The Complete Poems
Tutte le poesie
F101 - 150
Traduzione e note di Giuseppe Ierolli
F1/50
F51/100 
F101/150
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Indice Franklin
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F101 (1859) / J116 (1859)
I had some things that I called mine - And God, that he called his - Till, recently a rival Claim Disturbed these amities. The property, my garden, The station of the parties I'll institute an "Action" - |
Io avevo delle cose che chiamavo mie - E Dio, quelle che chiamava sue - Finché, di recente una Controversia Turbò questa intesa. Della proprietà, il mio giardino, Il rango delle parti Intenterò una "Causa" - |
Nella sua perenne contesa con Dio ED si decide qui a portarlo in tribunale. Finché ciascuno mantiene i propri averi senza dar fastidio all'altro l'intesa funziona, ma, visto che Dio ha deciso di invadere un territorio non suo, l'unica risposta possibile è invocare la legge. La causa riguarda il giardino, perciò ED non può scegliere avvocato migliore di un giardiniere (lo Shaw dell'ultimo verso è Henry Shaw, un giardiniere che lavorava saltuariamente per i Dickinson). |
F102 (1859) / J117 (1859)
In rags mysterious as these The shining Courtiers go, Vailing the purple, and the plumes - Vailing the ermine so. Smiling, as they request an alms |
In stracci misteriosi come questi I brillanti Cortigiani vanno, Celando la porpora, e le piume - Celando anche l'ermellino. Sorridenti, mentre chiedono l'elemosina |
Come in molte poesie di ED il confine fra natura e morte è indistinto. I cortigiani del secondo verso potrebbero essere i fiori, vestiti di petali/stracci multicolori che nascondono il loro rango di nobili frutti della natura, sorridenti mentre chiedono un'elemosina di rugiada al mondo che li ospita e mentre li calpestiamo con i nostri piedi, così nudi in confronto alle loro vesti, umili e sgargianti insieme. Ma i cortigiani potrebbero anche essere i morti, che non hanno bisogno di nobili segni esteriori per frequentare la corte divina, con il sorriso di coloro che sono accolti dall'imponente portale del cielo, un sorriso che sembra provenire dalle tombe sulle quali camminiamo con i nostri piedi ancora mortali, calpestando il prezioso mistero dell'eternità. |
F103 (1859) / J118 (1859)
My friend attacks my friend! Oh Battle picturesque! Then I turn Soldier too, And he turns Satirist! How martial is this place! Had I a mighty gun I think I'd shoot the human race And then to glory run! |
Il mio amico attacca il mio amico! Oh Battaglia pittoresca! Poi io pure mi muto in Soldato, Ed egli si muta in Satirico! Com'è marziale questo luogo! Avessi un fucile potente Credo che sparerei alla razza umana E poi via verso la gloria! |
Il primo verso può far pensare alla guerra civile americana, ma entrambe le edizioni critiche datano questa poesia al 1859, due anni prima dell'inizio della guerra. ED potrebbe però anche riferirsi al periodo immediatamente precedente, in cui già montavano i problemi che poi condurranno alla lotta fra nord e sud; una descrizione di battaglie verbali (vedi il "satirist" al verso 4) che poco tempo dopo diventeranno cruente. Il penultimo verso suona inequivocabilmente come una condanna del genere umano, o, almeno, di quegli uomini che identificano la gloria con la vittoria su altri uomini. |
F104 (1859) / J122 (1859)
A something in a summer's Day As slow her flambeaux burn away Which solemnizes me. A something in a summer's noon - And still within a summer's night Then vail my too inspecting face The wizard fingers never rest - Still rears the East her amber Flag - So looking on - the night - the morn |
Un qualcosa in un Giorno d'estate Mentre lenta i suoi fuochi consuma Che mi rende solenne. Un qualcosa in un meriggio d'estate - E ancora in una notte d'estate Poi nascondo il mio viso troppo curioso Le magiche dita non riposano mai - Ancora alza l'Oriente la sua ambrata Bandiera - E così mirando - la notte - il mattino |
Un inno a un giorno d'estate che nasce, vive, muore e risorge. Nelle prime tre strofe il lento svolgersi del mattino, del mezzogiorno, della sera, con l'interazione di "a something" e "a summer" appena variata nella terza dallo spostamento al verso successivo di "a something". Nella quarta la paura che una tale meraviglia finisca troppo presto, svanisca prima di riuscire a goderla. Nella quinta e nella sesta le magiche dita della natura continuano instancabili il loro lavoro, il colore purpureo dell'alba riprende il suo corso incessante (ma in questi due ultimi versi possiamo anche leggere il sangue che scorre veloce nell'esiguo letto delle vene, per l'emozione di fronte a un tale spettacolo) e il sole compie il suo giro perenne. Nell'ultima la sintesi di un ciclo che non cesserà mai di stupirci. |
F105 (1859) / J71 (1859)
A throe upon the features - A hurry in the breath - An ecstasy of parting Denominated "Death" - An anguish at the mention |
Uno spasimo nei lineamenti - Un affrettarsi del respiro - Un'estasi di addio Denominata "Morte" - Un'angoscia all'accenno |
La descrizione di una morte nelle sue manifestazioni concrete, fino al distendersi di quei lineamenti contratti, segno che il momento finale è arrivato. |
F106 (1859) / J72 (1859)
Glowing is her Bonnet - Glowing is her Cheek - Glowing is her Kirtle - Yet she cannot speak. Better as the Daisy Save by loving sunrise |
Ardente è la sua Cuffia - Ardente è la sua Guancia - Ardente è la sua Veste - Eppure non può parlare. Meglio come la Margherita Salvo dall'amorosa aurora |
La memoria di chi se n'è andato ne perpetua il ricordo, è come se l'ardore della vita continuasse artificiosamente in qualcosa di ormai irreparabilmente freddo e muto. Forse, allora, sarebbe meglio svanire inavvertiti, come una margherita che non lascia traccia di sé. Questo è quello che ho letto nei primi sette versi; ma poi ci sono gli altri cinque, che sembrano smentire quel "unrecorded" del settimo, come se l'oblio non fosse possibile, nemmeno per la scomparsa di una piccola, umile, e apparentemente insignificante margherita. |
F107 (1859) / J123 (1859) /
Many cross the Rhine In this cup of mine. Sip old Frankfort air From my brown Cigar. |
Molti attraversano il Reno In questa coppa solo mia. Gustano aria di vecchia Francoforte Dal mio Sigaro bruno. |
Ognuno di noi ha una coppa e un sigaro da offrire, in molteplici forme; chi si ferma può bere del buon vino del Reno, insieme al piacevole aroma di lontananze indistinte e, proprio per questo, così piacevoli. Per un poeta che cosa può essere quella coppa o quel sigaro così evocativi, se non la poesia? |
F108 (1859) / J124 (1859)
In lands I never saw - they say Immortal Alps look down - Whose Bonnets touch the firmament - Whose Sandals touch the town - Meek at whose everlasting feet |
In regioni che non ho mai visto - si dice Che Alpi immortali guardino in basso - I cui Berretti sfiorano il firmamento - I cui Sandali sfiorano la città - Mite a quei piedi imperituri |
Nei primi sei versi l'immagine di un Dio/Alpi che sovrasta e riempie uno sconosciuto aldilà, e di una schiera di umili mortali/margherite che, quasi fossero attori inconsapevoli di una scena fantastica, recitano sottomessi il loro ruolo. Ma negli ultimi due c'è come uno scatto: un giorno d'agosto ci trasforma, ci infonde una luce e un calore che ci fa sentire così vicini al divino da non riuscire più a distinguere, fra noi e Dio, chi recita la parte delle Alpi e chi quella delle margherite. |
F109 (1859) / J125 (1859)
For each extatic instant We must an anguish pay In keen and quivering ratio To the extasy - For each beloved hour |
Per ogni estatico istante Dobbiamo pagare un'angoscia In pungente e tremante rapporto Con l'estasi - Per ogni ora d'amore |
L'altissimo prezzo di pochi istanti di estasi, di qualche ora d'amore. |
F110 (1859) / J66 (1859) /
So from the mould Scarlet and Gold Many a Bulb will rise - Hidden away, cunningly, From sagacious eyes. So from Cocoon |
Così da uno stampo Scarlatto e Dorato Più di un Bulbo crescerà - Tenuto lontano, astutamente, Da occhi sagaci. Così dal Bozzolo |
Il mistero della nascita della vita, ma anche quello del mutamento, della trasformazione sia in natura che negli uomini, è inaccessibile ai nostri limitati occhi mortali; è come se il creatore abbia astutamente celato i propri segreti ai nostri sguardi curiosi. Così, per quanto possa essere sagace la nostra mente, non riusciamo a cogliere il mistero di un fiore che sboccia, o di un baco che diventa farfalla; davanti a questi miracoli della natura diventiamo come campagnoli che guardano stupiti, per la prima volta, le meraviglie di una metropoli, tanto affascinante quanto misteriosa ed estranea. |
F111 (1859) / J110 (1859)
Artists wrestled here! Lo, a tint Cashmere! Lo, a Rose! Student of the Year! For the easel here Say Repose! |
Artisti si cimentarono qui! Guarda, una tinta Cachemire! Guarda, un Rosa! Studioso dell'Anno! Del cavalletto qui Attesta l'Armonia! |
L'armonia e la bellezza della natura, dipinta a tinte pastello da artisti immateriali. |
F112 (1859) / J67 (1859)
Success is counted sweetest By those who ne'er succeed. To comprehend a nectar Requires sorest need. Not one of all the purple Host As he defeated - dying - |
Il successo è considerato più dolce Da coloro a cui mai arrise. Comprendere un nettare Richiede estremo bisogno. Non uno di tutta la purpurea Schiera Come lo sconfitto - morente - |
Tre manoscritti: quello riportato sopra è nei fascicoli; gli altri due sono identici nel testo ma senza suddivisione in strofe. Uno fu inviato a Susan nel 1859, l'altro a Higginson accluso a una lettera del luglio 1862 (L268). La poesia fu pubblicata, anonima, sul "Brooklyn Daily Union" del 27 aprile 1864 e, unico testo pubblicato in volume durante la vita di ED, in A Masque of Poets (Robert Brothers, Boston, 1878), su interessamento di Helen Hunt Jackson, che aveva più volte sollecitato ED per questa pubblicazione senza mai ricevere risposta. Anche in questo caso la poesia, come tutte le altre del volume, fu pubblicata in forma anonima. |
La privazione, o la rinuncia, come unico modo di "comprendere" appieno. Molto simili le prime due strofe della J73-F136. |
F113 (1859) / J111 (1859)
The Bee is not afraid of me. I know the Butterfly - The pretty people in the Woods Receive me cordially - The Brooks laugh louder |
L'Ape non è impaurita da me. Conosco la Farfalla - Il grazioso popolo dei Boschi Mi riceve cordialmente - I Ruscelli ridono più forte |
Sentirsi parte del miracolo della natura che rinasce non evita la sottile ansia degli ultimi due versi, dove lo splendore dell'estate ci abbaglia col suo calore ma, nello stesso tempo, fa calare davanti ai nostri occhi un velo di fastidiosa tristezza, come se avvertissimo che quel ciclo prima o poi dovrà finire. |
F114 (1859) / J112 (1859)
Where bells no more affright the morn - Where scrabble never comes - Where very nimble Gentlemen Are forced to keep their rooms - Where tired Children placid sleep "Oh could we climb where Moses stood, |
Dove le campane non turbano più il mattino - Dove un grattare non accade mai - Dove Signori sempre in moto Sono confinati nelle loro stanze - Dove stanchi Bambini dormono placidi "Oh potessimo arrampicarci dove stette Mosè, |
La sveglia antelucana e l'obbligo di sentirsi affaccendati dovevano essere penosi doveri per ED (vedi anche la J13-F35), visto che il cielo è qui rappresentato come l'unico luogo in cui si può stare finalmente tranquilli e si può dormire fino a mezzogiorno, senza le campane della prima messa, l'importuno risveglio da parte di qualcuno che gratta alla nostra porta, l'ansia di fronte a tutte quelle persone sempre in moto. |
F115 (1859) / J68 (1859)
Ambition cannot find him - Affection doesn't know How many leagues of nowhere Lie between them now! Yesterday, undistinguished! |
L'ambizione non può trovarla - L'affetto non sa Quante leghe di nulla Si stendano ora fra loro! Ieri, indistinta! |
Né l'ambiziosa ragione, né l'affettuoso sentimento sono in grado di svelare il mistero dell'immortalità, di misurare la distanza che ci separa da essa. Un mistero indistinto che diventerà palese quando ne varcheremo la soglia; soltanto in quel momento ci riconosceremo a vicenda. |
F116 (1859) / J113 (1859)
Our share of night to bear - Our share of morning - Our blank in bliss to fill, Our blank in scorning - Here a star, and there a star, |
La nostra parte di notte portare - La nostra parte di mattino - Il nostro vuoto di beatitudine riempire, Il nostro vuoto di disprezzo - Qui una stella, e là una stella, |
La vita è un percorso a tratti luminoso e a tratti oscuro, dove c'è pura estasi ma anche bassa viltà; qua e là appaiono stelle brillanti, che sembrano guidarci ma spesso scompaiono, lasciandoci incerti; l'unica costante è l'impossibilità di sapere, di vedere al di là della nebbia che appanna lo sguardo della mente, un mistero che sarà illuminato soltanto dal "giorno" che verrà. |
F117 (1859) / J70 (1859)
"Arcturus" is his other name - I'd rather call him "Star"! It's very mean of Science To go and interfere! I slew a worm the other day, I pull a flower from the woods - Whereas I took the Butterfly What once was "Heaven" What if the "poles" should frisk about Perhaps the "kingdom of Heaven's" changed. I hope the Father in the skies |
"Arturo" è l'altro suo nome - Io lo chiamerei piuttosto "Stella"! È proprio destino per la Scienza Andare ad impicciarsi! Ho ucciso un verme l'altro giorno, Strappo un fiore dai boschi - Mentre io acchiappavo Farfalle Ciò che una volta era "Cielo" Chissà se i "poli" gira e rigira Forse il "regno dei Cieli" è cambiato. Spero che il Padre nei cieli |
Una divertita presa in giro della scienza, attenta a classificare tutto, a inserire qualsiasi fenomeno naturale in una casella determinata, persino a scolorire l'aura di mistero che circonda il cielo trovando per esso un preciso termine scientifico. L'unica difesa è confidare che, una volta arrivati in quel cielo ridotto ormai qui a semplice zenit, si possa ritrovare l'incanto di una natura inconsapevole, un luogo in cui non sarà importante essere "aggiornati", ma soltanto essere stati in grado di oltrepassare la soglia che ci divide dal mistero dell'immortalità. |
F118 (1859) / J119 (1859)
Talk with prudence to a Beggar Of "Potosi," and the mines! Reverently, to the Hungry Of your viands, and your wines! Cautious, hint to any Captive |
Parlate con prudenza a un Mendicante Di "Potosí", e miniere! Con tatto, a un Affamato Di vivande, e vini! Cauti, accennate a un qualsiasi Prigioniero |
È sempre pericoloso alimentare desideri, stuzzicare voglie in chi non ha la possibilità di soddisfarle; può anche essere dolce sognare l'impossibile, ma quasi sempre si rivela una dolcezza fatale. |
F119 (1859) / J120 (1859)
If this is "fading" Oh let me immediately "fade"! If this is "dying" Bury me, in such a shroud of red! If this is "sleep," On such a night How proud to shut the eye! Good evening, gentle Fellow men! Peacock presumes to die! |
Se questo è lo "svanire" Oh lasciate che io subito "svanisca"! Se questo è il "morire" Seppellitemi, in tale rosso sudario! Se questo è il "sonno", In tale notte Com'è splendido chiudere gli occhi! Buonasera, cortese Compagno degli uomini! Il pavone si permette di morire! |
Lo splendore del tramonto diventa metafora di una morte che è insieme grandiosa e portatrice di rinascita. |
F120 (1859) / J121 (1859)
As Watchers hang upon the East - As Beggars revel at a feast By savory fancy spread - As Brooks in Deserts, babble sweet On Ear too far for the delight - Heaven beguiles the tired. As that same Watcher, when the East |
Come gli Insonni scrutano l'Est - Come i Mendicanti godono a un banchetto Imbandito da golosa fantasia - Come i Ruscelli nel Deserto, mormorano dolci A Orecchie troppo lontane per goderne - Il Cielo alletta chi è stanco. Come quello stesso Insonne, quando l'Est |
Il cielo come desiderio ultimo. Nella prima strofa come desiderio inappagato a cui tendere, come l'insonne al mattino, il mendicante a un banchetto per ora soltanto fantasticato o il dolce rumore della natura che non trova orecchie per le sue melodie. Nella seconda l'insonne e il mendicante appagano finalmente, e concretamente, quel desiderio, così come lo appagheremo noi quando arriveremo finalmente in quel cielo. Nell'ultimo verso, uno dei soliti guizzi dickinsoniani, dove il dubbio tende improvvisamente a rovesciare l'idilliaca immagine di un paradiso che forse esiste soltanto nella nostra fantasia. |
F121 (1859) / J84 (1859)
Her breast is fit for pearls, But I was not a "Diver". Her brow is fit for thrones - But I had not a crest. Her heart is fit for home - I - a sparrow - build there Sweet of twigs and twine My perennial nest. |
Il suo petto è fatto per le perle, Ma io non sono un "Tuffatore". La sua fronte è fatta per i troni - Ma io non ho una corona. Il suo cuore è fatto per il focolare - Io - un passero - costruisco là Leggiadro di rametti e intrecci Il mio nido perenne. |
La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra fu inviata a Susan, che la mandò poi a Samuel e Mary Bowles, visto che il manoscritto era fra quelli in possesso di questi ultimi. Al verso 5 della copia nei fascicoli ED scrisse prima "rest" ("riposo") seguito da una lineetta, quindi trasformò la lineetta in un segno "+", utilizzato per indicare le parole con delle varianti nel manoscritto; subito dopo scrisse "home", ovvero lo stesso termine usato in quel verso nella copia a Susan. Ho perciò scelto "home", visto che l'utilizzo in entrambe le copie fa presumere una preferenza. |
L'immagine di una lei preziosa e nobile, troppo in alto per chi non è degno di cogliere quelle perle e di sedersi su quel trono. Ma al di là di quella lontananza, c'è comunque un cuore che batte per gli affetti intimi, un nido dove anche un umile passero può costruire il suo nido. |
F122 (1859) / J130 (1859)
These are the days when Birds come back - A very few - a Bird or two - To take a backward look. These are the days when skies resume Oh fraud that cannot cheat the Bee. Till ranks of seeds their witness bear - Oh sacrament of summer days, Thy sacred emblems to partake - |
Questi sono i giorni in cui gli Uccelli tornano - Molto pochi - un Uccello o due - Per dare uno sguardo indietro. Questi sono i giorni in cui i cieli riprendono Oh frode che non può ingannare l'Ape. Finché file di semi portano la loro testimonianza - Oh sacramento dei giorni d'estate, I tuoi sacri emblemi condividere - |
Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, ce ne sono altre due. Una inviata a Susan, con una variante al verso 3: "final" al posto di "backward" e una al verso 11: "swiftly" ("rapida") al posto di "softly"; un'altra limitata alle prime due strofe, con una seconda variante al verso 3: "parting" ("d'addio"). La poesia fu pubblicata, nella versione dei fascicoli, l'11 marzo 1864 nel "Drum Beat", un giornale pubblicato da Richard Salter Storrs Jr., un laureato all'Amherst College conoscente della famiglia Dickinson. |
La fine dell'estate colta nella sua dolce e finale languidezza, con gli ultimi sussulti di una natura che sembra rifiutarsi di trasformarsi nel freddo inverno, e induce a illudersi su un impossibile permanere. Nelle ultime due strofe la fine dell'estate si trasforma in un sacramento finale, la cui solennità prelude all'immortalità. |
F123 (1859) / J131 (1859)
Besides the Autumn poets sing A few prosaic days A little this side of the snow And that side of the Haze - A few incisive mornings - Still, is the bustle in the Brook - Perhaps a squirrel may remain - |
Oltre l'Autunno i poeti cantano Alcuni prosaici giorni Un poco al di qua della neve E al di là della Foschia - Alcuni taglienti mattini - Silente, è il tramestio nel Torrente - Forse uno scoiattolo rimane |
Il tema è simile a quello della J130-F122, ma stavolta siamo sul crinale che divide l'autunno dall'inverno; un tempo "prosaico" perché spoglio delle immagini nette che caratterizzano una stagione ben definita. Qui la natura si è arresa, e si avvia verso l'immobilità e il silenzio del gelo invernale. Soltanto una cosa ci permetterà di sopportare i rigidi e ventosi rigori della stagione che verrà: una mente che conserva in sé il calore e la luce del sole. |
F124 (versione 1859) / J216 (versione 1859)
Safe in their Alabaster Chambers - Light laughs the breeze |
Sicuri nelle loro Camere di Alabastro - Non toccati dal Mattino E non toccati dal Meriggio - Dormono i miti membri della Resurrezione - Trave di raso, E Tetto di pietra. Lieve ride la brezza |
F124 (versione 1861) / J216 (versione 1861)
Safe in their Alabaster Chambers - Untouched by Morning And untouched by Noon - Lie the meek members of the Resurrection - Rafter of Satin - and Roof of Stone! Grand go the Years - in the Crescent - above them - |
Sicuri nelle loro Camere di Alabastro - Non toccati dal Mattino E non toccati dal Meriggio - Giacciono i miti membri della Resurrezione - Trave di Raso - e Tetto di Pietra! Grandiosi vanno gli Anni - nel Crescente - sopra di loro - |
I testi riportati sopra sono quelli nei fascicoli. La poesia fu oggetto di uno scambio epistolare con Susan (L238), che appuntò la sua attenzione soprattutto sulla seconda strofa, della quale esistono altre due varianti nel fascicolo contenente la seconda versione: |
Springs - shake the sills - But - the Echoes - stiffen - Hoar - is the window - And - numb - the door - Tribes - of Eclipse - in Tents - of Marble - Staples - of Ages - have buckled - there -
Springs - shake the seals - |
Primavere - scuotono le soglie - Ma - gli Echi - resistono - Canuta - è la finestra - E - torpida - la porta - Tribù - di Eclissi - in Tende - di Marmo - Ganci - di Secoli - sono fissati - là -
Primavere - scuotono i sigilli - |
La versione 1859 fu pubblicata sullo "Springfield Daily Republican" del 1° marzo 1862 con il titolo "The Sleeping" ("I Dormienti"). Quella del 1861 era una delle quattro poesie accluse alla prima lettera a Higginson del 15 aprile 1862 (L260). |
Le "stanze di alabastro" custodiscono coloro che hanno ormai valicato i confini della morte e sono in attesa di diventare "membri della resurrezione". Non hanno più alcun contatto con il mondo che hanno lasciato, e la loro casa è metafora del mistero della morte: promessa preziosa di resurrezione e insieme intangibile tetto eterno. |
F125 (1859) / J78 (1859)
A poor - torn heart - a tattered heart - That sat it down to rest - Nor noticed that the ebbing Day Flowed silver to the west - Nor noticed Night did soft descend - Nor Constellation burn - Intent upon the vision Of latitudes unknown. The angels - happening that way |
Un povero - lacerato cuore - un cuore a brandelli - Che si era seduto a riposare - Non s'accorse che il declinante Giorno Scendeva argenteo ad occidente - Né s'accorse che la Notte mollemente calava - Né dell'accendersi delle Costellazioni - Assorto nella visione Di latitudini ignote. Gli angeli - passando per caso di là |
La copia riportata sopra è nei fascicoli. A una seconda, inviata a Susan, ED unì due immagini staccate da una copia di The Old Curiosity Shop di Dickens. Sotto, il manoscritto con le immagini che illustrano le due strofe: nella prima un uomo che bacia la mano a una fanciulla in un cimitero; nella seconda, una fanciulla, probabilmente la stessa del cimitero, adagiata su una nuvola e portata in cielo da tre angeli, mentre un quarto suona la cetra. |
Dal sito della Harvard University Library
(img. 1) (img. 2)
Nella prima strofa il declinare di una vita ormai stanca e lacerata, in una successione di giorno, tramonto, sera, notte, concluso da quello sguardo gettato pensosamente nel mistero. Nella seconda una morte raffigurata come un dolce approdo verso un porto nel quale ogni affanno terreno sarà superato. |
F126 (1859) / J132 (1859)
I bring an unaccustomed wine To lips long parching Next to mine, And summon them to drink; Crackling with fever, they essay, The hands still hug the tardy glass - I w'd as soon attempt to warm Some other thirsty there may be And so I always bear the cup If, haply, any say to me |
Porto un vino inconsueto A labbra da tempo inaridite Vicine alle mie, E le incito a bere; Crepitanti dalla febbre, tentano, Le mani stringono ancora il tardivo bicchiere - Farei prima a tentare di scaldare Alcuni altri assetati potrebbero esserci E così porto sempre la coppa Se, per caso, qualcuno mi dicesse |
Una goccia nel mare della miseria umana, che continuiamo a offrire con la speranza che possa in qualche modo servire, a chi la riceve ma anche a noi, che prima o poi ci risveglieremo dal sogno della vita e saremo giudicati anche per quella piccola e apparentemente insignificante goccia. |
F127 (1859) / J133 (1859)
As Children bid the Guest "Good Night" And then reluctant turn - My flowers raise their pretty lips - Then put their nightgowns on. As children caper when they wake - |
Come i Bambini danno all'Ospite la "Buona Notte" E poi riluttanti si girano - I miei fiori sollevano i bordi graziosi - Poi indossano la camicia da notte. Come i bambini fanno capriole al risveglio - |
L'esuberante vitalità della natura, paragonata a quella di bambini che non vorrebbero mai andare a letto e si risvegliano felici del nuovo giorno che li attende. |
F128 (1859) / J79 (1859)
Going to Heaven! I dont know when - Pray do not ask me how! Indeed I'm too astonished To think of answering you! Going to Heaven! How dim it sounds! And yet it will be done As sure as flocks go home at night Unto the Shepherd's arm! Perhaps you're going too! I'm glad I dont believe it |
Andare in Cielo! Non so quando - Vi prego di non chiedermi come! Sono davvero troppo stupita Per pensare di rispondervi! Andare in Cielo! Come suona indistinto! Eppure sarà proprio così Sicuro come greggi che tornano a casa di notte Fra le braccia del Pastore! Forse state andando anche voi! Sono contenta di non crederci |
Il linguaggio semplice, il ritmo lento e tranquillo dei versi possono a prima vista trasmettere il senso di pace e di sereno appagamento di un ineluttabile ritorno a casa, come quello di greggi che di notte tornano tranquillamente al loro ovile. In realtà la poesia è costruita su una duplice coppia di sentimenti contrastanti: nelle prime due strofe lo stupore e la sensazione indistinta di un viaggio verso l'ignoto, seguiti dalla rassicurante immagine del gregge e dalla descrizione di un luogo familiare, dove non c'è bisogno di stare a pensare cosa mettersi; nell'ultima il prepotente ritorno del dubbio, della paura di quel salto in territori sconosciuti contrapposta alla voglia di restare, di soddisfare il più a lungo possibile la curiosità verso un mondo imperfetto ma che ci offre sorprese in ogni momento, e poi, annunciata dal quinto verso della strofa, che rovescia il primo, una sorta di apparente rivalutazione della fede: sapere che coloro che hanno già affrontato la morte lo hanno fatto con quel consolatorio pensiero in mente ci aiuta a ricordarli con più serenità; ma la sensazione è che si tratti soltanto di un'illusione, di un modo per riuscire ad affrontare qualcosa il cui solo pensiero ci mozza il fiato. |
F129 (1859) / J80 (1859)
Our lives are Swiss - So still - so Cool - Till some odd afternoon The Alps neglect their Curtains And we look farther on! Italy stands the other side! |
Le nostre vite sono Svizzere - Così quiete - così Fredde - Finché un qualche insolito pomeriggio Alle Alpi sfuggono le Tende E noi guardiamo oltre l'usato! L'Italia si estende dall'altro lato! |
Gli istanti in cui ci accade di poter sbrigliare liberamente la nostra fantasia sono pochi, insoliti e fuggevoli. Talvolta riusciamo a coglierli, a guardare al di là della noiosa routine quotidiana, ma quelle tende aperte per un momento si richiudono subito e ci lasciano soltanto il rimpianto dell'impossibile, custodito da barriere invalicabili. |
F130 (1860) / J164 (1860)
"Mama" never forgets her birds, Though in another tree. She looks down just as often And just as tenderly, As when her little mortal nest With cunning care she wove - If either of her "sparrows fall", She "notices" above. |
"Mamma" non dimentica mai i suoi uccelli, Anche se in un altro albero. Guarda giù così spesso E così teneramente, Come quando il suo piccolo nido mortale Con abile cura intrecciava - Se uno o l'altro dei suoi "passeri cade", Lei "se ne accorge" lassù. |
Inviata a Louise Norcross dopo la morte della madre Lavinia, zia di ED, il 17 aprile 1860. Il manoscritto è perduto e il testo deriva da una trascrizione di Frances Norcross, che annotò: "a Loo dopo la morte della mamma". Le due cugine di ED avevano 18 e 12 anni. |
Un tenero ricordo della zia prediletta, ormai "in another tree" ma sempre vigile e materna per i "passeri" che ha lasciato quaggiù. |
F131 (1860) / J163 (1860)
Tho' my destiny be Fustian - Her's be damask fine - Tho' she wear a silver apron - I, a less divine - Still, my little Gypsey being For, when Frosts, their punctual fingers Roses of a steadfast summer |
Malgrado il mio destino sia di Fustagno - Il suo di damasco fine - Malgrado ella indossi un argenteo grembiule - Io, uno meno divino - Eppure, la mia piccola Zingaresca esistenza Perché, quando le Gelate, le loro puntuali dita Rose di un'immutabile estate |
La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra, il cui manoscritto è perduto e che era evidentemente accompagnata da una rosa, fu inviata a Elizabeth Holland, moglie del dottor Holland, nell'estate del 1860 e poi trascritta da Mabel Todd per l'edizione delle Lettere del 1894. |
Di fronte alla perfetta bellezza di una rosa le nostre umili e sofferte esistenze possono apparire molto meno "divine", ma è una bellezza destinata a sfiorire presto, a non lasciare traccia di sé, mentre noi siamo destinati a un'immortalità dove il pennello dell'autunno non avrà spazio, un'eterna estate dove la falce della morte sarà sconosciuta. |
F132 (1860) / J160 (1860)
Just lost, when I was saved! Just felt the world go by! Just girt me for the onset with Eternity, When breath blew back, And on the other side I heard recede the disappointed tide! Therefore, as One returned, I feel, Next time, to stay! Next time, to tarry, |
Perduta, quando ero in salvo! Già sentivo il mondo passare! Già mi accingevo allo scontro con l'Eternità, Quando il respiro fu spinto indietro, E dall'altra parte Udii arretrare la marea delusa! Perciò, come Una che è tornata, mi sento, La prossima volta, restare! La prossima volta, fermarsi, |
Una morte ormai accettata si ritira e il ritorno del respiro significa anche che il mistero è rimasto irrisolto; quello sfiorare l'ultimo l'istante lascia la sensazione di un viaggio incompiuto, di cui non possiamo dire nulla. Ma basta saper aspettare, perché quel viaggio verso l'eternità, verso lo svelamento del mistero, sarà inevitabile. |
F133 (1860) / J151 (1859)
Mute thy Coronation - Meek my Vive le roi, Fold a tiny courtier In thine Ermine, Sir, There to rest revering Till the pageant by, I can murmur broken, Master, It was I - |
Muta la tua Incoronazione - Umile il mio Vive le roi, Avvolgi un minuto cortigiano Nel tuo Ermellino, Signore, Là resterò riverente Finché passato il corteo, Potrò mormorare malferma, Maestro, ero io - |
L'estatica ammirazione per un "Master", citato più volte sia nelle poesie che nelle lettere, la cui identità ha resistito a tutti gli attacchi dei biografi dickinsoniani. |
F134 (1860) / J213 (1860)
Did the Harebell loose her girdle To the lover Bee Would the Bee the Harebell hallow Much as formerly? Did the "Paradise" - persuaded - |
Se la Campanula si slacciasse il corsetto Per il Bombo innamorato Il Bombo la Campanula adorerebbe Tanto quanto prima? Se il "Paradiso" - persuaso - |
Ardito parallelo fra il concedersi troppo facilmente a uno spasimante e lo scoprire la realtà di un Paradiso che magari si rivelerà deludente. Negli ultimi due versi leggo lo svilirsi di un aldilà fattosi concreto, dove il rango estatico e nobile promessoci dalla fede ci riserverà molto probabilmente, se dovesse infine dimostrarsi reale, qualche sgradita sorpresa. |
F135 (1860) / J159 (1860)
A little Bread - a crust - a crumb - A little trust - a demijohn - Can keep the soul alive - Not portly, mind! but breathing - warm - Conscious - as old Napoleon, The night before the crown! A modest lot - A fame petite - |
Un po' di Pane - una crosta - una briciola - Un po' di speranza - una damigiana - Possono tenere viva l'anima - Non grassa, badate! ma palpitante - calda - Consapevole - come il vecchio Napoleone, La notte prima dell'incoronazione! Una sorte modesta - Una fama piccina - |
La vita terrena può sembrare ricca, vasta nei suoi multiformi aspetti, dallo sfarzo del trono alla briciola che basta appena a sfamare, ma dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò appartiene alla cerchia ristretta del nostro destino mortale; per trovare di più, per sperimentare qualcosa che vada ben al di là di quello che la vita ci concede dobbiamo guardare oltre, a quello che ci aspetta dopo la morte. |
F136 (1860) / J73 (1859)
Who never lost, are unprepared A Coronet to find! Who never thirsted Flagons, and Cooling Tamarind! Who never climbed the weary league - How many Legions overcome - How many Bullets bearest? |
Chi non l'ha mai persa, è impreparato A trovare una Corona! Chi non ha mai avuto sete Caraffe, e Fresco Tamarindo! Chi non ha mai scalato impervie leghe - Quante Legioni sopraffatte - Quanti Proiettili sopportati? |
La metafora militare sottintende la vita come una lotta, con sconfitte che rendono possibili le vittorie e faticose scalate che ci allenano a esplorare gli esotici territori del mistero. Soltanto dopo queste battaglie, dopo aver affrontato gli innumerevoli proiettili del destino, potremo esibire, agli angeli che ci aspettano, le nobili cicatrici che ci daranno il diritto di essere premiati. |
F137 (1860) / J74 (1859)
A Lady red - amid the Hill Her annual secret keeps! A Lady white, within the Field In placid Lily sleeps! The tidy Breezes, with their Brooms - The Neighbors do not yet suspect! And yet, how still the Landscape stands! |
Una Dama rossa - fra le Colline Mantiene il suo segreto annuale! Una Dama bianca, in mezzo ai Campi Fra placidi Gigli riposa! Le linde Brezze, con le loro Ramazze - I Vicini non sospettano ancora! Eppure, come resta tranquillo il Paesaggio! |
L'arrivo dell'estate accostato alla resurrezione del penultimo verso. Nella prima strofa la dama rossa (estate/resurrezione) è contrapposta alla dama bianca (inverno/morte); nella seconda il preannuncio dell'estate è immaginato come una brezza che spazza via i rigori dell'inverno e fa presagire un risveglio; nelle ultime due gli uomini sono ancora ignari di quell'arrivo, mentre la natura già si sta preparando all'evento, ma senza farci troppo caso, perché la sua resurrezione, al contrario della nostra, non ha niente di speciale: è un ciclo che si ripete anno per anno e non ha nulla di misterioso e inconoscibile. |
F138 (1860) / J126 (1859)
To fight aloud, is very brave - But gallanter, I know Who charge within the bosom The Cavalry of Woe - Who win, and nations do not see - We trust, in plumed procession |
Combattere a voce alta, è da coraggiosi - Ma più valorosi, conosco Che assaltano nel petto La Cavalleria del Dolore - Che vincono, e le nazioni non vedono - Confidiamo, che in piumata processione |
Per lottare in silenzio contro il dolore dell'anima ci vuole più coraggio di quanto ce ne voglia per affrontare una battaglia in campo aperto. Ma sono guerre a cui nessuno guarda, e la medaglia al valoroso combattente, vittorioso o sconfitto, potrà essere assegnata soltanto dalle schiere di angeli che lo accoglieranno nell'aldilà. |
F139 (1860) / J127 (1859)
"Houses" - so the Wise men tell me - "Mansions"! Mansions must be warm! Mansions cannot let the tears in - Mansions must exclude the storm! "Many Mansions", by "his Father" - |
"Case" - così i Sapienti mi dicono - "Dimore"! Le Dimore devono essere calde! Le Dimore non ammettono lacrime - Le Dimore lasciano fuori la tempesta! "Molte Dimore", presso "suo Padre" - |
È difficile trovare la strada di quelle dimore celesti promesse da un padre misterioso e inconoscibile. Dovranno certamente essere luoghi privi di gelo, di lacrime, di tempeste reali o intime, ma trovarli, e soprattutto crederci, ci sembra così arduo che non esiteremmo davanti a nulla se solo riuscissimo a distinguere la via per arrivarci. |
F140 (1860) / J128 (1859)
Bring me the sunset in a cup - Reckon the morning's flagons up And say how many Dew - Tell me how far the morning leaps - Tell me what time the weaver sleeps Who spun the breadths of blue! Write me how many notes there be Also, who laid the Rainbow's piers, Who built this little Alban House |
Portatemi il tramonto in una coppa - Calcolate le caraffe del mattino E ditemi quant'è la Rugiada - Ditemi fin dove si spinge il mattino - Ditemi a che ora va a dormire il tessitore Che filò le vastità d'azzurro! Scrivetemi quante note ci sono Ancora, chi posò i piloni dell'Arcobaleno, Chi costruì questa piccola Candida Casa |
La versione è quella trascritta nei fascicoli; in un'altra copia, inviata a Susan, c'è una variante al verso 10: "Mullet" ("Muggine") al posto di "Tortoise". |
Una serie ininterrotta di domande sui misteri del cielo e della terra, aperta dall'imperiosa richiesta del primo, bellissimo, verso, che sembra voler racchiudere la vastità e la magnificenza del creato in una coppa da poter stringere in mano, come un voler appropriarsi della misteriosa bellezza che ci circonda. Nell'ultima strofa le domande si trasformano in desiderio: uscire dal mondo della costrizione, della pomposità rivolta solo all'apparenza, per volare via verso i confini liberi e aperti del cielo, e della conoscenza. |
F141 (1860) / J75 (1859)
She died at play - Gambolled away Her lease of spotted hours, Then sank as gaily as a Turk Upon a Couch of flowers - Her ghost strolled softly o'er the hill - |
Ella morì giocando - Saltellò via Dal suo affitto di ore variopinte, Poi affondò gaia come un Turco In un Giaciglio di fiori - Il suo fantasma vagò lieve sulla collina - |
Un affidarsi alla morte come se fosse la gioiosa conclusione di un gioco, di ore variopinte il cui affitto è ormai scaduto e dalle quali allontanarsi senza rimpianti, per immergersi nuovamente in quella natura lussureggiante che ci ha generato, lasciando dietro di sé un ricordo luminoso e impalpabile. |
F142 (1860) / J129 (1859)
Cocoon above! Cocoon below! Stealthy Cocoon, why hide you so What all the world suspect? An hour, and gay on every tree Your secret, perched in extasy Defies imprisonment! An hour in chrysalis to pass - |
Bozzolo sopra! Bozzolo sotto! Furtivo Bozzolo, perché nascondi così Ciò che tutti sospettano? Un'ora, e allegro su ogni albero Il tuo segreto, posatosi nell'estasi Sfiderà la prigione! Un'ora in crisalide passare - |
Il bozzolo/corpo, in cui l'anima/farfalla sosta lo spazio di un istante, per poi liberarsi e volare verso lo svelamento del mistero, non come un surrogato, o un delegato, del corpo, ma come l'essenza stessa dell'essere uomo. |
F143 (1860) / J76 (1859)
Exultation is the going Of an inland soul to sea, Past the houses - past the headlands, Into deep Eternity - Bred as we, among the mountains, |
Esultanza è l'andare Di un'anima di terra verso il mare, Via da case - via da promontori, Nella profonda Eternità - Come noi, cresciuti fra le montagne, |
La copia riportata sopra è quella inviata a Susan. L'altra, nei fascicoli, ha il sesto e l'ultimo verso troncati ("mounta[ins]") e "Lan[d]") a causa di un taglio nell'estremita del foglio che la contiene (vedi anche la J77-F144). |
Il misterioso e affascinante viaggio verso il mare dell'eternità, lontano dalle costrizioni della vita mortale, di chi non ha mai visto altro che terra. |
F144 (1860) / J77 (1859)
I never hear the word "Escape" Without a quicker blood! A sudden expectation! A flying attitude! I never hear of prisons broad |
Non sento mai la parola "Fuga" Senza un ribollire del sangue! Un'improvvisa aspettativa! Un dispormi a volare! Non sento mai di vaste prigioni |
La copia riportata sopra è quella inviata a Susan. L'altra, nei fascicoli, ha il settimo verso troncato ("bar[s]") a causa di un taglio nell'estremita del foglio che la contiene (vedi anche la J76-F143). |
La fantasia può accendersi al solo udire una parola di libertà, ma la realtà è fatta di sbarre che rifiutano di aprirsi per farci volare via. |
F145 (1860) / J59 (1859)
A little East of Jordan, Evangelists record, A Gymnast and an Angel Did wrestle long and hard - Till morning touching mountain - Not so, said cunning Jacob! Light swung the silver fleeces |
Poco a Est del Giordano, Registrano gli Evangelisti, Un Atleta e un Angelo Lottarono a lungo e duramente - Finché il mattino toccò la montagna - Certo che no, disse l'astuto Giacobbe! Lievi ondeggiarono i velli d'argento |
Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Una versione con molte varianti, probabilmente da una copia inviata a Susan ora perduta, fu pubblicata in The Single Hound (a cura di Martha Dickinson Bianchi, Boston, 1914):
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La lotta di Giacobbe con l'angelo (in realtà in Genesi 32 la lotta di Giacobbe è con un uomo che poi si rivela essere Dio) si presta a diverse interpretazioni: "archetipo... della contesa con Dio e della caccia al divino" o anche "metafora della lotta del poeta con la parola." (Marisa Bulgheroni, nelle note al Meridiano); "lotta del poeta con il proprio demone" (Bianca Tarozzi nelle note a La bambina cattiva). In questa poesia mi sembra che prevalga la "contesa con Dio", che diventa una sorta di stato permanente della vita, come se fossimo per tutta la nostra esistenza in lotta con un mistero che rifiuta ostinatamente di farsi riconoscere. La citazione biblica dei versi 10 e 11 - Genesi 32,27, o 32,26 nella King James - la interpreto come l'unico modo di svelare quel volto sconosciuto ("Peniel" - o anche "Penuel" - al verso 14, ovvero il nome che Giacobbe diede al luogo della lotta, significa in ebraico "volto di Dio"): essere benedetti dalla grazia delle fede, in quanto la lotta della ragione non riuscirebbe mai vittoriosa in quella contesa. |
F146 (1860) / J148 (1859)
All overgrown by cunning moss, All interspersed with weed, The little cage of "Currer Bell" In quiet "Haworth" laid. This Bird - observing others But differed in returning - Gathered from many wanderings - Soft fall the sounds of Eden |
Tutta ricoperta di abile muschio, Tutta cosparsa di gramigna, La gabbietta di "Currer Bell Nella tranquilla "Haworth" giace. Questo Uccello - notando che altri Ma si differenziò nel ritorno - Accolta dopo molti vagabondaggi - Soffici cadono i suoni dell'Eden |
Ho riportato il testo così come scritto nei fascicoli; l'indicazione "Or" fra la terza e quarta strofa indica chiaramente che le ultime due sono alternative alla seconda e terza. |
Dedicata a Charlotte Brontë e probabilmente scritta per il quarto (Johnson) o quinto (Franklin) anniversario della sua morte (31 marzo 1855). "Currer Bell" (v. 3) era lo pseudonimo maschile di cui si servì talvolta la scrittrice, e "Haworth" (v. 4) il luogo in cui visse ed è sepolta. |
F147 (1860) / J100 (1859)
A science - so the Savants say, "Comparative Anatomy" - By which a single bone - Is made a secret to unfold Of some rare tenant of the mold - Else perished in the stone - So to the eye prospective led, |
Una scienza - così dicono i Sapienti, "Anatomia Comparata" - Dalla quale un singolo osso - È costretto a svelare il segreto Di qualche raro inquilino dello scavo - Altrimenti scomparso nella pietra - Così all'occhio che vede il futuro, |
Le minuziose indagini della scienza svelano segreti altrimenti invisibili, ma basta un occhio capace di guardare in prospettiva per vedere in un semplice fiore, spuntato timidamente quando è ancora inverno, il preludio della rinascita primaverile. |
F148 (1860) / J101 (1859)
Will there really be a "morning"? Is there such a thing as "Day"? Could I see it from the mountains If I were as tall as they? Has it feet like Water lilies? Oh some Scholar! Oh some Sailor! |
Ci sarà davvero un "mattino"? C'è una cosa come il "Giorno"? Potrei vederlo dai monti Se fossi alta come loro? Ha piedi simili a Ninfee? Oh qualche Studioso! Oh qualche Marinaio! |
Cerchiamo sempre un "mattino", un risveglio che porti luce e rinascita, ma quasi sempre la nostra ricerca non ha effetto e ci chiediamo allora se quel mattino esiste davvero e, magari, se siamo noi a non saperlo vedere, perché non riusciamo a spingere lo sguardo al di là di ciò che lo nasconde. |
F149 (1860) / J102 (1859)
Great Caesar! Condescend The Daisy, to receive, Gathered by Cato's Daughter, With your majestic leave! |
Grande Cesare! Acconsenti La Margherita, a ricevere, Raccolta dalla Figlia di Catone, Col tuo regale permesso! |
Probabile copia, nei fascicoli, di un biglietto spedito ad Austin; il "Grande Cesare" è Austin, Catone il padre, e la figlia è naturalmente la stessa Emily, che offre umilmente una margherita al fratello. |
F150 (1860) / J60 (1859)
Like her the Saints retire, In their Chapeaux of fire, Martial as she! Like her the Evenings steal "Departed" - both - they say! Argues the Aster still - |
Come lei i Santi si ritirano, Nelle loro Cappelle di fuoco, Marziali quanto lei! Come lei le Sere rubano "Partite" - entrambe - dicono! Arguisce l'Aster immoto - |
Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, senza divisione in strofe e con due varianti: al verso 2: "a Chapeau" ("una Cappella") al posto di "their Chapeaux" e al verso 6 "Unto" ("Al") al posto di "After". |
La "her" delle prime due strofe, una lei che si è allontanata portandosi via i vividi colori del tramonto, sembra come sdoppiarsi nella terza strofa, e il fatto che i versi siano stati inviati a Susan fa pensare che questo sdoppiamento, e il ritrovarsi lontano, unite e introvabili, sia in realtà il desiderio di chi non accettava la separazione, resa forse ancora più dolorosa dalla vicinanza fisica, dall'amica che un tempo sentiva così vicina. |