel gelo-dolore: anzi, sembra farne lo strumento che le permette di dischiudersi.


F421 (1862) / J584 (1862)

It ceased to hurt me, though so slow
I could not see the trouble go -
But only knew by looking back -
That something - had obscured the Track -

Nor when it altered, I could say,
For I had worn it, every day,
As constant as the Childish frock -
I hung upon the Peg, at night.

But not the Grief - that nestled Close
As Needles - ladies softly press
To Cushions Cheeks -
To keep their place -

Nor what consoled it, I could trace -
Except, whereas 'twas Wilderness -
It's better - almost Peace -

    Cessò di farmi male, anche se così lentamente
Che non fui in grado di vedere la sofferenza andarsene -
Ma solo di distinguere volgendomi indietro -
Che qualcosa - ne aveva oscurato l'Impronta -

Né quando si modificò, potrei dire.
Perché l'avevo indossata, ogni giorno,
Di continuo come il grembiule della Fanciullezza -
Che appendevo al Gancio, di notte.

Ma non il Dolore - annidato a Fondo
Come Aghi - che le signore delicatamente premono
Sui Lati dei Puntaspilli -
Per tenerli in ordine -

Né di cosa l'avesse consolata, trovai traccia -
Salvo che là, dove c'era un Deserto -
Si sta meglio - è quasi Pace -

Qui ED descrive l'attenuarsi quasi impercettibile della sofferenza (anche "Angoscia" in una variante di "trouble" al verso 2), paragonandolo all'abito della fanciullezza, che il tempo aiuta man mano ad abbandonare. Ma dentro di noi rimane il sentimento più pungente: il dolore, che si annida nel profondo, nell'intimo, come le spille infilate in un puntaspilli ("cheeks" è tradotto da Raffo nel Meridiano con "guance". Nel Webster la parola è definita anche come "i due lati di una macchina, o di una qualsiasi cosa, che combaciano" come nelle presse - ho preferito perciò tradurre con "Lati"). Un'immagine molto pregnante, che dà un'idea precisa di qualcosa tenuto in ordine, a bada, ma che comunque è conficcato dentro, è pungente.
Nell'ultima strofa si rafforza la mancanza di tracce visibili, che possano far capire quando e in che modo la sofferenza se n'è andata. Si può soltanto constatare che là dove prima c'era un deserto ora va meglio, c'è "quasi" la pace. Un modo quasi rassegnato di dire che siamo quasi costretti a mettere da parte la sofferenza, per continuare a vivere, ma non perché cambi qualcosa, solo perché l'abitudine la rende "quasi" invisibile.


F422 (1862) / J310 (1862)

Give little Anguish,
Lives will fret -
Give Avalanches,
And they'll slant -

Straighten - look cautious for their breath -
But make no syllable, like Death -
Who only shows his Granite face -
Sublimer thing - than Speech -

    Dai un po' d'Angoscia,
I vivi si logoreranno -
Danne Valanghe,
E l'aggireranno -

Raddrizzandosi - cercando cauti il respiro -
Ma non diranno sillaba, come la Morte -
Che mostra solo il suo volto di Granito -
Qualcosa di più sublime - della Parola -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan nel 1863, senza divisione in strofe e con due varianti: "al verso 7 "Marble Disc" ("Disco Marmoreo") al posto di "Granite face" e al verso 8 "sort" (Forma / [più...]") al posto di "thing".

C'è un limite alla sopportabilità del dolore, dell'angoscia, una difesa che scatta in modo naturale quando questo limite è ormai superato. Ma l'aggiramento dell'angoscia, lo sfuggire a un eccesso di dolore è un processo molto labile, bisogna trattenere il respiro, non pronunciare parola, altrimenti vincerebbe il prorompere di quell'angoscia che stiamo cercando di esorcizzare.
Molto bella l'immagine finale, dove il gelido e imperturbabile "volto di granito (o "disco marmoreo" nella versione inviata a Susan) della morte diventa esempio da imitare, un silenzio che supera il potere della parola.


F423 (1862) / J410 (1862)

The first Day's Night had come -
And grateful that a thing
So terrible - had been endured -
I told my Soul to sing -

She said her strings were snapt -
Her Bow - to atoms blown -
And so to mend her - gave me work
Until another Morn -

And then - a Day as huge
As Yesterdays in pairs,
Unrolled it's horror in my face -
Until it blocked my eyes -

My Brain - begun to laugh -
I mumbled - like a fool -
And tho' 'tis Years ago - that Day -
My Brain keeps giggling - still.

And Something's odd - within -
That person that I was -
And this One - do not feel the same -
Could it be Madness - this?

    La Notte del primo Giorno era arrivata -
E grata che una cosa
Così terribile - fosse stata sopportata -
Chiesi alla mia Anima di cantare -

Rispose che le sue corde si erano spezzate -
L'Archetto - in atomi dissolto -
E così aggiustarla - mi diede da fare
Fino ad un nuovo Mattino -

E poi - un Giorno tanto immenso
Quanto una coppia di Ieri,
Mi srotolò in faccia il suo orrore -
Fino a bloccarmi gli occhi -

Il mio Cervello - cominciò a ridere -
Balbettavo - come un idiota -
E nonostante sia Anni fa - quel Giorno -
Il mio Cervello ha quel riso ebete - ancora.

E Qualcosa di strano - dentro -
La persona che ero -
E questa - non sembrano la stessa -
Potrebbe essere Follia - questa?

La sensazione straniante di un'angoscia passata, che non smette di produrre i suoi effetti su una mente desiderosa di cancellarla ma incapace di farlo. Nelle prima due strofe una nota di sollievo: quel giorno terribile sembra ormai passato e il tono colloquiale dei versi 7 e 8 fa quasi presagire che le corde spezzate dell'anima possano in fin dei conti ricomporsi; la terza fa da cerniera alla poesia: quella sensazione di sollievo è stata una semplice illusione, preludio al ritorno prepotente di un'angoscia non così facilmente eludibile; le ultime due descrivono l'unica difesa con quell'orrore "srotolato in faccia": una fuga verso l'irrazionalità della follia, unica difesa contro qualcosa che la mente non riesce a dominare.
Molto bella l'immagine dei versi 9-11: l'orrore di quel giorno che sembrava ormai passato si ripresenta prepotente e ancora più grande di prima, come se l'angoscia di ieri, lungi dal mitigarsi, si fosse anzi moltiplicata.


F424 (1862) / J411 (1862)

The Color of the Grave is Green -
The Outer Grave - I mean -
You would not know it from the Field -
Except it own a Stone -

To help the fond - to find it -
Too infinite asleep
To stop and tell them where it is -
But just a Daisy - deep -

The Color of the Grave is white -
The outer Grave - I mean -
You would not know it from the Drifts -
In Winter - till the Sun -

Has furrowed out the Aisles -
Then - higher than the Land
The little Dwelling Houses rise
Where Each - has left a friend -

The Color of the Grave within -
The Duplicate - I mean -
Not all the Snows c'd make it white -
Not all the Summers - Green -

You've seen the Color - maybe -
Upon a Bonnet bound -
When that you met it with before -
The Ferret - cannot find -

    Il Colore della Tomba è Verde -
L'Esterno della Tomba - intendo -
Non la distingueresti dal Prato -
Salvo che non abbia una Lapide -

Per aiutare i suoi cari - a trovarla -
Troppo infinito il sonno
Per fermarli e rivelare dov'è -
Ma solo una Margherita - nascosta -

Il Colore della Tomba è bianco -
L'Esterno della Tomba - intendo -
Non la distinguereste da Cumuli di neve -
In Inverno - finché il Sole -

Non abbia scavato Corridoi -
Allora - più in alto del Terreno
Le piccole Dimore si elevano
Dove Ognuno - ha lasciato un amico -

Il Colore della Tomba all'interno -
Il suo Doppio - intendo -
Tutte le Nevi non potrebbero farlo bianco -
Né tutte le Estati - Verde -

Ne avrai visto il Colore - forse -
Sul bordo di un Berretto -
Quando colui col quale prima l'incontravi -
Il Furetto - non è capace di trovare -

Apparentemente è la descrizione di una tomba. L'esterno mutevole, che cambia con il variare delle stagioni, l'interno immutabile, di un colore non detto, ma rivelato senza nominarlo nei primi due versi dell'ultima strofa: il nero che né la neve invernale né il sole estivo possono variare. Dico apparentemente, perché potremmo leggerci anche una metafora della vita e della morte.
La vita, l'esterno, qualcosa che sta fuori della tomba, dove passano le stagioni, il verde dei prati lascia il posto al bianco della neve, finché il sole non venga a scavare corridoi che facciano rinascere il colore che è pur sempre rimasto là sotto. Insomma l'essenza stessa del vivere: il cambiamento, il mutamento, il rinnovarsi, contrapposto all'essenza della morte: un nero immutabile, che non può essere scalfito da niente. Un sonno infinito che non permette di vedere le persone care, di fermarle al passaggio dicendo: "sono qui"; un rientrare nel nulla, dove nemmeno un furetto (il simbolo di chi riesce a trovare qualsiasi cosa) riuscirà a ritrovarci. Un'interpretazione che può dare una chiave di lettura del "duplicate" del verso 18: l'interno della tomba (ovvero la morte) come l'altra faccia dell'esterno-vita.
L'ultima strofa l'ho letta così: "[il colore dell'interno della tomba] è quello del nastro di lutto che vedi sul bordo del cappello di una persona che prima incontravi con colui che ora nemmeno un furetto riuscirebbe a trovare".


F425 (1862) / J414 (1862)

'Twas like a Maelstrom, with a notch,
That nearer, every Day,
Kept narrowing it's boiling Wheel
Until the Agony

Toyed coolly with the final inch
Of your delirious Hem -
And you dropt, lost,
When something broke -
And let you from a Dream -

As if a Goblin with a Gauge -
Kept measuring the Hours -
Until you felt your Second
Weigh, helpless, in his Paws -

And not a Sinew - stirred - could help,
And sense was setting numb -
When God - remembered - and the Fiend
Let go, then, Overcome -

As if your Sentence stood - pronounced -
And you were frozen led
From Dungeon's luxury of Doubt
To Gibbets, and the Dead -

And when the Film had stitched your eyes
A Creature gasped "Reprieve"!
Which Anguish was the utterest - then -
To perish, or to live?

    Fu come un Maelstrom, con un solco,
Che più vicino, ogni Giorno,
Continuasse a stringere la sua Ruota rovente
Finché l'Agonia

Si trastullò freddamente con l'ultimo frammento
Del tuo Orlo delirante -
E ti lasciasti cadere, perduta,
Quando qualcosa si spezzò -
E ti fece uscire da un Sogno -

Come se uno Spirito maligno con un Calibro -
Continuasse a misurare le Ore -
Finché sentisti il tuo Istante
Pesare, inerme, fra i suoi Artigli -

E neanche un Nervo - stimolato - poteva giovare,
E i sensi s'intorpidirono -
Quando Dio - si ricordò - e il Demonio
Fuggì, allora, Sopraffatto -

Come se la Sentenza fosse - pronunciata -
E tu condotta raggelata
Dalla lussuosa Segreta del Dubbio
Al Patibolo, e ai Morti -

E quando il Velo avesse cucito i tuoi occhi
Una Creatura boccheggiasse "Tregua!"
Quale Angoscia sarebbe più assoluta - allora -
Perire, o vivere?

Il vortice dell'angoscia descritto con una serie di immagini, ora fisiche, ora oniriche, sempre sostenute da una immaginifica fantasia in crescendo, e concluse da quel "Reprieve!" che sembra una catarsi ma si rivela momentanea e subito dopo si tramuta in un angoscioso dubbio senza risposta. Moltissimi spunti per un'analisi dei versi. Prima c'è il Maelstrom, il nome nordico dei gorghi marini che, nella loro forma più estrema, trascinano in fondo anche le navi più resistenti. La Ruota è un'immagine quasi pittorica del mulinello, con il nucleo centrale che si stringe sempre più e si tramuta in un'Agonia senza più sentimenti che si trastulla con malcelata crudeltà con le estreme propaggini del nostro "orlo", ovvero con le nostre ultime difese, ormai deliranti. Il sogno è un'immagine ambigua: potrebbe essere il sogno della vita (che non è che un sogno) o il sogno/incubo della morte che diventa realtà quando qualcosa si spezza.
Ecco che entra in scena il maligno, con un "gauge" ("unità di misura") ovvero il tempo, che misura e nello stesso tempo consuma le nostre ore, fino a lasciarci un ultimo istante che si accascia inerme fra i suoi artigli prepotenti. Davanti a lui non abbiamo difesa, nemmeno un "sinew" (nervo, ma anche forza, vigore, muscolo), pur stimolato che sia, riesce ad opporsi. Solo Dio, se ci fa il piacere di ricordarsi qualche volta del polverume che ha creato, può sconfiggere il Demonio.
Ma non quello che segue. La sentenza immutabile, eterna, il raggelamento della morte, l'abbandonare la vita (la lussuosa segreta del dubbio - qui c'è la contrapposizione fra il sostantivo "Dungeon" - "carcere sotterraneo, segreta" e l'aggettivo "luxury", che crea un corto circuito sulla parola "dubbio", alfa-segreta - e omega-lusso - della vita), il velo che copre, oscura, cuce gli occhi. Non possiamo più vedere, ma riusciamo a sentire, lontana, la voce di una creatura (qualsiasi essa sia - probabilmente noi stessi) che chiede una tregua, un protrarsi. Ma ci conviene questa tregua? È meglio l'angoscia del vivere o l'angoscia di morire? Ovvero: il protrarsi del vivere non sarà forse un protrarsi dell'angoscia, che solo la morte può sconfiggere?
Nella prima e seconda strofa, e poi analogamente nella terza e quarta, ho usato prima il congiuntivo passato e poi il passato remoto, per dare l'idea di un'azione/causa che si protrae nel tempo (per questo ho tradotto "kept" con "continuasse") e di una reazione/effetto còlta invece nel suo accadere in un momento preciso. Il Maelstrom continua a vorticare, e tutti via via, ma ciascuno in un momento preciso, arrivano all'estremo orlo della propria esistenza. Il tempo continua a misurare i nostri istanti, finché arriva, per ciascuno di noi, l'ultimo. Insomma, in breve, l'incommensurabile e metafisico "continuum" universale, che diventa poi il concreto e misurabile istante individuale.


F426 (1862) / J580 (1862)

I gave myself to Him -
And took Himself, for Pay -
The Solemn Contract of a Life
Was ratified, this way -

The Wealth might disappoint -
Myself a poorer prove
Than this great Purchaser suspect,
The Daily Own - of Love

Depreciate the Vision -
But till the Merchant buy -
How Fable - in the Isles of spice -
The subtle Cargoes - lie -

At least - 'tis Mutual - Risk -
Some - found it - Mutual Gain -
Sweet Debt of Life - Each Night to owe -
Insolvent - every Noon -

    Mi diedi a Lui -
E Lui stesso presi, in Pagamento -
Il Solenne Contratto di una Vita
Fu ratificato, così -

La Ricchezza potrebbe deludere -
Io più povera dimostrarmi
Di quanto il grande Compratore supponga,
Il Quotidiano Possesso - dell'Amore

Svaluta la Visione -
Ma finché il Mercante compra -
Come una Favola - nelle Isole delle spezie -
Gl'impalpabili Carichi - giacciono -

Almeno - è Reciproco - il Rischio -
Alcuni - lo reputano - un Reciproco Guadagno -
Dolce Debito della Vita - Ogni Notte da onorare -
Insolvente - ogni Mezzogiorno -

Un mutuo contratto d'amore: mi diedi a lui e da lui fui pagata col compenso di se stesso. L'acquisto, certo, potrebbe deluderlo, io dimostrarmi meno preziosa di quanto lui immagini. La vita quotidiana, l'abitudine, potrebbero svalutare questo amore. Ma finché ci sarà qualcuno che compra, che è disposto a stipulare questo dolce contratto, i sognanti carichi, che la nostra fantasia situa nelle favolose isole delle spezie, resteranno vivi, come una favola che non esaurisce la propria bellezza. E comunque, il contratto è reciproco, il debito è dolce e dura per la vita, ma è un debito da onorare ogni notte, e ogni giorno da rinnovare.
Al terzo verso della quarta strofa ho scelto la variante "How" al posto di "Still".


F427 (1862) / J415 (1862)

Sunset at Night - is natural -
But Sunset on the Dawn
Reverses Nature - Master -
So Midnight's - due - at Noon -

Eclipses be - predicted -
And Science bows them in -
But do One face us suddenly -
Jehovah's Watch - is wrong -

    Il Tramonto di Sera - è naturale -
Ma un Tramonto all'Alba
Capovolge la Natura - Signore -
Così Mezzanotte - diventa - Mezzogiorno -

Le Eclissi sono - previste -
E la Scienza a loro s'inchina -
Ma fa che Una si affacci all'improvviso -
L'Orologio di Geova - è guasto -

È normale morire (tramontare) da vecchi (di sera). Ma se la mezzanotte arriva nel pieno del giorno, allora la natura è sovvertita. La morte è temuta ma prevista e ad essa siamo, volenti o nolenti, sottomessi. Ma se arriva all'improvviso, imprevista, ci fa pensare che l'orologio del creatore si sia guastato.


F428 (1862) / J419 (1862)

We grow accustomed to the Dark -
When Light is put away -
As when the Neighbor holds the Lamp
To witness her Good bye -

A Moment - We uncertain step
For newness of the night -
Then - fit our Vision to the Dark -
And meet the Road - erect -

And so of larger - Darknesses -
Those Evenings of the Brain -
When not a Moon disclose a sign -
Or Star - come out - within -

The Bravest - grope a little -
And sometimes hit a Tree
Directly in the Forehead -
But as they learn to see -

Either the Darkness alters -
Or something in the sight
Adjusts itself to Midnight -
And Life steps almost straight.

    Ci abituiamo al Buio -
Quando la Luce è messa via -
Come quando la Vicina regge il Lume
Per testimoniare il suo Arrivederci -

Un Momento - facciamo un passo incerti
Per la novità della notte -
Poi - adattiamo la Vista al Buio -
E affrontiamo la Via - eretti -

E così è per più grandi - Oscurità -
Quelle Notti della Mente -
In cui nessuna Luna svela un segno -
O Stella - appare - dentro -

I più Coraggiosi - brancolano un po' -
E talvolta picchiano contro un Albero
In piena Fronte -
Ma fa che imparino a vedere -

Che sia l'Oscurità a cambiare -
O qualcosa nella vista
Che si adatta alla Mezzanotte -
E la Vita s'incammina quasi diritta.

Il nostro istinto di sopravvivenza ci aiuta nell'abituarci alle situazioni più negative. Come l'occhio si abitua pian piano al buio finché riesce a vedere, così riusciamo ad affrontare anche oscurità ben più grandi, "Those Evenings of the Brain" che ci attanagliano quando né uno spicchio di Luna né una pallida stella ci aiutano a "vedere". Anche chi crede di riuscire a superare facilmente queste oscurità interiori brancola, sbatte la fronte contro un albero. Ma poi, bene o male, presto o tardi, riusciamo a scorgere qualche barlume, o perché ne abbiamo trovato la forza dentro di noi o perché la tenebra si è un po' attenuata, e riusciamo a incamminarci nuovamente, più o meno "diritti", per la via dell'esistenza.
Le prime due strofe introducono il tema del buio in senso atmosferico. La terza chiarisce di quali oscurità si vuole effettivamente parlare. Le ultime due utilizzano metafore riferite al buio atmosferico, che si adattano mirabilmente a quello della mente. Nella quarta c'è un esempio di come ED sappia variare i registri della sua scrittura: passiamo dall'algida immagine delle notti della mente che nessuna Luna o stella può illuminare, a un prosaicissimo urtare la fronte contro un albero.


F429 (1862) / J420 (1862)

You'll know it - as you know 'tis Noon -
By Glory -
As you do the Sun -
By Glory -
As you will in Heaven -
Know God the Father - and the Son.

By intuition, Mightiest Things
Assert themselves - and not by terms -
"I'm Midnight" - need the Midnight say -
"I'm Sunrise" - Need the Majesty?

Omnipotence - had not a Tongue -
His lisp - is Lightning - and the Sun -
His Conversation - with the Sea -
"How shall you know"?
Consult your Eye!

    Lo riconoscerai - come riconosci che è Mezzogiorno -
Dalla Gloria -
Come riconosci il Sole -
Dalla Gloria -
Come in Cielo -
Riconoscerai Dio Padre - e il Figlio.

Attraverso l'intuito, le Cose più Elevate
Si impongono - e non con le parole -
"Sono io la Mezzanotte" - deve dire la Mezzanotte -
"Sono io l'Aurora" - la Maestosità?

L'Onnipotenza - non ha la Lingua -
Ma il suo dire - è Lampo - e Sole -
La sua Conversazione - con il Mare -
"Come lo riconoscerai?"
Consulta i tuoi Occhi!

Le parole si fermano davanti alle "Mightiest Things", perché non sarebbero mai capaci di esprimere compiutamente sensazioni che solo l'intuito riesce a percepire, e forse è proprio l'inesprimibilità il segno distintivo dei sentimenti più intensi.


F430 (1862) / J421 (1862)

A Charm invests a face
Imperfectly beheld -
The Lady dare not lift her Veil
For fear it be dispelled -

But peers beyond her mesh -
And wishes - and denies -
Lest Interview - annul a want
That Image - satisfies -

    Un Fascino circonda un volto
Imperfettamente scorto -
La Dama non osa alzare il Velo
Per paura che si disperda -

Ma scruta al di là del tessuto -
E desidera - e si nega -
Affinché il Parlare - non annulli un desiderio
Che l'Immagine - soddisfa -

La copia riportata sopra è nei fascicoli; un'altra, identica nel testo ma senza divisione in strofe, fu presumibilmente inviata a Maria Whitney.

Una variazione sul tema del desiderio che svanisce se soddisfatto, stavolta con l'immagine di un volto celato, che, una volta svelato, perderebbe probabilmente il suo fascino misterioso.


F431 (1862) / J577 (1862)

If I may have it, when it's dead,
I'll be contented - so -
If just as soon as Breath is out
It shall belong to me -

Until they lock it in the Grave,
'Tis Bliss I cannot weigh -
For tho' they lock Thee in the Grave,
Myself - can own the key -

Think of it Lover! I and Thee
Permitted - face to face to be -
After a Life - a Death - we'll say -
For Death was That -
And This - is Thee -

I'll tell Thee All - how Bald it grew -
How Midnight felt, at first - to me -
How all the Clocks stopped in the World -
And Sunshine pinched me - 'Twas so cold -

Then how the Grief got sleepy - some -
As if my soul were deaf and dumb -
Just making signs - across - to Thee -
That this way - thou could'st notice me -

I'll tell you how I tried to keep
A smile, to show you, when this Deep
All Waded - We look back for Play,
At those Old Times - in Calvary,

Forgive me, if the Grave come slow -
For Coveting to look at Thee -
Forgive me, if to stroke thy frost
Outvisions Paradise!

    Se potrò averlo, quando sarà morto,
Sarò contenta - davvero -
Se non appena il Respiro sarà cessato
Mi apparterrà -

Finché lo chiuderanno nella Tomba,
Sarà Beatitudine incommensurabile -
Perché sebbene Ti chiudano nella Tomba,
Io - posso averne la chiave -

Pensaci Amore! Io e Te
Potremo - stare faccia a faccia -
Dopo una Vita - una Morte - diremo -
Perché la Morte fu Quella -
E Questa - sei Tu -

Ti dirò Tutto - come Spoglia crebbe -
Come Mezzanotte sembrava, dapprima - a me -
Come tutti gli Orologi si fermarono nel Mondo -
E la Luce del Sole mi pungeva - era così fredda -

Poi di come il Dolore si attutì - un po' -
Come se la mia anima fosse sorda e muta -
E facesse solo segni - verso - di Te -
Affinché - tu potessi accorgerti di me -

Ti dirò come cercai di serbare
Un sorriso, da mostrarti, quando la Profondità
Intera Guadata - Ci volgeremo indietro per Scherzare,
Su quei Vecchi Tempi - nel Calvario,

Perdonami, se la Tomba arriva lentamente -
Rispetto alla Brama di vederti -
Perdonami, se accarezzare il tuo gelo
Fa eclissare il Paradiso!

Un completo rovesciamento del rapporto vita-morte, reso esplicito nella terza strofa. La morte come unico modo di unire definitivamente ciò che non è stato possibile unire in una vita che viene lapidariamente definita "Calvary". Una vita che cresce spoglia, che sembra una mezzanotte, dove anche la luce del sole diventa una fredda lama pungente.
Bellissima l'ultima strofa, con quel perdono chiesto per una morte che tarda ad arrivare e quel paradiso che scompare alla vista rispetto all'accarezzare il gelo dell'amato.


F432 (1862) / J412 (1862)

I read my sentence - steadily -
Reviewed it with my eyes,
To see that I made no mistake
In it's extremest clause -
The Date, and manner, of the shame -
And then the Pious Form
That "God have mercy" on the Soul
The Jury voted Him -
I made my soul familiar - with her extremity -
That at the last, it should not be a novel Agony -
But she, and Death, acquainted -
Meet tranquilly, as friends -
Salute, and pass, without a Hint -
And there, the Matter ends -
    Lessi la mia sentenza - risolutamente -
La esaminai coi miei occhi,
Per accertarmi di non averla fraintesa
Nella sua clausola finale -
La Data, e la forma, della vergogna -
E poi la Pia Formula
Che "Dio abbia pietà" dell'Anima
Votata dalla Giuria -
Resi familiare la mia anima - con la sua sorte ultima -
Affinché alla fine, non vi fosse una rinnovata Agonia -
Ma lei, e la Morte, conosciutesi -
Potessero incontrarsi tranquillamente, come amiche -
Salutarsi, e andarsene, senza un Cenno -
E a quel punto, chiusa la Faccenda -

La sentenza di morte non ammette appello, la si può affrontare solo in modo risoluto, cercando, per quanto è possibile, di familiarizzare con essa, per evitare il prolungarsi di un'agonia che abbiamo già sperimentato in vita.
Poesia molto cruda, in particolare nei due versi finali, dove quel momento ultimo, tante volte analizzato da ED per cercare di strappare ad esso qualche brandello di mistero, viene liquidato "without a Hint", come se fosse una "faccenda" da chiudere senza troppe domande.


F433 (1862) / J416 (1862)

A Murmur in the Trees - to note -
Not loud enough - for Wind -
A star - not far enough to seek -
Nor near enough - to find -

A long - long Yellow - on the Lawn -
A Hubbub - as of feet -
Not audible - as Our's - to Us -
But dapperer - more sweet -

A Hurrying Home of little Men
To Houses unperceived -
All this - and more - if I should tell -
Would never be believed -

Of Robins in the Trundle bed
How many I espy
Whose Nightgowns could not hide the Wings -
Although I heard them try -

But then I promised ne'er to tell -
How could I break My word?
So go your way - and I'll go Mine -
No fear you'll miss the Road.

    Un Mormorio fra gli Alberi - percepire -
Non forte abbastanza - per essere Vento -
Una stella - non così lontana da cercare -
Né così vicina - da trovare -

Un lungo - lungo Giallo - sul Prato -
Un Baccano - come di passi -
Non udibili - come i Nostri - a Noi
Ma più vivaci - più dolci -

Un Domestico Affrettarsi di minuscole Umanità
Verso Case invisibili -
Tutto questo - e più - se lo raccontassi -
Non sarei mai creduta -

Di Pettirossi in Mobili lettini
Quanti ne scorgo
Con Camicie da Notte che non riescono a coprire le Ali -
Per quanto li senta provare -

D'altronde ho promesso di non dire mai niente -
Come potrei mancare alla Mia parola?
Perciò andate per la vostra strada - e io per la Mia -
Non abbiate paura di smarrire la Via.

Arriva la primavera. Una lieve brezza fa stormire le foglie, il cielo si libera dalle brume invernali e fa apparire le stelle, un lunga linea gialla (una fila di ranuncoli? una striscia di sole?) appare sul prato, con passi inaudibili, ma vivaci e dolci, gli insetti ritornano alle loro invisibili case, gli uccelli ai loro nidi, (fa ancora freddo e non riescono, per quanto ci provino, a coprirsi le ali con le camicie da notte). Ma tutto ciò è riservato a chi ha la sensibilità di percepire questi impalpabili cambiamenti ed è inutile renderne partecipi gli altri, estranei alle minute bellezze della ciclica rinascita della vita.
Per gli ultimi due versi oscillo tra due interpretazioni: voi che non siete capaci di vedere ciò che vedo io andate per la vostra strada, abituale e sicura, senza paura di smarrirvi fra i misteri della natura, io andrò per la mia serbando per me i segreti che scopro ogni giorno, oppure, voi abitanti della natura non abbiate paura, io non svelerò mai i vostri segreti e voi potrete continuare a percorrere tranquillamente la via tracciata per voi da madre natura, mentre io me ne andrò per la mia, molto meno tranquilla perché sempre percorsa dal dubbio.


F434 (1862) / J417 (1862)

It is dead - Find it -
Out of sound - Out of sight -
"Happy"? Which is wiser -
You, or the Wind?
"Conscious"? Wont you ask that -
Of the low Ground?

"Homesick"? Many met it -
Even through them - This
Cannot testify -
Themself - as dumb -

    È morto - Trovalo -
Al di là dell'udito - Al di là della vista -
"Felice?" Chi ne sa di più -
Tu, o il Vento?
"Consapevole?" Non vorrai chiederlo -
All'umile Suolo?

"Prova Nostalgia?" Molti lo incontrarono -
Anche da parte loro - Ciò
Non può essere attestato -
Loro stessi - ugualmente muti -

Inizio fulminante, in medias res. Prova a cercarlo, qualcuno che è morto! che è ormai fuori dalla portata dell'udito e della vista, ovvero al di là di ogni possibile percezione da parte di chi è di qua. E poi le tre domande, impossibili da soddisfare. "È felice?" non siamo in grado di saperlo, non più del vento. "È consapevole?" a chi lo chiediamo? al suolo che copre la sua tomba? "Ha nostalgia di casa, di noi, della vita?" Qualcuno lo potrebbe dire, quelli che lo hanno incontrato. Ma nessuno di questi può attestare alcunché. Sono come lui, muti e irraggiungibili. Al sesto verso c'è quel "low Ground" che è un po' difficile da rendere. Margherita Guidacci traduce con "terra orizzontale", Silvio Raffo (Fògola) con "... Perché non ti chini / a chiederlo alla terra?", Claire Malroux con "Sol profond" ("Suolo profondo"). Nel dubbio ho scelto "umile", che è un significato figurato di "basso".
Franklin, nella sua edizione critica, unisce i versi 8 e 9 e legge "Cannot" con la "c" minuscola; nel manoscritto il "Cannot" è a capo dopo il "This" (ma questo non prova nulla, visto che gli a capo nello stesso verso sono numerosissimi nei manoscritti dickinsoniani) e la "c", come capita molte volte con questa lettera nella scrittura di ED, non è univocamente distinguibile come maiuscola o minuscola.


F435 (1862) / J418 (1862)

Not in this World to see his face -
Sounds long - until I read the place
Where this - is said to be
But just the Primer - to a life -
Unopened - rare - Upon the Shelf -
Clasped yet - to Him - and me -

And yet - My Primer suits me so
I would not choose - a Book to know
Than that - be sweeter wise -
Might some one else - so learned - be -
And leave me - just my A - B - C -
Himself - could have the Skies -

    In questo Mondo non vedere il suo volto -
Sembra lungo - finché scopro il posto
Dove ciò - è definito
Non più dell'Abbecedario - di una vita -
Intonsa - rara - Sullo Scaffale -
Ancora chiusa - a Lui - e a me -

Eppure - il Mio Abbecedario mi è così caro
Che non saprei - scegliere un Libro
Di quello - più dolcemente saggio -
Qualcun altro - sia - cosi dotto -
E lasci a me - solo il mio A - B - C -
Lui - si tenga i Cieli -

Prima c'è un senso di smarrimento: come sembra lungo il tempo, sapendo di non poter vedere il suo volto in questa vita. Poi la scoperta: lì sullo scaffale c'è l'abbecedario, il libro "primo", il solo che può contenere la definizione di una vita (di un amore) intonsa (di cui non ho potuto sfogliare le pagine, per andare oltre l'ABC), rara (più nel senso di "unica"), che né io né lui potremo aprire ("yet" - "ancora" lascia però aperto uno spiraglio, lo stesso del primo verso "in this World" - chissa che da qualche altra parte questa vita non possa essere aperta). Eppure, anche se lì c'è solo l'ABC, non c'è altro libro che possa essere così dolcemente saggio come questo, ovvero non c'è nessun altro che possa sostituire "Lui" . Voi leggetene altri, diventati colti, tenetevi i cieli, basta che me lo lasciate: ciò che contiene è per me la cosa più preziosa.
Nel quinto e sesto il gioco è quello di usare aggettivi "libreschi" (intonso, raro, "clasped" che significa "chiuso con una fibbia" ma anche "abbracciato") ovvero riferibili all'abbecedario, che però possono anche riferirsi a una persona o alla vita.


F436 (1862) / J581 (1862)

I found the words to every thought
I ever had - but One -
And that - defies me -
As a Hand did try to chalk the Sun

To Races - nurtured in the Dark -
How would your own - begin?
Can Blaze be shown in Cochineal -
Or Noon - in Mazarin?

    Ho trovato le parole per ogni pensiero
Che ho mai avuto - tranne Uno -
E quello - mi sfida -
Come una Mano che cercasse di abbozzare il Sole

A Razze - allevate nel Buio -
In che modo fareste la vostra - cominciare?
Può la Vampa essere resa col Carminio -
O il Mezzogiorno - coll'Indaco?

Sull'indicibilità di qualcosa. ED non ci spiega cosa sia quell'"One" del secondo verso. Il quarto e il quinto parlano di qualcosa che non può essere spiegato a chi non ne ha mai avuto esperienza, come voler spiegare il sole a una razza cresciuta nel buio. Questa metafora fa pensare alla morte, difficile da capire per chi ha esperienze che hanno a che fare soltanto con la vita, visto che chi l'ha provata non ci ha mai potuto raccontare niente. Ma potrebbe comunque essere qualsiasi altra cosa che esula dalla nostra ristretta visione del mondo. Gli ultimi versi (la vampa, il mezzogiorno, difficili da rendere con i colori che abbiamo a disposizione - ma in fin dei conti anche il sole del quarto) potrebbero infatti riferirsi a qualcosa di splendente, di luminoso, non racchiudibile in una descrizione umana. In questo senso potremmo pensare all'immortalità, alle inconoscibili estasi del paradiso. Senza naturalmente escludere che ED stia parlando di sentimenti umani ma estremi, difficile da descrivere. Io propenderei, visti anche i temi dickinsoniani, per la morte/immortalità, un connubio che ha in sé connotati insieme dolorosi ed estatici, oltre ad essere indubbiamente impossibile da trattare razionalmente: tutti quelli che ci hanno provato hanno, chi più chi meno, fallito.
Al terzo verso c'è il verbo "to chalk" che significa "tracciare con il gesso" ("chalk" significa appunto "gesso"). Nelle versioni che conosco viene tradotto variamente: Malroux: "tracciare col gesso"; Bini: "ritrarre"; Lanati: "disegnare"; Virgillito: "tracciare"; Binni e Raffo nel Meridiano: "raffigurare" Per aggiungerne un'altra ho tradotto con "abbozzare".


F437 (1862) / J413 (1862)

I never felt at Home - Below -
And in the Handsome Skies
I shall not feel at Home - I know -
I dont like Paradise -

Because it's Sunday - all the time -
And Recess - never comes -
And Eden'll be so lonesome
Bright Wednesday Afternoons -

If God could make a visit -
Or ever took a Nap -
So not to see us - but they say
Himself - a Telescope

Perennial beholds us -
Myself would run away
From Him - and Holy Ghost - and All -
But there's the "Judgement Day"!

    Non mi sono mai sentita a Casa - Quaggiù -
E negli Armoniosi Cieli
Non mi sentirò a Casa - lo so -
Non mi piace il Paradiso -

Perché è Domenica - per tutto il tempo -
E l'Intervallo - non arriva mai -
E l'Eden sarà così solitario
Nei radiosi Pomeriggi del Mercoledì -

Se Dio facesse visite -
O schiacciasse mai un Sonnellino -
Così da non vederci - ma si dice
Sia proprio - un Telescopio

Che perenne ci osserva -
Vorrei proprio scappare via
Da Lui - e dallo Spirito Santo - e da Tutto -
Ma c'è il "Giorno del Giudizio!"

Con quale eretica leggerezza ED prende le distanze dall'aldilà! Un posto così noioso, dove le funzioni domenicali sono perenni, senza nemmeno un intervallo. Negli armoniosi cieli un'eterna radiosità, che non ci farà più gustare un qualche radioso mercoledì pomeriggio, ovvero un giorno qualsiasi, ma diverso dagli altri, e per questo così prezioso. Irresistibile poi il Dio telescopio, un pedante osservatore a cui niente può sfuggire. Viene proprio voglia di scappare via da lui, dallo spirito santo e da tutto il resto. E alla fine uno dei colpi d'ala dickinsoniani: ci piacerebbe tanto farlo, ma come la mettiamo col giorno del giudizio?


F438 (1862) / J578 (1862)

The Body grows without -
The more convenient way -
That if the Spirit - like to hide
It's Temple stands, alway,

Ajar - secure - inviting -
It never did betray
The Soul that asked it's shelter
In solemn honesty

    Il Corpo cresce all'esterno -
Il modo più conveniente -
Perché se lo Spirito - vuole nascondersi
Il suo Tempio rimane diritto, sempre,

Socchiuso - sicuro - invitante -
Non tradisce mai
L'Anima che chiede asilo
In solenne onestà

Dopo tante riflessioni metafisiche ED si concede un affettuoso elogio del corpo. È un po' appariscente, cresce solo fuori ed è fatto solo di carne, ma non tradisce mai l'anima che chiede asilo e ha bisogno di lui per celarsi agli occhi mortali prima di spiccare il volo.


F439 (1862) / J579 (1862)

I had been hungry, all the Years -
My Noon had Come - to dine -
I trembling drew the Table near -
And touched the Curious Wine -

'Twas this on Tables I had seen -
When turning, hungry, Home
I looked in Windows, for the Wealth
I could not hope - for Mine -

I did not know the ample Bread -
'Twas so unlike the Crumb
The Birds and I, had often shared
In Nature's - Dining Room -

The Plenty hurt me - 'twas so new -
Myself felt ill - and odd -
As Berry - of a Mountain Bush -
Transplanted - to a Road -

Nor was I hungry - so I found
That Hunger - was a way
Of persons Outside Windows -
The entering - takes away -

    Avevo avuto fame, tutti quegli Anni -
Il mio Mezzogiorno era Giunto - per pranzare -
Mi accostai tremante alla Tavola -
E sfiorai lo Strano Vino -

Era quello che avevo visto sulle Tavole -
Quando tornando, affamata, a Casa
Guardavo attraverso le Finestre, la Ricchezza
Che non speravo - per Me -

Non conoscevo quel copioso Pane -
Così diverso dalla Briciola
Che gli Uccelli ed io, avevamo spesso condiviso
Nella Sala da Pranzo - della Natura -

L'Abbondanza mi ferì - era così nuova -
Mi sentivo male - e strana -
Come una Bacca - di un Arbusto Montano -
Trapiantata - su una Strada -

Non avevo più fame - così scoprii
Che la Fame - è la condizione
Di persone Fuori dalle Finestre -
L'entrare - la rimuove -

Una variazione sul tema del desiderio che nessun dono potrà soddisfare, così come è esplicitamente detto negli ultimi versi. Ma anche una riflessione su desideri lungamente coltivati, e lungamente non soddisfatti, che, una volta finalmente a portata di mano, sembrano causare uno stato di smarrimento, come una novità che venga a turbare il tranquillo tran tran quotidiano della bacca di un arbusto montano che si trova improvvisamente in strada, a contatto di quel mondo che magari aveva a lungo desiderato, e ora si rivela estraneo e fa paura, sconcerta (vedi "odd" alla seconda strofa).


F440 (1862) / J609 (1862)

I - Years - had been - from Home -
And now - before the Door -
I dared not open - lest a face
I never saw before

Stare vacant into mine -
And ask my Business there -
My Business - just a Life I left -
Was such - still dwelling there?

I fumbled at my nerve -
I scanned the Windows o'er -
The Silence - like an Ocean rolled -
And broke against my Ear -

I laughed a Wooden laugh -
That I - could fear a Door -
Who Danger - and the Dead - had faced -
But never shook - before -

I fitted to the Latch - My Hand -
With trembling Care -
Lest back the Awful Door should spring -
And leave me - in the Floor -

I moved my fingers off, as cautiously as Glass -
And held my Ears - and like a Thief
Stole - gasping - from the House.

    Io - Anni - ero stata - via da Casa -
Ed ora - davanti alla Porta -
Non osavo aprire - per paura che un volto
Che non avevo mai visto prima

Fissasse vacuo il mio -
E chiedesse cosa Cercavo là -
Cercavo - solo una Vita che lasciai -
Forse - risiedeva ancora là?

Cercai confusamente di farmi forza -
Scrutai da sopra alle Finestre -
Il Silenzio - come un Oceano rotolò -
E s'infranse sul mio Orecchio -

Risi di un Legnoso riso -
Che io - potessi temere una Porta -
Colei che il Pericolo - e i Morti - aveva affrontato -
Ma mai vacillato - prima -

Accostai al Chiavistello - la Mano -
Con trepidante Cura -
Per paura che la Tremenda Porta scattasse all'indietro -
E mi lasciasse - sul Pavimento -

Tirai via le dita, cautamente come Vetro -
E mi chiusi le Orecchie tra mani - e come un Ladro
Mi dileguai - ansimando - dalla Casa.

Nel 1872 ED scrisse una seconda versione di questa poesia, con alcune varianti in particolare nella terza e quarta strofa:

I Years had been from Home
And now before the Door
I dared not enter, lest a Face
I never saw before

Stare stolid into mine
And ask my Business there -
"My Business but a Life I left
Was such remaining there?"

I leaned upon the Awe -
I lingered with Before -
The Second like an Ocean rolled
And broke against my ear -

I laughed a crumbling Laugh
That I could fear a Door
Who Consternation compassed
And never winced before.

I fitted to the Latch
My Hand, with trembling care
Lest back the awful Door should spring
And leave me in the Floor -

Then moved my Fingers off
As cautiously as Glass
And held my ears, and like a Thief
Fled gasping from the House -

    Io Anni ero stata via da Casa
Ed ora davanti alla Porta
Non osavo entrare, per paura che un Volto
Che non avevo mai visto prima

Fissasse stolido il mio
E chiedesse cosa Cercavo là -
"Cercavo solo una Vita che lasciai
Forse risiedeva ancora là?"

Mi chinai sul Timore -
Indugiai con il Prima -
L'Attimo come un Oceano rotolò
E s'infranse sul mio orecchio -

Risi di uno scomposto Riso
Che io potessi temere una Porta
Colei che aveva frequentato l'Orrore
E mai era indietreggiata prima.

Accostai al Chiavistello
La Mano, con trepidante cura
Per paura che la tremenda Porta scattasse all'indietro
E mi lasciasse sul Pavimento -

Poi tirai via le Dita
Cautamente come Vetro
E mi chiusi le orecchie tra mani, e come un Ladro
Fuggii ansimando dalla Casa -

Una sorta di incubo, in cui chi è morto torna a casa ma si blocca davanti alla porta, per paura di vedere che la vita è continuata, che non è rimasto nulla di ciò che aveva lasciato. Il tentativo resta inappagato, e termina con una fuga: così come i vivi non possono penetrare i segreti della morte, i morti non possono avere nostalgia della vita e riviverne i momenti; i due mondi sono divisi e tali debbono restare.
Nella versione del 1872 la visita si fa più metafisica. Il timido sguardo dalle finestre, così umanamente nostalgico, diventa il chinarsi sul timore, quasi a volerne scoprire l'intima natura, l'indugiare vanamente su un prima ormai scomparso. Il riso "wooden" ("legnoso") diventa "crumbling", letteralmente "che si sbriciola, si decompone", quasi a voler avvicinare ancora di più alla morte un gesto così "vivo" come il ridere.
I due versi finali della terza strofa, con la bellissima immagine del silenzio, e poi nel 1872 dell'attimo, che si infrange sull'orecchio come un'ondata oceanica, sono un prologo per quell'"held my ears" del penultimo, dove la piena dei ricordi viene metaforicamente trattenuta nel gesto di chiudere le orecchie tra le mani, un'immagine di plastica efficacia che dà anche la sensazione di una muta disperazione.


F441 (1862) / J610 (1862)

You'll find - it when you try to die -
The easier to let go -
For recollecting such as went -
You could not spare - you know.

And though their places somewhat filled -
As did their Marble names
With Moss - they never grew so full -
You chose the newer names -

And when this World - sets further back -
As Dying - say it does -
The former love - distincter grows -
And supersedes the fresh -

And Thought of them - so fair invites -
It looks too tawdry Grace
To stay behind - with just the Toys
We bought - to ease their place -

    Tu troverai - quando sperimenterai la morte -
Più facile lasciarsi andare -
Rammentando coloro che se ne andarono -
Non potresti farne a meno - lo sai.

E anche se i loro posti in qualche modo furono riempiti -
Come si riempirono i loro nomi di Marmo
Con il Muschio - non divennero mai così pieni -
Da farti scegliere i nomi più nuovi -

E quando questo Mondo - indietreggia sempre più -
Come i Morenti - dicono che faccia -
Il primo amore - più distintamente risalta -
E soppianta quello recente -

E il Pensiero di loro - così bello attrae -
Sembra una Grazia troppo volgare
Restare indietro - solo con i Balocchi
Che comprammo - per mitigare quel loro posto -

Una riflessione sul ricordo, sull'incancellabile spazio che le persone care che se ne sono andate lasciano a chi resta. Questo ricordo può rendere più facile il momento della morte, che può trasformarsi nella speranza di una nuova vita che cancelli quei vuoti.
Quei vuoti che la vita tende inevitabilmente a riempire di nuovo, come fa il muschio sui nomi incisi nella pietra, ma mai del tutto: resta sempre qualcosa che non può essere sostituito.
E proprio nel momento della morte, quando il mondo sembra indietreggiare per lasciare spazio ad altro, i ricordi più netti, più distinti, sembrano essere quelli più remoti, come il vecchio che dimentica il presente ma mantiene vivide le immagini del lontano passato, facendo diventare quasi appariscenti balocchi le cose che hanno riempito la vita nel frattempo.
L'ultima frase è tradotta con "ad illudere quel vuoto" nel Meridiano (Margerita Guidacci); la Malroux traduce con "pour adoucir leur place" ("per addolcire il loro posto"). Il significato potrebbe essere: "per mitigare la pena di quel posto lasciato vuoto dalla loro morte", ma tradurre così significherebbe spiegare quello che il verso accenna. In questi casi ED molto probabilmente pensava la frase intera e poi scriveva le parole più significative, lasciando le altre come implicito riferimento. Ho preferito perciò, come la Malroux, rispettare la lettera traducendo con "per mitigare quel loro posto", anche per lasciare aperta un'altra possibile lettura: i "balocchi" come le cose che usiamo per rendere meno triste "quel loro posto", ovvero la tomba.


F442 (1862) / J611 (1862)

I see thee better - in the Dark -
I do not need a Light -
The Love of Thee - a Prism be -
Excelling Violet -

I see thee better for the Years
That hunch themselves between -
The Miner's Lamp - sufficient be -
To nullify the Mine -

And in the Grave - I see Thee best -
It's little Panels be
Aglow - All ruddy - with the Light
I held so high, for Thee -

What need of Day -
To Those whose Dark - hath so - surpassing Sun -
It deem it be - Continually -
At the Meridian?

    Ti vedo meglio - al Buio -
Non ho bisogno di Luce -
L'amore per Te - è un Prisma -
Che oltrepassa il Violetto -

Ti vedo meglio per gli Anni
Che si accumulano in mezzo -
La Lampada del Minatore - è sufficiente -
Per annullare la Miniera -

E nella Tomba - Ti vedo ancor meglio -
I suoi piccoli Pannelli sono
Ardenti - Tutti rosseggianti - della Luce
Che io tengo così alta, per Te -

Che bisogno c'è del Giorno -
Per Chi nella Tenebra - ha tale - incomparabile Sole -
Che sembra essere - Continuamente -
Al Meridiano?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Si ha notizia di altre due copie, il cui manoscritto è perduto: una inviata a Louise e Frances Norcross, della quale sopravvive solo il primo verso trascritto da Frances, l'altra inviata a Susan, il cui testo, uguale a quello nei fascicoli a parte alcune differenze nella punteggiatura, è stato pubblicato da Martha Dickinson Bianchi in The Single Hound nel 1914.

Quasi un seguito e un completamento della precedente (nei manoscritti vengono una dopo l'altra). Là c'era il ricordo, qui la vicinanza si fa concreta, e il buio della morte non ha bisogno di luce terrena, è l'amore che illumina con una intensità più alta dell'ultimo colore mostrato da un prisma e annulla l'oblio del tempo trascorso.
Come a un minatore basta una semplice lampada per annullare la profonda oscurità di una miniera, così perfino la tomba, il posto più oscuro nell'immaginazione di noi mortali, si rischiara, diventa ardente e rosseggiante, illuminata dalla luce dell'amore.
Perciò non c'è bisogno del giorno, ovvero della luce mortale che serve solo ai vivi, per chi è al buio ma è nello stesso tempo illuminato da un sole così incomparabile da sembrare sempre nel punto più alto del cielo.
In entrambe le poesie c'è sia una sorta di scavo per riuscire a penetrare l'estremo mistero della morte, sia un tentativo di esorcizzarla rendendola, per così dire, più "familiare": nella prima con il nostalgico ricordo di chi non c'è più, nella seconda con la ferma convinzione che i sentimenti profondi come l'amore riescano a squarciare quel buio che altrimenti apparirebbe impenetrabile. In tutt'e due, come in tutte quelle dedicate a questo tema e dove il protagonista non è il dubbio, ED cerca di piegare e vincere la morte facendovi confluire prepotentemente i sentimenti e le passioni della vita, delineandola così come una vita "altra", dove restano soltanto le cose positive di quella così imperfetta che viviamo realmente. Insomma, il sogno di tutti gli uomini.
Al verso 6 "hunch"" significa sia "sgomitare, farsi largo" che "gonfiarsi, inarcarsi"; visto che ED ha inserito l'alternativa "pile" ("accumulare") sembra evidente che il significato giusto sia il secondo, in un senso figurato molto vicino al termine proposto come alternativa; ho perciò tradotto con "si accumulano".


F443 (1862) / J447 (1862)

Could - I do more - for Thee -
Wert Thou a Bumble Bee -
Since for the Queen, have I -
Nought but Bouquet?
    Potrei - fare di più - per Te -
Fossi Tu un Bombo -
Visto che per la Regina, non ho -
Nient'altro che un Bouquet?

Probabilmente accompagnavano l'invio di un mazzo di fiori a una destinataria sconosciuta, un dono che si adatta a una regina come a un bombo.


F444 (1862) / J612 (1862)

It would have starved a Gnat -
To live so small as I -
And yet, I was a living child -
With Food's nescessity

Upon me - like a Claw -
I could no more remove
Than I could coax a Leech away -
Or make a Dragon - move -

Not like the Gnat - had I -
The privilege to fly
And seek a Dinner for myself -
How mightier He - than I!

Nor like Himself - the Art
Upon the Window Pane
To gad my little Being out -
And not begin - again -

    Sarebbe morto di fame un Moscerino -
A vivere modestamente come me -
Eppure, ero una bambina piena di vita -
Col bisogno di Cibo

Su di me - come un Artiglio -
Smuoverlo era impossibile
Più di liberarmi di una Sanguisuga -
O spostare - un Drago -

Non avevo - come il Moscerino -
Il privilegio di volare
E cercarmi un Pasto -
Quanto più potente Egli - di me!

Né l'Arte - come Lui
Su un Vetro della Finestra
Di spendere la mia piccola Esistenza -
E non - ricominciare -

Per capire il senso della poesia bisogna chiedersi cos'è il "cibo" del quarto verso. A me sembra evidente che sia il desiderio di libertà, di conoscenza, così come confermato dalla terza strofa, dove il privilegio del moscerino è quello di poter volare: una chiara metafora della libertà che consente di cercarsi il proprio "pasto", di essere soggetto attivo della propria vita e non doverla subire senza poter intervenire. Dalla parte opposta rispetto a questa voglia di spaziare liberamente e conoscere c'è l'altro privilegio del moscerino: quello di potersi permettere un'esistenza oziosa, magari limitata a un vetro di finestra, senza i problemi che ci crea il nostro essere creature coscienti e, soprattutto, senza il pensiero di dover ricominciare, magari in un'altra vita di cui non sappiamo nulla.
Quel penultimo verso (almeno così come l'ho letto io) fa pensare all'invidia del pastore leopardiano verso l'indifferente ozio delle sue pecore nel "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia": "O greggia mia che posi, oh te beata, / Che la miseria tua, credo, non sai! / Quanta invidia ti porto!". Il verbo "to gad" significa infatti "girare intorno, passeggiare pigramente senza uno scopo preciso", e leggendolo insieme all'"out" finale l'ho interpretato come "scialacquare, dissipare senza pensieri, buttar via". In questo senso l'arte del moscerino diventa quella di passeggiare pigramente su un vetro della finestra, senza affanni, senza consapevolezza, proprio come il gregge leopardiano.
Nel Meridiano c'è un'altra interpretazione di questi ultimi versi: la traduzione dell'ultima strofa (di Margherita Guidacci) è "e non mi era concesso / come a lui di schiacciare contro un vetro / la mia piccola vita / e non ricominciarla." e la nota di Marisa Bulgheroni: "l'invidia per la sorte del moscerino suicida contro un vetro dà la misura della misteriosa privazione che la voce poetica denuncia."


F445 (1862) / J613 (1862)

They shut me up in Prose -
As when a little Girl
They put me in the Closet -
Because they liked me "still" -

Still! Could themself have peeped -
And seen my Brain - go round -
They might as wise have lodged a Bird
For Treason - in the Pound -

Himself has but to will
And easy as a Star
Look down upon Captivity -
And laugh - No more have I -

    Mi rinchiudono nella Prosa -
Come quando da Ragazzina
Mi mettevano nello Sgabuzzino -
Perché mi volevano "tranquilla" -

Tranquilla! Avessero potuto spiare -
E vedere il mio Cervello - andarsene in giro -
Era come se avessero confinato un Uccello
A Tradimento - in un Recinto -

A lui basta volerlo
E con la disinvoltura di una Stella
Dà un'occhiata alla Prigione -
E ride - Lo stesso faccio io -

Sembra quasi una continuazione della precedente. Anche qui la voglia di volare di evadere, di mandare in giro il proprio cervello. Bellissima l'immagine della bambina rinchiusa nello sgabuzzino perché la volevano tranquilla. Altro che tranquilla! Lì dentro era un turbinare di emozioni, di sentimenti, di voglia di uscire dal mondo chiuso e soffocante in cui la volevano rinchiudere. Pensare di soffocare la fantasia è come pensare di imprigionare un uccello in un recinto, si fa una risata e vola via.
Nel primo verso non è chiaro se il tempo sia al passato o al presente, visto che "shut" è verbo irregolare con i due tempi uguali; ho scelto il presente perché è il tempo dell'ultima strofa e soprattutto perché l'ultima frase "No more have I" sembra proprio collegata a una situazione vissuta in quel momento, quasi ED dicesse: "mi vorrebbero rinchiudere nella prosa (il simbolo della vita di tutti i giorni, della noiosa quotidianità, contrapposta alla poesia come fantasia, immaginazione, libertà di pensiero) ma non si accorgono che io, come facevo da bambina quando mi rinchiudevano per la mia troppa vivacità, posso anche far finta di rimanerci in questa prigione, ma quando voglio me ne rido dei loro recinti e, come un uccello, volo via verso la libertà.


F446 (1862) / J448 (1862)

This was a Poet -
It is That
Distills amazing sense
From Ordinary Meanings -
And Attar so immense

From the familiar species
That perished by the Door -
We wonder it was not Ourselves
Arrested it - before -

Of Pictures, the Discloser -
The Poet - it is He -
Entitles Us - by Contrast -
To ceaseless Poverty -

Of portion - so unconscious -
The Robbing - could not harm -
Himself - to Him - a Fortune -
Exterior - to Time -

    Questo fu un Poeta -
È colui Che
Distilla un senso sorprendente
Da Significati Ordinari -
Ed Essenza così immensa

Da avvenimenti familiari
Che periscono oltre la Porta -
Ci meravigliamo di non esser stati Noi
Ad arrestarli - prima -

Di Visioni, Rivelatore -
Il Poeta - è Colui -
Che Ci destina - per Contrasto -
A un'incessante Povertà -

Di proprietà - così inconsapevole -
Che il Rubare - non può fargli danno -
Lui stesso - di per Sé - un Patrimonio -
Fuori - dal Tempo -

Una definizione perfetta del "poeta", ma soprattutto una magistrale autodefinizione da parte di chi ha saputo " distillare un senso sorprendente da significati ordinari" ed estrarre "essenza così immensa da avvenimenti familiari". Chi, se non un poeta, è capace di essere un "discloser of pictures", un rivelatore dell'intima natura delle immagini che ci circondano nella vita di tutti i giorni, qualcuno che ci fa vedere con occhi nuovi qualcosa che ci sembrava ormai talmente familiare da diventare invisibile? Bellissima l'ultima strofa: nessun ladro può turbare chi ha in sé la propria ricchezza, e quell'ultimo verso, un richiamo alla fama postuma, fuori dal tempo, tante volte corteggiata da ED, schiva ma consapevole del proprio genio poetico.
Il primo verso, che qui assume più una veste di titolo che di inizio della poesia, richiama alla mente una battuta di Antonio riferita a Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare (V,v,74-75): "..that Nature might stand up / And say to all the world: «This was a man!»" ("che la Natura potrebbe ben ergersi ed esclamare / a tutto il mondo: «Questo era un uomo»" - trad. di Sergio Perosa), ma anche un verso di un poemetto di Elizabeth Barrett Browning, A Vision of Poets: "These were poets true," ("Questi furono i veri poeti" - v. 289, vedi anche la J449-F448).
Nell'edizione Johnson i primi due versi sono uniti in uno; nel manoscritto si legge "This was a Poet - / It is That" ma i frequenti "a capo" dei manoscritti dickinsoniani non permettono di stabilire una versificazione certa. Ho scelto la trascrizione di Franklin perché, come ho detto sopra, ho visto in questo verso, anche per il repentino cambio di tempo verbale con il seguito, più un titolo che un inizio.


F447 (1862) / J614 (1862)

In falling Timbers buried -
There breathed a Man -
Outside - the Spades - were plying -
The Lungs - within -

Could He - know - they sought Him -
Could They - know - He breathed -
Horrid Sand Partition -
Neither - could be heard -

Never slacked the Diggers -
But when Spades had done -
Oh, Reward of Anguish,
It was dying - Then -

Many Things - are fruitless -
'Tis a Baffling Earth -
But there is no Gratitude
Like the Grace - of Death -

    Nel crollo di Travi sepolto -
Là respirava un Uomo -
Fuori - le Vanghe - erano all'opera -
I Polmoni - dentro -

Avesse Egli - saputo - che Lo stavano cercando -
Avessero gli Altri - saputo - che Lui respirava -
Orrido Tramezzo di Sabbia -
Nessuno dei due - poteva sentire l'altro -

Non rallentarono gli Scavatori -
Ma quando le Vanghe ebbero finito -
Oh, Compenso dell'Angoscia,
Era morente - Allora -

Molte Cose - restano infruttuose -
È questa una Terra Sconcertante -
Ma non c'è Gratitudine
Che eguagli la Grazia - della Morte -

Una metafora dell'impotenza, che tante volte ci accompagna nel corso della nostra vita. Spesso non riusciamo, pur mettendoci tutto il nostro fervore, a raggiungere l'uomo sepolto prima che sia troppo tardi. Ma così è la vita: sconcertante, perché non riusciamo a comprendere i perché del male e della sofferenza che ci circondano. Ricordiamoci però che comunque il male e la sofferenza non possono mai durare per sempre, in ogni caso la grazia della morte arriverà a salvarci.
Dalla vanga dickinsoniana emerge un altro lato della morte, quello che la fa diventare una grazia che interrompe la sofferenza.


F448 (1862) / J449 (1862)

I died for Beauty - but was scarce
Adjusted in the Tomb
When One who died for Truth, was lain
In an adjoining Room -

He questioned softly "Why I failed"?
"For Beauty", I replied -
"And I - for Truth - Themself are One -
We Bretheren, are", He said -

And so, as Kinsmen, met a Night -
We talked between the Rooms -
Until the Moss had reached our lips -
And covered up - our names -

    Morii per la Bellezza - ma ero appena
Sistemata nella Tomba
Quando Uno che morì per la Verità, fu adagiato
In una Stanza adiacente -

Mi domandò silenziosamente "Perché sei mancata?"
"Per la Bellezza", risposi -
"Ed io - per la Verità - Esse sono Una cosa sola -
Noi siamo Fratelli", disse -

E così, come Congiunti, incontratisi di Notte -
Conversammo fra le Stanze -
Finché il Muschio raggiunse le nostre labbra -
E ricoprì - i nostri nomi -

ED vuole dirci che Verità e Bellezza si identificano l'un l'altra e ce lo dice facendo amabilmente conversare due defunti. L'inizio predispone a una visione molto concreta e familiare della tomba: "mi ero appena sistemata che ecco subito un vicino col quale fare due chiacchiere". La seconda strofa contiene quella che potremmo chiamare la "morale"; nella terza ED riprende all'inizio il tono colloquiale della prima, per poi sferrare uno dei suoi soliti colpi magistrali nei due ultimi versi, dove l'amabile conversazione d'oltretomba diventa un piccolo interludio prima della morte vera, quella col muschio che serra le nostre labbra e copre per sempre i nostri nomi.
Il "Themself are One" del settimo verso è una citazione, sintetica ma quasi testuale, del penultimo verso dell'Ode su un'urna greca di Keats: "Beauty is truth, truth beauty" ("Bellezza è verità, verità bellezza"), ma, per questi e per altri versi dedicati alla poesia - viene subito in mente la J448-F446 ("This was a Poet") e il poemetto A Vision of Poets di Elizabeth Barrett Browning: "... These were poets true, / Who died for Beauty, as martyrs do / For Truth -..." (... Questi furono i veri poeti, / Coloro che morirono per la Bellezza, come i martiri muoiono / Per la Verità -... - vv. 289-291).


F449 (1862) / J450 (1862)

Dreams - are well - but Waking's better -
If One wake at Morn -
If One wake at Midnight - better -
Dreaming - of the Dawn -

Sweeter - the Surmising Robins -
Never gladdened Tree -
Than a Solid Dawn - confronting -
Leading to no Day -

    I sogni - sono belli - ma Svegliarsi è meglio -
Se Uno si sveglia al Mattino -
Se Uno si sveglia a Mezzanotte - meglio -
Sognare - dell'Alba -

Più dolci - i Vagheggiati Pettirossi -
Che mai allietarono Alberi -
Che confrontarsi - con un'Alba Concreta -
Che non conduce a nessun Giorno -

I sogni sono, quasi sempre, più belli della realtà. Perché "quasi" sempre? Perché la realtà può essere più bella dei sogni soltanto se ci si sveglia al mattino, si trova un giorno radioso e ci si avvia a goderlo in tutta la sua luce. Invece i nostri risvegli avvengono spesso a mezzanotte, in quelle albe che non portano alla luce del giorno ma al buio della notte. Allora, meglio vagheggiare pettirossi immaginari, che non allieteranno mai concretamente i rami degli alberi, ma, almeno in parte, riusciranno a illuminare il buio della nostra vita.
Concetti banali, usuali, da filosofia spicciola, ma descritti con immagini e metafore che solo ED sa tirar fuori dal suo cilindro magicamente poetico.


F450 (1862) / J451 (1862)

The Outer - from the Inner
Derives it's Magnitude -
'Tis Duke, or Dwarf, according
As is the central mood -

The fine - unvarying Axis
That regulates the Wheel -
Though Spokes - spin - more conspicuous
And fling a dust - the while.

The Inner - paints the Outer -
The Brush without the Hand -
It's Picture publishes - precise -
As is the inner Brand -

On fine - Arterial Canvas -
A Cheek - perchance a Brow -
The Star's whole secret - in the Lake -
Eyes were not meant to know.

    L'Esterno - dall'Interno
Deriva la sua Grandezza -
È Duca, o Nano, secondo
Com'è il carattere centrale -

Il sottile - invariabile Asse
Che regola la Ruota -
Sebbene i Raggi - ruotino - con più evidenza
E spargano polvere - nel contempo.

L'Interno - dipinge l'Esterno -
Il Pennello senza Mano -
Il suo Quadro espone - preciso -
Così com'è il Marchio interiore -

Sulla sottile - Tela delle Arterie -
Una Guancia - magari un Ciglio -
L'intero segreto della Stella - nel Lago -
Gli occhi non erano destinati a conoscere.

La grandezza di ciò che sembriamo deriva da quello che abbiamo dentro. Il nostro essere principi o nanerottoli deriva dai nostri sentimenti più intimi, quel perno invisibile che fa girare la ruota della nostra vita, anche se è ciò che si vede che sembra la sola cosa concreta. È ciò che abbiamo dentro che modella, come fosse un marchio, il nostro aspetto esteriore. Fuori può apparire il rossore di una guancia, il battito di un ciglio, ma siamo consapevoli che ciò che vediamo non potrà mai darci l'esatta percezione di ciò che si ha dentro.
La poesia è un fuoco d'artificio di immagini, fantasiose ma pregnanti come sempre. Il carattere "centrale" (nel senso di qualcosa che è il centro e il baricentro della nostra vita) che regola il nostro essere. I raggi che spargono polvere ma la cui concretezza scompare confrontandoli con l'asse che regola la ruota. Il quadro dipinto da un incorporeo pittore, ma che è un marchio indelebile. La tela delle arterie (il nostro corpo) che rivela i suoi sentimenti con piccoli, quasi inavvertibili segni esteriori. E infine i bellissimi due versi finali. Puoi vedere la stella, riflessa nel lago, ma gli occhi possono solo guardare quella pallida immagine, non capire nel profondo la vera natura della stella.