The Complete Poems
Tutte le poesie
F1 - 50
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
F1/50
F51/100 
F101/150
F151/200
F201/250
F251/300
F301/350
F351/400
F401/450
F451/500
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Indice Franklin
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F1 (1850) / J1 (1850)
Awake ye muses nine, sing me a strain divine, unwind the solemn twine, and tie my Valentine! Oh the Earth was made for lovers, for damsel, and hopeless swain, |
Destatevi nove muse, cantatemi una melodia divina, dipanate il sacro nastro, e legate il mio Valentino! Oh la Terra fu creata per amanti, damigelle, e spasimanti disperati, |
Un Valentine, datato 4 marzo 1850 e indirizzato a Elbridge G. Bowdoin, allora trentenne, che lavorava come praticante nello studio di Edward Dickinson. Le sei fanciulle citate dal verso 31 in poi sono, secondo le edizioni critiche: Sarah Tracy, Eliza Coleman, Emeline Kellog, Harriet Merrill, Susan Gilbert e la stessa ED, l'unica non citata per nome. Secondo Alfred Habegger (My Wars Are Laid Away in Books. The Life of Emily Dickinson, Random House, New York, 2001, pag. 179) Sarah e Harriet potrebbero essere Sarah Porter Ferry e Harriet Austin Dickinson. |
Il Valentine è diviso in tre parti: un classico proemio con l'invocazione alle muse, un lungo elenco di "coppie", di quella voglia di "unità fatte di due" che pervade il mondo, in cui sono mescolati esseri umani, animali ed elementi naturali, e infine le indicazioni pratiche al recalcitrante "assolo umano", allora trentenne, che ancora non si era deciso a seguire le norme dettate dalla natura. Nella seconda parte la ventenne Emily inserisce anche un verso ("The worm doth woo the mortal, death claims a living bride"), che sembra prefigurare gli innumerevoli altri che dedicherà al mistero e all'ineluttabilità della morte. |
F2 (1852) / J3 (1852)
"Sic transit gloria mundi," "How doth the busy bee," "Dum vivimus vivamus," I stay mine enemy! Oh "veni, vidi, vici!" Hurrah for Peter Parley! Peter, put up the sunshine; Put down the apple, Adam, I climb the "Hill of Science," Unto the Legislature During my education, The earth upon an axis It was the brave Columbus, Mortality is fatal - Our Fathers being weary, The trumpet, sir, shall wake them, A coward will remain, Sir, Good bye, Sir, I am going; In token of our friendship The memory of my ashes |
"Sic transit gloria mundi", "Come fa l'ape indaffarata", "Dum vivimus vivamus", Blocco il mio nemico! Oh "veni, vidi, vici!" Urrà per Peter Parley! Peter, riponi il sole; Posa la mela, Adamo, Mi arrampico sul "Colle della Scienza" A Legiferare Nel corso degli studi, La terra su di un asse E fu il prode Colombo, Essere mortale è fatale - I nostri padri stremati, La tromba, signore, li desterà, Un codardo si fermerà, Signore, Addio, Signore, me ne vado; In segno d'amicizia La memoria dei miei resti |
Un Valentine per William Howland, che aveva frequentato l'Amherst College e corteggiato Lavinia. Fu pubblicato, anonimo, il 20 febbraio 1852 dallo "Springfield Daily Republican". |
Un fluviale Valentine, definito dal giornale che lo pubblicò un "amused medley" (uno "spassoso pot-pourri"). In effetti "medley" (che può tradursi anche con "miscuglio, guazzabuglio") è una definizione perfetta per questo scoppiettante divertissement, che mette insieme di tutto: citazioni classiche e bibliche, giornali per bambini, storia americana, patriottismo, la mela di Newton, l'astronomia, ballate scozzesi, tribù indiane, insieme ai paradossi degli ultimi due versi dell'undicesima strofa ("Rascality, heroic, / Insolvency, sublime!"). Sembra quasi una sorta di palestra, dove scaldare i muscoli poetici senza badare troppo al senso, un fuoco d'artificio creato per il puro gusto di scrivere e di stupire. |
F3 (1853) / J4 (1853)
On this wondrous sea Sailing silently, Ho! Pilot, ho! Knowest thou the shore Where no breakers roar - Where the storm is o'er? In the peaceful west |
Su questo mare meraviglioso Navigando in silenzio, Ohé! Pilota, ohé! Conosci tu la riva Dove non urlano i marosi - Dove la tempesta è oltre? Nel tranquillo ponente |
Inviata nel marzo 1853 a Susan, che in quel periodo era a Manchester, nel New Hampshire (L105). I versi sono preceduti da "Write! Comrade, write!" ("Scrivi! Amica mia, scrivi!"). Nell'edizione delle lettere Johnson annota: "Il messaggio può voler dire di più di 'Scrivimi una lettera'. ED aveva iniziato a scrivere poesie e stava probabilmente incoraggiando Susan a fare altrettanto." |
L'occidente, il luogo del tramonto, come meta finale del viaggio della vita; un approdo tranquillo, dove i marosi dell'esistenza terrena tacciono, dove troveremo molte vele ormai a riposo. Una volta avvistata la riva dell'eternità potremo gettare l'ancora e fissarla saldamente in quel porto immune da qualsiasi tempesta. |
F4 (1854) / J5 (1854)
I have a Bird in spring Yet do I not repine Fast in a safer hand In a serener Bright, Then will I not repine, |
Ho un Uccello in primavera Che per me sola canta - La primavera ammalia. E quando l'estate s'avvicina - E quando la Rosa appare, Il pettirosso se n'è andato. Ma non me ne rattristo Sicuri in una più salda mano In più sereno Splendore, Dunque non mi rattristerò, |
A conclusione di una lettera a Susan (L173), preceduti da "Few have been given me, and if I love them so, that for idolatry, they are removed from me - I simply murmur gone, and the billow dies away into the boundless blue, and no one knows but me, that one went down today. We have walked very pleasantly - Perhaps this is the point at which our paths diverge - then pass on singing Sue, and up the distant hill I journey on." ("Pochi mi sono stati dati, e se li amo così tanto, è per idolatria, che mi vengono tolti - io mi limito a mormorare andato, e l'onda si estingue nell'azzurro sconfinato, e nessuno sa tranne me, che qualcuno oggi se n'è andato. Abbiamo camminato molto piacevolmente - Forse questo è il punto nel quale le nostre strade divergono - allora vai avanti cantando Sue, e sulla collina lontana io continuerò il viaggio."). |
La separazione, che nella seconda strofa appare momentanea mentre nella terza assume un carattere più definitivo, diventa, in particolare nella lettera a Sue, qualcosa di ineluttabile, in quanto parte integrante di quei cicli della natura descritti nella prima strofa. Il rimpianto è però alleviato dalla certezza che l'abbandono, la partenza, sono appunto parte di un ciclo che prevede, altrettanto inevitabilmente, il ritorno o, comunque, il permanere di un ricordo che non spezza quel legame apparentemente ormai reciso. |
F5 (1858) / J14 (1858)
One Sister have I in our house - And one, a hedge away. There's only one recorded, But both belong to me. One came the road that I came - She did not sing as we did - Today is far from Childhood - And still her hum I spilt the dew - |
Una sorella ho in casa nostra - E una, a una siepe di distanza. Ce n'è soltanto una registrata, Ma entrambe mi appartengono. Una fece la strada che feci io - Non cantava come noi - L'oggi è lontano dall'Infanzia - E tuttora il suo ronzio Versai la rugiada - |
In un biglietto a Susan contenente soltanto i versi (L197), probabilmente in occasione del suo ventottesimo compleanno (19 dicembre). Un'altra copia è nei fascicoli, con due varianti: al verso 1 "the" al posto di "our" e al verso 20 "And" al posto di "Still". Quest'ultima versione è completamente cancellata (probabilmente da Mabel Todd o Austin) e i due fogli che la contengono sono parzialmente strappati. |
La prima sorella, in casa e ufficialmente registrata come tale, è naturalmente Lavinia, più giovane di poco più di due anni e perciò destinata a mettere i vestiti di Emily. L'altra, ormai a una siepe di distanza perché era sposata col fratello Austin e viveva in una casa vicinissima alla Homestead, è Susan, vista sempre come una persona diversa, dispensatrice di armonie come se fosse una primavera che ci spinge fuori a sentire i rumori della natura che si risveglia. E anche se l'amicizia intima e complice dell'infanzia è ormai lontana, la scelta di quella stella così speciale, e unica fra tutte quelle che riempiono la notte, non sarà mai rinnegata. |
F6 (1858) / J30 (1858)
Adrift! A little boat adrift! And night is coming down! Will no one guide a little boat Unto the nearest town? So sailors say - on yesterday - So angels say - on yesterday - |
Alla deriva! Un piccolo battello alla deriva! E la notte sta scendendo! Nessuno guiderà un piccolo battello Alla città più vicina? Così marinai dicono - che ieri - Così angeli dicono - che ieri - |
Nella prima strofa il fatto: un battello alla deriva e nessuno che può aiutarlo a sfuggire ai flutti, come nessuno può aiutare chi sta morendo. Poi due versioni del fatto viste da prospettive opposte: nella prima i marinai raccontano un calare della notte e un inesorabile naufragio verso il buio degli abissi; nella seconda gli angeli vedono quello che i marinai non potevano vedere, il rosseggiare dell'alba e il salire verso il luminoso cielo dell'aldilà. |
F7 (1858) / J31 (1858)
Summer for thee, grant I may be When Summer days are flown! Thy music still, when Whippowil And Oriole - are done! For thee to bloom, I'll skip the tomb |
Estate per te, fa' ch'io sia Quando i giorni d'Estate si saranno involati! La tua musica anche, quando il Caprimulgo E l'Oriolo - saranno andati! Per sbocciare per te, sfuggirò alla tomba |
L'amore, l'affetto per una persona cara, non conosce stagioni, sboccia e canta anche quando la natura sembra confinata nella tomba dell'inverno. Gli ultimi due versi sembrano, anche nell'aspetto grafico, una firma, come se l'autore della poesia fosse quel fiore che magari l'accompagnava. |
F8 (1858) / J32 (1858)
When Roses cease to bloom, Sir, And Violets are done - When Bumblebees in solemn flight Have passed beyond the Sun - The hand that paused to gather Upon this Summer's day Will idle lie - in Auburn - Then take my flowers - pray! |
Quando le Rose smettono di fiorire, Signore, E le Violette sono finite - Quando i Bombi in solenne sciame Sono passati al di là del Sole - La mano che indugiò per cogliere In questo giorno d'Estate Resterà oziosa - nel Bruno - Allora prendi i miei fiori - ti prego! |
Quando i colori bruni dell'autunno sostituiscono gli splendori dell'estate non ci sono più fiori da cogliere, se non quelli che portiamo dentro di noi e che restano intatti anche nei rigori dell'inverno. |
F9 (1858) / J33 (1858)
If recollecting were forgetting, Then I remember not, And if forgetting, recollecting, How near I had forgot, And if to miss, were merry, And to mourn, were gay, How very blithe the fingers That gathered this, today! |
Se rammentare fosse dimenticare, Allora non ricordo, E se dimenticare, rammentare, Quant'è vicino ciò che ho dimenticato, E se perdere, fosse allegro, E dolersi, fosse gaio, Davvero gioiose le dita Che raccolsero questo, oggi! |
I versi furono inviati a Samuel Bowles, probabilmente insieme a un fiore. Un'altra versione è nei fascicoli, con varianti in tre versi: il primo diventa "Oh if remembering were forgetting -" ("Oh se ricordare fosse dimenticare -"), al settimo "maiden" ("fanciulla") al posto di "fingers", nell'ultimo "Who" e "these" al posto di "That" e "this". |
Un gioco di contrari per dirci il valore del ricordo e il dolore che ogni perdita, anche quella di un amico temporaneamente lontano, porta con sé. |
F10 (1858) / J34 (1858)
Garlands for Queens, may be - Laurels - for rare degree Of soul or sword - Ah - but remembering me - Ah - but remembering thee - Nature in chivalry - Nature in charity - Nature in equity - This Rose ordained! |
Le ghirlande per Regine, possono essere - Gli allori - per ranghi rari Di spirito o di spada - Ah - ma per ricordare me - Ah - ma per ricordare te - La natura galante - La natura caritatevole - La natura equa - Questa Rosa consacrò! |
I segni esteriori della gloria vanno bene per pochi eletti, per chi deve avere un riconoscimento pubblico; per noi, per un rapporto intimo, una semplice rosa equivale a mille allori o ghirlande. |
F11 (1858) / J35 (1858)
Nobody knows this little Rose - It might a pilgrim be Did I not take it from the ways And lift it up to thee. Only a Bee will miss it - Only a Butterfly, Hastening from far journey - On it's breast to lie - Only a Bird will wonder - Only a Breeze will sigh - Ah Little Rose - how easy For such as thee to die! |
Nessuno conosce questa piccola Rosa - Potrebbe essere una pellegrina Non l'avessi presa dalla strada E colta per te. Solo a un'Ape mancherà - Solo a una Farfalla, Che si affretta da un remoto tragitto - Per giacere al suo seno - Solo un Uccello si stupirà - Solo una Brezza sospirerà - Ah Piccola Rosa - com'è facile Per chi è come te morire! |
La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. C'è un altro manoscritto, praticamente uguale e databile all'inizio del 1861 (1860 per Johnson) e un terzo, perduto, che probabilmente servì per la pubblicazione nello "Springfield Daily Republican" del 2 agosto 1858, dove i versi sono divisi in tre strofe precedute da "To Mrs. ——, with a Rose. [Surreptitiously communicated to The Republican.]" ("A Mrs. ——, con una Rosa. [Consegnata clandestinamente al Republican.]"). |
Per una piccola rosa è facile morire, la sua scomparsa sarà notata al più da qualche altro piccolo elemento della natura. La morte, il fatto più irreparabile, misterioso, angosciante della nostra vita, diventa per lei un passaggio naturale, che non ha nulla di diverso da tutti quelli che formano l'inarrestabile ciclo degli eventi. Nell'ultimo verso si legge una sorta di invidia per quella morte così naturale e priva del dramma che avvolge la nostra. |
F12 (1858) / J23 (1858)
I had a guinea golden - I lost it in the sand - And tho' the sum was simple And pounds were in the land - Still, had it such a value Unto my frugal eye - That when I could not find it - I sat me down to sigh. I had a crimson Robin - I had a star in heaven - My story has a moral - |
Avevo una ghinea d'oro - La persi nella sabbia - E nonostante la somma fosse modesta E soldi ce ne fossero nel paese - Tuttavia, aveva un tale valore Ai miei occhi frugali - Che quando non riuscii a trovarla - Mi sedetti a sospirare. Avevo un Pettirosso cremisi - Avevo una stella in cielo - La mia storia ha una morale - |
Nelle prime tre strofe l'amico assente del verso 26 assume via via le sembianze di una ghinea d'oro persa nella sabbia, di un pettirosso volato via alle prime avvisaglie dell'autunno, di una stella scomparsa nel luccichio della notte. Nell'ultima un riepilogo delle immagini delle prime tre e una scherzosa condanna per chi ha osato allontanarsi senza permesso lasciando l'amica in lacrime. |
F13 (1858) / J24 (1858)
There is a morn by men unseen - Whose maids upon remoter green Keep their seraphic May - And all day long, with dance and game, And gambol I may never name - Employ their holiday. Here to light measure, move the feet Ne'er saw I such a wondrous scene - Like thee to dance - like thee to sing - |
C'è un mattino agli uomini invisibile - Le cui fanciulle su un più remoto prato Celebrano il loro serafico maggio - E per tutto il giorno, con balli e giochi, E capriole che non potrei mai descrivere - Impiegano il giorno festivo. Qui a passo leggero, si muovono i piedi Mai vidi una così meravigliosa scena - Come te ballare - come te cantare - |
Una sognante descrizione del Paradiso, con danze e giochi impossibili da descrivere per una mente mortale. Una scena meravigliosa che trasforma la morte in un viaggio verso una nuova aurora, diversa, inconoscibile e, forse proprio per questo, immune dai dolori che riempiono la vita. |
F14 (1858) / J323 (1858)
As if I asked a common Alms, And in my wondering hand A Stranger pressed a Kingdom, And I, bewildered, stand - As if I asked the Orient Had it for me a Morn - And it should lift it's purple Dikes, And shatter Me with Dawn! |
Come se chiedessi una comune Elemosina, E nella mia mano stupita Uno Sconosciuto comprimesse un Regno, Ed io, sconcertata, restassi - Come se chiedessi all'Oriente Se avesse un Mattino per me - E lui sollevasse le sue Dighe purpuree, E Mi ubriacasse d'Aurora! |
Il testo riportato sopra è in una lettera a Higginson del 7 giugno 1862 (L265). Ci sono altre due copie: la prima nei fascicoli, trascritta nel 1858; la seconda in una lettera del 1884 (inizio 1885 secondo Johnson) a un destinatario sconosciuto (L964). |
La gioia di un dono inatteso, o che va al di là di ogni nostra aspettativa, in due immagini dal contrasto iperbolico: un regno concesso come se fosse una semplice elemosina e un diluvio d'aurora al posto di un mattino consueto. |
F15 (1858) / J25 (1858)
She slept beneath a tree - Remembered but by me. I touched her Cradle mute - She recognized the foot - Put on her carmine suit And see! |
Dormiva sotto un albero - Ricordata solo da me. Toccai la sua Culla muta - Ella riconobbe i passi - Si mise la veste di carminio Ed eccola! |
La memoria riesce a far vivere il ricordo di una persona cara, a farcela rivedere nel suo aspetto più splendente, al di là del muto riposo della tomba. |
F16 (1858) / J7 (1858)
The feet of people walking home With gayer sandals go - The Crocus - till she rises The Vassal of the snow - The lips at Hallelujah Long years of practise bore Till bye and bye these Bargemen Walked singing on the shore. Pearls are the Diver's farthings My figures fail to tell me |
I piedi di chi cammina verso casa Con più allegri sandali vanno - Il Croco - finché non spunta Il Vassallo della neve - Le labbra all'Alleluia Lunghi anni di pratica sostennero Finché dai e dai quei Barcaioli Camminarono cantando sulla riva. Le perle sono gli spiccioli del Tuffatore Le mie cifre non riescono a dirmi |
Tre strofe, ciascuna delle quali descrive un aspetto del nostro rapporto con l'aldilà. |
F17 (1858) / J26 (1858)
It's all I have to bring today - This, and my heart beside - This, and my heart, and all the fields - And all the meadows wide - Be sure you count - sh'd I forget Some one the sum could tell - This, and my heart, and all the Bees Which in the Clover dwell. |
È tutto ciò che ho da offrire oggi - Questo, e il mio cuore accanto - Questo, e il mio cuore, e tutti i campi - E tutti gli ampi prati - Accertati di contare - dovessi dimenticare - Qualcuno la somma potrà dire - Questo, e il mio cuore, e tutte le Api Che nel Trifoglio dimorano. |
Probabile che fosse un biglietto per accompagnare un fiore (il "this" del secondo verso), offerto insieme all'affetto di un cuore e come simbolo di tutto ciò che può donare alla nostra mente la bellezza della natura. Come in molte altre poesie la natura non è qualcosa di esterno, che ci regala semplicemente qualche bel paesaggio o gli splendenti colori di un tramonto, ma il manifestarsi di un mondo, talvolta minuto e quasi invisibile, che chiede di essere vissuto (vedi il secondo verso) insieme ai nostri sentimenti più intimi. |
F18 (1858) / J27 (1858)
Morns like these - we parted - Noons like these - she rose - Fluttering first - then firmer To her fair repose. Never did she lisp it - Till - the evening nearing |
In mattini come questi - ci separammo - In meriggi come questi - lei s'innalzò - Esitante dapprima - poi più sicura Verso il suo giusto riposo. Mai niente ne accennò - Finché - sul far della sera |
La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. Un altro manoscritto, inviato a Susan, fu messo all'asta da Christie a New York il 15 dicembre 1995; il testo è senza divisione in strofe, con una piccola variante al verso 6 ("And 'twas" al posto di "It was") e il punto esclamativo a conclusione del secondo verso. Un'altra copia fu spedita alle cugine Norcross ed è conosciuta da una trascrizione di Frances, sempre senza divisione in strofe e con due varianti: una è la stessa della copia a Susan, l'altra è al verso 10: "shutters" ("imposte") al posto di "curtains". |
L'immagine del fanello che vola via da una finestra accostata a una morte che dà angoscia a chi resta ed estasi a chi si avvia verso quel volo in luoghi sconosciuti. Nei primi due versi ED colloca la morte all'interno del naturale fluire delle cose, poi descrive chi affronta quel viaggio: prima un esitare, una naturale incertezza subito superata dalla consapevolezza di quella meta che promette un "fair repose" per chi va e il ricordo dell'angoscia della separazione per chi resta. Infine, la morte che oscura la luce del giorno e tira le tende. |
F19 (1858) / J28 (1858)
So has a Daisy vanished From the fields today - So tiptoed many a slipper To Paradise away - Oozed so, in crimson bubbles Day's departing tide - Blooming - tripping - flowing - Are ye then with God? |
Così una Margherita è svanita Dai campi quest'oggi - Così in punta di piedi molte ciabatte Sulla via del Paradiso - Filtrata così, in cremisi bolle La calante marea del giorno - Fiorendo - saltellando - fluendo - Siete dunque con Dio? |
Nel manoscritto dei fascicoli i primi quattro versi sono in una pagina e gli altri quattro in quella successiva; Johnson, ma anche la prima edizione del 1945 in Bolts of Melody, divide la poesia in due strofe, mentre Franklin sceglie di presentarla come una strofa unica, vista anche la struttura simile alla poesia successiva (tre distici paralleli seguiti dall'ultimo a mo' di conclusione), scritta subito dopo senza divisione in strofe. |
Tre immagini, riepilogate nei tre verbi del penultimo verso, descrivono uno stato di transizione, di passaggio, per approdare al verso finale: una domanda che nasconde una speranza. |
F20 (1858) / J29 (1858)
If those I loved were lost The Crier's voice w'd tell me - If those I loved were found The bells of Ghent w'd ring - Did those I loved repose The Daisy would impel me. Philip - when bewildered Bore his riddle in! |
Se coloro che ho amato fossero perduti La voce dell'Araldo mi informerebbe - Se coloro che ho amato fossero ritrovati Le campane di Gent suonerebbero - Dovessero coloro che ho amato riposare La Margherita mi spronerebbe. Philip - sconcertato Portò con sé il suo enigma! |
"Philip" (v. 7) è Filips van Artevelde, nobile fiammingo ucciso nel 1382 durante la rivolta di Gent. La vicenda è narrata nelle Chroniques di Jean Froissart (1337-1404) ed è stata ripresa in un dramma in versi del 1834 di Henry Taylor (1800-1886), Philip van Artevelde, che faceva parte della biblioteca dei Dickinson. Gli ultimi due versi della poesia si riferiscono alle domande che si fa il protagonista prima di morire: "What have I done? - Why such a death - Why thus? -" ("Che cosa ho fatto? - Perché una morte simile - Perché in questo modo? -") |
I tre distici paralleli sembrano dirci come dovrebbe funzionare il mondo: i misteri della morte, della risurrezione, dell'aldilà, dovrebbero esseri svelati dall'araldo, annunciati dal suono delle campane, inseriti in quel ciclo naturale che abbiamo davanti tutti i giorni, in una parola, rivelati. I due versi finali ci dicono invece che l'enigma resterà tale e, forse, riusciremo al più a portarlo con noi per svelarlo soltanto dopo la morte. |
F21-22-23 (1858) / J18 (1858) /
The Gentian weaves her fringes - The Maple's loom is red - My departing blossoms Obviate parade. A brief, but patient illness - In the name of the Bee - |
La Genziana tesse le sue frange - Il telaio dell'Acero è rosso - I miei fiori in partenza Sostituiscono la parata. Una breve, ma paziente malattia - Nel nome dell'Ape - |
Nell'edizione Franklin le tre strofe sono considerate come singole poesie. |
Franklin motiva così la sua scelta di considerare ogni strofa una poesia a sé: "Nei fogli scritti per primi per le poesie con più di una strofa, ED tracciò una linea di separazione alla fine di ogni poesia, visto che era necessario distinguerle dalle interruzioni di singole strofe. In questo foglio finale, non ha tracciato linee, ma ha lasciato soltanto uno spazio fra le poesie, perché qui la distinzione non era necessaria, visto che ogni poesia è composta da una singola strofa." |
pag.1 J18-F21/22/23 |
pag.2 J6-F24 e J19-F25 |
pag.3 J20-F26/27 e J21-F28 |
pag.4 J22-F29/30/31 |
F24 (1858) / J6 (1858)
Frequently the woods are pink - Frequently are brown. Frequently the hills undress Behind my native town. Oft a head is crested I was wont to see - And as oft a cranny Where it used to be - And the Earth - they tell me - On it's axis turned! Wonderful Rotation! By but twelve performed! |
Sovente i boschi sono rosa - Sovente sono bruni. Sovente le colline si spogliano Dietro il mio paese natio. Spesso è coronata una testa Che ero solita visitare - E altrettanto spesso un recesso Dove usava stare - E la Terra - mi dicono - Sul suo asse ha girato! Prodigiosa Rotazione! Da appena dodici compiuta! |
La descrizione del ciclo della natura come "prodigiosa rotazione" che ha bisogno soltanto dei suoi dodici mesi per compiersi ogni volta. I versi 5-8 si riferiscono probabilmente alla fioritura, che corona le teste di fiori, o anche di rami o alberi, e al suo contrario, a quel recesso spoglio dove le stesse cose risiedono, come se fossero nascoste, nei mesi invernali. |
F25 (1858) / J19 (1858)
A sepal - petal - and a thorn Upon a common summer's morn - A flask of Dew - A Bee or two - A Breeze - a caper in the trees - And I'm a Rose! |
Un sepalo - petalo - e una spina In un comune mattino d'estate - Una boccetta di Rugiada - Un'Ape o due - Una Brezza - una capriola fra gli alberi - Ed io sono una Rosa! |
Poche minute cose, in un mattino d'estate che non ha nulla di speciale, e mi sento unita alla natura che mi circonda, come se improvvisamente ne fossi diventata parte. |
F26-27 (1858) / J20 (1858)
Distrustful of the Gentian - And just to turn away, The fluttering of her fringes Chid my perfidy - Weary for my —— I will singing go - I shall not feel the sleet - then - I shall not fear the snow. Flees so the phantom meadow |
Diffidente della Genziana - E giusto nello scostarmi, Il tremito delle sue frange Biasimò la mia perfidia - Spossata per il mio —— Andrò cantando - Non sentirò la grandine - allora - Non temerò la neve. Fugge così il prato fantasma |
Nell'edizione Franklin le due strofe sono considerate come singole poesie. |
Come per la J18-F21/22/23, mi sembra più plausibile una lettura unitaria rispetto all'ipotesi di Franklin, soprattutto perché le quattro immagini in successione della seconda strofa appaiono proprio, con quel "so" ripetuto ogni volta, una serie di paragoni che riprendono l'abbandono descritto nella prima. |
F28 (1858) / J21 (1858)
We lose - because we win - Gamblers - recollecting which - Toss their dice again! |
Perdiamo - perché vinciamo - Giocatori - che rammentano - Rilanciando i loro dadi! |
Nel primo verso il paradosso della vittoria che diventa sconfitta, perché appaga un desiderio che bastava a se stesso (vedi la nota alla J439-F626). Nei due finali il giocatore, pur rammentando la delusione di quella vittoria tanto cercata, non può fare a meno di rilanciare i dadi della sua vita. |
F29-30-31 (1858) / J22 (1858)
All these my banners be. I sow my pageantry In May - It rises train by train - Then sleeps in state again - My chancel - all the plain Today. To lose - if One can find again - To him who keeps an Orchis' heart - |
Tutti questi siano i miei vessilli. Semino il mio sfarzo In maggio - Si desta fila per fila - Poi si riaddormenta regalmente - Il mio coro - la pianura intera Oggi. Perdere - se si può ritrovare - Per chi serba il cuore di un'Orchidea - |
Nell'edizione Franklin le tre strofe sono considerate come singole poesie. |
Anche in questo caso l'ipotesi di una poesia unitaria, come per la J18-F21/22/23 e la J20-F26/27, mi sembra più plausibile. Le tre strofe sembrano infatti inserite in un discorso conseguente, che peraltro appare molto simile alle due poesie precedenti. In tutte e tre i cicli naturali sono avvicinati all'inevitabilità del congedo, della morte, e anche se nella prime due si parla della fine dell'estate mentre nella terza dell'inizio, il parallelo natura-vita resta inalterato, con, in questa, una più accentuata speranza di risurrezione, evidenziata dal riemergere dalla neve del croco (vv. 16-19), un simbolo di rinascita citato anche nella J7-F16 (vv. 3 e 4). |
F32 (1858) / J12 (1858)
The morns are meeker than they were - The nuts are getting brown - The berry's cheek is plumper - The Rose is out of town. The Maple wears a gayer scarf - |
I mattini sono più miti di com'erano - Le noci stanno diventando marroni - La guancia della bacca è più paffuta - La Rosa è fuori città. L'Acero indossa una sciarpa più gaia - |
Quella riportata sopra è la copia inserita nei fascicoli. Esiste un altro manoscritto, spedito a Susan legato con un nastro che teneva un fiore, con "seem" ("sembrare") al posto di "be" al verso 7. |
L'autunno stempera le calure estive, colora, specialmente nel New England, i campi e gli alberi, dà forma alle bacche, insomma, anche se la rosa è andata in vacanza, è come se la natura si mettesse in ghingheri, si desse una sistemata dopo le sfrenatezze dell'estate. Perciò sarà il caso che anch'io mi sistemi un po', per non sembrare fuori posto e partecipare degnamente all'avvio della nuova stagione, naturale ma anche sociale. |
F33 (1858) / J52 (1858)
Whether my bark went down at sea - Whether she met with gales - Whether to isles enchanted She bent her docile sails - By what mystic mooring |
Se la mia barca sprofondò nel mare - Se incontrò tempeste - Se a isole incantate Piegò le sue docili vele - Da quale mistico ormeggio |
Lo sguardo del penultimo verso è quello che si spinge oltre i confini del visibile per diradare il mistero, o quello più ampio, e finalmente rivelatore, che ci sarà concesso dopo la morte? |
F34 (1858) / J53 (1858)
Taken from men - this morning - Carried by men today - Met by the Gods with banners - Who marshalled her away - One little maid - from playmates - Far - as the East from Even - |
Sottratta agli uomini - stamane - Trasportata da uomini quest'oggi - Riunita agli Dei con i vessilli - Che l'accompagnarono via - Una fanciullina - dai compagni di gioco - Remoti - come l'Est dalla Sera - |
Una bambina che muore, sottratta agli uomini, ai compagni di gioco, alla scuola, e accompagnata nel viaggio verso gli dei dai segni esteriori che usiamo nei cortei funebri, diventa parte della folla che riempie il Paradiso. Da quel momento lei, come tutti coloro che muoiono, diventerà remota e indistinta ai nostri occhi mortali, che non sanno immaginare nulla di quel regno così bizzarro e singolare che chiamiamo aldilà. |
F35 (1858) / J13 (1858)
Sleep is supposed to be By souls of sanity - The shutting of the eye. Sleep is the station grand Morn is supposed to be Morning has not occurred! That shall Aurora be |
Il sonno è ritenuto Dalle anime di buonsenso - Il chiudere gli occhi. Il sonno è il solenne stato Il mattino è ritenuto Il mattino non si è visto! Quella sarà l'Aurora |
I versi sono in un biglietto a Susan (L198) preceduti da "To my Father - / to whose untiring efforts in my behalf, I am indebted for my morning-hours - viz - 3.AM to 12.PM, these grateful lines are inscribed by his aff / Daughter." ("A mio Padre - / ai cui instancabili sforzi per il mio bene, sono debitrice delle mie ore mattutine - ovvero - dalle 3 del mattino a mezzogiorno, questi grati versi sono dedicati dalla sua aff / Figlia."). Un'altra copia è nei fascicoli, con alcune varianti nella punteggiatura. |
Evidentemente Edward Dickinson, come tutte le "anime di buonsenso" (si potrebbe anche tradurre con un più attuale "salutisti"), era un fautore dei risvegli antelucani, o meglio notturni, visto il "3.AM" delle frasi che precedono i versi. La figlia, affezionata ma evidentemente un po' irritata da quei risvegli forzati (in una lettera agli Holland del 26 novembre 1854 - L175 - descrive l'interruzione di un sogno: "I think of you all today, and dreamed of you last night. / When father rappen on my door to wake me this morning, I was walking with you on the most wonderful garden, ..." - "Ho pensato a voi per tutto il giorno, e vi ho sognati la scorsa notte. / Quando il babbo ha bussato alla porta stamane, stavo passeggiando con voi nel più meraviglioso dei giardini, ..."), protesta con l'amica, dicendo che il sonno non è soltanto un chiudere gli occhi, ma un "solenne stato" popolato dall'inizio alla fine da schiere di sogni che hanno diritto a essere rispettati. Che almeno si aspetti l'aurora (in senso letterale ma anche, mi sembra, come risveglio naturale, non forzato da importuni battiti alla porta), segno dell'eterno ritorno, ammantata del gaio e rosseggiante vessillo del sole, unico segno possibile per dire che è veramente iniziato il giorno. |
F36 (1858) / J54 (1858)
If I should die - And you should live - And time sh'd gurgle on - And morn sh'd beam - And noon should burn - As it has usual done - If Birds should build as early And Bees as bustling go - One might depart at option From enterprise below! Tis sweet to know that stocks will stand When we with Daisies lie - That Commerce will continue - And Trades as briskly fly - It makes the parting tranquil And keeps the soul serene - That gentlemen so sprightly Conduct the pleasing scene! |
Se io dovessi morire - E tu dovessi vivere - E il tempo gorgogliasse - E il mattino brillasse - E il mezzodì ardesse - Com'è sempre accaduto - Se gli Uccelli costruissero di buonora E le Api si dessero altrettanto da fare - Ci si potrebbe accomiatare a discrezione Dalle imprese di quaggiù! È dolce sapere che i titoli terranno Quando noi con le Margherite giaceremo - Che il Commercio continuerà - E gli Affari voleranno vivaci - Rende la partenza tranquilla E mantiene l'anima serena - Che gentiluomini così brillanti Dirigano la piacevole scena! |
I versi si reggono su una paradossale ironia, sul rovesciamento della cosa che più ci colpisce, o meglio ci indispettisce, quando pensiamo alla nostra morte, ovvero la consapevolezza che la nostra sparizione dal mondo non avrà nessuna conseguenza, tutto continuerà tranquillamente come prima: dalla natura ai commerci umani, nulla sarà toccato da quell'evento enorme, spaventoso, definitivo, ma soltanto per chi ne è oggetto. Per il resto del mondo, a parte forse qualche persona cara, sarà come se fosse impercettibilmente sparito un granello di sabbia. |
F37 (1858) / J55 (1858)
By Chivalries as tiny, A Blossom, or a Book, The seeds of smiles are planted - Which blossom in the dark. |
Da Gesta così minute, Un Fiore, o un Libro, Sono piantati i semi dei sorrisi - Che fioriscono nel buio. |
Il seme di un sentimento gioioso, che fiorisce nel buio della nostra intimità, non ha bisogno di epiche gesta cavalleresche; bastano un fiore, o un libro, per dargli alimento e farlo sbocciare. |
F38 (1858) / J11 (1858)
I never told the buried gold Upon the hill - that lies - I saw the sun - his plunder done Crouch low to guard his prize. He stood as near That was a wondrous booty - Whether to keep the secret - Could a shrewd advise me |
Mai raccontai dell'oro sepolto Che sulla collina - giace - Ho visto il sole - concluso il saccheggio Accucciarsi a guardia della preda. Era così vicino - Era uno splendido bottino - Se mantenere il segreto - Potesse un sagace consigliarmi |
"Kidd" (v 17) è William Kidd (1645-1701), corsaro scozzese, impiccato a Londra dopo aver esercitato la pirateria contro le navi inglesi. |
Il sole, come il corsaro citato al verso 17, mette al sicuro l'oro che ha razziato nel suo saccheggio-tramonto, poi si accuccia dietro la collina, a guardia di quello splendido bottino. In quel momento sembra vicinissimo, basterebbe lo strisciare di un serpente che divarica l'erba per farmi scoprire. Cosa fare di momenti come questi, mantenerli per sé, gelosi di quello spettacolo così meraviglioso, o raccontarli, magari mettendoli in versi? Decisione difficile, ma da prendere in fretta, perché quello splendente pirata potrebbe sparire all'improvviso, lasciando un ricordo mai così netto come la presenza. Peccato essere soli a dover decidere, se ci fosse qualche sagace consigliere potrei intanto dividere con lui questi momenti, e se poi il consigliere dovesse rivelarsi un traditore, se il condividerli dovesse diventare perdere l'intimità di quella bellezza, o anche essere accusata di complicità con il "pirata", allora siano gli dei a decidere la sorte di chi si arrischia a svelare. |
F39 (1858) / J49 (1858)
I never lost as much but twice - And that was in the sod. Twice have I stood a beggar Before the door of God! Angels - twice descending |
Non persi mai tanto se non due volte - E fu nell'erbosa zolla. Due volte sono rimasta a mendicare Davanti alla porta di Dio! Angeli - due volte discendendo |
Per le due perdite del primo verso (definitive, vista la zolla del secondo) la contabilità divina ha disposto un compenso, ma ora, per la terza volta, la scomparsa, o l'abbandono, si ripete. E così, negli ultimi due versi, il Dio misericordioso diventa un padre ladro, perché non smette di rubarci ciò che amiamo, e banchiere, perché quell'illusorio concedere dei primi versi sembra trasformarsi in un crudele ciclo di dolori per costringerci a un eterno mendicare, davanti a una porta che ci promette un paradiso futuro e ipotetico, ma è in realtà chiusa alle concrete preghiere del presente. |
F40 (1858) / J50 (1858)
I hav'nt told my garden yet - Lest that should conquer me. I hav'nt quite the strength now To break it to the Bee - I will not name it in the street The hillsides must not know it - Nor lisp it at the table - |
Non l'ho ancora detto al mio giardino - Perché potrei esserne sopraffatta. Non ho proprio la forza ora Di svelarlo all'Ape - Non ne farò menzione per strada Non devono saperlo i pendii delle colline - Né mormorarlo a tavola - |
La morte è un cammino solitario, che ci porterà nel cuore del mistero. Non è qualcosa da condividere, nemmeno con le cose o le persone che ci sono più vicine, perché nulla e nessuno può aiutarci a intraprendere un viaggio privo di qualsiasi contatto con le cose che conosciamo. |
F41 (1858) / J51 (1858)
I often passed the Village When going home from school - And wondered what they did there - And why it was so still - I did not know the year then, It's stiller than the sundown. So when you are tired - |
Spesso attraversavo il Villaggio Quando tornavo a casa dalla scuola - E mi domandavo cosa facessero là - E perché fosse tanto silenzioso - Non potevo sapere l'anno allora, È più calmo del tramonto. Così quando sei stanca - |
Il "Village" del primo verso è in realtà il villaggio dei morti, il cimitero attraversato nella strada verso casa che non può non far pensare a quella chiamata inevitabile, che prima o poi verrà per tutti e della quale viene ribadita, nel terzo verso, la distanza dalla nostra comprensione. Nella seconda strofa il tempo della morte resta inconoscibile, ma la previsione di una morte più precoce rispetto ad altri che già se ne sono andati appare come una sorta di stanchezza delle vita. Le due strofe finali riprendono il senso di pace e tranquillità del quarto verso, per concludersi con quel richiamo a "Dollie" (un nomignolo affettuoso per Susan - vedi anche la J156-F218 e la J158-F222 - a cui probabilmente furono inviati questi versi) che è come una promessa, e insieme una speranza, di ricongiungimento. |
F42 (1858) / J8 (1858) /
There is a word Which bears a sword Can pierce an armed man - It hurls it's barbed syllables And is mute again - But where it fell The saved will tell On patriotic day, Some epauletted Brother Gave his breath away. Wherever runs the breathless sun - |
C'è una parola Che regge una spada Può trafiggere un uomo armato - Scaglia le sue acuminate sillabe Ed è muta di nuovo - Ma dove è caduta Gli scampati diranno Nel patriottico giorno, Che qualche decorato Fratello Esalò l'ultimo respiro. Ovunque corra l'affannato sole - |
L'ultima parola della poesia, evidenziata dalle virgolette, suggerisce che la parola del primo verso possa essere "addio" o, comunque, una parola che comporti separazione, oblio; perciò anche la morte può essere il soggetto dei versi, perché dove cade c'è qualcuno che viene insignito dei gradi dell'immortalità esalando l'ultimo respiro. L'oscillazione fra morte e separazione continua nella seconda strofa, dove l'inizio fa pensare più alla prima, onnipresente e sempre vittoriosa, mentre i quattro versi finali spostano il senso più verso la seconda, con quel "tiratore" dalla vista acuta che centra il bersaglio-anima facendone svanire non solo l'esistenza ma anche il ricordo. |
F43 (1858) / J9 (1858) /
Through lane it lay - thro' bramble - Through clearing and thro' wood - Banditti often passed us Upon the lonely road. The wolf came peering curious - The tempests touched our garments - The Satyrs fingers beckoned - |
Fra sentieri si stendeva - fra rovi - Fra radure e fra boschi - Spesso banditi ci oltrepassavano Sulla strada solitaria. Il lupo veniva a scrutare curioso - Le tempeste ci sfioravano le vesti - Le dita del Satiro invitavano - |
La strada di casa vista con gli occhi eccitati e fantasiosi dell'infanzia. In ogni angolo rovi spinosi, banditi, lupi, gufi, serpenti, tempeste, fulmini, dirupi, avvoltoi, satiri, in una sorta di sabba campestre che si conclude col rassicurante ritorno a casa ma anche con la voglia di tornare in quei luoghi così paurosi ed eccitanti. |
F44 (1858) / J15 (1858)
The Guest is gold and crimson - An Opal guest, and gray - Of Ermine is his doublet - His Capuchin gay - He reaches town at nightfall - |
L'Ospite è dorato e porporino - Un ospite Opalescente, e grigio - Di Ermellino è il suo farsetto - Gaio il Cappuccetto - Giunge in città all'imbrunire - |
Un'altra versione, senza divisione in strofe, fu inviata a Susan con un il titolo "Navy" Sunset! ("Flotta" Tramonto!). |
Il tramonto arriva immancabile dappertutto, con i suoi colori cangianti secondo la stagione. Il mattino dopo non ne resta traccia, è inutile cercarlo se non nelle eteree dimore degli uccelli. |
F45 (1858) / J36 (1858)
Snow flakes. I counted till they danced so |
Fiocchi di neve. Contai finché essi danzarono tanto |
Una frizzante descrizione della danza dei fiocchi di neve, un gioioso vorticare a cui le dita dei piedi, che sembravano così serie, non riescono a resistere. |
F46 (1858) / J37 (1858)
Before the ice is in the pools - Before the skaters go, Or any cheek at nightfall Is tarnished by the snow - Before the fields have finished - What we touch the hems of That which sings so - speaks so - |
Prima che il ghiaccio sia negli stagni - Prima che i pattinatori giungano, O qualche guancia all'imbrunire Sia macchiata dalla neve - Prima che i campi siano svuotati - Ciò di cui tocchiamo i bordi Quello che canta così - che parla così - |
L'estate, citata direttamente solo al verso 10 e fin lì evocata come un "prima" di tutto ciò che caratterizza l'inverno, è tempo di prodigi impalpabili, di cui riusciamo soltanto a distinguere i bordi o che vediamo passarci accanto, ma sempre al di là della nostra diretta portata. Chissà se riusciremo a portarne con noi almeno un ricordo, nelle buie giornate d'inverno. |
F47 (1858) / J38 (1858)
By such and such an offering To Mr So and So - The web of live woven - So martyrs albums show! |
Da questa o quella offerta Al Signor Tal dei Tali - La trama della vita è intrecciata - Questo gli album dei martiri rivelano! |
Una disincantata immagine della divinità, definita con l'appellativo più generico e impersonabile possibile, quasi a farla diventare una presenza indistinta e inconoscibile, a cui siamo costretti a offrire sacrifici il cui esito è altrettanto indecifrabile. |
F48 (1859) / J82 (1859)
Whose cheek is this? What rosy face Has lost a blush today? I found her - "pleiad" - in the woods And bore her safe away - Robins, in the tradition |
Di chi è questa guancia? Quale roseo volto Ha perso un rossore quest'oggi? La trovai - "pleiade" - nei boschi E la portai in salvo - I pettirossi, com'è tradizione |
Inviata a Susan. Nel manoscritto è attaccata l'immagine di un uccello, ritagliata dal New England Primer (Abbecedario del New England), e c'è ancora il filo con il quale ED aveva legato un fiore. Franklin ci informa che "C'è una tradizione secondo la quale il pettirosso coprirà il volto di un morto insepolto con foglie o muschio." |
Il soggetto della poesia è un fiore, come sempre al femminile, ormai staccato e privo di vita. Nella seconda strofa, il funerale che la natura concede ai morti insepolti è concesso anche a quel fiore, con un richiamo "umano" che, insieme alla "pleiade" del quarto verso (vedi la nota alla J23-F12), suggerisce l'immagine di una perdita, di un qualcuno ormai lontano e indistinto. |
F49 (1859) / J222 (1861)
When Katie walks, this simple pair accompany her side, When Katie runs unwearied they follow on the road, When Katie kneels, their loving hands still clasp her pious knee - Ah! Katie! Smile at Fortune, with two so knit to thee! |
Quando Katie cammina, questa semplice coppia sia al suo fianco, Quando Katie corre instancabile la seguano sulla via, Quando Katie s'inginocchia, le loro mani devote stringano ferme il pio ginocchio - Ah! Katie! Sorridi alla Fortuna, con due così intrecciate a te! |
Il manoscritto è perduto e il testo deriva da una trascrizione della destinataria, Catherine (Katie) Scott, consegnata a Susan dopo la morte di ED con questa annotazione: "Emilie fece ai ferri un paio di giarrettiere per me e le mandò con questi versi." (vedi anche la lettera n. 208, datata da Johnson 1859). |
"Knit" (ultimo verso) significa sia "unire, far combaciare" che "lavorare a maglia"; nell'originale i due significati convivono in un gioco di parole che ho cercato di suggerire traducendo con "intrecciate". |
F50 (1859) / J39 (1858)
It did not surprise me - So I said - or thought - She will stir her pinions And the nest forgot, Traverse broader forests - This was but a Birdling - This was but a story - |
Non mi sorprese - Così dissi - o pensai - Agiterà le ali E il nido dimenticherà, Attraverserà più ampie foreste - Era solo un Uccellino - Era solo una fola - |
La partenza di un uccello non stupisce, è nell'ordine naturale delle cose che se ne vada verso lidi più accoglienti. Chissà se anche là il suo canto suonerà a orecchie diverse come un messaggero di gioiose promesse divine, sempre uguali e ormai per noi difficili da credere. Ma forse intendevo qualcosa di diverso, in realtà quell'uccellino era qualcuno che dimorava nel mio cuore e che ora mi ha abbandonata. Ma anche questo probabilmente è un parto della mia fantasia, perché è vano tentare di seguire qualcuno che parte, l'abbandono lascia nel cuore soltanto la morte. |